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IL CIBO PRODUCE E TRASFORMA I PAESAGGI Letture del paesaggio agrario del


Friuli Occidentale

Book · January 2016

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1 author:

Moreno Baccichet
Università Iuav di Venezia
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a cura di Moreno Baccichet
Il cibo da sempre produce paesaggio: le diverse tradizioni alimentari si sedimentano
e trasformano i territori. L’evoluzione della società contemporanea e, soprattutto, del
rapporto tra città e campagna, porta a nuove trasformazioni sul paesaggio, indotte dagli
stili di vita, dai modelli comportamentali, dalle abitudini alimentari della popolazione.
Alcuni prodotti, che nel Friuli Occidentale consideriamo storici, sono stati inventati
poco più di un secolo fa e anche il concetto di recupero della tradizione a volte propone,
nel bene e nel male, cibi molti diversi da quelli originari. Le campagne producono
quello che le città chiedono e oggi che tutto il territorio è di fatto città, soprattutto in
contesti densamente abitati come quello pordenonese, la campagna esprime in termini
paesaggistici l’idea delle comunità inurbate.
L’economia e le mode alimentari influenzano in maniera determinante l’evoluzione del

IL CIBO PRODUCE E TRASFORMA I PAESAGGI


paesaggio, ma questi cambiamenti sono così lenti che a volte non si percepiscono.

Letture del paesaggio agrario del Friuli Occidentale


Percorrere il territorio a piedi, tenendo conto di una lettura diacronica e storica
rispetto alla produzione del cibo nel territorio, come abbiamo fatto con la campagna di
Legambiente “Il cibo produce e trasforma il paesaggio”, permette di cogliere i mutamenti
in corso, innescando occasioni di dibattito e critica. IL CIBO PRODUCE E
Moreno Baccichet, architetto professionista, è dottore di ricerca in Storia
dell’architettura e dell’urbanistica e si occupa di storia del territorio veneto-friulano.
Da alcuni anni insegna allo IUAV di Venezia, all’Università di Ferrara e di Udine.
TRASFORMA I PAESAGGI
Attivo ambientalista da un ventennio promuove esplorazioni partecipate sul tema del Letture del paesaggio agrario del Friuli Occidentale
paesaggio del Friuli Venezia Giulia con Legambiente FVG.

a cura di Moreno Baccichet

Circolo “Fabiano Grizzo” di Pordenone

ISBN 978-88-7562-175-9
IL CIBO PRODUCE E
TRASFORMA I PAESAGGI
Letture del paesaggio agrario del Friuli Occidentale

Il progetto è stato realizzato dal Circolo Legambiente “Fabiano Grizzo” di Pordenone,


grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, ai sensi della LR 23/2012

luoghieterritori.wordpress.com

a cura di Moreno Baccichet

© 2016 Moreno Baccichet


e
Olmis
33010 Osoppo (UD) - Via Andervolti 23
olmis@olmis.it - www.olmis.it

Pordenone, 2016

fotografie ed elaborazioni grafiche delle mappe a cura di Walter Coletto

grafica e stampa: Rosso soc. coop - Gemona del Friuli (UD)

ISBN 978-88-7562-175-9
PREFAZIONE

Il Circolo Legambiente di Pordenone, dopo la ventennale esperienza della


campagna “Scarpe&Cervello”, ha elaborato, nell’ambito della nuova campa-
gna “Luoghi&Territori”, il progetto “Il cibo produce e trasforma i paesaggi”,
che gode del contributo della Regione Friuli Venezia Giulia ai sensi della L.R.
23/2012.

La campagna di ricerca partecipata dedicata per il 2015/16 al rapporto tra


cibo e paesaggio, ha attivato un osservatorio sulle recenti trasformazioni
dei paesaggi agrari della provincia di Pordenone. Con le parole dell’anima-
tore del progetto, Moreno Baccichet, la lettura del paesaggio agrario del
Friuli Occidentale è rivolta all’indagine di come le diverse tradizioni del
cibo si siano via via sedimentate e abbiano prodotto paesaggi diversi, a
partire dall’Ottocento a oggi.

La campagna si articola in uscite di esplorazione a piedi, con itinerari che


interconnettono le visite alle esperienze di nuova agricoltura presenti sul
territorio, durante le quali tutti i partecipanti sono sollecitati a osservare e
identificare le interazioni tra cibo e paesaggio.

Ed è proprio durante questi momenti di osservazione e dibattito, che hanno


riguardato inevitabilmente anche più ampie riflessioni sulla nuova agricol-
tura e sugli scenari futuri del settore, che è nata l’idea di promuovere un
momento di discussione sul futuro dell’agricoltura e una piattaforma di
buone pratiche accessibile on line.

Un convegno dal titolo provocatorio “Ci sarà un’agricoltura nel Friuli Ve-
nezia Giulia nel 2021?” si è tenuto nel gennaio 2016 alla fiera Agriest Land
di Udine: da una discussione delle prospettive future sono state evidenziate
debolezze e criticità (ma anche possibili vie d’uscita) e nuove progettuali-
tà raccontate da soggetti attivi di nuova agricoltura.

I materiali qui riportati costituiscono una sorta di work in progress del pro-
getto “Il cibo produce e trasforma i paesaggi” che tempo dopo tempo si
arricchisce di nuove proposte di contenuti e nuovi approfondimenti. Una, in
corso di elaborazione, è costituita da una buona pratica di recupero dei ter-
reni abbandonati nelle aree marginali che, attraverso lo strumento dell’as-
sociazione fondiaria nata in Piemonte da esperienze francesi e recente-
mente approdata nelle Valli del Natisone, può trovare applicazione anche
alla nostra collina abbandonata.

Renato Marcon
Presidente del Circolo Legambiente “Fabiano Grizzo” di Pordenone

5
INTRODUZIONE

di Moreno Baccichet

La campagna di ricerca partecipata, dedicata per il 2015/16 al rapporto tra


cibo e paesaggio, ha attivato un osservatorio sulle recenti trasformazioni
dei paesaggi agrari della provincia di Pordenone. La produzione di alimenti
per la popolazione, insieme alle attività di estrazione e trasformazione, ha
sempre influenzato in modo diretto l’idea che l’uomo ha dell’aspetto forma-
le del territorio. Sul suolo, nel tempo, si sono succedute numerose forme
economiche che hanno di volta in volta interpretato il sostrato geopedo-
logico, a volte stravolgendo l’aspetto dei luoghi. Pensiamo per esempio alla
pianura arida posta a monte delle risorgive e disboscata nel Medioevo per
costruire un paesaggio di praterie conservato solo attraverso pochi bran-
delli di magredi tutelati per legge. Queste zone oggi sono quelle maggior-
mente infrastrutturate da un punto di vista agricolo, con un disegno coltu-
rale che vanta poco più di cinquant’anni. In modo del tutto opposto, i grandi
pascoli delle Prealpi Carniche, che tra Medioevo ed età moderna permet-
tevano di vendere carne e lana in pianura, adesso stanno diventando delle
boscaglie infruttuose.

Durante le escursioni si osserva come le pratiche agricole trasformano il paesaggio

L’economia, assieme alle mode alimentari, influenza in modo determinante


l’evoluzione del paesaggio. Questi cambiamenti sono così lenti che a volte
non riusciamo a percepirli ma percorrere il territorio a piedi ci ha permesso
di incontrare nuove occasioni di trasformazione e anche qualche occasione
di dibattito e critica.
Il cibo da sempre produce paesaggio, quindi le scelte di produzione e di
modelli di vita influenzano moltissimo le trasformazioni colturali. Abbiamo
cercato di approcciare il problema attraverso una lettura diacronica delle
trasformazioni paesaggistiche, dimostrando che alcuni prodotti che consi-
deriamo storici, in realtà sono stati inventati poco più di un secolo fa e che

7
quindi, il compito di promuovere nuovi stili di vita e di consumo, come pure
di controllare e promuovere le trasformazioni fisiche dei luoghi, in primis
attraverso il Programma di Sviluppo Rurale, che distribuisce sul territorio
gran parte delle risorse dell’Unione Europea.
Il paesaggio non nasce dal caso ed è governato da ideali. Come spiegarsi
altrimenti lo sviluppo di molte modalità di produrre cibo nei territori delle
frange urbane? Non si tratta di una risposta a uno storico sradicamento del
contemporaneo abitare?
Le società sentono sempre di più il significato etico di pratiche sociali di agri-
coltura e di collaborazione senza per questo rifarsi alle modalità di gestione
comunitaria delle risorse agricole in età medievale. Anzi il rapporto “local”
con le filiere di consumo responsabile e con l’autoproduzione si inserisce
perfettamente in un quadro di consapevolezza che riconosce come la que-
stione dell’alimentazione sia un problema globale. Ancora una volta, per noi
che proveniamo dall’ambientalismo scientifico degli anni Settanta del seco-
lo scorso, il rapporto con i temi del cibo e dell’alimentazione va vissuto alle
due scale: “pensare globalmente e agire localmente”. Ma questo pensiero
non può essere privo di un approfondimento che tenga conto di una lettura
diacronica e storica rispetto alla produzione del cibo nel nostro territorio.
Il paesaggio nella campagna di Budoia Quasi tutte le cose che oggi consideriamo tradizione alimentare, per esem-
pio il formaggio di latteria, difficilmente vantano una storia più vecchia di
anche il concetto di recupero della tradizione a volte propone, nel bene e un secolo. All’interno del disegno agrario bassomedievale, che ancora oggi
nel male, dei prodotti molti diversi da quelli originari. organizza i nostri territori, si sono affermate e poi sono scomparse molte
Le campagne producono quello che le città chiedono e oggi che tutto il
territorio è di fatto città, soprattutto in contesti densamente abitati come
i nostri, la campagna esprime in termini paesaggistici l’idea delle comunità
inurbate.
Non è un caso che oggi la campagna bruci cibo per produrre energia da
sfruttare nelle fabbriche. È cibo che viene considerato solo come un prodot-
to che deve lentamente fermentare per produrre gas ed essere trasformato
in energia elettrica. In una società complessa come la nostra, il rapporto tra
cibo e territorio non può che essere complesso e anche in un ambito piccolo
come il Friuli Occidentale abbiamo voluto organizzare otto discussioni peri-
patetiche, su stradine e sentieri, per cogliere certezze e dubbi. Lungi da noi
l’intenzione di richiedere un passatista recupero della tradizione, il sistema
del villaggio medievale autosufficiente non è di certo proponibile, ci limitia-
mo, invece, a osservare quello che sta accadendo sul territorio per solle-
citare azioni alla politica. Azioni che necessariamente devono muoversi su
due fronti paralleli: quello dei produttori e quello dei consumatori. Queste
sono due forze che continuamente interagiscono all’interno di un mercato
sempre più globale, mentre il territorio ha una dimensione locale e micro-
paesaggistica.
Solo la politica può riuscire a costruire un’idea di futuro che metta in rela-
zione le forze capaci di trasformare l’ambiente delle campagne. Alla politica, Un piccolo orto nella tavella di Tramonti

8 9
attività di produzione e trasformazione del cibo. Il disegno territoriale è ri-
masto lo stesso, mentre la cultura agricola si è continuamente trasformata.
È difficile descrivere cosa accadeva e si produceva in un determinato ambi-
to del Friuli Occidentale, ma abbiamo cercato di leggere in gruppo, a piedi,
le trasformazioni degli ultimi duecento anni, quelli meglio documentati. Lo
abbiamo fatto anche incontrando chi oggi sta proponendo nuove tradizioni
prossime a venire, mettendo in gioco la propria capacità imprenditoriale e i
propri ideali personali.
Certamente, pur essendo un territorio di piccola dimensione, non siamo 1 Una lettura diacronica
riusciti a raccontare la storia di tutti, ma ci siamo limitati a una selezione
di casi collocati lungo itinerari che hanno la capacità di rendere esplicita e
comprensibile questa lettura diacronica del rapporto tra la produzione del
cibo e il paesaggio.

10 11
1.1 Leggere le trasformazioni del paesaggio
attraverso le strategie dell’alimentazione:
brevi note sull’allevamento

Con questo saggio introduttivo vogliamo posta soprattutto dai temi degli abbando-
rendere conto di una indagine che ha inte- ni di enormi superfici un tempo destinate
ressato la prospettiva di ricerca osservan- al pascolo o alla produzione del foraggio. I
do in modo particolare le trasformazioni boschi di nuova formazione sono l’eviden-
dell’allevamento in Friuli Occidentale. La te conseguenza di pratiche di sfruttamento
questione degli animali e del loro impatto delle risorse ambientali non più in uso. L’oc-
nella trasformazione del paesaggio ci veniva casione di costruire, attraverso una iniziati-

In verde i pascoli dell’alta pianura pordenonese nella Kriegskarte del 1805

13
va pubblica di lettura territoriale, una sorta zioni produttive dettate dall’evoluzione del
di “tassello” per leggere le trasformazioni gusto e del cibo non sembrava avessero toc-
paesaggistiche con una grande definizione cato la Patria del Friuli.
di dettaglio, ci ha permesso di trasportare Invece così non era. Molto si era fatto, per lo
la necessaria indagine documentaria anche più in modo spontaneo, ma poco si era con-
a una scala locale. Per questo motivo, l’in- cretizzato in qualcosa che non fosse l’esperi-
dagine sul campione di Marsure (Aviano) si mento di un ricco possidente. La capacità in-
colloca all’interno di un quadro complesso e novativa della costruzione, a scala regionale,
più ampio. Quadro nel quale emergono forti di un sistema della seta, non aveva avuto se-
le scelte delle comunità ancor più che l’adat- guito in nessun altro settore dell’agricoltura.
tamento delle attività umane all’ambiente1. Le grandi praterie pubbliche, ancora resisten-
Non ci è stato possibile, nell’economia di ti nell’iconografia, mostravano tutta l’incapa-
questo lavoro, esprimere le nostre osser- cità veneziana di promuovere una rivoluzione
vazioni e ricerche anche sugli altri settori sociale oltre che colturale. Le grandi praterie
dell’agricoltura del Friuli Occidentale, ma dimostravano ancora la persistenza del pa-
proprio questa mancanza pone attenzione scolo brado all’esterno della regione agraria
a nuovi fronti della ricerca territoriale. Va dedicata ai seminativi. All’interno dei terreni Il disegno mostra l’insediamento di San Quirino diviso in sestieri, le regioni agrarie tipiche della pianificazione me-
da sé che solo leggendo le trasformazioni pianificati nel Medioevo, le chiusure, che ren- dievale. In verde le praterie pubbliche erose dai coltivi privati, in chiaro, di età postmedievale
territoriali, isolando le costruzioni mitolo- devano impossibile il pascolo pubblico sulle
giche tipiche di tanta retorica sulla ruralità terre private, erano pochissime. Per lo più to alla produzione di lane. Sapeva anche che in Era fondamentale fare «degli sperimenti, per
del passato e le narrazioni moralistiche di le tradizioni storiche continuavano a essere Inghilterra questa grande trasformazione era dimostrare, essere molto più vantaggioso il
certe letture sincroniche e orientate, si riu- un’abitudine3. La dualità paesaggistica tra stata promossa per iniziativa della regina Eli- nutrire gli animali nelle stalle, che lasciarli er-
sciranno a concepire gli spazi per una nuova praterie pubbliche e seminativi privati conti- sabetta, ma il nostrano esperto di agricoltura ranti devastar le Campagne»5.
agricoltura2. nuava ad essere caratterizzante del Friuli Oc- scherniva il lavoro pastorale rispetto a quello
cidentale e durante gli ultimi anni del governo della coltivazione. Allo stesso modo conosce- Contrariamente a quanto comunemente si
veneziano non si erano viste novità di sorta. va molto bene le vicende inglesi legate alla na- crede un tempo gli animali non venivano al-
ALLEVAMENTO E COLTIVAZIONI La presenza territoriale di una maglia fitta di scita delle chiusure dei campi. Zanon ne vede- levati con la pratica di lunghe transumanze.
insediamenti faceva sì che non fosse possibi- va un carattere simile a quello delle pratiche Ogni villaggio era ricchissimo di una cospicua
La restituzione grafica del paesaggio d’antico le dismettere terreni coltivati a favore di un d’uso di pascolo sulle terre private allora dif- popolazione di pecore, vacche, pollame di-
regime che ci viene dalla lettura della Krie- aumento degli spazi del pascolo come era ac- fuso in Friuli: «onde tutte queste Terre veni- mensionata sulle diverse risorse ambientali
gskarte non rende testimonianza del dibattito caduto in Inghilterra. Lì lo sviluppo industria- vano abbandonate, per così dire, alla Natura, della comunità. Gli animali e gli uomini quo-
che nel Settecento aveva coinvolto la classe le aveva fatto crescere la richiesta di lane e il calpestate e smunte nove mesi dell’anno dal tidianamente si spostavano per attingere a
proprietaria friulana ancor prima della gran- trasferimento di ex-agricoltori all’interno dei bestiame, ch’essendo affamato, ed affaticato, queste risorse. 6
de crisi politica. I villaggi sembravano rimasti moderni distretti della trasformazione. Ma il e ritrovando poco alimento, veniva ad irritare
gli stessi del Medioevo e anche le trasforma- Friuli era in ritardo rispetto al nord Europa e piuttosto che a saziare la fame. (…) Quest’uso, La transumanza di numerose greggi di peco-
si dovrà attendere il 1841 per veder insediar- o piuttosto abuso è nella più verde osservan- re lungo le aree demaniali, come la conoscia-
si nel territorio industrie moderne, capaci di za nella nostra Provincia»4. mo oggi, avrebbe innescato processi e ten-
1
  La ricerca a Marsure è sostanzialmente contempora-
assorbire la manodopera agricola in eccesso. Il pascolo invernale sui campi aperti veniva sioni con le comunità locali. Diversamente le
nea alla scrittura di due importanti testi sulle pratiche
di allevamento in Friuli Occidentale. L’ampia ricognizio- La filatura di Torre, però, si limiterà alla sola letto come un elemento problematico e l’a- vicinie dei villaggi, per fare cassa, potevano
ne antropologica di Giosuè Chiaradia e il volumetto di trasformazione dei beni che venivano con- gronomo prefigurava un paesaggio moder- promuovere diversi affitti di pascoli pubblici
Alessandro Fadelli sulle malghe di Polcenigo. G. Chiara- dotti a Pordenone via acqua e poi via ferrovia. no che garantisse l’uso delle terre private ai (poste) anche a pastori che venivano da mol-
dia, L’universo dimenticato. Stalle, malghe, latterie, formag- Quindi non avrà alcun impatto sul paesaggio soli proprietari e non alle comunità. Per fare to distante.
gio, carne nelle tradizioni popolari e nella gastronomia del
esterno al recinto della fabbrica. questo bisognava riuscire a contrastare il Si può ben dire che più che cambiare la quan-
Friuli Occidentale, Udine, Forum, 2015; A. Fadelli, Storie
di malghe e di alpeggio nel comune di Polcenigo, Maniago, Antonio Zanon conosceva bene gli effetti del- pascolo favorendo l’allevamento nelle stalle. tità degli animali sul territorio, sono cambiate
Lis Aganis – Ecomuseo regionale delle Dolomiti Friula- lo sviluppo dell’allevamento inglese finalizza- le strategie per dare a loro il cibo.
ne, 2015. 4
  A. Zanon, Dell’agricoltura, dell’arti, e del commercio in
2
  Vedi il recente film filovegano Cowspiracy: The sustai- 3
  G. Perusini, Vita di popolo in Friuli: patti agrari e consue- quanto unite contribuiscono alla felicità degli Stati, Vene-
nability secret, 2014 di Kip Andersen e Keegan Kuhn. tudini tradizionali, Firenze, Olschki, 1961 zia 1763, I, 106   Idem, 107
5

14 15
CENSIMENTO DEGLI ANIMALI DEL 18686
TORELLI TORELLI
CAVALLI CAVALLE MULI ASINI TORI VACCHE GIOVENCHE BUOI BUFALI PECORE CAPRE MAIALI CAVALLI CAVALLE MULI ASINI TORI VACCHE GIOVENCHE BUOI BUFALI PECORE CAPRE MAIALI
E VITELLI E VITELLI

MANIAGO 43 6 4 71 1 567 331 26 207 840 19 131 BRUGNERA 25 41 3 6 1 414 31 380 361 1 339 1 156

ANDREIS 1 1 5 1 257 89 110 197 6 BUDOIA 9 3 51 3 430 97 210 124 1319 67 118

ARBA 7 7 233 76 75 251 28 CANEVA 26 25 46 27 2 389 78 300 530 767 18 182

BARCIS 1 1 231 30 73 148 491 2 POLCENIGO 8 14 8 63 2 599 19 354 172 930 51 145

CAVASSO NUOVO 10 8 16 3 376 6 64 31 90 25 SAN VITO T. 100 95 4 152 2 708 618 203 1086 4 859

CIMOLAIS 1 3 1 2 206 83 64 65 159 311 6 ARZENE 1 11 35 140 91 166 305 6 72

CLAUT 30 2 2 200 160 20 70 62 860 13 CASARSA 19 18 30 1 206 20 246 101 247 253

ERTO 10 316 36 270 438 736 CHIONS 35 42 40 2 334 60 503 118 427 1 339

FANNA 18 8 12 272 68 133 35 149 8 58 CORDOVADO 14 48 47 218 27 164 27 274 113

FRISANCO 5 1 19 3 450 100 50 162 220 8 MORSANO 30 118 1 197 2 283 26 350 60 753 2 262

VIVARO 3 21 58 326 138 77 63 473 89 PRAVISDOMINI 11 36 11 2 182 32 151 109 223 147

PORDENONE 95 46 3 30 1 238 81 327 157 467 1 212 SAN MARTINO 10 8 45 2 186 48 200 21 354 141

AVIANO 28 4 10 200 2 910 60 390 140 4370 290 380 SESTO AL R. 35 99 3 126 416 68 685 141 676 5 299

AZZANO
20 58 6 60 3 109 180 566 115 1030 9 467 VALVASONE 13 23 21 149 40 214 42 413 17 138
DECIMO

CORDENONS 34 28 3 40 1 577 82 144 97 562 2 28 SPILIMBERGO 41 24 1 67 2 688 48 425 183 761 195

FIUME 22 9 26 1 157 30 236 41 131 10 CASTELNOVO 8 52 24 4 483 104 158 538 64 248

FONTANAFREDDA 1 47 1 43 2 744 8 212 254 310 137 CLAUZETTO 16 1 222 50 16 333 59 43

MONTEREALE 8 7 144 2 544 84 449 84 1496 37 177 FORGARIA 7 13 1 2 507 14 120 280 33 92

PASIANO 63 121 1 20 2 327 36 631 318 515 1 297 MEDUNO 13 11 15 7 526 65 363 307 746 204 143

PORCIA 17 34 39 4 388 50 436 154 170 230 PINZANO AL T. 20 6 3 35 387 15 90 104 244 32 6

PRATA 16 16 2 16 1 120 130 181 86 294 2 215 S. GIORGIO 17 36 1 71 399 18 338 108 757 184

ROVEREDO 6 54 84 354 30 58 SEQUALS 16 13 34 475 11 261 187 364 132

TRAMONTI
S. QUIRINO 22 102 1 458 50 63 68 332 102 7 3 4 2 5 350 56 69 1006 1654 6
DI SOPRA
TRAMONTI
VALLENONCELLO 1 2 12 1 28 6 110 10 105 5 60 7 37 11 10 401 79 92 1115 727 20
DI SOTTO

1 ZOPPOLA 17 53 4 97 1 448 34 387 129 1039 10 460 TRAVESIO 11 2 1 8 252 52 38 76 152 1 17

SACILE 35 50 2 55 3 391 72 525 295 278 26 180 VITO D’ASIO 2 24 4 363 85 68 1105 743 66

6
 Il Censimento del bestiame della Provincia di Udine (31 dicembre 1868) sta in Statistica pastorale, «Bollettino della
Associazione Agraria Friulana», n.17-18, 25 settembre 1869, 515-551

16 17
Questo ha modificato in modo determinante scarsissimo prodotto di lana e di latte. è istantanea, perché speculatori si portano invece, gli allevamenti industriali continua-
il paesaggio. Per spiegarmi meglio, mi rifarò Ora il bestiame discende florido, ricco sul monte, e quasi settimanalmente pagano no a garantire un paesaggio esteso di semi-
all’esempio dei bovini. Nel 1768, prima del- di pinguedine e di lana, fecondo in modo tali prodotti, che passano a Venezia e nelle nativi che producono insilati o granella per
le riforme agrarie, erano 27.979, nel 1868 che si è raddoppiato, specialmente il più vicine città, in modo che noi qui possiamo gli animali. Queste diffuse coltivazioni sono
39.112 e nel censimento del 2010 ne sono cornuto. difficilmente essere provveduti di tale butir- giustificabili solo con la capacità di produrre
stati contati 30.978. ro». Le malghe producevano così tre prodotti: più carne per le tavole contemporanee attra-
Apparentemente il numero è rimasto invaria- L’impianto ideologico di Valussi è chiaro. La 26.450 libbre trevisane di formaggio, 11.300 verso la costruzione di un sistema di filiera
to, soprattutto se si considera che l’anagrafe razionalizzazione delle modalità di produzio- libbre di ricotta e 2.500 di burro. Va notato del cibo per gli allevamenti, che oggi sembra
veneziana del 1768 è senz’altro sottostimata. ne poteva cambiare il rapporto con i luoghi che le piccole vacche di Polcenigo venivano entrare completamente in crisi. Oggi produ-
In realtà lo stesso numero di animali ha giusti- garantendo maggiori frutti e un paesaggio considerate «di razza pura indigena, di me- ciamo mais non per alimentare l’uomo, ma gli
ficato paesaggi profondamente diversi. migliore. La descrizione che Pietro Quaglia diocre grandezza» e che il formaggio era pro- animali. Un tempo gli animali erano alimentati
Quelli produttivi del periodo storico. I bovi- fa delle trasformazioni dei pascoli alti è estre- dotto da un latte misto. con quello che l’uomo non poteva mangiare.
ni, fino alla prima metà dell’Ottocento erano mamente interessante. Per cominciare, l’in- Pacifico Valussi ricordava come il processo di
allevati più per la forza lavoro all’interno dei gegnere paesaggista deprecava il fatto che riorganizzazione fondiaria non avesse coin- Nella seconda metà dell’Ottocento si verificò
terreni coltivati che per i prodotti caseari. in origine i diversi “masonil” per le pecore, volto solo la parte montuosa: un vero cambiamento alimentare che deter-
Gli animali erano ospitati in paese e veniva- antesignani delle malghe, non avessero un minò la modifica dell’interesse verso i bovini.
no portati al pascolo nelle terre limitrofe. A terreno di pertinenza per cui ogni affittuario divisi i beni comunali nella pianura, e Le nuove pratiche di allevamento portarono
partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento si pascolava dove voleva: «vero comunismo, reso quasi necessario di tenere alla a sviluppare il settore caseario. Quindi gli ani-
potenzierà invece l’attività casearia, promuo- dove tutti volevano raccogliere, nessuno se- stalla i bovini, questi si migliorarono ed mali di genere femminile, che in precedenza
vendo la cura delle vacche da latte allevate in minare»8. accrebbero, ed il numero delle pecore, venivano sacrificati rispetto ai maschi, de-
stalla e garantite da una capillare raccolta di Prima della riforma nei pascoli alti venivano che si mantenevano sui pascoli comu- stinati ai lavori dei campi, divennero predo-
risorse foraggere. allevate per l’estate 520 vacche, 3.659 peco- nali si andò diminuendo. Nessuno ne fu minanti nelle stalle. La produzione casearia
Questo provocò una forte ricaduta su pra- re e 32 capre, ma i dati ufficiali, diceva lo stes- per questo scontento; ed il paese se ne diventò un importante elemento di integra-
terie più o meno inclinate. Il cambiamento so Quaglia, erano inferiori al numero degli avvantaggiò. Coll’accrescersi dei pra- zione della dieta e delle risorse di una famiglia
paesaggistico prodotto dalla privatizzazione animali realmente presenti in monte. ti artificiali forse un giorno si tornerà di contadini. L’indirizzo dei mercati che cerca-
dei pascoli di versante era evidente e Pacifico Nel 1846 la provincia di Udine affidò al Qua- ad accrescere il numero delle pecore vano formaggi a lunga conservazione fece sì
Valussi testimoniò di aver constatato «come glia il compito di riorganizzare le malghe di colla razza perfezionata e stazionaria che, poco alla volta, le pecore fossero sosti-
sia stata fruttuosa la divisione dei terreni co- Polcenigo. Si definirono così i comparti e fu- dello Zuccheri e sarà bene. Ma intanto tuite da un numero minore di vacche allevate
munali, abbandonati prima al vago pascolo, rono costruite le diciassette nuove e moder- il presente stato di cose è certo prefe- in stalla. La retorica che chiedeva stalle più
i quali erano ridotti si può dire nudo sasso. ne casere, riducendo gli animali a 419 vacche ribile all’anteriore. Diminuito il numero grandi per concimare sempre meglio i coltivi
Ora vi si scorge un buon prato, da cui si va se- e 1.932 pecore. delle pecore, queste non guastano più veniva sintetizzata nel detto: «le stalle piene
gando una quantità sufficiente di fieno»7. La Gli edifici non furono realizzati perché arrivò le piantagioni de’ campi; ed i contadini, di armenti fanno ricolmo il granaio. Convien
privatizzazione dei prati di versante era stata il Quarantotto, ma la divisione dei comparti avvezzati già a tenere alla stalla i bovi- quindi frenare, per quanto si può, questa ma-
portata a termine da quasi tutte le comunità diede dei risultati immediati. Fu regolato ol- ni, capiranno, che vi si possono tenere nia di distruggere i prati ed animare invece e
nella zona del Monte Cavallo e l’allevamen- tre al pascolo anche l’utilizzo dei cedui che anche le pecore, e altri darà loro l’esem- premiare coloro che li estendono»10.
to dei bovini si stava sviluppando a danno di non attaccati dalle capre permettevano di ali- pio9. In realtà la privatizzazione delle vaste pro-
quello delle pecore: mentare il fuoco delle malghe, ma garantiva- prietà di beni comunali che si erano conser-
no anche un prodotto integrativo del pascolo I buoi scompariranno definitivamente con il vati fino al XIX secolo aveva provocato degli
prima [Polcenigo] avea il bosco distrut- visto «che per 6 mesi dell’anno si conducono diffondersi delle macchine agricole alimen- scompensi. Molte terre originariamente pa-
to, i monti si sgretolavano, franavano al piano n. 50 slitte di fascinelle al giorno». L’e- tate a combustibili fossili. Come vedremo scolate erano state arate, ma la quantità dei
sotto il piede di tanto bestiame pasco- conomia della malga produceva dei prodotti più avanti per Marsure, questo comporterà concimi non era aumentata di pari passo e
lante; il bestiame stesso stentato, maci- che erano immediatamente venduti ai com- la privatizzazione di molte terre pubbliche e per questo dopo i primi abbondanti raccolti i
lente, sterile, il pecorino specialmente mercianti all’ingrosso: «la sua consumazione l’introduzione della rotazione con la medica prodotti si erano ridotti sensibilmente.
periva quasi la metà ogni anno e dava per aumentare la produzione di fieno. Oggi,
8
  P. Quaglia, Cenni intorno alle Malghe del Comune di Pol- 10
  Rapporto della Commissione della Società Agraria
7
  P. Valussi, Sistemazione di malghe montane, «Bollettino cenigo nel distretto di Sacile, «Bollettino dell’Associazio- 9
 Idem, Le capre nostrane e quelle d’Angora. Al Sig. Ander- friulana sulle risaje e fondi palustri del Friuli, «Bollettino
dell’Associazione Agraria Friulana», A. II, n.53-54, 7 no- ne Agraria Friulana», A.II, n.53-54, 7 novembre 1857, volti a Spilimbergo, «Bollettino dell’Associazione Agraria dell’Associazione Agraria Friulana», A. III, n. 28-29, 31
vembre 1857, 214-215 215-216 Friulana», A. IV, n. 9, 15 maggio 1859 ottobre 1858, 102-106.

18 19
Il fatto che la privatizzazione delle terre più La crisi dell’allevamento ovi-caprino incise La rotazione o il riposo erano banditi. Oggi Il processo di polarizzazione dei centri di
aride avesse dimostrato alcuni limiti provocò anche sui gusti dei prodotti caseari promuo- siamo alla fine di questo processo e non è un produzione della carne e del latte sembra
delle interessanti giustificazioni sui limiti del vendo i formaggi a lunga conservazione. caso se la crisi attuale spinge gli strumenti di destinato a subire una crisi. Da questa si
processo: I formaggi teneri e in salamoia erano sempre programmazione agraria, come il Program- salvano i piccoli e medi imprenditori agricoli
meno apprezzati e finirono per scomparire. ma di Sviluppo Rurale, verso il tentativo di che decidono di costruire dei patti con i con-
è conforme appunto alla ragione il Se in origine le piccole manze venivano alle- ricostruire filiere corte capaci di veder na- sumatori locali.
pensare, che gli Antichi de' Secoli più vate per essere vendute e macellate ora la scere un nuovo agricoltore imprenditore.
lontani abbiano fatto sperienza di tutti produzione del latte diventava determinan- La crisi sta provocando degli strani fenome-
i campi, e che avendo preso a coltivare te e vedremo come cambierà la richiesta di ni e nella nostra ricerca abbiamo documen- LA DIMENSIONE DEL POPOLAMENTO
i più fecondi, e lasciati senza coltura formaggi. tato molti casi di ritorno a una economia ANIMALE IN FRIULI OCCIDENTALE
i più sterili, questi col tempo rimasi dell’erba che si esprime con modalità non
abbandonati, e senza padroni nelle A partire dagli anni Cinquanta del Nove- tradizionali. Il confronto tra le anagrafi del 1768 e i dati
rivoluzioni delle guerre, o altre disgrazie cento, la situazione è del tutto cambiata. La È significativa la riduzione dei bovini nelle attuali in merito alla presenza di bovini nel
sieno diventati Beni Comunali. Tali richiesta di una popolazione sempre meno stalle pordenonesi in dieci anni (2000-2010) Friuli Occidentale è estremamente significa-
suppongo che fossero quelli del Friuli, contadina ha alimentato stili di vita centrati diminuiti del 46,5% a fronte di un consisten- tivo per molti comuni della montagna, dove
trattone quelli, che tanto sono per su una dieta proteica che aveva al centro la te aumento della conversione degli arativi a queste razze sono praticamente scomparse.
l'ubertà loro felici, quando per l'aria carne. Carne a buon mercato. Prodotta da vigna, soprattutto nell’alta pianura. Le aree alpine fornivano fieno, ma ora il co-
pessima sfortunati; dove i coltivatori grandi stabilimenti industriali, abbandonan- Resiste, con pochissime unità di bestiame, sto di raccolta è troppo alto rispetto a quello
vanno ad accorciarsi la vita, per vivere do le tradizionali tecniche di allevamento e un minimo di agricoltura di alpeggio nel- della produzione degli insilati in pianura.
fra stenti minori. modificando radicalmente la dieta alimenta- le malghe meglio servite dalla viabilità, ma L’affermazione della vacca nelle Prealpi Car-
Se chi comperò i Beni Comunali, gli re degli animali con l’uso di granella, mangi- questa resistenza in realtà presenta delle niche è stata tardiva, a partire dalla secon-
avesse lasciati, quali gli acquistò, e solo mi e insilati. ombre. Falsi pascoli che giustificano aziende da metà del Cinquecento, ma sembra che
quella coltivazione avesse loro data, Si è trattato di un processo di frazionamento di pianura che ormai nemmeno portano gli sia già finita. Ad Andreis, Fanna, Frisanco,
che a’ Prati conviensi (ricercando an- della filiera della carne e del formaggio. Chi animali in quota. Pascoli monticati da anima- Tramonti di Sopra, non ci sono più mucche
che questi la loro coltura) avrebbero allevava poteva rifornirsi di cibo sul mercato li giovani rinunciando alle pratiche di produ- e negli altri comuni alpini i bovini sono scar-
primieramente se medesimi arricchiti, anche senza produrlo all’interno della pro- zione dei prodotti caseari. Nonostante tut- samente caratterizzanti, seppure permanga
ed i loro Coloni di armenti e di greggie pria azienda e chi voleva poteva produrre to, in provincia di Pordenone ci sono alcuni una sbagliata percezione che la vacca era l’a-
di ogni generazione; indi mercé l’ab- cibo animale senza essere legato a un pro- esempi virtuosi che propongono il tema del nimale dominante in ambito alpino.
bondanza maggiore di concimi sparsi prio allevamento. La crisi delle latterie tur- rinnovamento di queste pratiche colturali.12 Invece, lungo la pedemontana si sono svi-
ne’ campi vecchi avrebbero avute più narie proponeva poi il tema di una trasfor- La crisi della “fettina” sta mutando in modo luppati grandi allevamenti che sfruttano i
copiose messi, e lasciato avrebbero mazione del latte completamente slegata radicale i principi di produzione privilegian- seminativi costruiti su quelle che un tempo
questo perpetuo beneficio a’ loro po- dai produttori del cibo e dalle grandi azien- do filiere corte promosse in modo ufficiale erano le enormi praterie aride pubbliche.
steri, a’ quali per mal intesa Economia de lattiere. Il sistema di mercato, assumen- (PPL) e nuove esperienze di allevamento Oggi queste terre, privatizzate nella secon-
lasciarono dimagrati, e poco fruttiferi do una scala territoriale, vedeva per la prima (bufali, highland, capre, pecore, struzzi, da metà dell’Ottocento e attrezzate nella
i vecchi Terreni, ed i nuovi; e poveri di volta le aziende di allevamento lontane dai oche). Molte stalle centrate all’interno di seconda metà del Novecento con impianti di
armenti, e di greggi i Coloni: a tal che luoghi della produzione del cibo animale. proprietà consistenti sono state chiuse per irrigazione artificiale sono in grado di fornire
da alcuni summi detto con asseveranza, Spariva la tipologia agraria del pascolo, ma riconvertire i terreni verso una produzio- una quantità rilevante di cibo per gli animali.
che avendo i loro Maggiori coll’acquisto soprattutto il tipo economico dell’agricol- ne non orientata all’allevamento di bovini e Il paesaggio dell’alta pianura pordenonese si
de’ Beni Comunali raddoppiato il nume- tore imprenditore che controllava tutta la suini. L’esperienza che abbiamo documenta- giustifica solo con l’espansione del mercato
ro de’ campi, hanno oggidì con dispen- filiera del suo processo produttivo. Così to dell’agriturismo Da Tina a San Giorgio è della carne bovina e suina.
dio maggiore, e con Capitali maggiori di come nell’industria, si costruiva un sistema esemplare. L’attuale crisi nella richiesta di carne bovina
fabbriche necessarie, quella medesima di terzisti in concorrenza sul costo del pro- da parte del mercato ha provocato un crol-
rendita, che aveano prima de’ nuovi ac- dotto semilavorato, più che sulla qualità del- lo dei prezzi degli alimenti animali. A questa
quisti.11 lo stesso. 12
  D. Pasut, S. Dovier, S. Bovolenta, S. Venerus, Le malghe crisi si è risposto aumentando la multifun-
della dorsale Cansiglio-Cavallo. Un progetto per la valoriz-
I pascoli e i prati artificiali scomparivano per- zionalità dell’agricoltura, introducendo negli
zazione dell’attività alpicolturale, Gorizia, ERSA, 2006;
11
  A. Zanon, Dell’agricoltura, dell’arti, e del commercio in ché le tecniche moderne e la massimizzazio- S. Bovolenta, D. Pasut, S. Dovier, L’allevamento in mon- ultimi anni la pratica della produzione ener-
quanto unite contribuiscono alla felicità degli Stati, Vene- ne del profitto imponevano di coltivare in tagna. Sistemi tradizionali e tendenze attuali, «Quaderno getica da biogas anche con l’utilizzo di pro-
zia, 1763, T.II, p.276 modo intensivo tutto il territorio e sempre. Sozooalp», n.5, 2008, 22-29. dotti agricoli e non solo residui.

20 21
Molte grandi aziende agricole ormai calmie- no le aziende locali più piccole. Aziende di- mini di geografia. Se mezzo secolo fa il latte dei prezzi della lana, nella seconda metà
rano il mercato producendo energia. Il pae- mensionate per costruire delle filiere corte veniva quasi totalmente lavorato nei luoghi dell’Ottocento, dettato da un mercato
saggio sembra rimanere quello della fine del della carne e dei prodotti caseari, come l’a- di produzione, oggi invece è sottoposto a sempre più globale, metterà in crisi un im-
Novecento, ma in realtà su quei campi non si zienda Battaglia a Carlino.141516 lunghi viaggi che lo portano in pochi e spe- portante sottoprodotto dell’allevamento
produce più cibo.13 cializzati caseifici. La produzione delle latte- ovino.
La localizzazione della produzione della car- Quello che emerge comunque, dal confron- rie locali è ben poca cosa se paragonata con Verso la metà dell’Ottocento, all’ostraci-
ne bovina subirà nel ventennio a venire delle to tra i censimenti, è che il numero di bovini quella del Novecento. smo nei confronti dell’allevamento di peco-
grandi trasformazioni. Se oggi abbiamo po- è sostanzialmente costante negli ultimi due- Diverso è invece è il popolamento delle pe- re con la pratica della transumanza giorna-
chi comuni fortemente attrezzati con grandi cento anni, nonostante la popolazione sia core sul territorio provinciale. Come abbia- liera, fu affiancato qualche esperimento di
stalle dedicate alla grande distribuzione, è aumentata. Il carico territoriale dei bovini si mo visto, lo sviluppo contenuto dell’alleva- allevamento in stabulazione fissa degli ovi-
probabile che nel prossimo futuro aumenti- è invece modificato in modo radicale in ter- mento bovino ha di fatto provocato la crisi ni. A San Giovanni di Casarsa Paolo Giugno
di quello ovino sottraendo superfici al pa- Zuccheri tentò l’allevamento in stalla di una
BOVINI BOVINI BOVINI BOVINI BOVINI BOVINI
176813 1868 2010 176813 1868 2010
scolo brado. In montagna invece le pratiche trentina di pecore per lo più feltrine. Que-
del pascolo hanno abbandonato i versanti ste furono alimentate con fieno, crusca,
MANIAGO 1012 1131 19 BUDOIA 625 861 505
più ripidi provocando un progressivo rim- ma anche «foglia di pioppo fasci 350 che
ANDREIS 220 346 0 CANEVA 352 1297 599
boschimento. La disaffezione ai prodotti dedotto il ricavo della legna, restano di co-
ARBA 373 384 244 POLCENIGO 962 1144 400 caseari pecorini e la crisi nella richiesta del- sto cent.3 l’uno»18. Parte del latte prodotto
BARCIS 272 334 13 SAN VITO T. 1232 1529 1275 la lana ha ridotto molto il significato di que- dal gregge degli Zuccheri fu utilizzato per
CAVASSO NUOVO 411 477 113 ARZENE 382 397 200 sta forma di allevamento. Nel 1768, in un produrre formaggio pecorino «ad uso di
CIMOLAIS 375 418 44 CASARSA 676 573 4 momento in cui l’allevamento delle pecore Villaorba», mentre un terzo di questo fu
era già in crisi, i capi censiti erano 37.848, aggiunto al latte vaccino per produrre for-
CLAUT 375 450 239 CHIONS 913 1015 1415
nel 1868 29.245 e nel 2010 solo 3.548. maggio19.
ERTO 249 622 28 CORDOVADO 307 436 389
Ancora oggi nell’ambiente scientifico alber-
FANNA 452 508 0 MORSANO 407 719 824 ga la convinzione che l’allevamento delle Oggi le pecore si concentrano lungo la fa-
FRISANCO 496 600 0 PRAVISDOMINI 235 474 609 pecore fosse poco diffuso in montagna: scia della pedemontana occidentale, ma
VIVARO 623 604 8 SAN MARTINO 420 455 267 «l’allevamento ovino rimase prerogativa i motivi di un rinato interesse per questo
PORDENONE 1013 957 4 SESTO AL R. 663 1310 428 dei territori pianeggianti, in quanto la pe- allevamento seguono modalità del tutto
AVIANO 1459 1500 4212 VALVASONE 141 445 60
cora consentiva di ottimizzare lo sfrutta- nuove.
mento dei prati stabili dopo lo sfalcio»17. Le I due principali allevatori di Aviano, infatti,
AZZANO DECIMO 961 970 1167 SPILIMBERGO 834 1344 1091
indagini condotte sulla Val Meduna a par- ormai da molti anni applicano le modalità
CORDENONS 715 900 517 CASTELNOVO 1219 745 15 tire dal Cinquecento dimostrano, invece, della transumanza e tengono gli animali in
FIUME 500 464 707 TRAVESIO 14
418 1120 come fosse molto più diffusa la pecora che i paese per un breve periodo. La mancanza
FONTANAFREDDA 355 1218 828 CLAUZETTO 1523 288 46 bovini e come l’allevamento fosse per lo più di praterie pubbliche li ha convinti a strut-
MONTEREALE 658 1161 2752 VITO D’ASIO 15
516 22 brado. Non abbiamo dati censuari di queste turare l’allevamento con lunghe direttrici
PASIANO 820 1312 844 MEDUNO 337 1261 519
pratiche, ma l’anagrafe veneziana del 1768 di transumanza che portano le due greggi,
ci mostra un ambiente che stava già imple- che oggi contano più di un migliaio di capi,
PORCIA 1075 1028 507 PINZANO AL T. 680 596 111
mentando l’allevamento dei bovini in valle. fino al centro della Carnia.
PRATA 712 517 1616 S. GIORGIO 90616 863 2320
La crisi della pecora è stata causata da pro- L’aumento del numero di capi allevati a
ROVEREDO 264 438 36 SEQUALS 952 934 893 cessi legati al gusto e alla propaganda di partire dal 2010 a oggi dimostra come la
S. QUIRINO 242 639 2320 TRAMONTI 487 475 0 cibi prodotti con tecniche moderne. Come richiesta di ovini da parte del mercato stia
DI SOPRA
ZOPPOLA 1054 998 739 si vedrà per Marsure, l’azione delle Catte-
TRAMONTI
SACILE 887 1283 370 DI SOTTO 6 572 6 dre ambulanti e dell’Associazione Agraria
  Non è di scarso interesse la documentazione di
18

TOTALE 30116 39122 30980


Friulana finiranno per trasformare l’econo-
BRUGNERA 284 1186 533 questa pratica di raccolta della frasca di pioppo per
mia delle famiglie di contadini. Il crollo poi ottenere cibo per gli animali e fascine per le famiglie di
contadini.
  Rilevato con Castelnovo del Friuli
14

  Archivio di Stato di Venezia, Anagrafi di tutto lo Stato


13
  S. Loszach, S. Menegon, E. Pastore, S. Bovolenta, L’alle-
17
  P. G. Zuccheri, Allevamento della pecora stazionaria,
19
  Rilevato con Clauzetto
15
della Serenissima Repubbica di Venezia, Volume quinto, vamento ovino e caprino sulla montagna del Friuli Venezia «Bollettino dell’Associazione Agraria Friulana», A. III, n.
1768.   Contiene anche i valori di Gradisca di Spilimbergo
16
Giulia, «Quaderno Sozzoalp», n.4, 2007, 51-62 12-15, 6 giugno 1858, 49-52

22 23
PECORE PECORE PECORE PECORE PECORE PECORE stagione di sviluppo dell’allevamento ovino. dini ad abbandonare il formaggio bovino a
1768 1868 2010 1768 1868 2010
Ma oltre alle nuove richieste delle popola- causa delle sempre più diffuse intolleranze
MANIAGO 1970 840 15 BRUGNERA 93 339 0
zioni immigrate c’è anche una nuova richie- al latte vaccino.
ANDREIS 475 110 0 BUDOIA 920 1319 610 sta locale di carne di qualità. In questo senso va letta anche l’evidente
ARBA 315 251 0 CANEVA 302 767 8 A Budoia si è recentemente costruito un espansione dell’allevamento della capra in
BARCIS 358 148 80 POLCENIGO 1067 930 4 gregge di circa un migliaio di pecore della Friuli Occidentale. Il solito confronto con i
CAVASSO SAN VITO T. 1202 1086 25 speciale razza alpagota molto richiesta dal censimenti storici mette in evidenza come
86 90 0
NUOVO circuito della ristorazione veneta dopo che storicamente le capre venissero usate per
ARZENE 281 305 0
CIMOLAIS 43 159 0 l’agnello dell’Alpago è diventato un presidio sfruttare pascoli ripidi e magri delle zone
CASARSA 854 247 0
CLAUT 237 62 0 di Slow-Food23. In questo caso l’allevamento montuose in Valcellina, nella pedemonta-
CHIONS 244 427 47 è a stabulazione fissa e usufruisce delle am- na calcarea e nell’erosissima Val Meduna.
ERTO 183 438 0
CORDOVADO 262 274 0 pie risorse foraggere provenienti dai campi Oggi invece la distribuzione geografica e le
FANNA 105 149 0
MORSANO 566 753 8 non irrigati della pedemontana. Campi che strategie di allevamento sono del tutto cam-
FRISANCO 2703 162 0
PRAVISDOMINI 93 223 0 negli ultimi anni non sono stati riconvertiti biate. Per esempio a Tramonti, dove stava la
VIVARO 1206 473 5
SAN MARTINO 174 354 0
al seminativo. In questo speciale caso, que- maggior concentrazione di capre, oggi non
PORDENONE 689 467 0 ste nuove forme di allevamento per la carne ce ne sono più e nei luoghi dove sono ancora
SESTO AL R. 1161 676 9
VALLENONCELLO 164 105 0 permettono di conservare ed evolvere un presenti, come ad Aviano, non si nutrono più
VALVASONE 235 413 0 carattere tradizionale del paesaggio. dei pascoli magri e aridi, ma vengono alleva-
AVIANO 4300 4370 2000
SPILIMBERGO 735 761 130 Una terza tendenza dell’allevamento ovino te in stalla con foraggi che provengono dai
AZZANO
393 1030 7 in Friuli Occidentale è quella che ha visto campi in piano.
DECIMO CASTELNOVO 618 538 0
CORDENONS 460 562 0 TRAVESIO 20
152 0 nascere recentemente alcuni microcaseifici Più ancora che per la pecora, con la capra
FIUME 55 131 0 CLAUZETTO 2507 333 0
in montagna. Nelle pagine successive docu- si assiste negli ultimi anni a un’espansione
mentiamo le esperienze di Tramonti (fatto- dell’allevamento sostenuta da una richiesta
FONTANAFREDDA 719 310 0 VITO D’ASIO 21
1105 110
ria Sottosopra, Borgo Titol), i pastori sardi locale supportata da un cambiamento nel
MONTEREALE 1291 1496 300 MEDUNO 748 746 9
a Campone e a Clauzetto che si pongono gusto del cibo nella società contempora-
PASIANO 552 515 0 PINZANO AL T. 157 244 4 come alternativa alle tradizionali latterie nea24. Soprattutto le esperienze di Cipolat
PORCIA 827 170 0 S. GIORGIO DELLA
835 757 0
sociali costruendosi una distribuzione locale a Castello d’Aviano e di Fabee a Bagnarola
RICHINVELDA e a chilometro zero, che prevede la gestio- dimostrano come i nuovi prodotti siano il
PRATA 623 294 7
ROVEREDO 894 30 0
SEQUALS 272 364 0 ne di greggi da un centinaio di capi. Greggi frutto anche di una nuova e diversa ricerca
TRAMONTI
1763 1006 40
destinate a non crescere troppo, ma capaci di cibo da parte dei consumatori. Eppure
S. QUIRINO 1508 332 0 DI SOPRA di restaurare ambienti che erano già in fase nell’Ottocento la propaganda per smettere
ZOPPOLA 444 1039 0 TRAMONTI
1972 1115 120 postcolturale. l’allevamento della capra era stata fortis-
DI SOTTO
SACILE 187 278 10 È interessante notare come la pecora si stia sima. Le capre venivano descritte come se
BRUGNERA 93 339 0 TOTALE 37848 29245 3548 riappropriando di spazi che nell’Ottocen- fossero all’origine del dissesto idrogeologi-
to erano stati dedicati ai bovini. Non va poi co della montagna. In un numero del 1850
aumentando. Infatti va notato che la prati- la riscoperta culturale di cibi tradizionali sottovalutata questa capacità di maggiore de «L’Alchimista», Giambattista Lupieri met-
ca della transumanza costringe ad abban- come la peta e la pitina22, ma anche per il adattamento dell’animale al pascolo in am- teva in guardia dall’attribuire solo alle capre
donare la pratica della produzione del latte fatto che lo sviluppo di macellerie islamiche bienti morfologicamente complessi e quindi il cattivo stato dei boschi friulani25. Gli abusi
e dei prodotti caseari concentrando l’attivi- nella provincia sta aumentando la richiesta un ripristino di pratiche antiche. Di non poco perpetrati dall’uomo erano la vera causa del-
tà dell’azienda sulla produzione della carne. di agnelli da macellare. Nuove tradizioni conto è anche, ancora una volta, il cambia- la crisi del sistema boschivo e le capre che
Questo è un segno di grande novità rispet- alimentari stanno supportando una nuova mento dei gusti che ha portato molti citta- entravano in bosco erano spesso accompa-
to al passato. 2021 gnate da persone prive di scrupolo.
La carne di pecora torna a essere nuova-
mente apprezzata sulle tavole attraverso 22
  Prodotti tipici della Val Tramontina: pitina, formai dal 23
 Vedi L’allevamento ovino nella montagna veneta: tradi- 24
  R. Valusso, M. Morgante, E. Piasentier, I formaggi
Cit e erbetìnes, Tramonti di Sopra, Pro Loco, 2009; La zione e innovazione, a cura di E. Pastore, Legnaro, Veneto
caprini del Friuli Venezia Giulia: la caciotta, «Notiziari
Pitina, prodotto culturale: ricettario. Origini e gusto di un Agricoltura, 2007; Programma Bionet. Rete regionale per
ERSA», n. 5, 2002, 29-32
prodotto tradizionale antico reinterpretato dai ristoratori la conservazione e caratterizzazione della biodiversità di
  Rilevato con Castelnovo
20
del territorio, a cura di C. Aviani, Maniago, Lis Aganis. interesse agrario. Gruppo lavoro ovini, Legnaro, Veneto 25
  G. Lupieri, Sul degrado dei boschi nella Carnia attribuito
  Rilevato con Clauzetto
21
Ecomuseo Regionale delle Dolomiti Friulane, 2013 Agricoltura, 2014 alle capre, «L’Alchimista», A. I, n. 42, 251-253

