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STORIA ECONOMICA: OGGETTO

• Oggetto della storia economica: fatti economici


e politica economica nel breve e nel lungo
periodo
• Sistema economico: organizzazione economica
di una certa area, in un arco temporale
determinato
• Riproduzione semplice di un sistema
• Riproduzione allargata di un sistema
• Postulati dell’analisi storico-economica:
a) conoscenza delle peculiarità mentali,
sociali e culturali dell’uomo, a livello
individuale e collettivo;
b) adozione di un paradigma interpretativo
per la classificazione degli argomenti
secondo un ordine logico
METODO
• Nascita della “scuola classica”, attraverso
l’adozione del metodo logico-deduttivo”
nella teorizzazione dei meccanismi che
avevano regolato la fase iniziale del
capitalismo
• Fondatori della “scuola classica” e
dell’economia politica (fine del XVIII sec.–
albori XIX sec.): Adam Smith, David
Ricardo, Thomas Robert Malthus
• Economisti della “scuola classica”:
sostenitori del massimo liberismo e di leggi
ritenute universali
• Paese oggetto di analisi degli economisti
della “scuola classica”: l’Inghilterra durante la
prima rivoluzione industriale e, quindi, in una
fase di grande ottimismo
• Diffusione della dottrina della “scuola
classica” anche in Francia (secondo Jean-
Baptiste Say: le leggi dell’economia erano
insite nella natura delle cose)
• Fondatori della “scuola storica” (metà del
XIX sec. – albori del XX sec.): Frederic List
(precursore), Hildebrand…
• Metodo della storia economica, introdotto
dalla “scuola storica”: metodo induttivo
(osservazione sistematica dei fatti)
• Paese oggetto di analisi della “scuola
storica”: una Germania ancora divisa in una
miriade di piccoli Stati con assetti socio-
economico-istituzionali spesso assai diversi
• Con la “scuola storica”: affermazione della
relatività delle leggi economiche
• Caratteristiche delle leggi economiche
secondo la “scuola storica”: legate a
determinate contingenze storiche, nonché a
specifiche condizioni ambientali, geografiche
ed istituzionali
• Conseguenti periodizzazioni dello sviluppo
economico
• Teoria degli stadi dello sviluppo di Frederic
List (nel 1840): classificazione sulla base del
livello di civiltà raggiunto da ciascuna comunità
(cacciatrice, pastorale, agricolo-manifatturiera
e agricolo-industriale-commerciale)
• Periodizzazione degli stadi della crescita di
Hildebrand (nel 1860 ca.): rapportata alla
tipologia degli scambi economici prevalenti
(economia naturale; economia monetaria;
economia creditizia)
• Nella seconda metà dell’Ottocento, attraverso
gli studi della “nuova scuola storica”:
perfezionamento del metodo induttivo, avvio
del processo di affermazione della storia
economica come disciplina autonoma e
acquisizione di grande prestigio internazionale
degli studi effettuati in Germania
• “Nuova scuola storica” tedesca: propugnatrice
dell’intervento dello Stato nella vita economica
• Inoltre, a partire dagli anni ‘70 dell’Ottocento:
recupero dell’ideologia classica ad opera degli
economisti marginalisti (neo-classici)
• Studi dei marginalisti: analisi preferenziale della
domanda rispetto all’offerta e conseguente
sofisticata elaborazione teorica, attraverso
modelli matematici
• Marginalisti: sostegno intransigente al metodo
logico-deduttivo
• Attraverso Schmoller, importante esponente
della “nuova scuola storica”: distinzione tra
leggi morali, proprie dell’economia, e leggi
naturali, peculiari della fisica
• Leggi morali: variabili in rapporto alla
variabilità del sistema di riferimento, quindi
inerenti allo sviluppo storico delle istituzioni
economiche
• Leggi naturali: proprie della fisica, giungono a
conclusioni di carattere universale
• Agli inizi del ‘900: filiazione della “nuova
scuola storica” tedesca in Usa (dottrina
“istituzionalista”)
• Diffusione delle prime riviste specialistiche di
Storia economica e diffusione delle cattedre
universitarie per l’insegnamento della
disciplina, a dimostrazione dell’avvenuta
conquista della sua piena autonomia
scientifica e didattica
• A partire dagli anni ’20-’30 del ‘900: crescente
intensificazione della collaborazione tra storici
economici ed economisti (ad esempio, per
l’elaborazione delle teorie sui cicli)
• Dopo la II guerra mondiale: riproposizione, in
chiave moderna, della teoria degli stadi dello
sviluppo (per lo studio dell’economia del
sottosviluppo)
• Nella “New economic history”: recupero
dell’approccio neo-classico, attraverso la
costruzione di modelli matematici
INTERDISCIPLINARITÀ

• Economia: strettamente correlata con la


storia economica che da essa è stata
originata e della quale costituisce parte
integrante e complementare
• Statistica: fornisce serie molteplici e più o
meno complesse di dati, quantitativi e
qualitativi, su: prezzi, corsi dei titoli,
produzioni, salari…
• Demografia: fornisce svariate informazioni di
grande importanza, per gli indiscussi nessi tra
popolazione e attività economiche (es. : teoria di
T. R. Malthus, sul rapporto tra popolazione e
risorse)
• Geografia: consente di accedere alle
informazioni sui rapporti tra i comportamenti
delle collettività passate e presenti e l’ambiente
• Sociologia: fornisce ausilio per la comprensione
dei comportamenti di gruppi e classi
LE ORIGINI DEI SISTEMI ECONOMICI

• Definizione di sistema economico (insieme di


istituzioni, norme, consuetudini, strutture sociali
e forme di organizzazione della produzione che
regolano l’attività economica)
• Teoria di Maurice Dobb
• Sistemi economici originari: costituiti dalle
formazioni comunitarie, tributarie e schiavistiche
• Formazione comunitaria: proprietà collettiva
della terra e produzione di sussistenza (senza
surplus)
• Formazione tributaria: monopolio della terra
nelle mani della casta dominante, percettrice
di tributi dai contadini; produzione di surplus
solitamente poco consistenti
• Formazione schiavistica: combinazione del
lavoro libero con quello coatto; produzione di
surplus
L’ECONOMIA MEDIEVALE

