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La facciata Santa Barbara dei Librari

La facciata, a due ordini, è opera dell’architetto e pittore romano


Giuseppe Passeri, allievo di Carlo Maratta che la disegnò e la costruì nel La storia della chiesa di Santa Barbara dei Librari risale di certo
1680. Nel primo ordine, tra due colonne con capitelli composti, c’è la porta al 1306, anno della sua consacrazione. Invece la data della costruzione
sormontata da un timpano arcuato, racchiudente una testa di cherubino. della chiesa non è possibile definirla perché tutti i documenti e gli autori
L’architrave della porta reca l’iscrizione S. Barbarae V.M. Sacr. Nel offrono scarsi e incerti accenni. Tuttavia, da alcuni dati si può dedurre
secondo ordine, in una nicchia vi è la statua, in travertino, della Santa che la chiesetta già esisteva nel XI secolo.
titolare, opera di Ambrogio Parisi; quindi, un timpano terminale, La chiesa di Santa Barbara dei Librari, situata nel Largo dei
fiancheggiato da candelabri con fiamma. Ai lati della chiesa, quasi Librari – già Piazzetta di Santa Barbara –, fu concessa nel 1601 alla
formanti piccole ali, due finestre con elegante motivo di conchiglia. Sotto Confraternita dei Librari, fondata l’anno precedente.
la finestra di destra c’è un’iscrizione latina risalente al 1638, la quale ci Lungo i secoli è stata chiesa parrocchiale e, per un periodo, ha
fa sapere che il 22 febbraio di quell’anno, il Sodalizio dei Librai avuto pure vari cardinali come i suoi titolari. Nel corso del XX secolo è
acquistava per “scudi 400” ‘area della piazza che è davanti alla chiesa, rimasta chiusa per vari decenni, sconsacrata e adibita a magazzino. Negli
sino al limite della via pubblica. anni ’80 del XX secolo fu affidata alla Comunità di S. Barbara come luogo
di incontro e preghiera ed è stata riaperta al culto. La chiesa è stata
sottoposta ad un accurato restauro durato alcuni anni, grazie al quale la
chiesa si presenta oggi nel suo ritrovato splendore, costituendo luogo
particolarmente adatto per il raccoglimento e la preghiera.

Vita di Santa Barbara

Santa Barbara è una martire cristiana del terzo secolo, la cui festa
si celebra il 4 dicembre. Di origine orientale, subì il martirio
probabilmente sotto Massimino il Trace (235 – 238) o sotto Massimiano
(286 – 302). Secondo la tradizione, Barbara, giovane e particolarmente
bella fu perseguitata in vari modi dal padre a motivo della sua fede
cristiana (fu anche rinchiusa in una torre da cui scappò
prodigiosamente). Condotta davanti al magistrato, fu decapitata dal
padre stesso, che subito morì dopo colpito da un fulmine. Molto venerata
anche in occidente, è considerata protettrice degli artiglieri, artificieri,
minatori, vigili del fuoco e in generale di tutti coloro che sono esposti a
una morte improvvisa (facendo riferimento alla morte del padre). È la
Santa Patrona della Marina Militare italiana.