24 25
2728

CAPRE CAPRE CAPRE CAPRE CAPRE CAPRE MAIALI 1868 MAIALI 2010 MAIALI 1868 MAIALI 2010
1768 1868 2010 1768 1868 2010
MANIAGO 131 12312 BUDOIA 118 22
MANIAGO 191 19 71 BUDOIA 222 67 15
ANDREIS 6 CANEVA 182 20
ANDREIS 358 197 0 CANEVA 60 18 83
ARBA 28 POLCENIGO 145 53
ARBA 0 0 0 POLCENIGO 200 51 134
BARCIS 2 3 SAN VITO T. 859 2980
BARCIS 632 491 0 SAN VITO T. 13 4 8
CAVASSO NUOVO 25 890 ARZENE 72 6450
CAVASSO NUOVO 0 0 0 ARZENE 0 6 0
CIMOLAIS 6 CASARSA 253
CIMOLAIS 356 311 0 CASARSA 3 0 0
CLAUT 13 CHIONS 339 764
CLAUT 355 860 0 CHIONS 0 1 105
ERTO CORDOVADO 113
ERTO 297 736 70 CORDOVADO 0 0 0
FANNA 58 MORSANO 262 2264
FANNA 0 8 94 MORSANO 0 2 0
FRISANCO 8 75 PRAVISDOMINI 147
FRISANCO 298 220 3 PRAVISDOMINI 0 0 0
VIVARO 89 11735 SAN MARTINO 141 4709
VIVARO 3 0 5 SAN MARTINO 0 0 0
PORDENONE 212 SESTO AL R. 299 2880
PORDENONE 0 1 0 SESTO AL R. 0 5 8
VALLENONCELLO 60 VALVASONE 138 1210
VALLENONCELLO 0 5 0 VALVASONE 0 17 0
AVIANO 380 15294 SPILIMBERGO 195 12168
AVIANO 196 290 70 SPILIMBERGO 0 0 0
AZZANO DECIMO 467 18 CASTELNOVO 248
AZZANO DECIMO 3 9 18 CASTELNOVO 611 64 0
CORDENONS 28 25 TRAVESIO 17 253
CORDENONS 0 2 13 TRAVESIO 27
1 68
FIUME 10 15491 CLAUZETTO 43
FIUME 0 0 0 CLAUZETTO 906 59 0
FONTANAFREDDA 137 600 VITO D’ASIO 66
FONTANAFREDDA 0 0 0 VITO D’ASIO 28
743 0
MONTEREALE 177 9004 MEDUNO 143 10
MONTEREALE 72 37 0 MEDUNO 349 204 43
PASIANO 297 550 PINZANO AL T. 6 5
PASIANO 0 1 0 PINZANO AL T. 0 32 120
PORCIA 230 6124 S. GIORGIO DELLA
PORCIA 0 0 0 S. GIORGIO DELLA 184 13143
0 0 5 RICHINVELDA
RICHINVELDA PRATA 215 890
PRATA 0 2 0
SEQUALS 132 1
SEQUALS 0 0 0 ROVEREDO 58
ROVEREDO 0 0 4
TRAMONTI
TRAMONTI S. QUIRINO 102 54918 6 15
S. QUIRINO 0 0 0 1230 1654 0 DI SOPRA
DI SOPRA
ZOPPOLA 460 859 TRAMONTI
ZOPPOLA 4 10 6 TRAMONTI 20 10
1501 727 0 SACILE 180 1818 DI SOTTO
SACILE 0 26 0 DI SOTTO
BRUGNERA 156 244 TOTALE 7663 177807
BRUGNERA 0 1 0 TOTALE 7860 6881 943

La legge del 1811 per la protezione dei bo- Moreschi nella sua relazione del 1908 ricorda- Più o meno nello stesso periodo altri agrari un centinaio di capi innestando una inedita
schi era stata provvidenziale, ma scaricare va come: «della capra si vollero vedere fin qui i ammettevano l’utilità della capra solo per le transumanza verticale tra la sede invernale
ogni responsabilità per i danni sulle capre danni, esagerandoli; l’utile si disse trascurabile, popolazioni più povere.30 del gregge a Coltura e la sede estiva a mal-
poteva mettere in crisi una delle fonti di red- perché minimo. Della carne e del latte non si ga Fossa de Bena, un migliaio di metri più
dito della montagna friulana: «le capre non volle tener conto. Ma l’ostacolo grave al suo Se è vero che le capre sono tornate a popola- in alto. Anche i prodotti sono molto diversi,
possono togliersi alla stessa, senza aggrava- prosperare è uno solo: l’inimicizia dei forestali, re la pedemontana, ci si accorge che i carat- De Conti e Zannier a Pinzano producono
re immensamente la condizione del povero, che ne invocarono senz’altro la distruzione»29. teri imprenditoriali delle diverse esperienze caciotte tradizionali mentre Cipolat e Fabee
senza recare danno rimarchevole al paese, imprenditoriali non sono omogenei. A chi tentano esperimenti produttivi che richia-
ingiustizia ai censiti, oltraggio alla provvi- alleva gli animali in stalla si contrappone chi mano la tradizione casearia francese.
denza»26.   Considerato con Castelnovo
27
come Giovanni De Conti a Polcenigo alleva In ogni caso, capre e pecore sembrano de-
  Considerato con Clauzetto
28 stinate ad aumentare sul territorio soprat-
 Idem, Se le capre possano e debbano essere preservate
26
  B. Moreschi, Le capre nei rapporti con l’agricoltura,
29
  E. Voglino, La questione delle capre, «Bullettino
30 tutto in relazione alla produzione casearia le
nella Carnia, «L’Alchimista Friulano», A. IV, n. 21, 1853, «Bullettino dell’Associazione Agraria Friulana», S. V, V. dell’Associazione Agraria Friulana», a. 50, 1905, n.10- prime, e per la carne le seconde. La retorica
163-165 25, 1908, n. 8-10, 251-264 12, 243-245 della lotta accesa alla fine dell’Ottocento da

26 27
forestali e Associazione Agraria Friulana LA PRODUZIONE CASEARIA era una pratica famigliare e non si riusciva vano col dito la temperatura del lat-
sembra ormai archiviata. Ormai non ci sono a commercializzare i prodotti perché non te; così ne risulta che i nostri burri e i
più gli antichi tabù su questo tipo di alleva- Alla metà dell’Ottocento le condizioni della esistevano tecniche di stagionatura. Ancora nostri formaggi son pochissimo noti e
mento. produzione casearia in provincia di Udine sul finire dell’età di antico regime i formaggi meno pagati. E difatti nessuno o solo
Per i suini le considerazioni sono del tutto erano disastrose: «Nella pianura la produ- non riuscivano a raggiungere i mercati più qualche rarissimo fabbricatore di lat-
opposte. Mancano i dati dell’anagrafe ve- zione di butirri può appena bastare ai biso- lontani. La grande produzione tramontina ticini delle nostre montagne può far
neziana del 1768 ma dai successivi censi- gni delle famiglie proprietarie di bestiame. riusciva a essere un bene da scambiare con viaggiare per alcune settimane il suo
menti ci sembra di poter cogliere altri ele- Formaggi non se ne producono, e solo i ca- prodotti, vino e biade, ma il formaggio peco- burro, certo che non arriverà rancido
menti di interesse. ciuoli pecorini dei paesi fra Udine e Codroi- rino nel XVII secolo doveva essere confezio- a sua destinazione; nessuno fra essi,
Nel 1868 i maiali erano distribuiti in modo po meritano di essere ricordati più per la nato in salamoia in barile per poter essere prendendo una forma di cacio, prima
omogeneo nel territorio del Friuli Occiden- loro bontà, che per la quantità della produ- consumato a Venezia o nelle galee dirette di aprirla, sa dirvi se esso appartiene
tale, a parte le zone di montagna dove il nu- zione»31. Infatti, come abbiamo visto, i paesi in Oriente. Per poterlo commercializzare a quel tipo e possiede quelle speciali
mero di capi si riduceva drasticamente: ad dell’alta pianura arida avevano un numero poi bisognava costruire una rete di vendita qualità, che, per la provenienza sua e
Andreis e a Cimolais erano solo 6, a Barcis consistente di ovini e la loro economia era e questo non era per nulla facile. pel modo di fabbricazione, dovrebbe-
2, a Erto nessuno. In Val Cellina solo a Claut segnata dalla cronica mancanza di acque che Nella seconda metà dell’Ottocento il for- ro spettargli. (…) qualunque ne sieno
ne venivano censiti 13. In realtà pochissimi. impediva qualsiasi riforma agraria. maggio di vacca stagionata cominciò ad af- le cause, il prodotto dei nostri latticini
In tutta la Val Colvera erano solo 8 mentre La carenza dell’acqua impediva di ampliare fermarsi e le osservazioni sui prezzi al mer- non è quello che dovrebbe essere, e
a Tramonti di Sopra erano solo 6 e nella villa il numero degli animali allevati: «Attingo- cato di Udine dei formaggi ci informano che che la lattifera, nella montagna friula-
di Sotto e di Mezzo venti. no l’acqua con gran fatica da profondissimi tra quello di pecora e quello di vacca non na, non è (generalmente) un’industria,
Era più facile allevare maiali dove c’erano pozzi; e di questi molte ville ne sono prive, c’era una grande differenza di valore: ma un empirismo.35
abbondanti sovrapproduzioni, mentre in trasportando, e conservando nelle botti
ambito alpino il maiale non poteva essere l’acqua per loro bevanda. Per abbeverare Formaggio di vacca duro 3.10-2.90 Si tratta di una critica durissima opposta alla
alimentato con prodotti che potevano es- gli animali, non hanno altre acque, fuorché Formaggio di vacca molle 2.10-1.90 retorica contemporanea che ha costruito
sere mangiati dalla popolazione locale. alcuni stagni, in cui raccolgono le acque pio- Formaggio di pecora duro 3.10-2.90 un’aura atemporale di qualità attorno al for-
La montagna non possedeva una tradizione vane, la maggior parte della State guaste, e Formaggio di pecora molle 2.10-1.9034 maggio di malga e al Montasio in particolare.
di allevamento e trasformazione dei suini e corrotte»32. Nella seconda metà dell’Ottocento le mal-
le attuali “moderne tradizioni”, come quel- Nell’Ottocento lo sviluppo di sistemi moder- Il formaggio duro prodotto in pianura era ghe della Carnia, più facili da raggiungere,
la di Sauris, sono del tutto inventate. Nel ni di trasformazione delle risorse e di pro- abbastanza apprezzato, ma se dobbiamo erano monticate prevalentemente con bo-
1868 a Sauris c’erano solo 18 maiali distri- duzione era al centro dell’attenzione: «L’in- credere a Giovanni Marinelli, quello delle vini, ma sopravviveva l’abitudine di ricevere
buiti in 17 famiglie. dustria del caseificio rimane fra di noi in uno malghe che si stavano riconvertendo nella «capre, pecore e montoni, destinati a utiliz-
L’altro elemento di interesse è l’espansione stato di stazionarietà mortificante, e la sta- produzione del latte vaccino era di bassa zare l’erba nei pascoli inaccessibili agli altri
dell’allevamento suino in provincia anche zionarietà nell’epoca nostra è regresso»33. qualità: animali»36. Questo voleva dire produrre un
grazie alla ricca richiesta prodotta dai pro- I prodotti caseari sono molto cambiati nel formaggio di latte misto tanto che Magrini
sciuttifici di San Daniele. Altrimenti non si tempo e molto spesso la retorica della tra- Siccome poi tali proprietari son pochi si immaginava che «nelle maghe di Carnia,
giustificherebbe l’enorme aumento di capi dizione tende a nascondere la loro moder- e la generalità invece prosegue nel- sempre si preferirà, io credo, il formaggio
passati dai 7.663 del 1768 ai 177.807 del nità e novità. La produzione del formaggio la coltura delle malghe con sistemi mezzo grasso, pecorino, da tavola».
censimento del 2010. preadamitici, rimettendosi a casari L’attività di malga che si stava progressiva-
Nella pianura la presenza dei maiali è pas- ignoranti e superstiziosi, che curano mente trasformando, dava vita a esperienze
sata da un disegno omogeneo e ben distri- 31  Statistica Pastorale. Annotazioni della Giunta di Stati- le vacche malate cogli esorcismi, e casearie del tutto nuove. Gli esperimenti di
buito sul territorio a un disegno polifocale stica per la Provincia di Udine, «Bollettino della Associa- contro le folgori e le streghe elevano monticazione prodotti dagli allevatori della
zione Agraria Friulana», n.17-18, 25 settembre 1869,
che si regge su alcuni grandi allevamenti: all’ingresso delle malghe alcune stan-
516
12.312 capi a Maniago, 11.735 a Vivaro, ghe coi relativi amuleti, e dei quali,
32  A. Zanon, Dell’agricoltura, dell’arti, e del commercio in 35
  G. Marinelli, Le casere in Friuli secondo la loro altezza
15.294 ad Aviano, 12.168 capi a Spilimber- ben s’intende non avendo mai visto
quanto unite contribuiscono alla felicità degli Stati, Vene- sul livello del mare, «Bullettino della Associazione Agra-
go, 15.491 a Fiume Veneto, 13.143 capi a zia 1763, L, 150 un termometro, i più intelligenti pro- ria Friulana», S. III, vol. III, n. 20, 10 maggio 1880, 155.
San Giorgio della Richinvelda, fino all’alta
33  Statistica Pastorale. Annotazioni della Giunta di Stati- 36
  A. Magrini, Sull’opportunità o no di adottare nelle mal-
concentrazione di capi negli allevamenti stica per la Provincia di Udine, «Bollettino della Associa- 34  Prezzi dei cereali e di altri generi di consumo, «Bulletti- ghe i sistemi preferiti nelle latterie per la fabbricazione dei
negli ex magredi di San Quirino con 54.918 zione Agraria Friulana», n. 17-18, 25 settembre 1869, no della associazione agraria friulana», S. III, V. III, n. 12, latticini, «Bullettino della Associazione Agraria Friula-
maiali. 516 22 marzo 1880, 96 na», V. II, n. 8, 30 aprile 1885, 130-134

28 29
pieve d’Asio diedero vita a un famoso for- cio. Nella predella, su cui posa lo stam- che chiama ottimi perché vecchi, i me- alla stagionatura e i più diffusi formaggi tene-
maggio, quello asìno, sul quale esiste oggi una po, avvi un canaletto incavato per cui dici l’amicizia e il vino. ri in salamoia:
mitologia poco confrontata con i dati storici. corre lo siero, se mai entro ancora ne
Per fortuna nel numero venti de «L’Amico del fosse imprigionato. Ci sembra poi interessante riportare un’altra I prodotti che si ritraggono sono for-
Contadino» del 1842, uscì un importante raccomandazione del prete Rizzolatti: «per maggio fatto a fuoco o ad acqua, butir-
saggio sull’asìno, che possiamo considerare il Il processo era molto empirico e legato a così avere il buon asìno, fa duopo che il latte non ro e ricotta. Formaggio fatto a fuoco
primo tentativo di definire i caratteri e le mo- tanti fattori, sia solo di vacca, ma una porzione di capra, il è quello che in commercio si conosce
dalità di produzione di questo speciale for- che gli dà un gusto delicato». col nome di formaggio da tola, e che
maggio. Sappiamo che questo formaggio era che un fabbricatore bravo di fare il for- Quindi il formaggio asìno era ottenuto da lat- trasportato dalla montagna dopo
rinomato presso le «mense agiate, maritan- maggio su di una montagna, sgarra in te crudo, aveva un aspetto morbido, per lo più compiuta la monticazione, si conserva
dola alla frutta»37. Si trattava di un formaggio un’altra, nonché nella medesima monta- conservato in salamoia, ed era tagliato con il benissimo un anno, due ed anche tre.
prodotto durante la fase della monticazione gna in altra stagione. Asciugato e tratto latte di capra. Quello realizzato con il latte Formaggio ad acqua è quello gonfio,
estiva promossa dai pastori della pieve di dallo stampo lo si asperge di sale; e pre- caldo, invece, aveva la capacità di stagionare bucherato che si mangia fresco e si tra-
Asio che «furono i primi a fabbricarlo, quando sto passa alla fermentazione e in breve e si chiamava “pezzano”. In malga, il formaggio sporta dalla montagna settimanalmen-
nei mesi di giugno, luglio e agosto, conducono è maturo, e per questo viene detto an- in salamoia non poteva fermarsi molto e quin- te per smerciarlo tosto, oppure si mette
il loro armento a pasturare sui monti». Erano che formaggio fresco. Ma perché abbia di le portatrici dovevano provvedere a farlo in conserva nelle salamoje, ove si tiene
quindi operazioni che si svolgevano lontane il vero sapore, è necessario coglierlo scendere verso il paese per immergerlo nella cinque o sei mesi al più. (…) Più profit-
dal villaggio e a leggere sembra che non fos- nel suo punto; e corre la stessa vicenda salamoia che ogni famiglia custodiva gelosa- to ritraesi dal formaggio fatto a fuoco:
sero nemmeno tanto facili: delle cose belle; se è di fresca data, non mente. Un altro documento rende evidente però vi sono certe montagne esposte a
ha sapore, ed è insipido, e se stantio, ti questa tradizione e ci ricorda che il formag- maggior calore, in cui difficilmente rie-
Appena munto il latte, si versa in una disgusta per quell’agrezza che ti punge gio delle malghe veniva portato a valle «d’or- sce ed è d’uopo adottare la fabbricazio-
tinozza, o mastella, e col caldo natura- la lingua. dinario entro la seconda metà di settembre. ne del formaggio ad acqua40.
le, mediante il presame, si rapprende. Non avvi certo indizio per conoscere Se poi il formaggio vien fatto ad acqua, ossia
Rappreso, con un bastone alla cui estre- all’esterno il buono dal meno buono formaggio fresco (asìno), da riporsi nelle sa- Una descrizione successiva distingue i for-
mità avvi un piccolo disco o taglieretto formaggio asìno. Alle volte t’incanta al lamoje vien ritirato dalle maghe ogni quindici maggi tradizionali di montagna:
conficcato, che chiamano torlo, a poco a bello aspetto, poiché morbido al tatto, giorni»38.
poco lo dividono, e lo sminuzzano sen- senza crepature, elevato ai fianchi, ma Se l’asìno era fatto per lo più con latte vaccino vi si fabbricano tre sorta di formaggi,
za agitarlo. Perché poi la pasta acquisti poi tagliato lo trovi con mille magagne. nei comparti meno ripidi della pieve d’Asio e cioè ad acqua, a fuoco e misto, ossia per
una consistenza, spargono sulla super- (…) Quello poi è il migliore, tagliato che della Carnia, nella maggior parte delle mal- acqua e fuoco. Il primo conosciuto sotto
ficie acqua calda, che non sia passata sia, che ha un colore che si avvicina ghe che erano state costruite nelle Prealpi il nome di fresco o di asìno riesce mol-
alla bollitura, ma che entro possa, senza all’arancio, che ha i bucchi lontani dalla Carniche a partire dalla fine del XVII secolo to grasso e delicato; non è serbevole,
sentire molestia, reggere la mano. Indi crosta, rari, ampi e bislumghi, anzi che si ospitavano pecore e si produceva pecorino è perciò messo in commercio appena
lo agitano, lo rimenano spesso e forte, molti, minuti ed ovati. tenero o stagionato: «dai nostri monti Casoni asciugato sulle piazze di Udine e di Ve-
onde purgare la pasta dal siero, fin a Tal cacio, poiché presto viene a matu- si estrae il migliore de’ formaggi che si consu- nezia, e parte se ne esporta a Trieste. Il
tanto che strette quelle particelle che rità, non conta lunga vita; se già non lo mano in provincia sotto il nome di pecorino; secondo si conserva per uno o più anni
nuotano sparpagliate, entro la mano getti nelle salamoje; ma corre pericolo dai nostri monti casoni si ricava il formaggio e si mette in commercio sotto il nome di
si uniscano, e reggano sulle dita senza di sfasciarsi, benché posto in sacchetti, fresco che si consuma durante l’estate in Pro- formaggio dolce o di Montasio; il terzo,
rompersi, e sgretolarsi. Ciò eseguito o di impregnarsi di un odore e di un sa- vincia ed anco fuori; dai nostri monti casoni si riesce di qualità inferiore, meno grasso,
lo lasciano calare a fondo, dove con la pore disgustosissimo, che noi chiamia- estrae il formaggio salato od asìno, e le deli- ed è per la massima parte passato alla
mano sinistra ferma, e con la destra pie- mo scarpet. cate ricotte, ed una buona quantità di butirro salamoia e consumato in paese.41
gata in arco, si va a poco a poco unendo Riesce eccellente tanto se è posto nel- fresco»39.
la pasta, procurando di spogliarla dallo le salamoie come se lo conservi a sec- Una descrizione praticamente coeva ci ricor-
siero, e poscia ammassata la levano di co, purché vinca la prova di un tanto da la bipartizione tra formaggi duri destinati
  Sistema di condotta dei pascoli montani nella Carnia,
40
colpo, e la gettano nello stampo, o tal- pericolo. Il formaggio fabbricato a fuo- «Bollettino della Associazione Agraria Friulana», n.46,
co nella montagna che chiamasi Pez- 38
  L. Micoli Toscano, L’industria dei latticini in Friuli, «Pa- 27 giugno 1857
37
  G. B. Rizzolatti, Sul formaggio Asìno, «L’Amico del zano viene tardi alla fermentazione, gine Friulane», A. IX, n. 2, 16 aprile 1896, 17-21 41
  Statistica Pastorale. Annotazioni della Giunta di Statisti-
Contadino», A. I, n. 10, 1842, 59-160. Rizzolatti era ar- e si conserva da una stagione all’altra, 39
  Della pastorizia in Carnia, «Bollettino della Associa- ca per la Provincia di Udine, «Bollettino della Associazio-
ciprete di Clauzetto. dimodoché ha un posto nel proverbio, zione Agraria Friulana», A. II, 17 agosto 1857, 192 ne Agraria Friulana», n.17-18, 25 settembre 1869, 516

30 31
Questa tripartizione del formaggio di area da latte, onde avere grosse forme di formag- piana, dove in questi ultimi anni le latterie ti50. Le iniziative per riconoscere il formag-
alpina ci viene confermata anche da Tonizzo gio fabbricato con latte fresco, per un certo sono sorte proprio come i funghi, e molte gio cotto in monte con la legna, prodotto in
nella sua descrizione delle malghe pordeno- numero di giorni, si cedono l’una l’altra a vi- volte più per rivalità paesana, per senti- caseifici che nulla avevano a che fare con
nesi del 1903: cenda tutto il latte che mungono, tenendo menti di stretto campanilismo, che per pre- le più moderne strutture richieste da Asl
conto della misura, per poter poi restituirlo cisa nozione»48. e Unione Europea, hanno permesso di co-
I formaggi, mancano di tipo costante e agli altri allo stesso scopo. Negli altri pae- dificare uno standard che sembra contrap-
bene spesso di pregi intrinseci. si invece ognuno pensa per sé, e quindi le Oggi invece le malghe si sono ridotte in porsi al processo di evoluzione dei prodotti
Si possono dividere in : forme del formaggio sono assai piccole, o modo evidente, provocando perdite pae- che abbiamo fin qui descritto51. Un nuovo
1. Formaggio dolce (sutt). volendo unire il latte di due tre giorni, que- saggistiche ormai irrecuperabili, mentre le e diverso fenomeno prodotto da studi che
2. Formaggio salato (salàt), sto inacidisce o poco o troppo, e il formag- latterie turnarie si sono del tutto estinte. hanno un carattere scientifico molto spic-
3. Formaggio da frutta (asin).42 gio che ne vien fuori è di pessima qualità»45. Mentre per quest’ultime si è potuto fare cato è quello che prefigura il recupero di
Per alzare la qualità del formaggio era indi- poco, trasformandone alcune in latteria co- complessi malghivi in area alpina, non più
All’inizio del Novecento, in molte casere si spensabile modificare le modalità di produ- operativa e/o sociale, per le malghe ci sono monticati con bovini, come spazi per inizia-
produceva sia formaggio salato che duro, a zione e i primi esperimenti di caseificazione state moltissime azioni per garantire un mi- re nuove forme di allevamento con ovini e
Casera Teglara «si fa metà formaggio mon- sociale vennero presto esaltati come una nimo di sopravvivenza di questa pratica. Si caprini. Nel fare queste previsioni ci si di-
tasio comune, e metà formaggio di salamoia; soluzione. Nel 1885 l’Associazione Agraria può persino dire che l’impegno di Regione, mentica però che la costruzione di quelle
nel luglio 1907 la produzione era di tre for- Friulana aveva iniziato a divulgare le prime Provincia e Comuni per tutelare la conti- praterie artificiali era stata promossa pro-
me al giorno, cioè circa 20 chilogrammi»43. esperienze di latterie turnarie in Friuli con nuità di questa pratica è stato maggiore al prio dall’espansione della pastorizia ovi-ca-
il Congresso provinciale di latterie tenuto- profitto espresso da questa attività econo- prina a partire dal basso Medioevo52.
Per garantire il commercio del salato in si a Udine: «Si voleva che la latteria socia- mica49. Del resto si è deciso che il formag-
montagna e nella pedemontana ci si era spe- le cooperativa fosse un vero magazzino di gio di malga, seppure fosse un prodotto
cializzati nel produrre barili, come a Travesio risparmio alimentare, distribuendo ai vari della fine dell’Ottocento, contenesse in sé   Vedi per esempio il lavoro appena prodotto da Ersa
50

dove nel tardo Ottocento c’erano i Tosatti consociati una buona parte dei prodotti dei valori di memoria che andavano tutela- e Assorifugi sui prodotti di malga, Filiera d’alta quota,
che avevano aperto anche «una speciale in- della latteria»46. 2015.
dustria nella fabbrica di paste per minestra, Lo stesso anno sulla rivista si promuoveva   N. Innocente, C, Corradini, Caratteri distintivi dei for-
51

svariate e squisitissime (…). Clauzetto con- un quesito pubblico per studiare lo statuto   La pletora di latterie, «Il Paese», 12 maggio 1911
48
maggi di malga della Carnia e della Val Canale e Canal del
Ferro, «Notiziario Ersa», n. 1-2, 2002, 18-20
feziona il formaggio asino, morbido, delica- delle latterie sociali47. 49
  Alcune volte l’impegno ha portato a un fallimento
to, candido e spugnoso, gratissimo al palato Il successo di queste nuove modalità di pro- dell’iniziativa come nel caso di Malga Le Valli nell’alti- 52
  C, Coran, D. Pasut, E. Presot, S. Zilli, Friuli Venezia
piano del Cavallo, attrezzata per essere anche agrituri- Giulia, in Il posto giusto. Un modelllo integrato per la va-
e che va ad adornare le mense signorili di duzione casearia fu in realtà relativamente
smo e ormai chiusa da alcuni anni. Vedi: S. Bovolenta, V. lutazione dei pascoli alpini all’allevamento ovi-caprino e la
Udine, Venezia e Trieste»44. breve e già un quarto di secolo dopo l’azio- Martellani, C. Fabro, P. Susmel, L’alpeggio in Friuli Venezia stima del carico animale potenziale, a cura di T. Guggen-
Sulle riviste si discuteva di come rendere ne di promozione e divulgazione c’era chi Giulia: due casi di studio, «Agribusiness Paesaggio & Am- berger, G. De Ros, S. Venerus, HBLFA Raumberg-Gumpen-
efficiente la produzione del formaggio pro- segnalava che il proliferare in ogni borga- biente», v. VI (2002), n. 3, 2003, 212-222 stein, Irdning, 2007, 76-85

muovendo forme di collaborazione: «Ri- ta dell’istituto della latteria turnaria stava


guardo ai formaggi che si fabbricano dai pri- provocando nuovi problemi: «In Friuli si
vati, esiste nel comune di Pontebba un buon istituiscono troppe latterie. Intendo parla-
uso, che negli altri paesi non è, e che sarebbe re, più che della montagna, che della zona
utile introdurvi. Quelle famiglie le quali non
hanno che una, o due, o tre o quattro vacche
45
  Risposta ad alcuni dei quesiti fatti dalla Associazione
Agraria circa alla coltivazione montana, «Bollettino del-
42
  D. Tonizzo, I Pascoli alpini dei distretti di Spilimbergo e la Associazione Agraria Friulana», A. II, n. 47, 16 luglio
Maniago, in «Bollettino della Associazione Agraria Friu- 1857
lana», S. IV, V. XX, n. 4-6, 15 marzo 1903, 100-214. 46
  G. Sartori, Le latterie del Friuli, «Bullettino dell’Asso-
43
  Relazione della Commissione Giudicatrice del Concorso ciazione Agraria Friulana», S. 4, V. 15, n. 8-9, 7 giugno
pel miglioramento dei pascoli alpini nei distretti di Spilim- 1908, 151-160
bergo e Maniago (1904-1907), «Bullettino della Associa- 47
  L. Perissutti, Quesito I. Quale ritiensi migliore sistema
zione Agraria Friulana», A. 53, S. V, V. 25, 1908, n.13-15,
di contratto sociale per le Latterie, «Bullettino dell’Asso-
423-450
ciazione Agraria Friulana», V. II, n. 9, 9 maggio 1885,
  Industrie Friulane, «Il Friuli», 21 maggio 1889
44
150-166

32 33
1.2 Imparare da Marsure1:
un’indagine di ecologia storica lungo un transetto
della pedemontana pordenonese

PREMESSA

Chi visita i territori, anche quelli patri, spesso sformazioni d’uso del territorio che furono
li affronta proponendo una lettura sincronica introdotte verso la metà dell’Ottocento an-
e fortemente influenzata dal proprio portato che nella zona di Marsure. Valussi percorreva
culturale. Per questo, quando nel 1857 Pacifi- i monti per coglierne i valori estetici e paesag-
co Valussi2 decise di salire al Cansiglio a dorso gistici in linea con la retorica romantica, rac-
di mulo, percepì le montagne che bruscamen- contando l’esperienza al cognato Francesco
te sorgono dai depositi ghiaiosi della pianura Dall’Ongaro: «È un benefizio di cui godete
come un elemento di selvaggia aridità. Un voi figli delle muse, di aggiungere le bellezze
territorio di macerie che difficilmente pote- dell’arte a quelle della natura, e di rendere
vano rappresentare, per il giornalista friula- le une indimenticabili ai contemplatori del-
no, l’esempio di un ambiente antropizzato e le altre», ma quei luoghi erano gli spazi della
coltivato con criteri che stavano cambiando produzione del cibo per gli abitanti della pe-
velocemente, per adeguarsi a una società demontana, e quindi il luogo delle pratiche
nuova, meno legata alle tradizioni del passa- aziendali delle diverse famiglie rurali.4
to. Nella sua escursione, Valussi attraversava
un ambiente che stava mutando a causa delle 4
  «Ma ti so dire, che nella parte occidentale del nostro
trasformazioni che contemporaneamente Friuli ho trovato, quel che ti parrà strano, di ricordare
subiva la società, anche attraverso l’azione anche la Perla nelle macerie; sebbene essa abbia nulla che
dei riformatori riuniti sotto l’egida dell’Asso- fare con questa regione. Per dir vero, la poesia ci entra-
ciazione Agraria Friulana.3 Il pretesto della va in questo caso assai per poco. Figurati, che trattavasi
d’una Perla bizzarra, che traeva calci all’aria fra le mace-
sua escursione, tra l’altro svoltasi a Polcenigo,
rie de’ monti, i quali sopra Polcenigo fanno appoggio alla
ci è utile per raccontare, in premessa, le tra- magnifica selva del Cansiglio, cui, per non ignorare molte
cose degne di vista, che trovansi nel nostro Paese, trassi
1
  Il titolo di questo saggio prende spunto da Learning a visitare con alcuni amici, desiderosi anch’essi di cono-
from Las Vegas (Imparare da Las Vegas) di Robert Venturi, scere di propria veduta le cose delle quali s’ode tuttodi
Denise Scott Brown e Steven Izenour, un classico della parlare. Ciò, che un tempo desideravo di fare per diletto,
teoria dell’architettura, pubblicato nel 1972. Venturi, ora lo devo per ufficio; e questa estrema provincia della
Scott Brown e Izenour esplorarono da vicino una città penisola, che da qualche anno comincia a rendersi nota
informe, dove ci si muoveva solo in auto, cresciuta a una a’ più lontani compatrioti, dovrò percorrere e studiare,
velocità mai vista prima nel bel mezzo del deserto. sicché a noi non si rendano i paesi discosti più famigliari
dei vicini, e conoscendo i progressi che l’industria agrico-
2
  Pacifico Valussi (1813-1893) fu un importante gior-
la vi fa, si possano additare quelli che fare potrebbe. Dal
nalista alla metà dell’Ottocento. Rimando a R. Tirelli,
Monte Canino a Tremeacque, dal Passo della morte ad
Pacifico Valussi, primo giornalista friulano 1813-1893,
Aquileia, dal Cansiglio a Marano ed alla Pineta alla foce
Tricesimo 1993; T. Sguazzero, Valussi Pacifico, in Nuovo
del Tagliamento, tutto dovrò grado grado visitare; dando,
Liruti. Dizionario Biografico dei Friulani. 3 L’età contem-
per così dire, prima qualche scandaglio, poscia venendo
poranea, a cura di C. Scalon, C. Griggio, G. Bergamini, 4
a studiare le particolarità. Difficile studio; eppure piace-
voll., Udine, 2011, IV, 3489-3501.
volissimo, massimamente se si tratta della piccola Patria,
3
  Questo legame è testimoniato dall’articolo che Valussi alla quale è dolce dedicare le proprie cure» (P. Valussi, Dal
pubblica nell’ottobre del 1856 sul Bollettino: P. Valussi, Friuli Occidentale, «L’Annotatore Friulano» V, 41, 8 otto-
Escursione campestre, «Bollettino della Associazione Agra- bre 1857, 372-375: Lettera a Francesco Dall’Ongaro in
ria Friulana», I, 27-28, 19 ottobre 1856, 105-108. esilio a Bruxelles).

35
A differenza di oggi, le superfici inclinate se famiglie può rendere conto di quella che di individui.7 Solo dieci famiglie superavano Le pecore erano gli animali “grossi” più
del territorio dei villaggi della pedemontana era stata la tradizione. Le vacche da latte le dieci unità, ma queste detenevano un nu- diffusi, con la presenza di 1.135 individui,
erano luoghi quotidianamente frequentati erano pochissime, e nell’Ottocento erano mero consistente di animali e si configura- mentre le capre erano solo 116, distribuite
dalla popolazione, che sfruttava la diversità di una razza grigia alpina diffusa in tutta la vano come degli aggregati famigliari. Tutte tra ventiquattro famiglie. A loro spettava la
ecologica legata al gradiente altimetrico nel pedemontana.5 Il latte vaccino era difficile erano dotate di buoi. ricerca del cibo negli spazi più impervi del
tentativo di ottenere il massimo vantaggio da trattare e trasformare con la tecnica del-
dai diversi caratteri ambientali. L’appassio- la cagliatura a caldo prima della diffusione
nata visita di Valussi, se fosse stata più at- dei caseifici moderni. Le vacche avevano in-
tenta, avrebbe registrato come le pratiche vece il senso di garantire la capacità di pro-
d’uso dell’agricoltura, proprio in quegli anni, durre carne e animali da lavoro.6 Le manze
stavano cambiando radicalmente. potevano essere uccise per produrre car-
ne importante da vendere, mentre erano
senza dubbio considerati più importanti i
UNA SCARPATA PIENA DI PECORE buoi che garantivano, con la loro forza, le
arature. Non a caso le vacche censite nel
Un censimento della popolazione anima- 1832 erano solo trentuno, mentre i buoi
le, probabilmente del 1832, ci permette di erano novantanove. Le famiglie più ricche
ricostruire quello che era il carico di ani- avevano nella stalla una vacca per la ripro-
mali presenti nel villaggio di Marsure in un duzione e quasi sempre due buoi per il tiro
momento relativamente stabile del popo- dell’aratro. Non tutte le famiglie del paese
lamento, quando ancora si praticavano le erano in grado di garantire il mantenimen-
tradizionali forme d’uso del territorio come to di animali da tiro utili anche per muovere
in età di antico regime, prima delle riforme i carri. Tre famiglie ne avevano solo uno e
fondiarie della fine degli anni Quaranta. dovevano farselo bastare. Giuseppe Zorat
Sappiamo così che il cavallo era ritenuto ne aveva tre, mentre la famiglia di Angelo Viene facile credere che queste fossero le lungo versante montuoso. Il loro numero,
un animale assolutamente improduttivo, Din, composta solo da sette persone, ne famiglie che contavano sulla maggior quan- estremamente contenuto rispetto a quel-
apprezzato solo da quel ceto borghese che aveva ben quattro. Angelo vantava anche tità di terreni posti in piano e arativi. Ben lo delle pecore, merita però uno specifi-
non albergava a Marsure. Gli equini non una delle greggi più importanti del villaggio, trentadue famiglie erano prive di bovini e co appunto. Le pecore erano considerate
erano popolari, nemmeno nelle declinazio- composta da quarantasei pecore e cinque quindi erano dedite a trattare i propri ter- più preziose poiché fornivano anche una
ni dei muli (solo otto) né in quella degli asini capre. reni coltivabili con la zappa. Quasi sempre pregevole lana, che era un sottoprodotto
(tredici). Le famiglie del villaggio censite erano ot- questi nuclei erano composti da 4-6 per- molto considerato. Le capre, invece, erano
Gli animali da soma erano presenti solo in tanta e per lo più avevano un numero basso sone e in alcuni casi, cinque per l’esattez- utilizzate di più per il latte e la carne e pro-
sedici famiglie, e queste erano in preva- za, non potevano contare nemmeno sugli babilmente il basso numero di esemplari
lenza le più ricche e quelle senza dubbio 5
  «La razza bigia è di taglia media, lattifera, più che me- ovini e vivevano in una profonda indigenza. censiti lasciava fuori i capi che di lì a poco
interessate a garantire i collegamenti con i diocre, buona lavoratrice, parca e resistente di forme Possiamo dire che a Marsure le famiglie più sarebbero stati macellati.
boschi più alti. Asini e muli potevano essere non belle, punto precoce nello sviluppo e difficile ad ricche si distinguevano per avere un nucleo Un ragionamento simile credo vada fatto
utili quasi esclusivamente nelle attività di essere ingrassata. La ragione principale del suo alleva- numeroso di individui che abitavano sotto per i trentaquattro maiali censiti nelle cor-
mento in questa plaga è puramente commerciale es-
trasporto tra le terre alte e la pedemonta- lo stesso tetto e avevano una consistente rispondenti famiglie.
sendo i mercati locali abitualmente visitati da negozian-
na, e quindi la loro presenza era funzionale ti delle limitrofe province di Treviso e Venezia propensi dotazione di animali. Evidentemente il censimento si limitava
alle pratiche territoriali estensive più che assai a questa razza bovina» (U. Selan, Lo stato attuale a individuare solo le scrofe tralasciando
all’attività dei campi. Si trattava di anima- delle stazioni friulane di monta taurina, «Bullettino della 7
  Tutte le frazioni di Aviano sono censite con estrema i maiali che entro l’anno sarebbero stati
li da fatica, ma questa nella maggior parte Associazione Agraria Friulana» LII, 12-13, 1907, 338- trasformati in insaccati. Vale però la pena
cura poiché il Comune era intenzionato a rivendicare il
368: 354).
delle famiglie contadine era ripartita tra diritto al pascolo sulle praterie della Forca in Comune notare come i maiali fossero davvero pochi
gli umani, e a loro spettavano quasi inte- 6
  Malattie e infezioni potevano ridurre in modo con- di Roveredo, e gestite da tempo come compascuo. Ar- poiché, a differenza dei ruminanti, si nutri-
sistente la forza lavoro presente in paese. Per questo i chivio storico comunale di Aviano (d’ora in poi, ASCAv),
ramente gli sforzi nel condurre le risorse vano di cibo che poteva essere mangiato
bovini erano sempre attentamente accuditi. Vedi l’inizio 249. Nel 1829 gli abitanti di Roveredo si erano recati
della montagna all’interno dell’orizzonte di epidemia nel 1880: Note agrarie ed economiche, «Bul- in gran numero con gli animali nella ‘campagna delle anche dall’uomo. La maggior parte delle fa-
del villaggio. lettino della Associazione Agraria Friulana» s. III, vol. III, forche’ posta in comune di Roveredo, ma pascolata da miglie, e soprattutto le più povere, non se
Anche la ripartizione dei bovini tra le diver- 13, 29 marzo 1880,103. quelli di Aviano. lo potevano permettere e si concentravano

36 37
capre 15%

vacche 6%

sull’allevamento degli ovini. Pecore e capre indigenti, a parte tre che possedevano solo cavalli 0% suini 2% asini 1%
buoi 12%
garantivano alle famiglie meno abbienti lat- bovini e quindi non erano interessate allo Muli 0% cavalli 3% suini 3% asini 0% capre 2% capre 15%
buoi 11%
te e carne, utilizzando per lo più i pascoli sfruttamento delle grandi praterie inclina- vacche 6%
pubblici. Vecchi e bambini potevano essere te.
vacche 8%
mandati al pascolo, mentre le persone più Una seppur veloce indagine parallela sulla
vigorose potevano concentrarsi sui terreni percentuale degli animali in altre borgate
pecore 63%
destinati alla produzione delle scorte per di Aviano, della dimensione simile a quella
l’inverno. di Marsure, chiariscono anche i termini di 5. Percentuali della popolazione animale a Giais, 613 abitanti.

Gli animali minuti (polli, oche e conigli) fu- diverse strategie di utilizzo del territorio. Si
rono censiti solo per gli esemplari da ripro- può dire che la pecora era l’animale più dif-
duzione, altrimenti non si comprenderebbe fuso, ma anche che presso alcune borgate
pecore 73% pecore 63%
come in un villaggio che contava 458 abi- cominciava a rendersi evidente l’espansio-
tanti gli animali da cortile fossero solo 801. ne dell’allevamento delle vacche per la pro- 5. Percentuali della popolazione
5. Percentuali animale
della popolazione animale a Giais, 613 a
abitanti.

In realtà il numero degli animali che nel pa- duzione di latte. 2. Percentuali della popolazione animale a Giais,
2. Percentuali della popolazione animale a Pieve, 638 abitanti.
613 abitanti.
ese vivevano delle magre risorse delle ter- Questo è più evidente a Castello, dove le Pieve, 638 abitanti.
buoi 7% suini 2% asini 1% cavalli 0% suini 1% asini 2%
capre 8% buoi 9%
re alte variava molto all’interno dell’anno, e vacche erano, caso raro, superiori ai buoi vacche 2%
vacche 6%
il censimento tende più a cogliere il senso da lavoro e i maiali superavano, in percen- capre 20%
suini 2% asini 1%
del popolamento animale e umano che indi- tuale, il numero delle capre. Evidentemen- buoi 7%
capre 8%
vacche 2%
viduare un valore certo e stabile della pres- te il riutilizzo del siero dopo la produzione
sione degli animali sulle risorse. casearia permetteva di garantire l’alimen- cavalli 0% suini 1% asini 2%
buoi 9%
Quando la terra donava più frutti, il patri- tazione a un numero maggiore di maiali.
vacche 6%
monio di animali cresceva fino a subire una Mano a mano che ci si allontanava dal cen- capre 20%

drastica riduzione in vista dell’inverno. Nel- tro del comune (Pieve e Castello) i buoi
la stagione più fredda si dovevano conser- cominciavano ad essere più numerosi del-
vare solo gli animali necessari alla riprodu- le vacche e la presenza delle capre sempre
pecore 62%
zione per l’anno successivo. più evidente. pecore 79%

L’analisi delle proprietà degli animali mo- A Marsure le percentuali dimostrano chia- 6. Percentuali
3. Percentuali della popolazione animale a Marsure, 458 abitanti della popolazione animale a
stra anche molte differenze tra le diverse ramente che veniva garantita solo una pre- pecore 79% Costa, 374 abitanti.
6. Percentuali della popolazione animale a Costa, 374 abitanti.

famiglie, rendendo evidente come nell’Ot- senza legata alla riproduzione, mentre si 3. Percentuali della popolazione animale a Marsure, 458 abitanti
tocento non ci fossero più all’interno dei preferiva allevare i più prestanti buoi per il 3. Percentuali della popolazione animale a Le capre, invece, diventavano una presenza
pecore 62%
paesi le garanzie egualitarie tra i diversi tiro dell’aratro. Marsure, 458 abitanti. importante nelle borgate di Marsure, di Co-
abitanti, tipiche invece del Medioevo. Nel sta e di Giais, che dovevano confrontarsi con
villaggio c’erano nuclei famigliari poverissi- ambiti più aridi del versante
6. Percentuali e della
della popolazione dorsale.
animale 8 abitanti.
a Costa, 374
Muli 1%
mi, e quasi privi di animali, e altri dotati di buoi 11%
cavalli 2% suini 6%
asini 2%
suini 4% asini 1% Gli animali occupavano regioni agrarie diver-
buoi 17%
greggi importanti e produttive. capre 3% se. Bovini e suini si limitavano ai settori più
La famiglia di Giuseppe Lama poteva con- Muli 1% suini 4% asini 1%
bassi dell’insediamento. I sentieri non erano
tare solo su sei pecore nonostante fos- vacche 13% buoi 17% transitabili nemmeno con le piccole vacche
se composta da cinque persone, mentre vacche 9% della pedemontana e quello che oggi conside-
quella di Giuseppe Bufonel, composta da riamo un prodotto tipico, il formaggio di mal-
quattro individui, poteva contare su due ga, allora non esisteva, come non esistevano
buoi, una mucca per la riproduzione, venti vacche 9% le casere intese come piccoli caseifici stagio-
pecore, due capre, un maiale e molti ani- nali. La permanenza di buoi e vacche in paese,
mali da cortile. Le disparità erano sotto gli per contro, garantiva abbondante letame per
pecore 68%
occhi di tutti e il successo di questo o quel pecore 63%
capofamiglia era dettato dalla sua capacità 8
  I dati elaborati provengono dal censimento degli ani-
4. Percentuali della popolazione animale a Villotta, 467 abitanti.
di gestire il patrimonio animale in relazione pecore 68%
mali eseguito nella primavera del 1830 in occasione di
agli abbondanti pascoli. Solo dieci famiglie 1. Percentuali della
1. Percentuali della popolazione animale
popolazione animale a Castello a409 abitanti.
nel 1832, 4. Percentuali della popolazione animale a una riforma degli affitti dei beni comunali. Vedi: ASCAv,
erano prive di ovini ed erano quasi tutte Castello nel 1832, 409 abitanti. Villotta, 4674.abitanti. 249.
Percentuali della popolazione animale a Villotta, 467 abitanti.

38 39
orti e campi, ma per alimentare animali tanto si rese scarso quello delle due ricorda- ambulanti10 di agricoltura cominciava a dare Questa politica di crescita della produzione
voraci bisognava garantire abbondanti scorte te stagioni, si dovette sminuire i lanuti; dei risultati. L’abbandono della coltivazione di interna ai villaggi della pedemontana andava
di fieno falciando i settori più bassi della scar- e non si viene con ciò ad approfittare sorgo e segala, a favore di una rotazione col- di pari passo con l’espansione delle attività
pata e i prati della pianura arida. Questi riu- del pascolo dell’Alpe, se non in parte. E turale che introduceva il frumento alternato legate all’emigrazione temporanea e questo
scivano a garantire solo uno sfalcio all’anno, sembra che questi sminuiranno anco- all’erba medica, dimostrava che gli storici provocò un rapido aumento della popola-
ma il terreno poteva essere poi utilizzato per ra; perché finora, come succede in ogni campi potevano essere molto più produttivi: zione, che si trovò sempre meno in equili-
il pascolo autunnale. In ogni caso le abitazioni momento di transizione, si supplisce co- «Gli anni nei quali i campi restano senza pro- brio con le sue risorse. A partire dalla metà
necessitavano di stalle complesse, capaci di gli abusi; abusi che dal tempo e dall’inte- dotti di cereali, sono largamente compensati dell’Ottocento, l’azione riformatrice dell’As-
contenere in spazi separati bovini, ovini, equi- resse privato verranno tolti in tutto o in dal maggiore prodotto degli anni successivi sociazione Agraria Friulana e una massiccia
ni, suini e animali da cortile. Le case più ricche parte sensibile.9 allo svegramento11, dalla maggiore messe di campagna di informazione erano riuscite a
erano dei veri e propri zoo all’interno degli foraggi, e dalla conseguente maggiore possi- modificare in modo radicale il rapporto tra
alti recinti di pertinenza. D’inverno le greggi Sappiamo così che poco prima della visita bilità di alimentare animali, e di averne quindi territorio e produzione agraria nella pede-
dovevano essere portate in paese e al massi- di Valussi, nella pedemontana i comuni ave- una maggiore massa di letami». montana. L’intenzione di eliminare i vincoli
mo le si poteva far uscire al pascolo nei setto- vano promosso una riforma agraria impor- Le nuove forme di allevamento venivano pro- imposti da un’organizzazione agraria di anti-
ri più bassi della campagna d’Aviano quando tante, che aveva permesso il frazionamento mosse dalle famiglie più agiate, le stesse che co regime portò alla scomparsa di gran parte
non c’era la neve. A novembre si cominciava delle terre pubbliche di versante e di pianu- avevano rapporti con l’Associazione Agraria del patrimonio pubblico dei pascoli in piano
a ridurre l’esigua popolazione di maiali e di ra assegnandole alle famiglie residenti. Friulana per la quale Valussi operava come e di quelli di versante più vicini al paese. La
capre, in modo da conservare il maggior nu- Solo le terre alte erano state conservate divulgatore. Gli stessi borghesi promuove- promozione dell’allevamento di un anima-
mero di scorte. per l’uso pubblico, mentre sul resto del ter- vano la trasformazione delle forme dell’alle- le che produceva moltissimo latte, come la
ritorio alla pratica del pascolo si sostituiva vamento pedemontano anche attraverso le vacca, introdusse i temi di una stabulazione
DAI PASCOLI ALLE STALLE: NASCONO LE quella dello sfalcio. iniziative dell’amministrazione comunale. Nel in stalla, e quindi il problema di risorse forag-
PRIME LATTERIE SOCIALI E IL FORMAG- L’allevamento in stalla finiva per imporsi 1907 il Consiglio comunale acquistò un to- gere famigliari che dovevano essere raccol-
GIO MONTASIO rispetto a quello tradizionale del pascolo rello con l’evidente intenzione di promuovere te e concentrate nel paese.
medievale. In età positivista si trasformava una sorta di monta pubblica e il consigliere, È in questo periodo che nascono le immagi-
Lo storico rapporto tra popolazione insedia- completamente l’economia del villaggio mo- «avv. Cristofori rilevava il confortante risve- ni tradizionali delle donne con le gerle che
ta e animali domestici cambiò radicalmente dificando il sistema produttivo del settore glio nell’industria armentizia e l’opera del Co- portano sulle spalle enormi carichi di fieno
proprio verso la metà del XIX secolo su tutta più importante dell’agricoltura pedemonta- mune spiegata per assecondarla».12 da stivare nel fienile. È in questo periodo che
la pedemontana. La rivoluzione dei gusti ali- na, quello dell’allevamento: «Tutti sanno, un Gli effetti si videro ben presto. Nel 191613 ad si consolida la tradizione delle slitte da fie-
mentari e delle modalità di allevamento che animale pascolante consuma o sciupa quat- Aviano i buoi da lavoro erano sempre molti, no che permettevano di condurre in piano
favorivano la produzione del latte vaccino tro volte più che alla mangiatoia». 328, ma le vacche da latte e da riproduzione quanto si era sfalciato nelle proprietà che le
trasformarono le stalle del paese: Se fino a quel momento erano stati gli ani- erano diventate 1.881, su un totale di 2.565 famiglie avevano acquisito lungo il versante.
mali - gli ovini come abbiamo evidenziato - bovini presenti nel comune. Ormai i parame- La privatizzazione delle praterie inclinate
[...] nel Distretto di Aviano (composto a raggiungere le risorse foraggere, da quel tri della popolazione animale nella pedemon- tolse spazio e risorse a ovini e caprini, ormai
dei tre Comuni di Aviano, Montereale, momento in poi la situazione cambiò radi- tana si erano completamente invertiti, pena- costretti a pascolare solo nei settori più alti
San Quirino) si è quello dell’essersi gli calmente. lizzando ovini e caprini. del territorio.
animali bovini forse raddoppiati in nu- L’uomo doveva ascendere il monte e sfal- Il formaggio di vacca, in un primo periodo, si
mero, triplicati in valore in un ventennio ciare le sue praterie private, portare a valle diffuse all’interno delle cucine delle singole
[…]. La stessa ragione, dice il referente, il fieno e stivarlo in fienili enormi, dai qua-
10
  L’Associazione Agraria Friulana, per divulgare nelle famiglie, che integravano in questo modo la
campagne le nuove tecniche agricole, pagava i giovani
che produsse l’aumento degli anima- li poi avrebbe attinto per l’alimentazione loro dieta alimentare scarsamente proteica.
neolaureati per andare a istruire i contadini, di solito la
li bovini, produsse la diminuzione dei giornaliera delle vacche. La privatizzazio- domenica dopo la Messa. L’obiettivo era anche mettere Il formaggio prodotto in questo primo pe-
lanuti, cioè essere passati gl’incolti in ne delle terre pubbliche avrebbe garanti- in relazione gli agricoltori tra loro e con il ceto borghese. riodo di autoproduzione e di autoconsumo
mani private, e quindi sminuito il vago to l’aumento della produzione di fieno, ma   Lo svegramento consiste nel ribaltare le zolle.
11 era tenero, a pasta molle, e non permetteva
pascolo, con che si accrebbe la massa anche un’espansione delle terre arate al di di vendere o barattare la risorsa casearia in
  Aviano Consiglio Comunale, «Il Paese» XII, 220, 12
12
dei foraggi pegli animali da stalla, e si fuori dell’antico limite del villaggio. settembre 1907. cambio di altro cibo. La ricotta e una sorta
tolse in gran parte il mezzo d’alimento Gli effetti della propaganda delle cattedre di formaggio salato dovevano essere consu-
13
  Come ha contribuito finora la provincia di Udine all’ali-
degli animali pascolanti nella primavera mentazione carnea dell’esercito, «Bollettino dell’Associa- mati molto velocemente.
e nell’autunno, perché il pascolo estivo 9
  Cronaca dalla provincia del Friuli, «L’Annotatore Friula- zione Agraria Friulana» LXI, 1-12, 31 dicembre 1916, Nel frattempo, però, in Italia si sviluppò una
nell’alta Alpe sussiste tuttora: ma come no» I, 9, 12 febbraio 1853, 34-35. 23-55: 27. cultura del formaggio stagionato e prodotto