• Inaugurazione del sistema feudale: a seguito


delle invasioni barbariche e del conseguente
accelerato processo di ruralizzazione
dell’economia (retrocessione rispetto al
precedente sistema schiavistico)
• Caratteristiche prevalenti del sistema feudale,
tra l’VIII ed il XIII sec.: a) struttura gerarchica
della società; b) organizzazione della
produzione fondata sulla combinazione di terra
signorile e lavoro servile
• Feudalesimo fino all’XI sec.: economia chiusa,
con scambi in natura all’interno del feudo
(sistema a riproduzione semplice)
• Latifondo feudale suddiviso in pars massaricia e
pars dominicale
• pars massaricia : divisa in appezzamenti (mansi)
distribuiti ai contadini in cambio della
corresponsione di prodotti e servizi, nonché
dell’effettuazione di prestazioni obbligatorie a
favore del signore (corvées)
• pars dominicale: coltivata dai contadini, con le
prestazioni obbligatorie, nell’interesse del signore
• Nel XII sec., con la cessazione delle invasioni
barbariche: avvio di importanti mutamenti ed
inizio della disgregazione del sistema feudale
• Dal XII sec. alla metà del XIV: crescita
accelerata della popolazione quale causa-
effetto dell’incremento della produzione
agricola (per effetto dell’espansione della
superficie coltivata, della scelta di terreni
migliori, del migliore sfruttamento di strumenti e
tecniche produttive)
• Trasformazione della rendita in natura in rendita
monetaria: per effetto del comune interesse del
signore e del contadino alla produzione di
eccedenze da destinare agli scambi, in risposta
alle crescenti esigenze della popolazione
urbana
• Controllo dei feudatari: esercitato sulla maggior
parte delle città, dalle quali riscuotevano tributi in
cambio di protezione
• Contrapposizione tra l’organizzazione
gerarchica dei feudi e l’organizzazione
orizzontale delle città (corporazioni)
• Fuga dei contadini dalle campagne per il
peggioramento delle loro condizioni
Conseguente contrazione della produzione
agraria e della rendita dei feudatari
• Falcidia della popolazione europea nei
secc. XIV e XV, in seguito alle guerre, alle
carestie ed alle epidemie (quali la peste del
1347)
MERCANTILISMO

• Sistema economico mercantile: dominante tra


la fine del sec. XV (dopo le grandi le grandi
scoperte geografiche) e la seconda metà del
XVIII (fino alla vigilia della rivoluzione
industriale inglese)
• Ricchezza degli Stati, secondo la teoria dei
mercantilisti: dipendente dalla quantità di
metalli preziosi incamerati
• Progressivo rafforzamento degli Stati nazionali
• Riforma protestante: introduzione di nuovi
valori (lavoro, parsimonia e operosità)
• Adeguamento della Chiesa cattolica alle nuove
esigenze della società, con la revisione dei
principi cattolici sul giusto prezzo e sull’usura
• Nuova concezione del giusto prezzo: copertura
dei costi di produzione + copertura dei
guadagni dei mercanti
• Superamento del divieto dell’usura, eccependo
il danno emergente (per la mora del rimborso)
ed il lucro cessante
• Crescente prestigio dei mercanti e
conseguente massima espansione del sistema
economico mercantile (politica statale sempre
più funzionale alle esigenze del commercio)
• In seguito alla scoperta dell’America: nuove
rotte dei traffici e nuovi equilibri economici
internazionali
• Strumenti operativi del mercantilismo:
colonizzazione ed intervento dello Stato
nell’economia mediante la creazione di
monopoli, privative e barriere protezionistiche
• Nei vari Stati: adozione di politiche mercantili
più o meno nettamente differenziate

In Spagna
• Obiettivo teorico: arricchimento progressivo
attraverso la tesaurizzazione dei metalli
preziosi importati dalle colonie e di quelli
incamerati mediante l’attività di scambio
• Risultati realmente conseguiti: assai diversi da
quelli auspicati, per i gravi processi inflativi e
per le continue emorragie di metalli preziosi
In Inghilterra
• Crescente impulso all’attività mercantile
• Progressivo potenziamento della struttura
produttiva
In Francia
Ad opera di Colbert:
• emanazione di 150 regolamenti di fabbrica, per
garantire una produzione di elevata qualità;
• creazione di importanti società commerciali;
• adozione di una rigorosa politica protezionistica
In Olanda
• Piena libertà di esportazione di capitali,
funzionale all’importante ruolo di intermediazione
finanziaria ricoperto sino agli inizi del ‘700 (per
l’affidabilità della sua moneta e per l’efficienza
della Borsa di Amsterdam)
• Progressiva retrocessione della sua posizione
economica rispetto all’Inghilterra, a causa del
suo minore impegno nel potenziamento della
struttura produttiva
• Teoria dei mercantilisti: fondata sull’errata
identificazione della ricchezza con il possesso
della moneta (o di metalli preziosi), senza
cognizione delle possibili implicazioni di una
loro esagerata presenza, nel caso di mancato
adeguamento della struttura produttiva
• Infatti, circolazione monetaria in eccesso =
rialzo dei prezzi = perdita di competitività sui
mercati esteri
• Tra basso medioevo ed inizio dell’età moderna:
dominio crescente delle corporazioni dei
mercanti su quelle degli artigiani e conseguente
progressivo scadimento del ruolo del maestro
artigiano ad un ruolo subordinato, abbinato al
progressivo smantellamento del sistema
corporativo
• Nell’ambito del sistema mercantilistico, quale
prodromo del sistema capitalistico: introduzione
e diffusione del putting-out
• Putting-out (da to put it out = dare fuori): nuovo
modo di produrre i panni lana, con l’inserimento
del mercante nell’ambito del ciclo produttivo
(introdotto dai mercanti-imprenditori fiamminghi)
Divisione internazionale del lavoro nel putting-
out:
• acquisto (da parte dei mercanti-fiamminghi)
della lana grezza prevalentemente in
Inghilterra
• vendita della suddetta lana grezza alle
famiglie contadine dei Paesi Bassi, perché la
filassero e tessessero
• riacquisto, non obbligato e, quindi, alle
migliori condizioni, dei semilavorati ottenuti
dalle suddette famiglie contadine
• follatura, tintura e finitura in loco, utilizzando,
per lo più, lavoranti non inseriti nelle
corporazioni; in alternativa, vendita dei
semilavorati ai mercanti italiani che li
affidavano a maestri particolarmente esperti
per le fasi finali della lavorazione (lavorazione
di elevata qualità)
• smercio anche nelle città mussulmane del
Mediterraneo
• Domestic system (nelle campagne inglesi):
organizzazione domiciliare della produzione,
anch’essa prodromo del sistema capitalistico
industriale
• Nel domestic system: il mercante-imprenditore,
proprietario della materia prima e degli
strumenti della produzione, affidava il tutto, alle
famiglie contadine, per la produzione dei panni
lana presso il loro domicilio
• Nel domestic system: introduzione di una
remunerazione commisurata alla quantità di
prodotto consegnata al mercante (salario a
cottimo)
• Tra il ‘500 ed il ‘600, in Inghilterra, nascita del
factory system (sistema della manifattura), con
l’accentramento dei telai prima presso le
abitazioni dei capitalisti, poi in appositi edifici
• Diffusione del factory system anche in altre
nazioni europee
• Esempi di manifatture artigianali di Stato in
Francia (tappezzeria Gobelins di Parigi) ed in
Russia (cartiere, arsenali e fabbriche di armi),
qui, però, con reclutamento di manodopera non
sempre qualificata e non sempre salariata
• In questa fase di proto-industrializzazione:
utilizzo di attrezzature ancora modeste, spesso
di proprietà dello Stato e non adeguate a
favorire una produzione di massa
• Primo sviluppo delle banche nei secc. XVI e
XVII (sia come imprese individuali e familiari,
che come società): ma preminentemente
funzionale alle esigenze dell’attività
commerciale
• Nel ‘700, con i fisiocratici francesi (Quesnay
e Turgot): mutamento del concetto di
ricchezza per la sua identificazione nella
produzione agricola, ritenuta l’unica in grado
di creare un surplus (prodotto netto)
• Successiva evoluzione del pensiero
economico con l’identificazione della
ricchezza nell’attività produttiva
SISTEMA CAPITALISTICO

