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Teologia della bellezza


di Antonio Socci

Basta leggere alcuni giornali (come Il Manifesto): Benedetto XVI è già


odiato e dileggiato (come accadde a Wojtyla e come il Vangelo previde per
gli amici di Gesù Cristo) e per lui si prepara un calvario (per questo ha
chiesto subito l’amore dei suoi, cioè preghiere: fa parte di quegli uomini
miti che – dicono le beatitudini – “erediteranno la terra”). Prevedo pure che
il suo pontificato sarà un ciclone di luce e di bellezza per la Chiesa e per il mondo.

Nella Chiesa molti si sono accorti di vivere giorni strani ed eccezionali: grandi luci di santità
in due soli mesi sono tornate “alla Casa del Padre” e per questo, ha detto ieri lo stesso
Ratzinger, una cascata di grazie si è riversata sulla cristianità (lo sa il popolo cristiano che in
questi giorni ha stupito il mondo con la sua fede e i suoi sacrifici). Molti cristiani si sono
accorti che la Provvidenza sembra parlare misteriosamente anche attraverso i segni del
tempo, o meglio: attraverso le feste liturgiche. Come per mostrare che la forza di Dio agisce
nella vita quotidiana, perché Cristo è il vero Signore della storia: “non abbandona il suo
gregge” (primo discorso di papa Ratzinger).

Dunque ecco le date. Il 13 febbraio (nel segno di Fatima, il 13 del mese) muore suor Lucia e
muore offrendosi per il Papa. Il 22 febbraio, proprio per la festa della Cattedra di San Pietro,
muore don Giussani. Poi la morte di papa Wojtyla: il primo sabato del mese, ovvero secondo
la cronologia di Fatima e per la festa della Divina Misericordia (la più significativa del suo
pontificato). Quindi, l’elezione del nuovo papa – guarda caso - nella settimana liturgica del
Buon Pastore e nel giorno di san Leone IX papa.

Per inciso noto pure che Joseph Ratzinger ha compiuto gli anni all’inizio del Conclave nel
giorno di santa Bernadette di Lourdes. Dunque una concentrazione di segni impressionante.
Che portano a Pietro, a Maria e alla Divina Misericordia.

Perché è significativa l’elezione il 19 aprile, giorno di san Leone IX (1002-1054)? Guarda


caso è uno dei rari papi tedeschi della storia, di mille anni fa. E’ il papa che combattè la
simonia e la corruzione ecclesiastica, rinnovando la Chiesa nella santità, è il papa che fonda
la nuova forma del papato, quella che si affermerà nel secondo millennio grazie al suo stretto
collaboratore, Ildebrando (che fu papa Gregorio VII). Esattamente 500 anni dopo un altro
tedesco, Martin Lutero assesterà il più tremendo colpo mai visto al Papato. Con lui iniziano le
grandi crisi (e le tre grandi fratture) della Chiesa, dell’Europa e della Germania. Crisi che
culmineranno con il Novecento delle terribili ideologie totalitarie e che avranno proprio
l’ideologia tedesca e la Germania , tornata al paganesimo anticristiano, come epicentro della
tragedia.

Ma esattamente 500 anni dopo Lutero un nuovo papa tedesco si annuncia come “umile
lavoratore nella vigna del Signore” (laddove, com’è noto, Lutero fu definito “un cinghiale
nella vigna del Signore”). Apre il terzo millennio all’insegna del nome di Benedetto, il santo
monaco che – nel crollo dell’Impero romano e nel caos orrendo delle invasioni barbariche –
portò al battesimo e alla civilizzazione di tutti i popoli europei (da lui è nata la grande Europa
cristiana che ha illuminato il mondo). Non solo. All’inizio del Novecento Benedetto XV fu il
papa della Grande guerra (e di Fatima), l’unico che vide in quella “inutile strage” l’inizio della
morte dell’Europa e l’inizio della barbarie delle grandi ideologie anticristiane.

Infine Leone IX è stato anche il papa sotto cui si è consumato l’altro grande evento del
secondo millennio: lo scisma con la Chiesa ortodossa. Il papa tedesco che apre il terzo
millennio sarà colui che ricomporrà tutta la grande famiglia cristiana? Anche il discorso di
insediamento di ieri lo fa pensare. Ma non sul terreno friabile della “politica ecclesiastica”.
Bensì sulla Bellezza. Ne sono certo: questa è la strada del nuovo papa.