40 41
da una serie di esperti casari ben istruiti. È in nuova patria. Tuttavia, non emigravano solo i verso le campagne più basse in una sorta di più difficile esprimere l’energia necessaria
questo periodo che, attraverso la promozio- contadini ma anche la classe artigianale, che deriva altimetrica. Il racconto di queste unità per rendere produttivi i versanti più aridi e
ne di forme associative dei produttori di latte, nella pedemontana era piuttosto diffusa: tra di paesaggio sarà centrato su una lettura dia- meno esposti dei settori alti del territorio del
si cominciò ad affermare un nuovo prodotto i venticinque che nel gennaio del 1881 par- cronica degli usi territoriali dall’età moderna villaggio.
caseario, elaborato all’interno di latterie ad tirono per l’America si contavano anche «un a quella contemporanea. In questo modo mi Le superfici del territorio di Marsure, poste
ampia base partecipativa di soci. fabbro-ferraio ed un muratore d’Aviano».14 sarà più facile far percepire anche il signifi- all’estremo nordovest, precipitavano all’inter-
La prima latteria sociale in Friuli fu fondata il cato del patrimonio di segni archeologici che no del bacino idrografico della Val Caltea e del
19 settembre 1880 a Collina di Forni Avoltri. FASCE PAESAGGISTICHE ED ELEMENTI oggi popolano il territorio della comunità di Cellina. Si trattava di un’area per lo più bosco-
Nel 1890 le latterie erano novanta, per rag- DELL’ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO Marsure presa come esempio per leggere lo sa già in epoca storica. Un ambiente che, nella
giungere il tetto di 652 unità nel 1960. Que- sviluppo dello sfruttamento dell’agricoltura sostanza, si è conservato nel suo contesto pa-
ste istituzioni non cambiavano solo il regime La specialità di un territorio, quello della lungo un transetto della pedemontana. esaggistico anche se non è da escludere che
di produzione dei prodotti caseari, ma anche comunità di Marsure, che si distribuiva tra- prima delle leggi boschive della fine dell’Otto-
la loro forma e il gusto. Lentamente, attraver- sversalmente alla linea del pedemonte, non Le terre alte e la ricchezza del bosco cento il manto boscoso fosse meno compatto,
so le latterie, e contrastando la produzione poteva che interpretare la specialità della La colonizzazione dei settori alti dei territo- e lasciasse spazio a chiarie soprattutto lungo
famigliare, si costruiva una nuova tradizione sequenza ecologica degli ambienti naturali. ri della scarpata calcarea pordenonese si è le direttrici che mettevano in collegamento i
del formaggio, quello di latteria o Monta- Gli ambienti naturali erano influenzati non sempre dovuta confrontare con la resilienza pascoli del Tornidor e di Pian delle More con il
sio. La latteria di Marsure, originariamente solo dal carattere geomorfologico del ter- dell’ambiente ecologico. Fin dal Medioevo la versante esposto alla pianura.
turnaria, è relativamente recente e risale al ritorio, ma anche dal distribuirsi degli ele- costruzione delle praterie artificiali esprime- In Età moderna i boschi si concentravano
1922, con 150 soci, ma in realtà risponde alla menti naturali secondo i diversi gradienti va una capacità di controllo sulla determinata solo nei settori più alti ed esposti a monte
necessità delle famiglie produttrici di seguire altimetrici. Inoltre, lungo le superfici incli- intenzione della vegetazione di conquistare della montagna. Il legname non era un bene
una pratica cooperativa e produttiva ormai nate del territorio della comunità, altri due ogni spazio aperto. Produrre e conservare prezioso, e fin dal Medioevo il versante era
affermata in tutta la regione. fattori diventavano importanti per costruire le praterie artificiali non era per nulla sem- stato attrezzato aumentando le praterie ar-
Nell’Ottocento l’allevamento dei bozzoli inte- un ambiente antropizzato: la fatica e il tem- plice, e nei tratti più lontani dal villaggio era tificiali a danno delle coperture arboree.
grava sempre più questa economia legata alle po. Sfruttare le terre più alte era possibile
nuove forme dell’allevamento, ma si notava solo con grandi sforzi da parte degli abitanti
come «il Distretto poi fila più seta, che non e degli animali, che per raggiungere le risor-
produca bozzoli». Anche lo sviluppo dell’arti- se erano costretti a trasferimenti che a volte
gianato, però, non poteva essere sufficiente non si risolvevano solo all’interno dell’espe-
per giustificare il successo della velocissima rienza di una giornata.
espansione demografica che Marsure regi- Nei diversi areali di questo paesaggio per
strò in meno di un secolo. Il villaggio si trasfor- fasce, oggi ci sono in atto processi diversi, in-
mò non solo negli usi, ma anche nella forma fluenzati dai nuovi approcci alla mobilità. Per
del costruito. Gli animali ormai uscivano poco esempio, la zona delle casere è molto più faci-
dai recinti e dalle loro stalle, mentre diventa- le da raggiungere di quella del versante, che
va sempre più evidente la continua ricerca di si può invece percorrere solo a piedi. Questo
foraggio, alla quale dovevano sottoporsi don- determina forme d’uso del territorio nuove
ne e giovani. Nei cortili crescevano gli edifici ma che conservano al loro interno i segni dei
dedicati agli animali e alle scorte alimentari. paesaggi più antichi.
L’aumento della produttività comportava un Per questo motivo ora cercherò di analizzarli
aumento del benessere e delle famiglie, con con una lettura che permetta di cogliere i pa-
la conseguenza di progressivi ampliamenti esaggi di antico regime confrontandoli con
delle abitazioni e la successiva divisione e quelli della modernità. Nel farlo descriverò
frammentazione delle proprietà. il territorio partendo dalle aree più lontane
Il processo di diffusa emigrazione colpiva per rispetto al centro abitato, fino a scendere
lo più le famiglie degli agricoltori proprietari
che, vendendo i propri beni in paese, riusciva-   Cronaca dell’emigrazione friulana, «Bullettino della As-
14

no a permettersi di pagare un viaggio in nave sociazione Agraria Friulana» s. III, vol. IV, 7, 14 febbraio
e l’acquisto di ampie proprietà terriere nella 1881, 54. Il bosco si apre in occasione dei prati che segnano la zona della sorgente del Tornidor

42 43
In periodo medievale la popolazione era poco […] perché li fabri abitanti in esso luoco Un altro proclama del luogotenente rimar- Aviano fu condannato a pagare una multa
numerosa e la legna dei cedui, distribuiti nei fanno già stragge in essi boschi et non cava che anche alcuni avianesi stavano con- per i danni inferti al bosco che era stato af-
settori del versante meno adatti al pascolo o si contentano di far carbone per sollo tribuendo alla scomparsa delle superfici fo- fidato a Francesco Fullini21.
coltivati all’interno delle praterie artificiali, loco di casa ma ne consumano grandis- restate, tanto che ci si trovò a dover vietare
era più che sufficiente per garantire riscalda- sima quantità per far levare per uso di ai fabbri di Aviano di «tagliare nelli boschi Il bosco pascolato era il tipo ambientale più
mento e paleria da lavoro a tutta la popolazio- mercantia, e ne vendono anco d’esso di deta Communità legni per far carbone diffuso, insieme a quello della prateria con
ne. Pensare di far arrivare legname al piano carbone senza alcun retegno a pre- per uso di mercantia e del loro mestiere di boschetti. Molto probabilmente già dal Me-
dai boschi che si trovavano sul versante della giutio di quelli pochi utili che ne deve fabro che ad uso di mercantia ma sollo per dioevo il manto alberato non era più compat-
Val Caltea era del tutto impossibile, poiché canone la comunità per pagar le pubbli- uso della propria loro famiglia».18 to come lo vediamo oggi.
non c’erano strumenti che permettessero di che gravezze.15 Non si poteva più ammettere che i fabbri Era ricco di chiarie e di varchi pascolati poi-
vincere la forza di gravità e far superare al diventassero, di fatto, dei commercianti di ché in quell’epoca non esistevano norme per
legname lo spartiacque che divideva il bacino Ormai la trasformazione della legna in car- carbone a danno degli altri concittadini, che la difesa della copertura arborea.
del Cellina da quello della Livenza. bone era una pratica diffusa su tutta la non potevano più affittare i tagli boschivi in La veduta della sorgente del Tornidor ren-
Nel Medioevo il bosco era più rado e misto. montagna, come quella di tagliare legna per cambio di danaro per le spese dell’ammi- de conto molto bene dei corridoi sfrangiati
La faggeta che conosciamo oggi è stata se- alimentare le fornaci da calce che finiva nei nistrazione. Anche le attenzioni di Vene- che costruivano i percorsi degli animali nel-
lezionata, a partire dal Cinquecento, per la cantieri della pianura. L’immagine che ci vie- zia per la conservazione di questa risorsa la zona boscata. Ancora oggi questo luogo
produzione di borre di faggio che venivano ne restituita in quegli anni è di un ambito or- erano cresciute: «non si conduce da monte ha un’importanza strategica per la zona,
inviate a Venezia via Cellina-Brentella-Non- mai brulicante di interessi, grazie all’azione di cavalli forestieri vaccaria, ma solo fedaria visto che qui c’era una delle poche sorgenti
cello-Livenza. Quello che osserviamo oggi è imprenditori alla ricerca di risorse forestali. […] non si taglia legni in montagna senza perenni dell’altipiano. La necessità di garan-
un manufatto fortemente influenzato dalle Molti «calpestano dete montagne con cavali licenza della comunità se non per uso delli tire l’acqua agli animali che frequentavano i
logiche economiche del passato, ora avviato e mulli, facendo danni nelle erbe nell’andar a habitanti». pascoli alti di Barcis, come a quelli presenti
verso una gestione forestale che privilegia la tior li legnami e carbon nella montagna d’essi Il conflitto tra i diritti di taglio delle risorse
coltivazione a fustaia rispetto a quella tradi- di Barces sia per ciò a cadaun prohibito a far forestali affittati a una borghesia forestiera
zionale del ceduo. tal strada ne per deti monti d’Aviano».16 Sap- e i più antichi diritti di pascolo esercitati da-
Ci viene difficile oggi capire come nel XVII piamo quindi che la via della legna che dirige- gli abitanti alla metà del XVII secolo entra-
secolo difendere i residui del manto bo- va il prodotto verso Barcis creava dei proble- rono in aperto contrasto.
schivo risultasse un’impresa impossibile, e mi e impatti anche nelle praterie di Marsure Sappiamo che nel 1675 i Manin avevano
questo dava vita a un numero consistente di e Giais invase dagli animali dei boscaioli. coinvolto l’amministrazione di Aviano cre-
proclami del Luogotenente veneziano e del La pressione che la comunità di Barcis eser- dendo di aver acquisito un uso esclusivo
Comune per la difesa dei boschi. È questo citava su questo comparto è testimoniata della montagna con «l’affitto dello Monte
ciò che accadde nel 1677 quando ci si trovò da una lettera di Girolamo Loredan, Luogo- del tremolo».19
costretti a proibire: tenente del Friuli, che nel 1676 intervenne Il Comune di Aviano, invece, riteneva che la
per cassare gli abusi che gli abitanti di Barcis cessione del taglio non imponesse un’inibi-
a cadauno, tanto terriero, che forestie- avevano prodotto costruendo alcune casere zione al contestuale pascolo, e dichiarava di
ro, che non ardisca tagliar legnami di nel territorio di Aviano e presumibilmente fare riferimento «all’antichissima e sempre La sorgente del Tornidor, attrezzata per l’abbeverata, si
sorte alcuna per uso di mercantia ne nell’area in cui il Comune della Val Cellina praticata ragione in uso di fedaria sopra li trova proprio nel punto dove si consolidò nel tempo il
per far fornaci, ne ricever poca ne mol- toccava gli ambiti tradizionalmente coltivati monti del Monte Cavalo nominato il Tre- confine tra Aviano e Barcis, testimoniato da questa vec-
ta quantità di dinaro da altri per far fra- dai villaggi di Costa e Marsure: Loredan or- molo».20 chia pietra incisa
te et tagli di legnami nei boschi conces- dinava «al Comun e huomeni di Barces che Gli interessi dei grandi commercianti di
si nel privileggio ad essi d’Aviano, ne li debbano demolir le casere da loro fatte so- legname finivano poi per scontrarsi con nel Pian del Cavallo di Aviano, fece sì che la
legni tagliati o carboni fatti trasportare pra il confin della montagna d’Aviano, overo gli abusi che quotidianamente gli abitanti materializzazione dei confini in epoca bas-
dai deti Boschi […]. Restando del tutto astenersi di far dani sopra le montagne di facevano rubando legna o pascolando nei somedievale facesse diventare la sorgente
prohibito alli forastieri che non sonno raggione di deta communità».17 boschi. Non a caso, nel 1678 il comune di ai piedi del Cimon dei Furlani un segno con-
d’Aviano portarsi nelle dette monta- finario, e l’acqua una risorsa comune. In un
gne et boschi d’Aviano a pascolare, ne territorio calcareo le poche fonti affioranti e
  ASCAv, Registro di delibere, 6 maggio 1677.
15
  Ivi, 30 novembre 1677.
18
tagliare legnami di sorte alcuna ne con-
durre animali d’alcuna sorte ne menuti   Ibidem.
16
  Ivi, 29 ottobre 1675.
19

ne grossi sotto qual si voglia pretesto   Ivi, 29 maggio 1676.


17
  Ivi, 1 marzo 1677.
20
  Ivi, 14 giugno 1678.
21

44 45
Il paesaggio boscato della Val Caltea un tempo era molto più ricco di brani di pascolo e corridoi della transumanza

Immagine di Piancavallo dalla Kriegskarte del 1805

i temi della ‘cattura’ dell’acqua piovana era- del 180522 permettendoci di notare come il
no determinanti per le attività di pascolo su topografo austriaco avesse segnato il bosco
tutto il versante alpino. Per questo motivo, avianese della Val Caltea in modo molto di-
quando in età bassomedievale si consolida- verso da quello che in età storica era stato
rono i confini tra le comunità locali, l’accesso il bosco delle comunità di Giais e di Monte-
alle fonti idriche divenne un problema per reale. Lì il segno molto scuro indicava una
ogni piccolo villaggio. copertura arborea compatta, mentre nella
Non possiamo non notare come la strada zona del Piancavallo il verde chiaro dei pa-
che saliva per Costa Longa, attrezzata con scoli emergeva con maggiore chiarezza.
piccoli stagni per l’abbeverata (lame), diven-
ne il naturale confine con il villaggio di Giais, Dobbiamo pensare che questi territori erano
e che la mulattiera, poco sotto l’omonima frequentati e attrezzati da greggi di pecore
forcella, toccava una sorgente attiva quasi che sostavano pochi giorni nei pascoli alti per
tutto l’anno, posta in sostanza sul confine tra poi tornare a valle. Nei tempi antichi era im-
le due comunità. possibile pensare di accompagnare a queste
L’acqua non poteva essere spostata, a dif- quote mandrie di vacche lungo sentieri tanto
ferenza dei cippi lapidei, ma, soprattutto, impervi. Lo stesso accadeva per i pascoli alti
doveva dissetare quante più greggi era pos- di Barcis, e il disegno sul versante del Monte
sibile.
L’immagine di un sistema boscato poco com- 22
  Kriegskarte 1798-1805. Il Ducato di Venezia nella car-
Operazioni di contenimento dell’espansione del bosco sulle praterie di Pian Mazzega patto emerge chiarissima nella Kriegskarte ta di Anton von Zach, a cura di M. Rossi, Treviso 2005.

46 47
Caulana di molti recinti per le pecore rimane L’ispettore forestale consigliava di inviare alti del territorio con forme originali, di-
a testimoniare queste storiche pratiche di una guardia per i sequestri del legname or- ventando delle strutture di polloni pseudo
sfruttamento delle risorse ambientali. In età mai condotto abusivamente in pianura, e che circolari espanse dall’originaria centralità
moderna, come abbiamo detto, il bosco di- sarebbe stato opportuno far scortare questo della pianta.
venne per la prima volta una risorsa. Il legna- funzionario da un drappello di soldati perché Questa forma speciale di domesticazione
me era molto ricercato dai mercanti veneziani temeva potessero scoppiare dei tumulti. dei vegetali era il frutto di tagli biennali
e le comunità cominciarono ad affittare i tagli Nell’Ottocento la gestione dei boschi era la- che facevano sì che il prato non soffrisse
boschivi. Questa pratica divenne molto im- sciata per lo più in mano a privati, che affitta- della copertura solare dettata da una pian-
portante per reperire le risorse economiche vano il bene pubblico per il «taglio e carboniz- ta alta e matura.
di cui avevano bisogno le amministrazioni lo- zazione del bosco».24 Gli alberi erano tenuti Di fatto il prato alberato aumentava la
cali della pedemontana, e per questo motivo per lo più a ceduo e non a fustaia perché era produttività visto che anche la frasca po-
iniziarono i primi tentativi locali di normare troppo difficile portare a valle travi da co- teva essere usata, in speciali occasioni, per
la protezione della risorsa forestale. Il bosco struzione. La viabilità e una spiccata contro- Fino al Novecento possiamo credere che il bosco in integrare il cibo delle pecore e delle capre.
rimaneva pubblico e doveva essere garantito pendenza impedivano di portare legname questi settori del monte fosse un semplice e rado ceduo
dalle attività di pascolo dei singoli cittadini. di grande dimensione nella pedemontana, che permetteva anche il pascolo delle pecore Il bosco riconquista il suo spazio
Non c’erano vincoli imposti dalla Serenissima mentre sarebbe stato più facile raggiunge- La riduzione del numero delle pecore pro-
ma solo considerazioni di opportunità eco- re le acque del Cellina lungo la Val Caltea; il vita a forme di paesaggio che oggi non ri- mossa a partire dall’inizio del XIX secolo
nomica delle amministrazioni locali. A partire territorio arido impediva però di usufruire conosciamo più, cioè ai pascoli alberati. I in questo settore montuoso diede subito
dal Cinquecento le maestranze legate agli dell’aiuto dei corsi d’acqua. Se trasportare la pascoli attorno alle casere avevano anche i suoi frutti aumentando la capacità di rin-
esboschi governati dai mercanti veneziani legna a valle era troppo costoso, non lo era al- queste masse arboree che permettevano novamento delle zone boscate e portan-
avevano introdotto la tecnica della produzio- trettanto trasformarla sul luogo in carbonella ai pastori di ricavare legna per il focolare do a un aumento della massa forestale su
ne di carbone di faggio, che era molto richie- e poi farla giungere a valle a dorso di mulo o della casera e per la cottura del latte. Que- gran parte della scarpata. Questi progres-
sto dalle fabbriche del vetro muranesi. Anche grazie alle portatrici.25 Il quel caso il contratto sti ceppi, che erano posti nei pressi delle si però non erano facilmente riscontrabili
il legname del ceduo più minuto, quello che non veniva fatto sulla volumetria del legname casere, si sono sviluppati nei settori più nella zona dell’Avianese:
non poteva essere tagliato in ‘borre’ poteva che sarebbe stato tagliato, ma sul numero di
essere recuperato per costruire un prodotto ‘bisacche’, grandi bisacce, con le quali si sareb-
leggero e facilmente trasportabile a valle a be portato a valle il carbone.
spalla d’uomo o di animali. Queste tecniche
di produzione del carbone per la prima volta Alle pratiche di esbosco con la produzione
divennero anche un patrimonio delle comu- del carbone si opposero anche alcuni abitan-
nità locali e dei contadini della pedemontana, ti. Quando nel 1844 si mise mano a un nuovo
che scoprirono così la possibilità di sfruttare affitto del Bosco del Cimon, poco sopra Pian
i boschi a ceduo della zona alta per ottenere delle More, il consigliere comunale Giovanni
un prodotto facilmente vendibile sui mercati Puppa ebbe il coraggio di dire che «il bosco
della pianura in cambio di granaglie. Cimon dovrebbe essere rispettato, e lascia-
L’instabilità politica del primo periodo di do- to a taglio gratuito dei poveri, per non toglie-
minazione franco-austriaca aveva lasciato re a essi i mezzi di una risorsa, e di riparare ai
molto spazio agli abitanti, che avevano ap- bisogni della legna da fuoco, in tanta penuria
profittato delle risorse boschive per produr- massime in cui è il comune tutto».26
re più carbone e aumentare le superfici di pa- I cedui si prestavano bene a questa at-
scolo sul monte. Nel gennaio del 1813 l’ispet- tività di trasformazione e potevano dar
tore raccontava come «perlustrando i boschi
compresi nel dito Comunale Circondario mi 24
  Ivi, 378, 8/9, 20 settembre 1847, sugli affitti del Bo-
è accaduto con sorpresa di rilevare col fatto sco del Cimon.
molti abusi eseguiti ne tagli».23   Vedi il contratto intercorso tra il Comune e Giovanni
25

Redolfi Tezzat di Aviano per l’affitto del bosco del Ci-


mon. Ivi, 8/3, 14 dicembre 1847. La tavoletta dell’IGM del 1929 mostra come il bosco sfrangi e diventi rado in corrispondenza dei due grandi pianori
  ASCAv, 46, 8 gennaio 1813.
23
  Ivi, 11 luglio 1844
26
prativi di Pian di Mazzega e Casera Paronuzzi

48 49
ro.31 Gli esempi di queste stalle, rintracciate
in tutta la zona della dorsale del Monte Ca-
vallo, fanno pensare a strutture relativamen-
te recenti (XVII-XVIII secolo) e che all’inizio
del XIX furono soppiantate da nuove costru-
zioni realizzate con murature a paramento
verticale unite dalla calce e destinate al rico-
vero dei pastori. Per contro, le strutture più
antiche continuarono a essere utilizzate per il
ricovero degli animali. Quando De Gasperi32
visitò il Piancavallo per dare una sua lettura
degli insediamenti pastorali, questa trasfor-
mazione era già avvenuta:

Piccolo inghiottitoio utilizzato per smaltire i resti del Le casere che la carta (Quad. Aviano)
taglio. segna sul Pian del Cavallo sono nove:
Pian di Mazzega 1.184 metri; Paronuzzi,
La pecora non si distingue che per l’ab- 1.242, Busa di Villotta 1.272, Capovilla
bondanza e bontà del latte, essendo 1.292, Stefano 1.300 circa, la Brusada
Oggi il confine tra boschi e prateria artificiale è più netto di un tempo. piuttosto ruvida e tonda la sua lana, 1.323, Michelin 1.325, Caseratte 1.339,
mentre in Giais di Aviano lo stesso tipo Valfredda 1.375, circa. L’altezza media
I soli boschi di Caneva e Polcenigo un risveglio tanto più che la Pro montibus dà lana finissima, qualità dovuta al pa- fra le due estreme è 1.279 m, fra tutte
di proprietà comunale sono in via di conta fra di noi numerosi soci».28 Il fatto scolo più elevato nell’atmosfera: per al- 1.293 m. L’orlo orientale dell’altopiano
miglioramento in causa della regola- che la prima associazione ambientalista tro il formaggio non riesce così distinto forma una specie di larga dorsale corren-
rizzazione dei tagli fatti a cura di quei dedicata al tentativo di sensibilizzare l’o- come quello di Polcenigo. La sua gran- te da nordest a sudovest, a superficie ir-
municipi. L’imboscamento delle mon- pinione pubblica nei confronti del dissesto dezza è delle mediocri.30 regolare per l’enorme sviluppo di doline,
tagne da tanti anni raccomandato, ma idrogeologico avesse degli adepti nel terri- valli cieche ed altre forme carsiche. Bene
che non accenna di essere praticato, torio delle grandi praterie è estremamente L’evoluzione delle poche strutture di servi- spesso le casere si trovano in qualcuna
sarebbe assai facile, ne importa dire di significativo. zio al pascolo rintracciate nei prati mostra- di tali conche chiuse. Il limite superiore
quanta utilità. Una legge in proposito Nel Medioevo l’espansione delle pratiche no come prima delle casere che oggi cono- naturale del bosco è visibile da questo
tornerebbe necessaria.27 d’uso del pascolo avevano ridotto gli spazi sciamo fossero stati costruiti in alta quota lato ove un intenso disboscamento l’ha
del bosco in montagna come nella pianura altri edifici a servizio dei pastori e delle loro portato a 1.450 m. circa; sul versante
Mano a mano che, all’inizio del Novecento, arida. Agli inizi del Novecento si comincia- greggi. Si trattava di edifici lunghi e stretti, occidentale del Cavallo va a 1.750; sul
la riduzione di ovini e caprini sul versante vano a vedere i primi segnali di un processo realizzati con murature portanti spesse di pendio orientale il bosco manca affatto.
cominciava a rendersi evidente, la vegeta- inverso. pietre non squadrate e posate a secco. Per
zione boschiva sembrava rinvigorirsi. La Eppure per sfruttare i settori più alti la pe- questo motivo le murature erano molto La descrizione che fece delle casere ci è
nuova attenzione che veniva prestata alle cora era ancora l’animale più adatto29. basse e servivano per ospitare una coper- estremamente utile e merita di essere ri-
risorse lignee e la presenza di un presidio tura con ripidi spioventi ancorata alle mura- portata per intero perché la maggior parte
di polizia forestale anche sulla pedemonta-   Per il rimboschimento, «Giornale di Udine» XL, 277,
28 ture attraverso un cordolo di travature che di questi edifici furono distrutti e riedificati
na stava cominciando a dare i suoi frutti: «I 17 novembre 1908. facevano da dormiente. dopo la Prima Guerra Mondiale.
boschi comunali ai piedi del Cavallo, in gra- 29
  Ad Aviano c’era una delle casere più alte del Friuli, Gli spioventi venivano poi ricoperti con pa-
zia del vietato pascolo caprino, oggi sono quella di Val Grande, registrata nel 1880 a quota 1703; glia e frasche e ogni anno la copertura veniva
31
  De Gasperi ricordava che le casere coperte con tetto
quanto mai rigogliosi e densi. Speriamo in ciò in un ambiente che in quegli anni d’inverno era ricco rinnovata per garantire l’utilizzo del ricove-
in paglia erano «costanti nell’orlo dell’altipiano del Cansi-
di neve per metri e metri d’altezza. Cfr. G. Marinelli, Le
glio, nel Pian del Cavallo e nelle planine del Matajur». Cfr.
casere in Friuli secondo la loro altezza sul livello del mare.
G.B. De Gasperi, Studi sulle sedi e abitazioni umane. Le casere
27
  F. Candiani, Relazioni sullo stato dell’agricoltura friulana II, «Bullettino della Associazione Agraria Friulana» 21, 30
  P. Quaglia, Cenni intorno alle Malghe del Comune di
del Friuli, «Bullettino dell’Associazione Agraria Friulana»
relativamente all’anno 1870, «Bullettino della Associa- 1880, 161-164: 162. A questi livelli non era infrequen- Polcenigo nel Distretto di Sacile, «Bullettino della Asso-
LXI, 1-12, 31 dicembre 1916, 125-237, 205.
zione Agraria Friulana» 13, 15 luglio 1871, 417-423: te avere episodi di nevicate a giugno, e persino a luglio: ciazione Agraria Friulana» II, 53-54, 7 novembre 1857,
420. La neve sul Cavallo, «Il paese», 25 luglio 1913. 215-216: 216.  Ivi.
32

50 51
nelle quali un tramezzo orizzontale se- mento dell’espansione naturale del bosco.
para una specie di solaio ov’è tenuto il Ma anche i boschi al limitare delle praterie
fieno per i giorni piovosi. In questo sot- sono cambiati e a fianco di alberi cresciuti
totetto si entra da una porta-finestra, con un portamento a fustaia si scorgono le
aperta dal lato posteriore, che, grazie più antiche ceppaie di ceduo. All’interno del
al pendio della montagna, viene a tro- prato della malga si riscontrano ancora i re-
varsi a livello del terreno.
Tanto nella casera del foc, che nelle
stalle, il tetto è sostenuto da una pri-
ma armatura di travi inclinate che si
appoggiano su una trave longitudinale
mediana e sui muri laterali. Sopra que-
ste stanno dei correntini orizzontali a
distanza di 40-50 cm. Su essi poggia
direttamente la paglia, eccetto che al
di sopra del focolaio ove un tavolato Una delle stalle di una casera dell’orlo del Cansiglio. La
serve da difesa contro gli eventuali in- costruzione è in muro a secco, il tetto di paglia (da G. B.
cendi.33 De Gasperi, 1916).

Oggi le superfici destinate a prateria artifi-


ciale pascolata sono molto ridotte e si pos-
sono notare alcuni difficili lavori di conteni-

Ceppaia pseudo circolare generata per un progressivo allontanamento dei polloni dal centro.

Le casere dell’orlo orientale degli alti- di cemento; mancano finestre; unica


piani del Cansiglio e del Cavallo sono apertura la porta aperta sulla facciata
caratterizzate dal tetto di paglia a anteriore, un po’ lateralmente. Nell’an-
due spioventi che giungono fin quasi golo accanto la porta è la busa del fogo,
a terra. Le mura sono a secco, prive in tutto simile a quella delle casere del
Cansiglio. Anche qui la caldaia pen- Edificio posto sotto versante utilizzato per il ricovero
de dal braccio sporgente dalla mussa. degli animali.
Sopra al bus del fogo sta il graticcio
(gardizz) per affumicare le ricotte. Un
tramezzo di tavole, coperto di fieno,
messo orizzontalmente all’altezza del
vano del tetto, costituisce il giaciglio
dei pastori; vi si accede con una scala a
mano. Lungo le pareti e su un sostegno
isolato nel centro della casera, apposi-
te assi servono a tenere il formaggio.

Le stalle sono separate dalla casera;


Resti di edifici di servizio al pascolo costruiti con mura- ogni malga ne possiede più d’una, fino
ture a secco e pietre poco lavorate, se non in occasione a quattro o cinque. Viste dall’esterno Rilievo di casera (da G. B. De Gasperi,1916).
dei principali fori. In primo piano un masso adattato per sono affatto simili alle casere; all’inter- Fabbricato di servizio al pascolo colonizzato dalla vege-
diventare uno stipite di chiusura della porta. no hanno un unico locale, salvo alcune   Ivi, 216-217
33
tazione.

52 53
sti di storiche alberature che punteggiavano costruzioni arboree è pseudocircolare e
il prato e che sono denunciate dalle interes- a volte raggiunge i due metri di diametro.
santi ceppaie di ceduo, sviluppatesi proba- Questo pone il tema dell’antichità di questa
bilmente per qualche secolo da un nucleo pratica di tagliare e fare frasca all’interno del
centrale ormai dissolto. La forma di queste prato per dare da mangiare agli animali e allo

Il bosco si interrompe anche in occasione delle moderne viabilità che ormai lo tagliano.

stesso tempo costruire una riserva di fasci-


name per il focolare del pastore.
Erano anche diffuse forme paesaggistiche
oggi scomparse come quella del prato delle
Poco distante dai ruderi della vecchia casera si trova il recinto (moltrin) per la mungitura realizzato con un basso chiarie nel bosco. Infatti, il manto forestale
muro in pietra che probabilmente veniva rialzato con ramaglie secche. era molto meno compatto, ma soprattutto
era pascolato dalle greggi e quindi sotto-
posto a un progressivo deperimento. Dagli
inizi del Novecento il bosco ha chiuso quasi
tutte le chiarie che lo caratterizzavano, rag-
giungendo una forma sempre più potente e
antagonista ai prati artificiali delle malghe.
Un contrasto tra pieni e vuoti che assume
anche un valore coloristico molto forte nelle
diverse stagioni.
Il manto forestale si interrompe solo in oc-
casione dell’attraversamento della strada
della val Caltea o in occasione dei corridoi
Oggi il fitto manto boscoso è interrotto non più dalle La grande vasca di raccolta delle acque di Pian delle delle linee elettriche che alimentano Pianca-
aperte strade della transumanza ma dalle linee elettri- More costruita come un serbatoio in cemento fuori vallo e la sua rete impiantistica. Questi spazi
che che garantisco i rifornimenti energetici agli impianti terra. attraversati da infrastrutture si legano poi
e a Piancavallo. Rovina di una cabina di trasformazione. agli effetti della costruzione di un paesag-

54 55
Un particolare della Kriegskarte del 1805 La veduta di Costa Grande dai pascoli alti.

gio moderno invaso da opere di servizio alla praterie che guardano la pianura. Molte per-
struttura turistica di Piancavallo. È proprio sone sono attratte dalla soglia tra il versante
in questi settori alti del territorio che si rin- ripidissimo e il piano pascolato che segna
tracciano cabine elettriche e bacini idrici che un’evidente discontinuità tra le morfologie
dichiarano nella loro forma estetica il dise- del massiccio.
gno di una modernità ormai slegata dall’eco-
nomia dell’erba o a quella dell’albero. Nel settore alto delle praterie artificiali,
le erosioni sono dolci e gli avvallamenti
I pascoli alti e le casere morbidi. L’acqua, così rara da dover essere
La colonizzazione del versante montuoso trattenuta dalle lame usate per abbeverare
posto sopra a Marsure fu condotta nel Me- uomini e animali, non è violenta e modella le
dioevo con l’uso del fuoco per riuscire ad piccole incisioni carsiche quasi come fossi-
aumentare le superfici per il pascolo degli mo in presenza di un suolo plastico.
animali, che in origine si muovevano quoti- Questo ambiente di erbe che dialoga con la
dianamente dal villaggio alle terre alte. Il pri- luce è usato in modo diverso da come lo era
mo tratto di altipiano posto tra Pala Fontana qualche centinaio di anni fa, ma per com-
e Monte Caseratte era comodo e molto fre- prendere questa modificazione ambientale
quentato dal pascolo vagantivo allora in uso. quasi impercettibile è necessario rifarsi ad
Oggi invece la percezione che abbiamo di alcuni documenti storici.
questo territorio è molto diversa, perché Oggi siamo abituati a considerare le case-
gli usi sono di esclusiva pertinenza di chi ge- re una forma insediativa antica, ma in re-
stisce le malghe, mentre si è sviluppata nel altà sono una pratica d’uso relativamente
La profonda valle che precipita su Marsure incide l’altipiano. tempo la frequentazione turistica di queste moderna. Anche da un punto di vista della

56 57
Praterie artificiali.

presenza degli animali nel tempo la popo- daristiche di queste popolazioni venivano
lazione degli alpeggi è cambiata. In età di meno, diventava indispensabile comprare
antico regime solo le greggi potevano rag- servizi e pagare funzionari che garantisse-
giungere i settori più alti del territorio di ro quegli obblighi di gestione che nel Me-
Marsure. La produzione di latte era mar- dioevo ricadevano sui capifamiglia.
ginale perché i prodotti caseari non erano Nel maggio del 1676, la comunità di Aviano
facilmente commerciabili al di fuori del vil- inviò alcuni periti a verificare «il danno fatto
laggio. La produzione della lana e della car- nelli boschi di questa Comunità per far legni
ne aveva senza dubbio un maggiore valore di mercantia»34.
ed era spendibile in cambio di altre mer- La pressione sui boschi e sui pascoli alti era
ci. I terreni pubblici non erano attrezzati palpabile. Era praticamente impossibile ga-
con edifici e gli uomini utilizzavano ripari rantire nei settori più alti di Aviano un servi-
provvisori di frasche lungo tutta la regione zio di polizia e quindi le comunità chiesero al
montuosa. governatore veneziano in Friuli il permesso
Ci è noto invece il frangente che portò alla di attrezzare con delle casere i pascoli alti
costruzione delle casere e dei comparti che la comunità intendeva affittare. In que-
malghivi nei settori alti del pascolo alpino. sto modo tutto il settore dell’altipiano finiva
Questo processo è comune a tutte le Pre- per essere inibito all’uso dei singoli cittadini,
alpi Carniche e fu stimolato dalla necessità mentre lo avrebbero frequentato solo i legit-
delle comunità di provvedere a integrare timi affittuari che non sempre apparteneva-
le finanze delle amministrazioni locali af-
fittando ai privati importanti comparti del
Il bordo dell’altipiano. pascolo. Mano a mano che le pratiche soli-   ASCAv, Registro di delibere, 24 maggio 1676.
34

58 59
Residui di casere del primo periodo di insediamento I recinti ricordano le tradizioni legate alla raccolta delle
con murature a paramento verticale senza uso di calce pecore per la mungitura

Dove si sono ridotte le pratiche del pascolo avanza e si compatta il bosco.

le loro greggi e impedì di costruire complessi lungato e attrezzato con stalle e casere, il pa-
malghivi da affittare lungo le pendici del ver- esaggio che ancora oggi riconosciamo come
sante. Le casere pubbliche sarebbero state un paesaggio tipico della zona del Cavallo.
costruite esclusivamente sull’altipiano che Per più di un centinaio di anni la situazione
già si configurava come una montagna aper- non cambiò. Un’ispezione fatta nel 1833
ta, non solo perché esposta, ma anche perché sulle casere del settore alto di Giais ci ri-
quasi completamente disboscata. corda dell’uso che si faceva di questi spazi
Il privilegio concesso dal luogotenente del «sulla montagna di Giais, denominata Val
Friuli alla comunità di Aviano segna un radi- Freda, ove ritrovasi tre casere». Le casere
cale cambiamento nelle modalità d’uso del facevano parte di quello che poi diventerà
territorio perché per la prima volta definisce il complesso malghivo di Casera Valfredda
il merito della costruzione dei comparti delle di Giais. Nonostante ci fossero tre edifici,
malghe all’interno delle terre pubbliche. Per l’affitto era stato accordato a Osvaldo De
I muretti di questa foto non avevano funzioni di delimitazione della proprietà ma sono il frutto dello spietramento dei prati la prima volta si comprende come la compe- Pol, che a sua volta aveva subaffittato gli al-
tenza di accordare queste nuove forme d’u- tri due settori. Osvaldo nel suo comparto di
no ad Aviano. Ci si aspettava così di ridurre di pascolo per beneficio degli abitanti»35. Il so del territorio fosse dell’amministrazione concessione ospitava 152 pecore di tredici
i conflitti innescati tra il pascolo brado e la luogotenente Girolamo Loredan si rendeva veneziana, che aveva il compito di salvaguar- diversi proprietari, mentre nel settore che
gestione dei comparti forestali. Il magistrato conto che questa pratica avrebbe ristretto dare le risorse per il pascolo vagantivo dei aveva come capo casera Pietro Ciligot, gli
veneziano concesse al Comune di «fabricar gli spazi utilizzati dagli abitanti più poveri per singoli abitanti. A loro rimaneva l’uso dei pa- ispettori di Aviano ne contarono ben 251,
casere sopra la monte apperta, ma sollo nelli scoli pubblici in piano e soprattutto quelli di provenienti da dieci diversi allevatori.
pascoli entro le cime affinche non restino da- versante. Nel 1676 si sostituiva il paesaggio Va però precisato che ben cento pecore non
negiate l’erbe bandite ma conservate ad uso   Ivi, 29 maggio 1676.
35
del pascolo brado con quello del pascolo pro- erano di Giais ma provenivano da diversi

60 61
Resti degli ovili del XVII secolo Segni di recinti circolari sul vertice del colle

proprietari di Bagnarola di Sesto al Reghe- tanto che De Gasperi notò come i pascoli
na. Il terzo capo casera, Giobatta Pol Friz, fossero talmente frazionati da creare an-
ne dichiarò invece 196, di dodici diversi che nel Monte Cavallo quell’ambiente del
proprietari. villaggio estivo che somigliava alle planine
Nel comparto chiamato Capo furono trova- slave: «Nelle malghe dell’orlo orientale del
te ben 646 pecore affidate a Pietro Basso Cansiglio-Cavallo avviene pure che il pa-
Fin, tra le quali 307 venivano da Maniago scolo sia frazionato in più di una affittanza
Libero, 174 da Maniago e 91 da Sedrano e in modo che le casere si trovano a grup-
Bagnarola. Pietro Basso, invece, ne aveva pi».37 Altre volte la singolarità della gestio-
altre 281 di undici diversi proprietari. ne degli animali e delle malghe della zona
Il carico di animali su questo comparto di del Monte Cavallo a volte era poco com-
montagna era davvero consistente. Sul- presa anche dagli studiosi del periodo. Per
la montagna di Giais, nell’estate del 1833 esempio il Candiani nel 1870 riferiva che
c’erano ben 1.526 pecore. Un numero «saranno forse mille vacche che passano
enorme, se si pensa che solo tre anni prima dal piano al monte, e viceversa, a secon-
nel villaggio di Giais ne erano state censite da delle stagioni, e duemila pecore, da cui
816.36 si trae poco formaggio, poco burro e poca
Il risultato del frazionamento dei pascoli ed inferiore lana, non bastevoli al consumo
non poteva non essere notato dai geografi, locale, non bene confezionati, ma però di
che cominciavano a indagare la montagna, buona qualità. Sono ignorati affatto i pro-

37
  G.B. De Gasperi, Studi sulle sedi e abitazioni umane. Le
  Ivi, 258.
36
casere del Friuli, 229. Il massiccio del Cavallo, nel punto in cui le praterie sembrano unirsi al bosco con la figura paesaggistica del prato alberato

62 63
BOVINI CAPRE OVINI MAIALI

VALFREDDA 1 10 60 260 4

VALFREDDA 2 15 0 400 4

CASERATE 1 19 0 600 4

CASERATE 2 10 0 450 5

gressi scientifici in questo ramo, e sembra anche per gli animali che non si erano avvi-
molto lontano il tempo in cui di essi si saprà cinati ai pascoli alti.39
trarre profitto».38 La politica di riorganizzazione agricola im-
In realtà quel migliaio di bovini ai piedi del postata alla metà dell’Ottocento fece senti-
versante non si muovevano per raggiunge- re i suoi effetti solo più tardi, trasformando
re i settori alti del territorio di Aviano, ma le le abitudini produttive e quelle alimentari e
singole famiglie si impegnavano a far scen- producendo delle enormi ripercussioni sul
dere a valle le risorse foraggere. Era invece paesaggio di questo settore della monta-
credibile il riferimento alla scarsa capacità gna. Sul finire del secolo, la situazione stava
di produrre buoni formaggi e di stagionarli cambiando. Nel villaggio erano aumentati i
per la vendita in pianura. Il prodotto ser- bovini e le manze più giovani cominciavano Le morfologie del monte vengono esaltate dalle praterie artificiali
viva soprattutto in famiglia, all’interno di a essere dirette verso la montagna durante
un’economia che era ancora di sussistenza. l’estate, nonostante i sentieri difficili. comparti pascolivi, al posto dei sei originari, to, dopo di che questa produzione entrò in
Per contro, la transumanza di greggi che Nel 1896 alle casere di Valfredda e Case- con un carico prevalente ancora di ovini.40 crisi. Nel 1929, per il Censimento dell’agri-
dalla pianura a primavera inoltrata si muo- ratte di Marsure venivano attribuiti quattro Sebbene i paradigmi dell’allevamento fos- coltura non abbiamo dati estrapolati rela-
vevano verso la montagna, come abbiamo sero completamente cambiati, le casere di tivi alla frazione di Marsure, ma i dati della
notato per Giais, aveva una scala territo- montagna si continuavano a monticare con popolazione animale del Comune di Aviano
riale più ampia dell’Avianese e questo era le pecore e questo testimonia la resisten- sono estremamente interessanti. Venivano
un rischio per le popolazioni di animali del za di queste pratiche di allevamento anche censiti 2.848 bovini, 372 equini, 266 suini,
luogo perché era facile essere interessati nel periodo in cui ormai ai piedi del Monte 1.328 ovini e solo 20 caprini.
da malattie epidemiche. Il tradizionale pa- Cavallo cominciavano a nascere le latterie Tra i bovini, 1.950 esemplari erano vacche
scolo che si innescava tra il settore abitato turnarie per la lavorazione del latte di vacca. da latte, mentre i buoi erano solo 109, quin-
e le risorse foraggere si muoveva su terri- Le casere che erano state ricostruite dopo la di non era cresciuto il numero degli animali
tori e tra ambienti ben conosciuti, ma nelle Prima Guerra Mondiale sono molto diverse utilizzati per il lavoro, ma si era privilegiato
casere l’arrivo di animali forestieri poteva dalle precedenti e sono state pensate per la l’aumento delle vacche da latte riducendo
creare dei focolai di infezione. Per esempio produzione e la conservazione del formag- drasticamente pecore e capre.41
nel 1887 in alcuni alpeggi di Tramonti e di gio con la cottura del latte. Erano dei piccoli Con l’arrivo della strada a Piancavallo, le
Giais si era diffusa la scabbia delle pecore caseifici, ma la quantità del latte trattato fu malghe cominciarono a essere monticate
e quando gli animali tornarono nei villaggi Stalla e casera Valfredda, costruite negli anni Venti sul importante solo fino alla metà del Novecen- prevalentemente con bovini e il formaggio
il contagio divenne un pericolo fortissimo bordo della scarpata di Marsure di malga stagionato cominciò ad affermarsi
come un prodotto nuovo e diverso da quello
40
  M. Tomadini, I pascoli del silenzio, Casere e caseranti nel
38
  F. Candiani, Relazioni sullo stato dell’agricoltura friulana   T. Zambelli, Osservazioni sulle malattie epizootiche e
39
Piano del Cavallo (1850-1950), Pordenone 2011, 44.
relativamente all’anno 1870, «Bollettino della Associa- contagiose manifestatesi in Friuli nel 1888, «Bullettino 41
  Catasto agrario 1929-VIII, Compartimento del Veneto,
Rimando al testo molto documentato da un punto di vi-
zione Agraria Friulana» 13, 15 luglio 1871, 410-423: della Associazione Agraria Friulana» vol. VI, 5, 1889, Provincia del Friuli (Udine), f. 26, Istituto centrale di Stati-
sta antropologico per tutto ciò che riguarda la moderna
417. 62-67: 64. stica del Regno d’Italia, Roma 1936, 84.
evoluzione delle praterie alte nel Novecento.

64 65
mandò uno dei suoi migliori periti, Gio Batta
Nascimbeni, a rilevare le molte isole di pos-
sessi privati che si trovavano all’interno del-
la proprietà pubblica. Queste famiglie della
borghesia locale, pur avendo spesso attrez-
zato i prati con delle piccole stalle e fienili,
non avevano nessun documento che atte-
stasse un legittimo possesso46. Quelle stalle
poste lungo il versante garantivano ad alcuni
clan una posizione di vantaggio rispetto agli
altri abitanti. Qui gli animali potevano sosta-
Le pendenze del versante segnano almeno tre aree lun- re e pascolare a mezza costa e presso gli edi-
go il versante dei prati fici diventava più facile raccogliere il fieno e
le frasche per poi condurle con calma a valle.
suetudinarie di tradizione medievale. Nel Questo problema sui recenti diritti o usur-
1658 il perito pubblico Benvenuto Bardini pi delle stalle private di mezza costa non fu
si era recato ad Aviano per confinare una risolto dal Magistrato veneziano, tanto che
proprietà di trentacinque campi di terra che nel 1831 la questione fu ripresa in occasio-
il pordenonese Baldoin Tironi era riuscito ne di un nuovo catastico degli abusi prodot-
a farsi vendere dal Magistrato sopra Beni to questa volta dallo stesso Comune.
Comunali di Venezia ritagliandoli «dal corpo L’amministrazione comunale dichiarava
de un ben Comunalle in colline qual corpo esplicitamente che questo nuovo strumen-
Particolare della Kriegskarte del 1805 comincia al confin de giais et seguita sino a to sarebbe servito per «conoscere quali e
dardagho».44 La grande prateria inclinata che quanti sono stati gli usurpi fin qui commessi
che i caseifici in pianura producevano, utiliz- lato friulano del Cansiglio-Monte Cavallo, disegnava un lungo paesaggio di pascoli che dai singoli privati, onde procedere contro gli
zando come alimentazione dei bovini preva- comprendente Aviano, Caneva, Polcenigo, univa molte comunità cominciava a essere usurpatori».47
lentemente foraggio secco. Contrariamente Budoia, Barcis e Montereale, furono trovati intaccato dall’espansione delle terre private. Molto spesso si trattava di piccole particelle
a quello che si potrebbe credere, è soprat- solo 360 bovini, 1910 ovini, 129 caprini, 36 Non a caso, la stessa cosa accadde qualche limitrofe alle proprietà accertate dei singoli
tutto in questo frangente che l’allevamento equini, 11 maiali, 17 bufali e otto cervi.43 Di decennio dopo nei pressi del santuario della privati, che però erano state ampliate accor-
alpino entrerà in crisi qui come negli altri fatto si trattava di una popolazione animale Madonna di Costa dove i Cristofori acquista- pando terre pubbliche sulle quali il Comune
settori della montagna friulana. Ai primi del inferiore a quella che era presente all’inizio rono un prato posto tra la chiesa e il torrente provvedeva ora a chiedere un affitto, più che
Novecento i comparti pascolivi monticati dell’Ottocento nei soli pascoli di Aviano. Ossena, nei pressi dell’ancona di S. Ivano «fa- la restituzione del bene.
della zona del Monte Cavallo erano quat- bricata dalli Nob: Sig.ri Cristoffori».45 Altre volte, invece, l’abuso aveva le dimen-
tordici, mentre un recente censimento ne Il versante montuoso: Alle vendite legittime di alcuni pezzetti di sioni di una vera e propria isola di interesse
ha registrati undici, a causa di abbandoni e l’erosione del bene pubblico prateria del versante si sommavano anche privato all’interno del versante pubblico,
accorpamenti.42 In sostanza, con una mag- Come abbiamo visto, Girolamo Loredan, alcuni abusi di singoli cittadini che di fatto come nel caso di Pra de Plana attrezzato con
giore dimensione delle malghe, si è assisti- accordando agli avianesi la possibilità di co- privatizzarono nel tempo alcuni dei tratti del un ‘caserino’ da Antonio Cristofori. La mag-
to a una riduzione delle superfici pascolate, struire casere nella zona alta del versante, versante più ricchi di cotico erboso. gior parte dei prati di fatto aveva casere e/o
con un’espansione progressiva di succes- si era raccomandato di conservare libero e Nel 1775 il Magistrato Sopra Beni Comunali caserini, edifici allungati come quelli delle
sioni secondarie sui prati meno produttivi. Il pubblico il versante prativo della montagna. malghe pubbliche, posti sui bordi delle pro-
censimento degli animali presenti in estate In realtà, la grande prateria inclinata che da prietà, nei tratti meno produttivi dei prati.
negli alpeggi è indicativo del fatto che il ca- sola era in grado di sfamare un gran nume- 44
  Si trattava di un settore posto poco a monte della La distribuzione di queste isole di proprietà
chiesa di San Giorgio ad Aviano, ma era solo l’inizio di
rico delle malghe è di molto diminuito. Nel ro di animali già a quell’epoca soffriva degli privata all’interno della grande prateria in-
una serie di erosioni della proprietà pubblica. Archivio
2003, in tutto il complesso montuoso del attacchi che si facevano alle norme con- di Stato di Venezia (d’ora in poi, ASVe), Provveditori
sopra beni comunali, 119, Aviano, 7, 16 gennaio 1658.
  Ivi, 24, 31 maggio 1775.
46
42
  S. Dovier, S. Bovolenta, D. Pasut, S. Venerus, Le malghe   S. Dovier, S. Bovolenta, D. Pasut, S. Venerus, Le attività
43 45
  Ivi, 17, 6 giugno 1705. L’anno dopo gli stessi Cri-
della dorsale Cansiglio-Cavallo. Un progetto per la valoriz- agro-pastorali nella dorsale Cansiglio-Cavallo: una risorsa stofori acquistano altri tre piccoli prati nei pressi della 47
  ASCAv, Appartiene al Comune di Aviano, c.2, 10 lu-
zazione dell’attività alpicolturale, Gorizia 2006, 53. per il territorio, «SoZooAlp» 1, 2004, 102-118.   chiesa. Cfr: Ivi, 18, 28 marzo 1706. glio 1833, eseguito dal perito Gio Batta de Marco.

66 67
I resti di una lama lungo il sentiero di confine con la co- Praterie e rimboschimenti naturali lungo le due spalle
munità di Giais. del versante di Marsure.