• Capitalismo industriale: sistema basato


sull’economia di mercato, sulla proprietà
privata dei mezzi di produzione, sull’attività
imprenditoriale, sull’accumulazione di
capitali e sul loro investimento produttivo,
sulla libertà del lavoro e sulla sua divisione
internazionale
• Avvio del capitalismo industriale: nella
seconda metà del ‘700, con la rivoluzione
industriale inglese
• Con il passaggio dalla proto-fabbrica alla
fabbrica: inizio della produzione di massa
(per un mercato in ampliamento continuo)
• Nascita della “scuola classica” e formulazione
delle prime teorie sul sistema capitalistico
ispirate ai principi di libertà propri dell’ideologia e
della cultura dell’epoca
• Piena accettazione, da parte della “scuola
classica”, del principio dell’ordine naturale,
propugnato dai fisiocratici, sintetizzato nel
celebre motto laissez faire - laissez passer
(apertamente in contrasto con l’ideologia del
mercantilismo)
• Secondo il principio dell’ordine naturale (fulcro
della filosofia giusnaturalistica): mondo
governato da leggi non modificabili, create da
Dio per la felicità degli uomini
• Legge degli sbocchi di Say: l’offerta crea
sempre la propria domanda (grazie agli
automatismi del mercato)
• Postulato della legge di Say: perfetta
corrispondenza tra redditi percepiti e redditi
spesi
• Say, a difesa della sua legge contro le
smentite: attribuzione della responsabilità
delle crisi all’insufficiente produzione delle
nazioni povere
• Teoria di Adam Smith sulla ricchezza: originata
dal lavoro produttivo, di beni materiali, capace di
generare un surplus (esclusione delle attività del
terziario)
• Produttività del lavoro, secondo A. Smith:
connessa alla diffusione della meccanizzazione,
alla divisione del lavoro, ed al continuo
ampliamento degli scambi
• Distinzione tra: 1) valore d’uso, dato dalla
capacità del bene di soddisfare i bisogni
soggettivi degli individui; 2) valore di scambio,
dato dalla capacità di un bene di acquistare altri
beni sul mercato (alto valore d’uso: acqua;
basso valore d’uso: diamante)
• Oggetto dell’analisi smithiana: valore di
scambio, in quanto correlato con la produzione
della ricchezza
• Nell’analisi smithiana: distinzione tra valore di
scambio nella società precapitalistica e valore di
scambio nella società capitalistica
• Valore di scambio nella società
precapitalistica (A. Smith): dato dalla quantità
del lavoro contenuta nel bene (in quanto vi
era identità tra lavoratori e proprietari dei
mezzi di produzione)
• Valore di scambio nella società capitalistica
(A. Smith): dato dall’assestamento del prezzo
di mercato ai livelli del prezzo naturale, di
quel prezzo, cioè, in grado di remunerare non
soltanto i salari, ma anche i profitti e le
rendite ai loro saggi medi di lungo periodo
• Valore di scambio delle derrate agricole,
secondo Ricardo: dato dal prezzo di mercato, a
sua volta determinato dal costo più elevato del
prodotto ottenuto nel terreno meno fertile,
messo necessariamente a coltura per
adeguare l’offerta al livello della domanda
• Rendita, secondo Ricardo: valore derivato
• Valore di scambio dei beni tangibili non
agricoli, secondo Ricardo: dato dal lavoro
passato (o indiretto) e presente (o diretto)
contenuto nel bene
• Teoria dei costi comparati di David Ricardo:
dimostrazione dei benefici derivanti dalla
divisione internazionale del lavoro e dalla
libertà degli scambi, nel caso di differente
produttività del lavoro nei diversi paesi e della
rispettiva specializzazione nella produzione
dei beni con costi relativi inferiori
• Sistema capitalistico nel lungo periodo
(secondo la “scuola classica”): sistema con
equilibri automatici, grazie alla divisione
interna ed internazionale del lavoro e grazie
alla libera concorrenza
• Funzionamento del sistema capitalistico,
secondo Smith e Ricardo: a) in armonia con
la legge degli sbocchi, il valore dei beni
prodotti era pari ai costi sostenuti per la
remunerazione dei fattori della produzione
(ossia per salari, profitti, rendita e interessi);
b) la capacità produttiva era influenzata
dall’investimento del denaro risparmiato; c)
l’equilibrio tra risparmi ed investimenti era
garantito dalle oscillazioni dei tassi di
interesse)
• Modello paradigmatico del sistema
capitalistico: vantaggi esclusivi per
l’Inghilterra, per le condizioni di netta
superiorità nel contesto mondiale, dalle quali
scaturivano ragioni di scambio ad essa più
favorevoli, pur se restava confermata la
validità del principio dei costi comparati (per
l’andamento più favorevole dei prezzi dei
prodotti industriali rispetto a quello delle
materie prime e a quello delle derrate
alimentari)
Il MARXISMO E LE ECONOMIE SOCIALISTE