Un grande scrittore ortodosso, Fedor Dostoevskij scrisse che il mondo può fare a meno di
tutti e di tutto, perfino della scienza e del pane, “ma la bellezza le è indispensabile: qui è
tutto il segreto, tutta la storia è qui”, perché – aggiungeva – “ la Bellezza è Gesù Cristo” ed
“è la Bellezza che salverà il mondo”.

L’attuale pontefice citò proprio queste parole nel 2002 al Meeting di Rimini. Parlò della
Bellezza iniziando dal salmo che profetizzava Gesù: “Tu sei il più bello fra i figli dell’uomo,
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sulle tue labbra è diffusa la grazia”. Con la sua voce lieve Ratzinger aprì il suo cuore: “in Lui
appare la bellezza di Dio stesso che ci attira a sé e allo stesso tempo ci procura la ferita
dell’Amore… La bellezza ferisce, ma proprio così essa richiama l’uomo al Destino ultimo. La
vera conoscenza è essere colpiti dal dardo della Bellezza che ferisce l’uomo, essere toccati
dalla realtà, ‘dalla personale Presenza di Cristo stesso’ ”.

Poi Ratzinger raccontò di un “indimenticabile concerto” di Bach diretto da Leonard Bernstein


a Monaco di Baviera: “ero seduto accanto al vescovo evangelico Hanselmann. Quando
l’ultima nota di una delle grandi Thomas-Kantor-Kantaten si spense trionfalmente, volgemmo
lo sguardo spontaneamente l’uno all’altro e ci dicemmo: ‘chi ha ascoltato questo, sa che la
fede è vera!’ ”. E questo “non più attraverso deduzioni, bensì attraverso l’urto del cuore. E la
stessa cosa non è forse evidente quando ci lasciamo commuovere dall’icona della Trinità di
Rublev?”.

Ecco dove s’incontrano, per Ratzinger, tutti i cristiani. Poi il cardinale spiegò che c’è anche un
Nemico comune: “il messaggio della bellezza viene messo completamente in dubbio
attraverso il potere della menzogna, della seduzione, della violenza, del male…”, ma “Colui
che è la Bellezza stessa si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine ( la
Sacra Sindone può farci immaginare tutto questo in maniera toccante). Proprio in questo
Volto così sfigurato appare l’autentica, estrema bellezza: la bellezza dell’amore che arriva
‘sino alla fine’ e che, appunto in questo, si rivela più forte della menzogna e della violenza”.

E’ questa scoperta affascinante della Bellezza fattasi Uomo che ha accomunato e reso
profondamente amici tre uomini eccezionali come Ratzinger, Wojtyla e Giussani. Il 24
febbraio Ratzinger – disdicendo un’importante impegno in Vaticano – volle celebrare lui, a
Milano, la messa funebre per don Giussani. E nel suo commosso ricordo iniziò così: “Don
Giussani era cresciuto in una casa povera di pane, ma ricca di musica, e così fin dall’inizio era
toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non si accontentava di una bellezza
qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita. Così ha
trovato Cristo, in Cristo la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia”.

La stesse parole che papa Wojtyla, al grande Giubileo, nella memorabile giornata dei giovani,
annunciò con forza davanti a due milioni di ragazzi: “In realtà, è Gesù che cercate quando
sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui
la bellezza che tanto vi attrae”.

Proprio mentre Ratzinger stava celebrando in Duomo, per Giussani, nel giorno della Cattedra
di Pietro, Giovanni Paolo fu ricoverato d’urgenza e cominciò la sua sofferenza finale. E’
evidente, ai cristiani, che proprio questi due giganti “innamorati di Cristo”, arrivando davanti
al trono della Bellezza, abbiano chiesto e ottenuto per la Chiesa un grande papa come il loro
amico Benedetto XVI. Non mi stupirei se dedicasse la sua prima enciclica proprio alla
Bellezza (che rifulge nel mondo, ma specialmente nella liturgia). Questo Papa sa bene che il
nichilismo che divora le nostre esistenza non è vinto da un discorso filosofico, ma solo dalla
commozione per la Bellezza.

(© Il Giornale, 21 aprile 2005)

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