Il sentiero sale lungo la costa sfruttando le linee di minor pendenza.

clinata pubblica non era però omogenea. A viduate tra la Brugnasa e la Gastaldia, i Re-
monte di Marsure non risultano esserci state dolfi avevano ampi prati a uso privato a Pala Il crinale di Pala Fontana. La valle del Torrente Fontana scende verso Marsure.
le decine di piccole costruzioni che rintraccia- e Costa Lunga.
mo invece a monte delle principali borgate A Marsure gli usurpi erano relativi a un ter- seguir debba l’alienazione dei Beni stessi me- tentò di mantenere le tradizionali pratiche
di Aviano. La ricognizione tesa a ricostruire reno di Costa Lunga tenuto da un numero diante riparto a testa e con estrazione a sorte d’uso. Mentre a Cortina di Sotto e a Costa nel
il quadro delle superfici di fatto privatizzate consistente di appartenenti a un aggregato fra i Comunisti abitanti compresi li Possidenti 1849 si era pervenuti a una divisione dei pra-
sembra ricordare questo processo come una famigliare dei Tassan Toffola, mentre a Pra sebbene altrove domiciliati, e verso il paga- ti di versante, a Cortina di Sopra e a Marsure
pratica recente, come in località Crouz: «li di Bosignan, tra Giais e Marsure i Tassan Viol mento di annuo canone enfiteutico».51 questo non era stato possibile: «la sfalciatura
detti fratelli Cipolato hanno usurpato fino da avevano costruito alcune stallette sui pascoli Nel 1845 l’ingegner Pietro Quaglia di Polce- seguirà il metodo antico, e contro il paga-
più anni il fondo comunale pascolivo».48 un tempo pubblici. nigo pervenne alla definizione dei fraziona- mento di L.1,20 per ogni falce e di c.60 per
Anche i Capovilla avevano un ampio pezzo di Anziché procedere a rendere di nuovo pub- menti del versante per individuare i lotti che ogni falcinola».53 Sui territori dove per anni si
pascolo, posto lungo il versante sui bordi del- bliche le aree usurpate, il Comune, influen- sarebbero stati ceduti ai privati.52 Il progetto era pascolato liberamente, si costruivano dei
la Valle di Bornas, attrezzato con casera e ca- zato dal dibattito degli agronomi friulani che di privatizzazione del versante non andò in confini solo apparentemente invisibili. Quelle
serino.49 I Paronuzzi tenevano in uso esclusi- vedevano nelle proprietà comuni un vincolo porto ovunque nello stesso modo. Marsure porzioni di prato vennero da quel momento
vo un lungo prato attrezzato con edifici lungo per la modernizzazione dell’agricoltura, pen- tagliate per condurre il foraggio alle stalle del
il sentiero della Gastaldia.50 Altre ampie aree sò di procedere nella direzione opposta, pre- villaggio. I fianchi del torrente Fontana si ri-
51
  ASCAv, 378, Le divisioni dei lotti erano state pre-
condotte da privati e dai Gabrieli erano indi- vedendo di frazionare i pascoli di monte asse- empirono più d’uomini che d’animali, mentre
disposte dall’ing. Pietro Quaglia. Sulla figura dell’inge-
gnandoli ai singoli cittadini. gnere: G. Frattolin, Quaglia Pietro, in Nuovo Liruti, cit., rimanevano molto frequentate le due mulat-
Il tentativo di rivedere completamente le for- 397-398. tiere delle dorsali che salivano all’altipiano e
  Ivi, c.7.
48
me d’uso del versante prativo divenne un atto 52
  Vedi la lettera dell’ingegnere che descrive le difficol-
  Ivi, c.8.
49
amministrativo il 19 giugno del 1843, quando tà avute nel rilievo dei luoghi: ASCAv, 349bis, 271/12, 1
  Ivi, c.13.
50
il consiglio comunale di Aviano deliberò «che settembre 1845.   Ivi, 378, carte sciolte.
53

68 69
I profili delle storiche praterie inclinate di Costa Grande. Spietramenti lungo la dorsale di Costa Lunga.

lungo le quali era ancora possibile trovare dei Oggi gli ambienti ceduti ai privati alla metà
frammenti di prateria pubblica. Le cessioni en- dell’Ottocento sono gli spazi della monta-
fiteutiche delle porzioni dei pascoli di versan- gna di Marsure meno utilizzati. Se nei settori
te fecero esplodere una diffusa conflittualità alti del territorio, pascoli e boschi vengono
legata alle invasioni che il bestiame in transito comunque gestiti e coltivati, il versante che Particolare della Kriegskarte 1805
lungo il versante faceva nei prati ormai non più Loredan nel 1676 aveva voluto salvaguarda-
pubblici e questo portò a sciogliere definitiva- re all’uso pubblico, oggi si sta trasformando
mente l’antico spirito solidaristico del villaggio. lentamente in un bosco. La dimensione del-
Lo sfruttamento delle risorse vegetali si fece le singole proprietà è talmente piccola che
ancor più forte provocando una crisi ecologi- nessun privato può trovare convenienza
ca che veniva letta con precisione da chi come nel coltivarlo. Allo stesso tempo con l’attua-
Pacifico Valussi, citato in apertura, percorreva le legislazione non è pensabile di proporre
per piacere e non per lavoro quei luoghi: «Le modalità comunitarie di sfruttamento. Per
brulle vette rocciose che si protendono dal questo motivo il settore del versante della
Monte Cavallo al Cansiglio formano, colla loro montagna di Marsure è quello che subirà nel
maestosa orridezza, uno strano ed imponente prossimo futuro le maggiori trasformazioni.
contrasto colla scena di una impareggiabile Lentamente vedremo ricomparire, attraver-
leggiadria rusticale che si spiega nel basso».54 so i processi della successione ecologica, la
grande foresta inclinata che gli abitanti ave-
vano cominciato a distruggere già in epoca
54
  Pordenone, 11 dicembre 1876, «Il Nuovo Friuli» 66,
preistorica. I diritti di proprietà degli storici
13 dicembre 1876. La salita programmata per l’inizio
di settembre da Giovanni Marinelli al Monte Cavallo si prati impediscono ai cittadini di formulare
sarebbe svolta lungo una direttrice ripida del sentiero nuove politiche d’uso per questo settore del
che partiva dalla valle di S. Tomè escludendo le salite territorio, ma le dividenti catastali non sono
più lunghe e meno ripide del versante. Cfr.: G. Marinel- certo un problema per la natura, che comun-
li, Programma, «Il Nuovo Friuli» 200, 22 agosto 1877;
que ha un suo progetto soprattutto lì dove Particolare della seconda Kriegskarte, del 186955.
dieci anni dopo si sarebbe scelto un itinerario simile per
salire in vetta al Cavallo: Sulla vetta del Monte Cavallo,«Il manca quello dell’uomo.
Friuli»180, 30 luglio 1887. Anche la salita del 1890 gli abitanti lo utilizzavano esclusivamente considerato una risorsa per la popolazione
alla cima del Cavallo ripercorse l’ormai collaudata via Le ghiaie del magredo come magro pascolo. Questa sorta di cu- del villaggio. Infatti, quando nel 1672 il Ma-
dell’Artugna di Budoia restituendo le consuete estati- Tra la scarpata montana e i terreni fertili del scinetto tra le terre coltivate e le praterie gistrato veneziano sopra i Beni Comunali
che descrizioni degli orridi paesaggi rocciosi; Monte Ca-
villaggio si stendeva un territorio ampio di inclinate del versante veniva comunque decise di venderlo ai privati, insorse pur di
vallo, «Il Friuli» VIII, 11 settembre 1890, Sugli itinerari
di esplorazione ottocentesca del Monte Cavallo vedi M. ghiaie e depositi portati dall’erosione. Si trat- mantenerne un uso collettivo. Alcune por-
Baccichet, I pascoli della scienza: l’alpinismo risorgimenta- tava di un materasso ghiaioso che nascondeva zioni del magredo furono cedute ad alcuni
le in Cansiglio, Cavallo e Alpago, 1867-1902, Sacile 1993. l’acqua ed era chiamato magredo perché   http://mapire.eu/en/
55
rappresentanti della borghesia locale come

70 71
Rimboschimenti naturali nella zona dei frazionamenti ottocenteschi La profonda incisione del torrente Fontana nello strato di depositi e conglomerati

Michiel del Turco e Marco Cristofori, ma il Per sfruttare le stesse convenienze, molti corre l’acqua di Monte minacciante la totale lungo la strada maestra.60 Già nel 1833 si era
perito Zuanne Gambara, recatosi a Marsure privati fecero richiesta al Magistrato so- rovina d’essi beni e di esso Cigolotti contigui giunti alla costruzione di alcune importanti
in compagnia di Domenico Visentino «mas- pra Beni Comunali per acquisire impor- che va procurando riparo con l’acquisto di direttrici nuove. Una strada nuova e moder-
saro della comunità» e di due consiglieri, tanti porzioni di questo pascolo: Balduin essi pezzetti di comunalle».59 na che collegava Aviano con Pordenone, pas-
testimoniò il desiderio della Magistratura Turioni il 22 aprile del 1672 presentò un L’ampio strato di ghiaie veniva periodicamen- sando per l’ampia campagna arida, una strada
veneziana di conservare il dominio della disegno per acquistare 17 campi descritti te eroso da colatoi d’acqua provenienti da per Sacile e il tratto nuovo che metteva in
frazione: «A quelli gli feci consapevole che come ‘in collina’.57 Il perito Stefano Segato monte. Se si controllavano le colate dei depo- collegamento Marsure con Giais.61 Di fatto
d.a prima estratione, detta il magredo, et l’anno dopo individuerà una porzione di 21 siti e le acque di erosione, questo ambiente si stava ricostituendo, anche se con tracciati
pascolo di Marsure per esser stata incisa e campi richiesti dal reverendo Antonio Lu- era uno dei più stabili del territorio. Per con- diversi, l’antica Strada Regia che nel X secolo
tagliata torna di novo esser in Commune, pini e individuati fisicamente in «magredo tro, il superamento dei torrenti era problema- transitava nella pedemontana collegando l’I-
come prima, et tanto e quanto si non fosse nelli pascoli sora la contrada di Marsure, tico e per questo in periodo austriaco si deci- talia alla Germania.62 Nell’Ottocento, invece,
statta fatta».56 Questo ambiente arido ave- et in conformità di detto mandato avendo se di ristrutturare la strada pedemontana con la strada diventava una struttura di supporto
va un’importanza strategica per gli abitanti fatto tirar le line con il versor atorno co- lo scopo di servire gli abitati posti al piede del alla pedemontana e alle valli alpine e aveva
e le pratiche del villaggio perché permet- mun sud.to separati dali altri comunali».58 versante montuoso modificando di poco l’ori- quindi un valore locale.
teva di accedere liberamente alle piccole Una cinquantina d’anni dopo Nicolò Cigo- ginario assetto della viabilità che saliva dalla
sorgenti poste poco sotto il monte. Qui gli lotti di Montereale chiederà di acquistare Pieve. Poco alla volta però si faceva avanti la 60
  Cronaca dalla provincia del Friuli, «L’Annotatore Friu-
animali potevano stanziare in sicurezza e tre piccoli frammenti di residui di terra pub- necessità di promuovere una moderna strada lano» I, 9, 12 febbraio 1853.
recarsi liberamente ai punti di abbeverata. blica lungo il rio Fontana: «sterili gravosi di pedemontana che dovesse in qualche modo
  ACAv, 258, fascicolo relativo al progetto del 1833.
61
nessuno utile, a quali beni vi è un rugo ove strutturare un sistema di comunicazioni al-
  Gli storici hanno riconosciuto che questa era una
62
ternativo a quello che si stava consolidato
  ASVe, Provveditori sopra beni comunali, 119, Avia-
56
delle tre principali direttrici che venivano percorse da
no, dis. 2. Il dis.10 è molto simile e mostra come ci si- chi scendeva dalla Germania: P. Paschini, Il patriarcato di
  Ivi, dis.11.
57
ano anche piccoli prati pubblici nei pressi del paese di Wolfger di Ellenbrechtskirchen (1204-1218), «Memorie
Marsure.   Ivi, dis.12 e 13.
58
  Ivi, dis. 21, 10 maggio 1728.
59
Storiche Forogiuliesi» XI (1915), 20-39:34.

72 73
Conglomerati ghiaiosi affioranti nei settori alti del ma- Il sentiero per Costa Lunga a un certo punto passa so-
gredo pra ai depositi, per raggiungere la dorsale di salita

Le strade erano diventate ormai un affa- di Aviano chiese al perito Marco Zaffoni di
re di Stato perché servivano a controllare predisporre un progetto per contenere le
militarmente il territorio e venivano per erosioni provocate dal torrente Fontana.
lo più gestite dagli organismi provinciali, I tentativi di ripristinare e potenziare un ri-
mentre le strade e i sentieri che permette- paro sul torrente a monte del villaggio rese
vano di muoversi all’interno dell’ambiente evidente come i rapporti di mutuo aiuto e di
del villaggio erano sottoposte al Consiglio organizzazione dei pioveghi, cioè le corvée, Opere di difesa lungo il torrente Fontana, rovinate dalla piena agli inizi del XIX secolo. Lunghi filoni di ghiaia ven-
comunale. del villaggio ormai si fossero allentati e non gono rappresentati mentre invadono i prati del magredo (ASCAv).
Nell’Ottocento le organizzazioni di villag- esistesse uno spirito di comunità in grado
gio che da oltre un secolo davano segni di di garantire con il volontariato le opere e la pulizia dell’acquedotto.65 La cosidetta villaggio disperdendo gran parte dell’acqua
non essere più in grado di gestire le manu- pubbliche necessarie alla borgata: fontana del fornello forma un oggetto il più trasportata attraverso il magredo. Si decise
tenzioni, avevano perduto ogni prerogativa interessante per le superiori Contrade di così di costruire un terrapieno artificiale in
di controllo sull’argomento. Il lavoro del riparo sopra Marsure va Marsure, benché in mancanza di ogni altra terra e legno di castagno per intercettare
Del resto ancora alla fine del Seicento do- avvanzandosi a lenti passi. acqua, servirà ai bisogni così degli uomini, la falda e costringere l’acqua dentro a un
vevano essere continuamente ribaditi ai a) Perché tutti gl’invitati non inter- come degli animali. condotto impermeabile: «Il canaletto poi in
vicini gli obblighi di manutenzione delle vengono, o intervengono la mattina Questa sorgente per altro è ben prossima a ogni caso dovrebbe essere costruito di pie-
strade che collegavano il centro del villag- tardi, e partono la sera a buon’ora tutto perdersi ne profondissimo Rugo det- tra viva in forma semicircolare colla base di
gio con le aree delle risorse ambientali e i b) O perché non vengono muniti de’ to di Fontana ivi contiguo, ove il Comune creta e terra rossa, onde l’acqua non filtri».67
villaggi contermini.63 carri ed utensili necessari prontamente non si presti a porvi le neces- Quando però c’erano problemi di siccità,
In modo non diverso, la dissoluzione delle c) O perché finalmente alcuni si ren- sarie riparazioni.66 anche le sorgenti del magredo scompari-
pratiche solidaristiche di villaggio metteva dono insubordinati.64 Nel 1833 si decise di modificare il sistema vano e il paese era costretto a utilizzare
in crisi anche altre situazioni e ambienti di adduzione che fino a quel momento era solo le acque della roggia: «Tanto Aviano
che fino ad allora erano stati gestiti in so- In modo non diverso, la gestione della li- consistito in una piccola canaletta d’acqua come i paesi a valle di esso da due mesi
lido dagli abitanti di Marsure, per esempio nea di acqua che veniva intercettata dal rio che, intercettata la fonte, raggiungeva il bevono l’acqua della Roggia (Canale artifi-
quello del controllo delle acque che scen- Fontana e condotta in paese iniziò a essere ciale derivante dal Torrente Cellina) che li
devano dai monti attraversando il magre- affidata non più alle cure di tutti i popola- attraversa per tutta la loro lunghezza, che
65
  Ivi, 21 maggio 1844. Il contratto di manutenzione
do. Nel 1842 l’Amministrazione comunale ri insieme, ma alle attenzioni di un manu- viene affidato ad Antonio Bressan. Vedi anche la lettera può considerarsi la principale arteria di
tentore incaricato di garantire l’efficienza di proteste degli abitanti di Marsure nei confronti della raccolta di tutti gli scoli pubblici e privati.
precedente gestione del servizio di manutenzione. Cfr.
63
  Vedi le delibere che sollecitavano le diverse frazioni
Ivi, 9 aprile 1844.
di Aviano: vedi il registro di delibere iniziato nel 1673
conservato in ASCAv, con i catastici.   ASCAv, 340, 22 febbraio 1836, Osvaldo Vedova.
64
  Ivi, 54/137, s.d.
66
  Ivi, 54/121, 4 gennaio 1833.
67

74 75
Cumoli dello spietramento sul prato La cava sul magredo

L’erba mette a risalto le morfologie degli antichi depositi Praterie aride delimitate da siepi e da depositi dello
spietramento

Il sentiero principale sul magredo con marginature in Colonizzazioni spontanee sui settori alti del magredo
sassi successive alla privatizzazione dei prati

Prati aridi sul leggero pendio che anticipa il paese Praterie invase dalle successioni secondarie

76 77
Paesaggi a campi chiusi Ceppaia di castagno posta nella golena del torrente
Fontana
Povera igiene!».68 L’atteggiamento igienista
teneva conto che la popolazione umana e
animale era aumentata a dismisura e che le
epidemie erano sempre più diffuse.69
Abitare ai piedi dei monti non rendeva la
comunità inattaccabile dalle malattie. Lo si
era constatato dal 6 giugno al 25 ottobre
del 1855, quando il colera aveva investito la
pedemontana e ad Aviano si erano registra-

68
  Aviano 18, «Il Friuli» XXII, 199, 19 agosto 1904. La
situazione dell’approvvigionamento idrico storico
Praterie sopra al paese della roggia peggiorò nel momento in cui all’inizio del Il torrente in un settore particolarmente inciso nel
Novecento la costruzione della centrale idroelettrica materasso dei depositi
di Malnisio sembrò modificare in modo determinante
l’approvvigionamento della roggia di Aviano. La crisi
del sistema medievale di rogge per la mancanza di ac-
ti 389 casi di contagio trasformatisi poi in
qua alla presa scatenò una rivolta popolare e si rese 158 decessi.70 Al suo apparire, la malattia si
necessaria una mediazione politica tra le richieste dei era mostrata soprattutto nei centri piccoli e
cittadini insorti e gli interessi della Società Elettrica. grandi della pianura, ma poi finì per espan-
Cfr.:Dimostrazione di Montereale Cellina contro la Società dere la sua azione anche sui villaggi pede-
Italiana per l’utilizzazione delle forze idrauliche nel Veneto,
«Il Friuli» XXIV, 15, 17 gennaio 1906; Aviano, «Il Piccolo
montani e montani. Nel 190871 la frazione
Crociato» VII, 7, 18 febbraio 1906. di Marsure riuscirà ad avere delle assicu-
69
  «Nell’autunno del 1908 il Comune affidò a un’im-
razioni dal comune per la realizzazione del
presa la costruzione dell’acquedotto per Marsure. Il nuovo acquedotto che sarà distrutto meno
Consiglio, preventivamente, aveva deliberato che alla di un decennio dopo dagli austriaci durante
spesa relativa si provvedesse con un mutuo di favore, la ritirata. Il magredo era ormai stato pri-
da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti. Ma i lavo- vatizzato quasi per intero e nei settori più
ri furono consegnati, senza che la pratica per il mutuo
fosse neppure iniziata. Nella primavera del 1909 i lavo-
stabili dal punto di vista geologico i nuovi
ri furono collaudati, e ancora l’istanza per il mutuo non campi erano stati contornati da sistemi
era stata prodotta! Dimodoché si dovette far ricorso ad di siepi, soprattutto a ovest della valle. Le
un prestito cambiario provvisorio, senonchè tale prov-
visorietà non impedì che sei mesi dopo, cioè nella sedu- 70
  Prospetto dimostrante l’andamento della Cholerosi,
ta consigliare del 12 dicembre scorso si deliberasse la
«L’Alchimista» VI, 44, 28 ottobre 1855, 352.
proroga di detto prestito provvisorio, senza che ancora
la pratica per il mutuo fosse neanche iniziata». Cfr.: Avia- 71
  Aviano. Alcune note complementari sulla seduta consi-
I prati dei magredi si scontrano contro la discesa dei rimboschimenti del versante no, «Il Paese» XV,6, 7 febbraio 1910. gliare del giorno 9 corrente, «Il Paese», 15 ottobre 1907.

78 79
Prati aridi si scontrano con la vegetazione che ha invaso le zone erose e depresse Il villaggio oggi si espande su parte dei magredi che erano attraversati dall’incisione del torrente Fontana

opere di marginatura e di delimitazione an- che interpreta le linee di massima penden- do, Costa, Marsure, Cortina di Sopra, Cor- re o di quella di Giais, distrutta nel 1832.73
cora oggi sono molto contenute perché da za del versante. tina di Sotto avevano ognuno un proprio or- Tornando alla forma fisica dell’abitato di
poco tempo questi terreni non si presenta- ganismo per il governo delle questioni che Marsure, mi preme far notare come questo
no come delle praterie aride. Parallelamente Il villaggio e i campi coltivati riguardavano il villaggio e il suo territorio. ambiente abbia subito molte trasformazio-
alla crisi dell’agricoltura, in paese la zona del Il villaggio era il cuore di Marsure: mi preme Giais, invece, era un Comune del tutto au- ni nel tempo, trasformazioni dettate per lo
magredo si è rivelata utile per l’espansione far notare la forma dell’insediamento, di età tonomo.72 Queste forme di organizzazione più da pratiche continue di ricostruzione del
diffusa dell’ampliamento di Marsure. Lun- medievale ma poroso, cellulare, dove ogni delle borgate sopravvisse fino alla riforma patrimonio edilizio. Infatti, vorrei sollevare
go le superfici aride sono state costruite le famiglia in origine aveva una sorta di recin- austro napoleonica, quando divenne impor- il problema che il villaggio che noi osservia-
principali residenze nuove a partire dagli to che racchiudeva gli edifici, i cortili e gli tante consolidare la nuova amministrazione mo oggi e che percepiamo come storico è
anni Sessanta del Novecento. Contempora- orti, ed era il centro dell’organizzazione del comunale facendo scomparire i simboli del- stato costruito in età moderna sostituendo
neamente la crisi delle pratiche di sfalcio ha maso, cioè l’unità abitativa e produttiva che le amministrazioni di antico regime. Non è poco alla volta le strutture medievali co-
provocato un progressivo rimboschimento faceva riferimento a un capofamiglia. Il vil- un caso che le storiche logge delle diverse struite per lo più in legno. È quindi il prodot-
spontaneo che interpreta la difficoltà del laggio medievale era composto per unità mi- vicinie siano state distrutte nella maggio- to di tecniche recenti e legate alla cultura
suolo con una vegetazione stentata, a volte nime aziendali chiamate masi, in modo non ranza dei casi o ricostruite sotto forma di di produrre muri con paramento verticale,
promossa con impianti artificiali. diverso da altre zone della pedemontana. scuole o servizi comunali. In questo senso mentre ci è facile credere che in età medie-
va letta la scomparsa della loggia di Marsu- vale gli edifici fossero a un solo piano e con
Più a valle, il torrente Fontana, asciutto la La comunità di Aviano era composta da un ampi spioventi verticali in paglia.
maggior parte dell’anno, sprofonda nel ma- sistema di vicinie autonome e sottoposte 72
  Nel 1676 Zuanne Mazzega era meriga della regola
terasso delle ghiaie assumendo il carattere ciascuna a un soprintendente: il meriga. Nel di Marsure. ASCAv, Registro di delibere, 14 novembre
fortemente artificializzato di un condotto settore orientale della giurisdizione, Orne- 1676.   ASCAv, 249, 2.
73

80 81
Il paese si colloca nel punto dove iniziano a rendersi disponibili le risorse idriche assorbite dalle formazioni di
calcare del monte

Così come è cambiata l’architettura, in parte ti danni fisici alle comunità: «Oltra la ruina
è cambiato anche il modo di organizzare gli e l’incendio de caxe, vigne et altri beni sono
edifici costruendo sempre di più sui bordi sta tra morti et prexi più de 2000 cum gran-
delle strade e quindi sui perimetri dei lotti, dissima desolation».74 Ma tutto questo non
definendo poco alla volta la costruzione di cambiò il disegno dei campi e quello della
corridoi stradali quasi completamente edi- parte insediata, che fu di fatto ricostruita in
ficati sui bordi. In realtà gli edifici, come in coerenza con le forme e i diritti di proprietà
molti altri borghi del Friuli storico, non dia- originari.
logavano con la strada. Molto spesso il solo
elemento che metteva in comunicazione il Al di fuori delle isole insediate e abitate, c’e-
lotto con la strada era un grande portone rano i campi più fertili, quelli sui quali l’azione
agricolo dimensionato per entrare con i car- di concimazione produceva i migliori effetti.
ri. Gli edifici di abitazione si rivolgevano alla Questa corona di campi, disegnati insieme
corte interna disdegnando la strada, che ve- all’abitato, originariamente costruiva un pa-
niva usata solo come fonte di illuminazione esaggio a campi aperti che durante l’inverno
per le stanze o le stalle che si affacciavano potevano essere usati da tutte le famiglie
verso l’esterno. per il pascolo alla fine della stagione agraria.
L’idea che le incursioni turche abbiano di fat- Il pascolo invernale garantiva la possibilità di
to sconvolto gli originali regimi di proprietà tenere tutti gli animali all’interno del villag-
interni ai singoli villaggi mi sembra poco
veritiera. Nel 1499 l’incursione dei turchi 74
  A. De Pellegrini, Danni recati dai turchi nel 1499 a vil-
nei territori della pedemontana provocò laggi di San Martino e San Leonardo nel territorio di Aviano, La mappa del catasto austriaco rende evidente il confuso ambiente costruito del villaggio, frutto di successivi
un grande impatto psicologico e consisten- «Memorie Storiche Forogiuliesi» VIII (1912), 193-196. frazionamenti dei nuclei famigliari originari

82 83
stema di ampie proprietà che, poste tra i due
torrenti, erano meno aride dei settori più alti
della pianura di ghiaie, quelli disegnati in ver-
de e tenuti a prateria o a pascolo.
Ancora oggi in questo settore si può scorgere
un terreno ben concimato e di colore scuro,
con un suolo poco invaso dalle ghiaie.
Oltre il Cavarezza, invece, c’erano le terre
pubbliche che per le comunità dell’Avianese
furono sempre una grande risorsa, soprattut-
to per le famiglie più povere, che contavano
Il paesaggio della tavella era composto da campi aperti in- Gli spazi dell’agricoltura in parte sono stati utilizzati per sulla pratica del pascolo brado. Su queste
tensamente coltivati e oggi per lo più trasformati in prato ampliare il borgo rurale con edifici a volte incongrui praterie aride si svolgevano pratiche comu-
Residui di piantate di vigna nitarie che ancora rimangono nella topono-
mastica: Prapiere, Pradaroda, Prese, Tavolet,
lotta non vi è demarcazione materiale, Pascoli, ecc.
perché i due abitati coincidono Così
dicasi della frazione di Villotta con quel- Se il primo tratto di campagna ha avuto nel
la di Somprado, e di quest’ultima con il tempo un aspetto abbastanza stabile da un
capoluogo, Marsure, poi, può dirsi, che punto di vista paesaggistico, la campagna
oggi, sia proprio congiunta ad Aviano.76 arida e pubblica, invece, in tutto il pedemon-
te fu assoggettata a progressivi processi di
Nonostante l’insediamento fosse in gran par- privatizzazione e di trasformazione. Len-
te saldato tra borgo e borgo nel XIX secolo, tamente i terreni posti a est del Cavarezza
rimanevano molto forti i tradizionali rapporti finiranno per assumere caratteri paesaggi-
Negli ultimi vent’anni sui bordi dei coltivi, quelli che Le morfologie dei depositi del leggero declivio fu- di antagonismo tra le frazioni del Comune, stici simili a quelli posti a ovest.
erano gli spazi del pascolo e delle praterie si stanno rono interpretate dai frazionamenti del suolo in età soprattutto a Marsure e Giais che sembrava- Questo processo cominciò alla metà del
trasformando in boschetti medievale no essere particolarmente dinamiche.77 Seicento, con le vendite delle terre comu-
nali e l’arrivo ad Aviano di imprenditori fo-
gio nelle stagioni più fredde, ma poco alla vol- stino quelle condotte nelle montagne».75 Si La pianura restieri che, uniti alle famiglie più ricche del
ta queste norme finirono per costare lunghi proponeva di allontanare dai campi del paese A valle del villaggio, si trovava un’ampia pia- paese, acquistarono comparti di pascolo
conflitti che si cercarono di risolvere. le capre che per la loro voracità avrebbero nura separata dal paese dall’incisione della pubblici molto importanti come la Campa-
Soprattutto le mucche, che potevano pasco- intaccato le cortecce degli alberi da frutto e Roia Riduàn che poi andava fino al Cavarez- gna detta Talponaria di 113 campi, quella
lare solo nei settori più bassi del villaggio, delle viti, ma allo stesso modo le vacche ve- za, il corso d’acqua che interpretava il punto del Culisit, quella detta Tomba, quella della
sembravano recare danni gravi nelle terre nivano considerate dannose per i terreni del di incontro tra i depositi di monte e quelli pro- Levada.78 Non diversamente, i pascoli dise-
pubbliche e a quelle dei privati: «Si trovano magredo o per quelli della pianura. dotti dal trasporto solido del Cellina. Come gnati nel 1648 da Benvenuto Bardini nella
alcuni vacari senza carità verso li poveri d’es- Nell’Avianese il territorio produttivo si con- mostra bene la Kriegskarte, questa era la zona Campagna grande confinando un lotto a
so loco, che con le vache distruggono l’erbe centrava in una fascia allungata lungo il ver- più coltivata del paese ed era la sua riserva forma di L di 206 campi, furono acquistati
d’esse montagne nei luochi banditi, et riser- sante, al punto che la crescita demografica produttiva. Un reticolo di strade campestri da Lodovico Manin.79
vati per far fieno per li poveri abitanti d’esso portò i villaggi a saldarsi tra loro: pseudo ortogonali avevano disegnato un si-
luocho, sia prohibito a deti vachari di far detti
danni». È risaputo, che il Comune nostro è for-   ASVe, Provveditori sopra beni comunali, 119, dis. 1.
78

  Aviano 17, «Il Paese» XV, 15, 18 gennaio 1910.


76
Già sul finire del XVII secolo ci si rendeva con- mato quasi da un unico paese, che si 79
  Ivi, dis.3, 19 maggio 1648, dis.4 e 5. In questi acquisti
to che a differenza «degli antichi usi» si dove- stende lungo la linea pedemontana da 77
  Nel 1877, per esempio, si iniziò a progettare un si lanciarono anche alcune famiglie locali. Interessante
servizio di prestiti agli agricoltori: «Non già in Aviano, disegno a tre colori che mostra l’intervento di tre fami-
vano «le capre bandire da dete tavelle, come Castello a Marsure.
per ora, bensì in Marsure, importante frazione di quel glie borghesi nell’acquisto di terre pubbliche. Giovanni
animali che infieriscono molto danno ma re- Tra le due frazioni di Castello e di Vil- Comune, si lavora alacremente per la fondazione di una Maria Policreti, Gio Batta Policreti, Michiel del Turco e
Cassa Rurale Prestiti sistema Wollembay». In Provincia, Baldivin Turioni. 24 gennaio 1665 per 167 campi divisi
«Il Friuli» 146, 21 giugno 1887. per quattro. Ivi, dis. 9.
  ASCAv, Registro di delibere, 6 maggio 1677.
75

84 85
Particolare della Kriegskarte del 1805

Marsure vista dalla pianura sovrastata dai detriti del torrente Fontana

guenza il valore di vendita era stato sottosti-


mato. Cogliendo l’occasione, la Magistratura
veneziana chiese ai Cristofori altri ducati a
integrazione del danaro versato.80
La stessa attenzione fiscale fu posta per ri-
definire il prezzo di vendita della campagna
acquistata da Lodovico Manin che l’aveva
lasciata in uso «alla detta comunità a livello
francabile, in ragion de sette per cento», nel
1648. Non diversamente, Roncadin Spella-
di aveva dato al Comune di Aviano a livello
francabile i suoi acquisti di Campi 205 anche
Il Cavarezza oggi è poco inciso e fittamente boscato lui al 7% di interesse nel 1650. Queste prati-
nelle sue rive che rendono evidente come gli imprenditori
La chiesa vista dalla campagna considerassero poco utile trasformare que-
rendita annua che l’amministrazione avrebbe ste terre ghiaiose e prive di acqua attrez-
Nella campagna di Aviano il comune riuscì a per lo Stato a seguito della vendita di alcune pagato per usufruire di terre che fino ad allo- zandole per un’agricoltura intensiva, men-
controllare questo processo di privatizza- ampie campagne pascolive dell’Avianese. Il ra aveva usato come proprie. Il contratto tra i tre, senza produrre nessun investimento,
zioni intervenendo a valle delle vendite fatte 12 febbraio del 1647 Sebastiano Cristofori privati e il comune fu fatto il giorno di Natale potevano garantirsi una rendita annuale del
dalle Magistrature veneziane. Un fascicolo aveva acquistato 103 campi di terre pubbli- del 1650. La Repubblica venne informata che sette per cento sul capitale investito.
di processi conservato all’Archivio di Stato di che, circa cinquanta ettari di prateria. Aveva qualcosa da un punto di vista contabile non
Venezia fu istruito dalla Magistratura laguna- poi deciso di affittare la porzione maggiore, funzionava e aprì un’indagine che accertò che
re per verificare se ci fosse stato un aggravio 80 campi, allo stesso comune in cambio di una il prezzo di affitto era così alto che di conse-   Ivi, 302, Processi, Aviano 255.
80

86 87
A differenza di quello che contemporanea- Oggi la pianura, in gran parte irrigata con
DATA BOVINI BUFALINI EQUINI OVINI CAPRINI SUINI CONIGLI
mente accadeva in molti territori della bassa opere artificiali, è diventata il luogo princi-
veneta, gli acquisti di terre non portarono a pale per la produzione agricola. È qui che si
un radicale cambiamento d’uso del suolo e incontrano i campi coltivati intensivamente, 1832 1550 0 147 6684 652 252 n.r.
del paesaggio. Le praterie sarebbero state ma anche i principali allevamenti del paese,
usate come al solito dagli abitanti dei villag- che fanno capo alla latteria sociale. Mentre 2010 4212 492 43 2000 70 15294 24460
gi, solo che questi avrebbero dovuto pagare attorno e dentro al paese l’agricoltura è an-
agli investitori una rata annuale che veniva data via via deperendo, proprio sui territori
ripartita tra i diversi nuclei famigliari della meno sfruttati nel passato si è costruito un facendo uso di cibo che non proviene dalla mensione che supera i confini del comune.
comunità. Queste superfici salvate alle ven- nuovo sistema economico centrato ancora campagna udinese, ma con mangimi indu- Questa nuova rete di vendita del latte ha
dite a un prezzo molto caro, si univano ai pa- una volta sulla produzione del latte. striali. Mentre l’inversione di tendenza nel due matrici diverse. C’è chi si appoggia alle
scoli pubblici che potevano essere gestititi È significativo il fatto che Aviano si ponga al rapporto tra bovini e ovini allevati di fatto filiere lunghe della produzione casearia e
dai singoli paesi. Il 5 dicembre del 1661 una primo posto in regione per il numero di ani- corrisponde ai processi colturali legati all’al- chi ha cercato di costruire filiere corte. Ri-
ricognizione del Magistrato riconosceva che mali bovini allevati, 4.212 capi ripartiti su 28 levamento messi in campo alla metà dell’Ot- conoscere queste due politiche aziendali sul
a Marsure c’erano circa 273 campi di terra aziende. Se confrontiamo questo dato con tocento, il fiorire negli ultimi quarant’anni di territorio è praticamente impossibile senza
pubblica gravati però da diversi usurpi.81 quello del 1832, il cambiamento delle mo- allevamenti industriali di maiali e conigli ha a un’indagine approfondita.
Progressivamente l’estinzione del debito nei dalità dell’agricoltura diventa immediata- che fare con una più recente trasformazio-
confronti dei privati fece nuovamente consi- mente evidente. Allora in tutto il comune le ne del settore. Oggi cibo e prodotto finito Le dimensioni delle aziende agricole e le nor-
derare le campagne aride un patrimonio sto- vacche erano solo 599, mentre i buoi erano dei grandi allevamenti hanno una mobilità me urbanistiche hanno prodotto una serie di
rico delle comunità del pedemonte. Questo 951. Questi ultimi sono scomparsi, sostituiti del tutto diversa e si collocano all’interno grandi allevamenti ai piedi dei terrazzi ghia-
salvaguardò gli antichi usi per più di un seco- dalle macchine agricole, mentre il numero di un processo di produzione sempre meno iosi, lungo quell’asse pedemontano dove un
lo, ma già alla metà dell’Ottocento l’unità di delle vacche da latte è stato moltiplicato per legato al territorio. Anche lo stesso mercato tempo non c’erano costruzioni. La deriva dei
questi grandi patrimoni pubblici veniva mes- più di sette volte. Per contro, le pecore, che del latte vaccino oggi ad Aviano ha una di- bovini li ha portati più vicini alle zone agrico-
sa in discussione. Proprio mentre si provve- erano 6.684, oggi sono ridotte a circa 2.000,
deva a vendere i pascoli del versante mon- ma sono per lo più ‘invisibili’ perché, a parte
tuoso, la campagna delle Forcate nel 1849 fu alcuni momenti invernali, si muovono lungo
divisa in 57 lotti e affittata per dieci anni ai itinerari lunghi della transumanza, secondo
singoli privati, che avevano la concessione di un principio che non era caratteristico di
sfalcio. Solo chi aveva abbastanza denaro per Marsure. Come le pratiche dell’allevamento
poter acquisire risorse foraggere per la stalla in comune di Aviano siano completamen-
poteva ora recarsi su quei territori, mentre la te cambiate negli ultimi due secoli, si com-
pressione dei più poveri sulle terre soggette prende dal confronto tra questi dati, sulla
a pascolo pubblico aumentava.82 L’idea che il presenza degli animali nel comune di Aviano
pascolo era bandito sulla campagna veniva nel 1832 e quelli rilevati nel censimento del
ribadito in ogni singolo contratto di affitto: 2010.83 I bufalini non c’erano nel 1832, sono
«Il fondo non potrà essere ridotto che a col- 492 nel 2010, gli equini passano da 147 a 43
tivazione sfalciabile, ne per verun pretesto nel giro di due secoli. I caprini da 652 a 70, i
potrà essere abbandonato al pascolo». suini da 252 a 15.294 e i conigli, non rilevati
Poco alla volta, con provvedimenti progres- nel 1832, diventano 24.460.
sivi, si arrivò alla privatizzazione anche di
queste terre pubbliche che furono delimita- Il confronto tra gli animali tradizionalmente
te con fossi secchi e ampie siepi cambiando allevati sul territorio presenta un aumento
in modo radicale il paesaggio di questo setto- incredibile per i suini e i conigli, anche se va
re del comune. detto che questi animali sono allevati spesso

83
  6° Censimento Generale dell’Agricoltura in Friuli Vene-
  Ivi, 256, Processi.
81
zia Giulia, dati provvisori, Regione Autonoma Friuli Ve-
  ASCAv, 378.
82
nezia Giulia, Trieste, 2011. Oggi sopravvivono ancora alcune delle grandi siepi di tradizione ottocentesca

88 89
2 Proposte per una lettura territoriale
Opere di irrigazione Allevamenti deputati alla produzione di latte

le deputate a produrre il cibo per gli animali. ridotto di dipendenti diretto dal casaro tra-
Molte di queste aziende, oggi, preferiscono sforma il latte in una grande quantità di pro-
essere esclusivamente produttrici di grandi dotti caseari che in gran parte vengono ven-
quantità di latte, da vendere alle grandi azien- duti nel locale spaccio. Le rimanenze vengono
de di trasformazione della pianura padana, fornite a due diversi livelli di distribuzione sul
che giornalmente ritirano il prodotto. Invece, territorio, quello dei commercianti e quello di
le tre aziende che gestiscono la latteria socia- piccoli e vicini negozi al minuto. Di fatto lungo
le di Marsure propongono una diversa lettura la pedemontana il successo dell’allevamen-
del rapporto tra territorio e prodotto agrico- to bovino dopo il 1850 ha avuto tre stagioni:
lo. In sostanza hanno adeguato la produzione quella dell’autoproduzione domestica, quella
di latte sulla dimensione della produzione dei della produzione collettiva del villaggio con
campi in proprietà e in affitto. Il prodotto dei la fondazione della latteria turnaria e quella
campi viene impiegato nell’allevamento di dell’invenzione di una filiera corta di produ-
vacche da latte e il prodotto viene totalmente zione e vendita, oggi rappresentata dalla lat-
conferito alla latteria sociale. Qui un numero teria sociale di Marsure.

90 91
2.1 Aviano e Budoia:
l’allevamento pedemontano tra tradizione
e modernità

sempre le attività di produzione del cibo si


legano alla tradizione, ma molto spesso sono
frutto di progettualità e di invenzione.
Negli ultimi anni, nella pedemontana sono
stati introdotti allevamenti di bufali che ri-
sultano essere tra i pochi presenti in regio-
ne, come pure è stata ripresa la produzione
di latticini provenienti dall’allevamento della
capra, sempre più richiesti. Si stanno inoltre
consolidando nuove forme di allevamen-
to, anche con la ripresa di alcune tradizioni
Alcune bufale dell’allevamento di Capovilla Michele a come la transumanza regionale. Sono nate
Castello di Aviano nuove filiere produttive, che presumono un
più stretto rapporto con i consumatori e si
appoggiano anche all’uso di nuove forme
di informazione e produzione. L’allevamen-
to in stalla è ancora molto presente, ma ha
cambiato le sue forme. Le aziende agricole
specializzate sono esterne agli abitati storici
e assumono forme architettoniche nuove,
come le pratiche di alimentazione animale.
Le latterie sono sostanzialmente mutate e
oggi risultano lontane dai modelli coopera-
tivistici dell’inizio del secolo scorso.
La latteria di Budoia è diventata bar Bianco,
L’ingresso della latteria di Marsure, nella piazza del pa- con prodotti caseari biologici che vengono
ese: da qui parte l’escursione di Legambiente dal Cansiglio, contemporaneamente alcuni
produttori locali hanno iniziato a trasforma-
A metà dell’Ottocento nella pedemontana re il latte e a commercializzarlo in proprio.
pordenonese si produssero delle trasforma- Tra tradizione e innovazione, cosa sta cam-
zioni sociali ed economiche che determina- biando nella pedemontana pordenonese?
rono la riduzione sensibile di ovini e caprini e Queste nuove pratiche modificheranno
la nascita del moderno allevamento in stalla nuovamente il paesaggio pedemontano?
delle vacche da latte. A seguito di questo, Privilegeranno il tema dell’allevamento, sfa-
nacquero le latterie sociali e turnarie che vorendo l’ampliamento di un paesaggio viti-
oggi sembrano un elemento tradizionale. Il vinicolo tipico, per esempio, della pedemon-
caso di Aviano e Budoia dimostra come non tana veneta?

93
Il paesaggio della pedemontana pordenonese lungo la ferrovia Sacile-Gemona

Come si può facilmente notare dalla descri- L’itinerario, indicato in rosso, parte dal centro di Marsure e raggiunge Santa Lucia di Budoia
zione dell’impatto dell’allevamento tradi-
zionale in un transetto della pedemontana,
l’attuale regime della presenza degli animali
nel paesaggio è tutto fuorché storico. L’asset-
to del sistema di allevamento nel villaggio di
antico regime entrò in crisi all’inizio dell’Otto-
cento e il dibattito economico e tecnico degli
agronomi dell’epoca disegnò nuovi sistemi di
produzione agraria entrati in crisi alla metà
del Novecento. Questo nuovo paesaggio
dell’agricoltura pedemontana è quindi il terzo L’escursione segue, per un tratto, il percorso della fer-
disegnato nello spazio di un millennio1. rovia Sacile-Gemona, attualmente dismessa

L’ITINERARIO o attraversando importanti centri storici


come Castello di Aviano e Santa Lucia. No-
La passeggiata si sviluppa lungo strade cam- tiamo che oggi il valore dei prodotti delle
pestri e strade asfaltate per un lungo tratto aziende che operano in questo territorio e di
della pedemontana, da Marsure a Budoia, quelle transumanti, non stiano minimamen-
attraversando zone agricole ancora pure, te tenendo conto del grande valore econo-
ma anche lambendo urbanizzazioni diffuse, mico che il paesaggio, uno dei più belli del
Friuli Occidentale, può fornire al prodotto. È
come vendere il dolcetto senza sfruttare la
1
  Per un approfondimento sulla storia di questo pae-
saggio agrario, si veda il capitolo 1.2 Imparare da Marsu- grande potenza evocativa delle vigne delle
re: un’indagine di ecologia storica lungo un transetto della Langhe. Questo è un problema di comunica-
pedemontana pordenonese zione e di attribuzione di valore che attraver- Particolare della Kriegskarte del 1805

94 95
sa tutta la società friulana nel suo rapporto loro prodotto alla latteria sono rimasti solo te a colonizzare zone altrimenti lasciate enormi spazi di diffusione nel momento in
con il paesaggio. Dal centro di Marsure, dove tre, ma con un numero consistente di capi. alle successioni ecologiche. Hanno quindi, cui si trasforma in impresa.
si trova la latteria, si scende sui bordi dei ter- In modo non diverso l’offerta casearia si è nella loro assenza, un grande significato Nella pedemontana pordenonese non ci sono
razzi ghiaiosi del paese, provocati dall’erosio- estesa anche con l’invenzione di prodotti e ecologico e naturalistico. Il possibile futu- mai stati allevamenti specializzati di capre.
ne del versante, per giungere nel punto dove ricette. ro aumento di questi animali permetterà il Alcune famiglie, in età d’antico regime, pos-
si incontrano con i depositi fluvio-glaciali del È interessante notare come l’attività di pro- mantenimento delle antiche praterie artifi- sedevano qualche capra a fianco delle greg-
Cellina creando una speciale contropenden- duzione del latte abbia costruito una serie ciali inclinate, ormai conservate bene solo gi di pecore per sfruttare i più aridi pascoli
za dove nel Quattrocento i signori di Mania- di grandi aziende agricole ai piedi dei ter- nel tratto di Aviano. pubblici del versante alpino, ma si trattava
go realizzarono un’importante infrastruttura razzi del paese, lungo l’asse pedemontano sempre di pochi animali. Nell’Ottocento
acquea, la roggia di Aviano. Si risale sul bordo dove un tempo non c’erano costruzioni. La una polemica scatenata dai forestali portò
di questa leggera increspatura che segna il deriva dei bovini li ha portati più vicini alle Azienda agricola San Gregorio di Massimo alla drastica diminuzione delle capre, accu-
confine tra due antichi e moderni paesaggi. zone agricole deputate a produrre il cibo Cipolat sate di aggredire polloni e tronchi dei po-
Qui, seguendo la direttrice della moderna per loro. Quella di Massimo Cipolat è un’azienda gio- chi boschi presenti sul versante. La crisi di
ferrovia abbandonata, si percorre un itinera- vane e innovativa per i prodotti che offre. È legname combustibile veniva attribuita alla
rio che permette di esplorare visivamente la CONTATTI: nata nel 2009, con appena cinque capre e si voracità di questo animale.
montagna contro la quale si infrange il mare via Trieste 42 sta trasformando, con forme produttive di Oggi la situazione è del tutto opposta. La
di ghiaie. Questo percorso consente di co- Marsure di Aviano sempre maggiore successo e filiere alimen- capra è quasi scomparsa dagli allevamenti
gliere l’impatto dei nuovi grandi allevamenti 0434 656171 tari nuove, come quella del gelato, lontano famigliari, mentre il bosco in tutta la pede-
di bovini sparsi nella campagna, contrapposti info@latteriamarsure.it dal mercato di massa. L’esperienza di Cipolat montana ha un incontenibile vigore. L’alle-
alla moderna e compatta zona industriale di dimostra come questo tipo di attività abbia vamento di Castello di Aviano è quindi un
Aviano. elemento di innovazione e di costruzione di
Ci si muove lungo le colline avianesi, fino a Una presenza/assenza: i pastori di Aviano una nuova filiera produttiva centrata sulla
Castello, per risalire il rilievo attraversando Un fenomeno difficile da percepire, per la stabulazione fissa degli animali.
il centro storico e raggiungere poi il torrente difficoltà di raggiungere le greggi avianesi, Le sempre più diffuse intolleranze alimen-
Artugna, che si attraversa in occasione del è quello dell’aumento degli ovini in questo tari rendono i prodotti caprini (latte, ca-
ponte della strada pedemontana, entrando settore della pedemontana. Le pecore si ciotta, ricotta, caprino, stracchino, yogurt)
in territorio di Budoia. Qui ci si muove ai muovono continuamente per il pascolo, interessanti per il mercato.
bordi dell’insediamento, per poi raggiunge- ma la loro presenza e la loro espansione si L’azienda di Cipolat, come quella di Ca-
re il villaggio sgranato lungo un sistema di è notata di più negli ultimi anni. Dal 1982 pramica a Pinzano al Tagliamento, mostra
piccole risorgenze a Santa Lucia. al 2010 le pecore in Friuli Venezia Giulia un carattere innovativo perché trasforma
sono passate da 4.189 a 10.890. Di queste, l’allevamento brado della capra in un alle-
LE PRODUZIONI LOCALI DI CIBO più di duemila sono gestite da due pastori vamento in stabulazione fissa. Potrebbe
di Aviano, Valentino Frison e Carlo Tassan, L’ingresso all’azienda agricola San Gregorio a Castello forse iniziare una nuova stagione per l’alle-
La Latteria sociale di Marsure che vantano due grandi greggi che si muo- di Aviano vamento di questo animale che negli ultimi
La prima latteria sociale in Friuli fu fonda- vono su diversi settori alpini, tra il Pianca- anni ha quasi dimezzato la sua presenza
ta il 19 settembre 1880 a Collina di Forni vallo e la Carnia. I percorsi della transu- in regione, passando dal 2000 al 2010 da
Avoltri. Nel 1890 le latterie erano novanta manza hanno un carattere regionale e sono 5.794 esemplari a solo 3.285.
e hanno raggiunto il tetto di 652 unità nel molto diversi quindi dal movimento che gli
1960. Quella di Marsure, originariamente ovini facevano all’interno dell’orizzonte del (video #5 della serie “Storie di nuova agri-
turnaria, è relativamente recente e risale al villaggio medievale fino alla metà dell’Otto- coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
1922, con 150 soci. Prima di allora, ciascu- cento. Si tratta di una nuova e moderna for- ly/22hx88Z)
no produceva in proprio, anche se non sap- ma di allevamento ovino del tutto diversa
piamo che tipo di formaggio. La produzione dalla tradizionale, sia per dimensione delle CONTATTI:
aveva uno scopo prevalentemente famiglia- greggi che per la forma aziendale. Questi Via 4 Novembre 25
re e integrava la ridotta dieta proteica delle grandi greggi di pecore nomadi affrontano Castello di Aviano
famiglie della pedemontana. L’allevamento itinerari antichi che portano animali e pa- 338 195 1729
era diffuso in pratica in ogni casa, mentre stori dalla pedemontana ai pascoli alti del Massimo Cipolat racconta la sua esperienza di im- mcipolat@tiscali.it
oggi i produttori di latte che afferiscono il Monte Cavallo, contribuendo nuovamen- prenditore agricolo www.massimocipolat.it

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Azienda agricola Capovilla Michele nell’alta pianura pordenonese sta attirando
a Castello di Aviano molto interesse anche dal punto di vista dei
Uno dei pochi filoni dell’allevamento in Friu- ristoratori locali che stanno sperimentando
li Venezia Giulia che sta crescendo, almeno nuove contaminazioni con la tradizione ali-
secondo il censimento del 2010, è quello dei mentare.
bufali. La grande richiesta di mozzarella di
bufala che ha tenuto alto il prezzo del pro- (video #1 della serie “Storie di nuova agri-
dotto ha permesso di avere dei compensi sul coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
latte prodotto superiori a quelli della vacca, ly/1Va1aGm)
sottoposta a una durissima concorrenza con
i produttori del nord Europa. CONTATTI:
Per questo motivo in regione sono nati alcu- La stalla dell’azienda agricola Capovilla Michele Il titolare dell’Agriturismo al Ranch racconta l’espe- Via Masarlada
ni allevamenti di bufale che hanno stimolato rienza della sua azienda Dardago
la formazione di una filiera produttiva del il caseificio Rodighiero di Valvasone e ven- 339 4181790 oppure 333 6729996
tutto nuova e ancora in fase di assestamen- dendo parte del proprio latte nel mercato CONTATTI: zafferanodardago@gmail.com
to. Michele Capovilla è uno dei produttori padano. Via Pedemontana Occidentale 40
che hanno aderito a questa invenzione ali- Capovilla ha reinventato anche il suo siste- Budoia
mentare. Nel 1982 in tutta la regione i bu- ma aziendale, nel tentativo di offrire più 0434 653047
fali erano solo dieci, mentre a trent’anni di prodotti ai consumatori locali attraverso l’a- info@agriturismoalranch.it 
distanza sono 1.449. Nel 2000 erano 569 pertura, nel 2013, di uno spaccio dove si può www.agriturismoalranch.it
e questo testimonia la grande velocità di acquistare latte, yogurt, mozzarella e anche
espansione di questo mercato se solo pen- carne di bufala. In questo senso ha tentato
siamo che nello stesso periodo i bovini sono anche alcuni esperimenti come quello di sta- Lo Zafferano di Dardago
diminuiti dell’11,5%. Quello di Capovilla ad gionare il prodotto realizzando polpette in- Da pochi anni nella pedemontana porde-
Aviano è uno degli allevamenti più grandi farinate e affumicate sul modello della pitina nonese è presente per la prima volta la
del Friuli Venezia Giulia, con più di seicen- di pecora o la produzione di carne secca. coltivazione del Crocus Savitus dal quale,
to bufale e una produzione trasformata utilizzando i pistilli del fiore, si ricava lo L’incontro con Diego Zambon, titolare dell’impresa
giornalmente di 1.200 litri di latte di bufala (video #3 della serie “Storie di nuova agri- zafferano. L’introduzione di questa coltura agricola dello Zafferano di Dardago
al giorno. Recentemente la crisi di Latterie coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
Friulane, che garantiva la trasformazione e ly/1U53dMM)
la commercializzazione di questo prodotto,
ha avuto ripercussioni sulla produzione e l’a- CONTATTI:
zienda ha cercato di rispondere costruendo Via Albaredo 51
una nuova linea di trasformazione presso Castello di Aviano
349 401 81 43

Agriturismo al Ranch
Questo informale agriturismo condivide con
Capovilla il tema dell’allevamento dei bufali.
La sola differenza è che qui vengono allevati
solo i maschi per la produzione della carne.
L’agriturismo si muove prevalentemente sui
temi dell’allevamento e del turismo eque-
stre. Si allevano cavalli e bufali, ma si pos-
sono vedere anche i più insoliti yak, i lama e
degli strani maiali vietnamiti incrociati con il
Le bufale dell’azienda di Capovilla Michele cinghiale. Un appezzamento coltivato a zafferano a Dardago

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Andreazza Massimo e De Re Salima dreazza, l’Ortogoloso. L’azienda agricola con 2.2 La rinascita culturale di Tramonti
società agricola produzione, preparazione e raccolta di pro-
Si tratta di un’importante azienda agricola dotti biologici garantisce miele, un piccola passa per il cibo?
specializzata nell’allevamento di bovini. È produzione di uova, ortaggi, fragole e pian-
anche una delle sole quattro in Friuli Ve- te aromatiche attivando canali di vendita al
nezia Giulia che fanno la vendita diretta di privato. L’azienda è anche fattoria didattica e
latte grazie a un distributore automatico. Si svolge attività con le scuole della zona.
tratta di una pratica speciale di distribuzio- L’Azienda agricola Andreazza coltiva 47 et-
ne molto diffusa nelle cascine lombarde, ma tari di cui 2,5 a ortaggi. L’impresa ha iniziato
quasi sconosciuta nella nostra regione, dove la conversione dei fondi a ortaggi al fine di
invece potrebbe diventare una pratica che diventare un’azienda biologica e vende di-
unisce produttori e consumatori in un patto rettamente presso il proprio punto vendita Negli ultimi anni nell’alta Val Meduna si è la crisi demografica ha reso più debole la
territoriale. tutta la produzione. assistito a una riscoperta identitaria dei vallata, si sono osservati i primi segni di re-
luoghi anche attraverso una ricerca atten- silienza. La riscoperta di alcuni cibi tradizio-
CONTATTI: CONTATTI: ta su alcune tradizioni alimentari. La risco- nali è diventata il collante tra nuovi e vecchi
Via Pordenone 62 Via Pordenone 62 perta della pitina e del formai del cìt sono abitatori, cosa impensabile solo quindici
Budoia  Budoia  esemplari, così come la volontà dell’ammi- anni fa. Il grande lavoro partito dalla Prolo-
0434 653322 333 7125434 nistrazione della Villa di Sotto di aprire un co di Tramonti di Sopra e dal suo ispirato-
info@ortogoloso.it forno sociale che produca pane biologico. re, Alido Rugo, ha preso mano a mano vita
www.ortogoloso.it Attorno all’istituzione del presidio Slow attraverso un processo di valorizzazione e
Ortogoloso fattoria didattica e sociale food della pitina sembrano ora nascere del- di coinvolgimento di operatori. Se è vero
A fianco dell’azienda di Massimo Andreazza le spontanee iniziative di allevamento della che il vecchio laboratorio di Mattia Trivelli1
si trova l’azienda biologica di Roberto An- Azienda Agricola Antonio Busetti pecora in una zona in cui la storica tradizio- è chiuso da alcuni anni, altri in valle hanno
L’azienda è sorta nel 1985 per la frutticol- ne dell’allevamento ovino aveva visto un ripreso in mano questa tradizione alimen-
tura, ma ultimamente sta cambiando e nei secco collasso dell’attività. La riscoperta di tare e molto si è fatto all’interno delle fa-
nuovi locali dal 2012 si producono succo di un cibo è capace da sola di rilanciare anche miglie. Rispetto a trent’anni fa, la pitina in
mela, vino e insaccati. In questi locali viene un paesaggio corrispondente? Mangiando valle è più diffusa e una serie di piccoli pro-
svolta anche l’attività di ristorazione (su pre- molta pitina aumentano le praterie artifi- duttori la confezionano anche al di fuori del
notazione). ciali? disciplinare del consorzio.

CONTATTI:
Santa Lucia di Budoia  UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
0434 653065 oppure 339 886 15 29 AGRARIO: AGRICOLTURA E ALLEVA-
Un momento della visita dall’Ortogoloso azienda.busetti@libero.it MENTO IN VALLATA
www.aziendaagricolabusetti.altervista.org
A partire dal Cinquecento, Tramonti subì
un’enorme espansione demografica e inse-
diativa. Tutte le valli minori furono coloniz-
zate costruendo sentieri, stalle e poi case
stabilmente abitate. In pratica, si verificò
un aumento di animali e di uomini che è
l’esatto opposto di quello che è accaduto
negli ultimi settant’anni in vallata. Tramon- Il bosco oggi, nei dintorni di Tramonti di Sopra
ti oggi ha raggiunto i valori di popolamenti
che c’erano nel Medioevo e lentamente ha 1
  Mattia Trivelli fu il macellaio che per primo in Val
iniziato a subire un fenomeno di ricambio Tramontina riprese la tradizione della pitina ai fini della
sia generazionale che di nuove famiglie im- vendita, superando quindi la pratica della produzione in
migrate in valle. Proprio nel momento in cui casa per l’autoconsumo famigliare.