• Premessa dell’analisi marxiana del capitalismo:


individuazione del valore di un bene nel lavoro
in esso contenuto
• Nella teoria marxiana: trasferimento del metodo
dialettico di Hegel dalla filosofia all’economia
(materialismo dialettico)
• Struttura economica, secondo Marx:
caratterizzata da determinati rapporti sociali e
regolamentata da una sovrastruttura (politica,
istituzionale, giuridica, ideologica e psicologica)
strettamente correlata e dipendente
• Dalle contraddizioni di una determinata
struttura economica (Marx): sua fine
(attraverso una rivoluzione politica) e
formazione di una nuova struttura più
appropriata
• Capitalismo (Marx): fase storica caratterizzata
dalla dalla dicotomia tra capitale e lavoro,
destinata a sfociare nella lotta di classe e nel
passaggio al socialismo
• Sintesi della dicotomia tra capitale e lavoro e,
quindi, dello sfruttamento operaio: nella teoria
del plusvalore
• Plusvalore: differenza tra valore di uso e valore
di scambio della forza lavoro
• Valore di scambio della forza lavoro:
determinato dalla quantità di tempo lavorativo
socialmente necessario a produrre i beni
indispensabili alla sussistenza e riproduzione
della manodopera
• Tempo lavorativo socialmente necessario:
quello speso in condizioni di produzione
normale (grado sociale medio di abilità e
intensità di lavoro)
• Dalla rivolta del proletariato e dalla sua
conquista del potere politico: creazione di una
società senza classi, incentrata sulla proprietà
collettiva dei mezzi di produzione
• Cause dell’accelerazione del processo di
disgregazione del capitalismo (sempre secondo
Marx): a) la caduta tendenziale del saggio di
profitto; b) le crisi di sovrapproduzione
• saggio di profitto = Pl/c+v
• Caduta tendenziale del saggio di profitto:
connessa all’aumento degli investimenti
• Correlazione tra meccanismo della caduta
tendenziale del saggio di profitto ed il
verificarsi di crisi di sovrapproduzione: il
maggiore impiego di capitale fisso ampliava,
da un lato, la scala di produzione ed
accresceva, dall’altro, l’esercito industriale di
riserva, ossia i disoccupati (per cui, cresceva
l’offerta, ma si riduceva la domanda)
• Secondo Marx: ripetizione ciclica di crisi
sempre più intense e sintesi del conflitto tra
detentori dei mezzi di produzione e lavoratori
con il passaggio all’economia socialista
• Previsioni di Marx sulla transitorietà del
capitalismo: contraddette dalla storia
• Nei paesi capitalisti: modifica dei rapporti sociali
tra le classi, grazie all’affermazione dei sindacati
e del Welfare State
• Nell’ambito della classe operaia, miglioramento
dei livelli di vita e riduzione della gravosità delle
mansioni
• Importanti contributi dei progressi teorici della
scienza economica
• In controtendenza rispetto alle previsioni
marxiane: recente dissolvimento politico ed
economico dell’Unione Sovietica
CRISI E RINASCITA DEL CAPITALISMO

