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Inamovibile

Emilio Fede dall’alto della sua morale giudica le immagini del servizio andato in onda su
“Annozero”, di cattivo gusto. Dalla sua elevazione che molti vorrebbero ancora maggiore, diciamo
extra-atmosferica magari con l’apporto d’un qualche satellite, paiono poco estetiche le esplicite
effusioni monosessuali riprese in congiunto scandalo con quelle di meravigliosi artifizi di chirurgia
che fanno dell’uomo una simil-donna e, per gl’aspiranti dongiovanni, grande confusione. Non è
chiaro se il buon Emilio teme maggiormente la grafica conferma dell’attrazione che terminò
Sodoma oppure la maggiormente subdola “sorpresa tra le gambe”. Dovunque risiedano, a suo
pensare, le maggiori insidie ad un sabato sera (che magari, negli istanti previ la “sorpresa” poteva
sembrare d’insperato successo) chiaro è che il suo opinare non è suo solamente; anzi si tratta d’un
timore diffuso che nasce e si diffonde ben prima d’una qualsivoglia “riflessione” sul concetto di
famiglia. Lo testimonia la sottile metamorfosi dei PACS, diventati poi DICO non solo per
impellenti esigenze eufoniche difatti una delle novità proposte con i DICO è l’obbligo alle coppie di
fatto a dichiarare la propria condizione separatamente, per corrispondenza. Viene il sospetto che
tale accorgimento non sia solo atto ad arricchire ulteriormente quell’instimabile patrimonio
nazionale che è la burocrazia italiana se non, pure, ad evitare la sconveniente eventualità che due
omosessuali si presentino, congiuntamente e, Dio non voglia (ed infatti, ci è detto, non vuole),
dignitosamente a celebrare il proprio legame amoroso in Comune. A mo’ di tempestivo scongiuro, è
con grande spirito di magnanimità che gli viene offerta la possibilità di fare tutto comodamente da
casa la qual ultima con i suoi straordinari prodigi di discrezione strutturale (muri e tetto) ne tutela la
privacy.
Occhio non vede, seggio non duole ‘ché quelle della Camera son maledettamente comode, come
ben sa Mastella. Giustamente costui non percepisce l’abbisogno di maggiori libertà d’unione
amorosa, visto che, da anni e senza alcun problema, è sposato ad una poltrona; solo, più di sposa, è,
per lui, impegno, filosofia, religione. E naturalmente, la Chiesa ha ben ragione d’approvare; infatti,
quale migliore esempio di rapporto dedicato, duraturo, indissolubile?
Proprio Mastella è presente alla discussa trasmissione di Santoro ch’egli spera farà da magnifico
scenario alle sue dotte digressioni filosofiche, però qualcosa va storto, e non solo per l’uso del tutto
peculiare che fa l’onorevole (?) della filosofia la quale ricorda quello di abbaglianti nella guida
contromano. Succede che allo stesso venga richiesto di rispondere ad un quesito, d’un comune
cittadino (che volgarità!) ch’egli giudica “ozioso”; qualità che, a sorpresa, mostra non gradire.
Sorprendente perché proprio la predisposizione all’ozio è qualità delle sopraccitate comodissime
poltrone; suppongo che la domanda risultasse, rispetto pure alle splendide natiche del ministro,
“scomoda”, sensazione che, con grande molestia, va a minare la sua seduta.
Senza pretendere di far Giustizia (che quello è mestiere d’altri) è bene sottolineare pure che la
trasmissione di Santoro ha tutte le sembianze d’un processo inquisitorio ai danni di Clemente
Mastella; che senso ha avere uno studio pieno di persone che pensano A solo per offrirgli in pasto
un povero cristo (Mastella Pantocrator?) che pensa B? La serietà giornalistica e le pretese di
dibattito raggiungono lo zero cui sempre tendevano quando il politico abbandona lo studio con
colpe da dividere equamente tra la faziosità del conduttore e l’innata arroganza del fuggitivo.
Altre domande mi sovvengono: che bisogno c’è di avere un inedito patto civile tra individui legati
da legame amoroso? Non è questo il matrimonio? Perché non riconoscere, ai gay, il diritto a
sposarsi come fatto in Spagna? Non esiste forse il matrimonio civile e non è il matrimonio
un’espressione soprattutto di civitas prim’ancora di superstitio? Ritengo sciocco fare una legge ad
hoc per non infastidire oltremodo la Chiesa, la quale, con puntuale anacronismo ed imprecisione,
pare offrirsi quale ultimo ed unico paladino in difesa di tale legame, volutamente immemore dei
milioni di matrimoni pre-vangelici, dei milioni di matrimoni extra-cattolici. Le pesanti critiche
provenienti dal Vaticano, presentano pesanti tracce d’ipocrisia, in quanto gli esponenti dello stesso
si riconoscono quali sposi del Cristo; un legame che, pur figurato, è poligamo e bisessuale.
Aggiungiamo “non-consenziente” dal momento che il “fortunato” è morto e, quando in vita,
preferiva la compagnia d’una certa Maria Maddalena poi detta dai rivali in amore, come spesso
accade in questi casi, “puttana”. In favore di questo voto, Santa Madre Cassa (non giustificata da
alcun passaggio del Vangelo) nega il matrimonio (con persone vive, non messìaformi) al proprio
personale il qual’ultimo fa pure, piuttosto ottimistica, promessa di celibato. Insostenibile?
Contortamente perverso?
Fatti loro! Il matrimonio (consensuale) però è affare nostro. Non è forse assurdo che chi non è, e
non intende, sposarsi (con persona diversa dal defunto redentore) debba avere potere decisionale su
i “se” ed i “come” di legami che non lo riguardano? Se così è, ugualmente assurdo sarebbe che gli
eterosessuali pretendessero decidere sulla possibilità e modalità dei legami tra gay.
Mi viene da domandargli, a Mastella: “macchettefregatte?!”
Al che egli non risponde (forse la domanda era oziosa) ma mi guarda, seduto, con una smorfia di
disappunto. Sembra che sia alla ricerca d’una posizione migliore… riaggiustandosi, lentamente
inizia a muovere il bacino da un lato all’altro. Un gesto che pare atto a sottolineare il fulcro della
sua compostura.
“Ah… capisco”.

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