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ALLE SOGLIE DI UN DISASTRO sulla crescita demografica, mettendo in crisi soddisfare le nuove esigenze, l’espansione de- La crisi della montagna friulana, e di questo
ECOLOGICO il sistema delle risorse, condusse questa co- mografica rientrerà ai valori originari, oppure suo settore in particolare, negli ultimi de-
munità e la sua valle alle soglie di un vero e quella popolazione dovrà importare risorse cenni ha prodotto non pochi luoghi comuni.
In Val Meduna si sono susseguiti due opposti proprio disastro ecologico. Sottoposta a un dall’esterno aprendo sempre di più il suo si- Il più diffuso è quello che vede nello spopola-
sistemi di organizzazione geografica dell’inse- costante aumento demografico, la montagna stema economico. mento e nell’abbandono della montagna una
diamento rurale. fu spogliata quasi per intero dei suoi boschi, Ancora nell’Ottocento, il Bassi, descrivendo forma di “degrado del paesaggio e dell’am-
Il primo, quello medievale, prevedeva un evi- frane e smottamenti erano all’ordine del gior- l’attraversamento di passo Rest, notava come biente”.
dente accentramento delle residenze all’in- no, ogni luogo sfruttabile fu colonizzato con a differenza «della rigogliosa vegetazione che
terno dei tre centri abitati posti nel fondoval- insediamenti permanenti o temporanei. An- copre per la maggior parte i monti della Car- UN’ECONOMIA BASATA
le. In seguito, a partire dalla seconda metà del che i canali più isolati, che in un primo momen- nia, tutto è deserto e squallore nella valle del SULL’ALLEVAMENTO
Seicento, s’impose un modello di insediamen- to erano serviti come valvola di sfogo al pro- Meduna. Ed invano si gira lo sguardo per tro-
to sparso, segnato da un gran numero di pic- cesso di incremento demografico, iniziarono vare di posarlo su qualche ameno poggio tut-
cole borgate e case isolate2. a soffrire il sovrappopolamento. Il ricorso to a prati, o a pascoli o a boschi, invano; tutto
Tra il XVII e XVIII secolo, un fenomeno di pro- all’emigrazione temporanea fu necessario per è dirupi nudi, tutto è frana. L’infinita ingordigia
fonda antropizzazione coinvolse tutta l’area garantire un’economia di sussistenza alle fa- di quegli abitanti ha spogliato completamen-
di Tramonti. L’aver eluso il controllo politico sce sociali più umili, pur non riuscendo con la te quelle povere montagne, già ricche di bo-
stessa a porre rimedio ai maggiori squilibri ri- schi»4.
levati nella gestione delle risorse della vallata. Il Bassi, nella sua guida alpinistica ai monti
2
  Il fatto che in poco meno di cinquecento anni sul- Dalla seconda metà del XVII secolo, l’esplosio- friulani, contrappose il mito della verde Car-
lo stesso territorio si siano sviluppate due diverse e
ne dell’insediamento permanente, al di fuori nia all’immagine dei dirupi tramontini e, se è
opposte strategie di insediamento, la dice lunga sulla
difficile applicazione di formule deterministiche a un delle ville originarie, provocò in Val Meduna vero che la struttura geologica delle due re-
fenomeno, quello dell’insediamento, che non è il frutto uno squilibrio nel rapporto popolazione-ri- gioni montuose è profondamente diversa, è Il borgo di Palcoda, oggi abbandonato
matematico della composizione di singoli fattori geo- sorse a sfavore di queste ultime. Al contrario, pur vero che in Val Meduna, come in alcune
grafici. Sul finire degli anni Quaranta, Dino Gribaudi in Carnia il XVII si presentò come un secolo di zone un tempo sottoposte alla giurisdizione Durante il Medioevo gli animali per gran
segnalava i rischi di «una fallace impressione: quella
stabilità demografica3. dei Savorgnan (Castelnovo e Clauzetto), l’uso parte dell’anno risiedevano all’interno delle
cioè di ritenere che clima, natura geologica del suolo,
morfologia, acque, vegetazione spontanea, ecc., si im- Per gli antropologi, una popolazione alpina del territorio e le strategie di insediamento tre ville storiche e gli stavoli esterni ai paesi
pongano direttamente, come esigenze primordiali, ed raggiunge il successo quando riesce ad adat- avevano assunto connotati originali e tesi a erano rari.
incoercibili, agli orientamenti distributivi dell’abitato tare la propria consistenza all’entità delle ri- uno sfruttamento profondo del territorio. I pochi censiti, più che caratterizzarsi come
rurale». In una sua poco conosciuta dispensa univer- sorse ambientali ad essa soggette. Da questo Nel Novecento la Val Meduna, più che altre una forma di insediamento di mezza quota
sitaria, lo studioso piemontese riconosceva che era
punto di vista, la Val Meduna si è scontrata nel zone della regione montuosa friulana, ha su- e di mezza stagione, erano stati costruiti per
«facile perdere la fiducia nell’azione determinante
dei fattori geografici». Il rapporto causale che legava i tempo con un drammatico insuccesso, frutto bito un forte regresso dei quadri antropogeo- attrezzare i pascoli più lontani, ma posti su
fattori geografici alle forme dell’abitato e al paesaggio di un aumento costante, ma non correlato, dei grafici5. Decine di abitati “fossili” costellano le pianori a quote modeste: Barbeadis (547
rurale doveva essere dunque arricchito di «un insieme due parametri. Il principio omeostatico pre- sue vallate ormai abbandonate all’evoluzione m.), Palcoda (628 m.), Campone (436 m.) e
di fatti complessi, che si sviluppano e mutano, anche suppone che a ogni variazione di un fattore, post-colturale. I pochi nuclei ancora popola- Clez (367 m.). Erano quindi punti di un siste-
sotto l’impulso di moventi economici, storici, demo-
l’equilibrio venga subito ripristinato attraver- ti sono diventati luoghi di residenza per una ma radiale di organizzazione delle risorse
grafici, politici, etnografici, sociali, ecc.». Per ricostruire
il dibattito del periodo sull’antropologia alpina e recu- so un automatico registro degli altri fattori, popolazione per lo più anziana e poco interes- ben diverso da quello che seguiva l’evolversi
perare a pieno il valore dello studio di Gribaudi vedi: o mediante la restaurazione della situazione sata allo sfruttamento del territorio e alla tra- dei limiti vegetazionali lungo uno schema al-
P.P. Viazzo Comunità alpine. Ambiente, popolazione, originaria. A ogni aumento della popolazio- sformazione economica del paesaggio alpino. titudinale.
struttura sociale nelle Alpi dal XVI secolo ad oggi, Il Muli- ne deve quindi corrispondere un aumento di La ricerca di nuove risorse non produsse un
no 1990, 11-29; sulla geostoria vedi: M. Quaini, Per la risorse, ma se il territorio non è in grado di paesaggio di prati e stalle poste lungo i sen-
storia del paesaggio agrario in Liguria, 1973. Per contro
lavori, per altri versi apprezzabili, come quello di Alpa-
4
  Anche Giovanni Marinelli nel 1906 non mancò di an- tieri che portavano ai pascoli alti della Val
notare il «grande contrasto tra la fitta vegetazione del Meduna, ma si diluì lungo i canali secondari.
go Novello sulla Carnia del 1973, quello di Chinellato 3
  In Val Pesarina, tra il 1602 e il 1758, non ci fu quasi
versante settentrionale e l’aspetto sterile e brullo dei
sulla Val di Resia del 1997 o quello di Battigelli sulla aumento degli aggregati famigliari. A quest’ultima data, La distanza degli insediamenti temporanei
pendii tramontini».
Val Pesarina del 1986, nell’identificare alcune ricor- in tutta la vallata non si contavano più di 1.351 persone, da quelli permanenti era quasi sempre per-
renti immagini dell’insediamento, possono essere solo divise in nove insediamenti permanenti, mentre in Val 5
  Le Prealpi Carniche tra il 1921 e il 1971 hanno su-
corribile in giornata lungo sentieri caratte-
di supporto per la definizione delle strategie insedia- Meduna, solo tredici anni dopo, gli abitanti erano 3.599, bito il livello maggiore di emigrazione definitiva di tut-
tive ed economiche in montagna. Strategie che molto divisi in 504 famiglie, distribuite, oltre che nelle tre ville ta l’area friulana. Nel periodo 1951-1971 Clauzetto e rizzati da scarsi dislivelli.
spesso non si presentano come omogenee all’interno originarie, in una sessantina di borgate e villaggi sorti Tramonti di Sotto sono stati i comuni friulani che hanno Durante questa prima fase di colonizzazio-
della stessa area geografica. nel secolo precedente. subito il maggior regresso nella popolazione residente. ne, furono trascurati i pascoli alti per rica-

102 103
un prato «cum stabulo uno novo cooperto
scandulis, et posito in medio ipsius prati»8.
Stavolo e prati erano legati tra loro anche in
caso di vendita: «unum stabulum cum pratis
ei spectantibus».
Com’era logico attendersi, lo spoglio dei
documenti cinquecenteschi ha rilevato la
grande dinamicità dimostrata dalle famiglie
più ricche nel processo di costruzione dei
pascoli privati.
Una classe sociale di imprenditori stava
emergendo dall’omogeneo tessuto econo-
mico della vallata, con una strategia tesa a
possedere e affittare «stabulorum, et bono-
rum extra villam, et tabellam»9. Il redditizio
commercio delle tele di lana grigia di Tra-
monti poteva svilupparsi solo con l’espan-
sione del pascolo e l’aumento di offerta di
materia prima. A tal fine le principali fami-
glie di investitori affittavano agli allevatori
animali10 e stavoli esterni al villaggio, spes-
so con un unico atto notarile11, prevedendo,
in alcuni casi, un canone in lana e panni12.
Palcoda è attualmente raggiungibile a piedi da Tramonti di Sotto La lana alimentava un’attività tessile di ca-
rattere famigliare apprezzata sui mercati
vare spazi per l’economia dell’allevamento 20 agosto 1500 che, oltre a impedire i tagli
all’interno di limiti vegetazionali propri del boschivi, vietò di costruire «stabuleria sine 8
  Nel 1565 Domenico Cleva vendeva, per soli 5 ducati,
bosco. Non esistendo ancora un mercato expressa licentia nostra» sui monti che divi- a Lorenzo Pecolle detto Fachin, un modesto stavolo in
dei prodotti boschivi, la comunità di valla- dono Meduno da Tramonti7. Canal del Meduna, circondato da prati a loro volta inse-
ta rinunciò alle foreste nella prospettiva Se per gli insediamenti pastorali più antichi riti nella comugna pubblica.
di espandere un’attività più remunerativa, ci mancano informazioni attestanti la loro 9
  I Nevodini della Villa di Sotto possedevano due stavo-
quella dell’allevamento. I vasti disbosca- origine, per la maggior parte degli stavoli li: «due sua stabula cum pratis ad illa pertinentibus, unum
menti medievali, ottenuti con l’uso del fuo- di fondazione cinquecentesca abbiamo la in loco vocato Canale, Alterum in loco appellato Faidona».
ASPn, 3 febbraio 1579.
co, dovettero creare qualche problema se possibilità di ricostruire il clima economico
già nel XIV secolo si resero necessari i primi e politico che ne decretò la nascita.
10
  I Sina della Villa di Sotto, per esempio, affittavano ai
Varnarin «conducenti per se iure simplici affictus capras de-
provvedimenti per tutelare i boschi che si Nel Cinquecento l’attività di disboscamen- Alcuni momenti dell’escursione di Legambiente a Tra-
cem, et viginti oves nigri coloris, sanas, integras aetate, et nul-
trovavano più vicini alle zone colonizzate to e costruzione di nuovi pascoli prosegui- la labe, morbo, aut, vitio maculatas». Ivi, 2 novembre 1575. monti
dagli insediamenti temporanei. va alacremente seppure solo in pochi casi 11
  Nel 1562 Michele Spelati affittava a Matteo Fra-
Nel Quattrocento, il Vescovo di Concordia le terre nuove fossero state attrezzate con cassi, per la «festo divi Danielis prox. venturo», una di pianura, ma era anche un bene prezioso
si vide costretto a multare chiunque voles- fabbricati. Solo le famiglie più dotate di li- mandria composta da trentadue pecore, un ariete, un per baratti da concludersi in valle. Le stof-
se «disbuscare, vel in prata aliquid reducere, quidità potevano permettersi la costruzio- «agnum hornus» di un anno e tre capre. L’affitto avreb- fe di panno grigio di Tramonti, in mancan-
vel in proprios usus asserire, vel convertere ne degli edifici utili all’attività pastorale. Gli be avuto durata di quattro anni comprendendo anche za di liquidità di danaro, potevano servire
gli «stabula sua existentia Intermontes, in locis dic. Me-
aliquam partem comugnae»6. Di tenore simi- Urbani, per esempio, nella Villa di Sopra per fare acquisti importanti. Per esempio,
tuna, et Barbeadis». Ivi, 10 aprile 1562.
le fu la sentenza di Lionello Chieregato del erano annoverati tra gli abbienti e poteva- Pellegrino da Prato nell’acquistare la casa
12
  Daniele Cozzi affittava a Nicola Cozzi un suo «faenile
no vantare tra i loro beni, sopra la Celestia, di Giuseppe Maddalena, stimata del valo-
cum ovilibus» a Casuncello e trenta pecore, impegnando
6
  ASUd,; Archivio Panigai, Comune di Tramonti, Lite con l’affittuario a costruire e mantenere il tetto del fienile, a re di sessanta ducati, ne versò undici sotto
il comune di Medun, 7. D’ora in poi nelle citazioni si utiliz- non trasportare altrove fieno e letame e a pagare l’affit- forma di «pannos duos laneos, quos telas ipsi
zerà Lite Meduno-Tramonti.   Ivi, 14
7
to in panno e lana. Ivi, 5 dicembre 1570. vocant, exorsos, ut contextos lana ovina Inter-

104 105
monti lota, simplici, et pura».13 La colonizzazio- nel 1576 Leonardo Colle, dopo essere stato
ne degli allevatori era incentivata anche dai costretto a vendere le sue proprietà, «eius
guadagni ricavabili dalla vendita di un altro bona dilapidarentur», non era ancora in grado
prodotto, il formaggio, «casei salsi», che veni- di onorare un debito contratto con Battista
va venduto ad alcuni mercanti di pianura, in Bellati, commerciante di Portobuffolè, «pro
particolare ai Cisternini e ai Monaco di Spi- equo pilei rubei»15.
limbergo. Le famiglie tramontine più ricche, Nella maggior parte dei casi l’approvvigiona-
in contatto con questi “grossisti”, si erano mento alimentare necessario alla valle veniva
organizzate costituendo vere e proprie man- garantito dall’azione di alcune famiglie inter-
drie che affittavano alle famiglie di allevatori mediarie con i mercanti della pianura o di Ve-
in cambio di formaggio salato14. nezia. Nel 1586, Giovanni Fritium di Flambro
Gli allevatori pascolavano le greggi e fabbri- garantiva i prodotti alimentari ai Mazzari, ai
cavano i prodotti caseari, mentre le donne Mincelli, ai Fracassi e ai Durat16. Nella mag-
erano attive nella preparazione della lana e gioranza dei casi, però, erano gli imprenditori
nella produzione del panno. L’attività dell’a- spilimberghesi i più impegnati nell’assorbire
gricoltura era tenuta in scarsa considerazio- la produzione di panno di lana, formaggio e
ne e le derrate alimentari venivano garantite pece, fornendo un controvalore in alimenti17.
dall’importazione di granaglie. I Monaco e i Cisternini, le famiglie notabili
Grazie alla considerazione che godevano i delle tre ville di Tramonti e i commercianti di
prodotti tramontini, gli allevatori potevano Meduno18 sostennero la prima colonizzazio-
permettersi uno scambio vantaggioso, cere- ne degli allevatori fornendo loro quei pro-
ali in cambio di panno e formaggio. Questo si- dotti agricoli che non avevano più il tempo di
L’itinerario, indicato in rosso, da Tramonti di Sopra porta alla Villa di Sotto passando per Tramonti di Mezzo stema economico aperto poteva però entrare coltivare. In questo modo aprirono il mercato
in crisi nei periodi di carestia, per l’alto costo veneziano ai prodotti tramontini19 già noti
del frumento o a causa di qualche manovra
speculativa. In quell’occasione, gli allevatori 15
  Oltre ai cereali, i tramontini attingevano al porto flu-
economicamente più deboli correvano il ri-
viale del Livenza anche per forniture di vino e di sorgo.
schio di “fallire” perché il loro indebitamento Ivi, 6 agosto 1577.
in prodotti alimentari superava il ricavato del
  In un solo caso abbiamo scoperto che colui che forni-
16
lavoro pastorale e artigianale. Per esempio, va le granaglie ai ricchi Caterinussi era «Sansoni Piscaroli
haebrei de Vene.a pro bladis». Ivi, 15 marzo 1579.
Sappiamo che pochi anni prima Domenico Prato
13
  Nel 1579 Giovanni Pietro Nevodini, debitore di era debitore nei confronti di Leonardo Caterinussi
400 lire nei confronti di Bartolomeo Correri di Medu- «pro bladis extractis ex alma civitate Venetiam». Ivi, 2
no, si impegnava a restituire la somma sotto forma di novembre 1577.
«pannos, seu, ut ipsi vocant, telas decem grisij confectas ex 17
  Nel 1579 i Beacco si erano trovati a importare una
lana ovium intermontij» dilazionando le consegne fino al
fornitura dei Monaco valutata in ventisette stara di gra-
1584. Ivi, 3 febbraio 1579.
no delle quali undici dirette ai Moruzzi di Sghittosa. Ivi,
Leonardo Colle trovandosi debitore di «magna pecunia»
15 maggio 1579.
nei confronti di Battista Monaco e disponendo solo dei
Due anni dopo Marco Adelardi di Spilimbergo, ma
suoi prodotti saldava il borghese di Spilimbergo con
residente a Venezia, vantava sugli stessi Domenico e
«pannos tres sine aliquo dolo, vel fraude orsos, et contextos
Pietro Moruzzi alcuni crediti da rimborsare presso il
lana ovium Intermontij». Ivi, 2 novembre 1575.
suo negozio alla «insigne Pontificis in calle della Bissa de
14
  Nel 1570, per esempio, Leonardo Colle della Villa panno grisio, caseo, ac pice». Ivi, 31 luglio 1581
di Sopra affittava a Lorenzo Peccole Facchin trentatré
  Anche alcune famiglie di Meduno ricevevano grano
18
pecore e undici capre. Per le prime avrebbe ricevuto un
da Venezia. Ivi, 12 novembre 1577.
compenso annuo di sei lire per pecora, mentre per ogni
capra il Facchin avrebbe dovuto a Leonardo sei libbre di 19
  Nel 1577, per esempio, Candiusso Romanelli della
formaggio. L’atto ci fornisce inoltre anche la dimensione Villa di Sopra doveva ventinove ducati a Daniele Pe-
del resto del gregge di Lorenzo Peccole: sessantasei pe- ruzzana di Meduno per «blada extracta ex altra civitate
Particolare della Kriegskarte del 1805 core nere e ventidue capre. Ivi, 10 ottobre 1570. Venetiam». Ivi, 1 ottobre 1577.

106 107
per la modesta attività di vendita esercitata sonovi Buoi, perché all’Aratro non è adatto fu reso agibile alle mandrie solo all’inizio di di aumentare le risorse vegetali sfruttabili
da coloro che d’inverno abbandonavano la il terreno»21. La coltivazione si faceva con questo secolo. e di incrementare la produzione di latticini,
vallata per cercare un lavoro temporaneo «zappe, vanghe, e zapponi (...). Le produzio- Queste difficoltà, dettate da una morfolo- lana e, conseguentemente, le attività di ar-
nel porto veneziano. ni agrarie sono peraltro scarse nel Paese, gia complessa oltre ogni immaginazione, tigianato domestico connesse. All’aumento
Tra questi, alcuni, stabilitisi definitivamente che manca di Terreni seminati, ed anco di avevano consigliato un esteso utilizzo di complessivo degli animali allevati, corri-
nella capitale lagunare, iniziarono una pro- Animali in riguardo alla popolazione»22. greggi all’interno della vallata. Francesco spondeva un aumento della popolazione
pria attività di commercio con i paesi di ori- I toni della descrizione prodotta dal Rota Rota, come altri “periti” del periodo, vede- insediata, segno che almeno nella Villa di
gine, garantendo direttamente l’interesse non lasciano spazio a speranze; solo in sor- va nell’uso delle capre la sola possibilità di Sopra l’economia pastorale era in espan-
di certo patriziato veneziano per le risorse dina il tecnico si lasciò andare a un consi- incrementare le attività agricole all’interno sione. I dati seguenti ci forniscono i termini
della montagna friulana20. glio: «Aggiungo per li zappativi, che vorrei della vallata: «che se è un tratto di necessi- dimensionali del rapporto tra demografia e
Il successo dell’apertura del sistema eco- introdotto l’uso de pomi di terra, che devo- tà, e di economia il tenerli lontani dal poco livelli di allevamento in Val Meduna.
nomico della valle ai mercati della Repub- no riuscire». Evidentemente la patata era boschivo, è una risorsa dall’altra parte di far
blica veneziana consolidò le trasformazioni ancora sconosciuta all’interno della vallata, loro mangiare in luoghi impraticabili ciò che VILLA DI
1768 1807 1881
territoriali iniziate in età basso-medievale. ma lo scompenso creatosi tra la produzio- nasce, e resta collà infruttuoso, e pasto sol- SOPRA
I resoconti dei sopralluoghi condotti da ne agricola e le necessità alimentari degli tanto alli selvatici Daini, e Caprioli»23.
Francesco Rota in Val Meduna per la sua abitanti non poteva certo essere compen- Le osservazioni precise e drammatiche for- ABITANTI 1544 1521 1914
“Statistica Agraria”, mostrano con estrema sato da questa nuova coltura. Ma anche sul nite dall’agrimensore andrebbero però ap-
chiarezza come nel XVIII secolo fosse stato fronte dell’attività pastorale, le cose non profondite al fine di rilevare eventuali dif- BOVINI 487 550 784
profondamente compromesso il rapporto andavano molto bene. Secondo il Rota i co- ferenze provocate dal sovrappopolamento
tra popolazione e risorse. L’agricoltura era muni della Carnia «ànno un’impareggiabile nella vallata. Infatti, se consideriamo i valori
insufficiente e non era possibile ampliare la fertilità di terreno in confronto di questa e censuari registrati nella vallata tra il 1770 e
CAPRE 1230 1400 2127
produzione del frumento «al cui bando to- crescono senza dubbio d’un grado, e mez- il 1881, possiamo notare come all’interno
tale ne è contribuito una reiterata funesta zo massime se si consideri la fertilità delle dello stesso bacino idrografico la diversa PECORE 1763 1000 1354
esperienza». loro montagne, dove si pasce un immenso condizione geografica del suolo occupato
Durante il secolo precedente, in Val Medu- armento». dalle due comunità rurali fosse riuscita a far
na si era tentata l’introduzione della vite, Per contro, in Val Meduna si rendeva ne- assumere diverse connotazioni insediative VILLA DI
ma lo scarso soleggiamento della valle e il cessaria persino l’importazione del fieno al dato del popolamento. Nella Villa di So- 1768 1807 1881
SOTTO
rigido clima invernale avevano sconsigliato perché le superfici conservate per il falcio pra, per esempio, in poco più di un secolo,
questa delicata coltura. Tra le coltivazio- vicino agli abitati erano insufficienti al man- l’aumento della popolazione era stato ac- ABITANTI 2055 2973 3016
ni troneggiava il resistente sorgo turco e i tenimento dell’accresciuto numero di be- compagnato da un costante aumento del-
consueti ortaggi. Nei pochi terreni coltivati stiame. La particolare costituzione geologi- le mandrie, possibile solo rendendo adatti BOVINI 6 700 1065
non si compivano rotazioni, se non con la ca della vallata impediva inoltre di sfruttare i pascoli esistenti ai bovini e ricavandone
canapa e con un avvicendamento ogni sei gran parte del territorio, che rimaneva ste- di nuovi per i più adattabili ovini. I canali
anni. La possibilità di aumentare le coltiva- rile: «trovo che li comunali pascolivi della posti sulla destra idrografica del Meduna CAPRE 1501 1200 1596
zioni era qui, come altrove, delusa da una Comune sono oltre l’immaginazione estesi, vantavano le asperità maggiori e, proprio
geografia tormentata delle regioni agrarie. ma ve n’à gran parte, anzi delle migliaia di per questo motivo, solo a partire dall’Ot- PECORE 1972 1500 924
Solo sui terrazzi alluvionali si sarebbero po- campi, che sono quasi infruttiferi, ed ina- tocento le comunità locali completarono la
tute introdurre tecniche moderne di aratu- cessibili». loro capillare opera di colonizzazione. Nel
ra, ma gli insediamenti storici erano poco Alcuni pascoli alti anche pregevoli, non farlo furono seguiti esattamente i consigli Nei territori della Villa di Sotto, invece, la
popolati e non ci sarebbe stato interesse erano collegati alle mulattiere che da ripidi del Rota: in poco più di cento anni (1770- situazione era ben diversa. La pressione
nell’aumentare l’autoconsumo di prodotti sentieri non adatti al transito dei bovini. 1881) le capre passarono da 1.230 a 2.127. antropica esercitata il secolo prima aveva
agricoli. Presso i piccoli borghi invece «non Tutto il prezioso comparto pastorale dei La loro voracità e la capacità di raggiungere intaccato profondamente le risorse.
monti Valcalda, Teglara, Sopareit e Sciara pascoli privi di viabilità di servizio permise La facilità di colonizzare aree in fin dei conti
accoglienti aveva consolidato una fitta rete
20
  Nel 1571 Giacomo Rivo, che ormai abitava a Venezia
di villaggi rurali che, continuando l’espan-
e faceva da mediatore tra i due mercati, faceva seque- 23
  La tendenza a sviluppare l’allevamento delle capre in
strare alcuni beni di tramontini colpevoli di non aver pa-
21
  APTSot, Anaggrafi Dello Statto Personale della Curazia
Val Meduna un secolo dopo veniva fortemente criticato sione demografica, avevano sfruttato tutto
di Tramonti di Mezzo Primo Genaro Anno 1877 lo sfruttabile. Nella Villa di Sotto, a partire
gato la «bladorum» ricevuta da Marcantonio Gritti. Ivi, per i problemi che aveva prodotto sul territorio bosca-
25 giugno 1571.   Ibid.
22
to. Vedi: L’opera del Comitato forestale 1913, 9 e 14 dal XIX secolo, i rapporto tra la popolazione

108 109
insediata e il numero di animali presenti evi- affittate otto “montagne” a partire dalla vici- zione di borghesi, e comunque non superava- nel cambiamento della popolazione animale
denziò una crisi dell’attività pastorale24. na Teglara, allora proprietà di Meduno, per no i ventisei esemplari. In altre vallate la loro presente in malga. A Tramonti di Sopra in me-
Tra il 1770 e il 1881 in questo comune le arrivare a quella cadorina condotta da Gio presenza era anche più scarsa. Per esempio dia in malga venivano ospitate 53 vacche da
pecore passarono da 1.972 a 924, mentre Batta Ferroli e compagni. Nove anni dopo la ad Andreis e a Barcis erano solo due e a Erto latte, 15 manze, 12 vitelli e 50 capre da latte.
le capre mantennero la stessa consistenza. situazione era ancor più drammatica perché nessuno. Il maiale veniva allevato con le ec- Le pecore erano ormai scomparse. A Malga
Questa osservazione ci fa capire che l’attività gli affitti coinvolge­vano ben nove montagne cedenze delle derrate alimentari e all’interno Rest i 105 bovini erano affiancati da novanta
legata alla transumanza invernale delle greg- assorbendo un carico di 1.050 bovini27. della valle queste non c’erano e bisognava im- capre e quaranta pecore per intervenire sulle
gi era andata completamente in crisi nell’Ot- Nella seconda metà dell’Ottocento si fece il portare cibo dalla pianura28. zone più difficili del monte31.
tocento. Per contro, Claut che aveva ancora possibile per rendere raggiungibili gli alpeggi Gli equini erano relativamente pochi e solo Le teorie legate al rimboschimento della valle
risorse sfruttabili in 111 anni aveva visto interni alla vallata, ma i tre comparti del Canal nella Villa di sotto c’era una consistente con- riuscirono a ridurre sensibilmente il ricorso
quasi un raddoppio della popolazione, i bovini Grande del Meduna, per esempio, non furo- centrazione di muli e asini per i trasporti. all’allevamento delle pecore: «lungo il bacino
erano quasi triplicati, mentre le capre erano no mai convenientemente attrezzati. In valle svernavano anche animali che prove- del Meduna si nota una certa contrarietà alla
quasi cinque volte più numerose. Se i bovini aumentavano, pecore e capre nivano dalla pianura e questo poteva provoca- coltura silvana; e si ritiene che la proibizione
A partire dal XVIII secolo, l’aumento del nu- non diminuivano ed erano le principali ri- re problemi sanitari. Nel 1887 alcune pecore dei pascoli caprini sia una delle cause di mise-
mero di animali presenti all’interno della sorse proteiche degli abitanti. La carne che con la scabbia furono ospitate in un alpeggio ria per quelle popolazioni»32.
vallata aveva accentuato i danni prodotti dal potevano permettersi le famiglie era per lo degli Zatti nella Villa di Sopra, «ove stavano Per poter condurre le vacche sui pascoli pub-
massiccio sfruttamento delle risorse. I magri più quella di pecore e capre e quindi non è da pascolando quasi un migliaio di pecorini», e blici, furono necessarie opere di adeguamen-
boschi erano stati in gran parte rasi al suolo escludere che l’uso della pitina abbia attra- provocarono una piccola epidemia degli ovini to viario importanti come la strada che porta-
per ampliare il pascolo o soddisfare le ne- versato le abitudini alimentari in vallata dal che ebbe ripercussioni anche nella pianura29. va da Passo Rest all’omonima malga.
cessità di combustibile civile. I pascoli estivi Medioevo a oggi. La qualità degli animali più preziosi era scar- La situazione per gli altri alpeggi si risolse
non erano in grado di accogliere il necessario Il confronto con i censimento degli animali sa e inutilmente si cercava di trovare animali solo agli inizi del Novecento: «un tempo la
numero di animali costrin­gendo le mandrie a del 1868 in vallata è estremamente signifi- adatti ai suoli impervi della vallata e contem- malga Soparedo non era accessibile all’al-
migrare verso i pascoli di Socchieve e di Ene- cativo per dimostrare questa resistenza de- poraneamente molto produttivi: «Tramonti, peggio che dagli ovini e dalle capre, mentre
monzo25. gli allevamenti storici anche nel momento in nonché i comuni della Valcellina, è popolata ora vi salgono senza difficoltà gli animali bo-
Nel 1800 il parroco di Tramonti si trovava cui si era affermata pienamente una nuova da una miscela di varietà bovine, ricordanti il vini». Nonostante tutto, la tradizione in Val
a dover certificare la consistenza di questo tradizione casearia che si rifaceva al nome tipo carnico, ma per le condizioni diverse di Meduna resisteva anche sul fronte alimen-
nomadismo pastorale che coinvolgeva com- del Montasio. Nella Villa di Sopra, più aspra ambiente e per i metodi speciali di allevamen- tare e a Malga Teglara si faceva «metà for-
plessivamente nella vallata ben 770 bovini e ricca di rilievi, le pecore censite erano 910, to differenziano fra loro nella colorazione del maggio Montasio comune, e metà formag-
e «oltre mille e più capre»26. Il fenomeno era mentre le capre erano ancora 1.590, mentre mantello, nello sviluppo scheletrico, nella ru- gio di salamoia», come voleva la tradizione
comunque più evidente nella Villa di Sotto, in quella di Tramonti di Sotto le prime erano sticità, nell’attitudine lattiera più o meno spic- tramontina. Le condizioni delle malghe più
dove il comune possedeva la sola malga del- 1.037 e le seconde 675. In pratica ben 521 cata»30. Ai primi del Novecento la progressiva lontane dai paesi saranno sempre precarie,
la Rossa. Il ricorso alle malghe della Carnia si famiglie, quindi quasi tutte, possedevano ovi- trasformazioni verso un allevamento preva- come in canal Grande del Meduna: «infeli-
rendeva indispensabile per allontanare du- ni e caprini. lentemente bovino si stava concretizzando cissime sono le condizioni dei fabbricati. Le
rante l’estate il bestiame più prezioso e per- Nella seconda metà dell’Ottocento comin- casere di Carpen e Roppa sono costruite da
mettere un’ampia attività di sfalcio e raccolta ciava ad affermarsi la presenza di vacche fe- semplici tronchi d’albero sovrapposti, quella
28
  Censimento del bestiame della Provincia di Udine
di fieno sui terreni privati. Quell’anno furono condate dai quindici tori presenti in vallata. di Cuòl è fatta di tavole. Tutte sono anguste,
(31 dicembre 1868), in «Bullettino della Associazione
La presenza dei bovini era esplicitamente agraria Friulana», n.17-18, 25 settembre 1869, 524- mal riparate, mancanti di fornello»33. Il censi-
24
  Secondo Pascolini nel 1881 nelle Alpi Friulane, in dedicata alla produzione casearia perché in 541 mento del bestiame del 1908 registrava un
media, ogni mille persone si contavano 400 bovini. tutta la valle non c’erano buoi, mentre le vac- 29
  T. Zambelli, Cenni sull’epizoozia scabbiosa negli ovini
(M. Pascolini, N. Tessarin, Lavoro in montagna: boscaioli che erano 480 nella Villa di Sopra e 582 nella nei distretti di Spilimbergo, Maniago, Pordenone, e S. Vito,
e malghesi della regione alpina friulana, Franco Angeli   D. Tonizzo, I pascoli alpini nei distretti di Spilimbergo e
31
Villa di Sotto. I suini, invece, erano pochissimi. in «Bullettino della Associazione Agraria Friulana»,
1985, 68). Ma­niago, Udine, Associazione Agraria Friulana, 1903, 192
Solo ventiquattro famiglie, le più ricche, pote- vol. V, n.6, 24 aprile 1888, 110-113; T. Zambelli, Osser-
 ASVe, Catasto Austriaco. Atti preparatori. Nozioni ge-
25
vazioni sulle malattie epizootiche e contagiose manifesta- 32
  I rimboschimenti in provincia, in «Bullettino dell’Asso-
vano vantarsi di averne qualcuno. Non a caso
nerali territoriali. Gli estensori delle note per il catasto tesi in Friuli nel 1888, in «Bullettino della Associazione ciazione Agraria Friulana», n. 9-11, 1907, 322
non mancarono di segnalare che in quanto a pascoli «se questi si concentravano per lo più nella Villa Agraria Friulana», vol. VI, n. 4, 21 marzo0 1889, 62-70
  Relazione della Commissione Giudicatrice del Concorso
33
ne prendono a pigione nella Cargna per mesi quattro di Sotto, dove c’era una maggior concentra- 30
  Relazione al Ministro dell’agricoltura sull’organizzazione pel miglioramento dei pascoli alpini dei distretti di Spilim-
nella stagione estiva, non essendo sufficienti i proprj».
e il funzionamento della Cattedra, in «Bullettino della As- bergo e Maniago (1904-1907), in «Bullettino della As-
26
  Stampa documenti della Comune di Tramonti, presso 27
  Ivi, p.134. Quell’anno i pastori tramontini avevano sociazione Agraria Friulana», a. 49, v. 21, n.25-26, 1904, sociazione Agraria Friulana», a.53, v.25, n.13-15, 1908,
ACVPn, 131 affittato anche alcune “montagne” di Claut e di Sauris. 419. 331

110 111
tenero, che doveva essere conservato in dall’odore forte e dal sapore un po’ piccante. Il
salamoia. Si trattava di un prodotto molto formaggio può avere una stagionatura che va
richiesto dalle cittadine mercantili e veniva dai due ai dodici mesi e con il latte viene creato
venduto anche a Venezia come cibo per i un impasto lavorato a mano. Viene poi conser-
marinai, perché in salamoia riusciva comun- vato in bacinella per sei, sette ore e poi si ri-
que a conservarsi nelle stive delle navi. In passa per il tritacarne. Si consuma entro dieci
seguito, i nuovi gusti alimentari introdussero giorni dalla data di preparazione.
le nuove tecniche di caseificazione per otte- Questo prodotto deve il suo nome al cìt con
nere prodotti stagionabili e facili da vendere cui veniva indicato il “vaso di pietra” usato per
in pianura, ma la tradizione del formaggio in conservare l’impasto aromatizzato a base di
salamoia non finì mai per scomparire e anco- formaggio.
ra molte valligiane sono specializzate nel tra-
sformare questo prodotto. Il pistùm
La salamoia – in gergo “salina” – viene con- Nella vallata, nelle tavelle era molto diffusa
servata, in mastelli di larice, in appositi locali la coltivazione della rapa, la cui cottura ri-
della casa e dei caseifici a temperature non chiedeva tempi prolungati. Il bulbo era un
superiori ai 14°C al momento dell’immersio- prodotto certo, che una volta maturo sareb-
ne delle forme e per i quaranta giorni succes- be stato lessato e condito o con cui veniva
sivi all’inizio del procedimento. La salamoia è prodotta la classica brovada, mentre con
derivata da un composto – detto “madre” – le foglie (viscja), le quali però giungevano a
costituito da una miscela di acqua, sale, panna giusta maturazione solo dopo essere state
d’affioramento e latte, in percentuali variabili investite dalla prima brinata dell’anno, ve-
Tramonti di Sotto vista dall’alto in relazione all’originale momento della sua nivano raccolte, cotte, triturate finemente e
formazione. lavorate per ottenere il pistùm.
aumento della presenza di bovini in vallata. lo si speziava e salava, in seguito veniva la- La salamoia deve essere integrata, con l’ag- Questo piatto si serviva accompagnato con
Nella villa di Sopra erano 690 e in quella di vorato per ottenerne formelle grandi come giunta delle medesime sostanze che la costi- la polenta, con la caratteristica pitina, con la
sotto 91334, mentre un censimento del 1911 una ricotta che, una volta spolverate di fa- tuiscono, con frequenza mensile. A seguito salsiccia o con il formaggio salato.
testimonia come nelle valli del Meduna e del rina, venivano poste ad affumicare vicino ai delle integrazioni, l’amalgama deve essere
Cellina ormai non si coltivassero più il sorgo camini o in appositi affumicatoi famigliari. energicamente rimescolata. La massa liquida
e segale, ma l’ormai imperante granturco. Il trattamento di conservazione durava per della salamoia viene agitata almeno ogni due L’ITINERARIO
due o tre giorni, con faggio e rami di ginepro. giorni con un mestolo-bastone, per assicurare
IL CIBO DI RIFERIMENTO Un tempo, la pitina veniva affumicata per l’ossigenazione e mantenere l’omogeneità an- L’escursione parte dal centro di Tramonti
farla durare qualche settimana, poi veniva che superficiale del composto. Le forme sono di Sopra: da qui ci si dirige verso la tavella,
Come abbiamo dimostrato, molto si è perso cotta in padella, ma non stagionava molto. mantenute in salamoia per un periodo non in- una delle zone più ricche e produttive del-
del tradizionale rapporto con il cibo in valla- La pitina oggi si mangia cruda a fettine, dopo feriore ai sessanta giorni, computati dall’inizio la Villa di Sopra. Per anni questa superficie
ta. Soprattutto abbiamo perduto nel tempo almeno trenta giorni di stagionatura, ma è della lavorazione del latte, e non superiore ai è stata utilizzata per smaltire il liquame
le qualità dei cereali e degli ortaggi coltivati ottima anche cucinata. Può essere scottata centoventi giorni. di un allevamento poco distante. Oggi si
all’interno delle grandi tavelle degli orti. Al- nell’aceto e servita con la polenta, rosolata stanno tentando delle attività di pascolo e
cuni cibi invece si sono conservati, a partire nel burro e cipolla e aggiunta nel minestrone Il formai del cìt sembra ancora lontana l’ipotesi di un riu-
dalla pitina. di patate, o ancora fatta al cao, cioè cotta nel Simile al carnico formai frant, il formai del cìt è il tilizzo per le coltivazioni tradizionali. Nel
latte di vacca appena munto. più recente dei prodotti tipici della Val Medu- 2003 è stato scoperto il “castello” di Tra-
La pitina è un agglomerato di carne maci- na. È realizzato con gli sfridi della stagionatura monti, una struttura fortificata in terra e
nata, un tempo tritata, composta origina- Il formaggio salato del formaggio. Un tempo i resti e le porzioni di legno, probabilmente del XI secolo.
riamente solo da carne di pecora, capra o Era un prodotto diffuso già nel Cinquecen- formaggio mal stagionate venivano recupera- Per un piccolo tratto il percorso segue il
animali selvatici. Una volta prodotto il trito to, anche se era per lo più prodotto con lat- te in casera o presso l’abitazione del produtto- sentiero delle fornaci di calce, che si snoda
te di pecora e capra. Successivamente, con re, costruendo un agglomerato di formaggio poco fuori del paese, toccando una serie
34
  Censimento del bestiame del 1908, in «Bullettino l’aumento delle vacche in Val Meduna, si che veniva conservato a stagionare sotto lat- di case isolate. La produzione della calce
dell’Associazione Agraria Friulana», a. 61, n.1-2, 1916, 29 pervenne alla produzione di un formaggio te. Si presenta come un formaggio spalmabile, si affermò solo nel XVII secolo e divenne

112 113
Si possono inoltre visitare due borghi spe- go Titol produce una pitina certificata dal
ciali della vallata: Livignana e Vuar. A Li- presidio Slow Food.
vignona nel Settecento il notaio Masutti
costruì la sua residenza, come una sorta di (video #9 della serie “Storie di nuova agri-
villa alpina oggi completamente diroccata. coltura” visualizzabile su Youtube: http://
Sempre nello stesso periodo, una famiglia di bit.ly/25KUpPX)
commercianti nel piccolo e isolato borgo di
Vuar costruì una delle più belle residenze a CONTATTI:
loggia della valle. Località Titol 1
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A Pradileva recentemente sono sorte due
La zona di Pradileva a Tramonti di Sotto nuove attività che hanno riportato l’alleva-
mento delle pecore in Valle: una è l’azienda
una fonte integrativa del reddito degli abi- una borgata sorta su un pascolo, pubblico Ferroli con il vecchio capannone di alleva-
tanti. Sorsero molte fornaci nei pressi delle fino al 1600 e poi colonizzato da una fami- mento che oggi è stato recuperato come
abitazioni, perché il calcare era ovunque e glia di allevatori. ovile.
il solo problema era trovare combustibile a La casa degli allevatori, come quella di
sufficienza per il forno e seguire la cottura Borgo Titol, era un recinto con annessi e CONTATTI:
delle pietre. abitazione che si affacciavano su un ampio La preparazione della ricotta a Borgo Titol Via Pradileva 10
Da qui si arriva a Borgo Titol: il complesso cortile interno. Tramonti di Sotto (PN)
edilizio solo una decina di anni fa era com- Ci si sposta a Pradileva, nella tavella della Da pochi anni a Tramonti di Sopra, chiuso lo tel: 0427 869168 oppure 3356970008
pletamente in crisi, parte degli edifici era Villa di Sotto, dove le pecore stanno ridi- storico laboratorio di carni che fu del mitico pradileva@tiscali.it
crollata, i pascoli erano stati invasi dalla ventando negli ultimi anni l’animale più Mattia Trivelli, un nuovo centro di produ- www.pradileva.it
vegetazione spontanea e sembrava che un presente. Si raggiunge poi il cuore della zione di prodotti tradizionali si è affermato
regresso del paesaggio fosse il destino ine- Villa di Sotto, il terzo villaggio di fondazio- presso l’agriturismo Borgo Titol. I nuovi abi-
luttabile per questo settore della piana flu- ne medievale, per visitare l’esperienza del tanti di Borgo Titol hanno reintrodotto l’al- Società agricola
vioglaciale di Tramonti. Invece l’arrivo di un forno sociale, nata nel 2013, che affianca levamento di pecore e di mucche per ripren- e fattoria didattica Sottosopra
imprenditore dalla pianura friulana ha pro- alla produzione e distribuzione del pane, dere in proprio la tradizione dei formaggi La fattoria didattica sorta pochi anni fa è sta-
fondamente modificato i rapporti, instau- servizi di assistenza e prossimità rivolti della valle: ricotta, pecorino, formaggio fre- ta il motore di altre e innovative esperienze di
rando una nuova colonizzazione di questa alla popolazione che vive nelle zone decen- sco e stagionato e formai del cìt. riconquista e interpretazione della tradizione
balconata sul Canal Grande del Meduna. trate. Da una decina d’anni mancava nella Non manca nemmeno la pitina, fatta in un alimentare, come la nascita del forno sociale.
Da qui si ritorna nella borgata di Chiavaljr, vallata un fornaio e un servizio di distribu- moderno affumicatoio. La sede è in località Comesta, eccentrica al
dove un’abitazione conserva ancora la tra- zione primario. Nella ex latteria turnaria Oltre ai bovini e alle pecore, a Borgo Titol è villaggio e posta all’inizio della corta valle del
dizione della salamoia per la conservazione di Tramonti di Sotto è stato recentemente stato introdotto anche l’allevamento dei su- Tarcenò. L’azienda realizza iniziative concrete
del formaggio, come accadeva nel Seicento, costruito un mini caseificio gestito dalla ini, con cui la famiglia produce anche insac- di esperienze didattiche legate all’allevamen-
quando le cucine erano un importante cen- fattoria sociale Sottosopra, dotato di un cati che non sono un elemento tradizionale to del gregge di pecore, delle api e alla coltiva-
tro di trasformazione del cibo. piccolo spaccio. Qui si produce ogni giorno in vallata. zione dell’orto. Il laboratorio e lo spaccio sono
Ci si dirige verso Comugnis, alla tavella della una piccola quantità di formaggio di peco- A Borgo Titol la pitina viene, secondo le in- all’interno della vecchia latteria turnaria.
Villa di Mezzo, per comprendere la posizione ra, tre forme e dodici ricotte, che riprendo- dicazioni del consorzio dei produttori, «in-
del piccolo villaggio protetto da San Antonio. no una storica tradizione alimentare che, gentilita da una parte di grasso di suino che (video #2 della serie “Storie di nuova agri-
Da qui si sale per un piccolo sentiero da cui è come abbiamo visto, era stata combattuta smorza il sapore intenso e un po’ selvatico coltura” visualizzabile su Youtube: http://
possibile percepire il luogo e l’abbandono di nell’Ottocento. della carne di capriolo, capra o pecora». Bor- bit.ly/1MSbGQX)

114 115
CONTATTI: zione della valle, da qualche anno produce 2.3 Nuovi progetti pastorali
Località Comesta 2/a la pitina in proprio per i suoi clienti.
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Nella trattoria di Redona, Michele Crozzoli, www.locandalago.it
convinto di interpretare al meglio la tradi-
L’altopiano ricco d’acqua di Pradis a partire
dal Seicento fu fittamente insediato con de-
cine di borghi di piccola dimensione, legati
per lo più all’allevamento di pecore e capre.
Questa presenza fu in qualche modo orga-
nizzata anche in relazione alla produzione di
prodotti facilmente vendibili in pianura. Qui,
come a Tramonti, si sviluppò una produzio-
ne storica e organizzata di formaggi teneri
conservati nella salamoia. Questa tradizione
sopravvive nelle due diverse forme di for-
maggio salato, quella proveniente da un for- Lo studio delle mappe, per la preparazione dell’itinera-
maggio tipo stracchino e quella che prevede rio di Legambiente, tra storia e territorio
la salamoia, per un formaggio tenero tipo
latteria. La produzione veniva svolta dalle
diverse famiglie all’interno delle proprie cu-
cine con procedimenti molto empirici.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Nove-
cento sorsero le prime latterie sociali, che
producevano un nuovo formaggio del tipo
Montasio. Questo cambiò in modo radicale
il rapporto con le risorse, riducendo il pa-
scolo brado e privilegiando l’allevamento in
stalla di vacche che venivano alimentate con
foraggio. La crisi di questa economia dopo
la Seconda Guerra Mondiale portò a un col- Il gruppo prima della partenza per l’escursione, a
lasso del sistema economico dell’altipiano. Valeriano
Negli anni Ottanta e Novanta furono tenta-
te delle iniziative di modernizzazione (l’alle- UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
vamento di ungolati selvatici sul monte Pala, AGRARIO: AGRICOLTURA E ALLEVA-
coltivazioni intensive di patate, l’acqua Pra- MENTO IN VALLATA
dis), senza riuscire a invertire la crisi delle
produzioni alpine. Oggi su questi altipiani la Anche a Clauzetto, come a Tramonti, a par-
ripresa dell’allevamento e di una nuova for- tire dal XVII secolo ci fu un’importante dia-
ma di attività casearia si percepisce come un spora insediativa che portò molte famiglie
elemento di continuità rispetto alla recente del paese ad abitare piccole borgate ester-
tradizione. ne al villaggio medievale. La zona di Pradis

116 117
era stata colonizzata già nel Medioevo con vanno letti gli sforzi per togliere Clauzetto scoli alla transumanza di pecore (1.105) e bovini complessivamente 289, concentrati
la costruzione di quel paesaggio di praterie dall’isolamento dotando il capoluogo di una alle capre (743). Nel nuovo paesaggio den- nelle mani di sole 32 famiglie. Si trattava di
artificiali richiamato dal toponimo. Le zone strada carrozzabile: una «strada da Clauzet- samente abitato di Pradis, le greggi avreb- poche famiglie che avevano molti animali,
utilizzate per il pascolo pubblico videro pri- to per Castelonovo, costruzione costosissi- bero prodotto solo conflitti. Non a caso a esattamente il contrario di quello che acca-
ma la costruzione di un diffuso sistema di ma, di gran lunga superiore alle forze di quei Clauzetto le vacche da latte erano 222 e i deva nel contermine villaggio di Vito d’Asio,
piccole stalle private su modesti lotti ceduti comuni, e tuttavia assai necessaria, giacché
dal comune e in seguito la definitiva trasfor- Clauzetto al pari di Vito d’Asio, manca tutt’o-
mazione di questi edifici in case d’abitazione ra di strade carrozzabili, che le congiungano
vere e proprie, caratterizzate anche dalla al centro distrettuale»1.
messa a coltura dei terreni più fertili. Negli Se in età d’antico regime Clauzetto non vive-
ultimi anni, questo paesaggio si è profonda- va la sensazione di essere un luogo periferi-
mente alterato lasciando sempre più spazio co, la costruzione di questa strada e di quella
a formazioni boschive spontanee. Le attività diretta a Pielungo furono mitizzate come
umane legate all’agricoltura sono quasi del una sorta di soluzione ai problemi di arretra-
tutto scomparse. Oggi invece qualcosa sem- mento sociale ed economico della montagna
bra riprendere il senso di una storica tradi- pordenonese.
zione, quella dell’allevamento. Alcuni nuovi Nella Statistica pastorale pubblicata nel
piccoli allevamenti sono sorti in valle e la 1869, la zona del formaggio asìno era te-
riapertura della latteria di Orton a Pradis di nuta in particolare considerazione e si può
Sopra lascia ben sperare per una conserva- notare come la presenza di ovini e caprini in
zione dei paesaggi dell’economia dell’erba. paese fosse già poco rilevante. A Clauzetto
furono individuati 392 animali distribuiti
LA MONTAGNA DIVENTA PERIFERIA in 69 famiglie, contro i 2.660 di Tramon-

L’itinerario, indicato in rosso, parte dalle Grotte di Pradis

La latteria di Pradis di Sopra ha riaperto di recente Oggi si possono vedere di nuovo pecore al pascolo a Pradis

Fino all’Unità d’Italia, la mancanza di strade ti di Sopra e i 1.842 di Tramonti di Sotto.


di grande traffico non aveva mai posto l’alti- Evidentemente la pastorizia aveva un im-
piano di Clauzetto in una condizione di crisi. pianto più legato alla raccolta del foraggio
Anzi, prima della costruzione delle strade e all’allevamento in stalla. Solo Vito d’Asio
austronapoleoniche tra il 1805 e il 1815, la faceva eccezione perché le dimensioni del
montagna, pur essendo un grande rilievo, Canale dell’Arzino garantivano ampi pa-
era più facilmente transitabile della pianura
perché non soggetta ad alluvioni o a terreni 1
  Discorso pronunciato dal Comm. Avv. Eugenio
molli e paludosi. Ora invece, affacciandosi Fasciotti, prefetto della Provincia di Udine, nell’aprire
la modernità, sembrò lontana dai centri del la sessione ordinaria del Consiglio Provinciale, Udine,
potere e del commercio. In questo senso 1870 Particolare della Kriegskarte del 1805

118 119
dove ben 157 famiglie si dividevano un pa- tale forma di allevamento fosse ancora poco
trimonio di 520 bovini, dei quali 363 vac- codificata anche a livello genetico. In alcu-
che da latte. Anche sugli equini il rapporto ni casi le cronache ricordano come la razza
tra i due insediamenti era molto diverso, a «Carnico-Bruneck si trova predominante
Vito d’Asio venivano contati 24 muli, men- a Pinzano, Forgaria, Vito d’Asio, Clauzetto,
tre a Clauzetto solo 16. Per quanto riguar- Castelnovo e Frisanco»4.
da i maiali, si può notare che una maggiore Il successo dell’allevamento bovino tra la
disponibilità di cibo permetteva di allevare fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento
molti capi in più rispetto a quelli prodotti in ci è confermato dal censimento fatto dal Ca-
Val Meduna. I suini a Clauzetto erano 43, tasto Agrario del 1929, che mostra come a
distribuiti nei cortili di 36 famiglie, mentre Clauzetto i bovini fossero ormai 817, i muli
a Vito d’Asio erano 66 per 55 famiglie2. si erano ridotti a 12 unità, mentre i suini Un secolo fa il paesaggio era dominato da praterie e Le forme per il formaggio di latteria all’interno del ca-
Agli inizi del Novecento l’interesse per l’alle- erano aumentati, raggiungendo il numero pascoli seificio
vamento si esprimeva in un’attenzione par- di 94, le pecore erano 626 e le capre 156.
ticolare per le casere e i caseifici moderni, Questo censimento degli animali permette conto di come il paesaggio fosse completa- L’acqua Pradis
ma Clauzetto e Vito d’Asio non erano certo di cogliere l’apice del popolamento umano mente diverso da quello attuale basti pen- Era l’inizio degli anni Novanta quando fu
ricchi di malghe pubbliche. Il primo vantava e animale a Clauzetto. Proprio nel momento sare a come i boschi si limitassero a coprire proposta un’attività del tutto nuova sull’al-
Malga Polpazza, sul monte Pala, con un ca- in cui si fondavano nuovi meccanismi di pro- duecento ettari nei settori più periferici del tipiano di Pradis. Fino ad allora i rilievi
rico di animali sproporzionato per le risorse duzione del cibo (come la latteria di Pradis) comune, mentre ben 595 ettari non erano della Val d’Arzino erano stati famosi per le
foraggere. Nel 1903, per circa 85 giorni, il la pressione dell’uomo sulle risorse alpine coltivati e 309 risultavano essere del tutto proprietà curative delle acque di Anduins,
pascolo avrebbe ospitato 78 vacche da latte, aveva raggiunto i livelli maggiori. Le attività improduttivi. mentre vicino a Gerchia un imprenditore
25 vitelli o manze, una capra e un maiale per di sfruttamento del suolo ormai occupavano Oggi l’aspetto dei territori è del tutto diver- cominciò un’azione per costruire uno sta-
recuperare produttivamente il siero del lat- ogni angolo della vallata, persino i più imper- so. I coltivi sono praticamente scomparsi e bilimento di imbottigliamento di un’acqua
te. Sullo stesso monte, la malga dei Cecconi vi e difficili. con loro molte delle varietà tradizionali di minerale particolarmente priva di sali mi-
detta Pala riusciva a garantire il pascolo a All’apice della dispersione insediativa, gli cereali e ortaggi tipici della valle. Il patrimo- nerali. L’acqua, che era sempre stata un ele-
140 bovini. Le pecore ormai erano del tutto abitanti esterni alla villa medievale di Clau- nio biologico degli alberi da frutto è stato mento importante nel paesaggio della Val
assenti da questi settori della montagna por- zetto erano superiori a quelli risiedenti nel quasi completamente disperso e le praterie d’Arzino e del Cosa, diventava un bene di
denonese. Il cambiamento nel consumo del villaggio. La polverizzazione della presenza si sono nella maggior parte dei casi trasfor- consumo. L’impianto fu costruito a Gerchia
formaggio aveva ormai modificato in modo umana aveva garantito nel capoluogo meno mate in boscaglie incolte. L’esplorazione del in un punto particolare delle pendici del
radicale i meccanismi di produzione. Era di un terzo degli abitanti del comune al cen- territorio consente di osservare la radicale monte Taiet, lungo un’erosione della frattu-
comunque ben chiaro come lo spartiacque simento del 1921 (3.115). A Pradis di So- trasformazione paesaggistica e colturale ra periadriatica.
culturale nell’approccio all’allevamento dei pra venivano contati 749 abitanti, a Pradis prodottasi durante gli anni dello spopola-
bovini e alla produzione del formaggio divi- di Sotto 931 e a Celante, sui versanti argil- mento. Il formaggio salato e formai del cìt5
desse i settori di Meduna e Arzino da quelli losi della zona bassa del comune, venivano Il formaggio salato era diffuso già nel Cin-
della Valcellina: «come per le forme d’uso censiti 442 individui. A Clauzetto invece se Il cibo di riferimento quecento, anche se era prevalentemente
dei pascoli alpini, pei sistemi colturali e per ne contavano 993. Altrettanto dispersa era prodotto con latte di pecora e capra. Suc-
la tecnica del caseificio, così differiscono le la popolazione di Vito d’Asio, che si sgrana- cessivamente, con l’aumento delle vacche,
zone alpestri dei due distretti di Spilimbergo va lungo il Canale dell’Arzino. Se cerchia- si pervenne alla produzione di un formaggio
e Maniago per le varietà d’animali bovini»3. mo di ricostruire le forme di sfruttamento tenero che doveva essere conservato in sa-
Questi non avevano un carattere di purezza del suolo a Clauzetto quasi un secolo fa, lamoia. Il formai del cìt, simile al carnico for-
della razza per manto e dimostravano come scopriamo che il carattere principale era mai frant, è il più recente dei prodotti tipici.
quello del pascolo. Le terre coltivate non
superavano i 22 ettari, mentre le praterie e Il formaggio di latteria
2
  T. Zambelli, Statistica Pastorale, in «Bullettino della
Associazione Agraria Friulana», n.17-18, 1869, 515- i pascoli ne contavano 1.736. Per rendersi Il formaggio a pasta dura della tradizione
557 del Montasio è un formaggio relativamente
3
  D. Tonizzo, I pascoli alpini dei distretti di Spilimbergo 4
  U. Sellan, Lo stato attuale delle stazioni friulane di
e Maniago, in «Bollettino della Associazione Agraria monta taurina, in «Bullettino della Associazione Agraria 5
  Per una descrizione approfondita di questi prodotti si
Friulana», vol. XX, n.4-6, 1903, 152 Friulana», a.52, n.12-13, 1907, 351 Il caseificio dentro la Latteria di Pradis di Sopra veda il capitolo 2.2 sulla Val Tramontina.