• In Inghilterra, in seguito alla grave carestia che


falcidiò il potere di acquisto dei paesi
importatori dopo le guerre napoleoniche ed in
particolare tra il 1816-1817: estrema gravità
della recessione caratterizzata dalla
sovrabbondanza di merci invendute e dalla
crescente disoccupazione
• Intensità e durata della recessione: prova
evidente dell’inadeguatezza degli automatismi
del mercato per il riequilibrio spontaneo
• Thomas Robert Malthus (prete anglicano):
precursore di Keynes di ben circa 115 anni,
nella sua analisi sulle cause delle crisi di
sovrapproduzione e nell’indicazione dei
possibili rimedi
• Crisi di sovrapproduzione, secondo Malthus:
dovute all’investimento in macchinari
(=aumento dell’offerta sul mercato senza un
aumento corrispondente della domanda)
• Secondo Malthus: possibile soluzione dello
squilibrio attraverso il consumo alimentato dai
lavoratori improduttivi remunerati dai
proprietari terrieri o dallo Stato
• Nonostante il ripetersi di crisi: tra il 1870 ed il
1929, scarso interesse degli economisti per il
problema
• Dopo il 1870: filone del pensiero economico
degli economisti marginalisti (o neo-classici),
con attenzione focalizzata sulla scarsità delle
risorse e l’ottimizzazione del loro uso
• Postulati essenziali della teoria marginalista:
condivisione con quelli della scuola classica
(grazie all’accentuato sviluppo dell’economia
mondiale tra la fine dell’Ottocento ed il 1914)
• Marginalisti (o neoclassici): sostegno della
validità dei meccanismi della libera concorrenza
e degli automatismi di mercato
• Nelle indagini dei marginalisti (o neoclassici):
esclusione di alcuni fenomeni di segno opposto
rispetto a quelli presi in considerazione (es.
cartelli o trust e sindacalizzazione dei lavoratori)
• Impostazione delle analisi dei neoclassici:
influenzata dallo sviluppo dell’economia
mondiale tra la fine dell’Ottocento ed il 1914 e
dalla stabilità del Gold Standard
• Tra il 1915 ed il 1920: mutamento dello
scenario economico internazionale per le
difficoltà economiche create dalla I guerra
mondiale (1915-1918), dalla ricostruzione e
dalla riconversione industriale
• Nel 1921: nuova crisi di sovrapproduzione in
campo internazionale
• Tra la fine del 1921 e gli inizi del 1922: avvio di
una nuova fase di ripresa economica
• Nel corso degli anni Venti, sino al 1929:
rafforzamento crescente del capitalismo e
raggiungimento di livelli molto elevati di
produttività industriale negli USA, con
ampliamento notevole dell’offerta, per volumi e
varietà di produzioni
• Nel 1929, in USA: crollo della Borsa di Wall
Street e crisi di sovrapproduzione senza
precedenti; poi, recessione con ripercussioni a
livello mondiale
• Avvio del New Deal (Nuovo Corso) negli USA,
per combattere il protrarsi della recessione e,
soprattutto, la crescente disoccupazione,
nonché il crollo dei prezzi e dei salari
• Vasti programmi di lavori pubblici: attuati in
risposta ad esigenze pragmatiche ed
umanitarie, ma senza una visione chiara ed
organica di tutte le connesse implicazioni
positive
• New Deal: svolta rispetto ai principi del laissez
faire, presa di coscienza dell’importanza del
ruolo che lo Stato poteva svolgere a favore
della società e fonte di ispirazione per il Keynes
• Keynes: interessato ai problemi di
macroeconomia, a differenza dei neoclassici,
prevalentemente interessati ai problemi di
microeconomia, ossia ai comportamenti dei
singoli soggetti nella loro qualità di produttori
per il mercato o di consumatori
• Oggetto dell’analisi keynesiana: relazioni tra i
grandi aggregati del sistema economico
(reddito nazionale, consumo, investimenti e
risparmio globali)
• Scopo dell’analisi keynesiana: indagine sulle
cause delle crisi e individuazione dei
meccanismi atti a ripristinare le condizioni di
equilibrio, solo eccezionalmente corrispondenti
al livello di pieno impiego (mentre per i
neoclassici l’equilibrio tra domanda ed offerta
coincideva con il pieno impiego delle risorse)
• Postulati Keynesiani:
1) reddito complessivo = spesa globale in
consumi ed investimenti;
2) propensione media al risparmio: tendente a
crescere con l’aumentare del reddito, in
contrapposizione alla propensione media al
consumo (tendente ad assorbire una quota
decrescente dello stesso);
3) volume degli investimenti: determinato
dall’efficienza marginale del capitale
• Efficienza marginale del capitale: saggio di
rendimento che gli imprenditori prevedono di
incamerare (aspettative di ricavi futuri), in
raffronto al tasso di interesse che devono
pagare per ottenere il capitale necessario agli
impieghi; nel caso di aspettative negative,
prevale la preferenza per la liquidità
• Negli USA, nei primi anni ’30, a causa della
tesaurizzazione o della preferenza per la
liquidità: riduzione degli investimenti e, quindi,
della spesa complessiva; di conseguenza,
contrazione del reddito e dell’occupazione
• Riconoscimento della grande utilità della spesa
pubblica statunitense ai fini dell’interruzione del
circolo vizioso della recessione e dell’avvio di
un processo inverso
• Nell’analisi Keynesiana: riscontro di effetti
moltiplicativi dell’investimento sul reddito
(tendente ad aumentare in misura più che
proporzionale rispetto a quanto investito)
• Secondo Keynes (così come secondo Malthus),
la spesa pubblica aggiuntiva doveva essere
indirizzata all’attuazione di lavori pubblici ed
infrastrutture, o, comunque, all’attuazione di
attività che aumentano la domanda senza
incrementare l’offerta di beni
• Per il procacciamento di quanto necessario per
affrontare la spesa pubblica:
a) ricorso al prestito (deficit spending );
b) ricorso all’espansione monetaria
• Rimborso graduale del prestito e dei relativi
interessi e/o ritiro graduale della circolazione
monetaria eccedente: grazie all’accresciuto
gettito delle imposte
• Con Keynes: impostazione degli studi economici
completamente diversa da quella tradizionale ed
abbandono, da parte degli economisti, della
fede assoluta negli automatismi del mercato
• Riconoscimento generalizzato della necessità
dell’intervento dello Stato al fine di ristabilire
l’equilibrio in economia
• Successivi sviluppi della teoria Keynesiana:
strumenti utili per i governi, non soltanto per
contrastare spirali deflazionistiche, ma anche
per contrastare spirali inflazionistiche

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• Tra gli anni ’50 e gli anni ’70, con apposite
politiche fiscali e monetarie, restrittive o
espansive dell’investimento: maggiore stabilità
nello sviluppo dei paesi industrializzati
• Negli anni ’70: ulteriore evoluzione delle
politiche economiche per contrastare una
nuova recessione, con connotazioni diverse
dalle precedenti (problema della stagflazione)
• Stagflazione (inflazione con stagnazione):
dovuta all’aumento dei costi ed al conseguente
adeguamento automatico di salari e stipendi
alle variazioni del costo della vita
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I CICLI ECONOMICI

• Principali tendenze secolari,nel sistema


capitalistico:
1) prima progressivo aumento degli addetti
all’industria e, poi, progressivo aumento degli
addetti al terziario;
2) progressivo aumento della produzione globale
• Dinamica del capitalismo: caratterizzata da
alcune tendenze di fondo o secolari (trend) e da
fluttuazioni di breve e medio periodo (di
ampiezza e di intensità diversificate)

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• Nelle fluttuazioni: alternanza di fasi di crescita e
di fasi involutive
• Nel 1862, individuazione dei cicli Juglar (anche
denominati onde brevi o cicli maggiori) -
attraverso l’analisi dell’andamento dei saggi di
interesse in Francia, Inghilterra e USA - ad
opera del medico parigino Clement Juglar:
durata compresa tra i 6 e i 10 anni
• Nel 1923, individuazione dei cicli Kitchin (detti
anche ipocicli o cicli minori) - attraverso l’analisi
dell’andamento dei prezzi all’ingrosso e dei
saggi di interesse in Inghilterra e in USA - ad
opera dell’economista americano Joseph
Kitchin: durata media di circa 40 mesi

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• Nel 1926, individuazione dei cicli Kondrat’ev o
onde lunghe o cicli di lungo periodo -
attraverso l’analisi dell’andamento dei prezzi,
poi estesa anche all’andamento della
produzione - ad opera dell’economista russo
Nikolai Kondrat’ev: durata compresa tra i 40 e i
60 anni
• Correlazione tra l’andamento dei prezzi e
quello della produzione: oggetto di indagine
per diversi economisti
• Teoria di G. Imbert sulla correlazione diretta tra
produzione e prezzi
• Triologia di Schumpeter (interrelazioni tra il
ciclo Kitchin, il ciclo Juglar ed i movimenti
Kondrat’ev)
68
• Teoria di Schumpeter sul ruolo dell’innovazione
nel processo di sviluppo economico (riferimento
ai movimenti di lungo periodo di Kondrat’ev)
• I cicli Kondrat’ev e le tappe dello sviluppo
industriale
• Nel 1930, individuazione degli ipercicli (“cicli
dell’edilizia residenziale”), ad opera di Simon
Kuznets: durata di 18-22 anni
• Mandel ed il quarto ciclo di lungo periodo
• Approccio interpretativo della crescita di
Maddison (fattori di disturbo)