La chiesa e i suoi ambienti


L’interno
La pianta della chiesa è a croce greca composta da quattro
cappelle. L’interno è assai suggestivo e ricco di opere d’arte. I bellissimi
altari sono di stucco veneziano del ‘600. L’altare maggiore, che è il più invece, si trova la raffigurazione di Santa Barbara e il mistero della
antico e certamente il più importante, è Trinità, da lei venerato, opera del Garzi.
intarsiato di madreperla, avorio, agata e Sul fianco sinistro dell’altare vi è un’iscrizione al 1306 e che, incisa
di altre rare pietre colorate. Entrando tutto attorno al segno di una croce greca a mosaico, indica a quali santi
nella chiesa, troviamo subito nella volta appartengono le reliquie che si conservano in esso. Secondo un’iscrizione
una prima pittura che esprime la gloria riportata dal Rossini, questo altare sarebbe stato fatto dai fratelli
di S. Barbara, dipinta dal Garzi, Giacomo, Giuseppe e Domenico Malagog. Nella lunetta della parete
successivamente restaurata dal sinistra, in alto, è rappresentato, in un affresco del Monacelli, S.
Monacelli. Stanislao Kotska, comunicato a Vienna dagli angeli per intercessione di
A destra troviamo una piccola S. Barbara. Il sottostante busto marmoreo e il relativo monumento
cappella, detta della Madonna. Questa sepolcrale sono del fiorentino Zenobio Masotti, eretti dal suo successore
cappella era del patronato del SS.mo ed erede nell’azienda libraria, Nicola Inghirlano di Firenze.
Salvatore del Sancta Sanctorum, come lo Nell’iscrizione sono ricordate le benemerenze professionali e i meriti civili
attesta una iscrizione murata nella dello stesso Masotti. Sul transetto sinistro troviamo un altro altare, sopra
parete destra. A questa cappella il quale vi è un dipinto, opera di Francesco Ragusa, raffigurante Maria
appartiene uno splendido trittico in legno raffigurante la Madonna col Vergine col bambino circondata da S. Giuseppe, S. Pietro, S. Paolo, S.
Bambino e con San Giovanni Battista e S. Michele Arcangelo. Avanzando Tommaso d’Aquino e S. Giovanni di Dio.
sulla destra osserviamo due iscrizioni: la prima, posta più in alto, ricorda Proseguendo verso l’uscita si incontrano sulla destra, tre
la fondazione del Sodalizio dei Librari avvenuta nel 1600. La seconda, iscrizioni. La prima dall’alto che ricorda che Paolino Arnolfini, lucchese,
messa nel 1688 dallo stesso sodalizio, è dedicata a Zenobio Masotti, nel 1601 restaurò la chiesa; la seconda, probabilmente del XI secolo,
famoso tipografo e libraio a Roma. Grazie a questa iscrizione conosciamo attesta che la chiesa, con tutte le sue pertinenze, venne donata al Signore
che fu proprio lui, a sue spese, a far restaurare e ornare la chiesa dove fu Gesù Cristo da Giovanni di Crescenzio di Roizo e sua moglie Rogata, per
poi sepolto. la redenzione delle loro anime e di quelle di tutti i loro congiunti; la terza
Avanzando nella chiesa, si possono osservare sulle pareti della è un’iscrizione funeraria del libraio romano Antonio Gherardino (morto
crocera, cominciando di fronte in alto e girando da sinistra verso destra: il 15.05.1685), il quale dichiarò suo erede universale il Sodalizio dei
S. Francesco, S. Antonio da Padova, S. Teresa e S. Filippo Neri. Opere Librai. Segue infine, un’altra cappella, già di patronato della nobile
realizzate dal Garzi. Invece, nella volta della stessa scrociata, sono famiglia romana Degli Specchi, come risulta da un’iscrizione (sulla
raffigurati i quattro evangelisti e la Fede, la Speranza, la Carità e l’Amor parete sinistra) collocatavi nel 1683 da Francesco Orazio Specchi, figlio
di Dio, dipinti dal Monacelli sul transetto destro vi è la Cappella del di Alessandro, patrizio romano. Il dipinto che raffigura San Saba, è opera
Crocifisso con l’opera lignea del ‘300 e con la rappresentazione fatta dal del Brugi. Questa cappella, ospita un presepe che offre una panoramica
Garzi della Madonna e San Giovanni. della piazza davanti alla chiesa con diversi mestieri del ‘700.
Segue la Cappella del Presbiterio. Nella lunetta sopra l’arco, Sopra la porta d’ingresso principale vi è la cantoria, dove è
prima di entrare nella cappella è dipinto il martirio della Santa, ad opera collocato un organo di autore anonimo del ‘600. La cassa, addossata alla
del Monacelli. Sula parete a destra, in alto, vi è un'altra lunetta parete e aderente al soffitto, ha una facciata di 21 canne disposte in tre
raffigurante la fuga di Santa Barbara e l’apertura della montagna che li campate. La tastiera di 45 tasti (solo tre ottave e mezza) in bosso ed
consentì di sfuggire ai maltrattamenti paterni. Anche quest’opera è del ebano. La pedaliera a leggio, gli otto registri azionati a tiranti a pomello
Monacelli. Nel sottostante dipinto seicentesco, attribuito al Garzi, viene e tutti gli accessori presenti nello strumento, ne fanno un esemplare
rappresentata la Madonna col bambino, Santa Barbara, Tommaso estremamente interessante.
d’Aquino e alcuni membri della Confraternita dei Librari. Sull’altare,

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