120 121
recente nel panorama della produzione ca- chia, si passa a fianco di un riparo sotto roccia, diventata un punto di riferimento per rin-
searia dell’altipiano. Cominciò a consolidar- la grotta dei cacciatori di Marmotte, che mi- tracciare gusti della tradizione casearia, ma
si nella pratica solo dopo che fu costruita la gliaia di anni fa era utilizzata dai cacciatori per anche invenzioni come il formai del cìt con
latteria turnaria, ancora oggi perfettamente scuoiare le loro prede, in questo caso mar- pepe e ginepro.
conservata. Per produrre questo formaggio motte, che evidentemente vivevano all’inter- La possibilità di conferire il latte alla picco-
ci volevano le conoscenze tecniche di un no di un paesaggio di praterie naturali. la latteria ha prodotto delle ricadute locali
casaro e una strumentazione di caldaie effi- Qui si trova lo stabilimento di imbottiglia- estremamente interessanti. Stanno aumen-
ciente e ben conservata a Pradis. mento dell’acqua di Pradis, che sfrutta una tando il numero di capi e quello degli alleva-
piccola sorgente alla base di una montagna tori, così come si cominciano a vedere delle
Il formaggio pecorino un tempo intensamente pascolata. Oggi il positive ricadute sul paesaggio, attraverso le
Da circa cinque anni anche a Clauzetto è ri- carattere selvaggio del Monte Taiet garanti- pratiche di sfalcio e di pascolo che oggi sono
preso l’allevamento brado delle pecore, gra- sce la purezza di quest’acqua prelevata diret- L’esterno dello stabilimento dell’acqua Pradis più estese che in passato. Questo dimostra
zie a un pastore sardo, Ignazio. La sua espe- tamente alla sorgente e diretta alla pianura il consolidarsi di una spontanea filiera corta.
rienza è estremamente interessante perché, attraverso un sistema stradale poco adatto ai La Latteria di Pradis di Sopra
recuperando un capannone abbandonato e carichi pesanti. (video #6 della serie “Storie di nuova agri-
attrezzandolo con un mini caseificio a Clau- Si prosegue verso il cimitero di guerra a Pra- coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
zetto si è ripresa la produzione di formaggio dis. Qui si contrapposero, nel novembre del ly/1oBPYFe)
pecorino che in epoca antica era senza dub- 1917, proprio sulla sella di Pradis, le truppe
bio la più popolare. La frugalità degli animali italiane in ritirata dopo Caporetto e le avan-
e le dimensioni ridotte dell’investimento guardie tedesche posizionate sul vertice CONTATTI
permettono di garantire una ripresa del pa- della salita. Il paesaggio agrario oggi è pro- Via Pradis di Sopra 79
scolo sulle aree abbandonate. Una sorta di fondamente mutato e l’estesa faggeta rende Clauzetto PN
nuova colonizzazione pastorale, almeno per difficile immaginare la scena dello scontro. cell: 333 931 47 85 (Narciso Trevisanut) op-
alcuni piccoli settori di Pradis. Lungo il percorso, si può visitare il suggestivo pure 366 393 20 45 Federico Segatto
cimitero costruito come una fortezza milita- latteriapradis@alice.it
re, con torrini angolari, che ospita sia i soldati
L’ITINERARIO italiani, nel registro inferiore, sia i tedeschi, in Il formaggio conservato nella Latteria di Pradis di Sopra Il pastore Ignazio
quello superiore.
L’escursione inizia a Pradis di Sotto, dalle Nella frazione di Orton ci sono due interes-
Grotte Verdi. Nella preistoria il paesaggio dei santi realtà produttive: la latteria di Pradis e
luoghi era completamente diverso da oggi e il l’allevamento di pecore sarde gestito dal pa-
clima più freddo garantiva in questo settore store Ignazio.
un ambiente vegetazionale e faunistico che
oggi è tipico dell’alta montagna. Vicino a Ger- LE PRODUZIONI LOCALI DI CIBO

Dalus Srl, lo stabilimento


dell’acqua Pradis
Uno dei due stabilimenti di imbottigliamen-
to dell’acqua in provincia di Pordenone è Il pastore Ignazio prepara anche la ricotta nel suo pic-
quello presente a Pradis e sfrutta una pic- colo caseificio
cola sorgente alla base di una montagna un La riapertura della Latteria a Pradis consente anche la
tempo intensamente pascolata. sopravvivenza di piccoli allevamenti bovini nella zona Nella frazione di Orton, un lustro fa, un pa-
store sardo con l’aiuto dell’amministrazio-
CONTATTI Da meno di un decennio, la latteria di Pradis ne comunale ha recuperato un capannone
Via della Sorgente 7 ha riaperto i battenti assorbendo nuova- abbandonato per costruire una moderna
Clauzetto (PN) mente la piccola produzione di latte dell’alti- attività di allevamento della pecora e tra-
Il cimitero di guerra a Pradis, dove sono sepolti caduti tel: 0427 80375 piano e attirando a sé alcuni altri produttori sformazione del latte, producendo un otti-
italiani e tedeschi della Prima Guerra Mondiale www.pradis.com locali. In poco tempo la nuova gestione è mo formaggio pecorino. Grazie al rinato al-

122 123
levamento ovino, si conservano alcuni spazi 2.4 Il Sanvitese, una terra di acque
prativi opponendosi all’avanzata del bosco.

(video #7 della serie “Storie di nuova agri-


coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
ly/1S25UhS)

CONTATTI
cell: 340 880 93 51

La visita di Legambiente da Ignazio La conservazione e la protezione di una ri- UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
sorsa importante come l’acqua ha prodotto AGRARIO
un importante progetto di forestazione at-
torno alle prese dell’acquedotto di Torrate.
In pochi anni, quest’ambiente sta cambian-
do il suo carattere paesaggistico da area di
agricoltura intensiva a selva planiziale, ver-
so un paesaggio tradizionale. La pianura sta
subendo delle trasformazioni nel paesaggio
agrario del tutto opposte a quelle che aveva
subito una cinquantina di anni fa. Se allora
l’espansione del paesaggio del mais e di una
cultura dell’agricoltura gestita dalla filiera
produttiva dei mangimifici e degli alleva-
menti industriali aveva comportato un’avan- Un momento di confronto durante l’escursione
zata dei seminativi, oggi vediamo un netto
arresto di questi paesaggi. Nella zona umida La mappa austriaca, la Kriegskarte dell’inizio
di Torrate, i paesaggi dei boschi e delle risor- dell’Ottocento mostra in modo chiaro quello
give erano entrati in crisi a causa di progres- che era il paesaggio di antico regime dell’area
sive demolizioni e in seguito alla costruzione di Torrate: un ambiente umido, sottolineato
di un paesaggio di bonifiche. Se qualche de- dagli azzurri e dai verdi intensi. Gli abitati di
cennio fa l’esperienza di ricostruire un bran- Bagnarola, Visignano e Ramuscello erano cir-
dello di quel paesaggio era sembrata una co- condati da aree umide evidenziate in verde.
erente risposta ai danni dello scempio, oggi Un ambiente naturale con il quale fin dall’i-
assistiamo a un progressivo nuovo infittirsi nizio l’uomo si dovette confrontare per co-
del paesaggio dei boschi attorno al medieva- lonizzare le ampie superfici boscate. L’acqua
le transito di Torrate. Il bosco umido che si poteva però essere una risorsa, anche in
espande grazie a nuovi impianti e ad abban- funzione del fatto che, essendo di risorgiva,
doni agricoli ci sembra un’importante cifra aveva temperatura e portata costanti tutto
del cambiamento dei paradigmi dell’agricol- l’anno. Non è un caso che il processo di ero-
tura in questa zona. Nel resto del territorio, sione delle terre pubbliche nella seconda
quello meridionale, caratterizzato ancora da metà del Seicento portò alla costruzione di
parcellizzazioni antiche, il paesaggio sembra un’azienda agricola centrata sull’acqua. La
conservarsi nonostante siano evidenti le famiglia Curti, dopo il 1664, acquista alcu-
espansioni dei vigneti industrializzati e qual- ne terre comunali di Savorgnano, una zona
che nuova esperienza di reinterpretazione caratterizzata da una potente presenza
dell’agricoltura di pianura. d’acqua, per costruire un’originale risaia cen-

124 125
trata su un sistema di strade che solcavano Il bosco delle fonti oggi è in fase di progres- La moderna costruzione di una villa di fami-
la campagna costruendo un tridente. Al siva evoluzione e di colonizzazione da parte glia all’interno di ambiti coltivati, seguendo
centro di tale composizione agricola sorse della fauna e della flora locale che qui tro- la moda delle ville venete, portò all’abban-
Braida Curti, l’azienda agricola che faceva vano di nuovo rifugio. dono della residenzialità del castello e al
riferimento alla pileria di Sesto al Reghena. lento decadimento del recinto murato che
Questa, nell’espansione del riso in pianura nel 1820 fu quasi completamente demo-
è senza dubbio una delle aziende poste più lito, perché usato come cava di prestito
a monte della pianura friulana. L’azienda per la costruzione di edifici utili all’azienda
permetteva di caricare i recinti usando in agricola. Ciononostante, quello di Torrate
modo sapiente le diverse quote dei canali è un castello che ricostruisce un’immagine
di risorgiva e interpretando le micromor- dell’insediamento antico altrove perduta.
fologie. La torre dell’Acquedotto del Basso Livenza I resti del recinto e del fossato, la chiesa
Questi luoghi oggi sono pressoché abban- medievale di San Giuliano e le poche case
donati. Il sistema delle rogge è molto fitto distribuite in modo irregolare richiamano i
e non sempre è possibile trovare dei varchi temi della dualità tra fortezza e villaggio. Il
per superare le acque. Complesso è anche borgo ancora oggi è proprietà della storica
vedere le aree di due interessanti stagni famiglia Sbrojavacca, che da alcuni decenni
posti poco sotto le Torrate. I laghi Bric e sta cercando un difficile recupero del borgo.
Bianco sono una proprietà cinta e difficil- Il borgo di Torrate a San Vito al Tagliamento
mente accessibile. Nonostante qui si prati- Una riserva biogenetica: il boscat
chino attività di tiro al piattello, i valori na- L’insediamento medievale di Torrate
turalistici del luogo sono indubitabili, anche Per questo piccolo borgo transitava la vec-
se le forme acquee hanno un impianto sec- chia strada che da Motta di Livenza condu-
camente antropico. L’economia dell’acqua ceva a San Vito e al guado del Tagliamento.
e del riso nel Novecento fu sostituita da San Vito nacque come una terra patriarcale,
quella dell’erba, come lasciano intendere Una centralina idroelettrica attrezzata come abitanza per il commercio
le ampie stalle abbandonate a Braida Curti. e il controllo del guado. La strada però finiva
Certo è che in epoca recente le aree lonta- 140mila abitanti. La torre piezometrica in questo tratto per inoltrarsi in un territo-
ne dai villaggi sono state colonizzate dalle emerge nel profilo storico della vegetazio- rio di boschi e paludi difficile da attraver-
coltivazioni a macchina. ne del bosco di Torrate contrapponendosi sare. Lungo l’unica lingua di terreno semi
Oggi la campagna presenta ancora il carat- al landmark della torre medievale. L’ambito asciutto si consolidò il transito commerciale
tere del particellato storico anche se il pae- dei pozzi è all’interno di una grande pro- e quindi la necessità di controllare i luoghi
saggio non ha più un aspetto policolturale. prietà del Consorzio che per difendere i anche attraverso la costruzione di un ca-
Dopo la stagione del seminativo industria- ventidue pozzi dalle ricadute negative che stello feudale. Il maniero appartenne sem- Il boscat, al confine tra i comuni di San Vito al Taglia-
le, il territorio si sta infittendo di un disegno potrebbe dare la tradizionale coltivazione pre alla famiglia dei Signori di Sbrojavacca, mento e Chions
di vigne industriali e filari di alberi da frutto. a seminativi. vassalli del Patriarca di Aquileia e degli abati
Sempre di più il cambiamento lento e qua- Nel 2003 l’Acquedotto ha acquistato tutti i di Sesto. La dimensione della fortificazione Gli anni Settanta hanno visto in questa zona
si impercettibile ci accompagna verso un terreni vicini ai pozzi inibendo così i possi- richiama alla mente un ambiente abitato di il massimo dell’espansione dell’agricoltura in-
nuovo paesaggio agrario. bili inquinamenti derivati da pesticidi o con- grande dimensione, costruito in età basso- dustriale nei confronti del paesaggio tradizio-
cimi. Sono state piantate diverse migliaia di medievale con mattoni, ma possiamo imma- nale dei boschi e delle praterie umide. Il solo
L’acquedotto alberi sugli ottanta ettari che avvolgono i ginarci attorno e dentro al recinto murato residuo originale del bosco antico per molti
Le iniziative per sfruttare l’acqua sorgiva pozzi di presa e ormai l’ambiente comincia anche una grande quantità di edifici in legno decenni è rimasto il boscat, che con la nostra
delle Torrate iniziarono nel 1912 ma solo ad autoregolarsi, aumentando la crescita adibiti agli usi più disparati. La presenza di camminata sfioreremo. Oggi il profilo di que-
nel 1955 fu costituito il Consorzio Acque- spontanea del bosco umido. Un impianto enormi risorse boschive a un prezzo bassis- sta struttura boscata comincia a confondersi
dotto del Basso Livenza, con sede ad An- idroelettrico da 20 KW integra con energia simo permetteva di garantire una tradizio- con quello potente e rigoglioso delle fonti, ma
none Veneto. Oggi questa fonte rifornisce rinnovabile il fabbisogno di potenza elettri- ne di edilizia in legno oggi ormai sostituita senza dubbio in questo settore tradizionale
un vasto territorio tra le province di Vene- ca richiesta dalle pompe di sollevamento da quella più resistente, ma comunque or- si conserva la tradizionale memoria biologica
zia, Pordenone e Treviso, servendo circa delle acque. mai in crisi, delle case agricole in muratura. del paesaggio antico.

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carono di salvare lo storico sito del cimitero Una dopo l’altra le olle di risorgiva venivano
ebraico e di ricostruire, per salvaguardarlo, riempite e spianate per arare anche lo spazio
un brano del paesaggio delle zone umide. delle acque. A questa barbarie si contrappo-

Un pioppeto nei pressi del boscat

L’itinerario, indicato in rosso, inizia nei pressi del bosco delle Torrate

Il Sanvitese è una terra ricca di acque Il taglio delle siepi ripariali

Il boscat si trova nel comune di San Vito al Comunitario (SIC) e le dinamiche in corso
Tagliamento, al confine con quello di Chions, nell’area sembrano poter garantire oltre alla
e misura solo sette ettari. Al suo interno, ol- conservazione anche il potenziamento dei
tre alla quercia gentile e al carpino bianco, valori naturalistici in gioco.
troviamo altri alberi e arbusti come l’acero
campestre, il frassino a foglia stretta, l’olmo Il cimitero degli ebrei
campestre, il ciliegio selvatico, il biancospi- Visitare il cimitero degli ebrei di San Vito
no, il prugnolo e il nocciolo e molti altri. A equivale a incontrare uno dei migliori epi-
parte la copertura del bosco, l’ambiente è sodi di risposta ambientale alla crisi del pa-
molto importante per la presenza di un sot- esaggio agricolo degli anni Settanta del se-
tobosco che conserva piante di grande valo- colo scorso.
re, che potranno insediarsi spontaneamente Quando ormai era chiaro che il paesaggio
anche all’interno del parco delle fonti: il bu- agrario storico stava collassando e che il si-
caneve, il giglio martagone e il giglio giallo e stema dell’agricoltura intensiva stava sem-
alcune specie di orchidee selvatiche. Il bo- plificando l’ambiente, alcuni illuminati am-
sco è riconosciuto come un Sito di Interesse bientalisti coordinati da Paolo De Rocco cer- Particolare della Kriegskarte del 1805

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Luca Allaria, titolare dell’azienda, racconta la sua espe-
Il laghetto artificiale nel cimitero degli ebrei rienza

con il consumatore e un prodotto alterna-


tivo a quello della produzione casearia tra-
dizionale. La capra ritorna in questi territori
dopo che per più di un secolo si era stimo-
lato l’allevamento delle vacche all’interno di
aziende famigliari centrate su una attività
policolturale. Qui invece il caprino la fa da
Visita alla quercia secolare padrone, anche se la dimensione della pro-
duzione è contenuta e locale, centrata sulla
LE PRODUZIONI LOCALI DI CIBO vendita a chilometro zero. Si tratta di una
L’ingresso al cimitero degli ebrei delle poche nuove esperienze di costruzio-
Azienda agricola Fabee ne di una filiera completa all’interno dell’o-
La visita del gruppo di Legambiente nel cimitero degli Chions, dove sta rinascendo un paesaggio rizzonte della stessa azienda
ebrei, un quadrilatero circondato da una siepe di selva planiziale. Si visita poi un ambiente,
quello del cimitero degli ebrei, costruito alcu- (video #8 della serie “Storie di nuova agri-
se l’intelligenza di un progetto che partiva ne decine di anni fa con l’intento di restauro coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
dal recupero di uno spazio simbolico, il se- paesaggistico delle olle di risorgiva. Si tratta ly/207iZq8)
dime del cimitero degli ebrei abbandonato e di un community garden gestito dai volontari
distrutto alla fine del Settecento, ma che era dell’associazione del Cimitero degli ebrei e CONTATTI
ancora riconoscibile in un prato circondato del Bosco della Man di Ferro, e soggetto a un Via Fontane 8 (località Bagnarola)
da una spessa siepe di noccioli, ciliegi e olmi suo speciale processo evolutivo. Sesto al Reghena (PN)
con al centro un grande ciliegio. All’esterno Da qui si sfiora la settecentesca azienda agri- tel: 0434 688609 oppure 335 356 352
di questo campo si trova il sistema di risorgi- cola di Braida Curti, un tempo al centro di un luca.allaria@alice.it
ve della roggia Vignela. sistema di prati umidi e di risaie oggi scom-
Il progetto ha portato alla costruzione di un parse. Si attraversa poi un tratto di campa-
boschetto contornante un’ampia area umi- gna ancora ben conservata, per raggiungere La visita presso l’azienda durante l’escursione di Le- Il caseificio Venchiaredo SPA
da interna che negli intenti di De Rocco e di Ramuscello, patria della moderna agricoltura gambiente Potremmo dire che questa esperienza case-
WWF e LIPU voleva essere zona di prote- friulana da quando Gherardo Freschi iniziò a aria è molto diversa da quella tradizionale e
zione anche per gli uccelli di passo. stampare uno dei giornali di agricoltura più Anche a Sesto al Reghena sono nate nuove presenta aspetti di unicità nel panorama del
importanti d’Italia: l’Amico del Contadino, nel esperienze di agricoltura che promuovono Friuli Occidentale. Il caseificio nato con l’o-
L’ITINERARIO 1842. L’escursione termina proprio di fronte filiere corte locali. L’azienda agricola Fabee monima cooperativa nel 1968 non era molto
alla villa di Gherardo Freschi di Ramuscello, alleva capre e dispone di un suo piccolo ca- diverso da altre latterie che concentravano
Il percorso parte dalle prese dell’acquedot- che fu la fucina di un movimento di rinnova- seificio e di uno spaccio aziendale. In questo la loro produzione sul formaggio stagionato
to “Acque del basso Livenza” di Torrate di mento dell’agricoltura italiana. modo viene garantito un rapporto stretto tipo Montasio. Successivamente si decise di

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specializzare l’azienda nella produzione di ste modalità di produzione tendono a con- 2.5 Pinzano e Castelnovo:
formaggi a pasta molle, per lo più stracchino solidare le forme della produzione agricola e
e crescenza, ampliando l’area di conferimen- degli allevamenti industriali è pur vero che il complessità ecologiche e colturali
to del latte. Il successo di questa strategia e Venchiaredo è un’esperienza unica e impor-
un rapporto stretto con la grande distribu- tante in Friuli Venezia Giulia.
tra pianura e collina
zione ha sviluppato dei valori di produzione
incredibili: trenta milioni di litri di latte lavo- CONTATTI
rato, con la produzione di 5,5 milioni di chili Via Ippolito Nievo 31 (Frazione Ramuscello)
di stracchino e un fatturato al 2014 di 42 mi- Sesto al Reghena (PN)
lioni di euro. Parte di questo prodotto viene tel: 0434 690339 fax: 0434 690936
venduto all’estero ma fornisce una ricaduta info@venchiaredo.com
positiva sulle aziende locali. Anche se que- www.venchiaredo.eu Pinzano al Tagliamento e Castelnovo del villaggi dell’alta pianura, disegnando un par-
Friuli: quest’area, pur relativamente piccola, ticellare medievale fitto e diviso per regioni
ha la specificità di essere un unicum all’inter- agrarie, comunque pianificato.
no dei sistemi insediativi friulani. Il carattere
delle colline di argilla e conglomerati alter-
nati con il tempo ha creato un paesaggio, so- UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
prattutto a Castelnovo, in cui le attività col- AGRARIO
turali si sono dovute adattare a un ambiente Pinzano e Valeriano sfruttavano le colline
geologico fragile. Al contrario, gli insedia- per organizzare un sistema di prati attrez-
menti di Valeriano e Pinzano, ponendosi ai zati con coltivazioni di frutta e piccole stalle
piedi delle colline, si sono organizzati come i raggiungibili anche dai bovini di piccola ta-

Il paesaggio da Pinzano verso Valeriano

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dusse un fitto reticolo viario che percorreva punto di vista spaziale e caratterizzato da una
per lo più i vertici dei dossi argillosi sui quali policoltura che vedeva negli alberi da frutto
sorsero le varie borgate del paese. La cima la maggiore risorsa produttiva. La fragilità
dei dossi era senza dubbio il punto più stabi- geologica dei versanti argillosi rendeva ne-
le, mentre gli abitati posti lungo il versante si cessario difendere il suolo con una copertura
rintracciano soprattutto in occasione di affio- erbacea continua, qualora i terreni fossero in
ramenti di arenarie e quindi sui settori “duri” pendenza. Per di più la presenza di alberi pro-
del territorio. duttivi permetteva di mitigare la forza della
Questa specificità della struttura territoriale pioggia e garantiva una maggiore stabilità del
di Castelnovo del Friuli ha portato a uno spe- suolo irrobustito dall’apparato radicale delle
ciale assetto del popolamento, tanto diffuso piante. In sostanza, il prato alberato era l’ele-
e policentrico da non presentare una vera ge- mento distintivo del paesaggio agrario di Ca-
rarchia di luoghi e funzioni, se solo escludia- stelnovo sia che si trattasse di insediamenti
mo il castello. Persino l’organizzazione degli temporanei che permanenti.
organi dell’originario consiglio di comunità Per comprendere meglio la complessità ar-
furono modellati sui “brichi di volta” come borea delle proprietà userò come esempio il
una sorta di disaggregato dell’originaria vi- censimento delle piante riconosciute da un
cinia, la comunità medievale di vicinato, o di perito nel bearzo, ovvero l’orto cinto, di Gio
dimensione frazionale. Batta di Bertolo, in località Forchia, nel 1776:
Durante le prime fasi della colonizzazione «arbori con vide da frutto n. 141, simili pic-
basso medievale le case erano per lo più co- cole senza frutto n. 50, viti vedove da frutto
stituite da una sola ampia stanza, coperta con n. 13, peraro grande da frutto con vite n. 1,
un tetto a spioventi rivestito in paglia. Questo simile incalmato da anni tre circa n. 1, simili
La valle del Tagliamento tipo di copertura era ancora molto diffuso senza incalmo n. 2 mellari grandi da frutto n.
all’inizio dell’Ottocento, ma ci è facile credere 1 gioveni da frutto ordenari n. 5, altri di poco
glia. Le valli, fortemente incise dagli affluenti zare del bosco e delle superfici selvatiche che in un tempo antico anche tutte le struttu- frutto n. 1, incalmati da anni due circa n. 2 e
del Cosa e del Pontaiba, erano spazi di in- negli ultimi anni ha prodotto un progressivo re e i tamponamenti delle residenze fossero senza incalmo n. 9. Nogaretto di poco frutto
sediamenti temporanei fino a che non nac- miglioramento dello stato dei versanti col- per lo più costruite in legno. n. 1, morari di frutto grandi n. 1, e di primo
quero in periodo post medievale gli abitati di linari, ma dobbiamo immaginarci l’impatto Non solo questo materiale era diffuso ma, so- frutto n. 1, talponi con cima e viti a capellaro
Manazzons, Colle, Cosabeorchia, ecc. Que- che provocava l’opposta operazione, quella prattutto, tutti lo sapevano utilizzare. Gli edi- n. 2, talponi con cima piccoli nel basso di detto
sti ultimi interpretavano la specialità dei set- della colonizzazione medievale. fici tradizionali che oggi conosciamo, edificati bearzo n. 3, salici domestici di poco frutto n.
tori più lontani dai villaggi di impianto basso Disboscare un versante imponeva imme- con murature in pietra e avancorpo porticato 14, simili piccolini senza frutto n. 26, figaretto
medievale e organizzati per regioni agrarie. diatamente l’urgenza di controllare i feno- in legno, appartengono a una tradizione tar- n. 2, persegari n. 2»1.
Nelle nuove borgate l’adesione dell’inse- meni dovuti al dilavamento se non già quelli da e alla riconquista delle tecniche legate alla La vigna sorretta da pali, estesa e in rinnova-
diamento alle caratteristiche peculiari del delle frane e degli smottamenti. Su questi calce e all’arte muraria. mento, era il cuore di quella azienda agricola
rilievo e alla sua geologia è rilevante, mostra versanti, anche solo l’azione di zappare il In età medievale è probabile che solo il castel- ma la presenza di un numero consistente di
una capacità minore di astrazione scientifi- suolo poteva modificare a tal punto l’azione lo, e nemmeno per intero, fosse stato edifica- alberi da frutto mostra con evidenza come
ca e una maggiore conoscenza dei luoghi. A dell’acqua piovana da provocare distacchi e to in pietra squadrata posata con competen- queste piante fossero un determinante in-
Castelnovo, invece, fin dall’epoca medievale scivolamenti. za da parte di maestranze che seguivano le tegratore alimentare per le famiglie di agri-
si dovette fare i conti con la necessità di co- L’erosione e l’instabilità geologica costrinse grandi commesse signorili. I contadini locali, coltori. Un discorso a parte meritano i piop-
struire delle aziende agricole in settori geo- gli abitanti di Castelnovo a privilegiare un invece, impararono a riconoscere per tentati- pi (talponi) che qui vengono ricordati per la
logicamente instabili. insediamento di vertice attrezzando i diver- vi ed errori i luoghi più stabili dei loro terreni, “cima” e per essere posti nelle zone più basse
si dossi con frazionamenti proprietari che i luoghi sui quali solo a partire dal XVI secolo del lotto. Evidentemente si trattava di piante
Insediamenti su terre instabili seguivano le massime pendenze e sconsi- sorsero quelle abitazioni in muratura e legno che annualmente venivano capitozzate per
È impossibile comprendere le forme dell’abi- gliando allo stesso tempo qualsiasi forma di che oggi consideriamo tradizionali. fornire della foglia alle pecore, tanto che in
tare a Castelnovo se non si hanno ben chia- terrazzamento che non fosse fatto sulle più L’impressione che si ha nella lettura degli atti
re le modalità e i pericoli di questa erosione, solide arenarie. In modo non diverso, il sen- di compravendita di terreni ed edifici è quella
che oggi ci sembra meno pericolosa. L’avan- so dei luoghi sviluppato dagli abitatori pro- di un ambiente agricolo molto articolato dal   ASPn, 12 dicembre 1776
1

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zato con delle piccole stalle che garantivano sformazione del prodotto conservandolo in Tartufo
la stabulazione invernale degli animali che re- vaso. La cipolla rosa, in fin dei conti non par- Il prezioso tartufo non è un prodotto tipi-
stituivano alla terra l’indispensabile letame. ticolarmente difficile da coltivare, ha ancora co di questa zona, ma come sta accadendo
In questo senso vanno interpretati i piccoli ampissima possibilità di ricolonizzare gli spazi anche altrove lungo la pedemontana, alcuni
edifici che i notai censivano nelle proprietà: abbandonati dell’agricoltura, garantendo un appassionati stanno cercando di introdurlo
«un pezzo di bearzo con un sedime costrutto reddito sufficiente. nel territorio nelle boscaglie incolte, dove
di muro discoperto piantado di vidi et arbori   però il cinghiale la fa ancora da padrone.
(…) una stanza costrutta di muro, coperta di Cavolo broccolo di Castelnovo
paglia in loco d.to Paludea». Il cavolo broccolo è una brassicacea a ciclo Miele
All’interno dei singoli bearzi, solo in occasio- biennale alta circa 70 cm. Della pianta si man- Senza dubbio l’apicoltura un tempo era mag-
ne di tratti caratterizzati da scarsa pendenza giano le foglie più giovani, dopo la lessatura. giormente praticata nel territorio delle col-
si poteva provare a zappare, rompendo la La semina viene effettuata in giugno/luglio, line prative e ricche di fioriture campestri.
continuità del prato. I Magrino, per esempio, mentre il trapianto avviene tra fine luglio e i Oggi l’attività è residuale ma una ripresa del
vantavano «un pezzetto di terra vocato la cic- primi giorni di agosto; la raccolta inizia gene- paesaggio coltivato, anche in sinergia con
cola, osia peccolitto bearzivo con zappativo in ralmente a fine novembre, inizi di dicembre, l’espansione di vigne e frutteti, potrebbe
alto, e con altro zappativo nel piano», mentre dopo i primi geli, e può protrarsi fino ai primi portare a consolidare le esperienze presenti
lungo il versante il prato rallentava l’acqua e mesi dell’anno successivo. sul territorio.
l’erosione. Nei pressi, dove le incisioni e i peri-  
coli di smottamento si facevano più concreti, Ortaggi Vini autoctoni
la famiglia manteneva una «terra boschiva», Gli orti tra Pinzano e Castelnovo sono ancora
La foto catastale mostra con efficacia il rapporto che forse a ceduo, caratterizzata da un «caste- una banca di specie e varianti orticole poco
intercorreva tra i compluvi evidenziati dai corsi d’ac- gnaro grande». indagate e valorizzate. Solo negli ultimi anni,
qua in azzurro e le strade sul vertice del colle, dove si Sporadiche informazioni ci ricordano che i grazie all’associazione Le Rivendicules, si è
concentravano gli edifici. bearzi coltivati dovevano essere difesi da re- acceso un riflettore di attenzioni per la biodi-
cinti alcune volte «vivi». versità degli orti.
un caso evidentemente tanto anomalo da di- Erano decisamente minori i recinti costruiti
ventare oggetto di osservazione, l’albero era in muratura: «sassi sulla strada in alto, che Frutta
maritato con la vite. Diverso ancora è il ragio- servono per chiusura, carghe da uomo n. 12 Le colline di Pinzano e Castelnovo erano fa-
namento che possiamo fare sulla consistente ed alquanti sterpetti nudi d’Aunaro nel Bas- mosissime per la frutta che quotidianamente
quantità di salici registrata dal perito e che so». Solo in particolari condizioni di stabilità riuscivano a far arrivare sui mercati tradizio-
non si può giustificare solo con la necessità del versante i muri di recinzione non sareb- nali delle cittadine della pianura (Spilimbergo
di garantirsi sufficiente materiale per legare bero franati a valle, rendendo inutile il lavoro e San Daniele in primis).
le viti. per la marginatura. Il bosco ha invaso molti degli spazi della frut- Una delle vigne di Emilio Bulfon
Non è da escludere che il salice fosse usato Oggi gran parte dei segni della colonizzazio- ticoltura, ma come vedremo recentemente a
allora, come anche oggi, negli interventi di ne antica sono occultati dal bosco ma, a ben Costabeorchia si è registrato un tentativo di Dopo un quarto di secolo di sperimenta-
bioingegneria, per consolidare margini erosi guardare qualcosa ancora si riconosce del ricolonizzare i versanti stabili e assolati con le zioni, la zona di Pinzano e Castelnovo è
da rivoli e acque, sfruttando il suo straordina- vecchio sistema abitativo. coltivazioni delle mele e non mancano gli olivi. diventata un concentrato di alternativa
rio apparato radicale. alla produzione di vini pedecollinari tradi-
Castagne zionali.
L’elemento determinate di questo paesaggio IL CIBO DI RIFERIMENTO I versanti a nord delle colline, e anche qualche Vitigni antichi come l’ucelùt, il picolìt neri,
era la coltivazione della vite maritata con pali area particolarmente stabile a sud, un tempo il scjaglìn, il forgiarìn, il cjanoros, e altri non
e distribuita lungo i versanti assolati. Il suolo La cipolla rosa della Val Cosa erano coltivate a prato alberato con castagni. riconosciuti, che non possono essere com-
così fragile ma fertile permetteva di avere La cipolla della Val del Cosa è stata sottopo- Questi ultimi permettevano di integrare la mercializzati con il loro nome, sono oggi
uno sfruttamento intensivo e un’attività mol- sta a un’importante azione di valorizzazione, magra produzione dei farinacei con la farina coltivati e vinificati con modalità moderne.
to remunerativa, nonostante i piccoli lotti e la coronata dal fatto che è diventata un presi- di castagne. Oggi molti castagneti si sono in- Questa straordinaria esperienza di ricer-
progressiva tendenza al loro frazionamento. dio Slow Food. Si tratta di una variante locale selvatichiti e la produzione non è governata, ca e di reinterpretazione della tradizione
Ogni prato alberato e vigna produceva fieno ormai coltivata in modo massiccio da alcuni ma avrebbe una buona possibilità di ripren- rischia oggi più di ieri il confronto con la
per il periodo invernale e spesso era attrez- agricoltori che provvedono anche alla tra- dersi. diffusione del prosecco.

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L’ITINERARIO pavimentata, si raggiunge la località daur
la Mont e, tramite un sentiero, il borgo di
Oltrerugo. Da qui si arriva a Vigna, sovra-
stata dal Castello dove ora sorge la chiesa
di San Nicolò.

LE PRODUZIONI LOCALI DI CIBO

Salumi Ceconi
Mauro Ceconi cinque anni fa ha deciso di
riconvertire la sua azienda costruendo una
piccola filiera corta centrata sulla produ-
zione di salumi tradizionali. In sostanza ha
deciso di allevare all’aperto un numero con-
Il gruppo durante l’escursione di Legambiente sistente di animali e di macellarne circa due
al mese vendendo il prodotto nello spaccio
costruito a fianco dell’abitazione. Il prodotto
ha una distribuzione per lo più locale e l’a-
zienda agricola produce il cibo per la propria
L’itinerario, indicato in rosso, parte dal centro di Valeriano per raggiungere Vigna attività senza essere strozzata dal mercato
delle granaglie.

CONTATTI
Via Roma 105 - Valeriano
Pinzano al Tagliamento
tel. 0432 950703
oppure 338 548 19 56
mauro.ceconi@gmail.com 
Una pergola di vite lungo la pista ciclabile Mania-
go-Pinzano
Agriturismo Antica Dimora
La partenza è dal centro di Valeriano. Si e fattoria didattica Il Girasole
percorre la via principale, via Roma, in di- È un’azienda agrituristica  a  conduzio-
rezione di Pinzano, imboccando per un ne familiare  con indirizzo multifunziona-
tratto la pista ciclabile, fino alla chiesetta le.  Segue il metodo di produzione biolo-
della Santissima Trinità. Dopo aver per- gico: parte dei terreni aziendali ricadono
corso un breve margine dei rilievi che so- in  Area SIC Natura 2000  - sito di inte-
vrastano l’area golenale del Tagliamento, resse comunitario greto del  Tagliamento. 
Particolare della Kriegskarte del 1805 ci si dirige verso l’abitato di Pinzano, per- L’agriturismo è nel centro storico di Valeria-
correndo la via principale verso ovest (via no, in una tipica casa friulana dei secoli pas-
Formaggi della Val Cosa continuano in parte a produrre il formag- XX settembre) e ci si addentra, prima della sati con corte interna. Gli alloggi dell’agri-
A Pinzano e a Castelnovo si allevavano pre- gio salato, maturato in salamoia. Va però zona artigianale, nel sentiero che penetra turismo sono stati ristrutturati nel rispetto
valentemente bovini, mentre alle pecore registrato il fatto che pochi anni fa è stato nelle vallecole delle colline mioceniche delle caratteristiche architettoniche locali
erano lasciati i prati aridi del Tagliamento. realizzato a Pinzano uno dei nuovi alleva- retrostanti l’abitato di Pinzano. Giunti alla ed arredati con mobili d’epoca ottocentesca. 
Si produceva quindi un formaggio fresco menti di capre presenti in regione, che ha località Samontan ci si dirige verso Moli- La fattoria propone le proprie  attività di-
per lo più misto. sfruttato la possibilità di gestire una filiera mes e poi Costabeorchia, splendido bal- dattiche, culturali e ludiche a scuole, gruppi,
Oggi gli animali allevati sono pochissimi e il corta producendo in proprio un formaggio cone sull’alta pianura. Da qui, aggirando il famiglie ed enti pubblici per progetti di riabi-
latte viene conferito alle vicine latterie, che di pura capra grazie a un microcaseificio. colle di Molimes, percorrendo la viabilità litazione rivolti ad adulti o minori con disagio

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psichico o fisico lieve o a persone emargina- Capramica è un’azienda che da pochi anni si cell: 347 454 58 46
te a rischio di solitudine. è inserita nel complesso ambiente produtti- tartufai@gmail.com
vo di Pinzano al Tagliamento, introducendo www.tartufai.net
CONTATTI un elemento di assoluta novità, l’allevamen-
Via Roma 87 - Valeriano to delle capre. Nell’anagrafe del 1767 fatta
Pinzano al Tagliamento dalla Repubblica Veneziana a Pinzano non Il Borgo delle mele
agriturismo@ValerianoAnticaDimora.it c’era nemmeno una capra, mentre ora è
tel: 0432 950782 oppure 333 385 75 66 senza dubbio l’animale domestico di grande
www.valerianoanticadimora.it taglia più numeroso. L’azienda ha introdot-
www.fattoriadidatticailgirasole.it to un ciclo produttivo corto che si chiude
all’interno del proprio spaccio ed è un altro
Azienda agricola Candon Isolina interessante esperimento di questa nuova
L’azienda agricola dei Candon si caratteriz- La cantina di Emilio Bulfon stagione di allevatori stanziali. Tra i prodotti
za per aver investito la propria convinzione rintracciamo caciotte fresche e stagionate al
imprenditoriale nella produzione di cipolla particolari. Oggi l’azienda ha differenziato naturale/alle erbe/affumicate; pasta fresca
rosa della Val del Cosa. la sua produzione con marmellate, la coltiva- spalmabile naturale/alle erbe; tomino; ricot-
zione della cipolla e l’ospitalità. Nonostante ta al naturale/affumicata e yogurt.
CONTATTI le difficoltà di espansione dei vitigni in aree
Via C.Battisti 23 - Valeriano a forte frazionamento, le superfici coltivate CONTATTI
Pinzano al Tagliamento (PN) stanno aumentando come pure il prodotto e Via Roma 26 La visita al frutteto di Borgo delle mele, a Costabeorchia
tel: 0432 950190 cell: 348 152 66 73 la vendita all’estero. Siamo quindi in presen- Pinzano al Tagliamento (PN)
za di un prodotto glocal. tel: 0432 950 443 A Costabeorchia Christian Siega e sua mo-
fax: 0432 950443 glie Serena hanno creato un’azienda inno-
I vini di Emilio Bulfon CONTATTI cell: 338 546 34 00 vativa partendo dal recupero della tradizio-
Via Roma 4 - Valeriano web@capramica.it nale frutticoltura delle colline e proponendo
Pinzano al Tagliamento (PN) www.unpostoatavola.it/pinzano-al-taglia- invece una trasformazione del prodotto del
tel: 0432 950 061 mento/capramica.html tutto innovativa. A fianco delle tradizionali
fax: 0432 950 921 marmellate di mele antiche, l’azienda pro-
bulfon@bulfon.it La tartufaia di Pinzano: Azienda agricola duce anche composte con mele e cipolla
www.bulfon.it Tartufai della Val Cosa, succhi di frutta e frutta di-
Da qualche anno l’azienda Tartufai di San sidratata. La produzione si sta espandendo
L’azienda agricola Capramica Daniele del Friuli ha introdotto il tartufo a e si confronta con un ambiente in cui la bo-
Pinzano, mentre un secondo esperimento è scaglia diventa sempre più invadente.
attivo poco a sud del paese a cura di un altro
imprenditore non originario del villaggio. Si (video #4 della serie “Storie di nuova agri-
tratta di un’esperienza nuova, che pone coltura” visualizzabile su Youtube: http://
all’attenzione un prodotto, il tartufo, con un bit.ly/207gS5A)
La visita presso la cantina di Emilio Bulfon a Valeriano grande valore aggiunto, che può essere col-
tivato anche su piccole porzioni di terreno in CONTATTI
I Bulfon sono stati tra i primi a tentare l’e- parte alberate ad arte. In un territorio come Località Costa Beorchia 19/a
sperienza di riscoprire alcuni vitigni autoc- quello di Pinzano, dove si sono perse molte Pinzano al Tagliamento (PN)
toni nel momento in cui negli anni Ottanta superfici coltivate, la produzione del tartufo cell: 339 429 98 67
ci si stava indirizzando verso una sempre più friulano potrebbe assumere un valore più info@borgodellemele.it
massiccia diffusione dei classici cabernet, rilevante. www.borgodellemele.it
tocai, ecc. La riscoperta di uve tradizionali
si è mossa parallelamente alla consapevole CONTATTI Le Rivendicules
condivisione di tecniche di produzione mo- Via Sopracastello, 84 Quella dell’associazione Le Rivendicules
derne, che hanno portato a risultati molto L’allevamento di capre di Capramica San Daniele del Friuli (UD) è una delle eperienze più interessanti di

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riscoperta e promozione attiva delle pra- info@cipollarosadellavalcosa.it 2.6 Le paludi del Sile:
tiche di coltivazione e alimentazione tra- www.cipollarosadellavalcosa.it
dizionali. È una sorta di osservatorio sulla Panigai e Azzanello
pratica orticola in quel territorio particola-
re che è Castelnovo. L’idea è di valorizzare Il formaggio salato e i vini della trattoria
le colture e le specie locali promuovendo la Vigna
conservazione dei semi tipici e la loro diffu- Sotto al maniero di Castelnovo, nella tradi-
sione negli orti. L’aver dato attenzione agli zionale trattoria Vigna si possono assaggia-
orti, con la loro complessità biologica, ha re alcuni prodotti particolari, come il frico
tolto dall’anonimato una serie di pratiche di formaggio (senza patate) con le noci, il
che un domani potrebbero essere riprese e formaggio salato con la salamoia di casa, la
ampliate anche al di là dell’incredibile suc- cipolla rosa, la zuppa con gli ortaggi dell’or- La bassa del Friuli Occidentale è caratteriz-
cesso della cipolla della Val del Cosa. L’an- to, l’ottimo piculit neri della casa. Un’occa- zata da una diffusa industrializzazione con-
nuale escursione Ator par Orts è una delle sione di incontrare i cibi delle colline del temporanea ma da sempre nei settori della
iniziative più intelligenti proposte in pro- Friuli Occidentale. pianura umida si trovano paesaggi piuttosto
vincia nell’ultimo lustro. omogenei e contrapposti: quelli dei terraz-
CONTATTI zi ben drenati e coltivati in modo intensivo
CONTATTI Trattoria Vigna e quelli delle aree umide e basse, tenuti a
c/o Giannino Cozzi Borgo Vigna 3 prato stabile. In questo ambiente c’erano tre
Località Vigna 29 Castelnovo del Friuli (PN) piccoli feudi: Panigai, Frattina e Salvarolo.
Castelnovo del Friuli (PN) tel: 0427-90182 Queste zone di antico disegno, caratteriz-
cell: 340 582 01 33 colledani.mirella@tiscali.it zate da uno storico insediamento diffuso,
hanno visto consolidarsi alcuni centri con
carattere anche industriale (Chions e Pra-
La lettura del territorio avviene anche attraverso il maggiore) e un sistema di agricoltura inten-
confronto con le mappe storiche siva legata alla vigna nei territori più asciutti.