69
RIVOLUZIONE URBANA

• A partire dal IV sec., a causa delle invasioni


barbariche: declino delle città greco-romane
• Sopravvivenza di pochi nuclei urbani, quali
centri dell’amministrazione religiosa o sedi di
guarnigioni militari
• A partire dal VII secolo: affermazione di
microcosmi rurali (curtes)
• Quasi scomparsa degli scambi monetari,
produzione di sussistenza e popolazione
pressoché stazionaria, sostituzione del legno
alla pietra nelle costruzioni
70
• Nei secoli VIII-X: seconda ondata di invasioni,
con attacchi da Sud (Arabi), da Est (Magiari o
Ungari) e da Nord (Normanni o Vichinghi)
• Alla fine del X secolo: cessazione delle
invasioni barbariche
• Ripresa, prima, lenta e, poi, sempre più veloce
• Sorgere e risorgere delle città ed avvio del
processo di disgregazione del sistema
curtense
• Nei secoli X-XIII: progressivo sviluppo
dell’economia di mercato

71
• Teoria di Henri Pirenne
• Teoria di Edith Ennen
• Fenomeno “urbanizzazione”
• Ragioni di repulsione dalle campagne e di
attrazione verso le città
• Differenze tra le città italiane e quelle d’oltralpe
• Formazione di organizzazioni orizzontali:
corporazioni
• Affermazione di nuovi valori culturali favorevoli
allo sviluppo mercantile, manifatturiero e
tecnologico

72
POPOLAZIONE

• Popolazione europea: da ca. 30-35.000.000 di


abitanti nel 1000 d.C. a ca. 80.000.000 di
abitanti nel 1330-1340 d.C.
• Nel 1348: pandemia di peste
• Fino alla fine del 1400: ricorrenti guerre,
carestie ed epidemie
• Popolazione europea: da ca. 80.000.000 di
abitanti, alla fine del 1400, a ca. 105.000.000,
nel 1600, e a ca. 115.000.000, nel 1700
• Popolazione di tipo “giovane”, con tassi di
natalità contenuti e tassi di mortalità elevati
73
• Limitazione della natalità, attraverso: celibato
religioso e laico, postergazione dell’età del
matrimonio ed adozione di pratiche primitive di
controllo delle nascite
• Fedecommesso: motivo della limitazione dei
matrimoni nel ceto nobiliare
• Componenti maggiori della mortalità ordinaria:
mortalità infantile e degli adolescenti

74
• Punte di mortalità catastrofica: a causa di
guerre, carestie ed epidemie
• Condizioni igienico-sanitarie: pessime, fatto
particolarmente grave nei centri urbani
• Pandemia di peste della metà del ‘300: cause e
modalità di trasmissione
• Notevole aumento della mortalità catastrofica e
riduzione di natalità
• Nel lungo periodo: miglioramento del tenore di
vita medio

75
SVILUPPO TECNOLOGICO: 1000-1700

• Mondo greco-romano: piuttosto inerte nel campo


tecnologico, ma creativo per altri aspetti
(organizzazione amministrativa e militare,
costruzioni stradali ed architettoniche opere
d’arte...)
• Progresso tecnico: temuto dai romani come
possibile fonte di turbative politiche, sociali e
religiose
• A partire dall’Alto Medioevo: diffusione di
innovazioni tecnologiche (risalenti ad epoche
precedenti e provenienti da aree diverse)

76
• Nel Basso Medioevo: diffusione di innovazioni a
ritmi progressivamente sempre più intensi, con
accentuazione sempre più marcata degli aspetti
meccanici
• Iniziale applicazione delle innovazioni
soprattutto nel settore agricolo
• Tra il VI ed IX secolo: diffusione del mulino ad
acqua, dell’aratro pesante, della rotazione
agraria triennale, del basto per cavalli,
dell’attracco a tandem degli animali…
• Crescente sostituzione del cavallo al bue

77
• Mulino ad acqua: utilizzato per la macina del
grano e per la follatura dei panni
• Mulino a vento (originario della Persia):
diffusione in Europa verso la fine dell’XI secolo,
in versione molto modificata
• Altre applicazioni dell’energia idraulica ed
eolica
• Tra l’XI ed il XII secolo: introduzione del telaio
verticale (nelle Fiandre) e adozione della
bussola nella navigazione

78
• Nei secoli XII-XIII: adozione di una serie di
innovazioni tecnologiche nella navigazione
(perfezionamento della bussola, adozione della
clessidra per la misurazione del movimento
della nave, redazione delle carte nautiche o
portolani, adozione del timone di poppa…)
• Navigazione strumentale o matematica: viaggi
più sicuri e frequenti
• Altre invenzioni del XIII secolo: occhiali, ruota
per filare, strumenti chirurgici
• Principali invenzioni del XIV secolo: orologi,
prime armi da fuoco, chiuse per canali

79
• Nel secolo XV: introduzione della nave a vela
oceanica (combinazione delle caratteristiche
migliori delle navi mediterranee e nordiche) e
successivi perfezionamenti con risultati sempre
più positivi
• Altre innovazioni del XV secolo: calcolo della
latitudine e stampa con caratteri mobili
• Molte delle innovazioni adottate in Europa:
adattamenti di idee sviluppate altrove (in
Persia, in Cina, nei paesi arabi…)

80
• Negli europei: capacità ricettiva + originalità
inventiva
• Nello sviluppo tecnologico occidentale:
attenzione crescente all’aspetto meccanico e a
quello della produttività
• Costruzione di orologi complicatissimi
(capolavori della meccanica), continuamente
regolati dai “governatori degli orologi”
• Gusto esasperato del meccanicismo: favorito
dal passaggio dall’animismo al culto dei santi

81
• Progresso tecnologico del Medioevo e del
Rinascimento: frutto di continui perfezionamenti
operati dagli artigiani
• Progressivo aumento della produttività in tutti i
comparti, in alcuni più che in altri (come nella
produzione del ferro, in quella libraria, nella
navigazione e nelle produzioni effettuate con i
mulini)
• Nei secoli XII-XV: Italiani all’avanguardia nel
progresso economico e tecnologico
• Nei secoli XVI e XVII: passaggio del primato
agli Olandesi e agli Inglesi