Il Sile che nasce nella zona di Casarsa, da non confondere con quello che passa per Treviso

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Le ampie golene del Fiume e del Sile si con- coltura. Questa è una delle zone meno co-
trappongono alle piane strutturate dall’agri- nosciute della provincia di Pordenone. Una
coltura del vino di Pravisdomini e Pramag- zona umida, come mostra l’immagine della
giore. In questi ambienti ricchi di contrasto Kriegskarte del 1805. Un ambito depresso,
si sta cercando di costruire esperienze occupato da un piccolo corso d’acqua, il Sile,
evolutive legate a un senso sociale dell’agri- da non confondere con quello più famoso,

L’itinerario ad anello, indicato in rosso, inizia e termina a Panigai


Un canale che porta al Sile, a Panigai

che attraversa Treviso. Il Sile che nasce nel- dell’omonima famiglia che su questi territo-
la zona di Casarsa ha un alveo dotato di una ri, coltivati per lo più a prato, aveva costruito
straordinaria golena che ogni tanto si riem- fin dal Medioevo un’azienda per la produ-
pie dell’acqua delle piene, per la difficoltà di zione di animali da carne. Il castello ancora
confluire nel fiume Fiume e nella Livenza. oggi, sopra un dosso sul sistema delle acque,
La fragilità idrografica è uno dei pochi motivi sembra guardare le basse e brumose golene
per cui questa zona della bassa pordenone- del Sile.
se ottiene le attenzioni della cronaca. In re-
altà quest’ambito di territorio presenta due
interessanti casi di nuova agricoltura, con la UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
presenza di due aziende che sono anche fat- AGRARIO
torie didattiche. Due esperienze importanti,
per quello che ci interessa, ma che si som- Come mostra bene la Kriegskarte, le aree
mano ai temi dello sviluppo dell’agricoltura coltivate di Panigai erano poste sopra i dossi
prossima a venire, che qui non potrà avere segnati dalle depressioni della palude albe-
che delle trasformazioni paesaggistiche po- rata. Nei terreni asciutti si coltivavano la vite
sitive. Un altro motivo importante per non e i cereali mentre le aree basse garantivano
mancare questa esplorazione di “luoghi diversi tagli all’anno di foraggio. Non a caso
ignoti” è senza dubbio la visita al bellissimo nell’anagrafe veneziana del 1766 tra Chions
Particolare della Kriegskarte del 1805 borgo di Panigai, l’antica sede castellana e Panigai venivano registrati 439 vacche

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contro le 115 pecore. Evidentemente i lat-
ticini erano a preponderante base vaccina
e molte delle vacche erano allevate per la
produzione della carne da indirizzare verso
i mercati veneziani. I signori Panigai erano
molto legati economicamente alla Serenis-
sima e uno di loro fu anche un importante
armatore navale.
Non c’è quindi da stupirsi se, anziché trovare
sul dosso argilloso un vetusto maniero friu-
lano, si incontra invece un palazzo venezia-
no in forma di villa. Il palazzo non ha il senso
degli impianti campestri e si è adattato alla Un ponte sul Sile
dimensione di un settore del vecchio recinto
murato, proponendosi come un palazzo in do particolarmente felice per la famiglia, che
linea delle rive dei canali veneziani. Solo che incaricò dell’opera l’architetto scenografo
qui non ci sono altri palazzi a stringerlo sui Pietro Checchia, famoso per essere stato il
lati e il canale non è lagunare ma è il placi- progettista dei teatri di San Beneto e San
do Sile poco più in basso. Il palazzo guarda Luca, l’attuale Goldoni, a Venezia. L’edificio
dall’alto una piana un tempo prativa, oggi progettato era più alto e massivo, assolu-
invasa dai pioppeti, ma le morfologie sono tamente sproporzionato per il luogo e il
ancora facilmente riconoscibili. La riforma palazzo attuale è il frutto di una riduzione
delle strutture dei signori di Panigai corri- che garantisce meglio l’inserimento della
sponde alla fine del Settecento e a un perio- dimora di Girolamo di Panigai nel piccolo Particolare della carta del 1868

borgo. L’ingresso principale al pianterre- po annessa al Veneto. Il Consorzio idrauli-


no, decorato da un portale a bugnato, ha in co del Fiume Sile di Pravisdomini era stato
corrispondenza, al piano nobile, una trifora istituito nel 1879, ma ci vollero decenni per
con poggiolo balaustrato. Oggi il palazzo è completare il programma. Queste opere
ancora una delle più belle residenze nobi- idrauliche ridussero gli spazi d’espansione
liari del Friuli Occidentale. del fiume e resero più alte le piene. Le ope-
La carta del 1868 mostra chiaramente re realizzate negli anni Trenta volevano au-
come l’ambiente non fosse mutato dalla mentare le superfici coltivabili realizzando,
lettura cartografica precedente. Il Sile vie- dopo la confluenza con il Fiume, il canale
ne descritto come un fiume a scarsissima Malgher. In realtà i terreni sono comunque
pendenza e quindi ricco di meandri e tutto molto umidi e le opere di privatizzazione
l’ambito golenale viene colorato in verde della golena non hanno garantito grandi
per evidenziare le golene che annualmen- introiti agli abitanti di Barco e di Azzanel-
te venivano invase dalle piene. Solo alcune lo. Barco era un insediamento rivierasco
strade scendevano da Azzanello nelle terre e l’argine cercò di difenderlo dalle piene,
basse per colonizzare il terrazzo argilloso Azzanello invece era sorto su un dosso alto
che oggi si trova sulla sinistra idrografica come quello di Panigai e viveva una certa
del Sile. Infatti, la grande trasformazione sicurezza idraulica.
di questi territori corrispose con la realiz-
zazione di un canale artificiale che isolò, In alcune speciali situazioni, la piana gole-
grazie alla realizzazione di una grande stra- nale diventa una sorta di grande lago ed è
da argine, tutta la vastissima area golenale un vero spettacolo della natura, se si con-
La chiesa di Azzanello che toccava Mure di Meduna, nel frattem- sidera che sono acque non irruente perché

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sono di risorgiva e il fenomeno si presenta di diventano speciali, soprattutto se si ha la travvede in lontananza la confluenza con il
nei momenti di mancato deflusso del canale fortuna di cogliere l’umidità e le nebbie di fiume Fiume. Si entra così in paese e, lungo
Malgher a causa delle maree che influenza- stagione, che danno un aspetto romantico le strade dello sviluppo edilizio del piccolo
no i rilasci della Livenza. alle antiche paludi, insieme alla brina che borgo agricolo, si raggiungono due azien-
Queste terre umide, fino a pochi anni fa, rende il paesaggio del Sile uno spazio fatato. de, il Salice Ridente e la Cooperativa ARCA.
erano ancora coltivate con seminativi, ma Il percorso inizia nel centro di Panigai, fra- Lasciando Azzanello sempre lungo strade
sempre di più si notano casi di abbandono zione di Pravisdomini. Si osservino il bor- asfaltate si entra nel territorio di Azzano
dei coltivi che conducono a una messa a go castellano e le stalle abbandonate, che X per poi raggiungere di nuovo i bordi del
riposo dei terreni o verso un paesaggio di ricordano la vecchia tradizione agricola, Sile e il ponte a monte della grande golena.
boschetti umidi che doveva essere tipico quella dell’allevamento non brado delle bo- Da qui si torna a Panigai.
prima della colonizzazione basso medie- arie dei signori di Panigai.
vale. In queste aree il ricorso alle misure Si scende poi verso la golena del fiume: dal
ambientali del nuovo Programma di Svi- parcheggio e dal ponte sotto il castello si La passeggiata lungo l’argine durante l’escursione di LE PRODUZIONI LOCALI DI CIBO
luppo Rurale potrebbero essere molto in- può cercare di comprenderla e di immagi- Legambiente
teressanti e potrebbero rivelarsi utili per nare la sua storia, mentre oggi è invasa da Il Salice Ridente, Azzanello
disegnare nuovi paesaggi compatibili con il pioppi, che riducono la percezione delle Quest’azienda agricola di 35 ettari è colti-
regime delle acque. distanze dai ripiani alti di Azzanello. Si rag- vata a cereali, viti, frutticole, animali di bas-
giunge Barco, per salire sopra l’argine che sa corte e maiali allo stato brado. È anche
difende il terrazzo insediato. un agriturismo con cucina e offre l’ospitali-
L’ITINERARIO Qui l’argine è una sorta di collina e per- tà di cinque camere. Come fattoria didatti-
mette di dominare il paesaggio delle basse, ca offre interessanti percorsi didattici per
Si consiglia di partire per quest’esplorazio- affascinanti se brumose e imbiancate da le scolaresche e non solo.
ne d’inverno, quando questi ambienti umi- brina e galaverna. Si percorre la sinistra

A sinistra, il presidente di Legambiente Pordenone


Renato Marcon, a destra il professor Mario Gregori

del fiume per raggiungere la strada che


collega Barco con Azzanello. Sopra la stra-
da argine si può percepire la depressione
della vecchia grande ansa del fiume, che in
occasione delle piene viene chiusa da ro-
buste paratie. Il paleoalveo del Sile svolge
ancora alcune funzioni idrauliche, garan-
tendo il deflusso delle acque nei periodi di L’orto del Salice Ridente
magra. La strada oggi è un confine secco
dal punto di vista del paesaggio. Mentre
le coltivazioni tra l’argine e il fiume hanno CONTATTI
dovuto continuare a fare i conti con le pie- Via Santa Maria 4 - Azzanello
ne, i terreni posti sulla sinistra della strada Pasiano di Pordenone (PN)
sono stati colonizzati con le colture inten- tel: 0434 604233
sive della zona, anche se la vigna non si è cell: 331 816 23 66
diffusa molto. info@ilsaliceridente.com
Lungo la strada si raggiunge il ponte sul www.ilsaliceridente.com
In lontananza, la chiesetta di Santa Rosalia, ad Azzano Sile, straordinario belvedere. Da qui si in-

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Cooperativa ARCA - Fattoria sociale, 2.7 I nuovi paesaggi dell’agricoltura industrializzata
Azzanello
a San Giorgio della Richinvelda

L’allevamento di polli della Cooperativa ARCA La visita ad ARCA durante la passeggiata di Legambiente

ARCA è una fattoria multifunzionale specia- parte del distretto rurale di economia solida-
lizzata nell’allevamento di animali da cortile le patrocinato dalla Provincia di Pordenone.
per la produzione di carne e uova e l’alleva-
mento di animali da compagnia per la pet CONTATTI
therapy dedicata a minori, anziani e soggetti Via Santa Maria 17 - Azzanello
svantaggiati. 33087 Pasiano di Pordenone (PN)
L’azienda si muove sul fronte del sociale tel. 0434 422001 cell. 348 976 33 68
caratterizzandosi per iniziative particolari info@arca.coop
come quelle dell’affitto di orti che vengono www.arca.coop
coltivati con tecniche biologiche. ARCA fa

Le barbatelle nella campagna di San Giorgio

I paesaggi dell’alta pianura pordenonese e le campagne della Richinvelda, ormai colo-


vanno considerati tra i più modernizza- nizzate da vitigni forestieri, come il prosecco.
ti dell’intera regione Friuli Venezia Giulia.
L’arrivo dell’acqua dopo gli anni Trenta, ma
soprattutto i nuovi sistemi di irrigazione, ha UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
permesso di costruire un ambiente ricco di AGRARIO
nuovi disegni di modernità e di imprendi-
torialità. Le antiche praterie hanno lasciato Il territorio di San Giorgio della Richinvelda
il posto a vigne e coltivazioni di pregio, atti- è conosciuto oggi in tutto il mondo per la
vità impensabili solo mezzo secolo fa. Que- nuova tradizione della vivaistica viticola, ma
sto percorso interessa i territori influenzati anche in passato fu un centro di importante
dalla continua crescita dei vivai di Rauscedo sperimentazione agricola e sociale. Soprat-

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I filari di un vigneto a San Giorgio Villa Pecile a San Giorgio della Richinvelda

glioramento agricolo in questa regione»1. Le enumerazione, raccomandando calda-


parole di Domenico Pecile aprivano le porte mente ai contadini di questa regione di
alla grande trasformazione paesaggistica e seminare nei loro campi in secondo rac-
territoriale che, con l’irrigazione artificiale, colto dietro frumento dei foraggi, sieno
avrebbe trasformato l’alta pianura pordeno- essi Moha, Saraceni o Maiz, i quali sono,
nese trasfigurando i vecchi pascoli in aziende a conti fatti, immensamente più rimu-
agricole moderne. neratori dei cinquantini, che formano
un raccolto costoso ed incerto.2
L’intenzione allora era quella di trasformare le
In questo paesaggio agrario è sempre più diffuso il vigneto industriale aziende agricole verso una maggiore efficien- Questa trasformazione colturale dal prato
za nella produzione della carne e per fare que- stabile a quello artificiale seminato a erbe
tutto a partire dalla seconda metà dell’Ot- le costruendo nuovi paesaggi in un ambito sto bisognava promuovere un uso diverso del produsse un’enorme trasformazione sociale
tocento, l’arrivo della famiglia Pecile pose molto particolare. Un brano di territorio po- territorio. Gli animali dovevano rimanere in e produttiva. Territori dotati di poco suo-
questo territorio all’attenzione regionale, roso. stalla, mentre le grandi campagne sarebbero lo potevano cominciare a produrre grandi
per alcuni esperimenti di innovazione col- Le terre aride e prative furono un’importan- state privatizzate e coltivate per produrre più quantità di cibo per i bovini grazie all’utilizzo
turale che un luogo così arido e legato alle te fonte di reddito per le famiglie dell’alta foraggio. Ricordava Domenico Pecile: di concimi non naturali:
tradizioni dell’agricoltura antica non era pianura fino a che le forme di gestione co-
in grado di produrre da solo. Il paesaggio munitaria della terra non furono messe in ...dal momento che io mi trovai nella Abbiamo anche sentito come dopo al-
di antico regime era talmente arido che la discussione a partire dalla seconda metà del necessità di occuparmi di agricoltura in cuni anni che il prof. Pecile usa i concimi
maggior parte del territorio era conservata Settecento. Poco alla volta, le grandi prate- questi siti, portai tutta la mia attenzione chimici, il consumo di tali materie andò
a uso di pascolo pubblico. La carenza di ac- rie magredili assunsero un valore negativo nel cercare nuove piante da foraggio di così aumentando, da consigliare la dit-
qua da sempre metteva in crisi la capacità nella retorica della stampa dell’epoca. Con- cui la coltura fosse rimuneratrice. Nu- ta co. L. Manin a stabilire uno speciale
dei contadini. Le frange tra le vecchie terre trariamente al periodo medievale, il magre- merose furono le esperienze fatte in rappresentante a San Giorgio della Ri-
coltivate e i pascoli pubblici sono ancora do divenne un simbolo di inefficienza e di quest’azienda e numerosi pure gli in- chinvelda. Colà, ci si raccontava, la for-
visibili, nonostante il paesaggio sia stato disagio economico: «Dalla Richinvelda fino successi. Alcune però delle prove fatte mola di concime adottata dal professor
normalizzato. ai piedi dei colli di Sequals si estendono, per riescirono bene, ed anzi mi lusingo di Pecile, ha acquistato tal credito che non
Negli ultimi quindici anni la zona di San Gior- centinaia di chilometri quadrati, vaste pra- esser giunto a trovare alcune piante, la di rado numerosi carri dei contadini se-
gio si è molto trasformata con la copertura terie di natura magrissima, le quali danno di cui coltura potrà recare reali vantaggi guono quelli del proprietario quando
a vigna, progressiva e apparentemente inar- regola un miserabile prodotto in fieno. Qui a questi siti (…). Mi permetterò soltan- va a fare le sue provviste di concime:
restabile, delle superfici che alcune decine le campagne, anche relativamente fertili, to di chiudere questa lunga e noiosa questo perché quei buoni villici voglio-
di anni fa erano state attrezzate per pro- per la gran parte non producono medica, e
durre mais. Il passaggio, da una produzione danno poco prodotto di trifoglio; la scarsez- 1
  D. Pecile, Riassunto di alcune esperienze di colture di 2
  D. Pecile, Riassunto di alcune esperienze di colture
di mais e soia dedicata all’allevamento, si sta za quindi e la poco buona qualità dei foraggi foraggi, «Bullettino della Associazione Agraria Friulana», di foraggi, in «Bullettino della Associazione Agraria
trasformando in un’enorme vigna industria- si oppongono direttamente a un rapido mi- s. III, V. VI, n. 29, 16 luglio 1883, 228 Friulana», s. III, vol. VI, n. 29, 16 luglio 1883, 228-230

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te coordinate in modo cooperativo avevano conosciuto sul fronte del vino, nonostante
privilegiato gli incroci con la razza Simmental già allora i vini di San Giorgio non mancas-
importata direttamente dalla Svizzera4. sero di vincere alcuni dei primi concorsi in
L’istituzione di un servizio cooperativo per la provincia, come nel 1896 con il cordenos-
fecondazione delle armente e il miglioramen- sa-refosco di Rauscedo prodotto dall’azien-
to della razza andavano attribuiti all’arrivo da Bisutti.
dei Pecile, che a San Giorgio fondarono una San Giorgio fu anche uno dei luoghi dove si
delle aziende agricole più moderne del Friuli. rispose alle malattie delle uve introducendo
Nel necrologio del capostipite si ricordava: il “vino rosso Bordeaux Carpenet” premiato
nel 1883 insieme ai tradizionali “vino Aurava
Nel giorno che il senatore Gabriele Lu- bianco” e “vino Aurava nero” che erano fatti
igi Pecile ne divenne uno dei più forti con uvaggi di viti autoctone.
proprietari, si decisero le sorti di que- I Pecile, nella loro azienda agricola, speri-
sta Comune. Egli vi portò i primi aratri mentavano tecniche di coltivazione che ve-
perfezionati, le prime piante, le prime nivano poi pubblicizzate nelle riviste specia-
sementi selezionate; fu egli che iniziò il listiche e copiate dai contadini locali:
miglioramento del bestiame, che fece le
prime esperienze colturali. Prese parte Da qualche anno ho introdotto nell’A-
L’itinerario, indicato in rosso, inizia in piazza a Domanins e termina presso l’Agriturismo Tina all’amministrazione comunale portan- zienda di San Giorgio un nuovo model-
dovi quello spirito di pratica modernità lo di falci da mietere, che, a mio avviso,
che informava le opere Sue, e rimase a potranno, più facilmente della falce
quel posto fino a che non venne sosti- Americana, diventare di uso comune
tuito dal figlio prof. Domenico, il quale, anche fra i contadini, e ciò sia per il lie-
non dissimile dal padre, lavorò e lavora vissimo loro costo, che per la facilità e
indefessamente per il miglioramento di comodità con cui possono essere ado-
quel territorio. perate. Esse destano già l’ammirazione
Oggi San Giorgio si è trasformata: pro- di questi paesani i quali dal nuovo stru-
sperano la vite ed il gelso, i prati stabili mento si vedono intieramente rispar-
diminuiscono per dar luogo alla coltu- miata la faticosissima operazione della
ra intensiva dei cereali dei foraggi; il mietitura colla falciuola (sèsule).6
bestiame bovino migliora, sono sorte
e sorgono le Cooperative. Egli iniziò Il paesaggio di allora stava lentamente cam-
tutto questo: oggi raccolgono i frutti di biando, cancellava le praterie e rendeva più
quanta Egli ha seminato!5 complesso il disegno dei campi attraverso un
disegno policolturale, segnato anche dalla
I Pecile furono il motore trainante di tutte rotazione agraria che oggi non possiamo più
le attività cooperativistiche dei villaggi con- vedere:
termini e questa “nuova tradizione” non si è
ancora spenta e si alimenta nelle cooperative Rotazione agraria praticata nelle diver-
Particolare della Kriegskarte del 1805 vivaistiche e vinicole locali. Certo, rispetto se qualità di terreni. Granoturco, fru-
alla fine dell’Ottocento, il paese è forse più mento, medicai e trifoglini: 40 00 prato
no assicurarsi che sì dia a loro la stessa Parallelamente, un’attenta selezione dei bo- artificiale - 30 00 granoturco - 20 00
materia concimante che viene venduta vini poteva portare dei benefici alle aziende frumento - 2 00 avena - 3 00 segale - 5
4
  Come ha contribuito finora la Provincia di Udine
al proprietario.3 e alle comunità. La propaganda legata all’alle- all’alimentazione carnea dell’esercito, in «Bullettino 00 colture varie (fagiuoli, sorgorosso,
vamento degli animali diede profondi frutti, della Associazione Agraria Friulana», a. 64, n. 1-12, 31
3
  L’uso dei concimi chimici si diffonde anche fra i contadini,
se si considera che nel 1908 a San Giorgio dicembre 1916, 23-55 6
  D. Pecile, Falci per mietere cereali, in «Bullettino della
in «Bullettino dell’Associazione Agraria Friulana», s. IV, della Richinvelda venivano censiti 303 manzi, 5
  Necrologio per la morte di Gabriele Luigi Pecile, «Il Asssociazione Agraria Friulana», s. III, vol. VI, n. 29, 16
V. IV, n. 13, 14 giugno 1887, 214 un toro, 924 vacche e ben 245 buoi. Le mon- Friuli», 2 dicembre 1902 luglio 1883, 230-231

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patate, barbabietole da zucchero e da Desideroso di visitare il sito ove av- Ci si dirige poi verso Pozzo, costeggiando la
foraggio, verze, rape, lino). venne la tragica fine del patriarca Ber- ferrovia novecentesca oggi abbandonata, ai
NB. Ora gli aratori sono divisi in due trando, per leggere de visu l’iscrizione bordi di un’area rivierasca del Tagliamento
qualità: in aratori con gelsi e aratori ar- ricordante quel fatto, oggi mi recai alla caratterizzata dai segni di una lottizzazione
borati-vitati. Nella colonna 3.a vennero Richinvelda, e là trovai demolito il vec- agraria medievale centrata sul castello di
aggiunti Ea 67 e tolti nel mod. B nei pa- chio cippo in muratura e un operaio in- Cosa. La fortificazione medievale, nel Set-
scoli, zerbi e ghiaia cespugliata e ripar- tento a completare un pilastro in Port- tecento, fu adattata alle forme di palazzo e
tili tra le due qualità ora esistenti7. land. In uno specchietto di questo os- divenne un centro di produzione agricola.
servai ricollocati i tre frammenti della A Provesano, transitando per il centro, si
I territori al pascolo erano sostanzialmente vecchia lapide (*) e, nell’opposta faccia, visita la chiesa parrocchiale, con l’importan-
banditi e il ricordo delle pratiche di alleva- murata la seguente iscrizione scolpita te affresco che decora l’abside dipinto nel
mento di tradizione medievale erano ab- su marmo di Carrara, il tutto eseguito - 1496 da Gianfrancesco da Tolmezzo. Nella
bandonate. Venivano invece attivate forme mi si disse - per cura del segretario ve- chiesa ci sono altre opere coeve lapidee del
di assistenza di tradizione liberale come la scovile D. Carlo Riva. È un lavoro che Pilacorte. L’interesse non è finalizzato solo
locanda sanitaria, che era una cucina per i Il prato con il cippo del 1895 ricorderà più decorosamente e con a una lettura artistica dell’edificio religioso:
meno abbienti8. esattezza cronologica, quella pagina di sul fondale dell’affresco è raffigurato il pae-
storia patria9. saggio quattrocentesco che Gianfrancesco
da Tolmezzo riconosceva alla pedemonta-
L’ITINERARIO La chiesetta campestre divenne un luogo di na del Friuli. Da Provesano si attraversa la
pellegrinaggio e di fede e fu ampliata con un grande prateria medievale trasformata oggi
Il percorso parte dalla frazione di Domanins. nuovo presbiterio che accoglie importanti in una moderna centuriazione agricola. Que-
Qui si può visitare una delle aziende più in- affreschi e uno straordinario altare lapideo sto territorio è uno degli ambienti che sta
teressanti della zona, quella dei Tondat, che del Pilacorte realizzato nel 1497 in stile ri- subendo in questi anni le più straordinarie
da alcuni anni hanno ripreso a produrre un nascimentale. trasformazioni. Pensato per la produzione
uvaggio che si fa forza su due storici vitigni Da qui ci si dirige verso San Giorgio attra- di cereali, negli ultimi dieci anni sta cambian-
della zona, il Cordenossa e la Palomba. Da versando quel settore di prateria che nella do con un progressivo aumento dei terreni
qui si percorre una stradina campestre che seconda metà del’Ottocento divenne uno coltivati a vigna. Si tratta però di vigne mo-
sfiora il giardino della villa Spiimbergo-Spa- degli ambienti di espansione dell’azienda derne, disegnate per una raccolta dell’uva a
nio e che un tempo faceva da confine tra i La chiesetta di San Nicolò, tra Rauscedo e San Giorgio agricola dei Pecile e che oggi invece assu- macchina. Vigne che con il loro disegno geo-
terreni coltivati e la prateria. Oggi la strada della Richinvelda me il carattere di una coltivazione intensiva. metrico rendono ancora più rigida la compo-
innerva un paesaggio di campi coltivati e at- Lungo una storica strada campestre si rag- sizione dei campi. Quello che per mezzo se-
trezzati con opere di irrigazione moderne. compagnava il Signore del Friuli, il francese giunge il villaggio di San Giorgio che vedia- colo è stato un paesaggio del mais, oggi si sta
Da qui si raggiunge la frazione di Rauscedo, Bertrando di St. Geniès, nel 1350. mo nell’immagine in una rappresentazione lentamente strutturando per trasformarsi in
in vista dei due importanti stabilimenti dei Ferito a morte, il Patriarca di Aquileia morì catastale di epoca austriaca. quello del prosecco, visto che l’espansione di
vivai e della cantina vinicola. Qui si trova un qui e questo prato divenne un luogo della queste uve anche sulla pianura pordenone-
luogo importantissimo da un punto di vista memoria popolare. Ecco perché una sorta Nel piccolo paesino caratterizzato da una
storico e da quello culturale. Nei pressi del- di tabù di matrice storica fece sì che il prato stretta strada canale, non erano ancora visi-
la chiesetta campestre di San Nicolò, che limitrofo alla chiesa non sia mai stato colti- bili due fatti urbani importanti.
un tempo segnava il confine meridionale di vato. Oggi questo è uno dei pochi brandelli La costruzione di Villa Pecile e la ricostru-
quella grande prateria che saliva fin quasi a dell’originario e medievale mantello prativo zione con diverso orientamento della chiesa
Sequals, alcuni signori friulani legati al parti- che copriva gran parte dell’alta pianura. In parrocchiale. Questi due cantieri, promossi
to tedesco attraccarono la carovana che ac- pratica, è il testimone di un paesaggio ormai dalla famiglia borghese, oggi caratterizzano
scomparso: conserva un valore ambientale il centro del villaggio esprimendo un’archi-
7
  D. Pecile, La statistica agraria in Friuli, in «Bullettino e paesaggistico straordinari. tettura segnata dallo storicismo della fine
dell’Associazione Agraria Friulana», a. 52, n.6-8, 30 In uno storico numero di Pagine Friulane, del XIX secolo.
aprile 1907, 223-248 questa interessante nota ricorda l’erezione
  Locanda sanitaria di San Giorgio della Richinvelda e San
8 del monumento dedicato a Bertrando nel 9
  L. Billiani, Nuova iscrizione alla Richinvelda, «Pagine
Martino al Tagliamento, «Il Friuli», 17 maggio 1897 1895: Friulane», a. VIII, n. 8, 13 ottobre 1895 Mappa catastale di epoca austriaca

156 157
se sta promuovendo una ristrutturazione 2.8 L
 e malghe di Caneva e Polcenigo:
delle aziende agricole.
Si attraversa questa pianura, apparente- una recente tradizione
mente omogenea, per raggiungere l’agritu-
rismo Tina.

LE PRODUZIONI LOCALI DI CIBO

Società agricola Tondat Stefano


Ci sembra importante visitare questa azien-
da agricola che oltre a curare la filiera del
vino in proprio ha tentato negli ultimi anni di Complice la facile geografia delle terre alte come quella di una fattoria didattica estiva
riproporre un vino tradizionale della zona di Fausto e Barbara Lenarduzzi, titolari dell’Agriturismo di Caneva e Polcenigo, servite dal 1877 da (Fossa di Sarone).
San Giorgio, il vin di Uchì che è realizzato me- Tina una importante strada diretta al Cansiglio,
scolando un quarto di palomba, un quarto di le malghe dell’altipiano hanno avuto una UN PO’ DI STORIA DEL PAESAGGIO
cordenossa e due quarti di refosco gentile. ha intrapreso un interessante percorso di continuità d’uso dal XVII secolo fino a oggi. AGRARIO
Sono molte le difficoltà nel riproporre un ristrutturazione aziendale diventando una Alcuni anni fa, la crisi di questa attività fu
vino storico in un territorio ormai lanciato fattoria didattica e sociale e investendo sulla contrastata con un progetto di valorizza- Un ambiente e una dinamica insediativa così
alla rincorsa del successo del prosecco. filiera del’oca. L’agriturismo è aperto sabato zione del formaggio di malga e una generale particolari hanno prodotto un conflittuale
e domenica. ristrutturazione delle casere pubbliche. Nel rapporto tra superfici boscate e praterie ar-
CONTATTI complesso delle diverse esperienze produt- tificiali. Fin dal Neolitico si sono conquistati
Via S. Martino 10 (video #12 della serie “Storie di nuova agri- tive legate al settore caseario, oggi ci sono gli spazi per l’economia dell’erba, riducendo
San Giorgio Della Richinvelda (PN) coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit. esperienze tradizionali e altre più moderne, quelli del bosco. Questa progressiva opera-
tel. 0427 94315 ly/1WceZVb)
www.tondat.it
CONTATTI
Via Casa Pascutto 1 - Rauscedo
Agriturismo Tina San Giorgio della Richinvelda (PN)
Un’azienda di venti ettari nel’alta pianura tel. 0427 94121 oppure 347 643 34 46
era troppo piccola per la maidicoltura quin- info@agriturismotina.it
di un decennio fa la famiglia proprietaria www.agriturismotina.it

I resti di un antico recinto in pietra dove si tenevano gli animali

158 159
zione di salita dei pascoli verso monte è te-
stimoniata anche da due importanti toponi-
mi che caratterizzavano due praterie e oggi
sono attribuiti alle casere del XVIII secolo:
Brusada e Cercenedo. La prima registra in
modo esplicito l’opera di disboscamento
attraverso l’incendio per aprire radure per
gli animali, mentre il termine “cercenedo” ci
rimanda alla pratica di far morire alberi e ar-
busti in piedi asportando anelli di corteccia.
Le aree secche venivano poi incendiate più
volte. Questa operazione di espansione dei La casera Sponda alta
pascoli ai danni del bosco finì nel momento
in cui il bosco divenne una risorsa, quindi in e i deserti rocciosi dei pascoli attrezzati ci
età veneziana. I boschi comunali venivano raccontano del progressivo e straordinario
affittati ai carbonai, che producevano com- sfruttamento prodotto dal carico di animali
bustibile per la Serenissima e in quell’occa- un tempo presente.
sione cominciarono a essere presi i primi Oggi la situazione è del tutto diversa. I bo-
provvedimenti per impedire il pascolo in bo- schi comunali sono stati indirizzati verso
sco e la progressiva scomparsa della risorsa una coltivazione a fustaia e i prati hanno
legnosa. subito una riduzione di carico al punto che
Il percorso inizia alla Casera Busa di Sarone, località dove termina l’escursione dopo un percorso ad anello. Non Fino a una cinquantina di anni fa, i boschi le aree meno produttive si stanno rimbo-
ci sono difficoltà, perché gran parte del percorso è su strade campestri poco trafficate, è previsto solo un breve erano molto diversi da come li vediamo oggi: schendo. Dopo secoli, siamo in presenza
tratto fuori sentiero in bosco. innanzitutto non c’erano molti grandi alberi di un processo opposto a quello antico. La
maturi. Il bosco era coltivato a ceduo e ta- diminuzione delle superfici pascolate sta
gliato a zero con una certa frequenza, a ro- riducendo progressivamente le praterie a
tazione. Ancora oggi si incontrano nel bosco favore della boscaglia. Le malghe sono state
ripiani orizzontali costruiti dai boscaioli per rimpicciolite e molto spesso tale dimensione
realizzare le pire per la combustione e i re- ridotta le rende poco produttive.
sti dei ricoveri dei boscaioli. Quasi alla fine Eppure qualcuno si ostina ad allevare in
dell’itinerario proposto da Legambiente, è quota, proponendo sia prodotti innovati-
possibile osservarne un esempio. vi sia tradizionali. Per esempio, il fatto che
Se guardiamo qualche foto storica dell’al- a Fossa di Bena dal 2010 ci sia la presenza
tipiano, il contrasto tra le superfici boscate di un gregge di un centinaio di capre camo-
sciate, pone il tema di un prodotto comple-
tamente nuovo per queste zone (il formag-
gio caprino) e l’esperienza di nuove forme di
allevamento che si oppongono all’avanzata
del bosco.

Il formaggio di malga,
una tradizione recente
Contrariamente all’adagio che descrive
come tradizionali i prodotti della montica-
zione alpina, i formaggi che conosciamo oggi,
in realtà, vantano una storia brevissima, di
Lungo il percorso, si nota come il bosco abbia ricon- meno di un secolo. Nell’orizzonte antropo-
Particolare della Kriegskarte del 1805 quistato il suo spazio logico della pedemontana, il formaggio si

160 161
divideva in due tipologie, quello delle latte- le comunità locali, che aumentarono sempre
rie sociali del pedemonte prodotto da casari più la loro dimensione, innescando la prima
istruiti e quello prodotto d’estate nelle mal- fase di emigrazione regionale. Non a caso
ghe, in modo approssimativo, dai pastori. Il uno dei primi articoli sull’emigrazione ricor-
primo era il frutto di un latte ottenuto preva- dava chi se ne era andato dal distretto di Sa-
lentemente da fieno, mentre il secondo dal cile1. Nel 1878 erano emigrate 34 famiglie,
pascolo su erba fresca. I due prodotti era- 16 erano di Caneva e dieci di Polcenigo. Tra
no molto diversi tra loro, seppure la forma quelle di Caneva migravano alcuni artigiani:
sembrasse uguale. Quello che vale la pena un falegname, un muratore, due carbonai.
di precisare è che questa memoria diffusa Non si trattava di emigrazione per povertà.
si riferisce a un periodo molto recente. Le Le persone partivano per cercare fortuna: a
latterie cominciarono a sorgere nella pede- Caneva, «delle sue sedici famiglie emigrate,
montana all’inizio del Novecento e persino tre soltanto ne aveva che stentavano colle
l’istituzione delle malghe non è antichissima. difficoltà della vita. Alle altre tredici non ba-
Come abbiamo dimostrato per la zona di stava di potersene onestamente difendere».
Aviano, i comparti chiusi e stabiliti del pa- Nella tabella riportiamo i dati di due storici
scolo vengono prescritti dallo Stato venezia- censimenti degli animali, a Caneva e a Polce-
no alla fine del XVII secolo, quando diventa nigo, uno realizzato all’epoca della Repubbli-
importante definire gli spazi da mettere a ca di Venezia, l’altro pochi anni dopo l’Unità
disposizione della produzione di carbone d’Italia. 234

TORELLI
ABITANTI CAVALLI MULI ASINI TORI VACCHE GIOVENCHE BUOI PECORE CAPRE MAIALI
E VITELLI

CANEVA
1140 2 6 24 - 352 - - - 301 60 -
1768

CANEVA
51513 51 46 27 2 389 78 300 530 767 18 182
I pascoli della casera Sponda alta, con un piccolo specchio d’acqua per l’abbeveramento
18682

POLCENIGO
1768
1899 24 - 35 - 962 - - - 1067 200 - Le paludi di Caneva e Polcenigo erano state vecento: «Caneva: razza alpina, esclusiva-
POLCENIGO attrezzate per produrre foraggio, da secoli i mente». Non era poi molto diverso il caso di
47294 22 8 63 2 599 19 354 172 930 51 145
1868 versanti erano colonizzati con stalle e case- Polcenigo: «razza alpina. Fino a pochi anni fa,
re. Il bosco era quasi scomparso per aumen- funzionò nel comune un toro Simmenthal (di
da legna e quelli dell’allevamento. Per di più, I dati tendono a dimostrare che, a fronte di un tare le superfici a prato, ma tutto questo proprietà di L. Zaro), importato dalla Svizze-
fino a quel momento la transumanza non consistente aumento della popolazione, non non era sufficiente e non c’erano altri spazi ra. Lo si accoppiava con le vacche locali, ma il
era organizzata e gli animali che potevano c’era stato un corrispondente aumento degli da colonizzare. Molti bovini erano in realtà meticciamento cadde presto in disfavore»5.
raggiungere praterie prive di ricoveri erano animali, perché non era possibile aumentare buoi e garantivano la forza per il lavoro sui Questa trasformazione comportò anche
solo le pecore e le capre. la produzione per la loro alimentazione. campi. Le famiglie più povere usavano anche un’opera di attrezzatura delle malghe. Si
Possiamo facilmente credere che fino alla le vacche per le arature. dovettero costruire stalle diverse, adatte ai
fine del Seicento la ripida scarpata fosse Pecore e capre erano tra gli animali più dif- bovini che dovevano essere ospitati in stalli
percorsa solo dai lanuti, mentre le vacche
1
  L. Morgante, Sulla emigrazione nell’America meridionale fusi, mentre nell’ultimo secolo hanno subito paralleli, e casere che erano dei veri caseifici,
dalla provincia di Udine – Dati statistici, «Bullettino
rimanevano in paese. Qui la produzione del una radicale riduzione. A partire dall’Ot- perché l’aumento del latte richiedeva calda-
della Associazione Agraria Friulana», S.III, V.I, n.14, 30
formaggio non era organizzata in modo coo- settembre 1878, 181-184; P., Cronaca dell’emigrazione, tocento anche i bovini, più piccoli e agili ri- ie più ampie.
perativo e ogni famiglia trattava il suo latte in «Bullettino della Associazione Agraria Friulana», S.III, spetto alle razze attuali, cominciarono a rag- Quello che era il paesaggio e l’attrezzatura
cucina. Ciò significa che non c’erano volumi V.II, n.38, 22 dicembre 1879, 301-302 giungere l’altipiano ormai attrezzato con le di una malga prima della Prima guerra mon-
tali da permettere la produzione di formag- 2
  T. Zambelli, Censimento del bestiame della Provincia casere. diale è ben descritto nel primo saggio orga-
gio in forma e la diffusa presenza di caprini di Udine (31 dicembre 1868), «Bollettino della Società Diventava sempre più importante allonta- nico sulle casere del Friuli.
e ovini ci fa credere che, invece, il formaggio Agraria Friulana», n.17-18, 25 settembre 1869, 525- nare dalle stalle gli animali più voraci, per
557
prodotto fosse molle e misto, da conservare ricostruire le scorte foraggere. La razza dif- 5
  U. Sellan, Lo stato attuale delle stazioni friulane di monta
in salamoia e inadatto alla stagionatura.   Il dato è riferito al censimento del 1871
3
fusa ai piedi dell’altipiano era la grigio alpina, taurina, «Bullettino dell’Associazione Agraria Friulana»,
Fu un periodo particolarmente difficile per   Il dato è riferito al censimento del 1871
4
come ricorda uno studio dell’inizio del No- A.52, n.12-13, 30 giugno 1907, 338-368

162 163
Busa Figariol, 1250 m glia, forma il letto (la tàbia) dei pastori. Nel
Bachèt, 1267 m caserìn, su apposite assi fisse alle pareti, si
Busa Bernardi, 1275 m conserva il cacio. Fra la busa del fogo e il ca-
Grizzo, 1280 m serìn i due muri opposti della casera sono
Giais, 1281 m perforati da due serie di pertugi a feritoia,
Malnisio, 1326 m accostati gli uni agli altri, presso ai quali, su
Masonìl Vecchio, 1334 m appositi sostegni, si mettono le scodelle del
Tarsia, 1337 m latte che va scremato.
Ceresera, 1375 m circa La opportuna disposizione di tali fori
Col delle Paise, 1380 m (bòcole = bocchette) sostituisce abbastan-
Campo, 1425 m za ingegnosamente, se non del tutto bene,
dietro Castellat, 1435-1473 m il caserìn del làt, delle Prealpi Clautane. L’ar-
del Mur, 1500 m matura interna del tetto (cuèrt) è formata
della Valle, 1550m da travi annerite dal fumo, assai robuste,
L’altezza media fra le due casere estre- quali si conviene al sistema di copertura in
me (787-1550) è 1168 metri; fra tutte uso, che rende il tetto assai pesante. Oltre
quelle elencate 1228 metri. che dalle bòcole la casera è arieggiata da
(...) piccole finestre senza imposte. Manca al
solito un camino, per cui il fumo esce dalla
Le casere dei piani del Cansiglio e di Val- porta.
manera Accanto alla casera, ed a ridosso di questa,
Per alcuni particolari costruttivi che si con- è la stala (stala de le vache), fabbricato più
servano senza eccezione in tutte le casere piccolo con tetto a due spioventi coper-
dei ripiani erbosi del bosco del Cansiglio, to da rozze scandole non inchiodate. Uno
I resti dell’antico ricovero Cercenedo esse vanno riunite in un tipo unico. I fab- dei lati maggiori ha tre o quattro apertu-
bricati sono essenzialmente due: la camera re d’ingresso, chiudibili con una imposta
Una ricognizione nella zona del Cansiglio 477 metri; gli stavoli vanno fino a circa e la stala. La casera è in muratura, coperta di assi sconnesse, mobile. L’interno, corri-
nel 1916 800 metri. È difficile dalla carta discer- di lastre di pietra embricate, più di rado di spondentemente agli ingressi, è diviso in
L’indagine di Giovanni Battista De Gasperi nere gli stavoli dalle casere, perché assicelle inchiodate; solo alcune, di recente tre o quattro riparti da pochi pali ritti che
sulle casere del Friuli ci dà un quadro specia- anche i primi son chiamati impropria- rimodernate, di tegole (copi). L’interno è di- reggono alcune traverse. Davanti alla stalla
le dell’area oggetto del nostro studio: mente, in questa regione, col nome di viso in due ambienti; talora ve n’ha un ter- le deiezioni sono sparse sul prato (masonìl)
casere: comunque credo che il seguen- zo, con ingresso proprio, adibito a ricovero senza regola.
L’orlo orientale dell’altopiano forma te elenco sia sufficientemente esatto: dei maiali (la stala dei porzei). Dalla porta
una specie di larga dorsale corrente Paluzza, 787 m della casera si entra nella prima stanza, che Le casere dell’orlo orientale degli altipiani
da nord-est a sud-ovest, a superficie Pian delle Case, 909 m serve ad uso di cucina, per il deposito e la del Cansiglio e del Cavallo
irregolare, per l’enorme sviluppo di Pizzocco, 1003 m lavorazione del latte e come dormitorio per Sono caratterizzate dal tetto di paglia a
doline, valli cieche e altre forme carsi- Fossa di Bena, 1041 m, i pastori. due spioventi che giungono fin quasi a ter-
che. Bene, spesso le casere si trovano Brusada, 1050 m, Accanto all’ingresso è la busa del fogo (buca ra. Le mura sono a secco, prive di cemento;
in qualcuna di tali conche chiuse. Il li- Foradòr, 1065 m del fuoco), fossa rettangolare, lunga quat- mancano finestre; unica apertura la porta
mite superiore naturale del bosco non Gastaldia, 1075 m tro metri, profonda uno, con panche (ban- aperta sulla facciata anteriore, un po’ late-
è visibile da questo lato ove un intenso Val di Lama, 1089-1110 m che) fisse all’ingiro da tre lati. A qualche me- ralmente. Nell’angolo accanto la porta è la
disboscamento l’ha portato a 1450 m. Zervera, 1100 m tro sopra la busa è saldato un largo tramez- busa del fogo, in tutto simile a quella delle
circa; sul versante occidentale del Ca- Fossa Sarone, 1115 m zo orizzontale a graticcio (rizza) sul quale si casere del Cansiglio. Anche qui la caldaia
vallo va a 1750; sul pendio orientale Cercenè, 1145 m pongono ad affumicare le ricotte. pende dal braccio sporgente dalla mussa.
il bosco manca, affatto. Sulle scarpate Boz, 1150 m Nella parte più interna della casera un tra- Sopra al bus del fogo sta il graticcio (gardizz)
dell’altopiano guardante la pianura Sauc, 1155 m mezzo di muro che non arriva al tetto, di- per affumicare le ricotte. Un tramezzo di
friulana, le abitazioni permanenti più Bravìn, 1160 m circa vide dalla cucina il caserìn, piccolo locale tavole, coperto di fieno, messo orizzontal-
alte sono al paese di Mezzomonte, a Sponda alta, 1212 m coperto da un tavolato che, con poca pa- mente all’altezza del vano del tetto, costi-

164 165
tuisce il giaciglio dei pastori; vi si accede L’ITINERARIO collegava Coltura di Polcenigo passando
con una scala a mano. Lungo le pareti e su per la chiesa di San Michele e il Boscadel-
un sostegno isolato nel centro della casera, L’escursione inizia dal parcheggio lungo lo, con il Cansiglio, l’altra è invece la strada
apposite assi servono a tenere il formag- la strada dorsale del Cansiglio, di fronte a pavimentata che un imprenditore del legno
gio. Le stalle sono separate dalla casera; Casera Fossa di Sarone. Il percorso si muo- costruì nella prima metà dell’Ottocento per
ogni malga ne possiede più d’una, fino a ve quasi esclusivamente su strada sterrata trasportare a valle il legname.
quattro o cinque. e in qualche tratto anche pavimentata. Si Casera Costa Cervera è pure posta in una
Viste dall’esterno sono affatto simili alle percorrono così i territori che fino all’inizio dolina e qui le sorelle Celant fanno un pro-
casere; all’interno hanno un unico locale, dell’Ottocento erano stati caratterizzati da dotto molto legato alla tradizione del primo
salvo alcune nelle quali un tramezzo oriz- ampie praterie e che verso la metà del se- Novecento.
zontale separa una specie di solaio ov’è te- colo scorso sono stati interessati da estese Da qui si prende un breve tratto del sentiero
nuto il fieno per i giorni piovosi. In questo piantagioni artificiali di bosco. Non è difficile CAI che ci permette di raggiungere la paral-
sottotetto si entra da una porta-finestra, scorgere questi boschi di nuova formazione, lela strada sterrata che riconduce in territo-
aperta dal lato posteriore, che, grazie al perché molto spesso la forestale, in consi- rio di Caneva, all’interno di un paesaggio che
pendio della montagna, viene a trovarsi a derazione dei suoli inariditi dal pascolo, pro- da mezzo secolo si sta lentamente riconver-
livello del terreno. Tanto nella casera del pose piantagioni di abete rosso in un’area tendo in bosco. Qui la maggior parte delle
foc, che nelle stalle, il tetto è sostenuto da che invece ha una vocazione naturale per casere è stata abbandonata e le piante indi-
una prima armatura di travi inclinate che la faggeta. In altri casi il bosco si è sviluppa- rizzate verso una fustaia di faggio. Si cammi-
si appoggiano su una trave longitudinale Vitellini di casera Cercenedo to a seguito dell’abbandono delle pratiche na quindi all’interno di un grande manufatto
mediana e sui muri laterali. Sopra queste del pascolo sulle aree più rocciose. Questo modellato dall’uomo. 
stanno dei correntini orizzontali a distanza una affittanza, così che le casere si trovano vuol dire che il bosco è cresciuto riducendo Lungo a stradina bianca si raggiunge malga
di 40-50 cm. a gruppi. In pratica, l’ambiente economico il pascolo ai prati con maggiore ricopertura Sponda Alta, sempre meno pascolata e desti-
Su essi poggia direttamente la paglia, ec- e produttivo era lo stesso, come pure le di suolo, quindi ai settori più fertili degli ori- nata a chiudersi progressivamente se non ci
cetto che al di sopra del focolaio ove un ta- modalità di uso del suolo. ginari comparti. Tale processo, durato quasi saranno processi contrari di utilizzo. Da qui
volato serve da difesa contro gli eventuali La malga era quindi un aggregato di picco- un secolo, ci restituisce oggi un ambiente si scende verso la Crosetta per raggiungere
incendi. le costruzioni con tetti a ripidi spioventi in pastorale frammentato e concentrato so- casera Cercenedo. Questo pascolo di Cane-
La casera La Fossa descritta dal Marinelli paglia che alla fine costruivano quasi il pae- prattutto nelle principali “fosse”, cioè in aree va è proprietà del Comune di Cordignano
(Monte Cavallo) è divisa in due ambienti, saggio di un piccolo villaggio che iniziava a caratterizzate da doline protette dal vento e, oltre a offrire un’emozionante visione su
separati da un tramezzo di frasche; un pri- essere abitato alla fine di maggio, in antici- e dal dilavamento. Come abbiamo spiegato Vittorio Veneto, presenta alcune pratiche di
mo, ove si trova il focolare viene detto ca- po rispetto alle strutture delle valli interne prima, questo paesaggio è il frutto di una recupero della produzione casearia, anche
sellin del fogo; un secondo serve per il depo- delle Prealpi. lenta trasformazione e i resti delle storiche se ancora timide.
sito del latte e formaggio e vien detto casel- La forma dei comparti di pascolo, e soprat- strutture edilizie del XVIII secolo  si vedono Da casera Cercenedo si rientra verso Fossa
lin del latt. In questa casera v’è quindi già la tutto quella delle architetture che com- ancora sui prati rimasti o all’interno dei bo- di Sarone attraverso un tratto del sentiero
tendenza a distinguere i due ambienti che pongono le attuali casere, vanno riferite a schetti di nuova formazione.
troviamo nella casera carnica, cosa che non una generale opera di riorganizzazione dei Appena lasciata la prima “fossa”, si raggiun-
è nella Casera Sciosi sopra descritta come pascoli comunali portata a termine dopo il ge la seconda dolina, quella detta di Bena.
tipo di quelle dell’orlo Cansiglio-Cavallo.6 primo Dopoguerra. Come per le casere che Qui il gestore ha introdotto la capra, in un
Questa lunga descrizione coglie l’ambien- hanno subito meno trasformazioni e re- territorio che storicamente era stato delle
te in formazione delle maghe e del tipo stauri (vedi Sponda Alta), il tipo edilizio fu pecore e poi delle vacche. Anche in questo
edilizio delle casere con modalità d’uso del totalmente riformato costruendo un unico caso si nota come gli edifici novecenteschi
tutto simili a quelle che abbiamo descritto edificio che affiancava la casera costruita su siano stati posti sul fondo della dolina, dove
per la zona avianese: nelle malghe dell’or- due piani con l’uso di murature a paramen- si poteva raccogliere l’acqua in ampi bacini
lo orientale del Cansigio-Cavallo avviene to verticale con l’uso di malta di calce, con impermeabilizzati artificialmente.
pure che il pascolo sia frazionato in più di l’ampia stalla da vacche. Entrambi i corpi di Da Fossa di Bena si sale verso la casera di
fabbrica finirono per avere un tetto a due Costa Cervera, intercettando un impor-
6
  G. B. De Gasperi, Studi sulle sedi e abitazioni umane. Le falde con una pendenza non spiccata per- tante belvedere sulla pianura in occasione
casere del Friuli, «Bullettino dell’Associazione Agraria ché i comuni fecero arrivare in quota le pri- dell’arrivo di due importanti strade dal pia- La casera Cercenedo è gestita da Gian Antonio Favret
Friulana», A.61, n.1-12, 31 dicembre 1916, 125-237 me forniture di coppi. no. Una era la storica e medievale strada che di Polcenigo

166 167
lisa Celant, con la sua sorella. La loro famiglia CONTATTI
gestisce questo pascolo da generazioni e la Caneva, località Crosetta
proposta alimentare della famiglia è quanto tel: 0438 19 10 006 oppure 335 703 13 08
di più tradizionale ci possa essere. Formag-
gio di vacca, ricotte fresche e affumicate.
Casera Fossa di Sarone
CONTATTI Luca Pancotto e la moglie Sonia gestiscono
tel: 0434 74 89 14 un agriturismo a Fratta di Caneva e a giugno
oppure 340 79 61 329 trasferiscono la loro attività in monte, aven-
do affittato una malga dal comune. Questo
è il solo esempio in regione di fattoria didat-
Casera Cercenedo tica in malga e l’esperienza pionieristica sta
Casera Cercenedo ha una storia particolare mostrando un certo interesse. I Pancotto
perché storicamente è stata un comparto hanno modernizzato il loro caseificio.
pascolivo di Caneva, mentre oggi è proprietà
del limitrofo Comune veneto di Cordignano. CONTATTI
Il toponimo richiama le pratiche del disbo- Agriturismo Cortivo Pancotto
scamento per ottenere praterie artificiali Via Damiano Chiesa 6
a danno del bosco e questa località è citata Fratta di Caneva
per la prima volta alla fine del Duecento. tel: 0434797145 oppure 0434 175 00 70
Da pochi anni, la malga Cercenedo è gesti- info@cortivopancotto.it
ta da Gian Antonio Favret di Polcenigo, che www.cortivopancotto.it
pascola una ridotta quantità di bovini, tra
questi alcuni da latte. Il comparto si sta len- (video #17 della serie “Storie di nuova agri-
Casera Cervera, nel Comune di Polcenigo, è condotta dalla giovane Annalisa Celant tamente rimboschendo e la prateria è in fase coltura” visualizzabile su Youtube: http://bit.
di regressione. La casera, da un lustro, è sta- ly/23btWfC)
storico, per poi raggiungere l’agriturismo at- questo prodotto non ha, lo definisce: «for- ta ampliata con una sala ristorante.
traverso il bosco. Qui è possibile rintracciare maggio tradizionale delle malghe friulane, la
piazzole carbonili in mezzo alla fustaia, che cui attività è nota fin dai tempi de Patriarca-
testimoniano come nel tempo sia cambiata to di Aquileia (XI-XV secolo)».
la potenza della componente vegetale.