82
• Mezzo di prevalente successo nella diffusione
delle tecniche: mediante la migrazione di
tecnici piuttosto che attraverso informazioni
scritte o attraverso l’attività di spionaggio
• Nei secoli XVI e XVII, in Inghilterra, Svezia e
Svizzera: introduzione di tecnologie avanzate
grazie alle immigrazioni di tecnici
• Nella mobilità del lavoro: forze di repulsione e
forze di attrazione

83
• Forze di repulsione: fame, peste, pressione
fiscale, intolleranze politico religiose, guerre,
difficoltà di impiego
• Forze di attrazione: presenza di opportunità di
lavoro, pace e/o tolleranza, politiche di incentivi
scientemente perseguite dai pubblici poteri
• Mezzi utilizzati dalla Francia di Colbert, per
poter disporre di manodopera specializzata di
altre aree: dagli incentivi (per le manifatture
seriche) ai rapimenti e ai sequestri di persona
(per il comparto del ferro)

84
• Introduzione di nuove tecnologie: non solo fatto
tecnologico, ma, anche, socio-culturale
• Società tollerante = società ricettiva, perciò
ottimo contesto per l’accoglimento di capitale
umano di qualità
• Nel XVII secolo: successo dell’Olanda,
dell’Inghilterra, della Svezia e della Svizzera

85
REDDITI, PRODUZIONI E CONSUMI: 1000-1500

• Combinazione di diversi fattori nell’espansione


economica dei secoli XI-XIV: sviluppo di un
nuovo ambiente socio-culturale nelle città,
spirito ottimistico ed associativo, progressiva
divisione del lavoro, aumento notevole della
circolazione monetaria, nuove possibilità di
investimento dei risparmi
• Fino al 1200: elevata disponibilità di terre da
sfruttare, dati i bassissimi livelli demografici

86
• Nei secoli X-XII: progressiva messa a coltura di
nuove terre, non necessariamente peggiori di
quelle già coltivate, anzi, spesso, addirittura
migliori (dati i criteri di scelta dell’Alto
Medioevo, dettati, soprattutto, da esigenze di
sicurezza)
• Nell’XI secolo, cacciata degli Arabi dalla Sicilia,
ad opera dei Normanni
• Nei secoli XI e XII: serie di crociate sferrate
contro i territori mussulmani del Medio Oriente
ed impianto di principati in punti strategici

87
• Espansione tedesca (teutonica) verso i territori
slavi dell’Europa Orientale, fondazione, in detti
territori, di importanti città (Lubecca) ed
introduzione di tecniche minerarie e
metallurgiche non note alla popolazione locale
• Settori guida dello sviluppo: commercio,
manifatture tessili, agricoltura, costruzioni edili
e navali, attività finanziarie
• Commercio internazionale: incentrato su
prodotti alimentari, prodotti tessili e spezie

88
• Italia centro-settentrionale e Paesi Bassi
meridionali: regioni europee all’avanguardia,
grazie anche alla loro posizione geografica
• Italia: ponte tra Europa, Nord Africa e Vicino
Oriente
• Paesi Bassi meridionali: all’incrocio di strade e
di rotte tra il Mare del Nord e le coste atlantiche
di Francia e Spagna
• Nei Paesi Bassi meridionali: sviluppo
dell’attività manifatturiera dei panni-lana
• Nell’Italia settentrionale: sviluppo di attività
commerciali, manifatturiere, armatoriali e
finanziarie
89
• Principali centri di sviluppo italiani: repubbliche
marinare (Pisa, Venezia, Genova), città situate
su snodi stradali importanti (Asti, Piacenza,
Verona, Siena) e Firenze
• Venezia: supremazia sulla costa dalmata e
snodo dei traffici tra le aree a nord delle Alpi e il
Vicino Oriente
• Pisa e Genova: contatti con il Nord Africa, il
Medio Oriente e la Sicilia
• Firenze: a partire dalla fine del XII secolo,
espansione commerciale a largo raggio, in tutte
le direzioni

90
• Direttrici dei maggiori traffici dei Paesi Bassi
meridionali: verso ovest e verso est, oltre che
verso l’Italia settentrionale
• Germania: importante mercato di assorbimento
dei panni-lana fiamminghi, grazie alle sue
elevate disponibilità economiche, originate dallo
sfruttamento delle miniere d’argento presenti in
alcune sue regioni
• Dopo il XII secolo: presenza sempre più
invadente degli ottimi panni-lana fiamminghi
nelle diverse piazze europee ed extraeuropee

91
• Tra la fine del XII secolo e la fine del XIII:
adozione del mulino ad acqua nella follatura dei
panni-lana ed adozione della ruota per filare
• Nel XIII secolo: progressi notevoli nell’industria
laniera in diverse aree italiane e primato
fiorentino nel settore (arte di Calimala)
• Mercanti senesi e fiorentini: accumulazioni di
grandi ricchezze per la funzione di intermediari
svolta per conto della Santa Sede nella
riscossione di oboli, o di quanto ad essa dovuto
a qualunque titolo, in ogni parte d’Europa

92
• Ricchezze dei mercanti fiorentini: utilizzate per
effettuare operazioni bancarie, soprattutto
prestiti a Principi, ottenendo, in cambio, non
soltanto la promessa di restituzione del
capitale con gli interessi, ma, anche, licenze di
esportazione della lana
• Italia: all’avanguardia anche nella produzione e
nel commercio della seta e del cotone
• Manifatture del cotone: ad imitazione delle
antiche manifatture islamiche
• Dal XVI secolo: ruolo preponderante della seta

93
• Importante ruolo di Amburgo e Lubecca nei
traffici tra il Baltico ed il Mare del Nord
• Nel XIII secolo: costruzione del “ponte del
diavolo” sulla gola dell’Altopiano del Gottardo
(creazione di una via di transito, destinata a
divenire tra le più battute d’Europa, attraverso
un’opera, per quei tempi, spettacolare)
• Nei secoli XI-XIV: notevole miglioramento nei
livelli di vita