Casera Fossa de Bena


LA PRODUZIONE LOCALE DI CIBO Dal 2010 la casera ospita un gregge di ca-
pre che per il resto dell’anno è a Polcenigo.
il “formai de malga” L’azienda agricola di Giovanni De Conti ha
L’ex Comunità montana ha fatto iscrivere introdotto quindi una pratica innovativa
una speciale e moderna forma di formaggio sull’altipiano, proponendo un nuovo cibo e
nella lista vincendo non pochi dubbi e problemi. L’a-
dei “Prodotti agro-alimentari tradiziona- zienda vende i suoi prodotti anche in loco.
li” (D.M. 350/99), con la denominazione
“formai de malga”, nel tentativo di tutelarne CONTATTI
l’unicità. In questo modo si sono potute ga- tel: 338 90 99 266
rantire le modalità tipiche di una produzione
molto diversa da quella del caseificio classi-
co. Di fatto, il latte si lavora ancora nel gran- Casera Costa Cervera
de paiolo e viene cucinato a fuoco di legna. Anche Casera Cervera è posta in Comune di
Persino l’Ersa, nell’evocare un passato che Polcenigo ed è condotta dalla giovane Anna-

168 169
3 Problemi e prospettive di politica
dell’agricoltura

171
3.1 P
 agine nuove per una perdente

di Mario Gregori

L’AGRICOLTURA REGIONALE È UNA E il piatto è perso: le attività produttive si


PERDENTE localizzano altrove.
Tutto qui. Amen.
È una perdente al gioco della globalizzazio- La nostra agricoltura sta perdendo in termini
ne. Non per demerito suo - o almeno, so- di processi, di prodotti e di soggetti. I pro-
prattutto non per questo - ma semplicemen- cessi produttivi sono quelli tipici dell’azien-
te perché ha in mano le carte sbagliate. Nella da cerealicolo-zootecnica friulana. Il prezzo
partita in corso contano due assi di briscola dei cereali - ma anche quello del mais e della
molto diversi: grandi dimensioni e bassi co- soia - dipendono dagli andamenti delle borse
sti. Al tavolo siedono imprese grandi, ma an- nelle grandi piazze: Chicago, ad esempio. Ma
che piccoli agricoltori di altri paesi. Le prime anche dal sudore del contadino rumeno o del
possono avvantaggiarsi delle economie di bracciante dello Yunnan cinese, che portano
scala, i secondi della loro miseria. Rispetto avanti la loro battaglia di più poveri contro
a tali competitor, la nostra agricoltura ha di- meno poveri, nella speranza di un futuro mi-
mensioni troppo piccole e costi troppo alti. gliore. Altrettanto vale per il latte: prezzi al

Un campo di mais d’inverno

173
produttore troppo bassi per “starci dentro”. luce, né troppa ombra. E, soprattutto, cosce Sta perdendo anche sul fronte dei soggetti. confusi, nella speranza di trovare qualcosa di
E chi ne soffre maggiormente sono proprio a buon prezzo. Il maiale, da un certo punto Ha perso il suo ruolo di centralità sociale: diverso.
gli allevatori locali che ci hanno creduto di di vista, è molto più fortunato dei magrebini non ha più la forza di mandare decine di de- Sono stanchi, affaticati e delusi: hanno biso-
più: hanno investito e, per questo, si sono in- o dei liberiani: dopo quaranta giorni che ha putati al Parlamento e ne paga le conseguen- gno di sognare un futuro, ma non lo vedono.
debitati. Ora i “conti non tornano”: le rate del passato il confine è italiano a tutti gli effetti. ze politiche. Si chiude la pagina del «si cum- Come gran parte di noi: dal Papa e dal Pre-
mutuo restano insolute, gli interessi si accu- Cominciano ad andare in affanno anche bine», dell’assessore all’agricoltura che si pre- sidente della Repubblica in giù diciamo che
mulano e il futuro delle aziende è cupo. segmenti della produzione vinicola: aziende senta all’assemblea dei soci della cooperativa quello che vediamo (il mondo come va, in
L’agricoltura regionale sta perdendo anche troppo piccole, o impreparate, per affronta- e, dopo essersi fatto pregare un po’ - tanto questi anni) non ci piace. Eppure restiamo
sul fronte dei prodotti. re l’evoluzione della distribuzione in cui cre- perché i partecipanti non si dimentichino del immobili, passivi ed esangui, non accettando
I “tipici”, il fiore all’occhiello, non hanno gam- sce il peso dei mercati lontani a discapito di fatto alle prossime elezioni - promette il con- niente e subendo tutto.
be. Il Montasio, l’ambasciatore dei formaggi quelli vicini, contano le dimensioni e compa- tributo che pareggia i conti in perdita (e sana, E proprio all’agricoltura affidiamo un ruolo
locali, è prodotto, ormai, soprattutto da una iono nuovi e solidi concorrenti (trasportare talvolta, tanti errori manageriali). di utopia: prodotti della nostra terra, colti-
multinazionale che ha il cuore e il cervello un container di vino da un qualsiasi porto del I contadini contano poco di più degli idraulici vazioni eco-compatibili, agricoltura sociale,
altrove e che -giustamente nella sua logica - mondo a un qualsiasi altro costa una decina e come questi vanno trattati. I finanziamen- tutela del territorio e patti fra cittadini sono i
pare chiedersi perché debba impelagarsi nel di centesimi al litro), non ce la fanno. E diven- ti per il settore primario vanno spalmati, in frammenti di aspirazioni che vorremmo con-
produrre con un costoso latte locale, sem- tano sub-fornitori di semilavorato (ovvero quest’epoca di ristrettezze dei bilanci pub- cretizzare in campagna.
pre a rischio di una qualche contaminazione vino sfuso) di grandi gruppi. blici, quanto più possibile su altri soggetti, Magari è giusto così: da qualche parte biso-
batterica. Meglio un buon latte in polvere È perdente la platea dei prodotti minori. individuando i destinatari non nel “mondo gna pur cominciare.
prodotto in qualche angolo del mondo e Mele, asparagi, brovada, altri formaggi e vari agricolo”, ma nello sfumato “mondo rurale”. Ma se lo vogliamo, lo dobbiamo volere con
processato industrialmente: igienicamente tipi di carne sono sottoposti a regimi di cer- D’altra parte, è una decisione difficilmente forza. E accettare di incamminarci in un
sicuro, facile da stoccare e a buon prezzo. tificazione: costosi, laboriosi ma, purtroppo, criticabile da un punto di vista politico: non mondo di cambiamento incerto, sostenen-
Con buona pace degli allevatori, che, ormai, commercialmente irrilevanti. è possibile che il 40% del bilancio europeo dolo, sforzarci di concretizzarlo: trasforma-
sono due o tre per paese, come gli idraulici. Così l’agricoltura locale sta diventando una (quant’è la quota destinata al settore pri- re desideri in proposte fattibili richiede con-
Non ha gambe locali il San Daniele: va gesti- produttrice di commodities, di materie pri- mario) vada al 4% della popolazione (quanti centrazione e sforzo. Dobbiamo richiederlo
to nella logica di portafoglio-prodotti delle me di base, sempre esposte al vento della sono gli agricoltori europei). con vigore. La politica deve tornare a occu-
industrie salumiere detentrici dei principa- fluttuazione dei prezzi e della pressione dei L’agricoltura regionale ha perso anche la pare gli spazi in cui il mercato ha fallito; non
li marchi del prosciutto locale. Né troppa costi. capacità progettuale: quel poco di rappre- abbiamo bisogno di “abili comunicatori” e di
sentanza che non si è schiacciata nel ruolo Twitter, ma di Roosevelt e New Deal.
di intermediario rispetto alla pubblica am- Il Piano di Sviluppo Rurale che sta partendo
ministrazione nella gestione di procedure sarà, molto probabilmente, l’ultimo grande
burocratiche sempre più farraginose riesce piano agricolo: le risorse europee vanno
a esprimere non progetti, ma prove di forza ridistribuite anche a favore di altri soggetti
mediatiche, tanto brillanti quanto effimere. sociali. Ora è il momento.
È soffocata da una burocrazia ingestibile e Le realtà imprenditoriali conosciute nell’am-
insopportabile, anche per i dipendenti pub- bito del progetto di Legambiente “Il cibo
blici che la gestiscono. Una persona, dopo produce e trasforma i paesaggi”1 sono alcuni
aver acquistato 3 (tre) galline ovaiole da te- “frammenti di aspirazioni” concretizzati. Uo-
nere in cortile, si è vista consegnare dal con- mini e donne che hanno scelto di rischiare
tadino l’apposito “documento di trasporto di del proprio (magari tutto) per cercare nuove
animali”. Il contadino gli ha anche suggerito soluzioni di vita. Grande stima e grande ri-
di tornare a casa per strade secondarie, non spetto vada loro. Nella speranza che questo
essendo un “trasportatore di animali autoriz- coraggio sia contagioso, per provare a scri-
zato”. vere nuove pagine dell’agricoltura regionale.
Ma, soprattutto, ha perso la capacità di pro-
durre innovazione. 1  A questo link le videointerviste che raccontano
Gli agricoltori si guardano intorno con occhi alcune di queste esperienze: http://bit.ly/1ZgK3RU

L’escursione a San Giorgio della Richinvelda, alla scoperta dell’agricoltura industrializzata

174 175
3.2 I l cambiamento possibile:
l’agricoltura come spazio di convivenza e di relazione

di Lucia Piani

e a quali obiettivi perseguire. Se questo è


vero, ripensare al sistema richiede un ripen-
samento anche dell’agricoltura, all’interno
di un panorama in evoluzione, in cui questa
gioca un ruolo sempre più importante. Il set-
tore agricolo nel tempo è stato considerato
come anti-ciclico2, perché proprio per le sue
caratteristiche riesce ad assorbire e attutire
gli shock economici andando in controten-
denza rispetto al ciclo economico generale.
L’agricoltura cresce meno quando l’economia
tira e soffre meno nelle fasi di recessione.
Al centro Lucia Piani, autrice di questo testo, durante Ma c’è un elemento che contraddistingue
l’escursione lungo la pedemontana pordenonese questa crisi rispetto alle precedenti a partire
dal settore primario: il cambiamento clima-
La mia riflessione scaturisce anche dalle tico, effetto di uno sfruttamento eccessivo
molte discussioni che ci sono state duran- delle risorse, in molti casi non più disponibi-
te le camminate fatte con Legambiente alla li3. L’agricoltura infatti, se da un lato impat-
scoperta dei diversi e bellissimi territori e ta sul sistema ambientale, dall’altro più di
alla conoscenza delle realtà produttive della ogni altro settore è soggetto agli effetti del
regione Friuli Venezia Giulia. surriscaldamento globale. Sempre di più,
Da dove partire? Innanzitutto dalla situa- in futuro, si dovranno cercare strategie di
zione attuale, che tutti ben conosciamo, con adattamento per affrontare la sfida dell’insi-
un’economia in crisi, un tasso di disoccupa- curezza alimentare.
zione soprattutto giovanile molto alto, che Un altro aspetto rilevante per l’agricoltura
si riflette sulle tensioni sociali, ma anche da è la perdita di biodiversità che, come so-
una situazione che mostra evidenti gli effet- steneva la FAO nel 2010, avrà un notevole
ti dei cambiamenti climatici (affrontati nel impatto sulla capacità dell’umanità di nutri-
summit di Parigi dal 30 novembre al 12 di- re i nove miliardi di persone che abiteranno
cembre 2015)1.
Quella che viviamo si rivela una crisi di si-
2
  F. De Filippis, D. Romano, Crisi economia e agricoltura,
stema, che quindi richiede di pensare collet-
Quaderni del Gruppo 2013, Edizioni Tellus 2010.
tivamente a quali politiche mettere in atto L’articolo è scaricabile qui: http://bit.ly/1SHBUVF
3
  L'8 agosto 2016 è stato l’Earth overshoot Day, il giorno
1
  Il sito ufficiale della 21a Conferenza delle parti della in cui la domanda annuale di risorse dell’umanità supera
Convenzione Onu sui cambiamenti climatici: www. ciò che la Terra può produrre. Per approfondire: www.
cop21.gouv.fr overshootday.org

177
il pianeta nell’anno 2050, con i più poveri a che che si fanno sul territorio, dalla politica È evidente come nell’ultimo secolo il lega-
essere i più colpiti. La FAO stima che tra il sul paesaggio che in questo periodo si sta me di dipendenza tra uomo e territorio si
1900 ed il 2000 si sia perso il 75% della di- predisponendo in Regione attraverso il Pia- sia allentato con la globalizzazione e come
versità delle colture4. no Paesaggistico. Coinvolge anche le politi- l’agricoltore sia diventato un produttore
Ma l’agricoltura ha un ruolo importante an- che dei trasporti, quelle sul cibo, sull’alimen- di “merce”, che entra nei mercati finanziari
che in relazione al fatto che le scelte in que- tazione, sulla salute, le politiche sull’acqua, piuttosto che in quelli del cibo che nutre.
sto settore vanno a disegnare i territori di le politiche sul consumo di suolo, sul clima, E allora ci si deve chiedere se il futuro per
vita delle comunità e i paesaggi più di ogni sulla coesione sociale e sull’immigrazione, l’agricoltura regionale debba essere la com-
altra attività economica. fino ai nuovi riassetti istituzionali. Dalle petizione sui mercati internazionali, oppure
se sia necessario ripensare al tema della
rilocalizzazione delle produzioni e della
riterritorializzazione, verso una diversa
economia, valorizzando molti aspetti della Un campo di frumento per la produzione del Pan di
nostra agricoltura che ancora permangono. Muçane
Questi temi sono oggetto di dibattito anche
a livello internazionale (a settembre 2015 si riporta il dato sulla dimensione aziendale e
è tenuta a Roma la seconda conferenza in- mostra un panorama che «è costituito per
ternazionale sull’agricoltura urbana6). lo più da micro-aziende condotte da piccoli
Ma che cosa vuol dire tutto questo? Signifi- proprietari di terreni che si dedicano all’a-
ca ripensare al territorio come luogo della gricoltura con modalità “part-time” ma che
vita e delle relazioni, considerare l’econo- in qualche modo mantengono un legame
mia come spazio di convivenza e di relazio- con il territorio. Il 74,3% della SAU regiona-
La campagna dell’alta pianura friulana Gelsi nell’alta pianura friulana ne. Pochi dati sull’agricoltura regionale ci le è dedicato alla coltivazione di seminativi,
mostrano come a fronte di una popolazio- il 13,8% a prati e pascoli, l’11,7% alle legno-
Di fronte a queste sfide ci si deve interroga- scelte e dalla coerenza con tutte queste po- ne di 1.236.103 abitanti, in Friuli Venezia se agrarie e per lo 0,2% alle orticole»8.
re su quale debba essere il ruolo dell’agricol- litiche si deve partire per riflettere sul ruolo Giulia in base al 6° Censimento dell’Agricol- Con questo panorama c’è la necessità di
tura e quale sia il progetto di territorio, “il dell’agricoltura a livello regionale e su quale tura realizzato dall’Istat nel 2010, ci sono ripensare al ruolo dell’agricoltura in Friuli
progetto di regione”, che si vuole realizzare. agricoltura vogliamo dopo il 2020 (perché 22.316 aziende7, con una contrazione del Venezia Giulia, anche alla luce delle pos-
Questa è la vera questione: quale scenario sicuramente agricoltura ci sarà fino a che ci 33% rispetto al censimento precedente. sibilità che il PSR offre, cercando di capire
si vuole attuare attraverso una pianificazio- sarà l’uomo). La consistenza è di 1,8 aziende ogni 100 abi- se e fino a che punto è possibile ricondurre
ne che sia sostenibile da un punto di vista Pensando ad esempio al rapporto tra agri- tanti, un dato che in un certo senso rappre- una parte delle produzioni verso un sistema
ambientale, sociale ed economico e che sia coltura e paesaggio, è interessante richia- senta il ruolo delle aziende agricole come che, oltre a privilegiare i prodotti locali le-
coerente con le politiche portate avanti sul mare alcuni obiettivi strategici5 della pro- potenziale fulcro delle relazioni di comuni- gati a una tradizione alimentare, si basi su
territorio regionale, facendosi carico delle posta di Piano Paesaggistico della Regione tà. La superficie agricola utilizzata, SAU, è di nuove relazioni tra cittadini: consumatori e
emergenze a livello globale. Friuli Venezia Giulia che riguardano il terri- 218.443 ettari, che significa 1.764 m2 per produttori. Al centro di questa proposta si
In questo contesto, il Piano di Sviluppo Ru- torio regionale: il valore della comunità e il abitante, volendo portare il ragionamen- pone il tema della costituzione di filiere lo-
rale è uno strumento indispensabile ma sen- legame tra territorio e comunità, ma anche to sulla sovranità alimentare e/o sovranità cali, che anche il nuovo PSR fa proprio.
za un progetto entro il quale far confluire le la diversità e il mantenimento dei diversi energetica. Il 28% della superficie regionale E allora è interessante riprendere i ragiona-
azioni dei singoli, le filiere, le istituzioni, la paesaggi e della biodiversità e infine l’impor- (7.845 km2) è SAU, un dato che sottolinea menti che si stanno proponendo, anche nel-
ricerca, le pratiche compatibili che vengo- tanza delle connessioni sia da un punto di vi- come l’agricoltura sia in relazione importan- la nostra regione, nella costruzione di pezzi
no poste in essere, potrà non avere gli esiti sta ambientale che sociale. Questi temi sono te con il territorio e con il paesaggio. di economia solidale attraverso una propo-
sperati. strettamente legati alle scelte che si faranno Anche la lettura che offre il nuovo PSR ci of- sta di legge sull’economia solidale, un tema
L’agricoltura infatti interseca tutte le politi- nel settore agricolo rispetto alle colture e al fre spunti interessanti di riflessione quando sul quale già altre Regioni hanno legiferato
rapporto con il territorio. (ad esempio l’Emilia Romagna e la Provincia
autonoma di Trento).
4
  A questo link maggiori informazioni sul secondo
  Per maggiori informazioni:
6
Rapporto sullo Stato delle Risorse fitogenetiche 5
  I quaderni del Piano Paesaggistico regionale del Friuli
www.agricultureinanurbanizingsociety.com.
mondiali per l’alimentazione e l’agricoltura della FAO: Venezia Giulia sono scaricabili a questo link: http://bit. 8
  Dal PSR 2014-2020, disponibile qui: http://bit.
http://bit.ly/1SpUbIq ly/23ZnLvx.   www.istat.it/it/censimento-agricoltura
7
ly/1qQ04DZ

178 179
Il Forum dei Beni Comuni e dell’Economia della solidarietà invece che della competi-
Solidale9 ha formulato una proposta di legge zione. L’idea di distretto deve poter realizza-
regionale sull’economia solidale con l’obiet- re due condizioni essenziali: in primo luogo
tivo di avviare comunità auto-sostenibili, raggiungere al massimo grado possibile la
attrezzandole ad essere resilienti, consape- sovranità alimentare ed energetica e, in se-
voli che la semplice e spontanea formazione condo luogo, consentire forme avanzate di
e aggregazione di buone pratiche dal basso autogoverno della comunità distrettuale, ri-
non basta, anche perché i tempi sono chia- ducendo al minimo la necessità di ricorrere
ramente incompatibili con la sostenibilità alla delega.
ambientale e sociale. Si legge nella relazione In regione si stanno sperimentando percorsi
che accompagna la proposta di legge: «Serve alternativi, vere e proprie sperimentazioni 4 Buone pratiche
un ruolo attivo di sostegno delle pubbliche di innovazione sociale, attraverso la sotto-
istituzioni, per dotare il movimento dell’eco- scrizione di patti tra cittadini (produttori e
nomia solidale di appositi strumenti, istitu- consumatori) sulla base di un atto reciproco
zioni che lo sorreggano nella sua crescita. E di fiducia: il patto della Farina dell’alto Ison-
la prima istituzione a cui si è pensato, presa tino, il patto del Pan e de la Farine dal Friuli di
a “prestito” dalla Rete italiana dell’economia Mieç10 il patto del Pan e de la Farine di Muçane.
solidale e ormai adottata in altre analoghe Sono tutte filiere locali che si basano su un
proposte di legge regionale, viene definita accordo tra cittadini, che assieme definisco-
“Distretto di Economia Solidale”». no le responsabilità e il prezzo dei prodotti e
Il Distretto di Economia Solidale, secondo che coinvolgono gli agricoltori nell’impegno
questa proposta, corrisponde a un territo- a coltivare prodotti di qualità, i trasformato-
rio (formato da più comuni) in cui riscoprire ri nelle pratiche di trasformazione e infine i
il vincolo essenziale fra la comunità e il suo consumatori, che si assumono parte del ri-
spazio di insediamento, di vita, sotto il segno schio d’impresa diventando coproduttori.

10
  Sull’esperienza del Pan e farine dal Friûl di mieç si veda
  www.forumbenicomunifvg.org
9
l’intervista a Massimo Moretuzzo al capitolo 4.1.

180 181
4.1 P
 an e farine dal Friûl di mieç:
un patto verso l’economia solidale

intervista a Massimo Moretuzzo1


a cura di Elisa Cozzarini

A Sedegliano, il 5 novembre 2015, alcuni può che essere limitata e, per fare la diffe-
soggetti economici coinvolti nella filiera del renza, è necessario aumentare la superficie
pane, diversi cittadini e le amministrazioni coltivata. L’idea di allargarsi ad altri territori
comunali di Basiliano, Flaibano, Mereto di è il primo elemento che ha dato il via al patto
Tomba e Sedegliano, hanno siglato un pat- del Pan e farine dal Friûl di mieç, tra Mereto,
to, intitolato Pan e farine dal Friûl di mieç, per Basiliano, Flaibano e Sedegliano.
l’avvio di una filiera locale, sostenibile e soli- Il secondo elemento sono i nuovi bandi del
dale, della farina di frumento e dei prodotti Piano di Sviluppo Rurale (PSR), che offro-
da essa derivati. È il primo passo verso la no agli Enti locali l’opportunità di costruire
costituzione di un distretto di economia so- progetti di sviluppo agricolo, a cui stiamo già
lidale del Medio Friuli. lavorando, con l’obiettivo di far nascere un di-
Il documento non è un accordo economico, stretto di economia solidale, a partire dall’a-
ma un impegno fra le parti, un patto di soli- gricoltura. Abbiamo cominciato all’inizio del
darietà, appunto. 2015 con la filiera dei cereali, anche prenden-
do spunto da altre esperienze italiane, come
Sindaco, ci spiega come nasce il Pan e farine Spiga & Madia in Brianza, o quella di Dolegna
dal Friûl di mieç? del Collio con il Molino di Trussio. Siamo par-
C’era la volontà di condividere un progetto titi dagli stessi presupposti: una produzione
di sviluppo territoriale sui principi dell’eco- biologica, o comunque basata sulla cono-
nomia solidale. Si partiva dall’esperienza scenza e sulla relazione, che si sostituiscono
della farina di San Marco, una frazione di alla certificazione, la fiducia, la filiera e la co-
Mereto di Tomba, dove il comitato dei fra- struzione partecipata del prezzo.
zionisti coltiva cinque ettari di terreno a È stata costituita un’unica Commissione
frumento biologico e lo trasforma in farina e agricoltura intercomunale e per prima cosa
pane, in collaborazione con il Molino Zorat- abbiamo coinvolto le aziende agricole, a par-
to, con il panificio Job di Mereto e coinvol- tire da quelle più vicine e sensibili ai valori
gendo la piccola distribuzione locale. È un dell’economia solidale. Anche il coinvolgi-
progetto di filiera corta, nato da un percor- mento della piccola distribuzione locale è
so partecipato e realizzato in una proprietà stato fondamentale, perché le piccole botte-
collettiva. Ha dato luogo, tra le altre inizia- ghe nei paesi fungono da centri di aggrega-
tive, alla Sagra di San Marco, che ha vinto il zione per la comunità.
premio Sagre virtuose di Legambiente FVG.
Coltivando pochi ettari di terreno, però, la Come funziona il patto?
produzione della farina di San Marco non Gli agricoltori coinvolti producono il grano,
i mulini presenti sul territorio lo trasfor-
mano in farina, i panificatori realizzano e
  Sindaco di Mereto di Tomba (UD)
1
distribuiscono il pane, i cittadini possono

183
Ciò porta anche innovazione e conoscenza del futuro e una forte sensibilità culturale e
nelle nostre campagne. ambientale. Le elezioni comunali del 2014
hanno portato a un rinnovamento anche
Perché avete scelto di coltivare il frumento generazionale degli amministratori locali.
e fare il pane? Lavoriamo bene, ci siamo trovati in sintonia
Il pane ha una valenza simbolica importan- a immaginare un futuro diverso per il Medio
te, è legato alla religione ma anche alla vita Friuli.
quotidiana. Eppure oggi noi importiamo fa-
rina dall’Ucraina o dal Canada, aumentano Cosa intende quando sottolinea l’impor-
le intolleranze alimentari. Ci sembra assur- tanza dell’identità locale?
do aver dimenticato come si coltiva il fru- Non penso a un’identità immutabile, chiusa
mento e come si fa il pane, anche perché è ed escludente. È l’identità che parte dalla
relativamente semplice, come dimostrano le nostra storia e dalla nostra lingua e si lega al
esperienze in corso. Questo progetto inter- paesaggio e al territorio del Friuli, rispettan-
viene anche per contrastare la monocoltura dolo. Un’identità non di tipo conservatore,
del mais e della soia, che impera nelle no- ma innovativa, aperta, che lega lingua, cultu-
stre campagne. Pone le basi per una nuova ra, storia, paesaggio, ambiente, per la tutela
agricoltura, più rispettosa dell’ambiente e, trasversale della biodiversità locale. Grazie
anche se non impone alle aziende aderenti anche ai fondi del PSR, quest’idea di identità
la certificazione biologica, può servire a fa- locale dovrebbe trovare una sintesi, unendo
vorire le realtà che hanno comunque avviato cultura, sociale e agricoltura, per un paesag-
la conversione a biologico, che prevede tra gio dell’economia solidale, anche con un’of-
l’altro la rotazione delle colture. ferta turistica alternativa. Si potrebbe per
I campi della proprietà frazionale di San Marco L’agricoltura convenzionale ormai non è più esempio avviare il ripristino delle antiche
redditizia: per questo le aziende iniziano a vie rurali che portavano da Udine al Taglia-
acquistare il pane o la farina dagli esercizi A oggi hanno aderito una quindicina di manifestare curiosità e interesse per pro- mento, recuperando parti del territorio che
commerciali aderenti. Il prezzo viene con- aziende agricole, che hanno messo a dispo- poste come la nostra, anche perché vedono sono state distrutte dai riordini fondiari, con
cordato da tutti soggetti della filiera, dagli sizione un totale di circa quaranta ettari di i risultati dell’esperienza del comitato fra- la ripiantumazione di siepi e filari, il ripristino
agricoltori ai cittadini, mettendo in conto terreno. Gli agricoltori si impegnano a pro- zionisti di San Marco. Tuttavia, in generale, dei fossati. L’auspicio è individuare nel PSR
i costi di produzione, di molitura, di stoc- durre seguendo determinate regole, nel ri- il mondo agricolo è poco pronto all’innova- possibilità di finanziamento in questo senso.
caggio, i costi di lavorazione e della piccola spetto dell’ambiente. zione. Manca una cultura agricola, abbiamo
distribuzione, per ottenere un prezzo che Non tutte le aziende aderenti sono certifi- perso la capacità di comprendere e rispetta- Può farci un esempio concreto di come l’e-
sia equo per tutti. L’obiettivo comune è cate bio, ma conta il marchio del territorio, re i tempi e modi di produzione della terra. conomia solidale può avere un effetto posi-
remunerare il lavoro di chi coltiva e di chi che porta con sé la relazione di fiducia tra tivo per una piccola comunità come quella
trasforma, ma anche incontrare le neces- chi acquista e chi produce. Il prodotto viene Qual è la valenza sociale del progetto? di Mereto?
sità e le disponibilità dei consumatori, of- poi conferito a una rete d’impresa, un nuo- Ci aspettiamo un impatto importante. Vo- A novembre e dicembre 2015, con i fondi a
frendo un prodotto buono per tutti. Esiste vo soggetto giuridico creato ad hoc, a cui gliamo dimostrare che l’economia solidale disposizione dall’assesto di bilancio, come
quindi la volontà di costruire un progetto aderiscono tutte le imprese firmatarie. non è un settore di nicchia, ma può diven- amministrazione abbiamo messo a dispo-
di solidarietà sociale, per chi produce e per C’è molto interesse da parte dei cittadini e tare, soprattutto in un momento di crisi sizione delle famiglie buoni spesa fino a un
chi acquista e consuma, un progetto di va- l’esperienza di San Marco insegna che un’i- come quello che stiamo vivendo, un veicolo massimo di 250 euro (per i redditi più bassi),
lorizzazione delle risorse, gestito in modo niziativa di questo tipo attirerà anche per- di cambiamento importante. Puntiamo a far da spendere nei piccoli esercizi commerciali
partecipato e a salvaguardia della dignità sone da fuori, ristoratori e negozianti che crescere nuove progettualità, verso la co- del territorio.
del lavoro, della vita sociale della comunità richiederanno il prodotto. struzione di un modello di sviluppo sosteni- È stato coinvolto circa il 10% delle famiglie,
e dell’ambiente. Al patto stanno partecipando anche l’U- bile, legato al territorio e alle identità locali, quelle con Isee fino a trentamila euro. Il no-
Quello stabilito dal patto per il 2016 è più niversità di Udine e l’Associazione italiana antagonista al modello dominante, basato stro obiettivo era, certo, dare un aiuto ai
del doppio rispetto al prezzo di mercato: va agricoltura biologica (AIAB), che fornisco- sulla crescita senza limiti. cittadini, ma anche contrastare il monopolio
dai quaranta ai cinquanta euro al quintale, no supervisione e consulenza tecnica sui Il progetto non parte dal mondo agricolo, ma della grande distribuzione e permettere alle
contro i diciotto, venti euro del mercato. processi produttivi. da un gruppo di sindaci con una certa visione piccole botteghe di paese di sopravvivere.

184 185
Così i soldi sono rimasti sul territorio e han- sul coinvolgimento dei cittadini, ed è questa 4.2 G
 li orti urbani a Pordenone,
no creato un beneficio diffuso. la parte più faticosa, che richiede un grande
Se sarà possibile, verrà replicata, magari impegno dell’Ente locale. Tutti i meccanismi un collante per la città
anche incentivando l’acquisto non solo nel- partecipativi costano fatica, ma la dimensio-
le botteghe del luogo, ma anche di prodotti ne relazionale è cruciale per la buona riu-
con un marchio territoriale. scita del progetto, va ricostruito il senso di
comunità che si è perso. di Marco Pasutto1
Il PSR incentiverà le filiere locali: che diffe- Molte riflessioni interessanti in questo sen-
renza c’è con la costruzione di distretti di so si trovano negli scritti di Adriano Olivetti.
economia solidale? A Mereto sto cercando di mettere in pratica
L’economia solidale può avere un impatto ciò in cui credo, anche come rappresentan-
solo se agisce su scala ampia e con il coinvol- te del Forum per i beni comuni e l’economia In questi ultimi anni è scoppiato e si sta svi- vata dai dati satellitari, ha calcolato che in un
gimento della comunità: da qui nasce l’idea solidale del Friuli Venezia Giulia. Ma sareb- luppando, nelle città di tutto il mondo, il fe- raggio di venti chilometri dal centro città gli
dei distretti di economia solidale, che nella be importante, per innescare meccanismi nomeno degli orti urbani. Stanno prendendo orti non professionali, nel mondo, occupano
nostra regione dovrebbero coincidere con di economia solidale, avere le risorse per piede declinandosi in forme sempre diverse, una superficie pari ai 28 Stati dell’ Unione
gli Ambiti socio-sanitari. A livello italiano ci coinvolgere figure cruciali nella fase di av- andando oltre a quella che è la mera pro- Europea e hanno un ruolo ancor maggiore
sono alcune esperienze, ma i distretti non vio, quali gli animatori di comunità. Il Forum, duzione, attivando forme di collaborazione all’interno dei centri urbani, assumendo il
sono ancora realtà consolidate. Un buon a livello regionale ha presentato una propo- sempre nuove, complesse e diversificate. ruolo di veri e propri spazi sociali, palestre
esempio è quello della Rete di Economia Eti- sta di legge sui distretti solidali, che da oltre Gli orti urbani, aumentando costantemente di civismo, dove piccole comunità di cittadini
ca e Solidale (RES) delle Marche2. due anni attende di essere discussa dal Con- di numero, nelle varie modalità, vanno ben interagiscono, diffondendo velocemente la
Il distretto è un sistema di economia locale siglio regionale. Purtroppo c’è ancora poco oltre il loro valore simbolico, dal momento cultura delle buone pratiche ambientali, del-
che si basa sulle filiere corte, ma soprattutto interesse per queste forme di economia, da che ottengono anche la funzione reale di la buona alimentazione e del senso e della
parte di chi occupa i posti di comando... recupero di spazi urbani, che altrimenti an- lotta contro gli sprechi alimentari.
drebbero destinati magari alla speculazione In Friuli Venezia Giulia, da un’indagine
  http://web.resmarche.it/resmarche/index.html
2
edilizia o all’abbandono, e quindi, di fatto, si dell’IRTEF, istituto di ricerca con sede a Udi-
configurano come autentici strumenti di po- ne, emerge un tessuto non professionale
litica urbanistica. agricolo di oltre 1.400 ettari coltivati a orti,
Inoltre, incrementando le aree verdi, miglio- con più di 250mila famiglie coinvolte. La ten-
rano e preservano la qualità dell’ambiente, denza è alla crescita e sta esplodendo sem-
creando un piccolo polmone verde che va pre di più anche nelle zone più urbanizzate.
a mitigare l’inquinamento. In aggiunta pro- A Pordenone città, la progettazione e la cre-
pongono anche un senso paesaggistico at- azione di orti urbani è iniziata da diversi anni
traverso le attività agricole, recuperando e sta svolgendo un ruolo importante nella
aree talvolta impensabili. In più, possono
svolgere anche una caratteristica funzio-
ne estetica con colori e forme insolite per
un ambiente che apparentemente poco si
presterebbe. In un quadro generale in cui il
consumo di suolo sta diventando un fattore
di attenzione preminente, gli orti urbani si
collocano al posto giusto al momento giusto.
Per capire la portata della tendenza globa-
le, una recente stima della rivista scientifica
online Environmental Research Letters, rica-

1
  Marco Pasutto è l’ideatore dell’orto “Le Coccinelle” di
Vallenoncello, gestito dall’Associazione Micromondo di
Famiglie. Marco Pasutto nell’orto sociale “Le Coccinelle”

186 187
pubblica, sia quelli promossi da privati, si buon samaritano”, coordinato dal pastore
collocano omogeneamente nelle varie zone Miglio, insieme a un gruppo di “aspiranti con-
della città: nel quartiere di Rorai Grande, in tadini” ha fornito prodotti per oltre trecento
Comina (presso l’opera Villaggio del Fanciul- borse alimentari al mese, incrementando il
lo), a Villanova, a Torre, a Vallenoncello (con circuito positivo di solidarietà. Oltre alla so-
l’Associazione Micromondo di Famiglie e “Le lidarietà, gli orti urbani di Pordenone hanno
cuiere di San Giuseppe” della Cooperativa portato anche bellezza e cultura-ecologista.
Sociale Abitamondo), a Borgomeduna, nel È il caso dell’orto solidale “Le Coccinelle” di
parco di Villa Carinzia in viale Martelli e in Vallenoncello, che nel settembre 2014, con
via Brusafiera, con il laboratorio di perma- un percorso orticolo innovativo, ideato in
coltura urbana “Oltre il giardino”, lanciato da collaborazione con l’associazione Biodiver-
“Il ballo della scrivania”. samente di Francesca Del Santo ed Emiliano
Lavorare all’orto sociale è anche un’occasione di in- Ma chi sono e cosa coltivano questo eserci- Buffo, ha vinto il premio internazionale “Alla
contro e aggregazione to di coltivatori? ricerca della Biodiversità”2, per aver coinvol-
Sempre dallo studio dell’IRTEF, si evince che to ben 273 bambini delle scuole elementari
vita di molti cittadini. Una delle prime espe- sono pensionati (45%), casalinghe (14%), e medie di Pordenone.
rienze è stata quella avviata dalla Provincia, impiegati (12%), operai (10%), lavoratori au- Infine, a pochi passi dal centro, in via Bru-
nel parco di Villa Carinzia, nel 2000: “Il giar- tonomi, commercianti e imprenditori (8%), safiera, è di scena da fine 2014 il laborato-
dino delle sorprese”, un progetto finalizzato insegnanti (4%). rio urbano “Il ballo della scrivania” che cura
all’inserimento dei disabili in un contesto di Le nazionalità presenti sono un mix tra ita- un’area del posto costruendo piccoli orti con
apertura alla città e alle scuole, usando lo liani e cittadini provenienti da tutto il mon- la tecnica della permacoltura e ha l’obiettivo
strumento dell’ortoterapia, in collaborazio- do: questo fa intuire l’importanza di questi più ampio di riprogettare lo spazio urbano
ne con l’Azienda Sanitaria n. 6. spazi, che diventano luoghi di incontro e oc- nell’ottica della sostenibilità, del riciclo e del-
In seguito, nel 2009, l’Assessorato alle Politi- casioni di integrazione basati sul fare pratico la rigenerazione degli spazi urbani.
che Sociali del Comune di Pordenone ha av- e sulle relazioni. Tutte queste esperienze, sperimentali e
viato i primi orti sociali in alcune zone della Gli orti urbani consentono la produzione di L’orto “Le Coccinelle” di Vallenoncello è anche uno consolidate, ci permettono di capire l’im-
città. Dopo un bando di assegnazione, il 25 ortofrutta tipica e di stagione, permettendo spazio di sperimentazione portanza della riscoperta di una parte della
aprile 2010, le prime famiglie hanno ottenu- ai residenti di cibarsi in modo sano e genui- nostra natura storica agricola e la capacità di
to uno spazio per coltivare un orto e inizia- no attraverso una “filiera a metro zero”, colti- nei modi e negli anni, fino a oggi. Ha dato un inglobare in chiave moderna una finestra di
re il proprio lavoro. Partendo da circa 150 vando prodotti (pomodori, zucchine, cetrioli contributo importante anche l’Associazione campagna del passato all’interno della città
famiglie, il numero delle persone coinvolte ecc.) tipici locali e non, ma anche trovando Micromondo di Famiglie e si è arrivati a do- futura.
negli orti, divisi in lotti di diverse metrature, l’occasione di sperimentare ortaggi magari nare nel 2015 due tonnellate di ortofrutta
ha superato ben presto le 200 unità. Sono scambiati con altri orticoltori del vicino spa- per le borse alimentari distribuite dalla Ca-
stati interessati non solo cittadini, ma anche zio, e talvolta provenienti da posti lontani: ritas di Pordenone. Analogamente, dall’altro 2
  Il premio è stato assegnato nell’ambito del progetto
associazioni che si sono dedicate al tema così facendo gli ortaggi assumono il ruolo di lato della città, in Comina, l’orto collettivo “Il SIIT, con capofila l’Università di Treste: www.siit.eu
agricolo, ingrandendo così ulteriormente la veri e propri beni relazionali.
platea degli interessati. Questi spazi strutturati spesso creano la
Va segnalato che, parallelamente nel tempo, possibilità di far nascere un susseguirsi di
si sono creati in città diversi momenti forma- progetti sociali, dando vita a nuove iniziati-
tivi e divulgativi sulle tecniche di coltivazio- ve. È il caso di “Hortus Naonis”, un progetto
ne dell’orto, ma soprattutto si sono moltipli- partito dalla collaborazione della Coopera-
cate le occasioni per sensibilizzare i cittadini tiva Noncello, con l’Azienda Sanitaria n. 6 e
alla coltivazione con metodi e tecniche che il Comune di Pordenone. Nel 2013 è stata
escludono pesticidi o concimi chimici, con- avviata l’iniziativa “Adotta una piantina”, con
tribuendo così a formare sempre di più per- l’obiettivo di riempire le borse alimentari de-
sone consapevoli verso la ricerca di prodotti stinate ai bisognosi, e sono stati tutti gli orti
naturali e di alto valore. Oggi a Pordenone sociali e collettivi di Pordenone. Questo pro-
gli orti sociali, sia quelli nati per iniziativa getto è di fatto continuato, modificandosi

188 189
4.3 L
 ’ Associazione fondiaria:
uno strumento per la rinascita della montagna

intervista a Luca Postregna1


a cura di Renato Marcon

La prima Associazione fondiaria delle Alpi La ricerca di soluzioni, elaborate in occasio-


orientali nasce in Friuli Venezia Giulia, nella ne della campagna elettorale, per superare
Valle dell’Erbezzo, la più sud-orientale delle la polverizzazione fondiaria che condiziona
Valli del Natisone, in provincia di Udine. fortemente ogni possibile iniziativa valli-
giana si è incontrata con le esperienze pie-
montesi delle prime associazioni fondiarie
costituite nel 2012 nel Cuneese e nell’Ales-
sandrino, che a loro volta si rifacevano alle
esperienze francesi dell’Association foncière
pastorale, in base alla legge del 1972 sulla
valorizzazione pastorale3.
L’Associazione fondiaria, che in Italia manca
di un supporto legislativo, è uno strumento
di contrasto alla marginalità delle aree mon-
tane e collinari.
Consente, con l’accorpamento della fram-
mentazione fondiaria, il possibile recupero
I soci fondatori dell’ASFO il 19 maggio 2015 dei terreni abbandonati attraverso la co-
stituzione di un’associazione volontaria fra
La costituzione dell’Associazione fondiaria i proprietari dei terreni appartenenti a un
trova origine dal laboratorio di idee creato ambito geografico omogeneo.
da un gruppo di giovani impegnati a indivi- La finalità è quella di consentire un accorpa-
duare buone pratiche da perseguire per lo mento funzionale alle iniziative di recupero
sviluppo sostenibile di un’area decisamente dell’utilizzo delle aree prative ai fini agro
marginale quale quella delle Valli del Nati- pastorali, contribuendo in tal modo alla pre-
sone. Il gruppo, inizialmente aggregato da servazione e in gran parte alla riconquista
una lunga battaglia per la difesa dei prati di del tradizionale paesaggio delle Valli del Na-
Tribil inferiore che ha “catturato” anche un tisone.
frequentatore assiduo delle Valli quale il L’Associazione, che non ha fini di lucro e non
curatore della presente intervista2, si è suc- usucapisce i beni conferiti per statuto, con-
cessivamente cimentato, con successo, alle tribuisce a conservare le singole proprietà,
elezioni del Comune di Stregna nel 2014. incrementare i valori fondiari dell’insieme
delle aree coinvolte e consente di generare
esternalità positive per l’intera comunità.
  Sindaco di Stregna (Ud).
1

2
  Renato Marcon, sanvitese, è stato eletto consigliere 3
  Loi n° 72-12 du 3 janvier 1972 relative à la mise en
comunale di Stregna nel 2014. valeur pastorale

191
Il contatto con il prof. Andrea Cavallero Sindaco, quali sono state le maggiori diffi-
dell’Università di Torino, che dell’Associa- coltà incontrate per la costituzione dell’As-
zione fondiaria è colto divulgatore e ani- sociazione fondiaria?
matore, presente nelle Valli all’incontro La fase di avvio non è stata complicata. Sia-
promosso dal Comune di Stregna nel mar- mo stati introdotti all’argomento nel 2013
zo del 2015, con la partecipazione anche da Gabrile Iussig, forestale, già allievo del
dell’Assessore regionale Santoro, è stato prof. Cavallero dell’Università di Torino, du-
un momento fondamentale nella decisione rante una passeggiata nei castagneti della
di costituire l’Associazione fondiaria della frazione di Dughe, accompagnati anche dal
Valle dell’Erbezzo (ASFO). prof. Livio Poldini.
L’ASFO Valle dell’Erbezzo è stata formal- L’argomento è stato dunque ripreso all’inizio
mente costituita nel maggio del 2015. del mandato elettivo sfruttando in questo
L’Associazione fondiaria Valle dell’Erbezzo modo la visibilità che avevamo raccolto. È
è composta da settanta soci, incluso il Co- stato sufficiente utilizzare il materiale delle
mune di Stregna, che è stato tra i soci fon- precedenti esperienze piemontesi e adat-
datori. Ad oggi sono state conferite oltre tarlo alla nostra realtà territoriale.
320 particelle catastali, equivalenti a 42
ettari di terreni localizzati principalmente Qual è stata la risposta della popolazione
nei pressi delle frazioni di Stregna, Oblizza locale?
e Tribil Superiore. Molto buona: fin da subito siamo riusciti
Abbiamo chiesto al giovane Sindaco di a coinvolgere quelli che sono diventati i
Stregna, Luca Postregna, di fare il punto soci fondatori. Percepite le potenzialità
L’ASFO tra le frazioni di Stregna e Postregna su quest’esperienza. dello strumento, si sono motivati a con-

L’ASFO a Oblizza L’ASFO a Tribil Superiore

192 193
tattare i proprietari dei fondi. Grazie a un forestale. Successivamente procederemo Quali sono le prospettive future dell’ASFO za di ampie superfici prative, in particolare in
finanziamento regionale per il recupero dei con la redazione di un piano pascolivo delle Valle dell’Erbezzo? prossimità delle frazioni di Tribil Superiore e
terreni incolti e abbandonati, è stato possi- aree, in modo da ottimizzare al più presto il In questi mesi l’attività dell’Associazione si Tribil Inferiore. La regolarità degli sfalci e l’a-
bile iniziare il confronto con i cittadini che, loro valore fondiario. sta concentrando nelle adiacenze dell’edi- sportazione della biomassa ha caratterizza-
una volta rassicurati del mantenimento della ficato delle frazioni, su terreni particolar- to queste aree per l’elevata biodiversità, fino
proprietà, della facilità di contribuire e allo È stato possibile utilizzare un sostegno mente impervi e incespugliati. Altro aspetto a 70 specie per ettaro.
stesso tempo abbandonare l’iniziativa, han- pubblico a supporto dell’ASFO? che approfondiremo prossimamente sarà Il loro valore naturalistico e agricolo cre-
no colto l’obiettivo che ci siamo posti, cioè Finora in Italia c’è un vuoto normativo quello selvicolturale: in questo caso sono da do possa essere sfruttato anche economi-
restituirci quel paesaggio che è ampiamente sull’argomento. affrontare alcuni aspetti legati al particolare camente, integrato con l’attività pascoliva
legato alla memoria dei più anziani. Sul fronte piemontese però il prof. Cavallero valore economico della biomassa, ma ci sono regolata da buoni piani di gestione. Credo
sta lavorando a iniziative di legge sia regio- buone prospettive. Inoltre, il territorio di sarà questa la direzione che suggeriremo di
Come funziona nel concreto la gestione nali che nazionali. Sono certo che la Regione Stregna si caratterizza anche per la presen- intraprendere in futuro.
delle aree conferite all’ASFO? Friuli Venezia Giulia stia seguendo con inte-
L’efficacia risiede nella sua semplicità: i soci resse la nostra sperimentazione.
conferiscono la gestione dei fondi all’Asso- Più direttamente, il sostegno dell’ammini-
ciazione, che a sua volta programma inter- strazione comunale di Stregna ha certa-
venti di recupero e quindi cede le superfici ai mente aiutato a gestire i rapporti con gli enti
potenziali operatori, in particolare pascolivi. pubblici e privati sovracomunali, come ad
Il tutto è regolato da comuni contratti agra- esempio per i dati cartografici e catastali.
ri, garantendo in questo modo la tutela per
tutte le parti. Può l’ASFO favorire il ritorno del lavoro
nelle aree marginali e contrastare l’abban-
Quali sono le principali difficoltà fino ad dono del territorio collinare e montano?
ora incontrate nella gestione dell’ASFO? La legislazione regionale in passato ha già
Tra gli aspetti che abbiamo affrontato nel provato ad affrontare il problema del fra-
primo anno di lavoro, i più rilevanti sono la zionamento e della multiproprietà, ad esem-
predisposizione dello statuto e dei moduli di pio con i piani d’insediamento produttivo
adesione. Stiamo perfezionando una bozza agricoli o di razionalizzazione fondiaria, con
dei contratti d’affitto tra l’Associazione e gli scarsissimi risultati. Quell’approccio sug-
operatori, che possono essere terzi, ma an- geriva ai Comuni di intervenire sui diritti di
che i soci stessi, ai quali comunque è garan- proprietà, ma non si è andati molto lonta-
tito un utilizzo personale e parziale dei fondi no. Questo è invece uno strumento che sta
concessi all’ASFO. avendo un buon riscontro in Piemonte e
Lombardia, oltre che ovviamente in Francia,
Quali supporti tecnici sono necessari per la dove si è già affermato. D’altro canto le at-
corretta gestione? tività agricole in zone rurali come la nostra
Anche se non è propriamente un supporto sono difficili, basti pensare all’abbattimento
tecnico, abbiamo avuto innanzitutto una dei prezzi del foraggio delle nostre Valli, sep-
fruttuosa collaborazione con l’ufficio legale pur di elevatissima qualità.
della Coldiretti di Udine, che ci ha assistito L’alternativa che stiamo cercando di costrui-
nella predisposizione dei moduli di adesione re è quella pascoliva; anche qui però un po’ ci
e dei contratti d’affitto. scontriamo con il fatto che la tradizione non
Si tratta del conferimento di un bene, e il è diffusa sul territorio. È innegabile comun-
supporto dell’associazione degli agricoltori que che stiamo ponendo basi interessanti
è stato prezioso. per un ripristino agricolo del nostro territo-
A breve partiremo con i primi interventi rio, affrontando il problema della parcelizza-
di recupero sui fondi dell’ASFO, la cui pro- zione, e stimolando l’interesse di potenziali
grammazione è organizzata da un tecnico agricoltori.

194 195
4.4 S
 torie di nuova agricoltura nella provincia
di Pordenone

di Elisa Cozzarini

Il progetto mette in evidenza le potenzialità


del nostro paese, così legato alla produzione
Da questa immagine di cibo. È importante non solo localmente,
con uno smartphone ma soprattutto perché lascia intuire che, al-
si può accedere diret- largando lo sguardo all’intero Friuli Venezia
tamente alle video- Giulia e all’Italia, ci sarebbe davvero una mi-
interviste “Storie di riade di storie positive da valorizzare. Tante
nuova agricoltura” piccole esperienze che, messe assieme, han-
no un potenziale rivoluzionario.
Nuove soluzioni alla crisi, sostenibili e inno- Lo spunto della campagna di Legambiente
vative, possono nascere in aree marginali e deriva da una riflessione sul tema di Expo
nel settore primario. Lo dimostrano le mol- 2015, con una lettura particolare della pro-
tissime esperienze virtuose di agricoltura e duzione di cibo: come le diverse tradizioni
allevamento sorte in provincia di Pordenone del cibo si sono via via sedimentate sul ter-
negli ultimi anni. Il Circolo Legambiente “Fa- ritorio? Che paesaggi hanno prodotto, sugli
biano Grizzo” ne ha incontrate alcune, lungo stessi luoghi, a partire dall’Ottocento fino a
le esplorazioni partecipate del progetto “Il oggi? L’evoluzione della società contempo-
cibo produce e trasforma i paesaggi”. Sono ranea e, soprattutto, del rapporto tra città e
tante piccole aziende che, in equilibrio tra campagna, può portare anche ad avere delle
tradizione e innovazione, fondano nuove trasformazioni sul paesaggio, indotte dagli
economie attraverso un ritorno rivisita- stili di vita, dai modelli comportamentali,
to alla terra, con un’attenzione particolare dalle abitudini alimentari della popolazione.
all’ambiente, al paesaggio e al sociale. La ricerca è partita dall’analisi delle carto-
grafie, dei testi dell’Associazione agraria
friulana e delle riviste che si interessavano
di agricoltura nei diversi periodi storici, per
ricostruire quello che è stato in passato il
rapporto dell’uomo con le produzioni locali.
Alcuni cibi sono completamente scomparsi
dalla provincia di Pordenone e, assieme a
loro, anche interi paesaggi sono stati cancel-
lati, ad esempio quello delle risaie.
L’obiettivo del circolo di Legambiente è
anche lanciare un messaggio alla politica:
il futuro dell’agricoltura non deve essere
considerato solo in termini burocratici, per
Una capra presso l’azienda Fabee di Sesto al Reghena ottenere i finanziamenti che l’Ue mette a di-

197
e allevare le capre, producendo formaggio, In pianura, a Sesto al Reghena, quasi al con- il mondo, l’azienda agricola Tina ha punta-
gelato, yogurt (http://bit.ly/207eNXj). fine con il Veneto, hanno fondato la loro to invece sulla diversificazione, con l’alle-
Tra le montagne della Val Tramontina, azienda Luca Allaria e sua moglie, lascian- vamento dell’oca, l’agriturismo, il frutteto,
Amanda Ciri ha fondato l’azienda Sottoso- do Torino per cambiare vita. Oggi allevano l’orto sinergico, la fattoria didattica e l’im-
pra (http://bit.ly/1MSbGQX), lasciando Ve- le capre e producono formaggi, fondendo pegno nel sociale (http://bit.ly/1WceZVb).
nezia, e si dedica a un gregge di pecore. Il tradizione piemontese e tipicità friulane L’innovazione, a Travesio, potrebbe partire
suo caseificio è nella vecchia latteria, messa (http://bit.ly/207iZq8). Nella periferia di dalla coltivazione dell’orzo per il malto, fa-
a disposizione dall’amministrazione comu- Pordenone Marco Pasutto, insegnante e cendo rivivere la tradizione dei birrifici che
nale di Tramonti di Sotto: così Amanda tiene laureato in Agraria, ha scelto di avviare un qui esistevano nel periodo austroungarico
L’allevamento di bufale di Michele Capovilla a Castello aperto e vivo un luogo caro alla comunità e progetto di sperimentazione agricola con (http://bit.ly/23h2NEH). Una forte valenza
di Aviano allo stesso tempo lo utilizza per il suo lavoro. valenza sociale: l’orto le Coccinelle (http:// sociale ha l’azienda “La contrada dell’oca”, di
A Tramonti di Sopra, invece, ha deciso di vi- bit.ly/1XgUjtz). A Zoppola l’azienda agricola Fanna, impegnata anche nella valorizzazio-
sposizione attraverso la PAC, serve invece vere Xiaolei Xue, originaria di Shanghai, che Ecoqua ha riconvertito a biologico 19 etta- ne della lingua friulana e di altre lingue mi-
una politica territoriale autonoma, specifica ha imparato a fare i formaggi della tradizio- ri di terreno, dove la biodiversità aumenta noritarie (http://bit.ly/1oBTmjE).
dei diversi territori. Le nuove pratiche infatti ne locale con le sue mani. A volte, in agritu- (http://bit.ly/1ROcxir). Il microclima mediterraneo di Caneva per-
producono trasformazioni con un impatto rismo, prepara anche i ravioli cinesi. (http:// Tradizionale in questa zona del Nordest ita- mette la coltivazione della vite, in partico-
forte, basti pensare al boom nella produ- bit.ly/25KUpPX) liano è anche l’acquacoltura, grazie alle ac- lare la varietà autoctona del verdiso, degli
zione del prosecco nella pianura friulana, La riscoperta delle mele antiche è al centro que purissime della zona delle risorgive. Qui ulivi per l’olio e del figo moro (http://bit.
che non ha nulla a che fare con la tradizio- del lavoro di Christian Siega e sua moglie si allevano le trote per nuovi prodotti per le ly/1TBWbhr). Sempre in questo comune,
ne e dipende dal mercato estero. Le realtà Serena, che producono succo biologico dagli mense scolastiche a chilometro zero (http:// opera l’unica malga con fattoria didattica,
imprenditoriali che Legambiente ha deciso antichi frutteti di Costabeorchia, un picco- bit.ly/1XgUTYr). gestita da Sonia e Luca Pancotto, che han-
di raccontare con delle videointerviste li- lo borgo che guarda sul fiume Tagliamento Nel Comune di San Giorgio della Richin- no realizzato il loro sogno: fare i contadini
beramente fruibili sul web (http://bit.ly/1Z- (http://bit.ly/207gS5A). velda, conosciuto per la monocoltura delle (http://bit.ly/23btWfC).
gK3RU) trasformano il paesaggio in base a A Pradis di Sopra, dopo alcuni anni di chiusu- barbatelle, le giovani viti vendute in tutto
principi coerenti con la tradizione e con la ra, ha riaperto la latteria, grazie all’iniziativa
nostra visione di un futuro sostenibile. Sono di un allevatore locale, Narciso Trevisanut
state privilegiate esperienze di costruzione e di un casaro, Federico Segatto. Quest’at-
di filiere corte, di agricoltura sociale, di recu- tività consente la sopravvivenza di alcu-
pero di prodotti tradizionali, reinterpretati ni piccoli allevamenti montani (http://bit.
in modo moderno, oppure di nuove produ- ly/1oBPYFe). A pochi metri di distanza dalla
zioni che permettono di inquinare meno, latteria, vive il pastore Ignazio, trasferitosi
avvicinandosi a una gestione più ecologica nelle montagne friulane dalla Sardegna. Al-
dello spazio agricolo. leva le pecore e produce il pecorino (http://
bit.ly/1S25UhS).
Nella pedemontana pordenonese, di recen-
te si è cominciato a coltivare lo zafferano
(http://bit.ly/1SAhfA9), scoprendo che ci
sono tutte le condizioni per un prodotto di
qualità. A Dardago, la frazione del comune
di Budoia dove opera l’azienda agricola di
Diego Zambon, è nata anche la festa dello
zafferano ed è sorta una cooperativa con
l’obiettivo di allargare le coltivazioni ad al-
tre terre. In questa zona sono attive anche
l’azienda agricola di Michele Capovilla, per
l’allevamento dei bufali (http://bit.ly/1UIhI-
Gs), e la “San Gregorio”, di Massimo Cipolat,
che da insegnante ha deciso di cambiare vita La raccolta dello zafferano a Dardago La malga Fossa di Sarone è gestita dalla famiglia Pancotto

198 199
NOTE BIOGRAFICHE DEGLI AUTORI

Moreno Baccichet è architetto professionista. È dottore di ricerca in Storia


dell’architettura e dell’urbanistica e si occupa di storia del territorio vene-
to-friulano. Da alcuni anni insegna presso l’ateneo veneziano di architet-
tura, a Ferrara e all’Università di Udine, tenendo corsi sulla storia e sulla
pianificazione del territorio. Svolge attività di volontariato con Legambiente
FVG relativamente ai temi dell’urbanistica partecipata e della tutela del pa-
esaggio.

Elisa Cozzarini, giornalista e scrittrice. Collabora tra l’altro con La Nuova


ecologia. Nel 2014 ha vinto il premio “Simona Cigana” del Circolo della
stampa di Pordenone per il giornalismo d’inchiesta con una serie di video
realizzati nell’ambito del progetto “Fortezza FVG” di Legambiente regiona-
le sul recupero dei beni militari dismessi in Friuli Venezia Giulia.

Mario Gregori è professore ordinario di economia agro-alimentare all’Uni-


versità di Udine. È stato consulente di diverse amministrazioni, organizza-
zioni e consorzi sui temi dello sviluppo rurale. Per scelta ha sempre seguito
da vicino l’evoluzione dell’agricoltura regionale predisponendo e parteci-
pando a numerosi progetti.

Renato Marcon, architetto, è Presidente del Circolo Legambiente “Fabia-


no Grizzo” di Pordenone. Dopo una pluridecennale esperienza professio-
nale nei settori della pianificazione territoriale e dell’analisi e valutazione
ambientale, non più in attività, si occupa in particolare della ricerca di buone
pratiche per la gestione sostenibile del territorio.

Marco Pasutto, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie e Biotecnologie, è


insegnante di materie agrarie e fondatore degli orti sociali biologici e solida-
li “Le Coccinelle” a Pordenone.

Lucia Piani è ricercatrice presso l’Università di Udine e docente di Valutazio-


ne Ambientale e Processi di Decisione presso il corso di laurea magistrale in
Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio. È coinvolta in studi sull’e-
conomia solidale, sul governo del territorio, sullo sviluppo di aree a bassa den-
sità insediativa, sull’agricoltura in aree montane, su agricoltura e ambiente.

201
RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano i Comuni, gli Enti (inclusa la Regione che ha finanziato il pro-


getto), le associazioni, i comitati, le aziende agricole coinvolte e tutte le per-
sone che hanno contribuito in vario modo alla realizzazione del progetto
Cibo&Paesaggio.
Un ringraziamento particolare va ai volontari direttamente coinvolti,
ma  anche ai soci e partecipanti alle escursioni che ne hanno supportato la
logistica e alimentato il dibattito, che è stato stimolo alla realizzazione di
tutte le iniziative nell’ambito del progetto.
Un ringraziamento speciale va a Franca, Manuela, Lorenzo, Manuela, Lucia,
Mario, Bepo... e a tanti altri e infine a Moreno per l’instancabile impegno
profuso.

203
INDICE

Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7

1 Una lettura diacronica (Moreno Baccichet) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11


1.1 Leggere le trasformazioni del paesaggio attraverso le strategie
dell’alimentazione: brevi note sull’allevamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 13
1.2 Imparare da Marsure: un’indagine di ecologia storica
lungo un transetto della pedemontana pordenonese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 35

2 Proposte per una lettura territoriale (Moreno Baccichet) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 91


2.1 Aviano e Budoia: l’allevamento pedemontano
tra tradizione e modernità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 93
2.2 La rinascita culturale di Tramonti passa per il cibo?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 101
2.3 Nuovi progetti pastorali a Clauzetto e sul Monte di Asio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 117
2.4 Il Sanvitese, una terra di acque. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 125
2.5 Pinzano e Castelnovo: complessità ecologiche
e colturali tra pianura e collina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 133
2.6 Le paludi del Sile: Panigai e Azzanello. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 143
2.7 I nuovi paesaggi dell’agricoltura industrializzata
a San Giorgio della Richinvelda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 151
2.8 Le malghe di Caneva e Polcenigo: una recente tradizione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 159

con mappe a cura di Walter Coletto

3 Problemi e prospettive di politica dell’agricoltura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 171


3.1 Pagine nuove per una perdente (Mario Gregori). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 173
3.2 Il cambiamento possibile: l’agricoltura come spazio
di convivenza e di relazione (Lucia Piani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 177

4 Buone pratiche. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 181


4.1 Agricoltura: progetto sociale e patti territoriali
- Pan e farine dal Friûl di mieç (intervista a Massimo Moretuzzo ) . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 183
4.2 Gli orti urbani a Pordenone, un collante per la città (Marco Pasutto) . . . . . . . . . . pag. 187
4.3 L’Associazione fondiaria:
uno strumento per la rinascita della montagna (intervista a Luca Postregna) . . pag. 191
4.4 Storie di nuova agricoltura nella provincia di Pordenone (Elisa Cozzarini) . . . . pag. 197

Note biografiche degli autori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 201

Ringraziamenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 203


Finito di stampare
nel mese di settembre 2016
presso Rosso soc. coop.
Gemona del Friuli (UD)
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