94
• Dalla metà del XIII secolo: progressiva riduzione
della produttività della terra per la crescente
messa a coltura di terre marginali, rialzo delle
rendite e ribasso dei salari reali
• Alla fine del XIII secolo: inaugurazione, da parte
degli italiani, di regolari linee di trasporto
marittimo tra il Mediterraneo ed il Mare del Nord
(conseguente declino delle fiere di Champagne)
• Firenze, agli inizi del ‘300: piazza mercantile e
finanziaria più rilevante d’Europa
• Fiorino, agli inizi del ‘300: mezzo di pagamento
più apprezzato ed usato a livello internazionale

95
• Declino di Firenze dopo il 1330: dovuto
all’indebitamento causato dalle spese sostenute
per le diverse guerre affrontate
• Rovina del sistema finanziario fiorentino: per il
combinarsi del crollo dei titoli del debito
pubblico, della bancarotta inglese e dei prelievi
napoletani
• Conseguenze della bancarotta delle compagnie
fiorentine: distruzione di ricchezza anche per i
risparmiatori, drastica contrazione del credito e
danni alle attività mercantili e manifatturiere

96
• Ripercussioni della crisi di Firenze su altre
piazze europee: molto modeste, per la scarsa
integrazione del sistema economico europeo
• Nei secoli XIV e XV: declino anche dei Paesi
Bassi, per antagonismi commerciali su più
fronti (per lo smercio dei panni-lana e per le
forniture di lana grezza)
• Nello stesso periodo: guerre e collassi
finanziari in Catalogna e Castiglia
• Tra il 1337 ed il 1453: forte declino anche della
Francia, per le ripercussioni della “Guerra dei
Cent’anni” combattuta nel suo territorio

97
• Tra il 1348 ed il 1500: ricorrenti epidemie di
peste e conseguente contrazione demografica,
con importanti effetti positivi sul piano
economico (aumento della produttività del
lavoro agricolo e dei salari)
• Nella seconda metà del ‘400: ripresa della
Francia, dei Regni di Castiglia e di Aragona
• Nel 1492: scoperta dell’America
• Nel 1497-1498: arrivo di Vasco de Gama nelle
Indie Orientali, per via mare, doppiando il Capo
di Buona Speranza

98
• Sviluppo eccezionale della Germania, nel XV
secolo: grazie ai suoi ricchi giacimenti di
argento e rame
• In Germania: affermazione di famiglie di grandi
banchieri e mercanti
• Sistemi di contabilità delle grosse compagnie
bancarie tedesche: arretrati rispetto a quelli
delle compagnie italiane

99
RIBALTAMENTO DELL’EQUILIBRIO MONDIALE
(1500-1700)

• Dalla caduta dell’Impero Romano agli inizi del


1200: Europa sottosviluppata rispetto alla Cina,
agli Imperi Arabi e all’Impero Bizantino
• Nel corso del Duecento, tra i mercanti veneziani:
sviluppo di tecniche di affari superiori rispetto a
quelle tradizionali
• Tra il 1300 e il 1400: esportazione crescente di
merci, tra le quali alcune (ad esempio gli orologi)
evidenziavano la superiorità tecnologica europea

100
• Esplorazioni geografiche e successiva
espansione economica, militare e politica
• Massima espressione della superiorità
tecnologica europea: galeone armato
• Grazie al galeone armato: fine degli attacchi
delle popolazioni asiatiche, turche ed arabe
• Inizi ‘500: situazione ribaltata con l’Europa
occidentale divenuta l’area più sviluppata del
mondo

101
• Espansione transoceanica dell’Europa atlantica
• Espansione trans-steppiana della Russia europea
• Sfruttamento crescente di giacimenti di argento e
dei giacimenti di mercurio nelle colonie americane
• Dagli inizi del Cinquecento per oltre un secolo:
trasferimenti ingenti di metalli preziosi (soprattutto
argento) dall’America meridionale alla Spagna
• Conseguente sconvolgimento dell’equilibrio dei
sistemi monetari

102
• Metalli preziosi incamerati dai sovrani spagnoli,
pari ad un quarto della quantità legalmente
introdotta nella nazione: spesi nelle crociate
• Grazie all’aumentata disponibilità di capitali:
offerta di credito a buon mercato ed
espansione degli scambi
• Grazie ai poderosi galeoni: distruzione della
navigazione di altri popoli (soprattutto degli
arabi) e subentro anche nelle loro rotte
marittime, con conseguente realizzo di notevoli
profitti

103
• Negli scambi con l’Oriente: importazione di
merci diverse, ma esportazione di solo argento
• A partire, però, dalla fine del secolo XVIII:
esportazioni crescenti degli Europei (soprattutto
inglesi) di oppio indiano in Cina
• Progressivo rovinoso deterioramento della
bilancia commerciale cinese ed avvelenamento
delle relazioni Europa-Cina
• Arricchimento di conoscenze su nuovi prodotti
agricoli e su piante ed erbe medicinali
• Principali nuovi prodotti importati dall’America:
tabacco, cacao, pomodoro, mais e patata
104
• Con l’introduzione, in Europa, delle colture del
mais e della patata: soluzione definitiva del
problema alimentare (fine delle carestie)
• Prodotti importati dall’Oriente: oltre alle spezie
alla seta e alle porcellane, anche quantitativi
crescenti di tabacco, tè, caffè, cacao (prodotto
costoso sempre più richiesto dall’aristocrazia,
dalla borghesia e dagli intellettuali)
• A partire dal XVII secolo: sviluppo delle
piantagioni di canna da zucchero nel Brasile
(mediante utilizzo di schiavi)
• Commercio transoceanico: grande scuola
pratica di imprenditoria

105
RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

• All’origine della rivoluzione culturale: scoperta di


nuove terre e di nuovi prodotti, prova della
sfericità della terra, invenzione della stampa,
perfezionamento delle armi da fuoco, sviluppi
delle costruzioni navali e della navigazione
• Fine della fede cieca ed assoluta nei dogmi
dell’antichità, proiezione nel futuro e ricerca del
progresso
• Successo del metodo sperimentale e
dell’applicazione della matematica nella
spiegazione della realtà
106
• Tendenza verso le misurazioni di tipo
quantitativo nei più diversi settori
• Progressi spettacolari nella fisica e nella
meccanica
• Origini della statistica e della demografia
• Sul piano delle relazioni umane: crescente
tolleranza (prodromo dell’Illuminismo)
• Nel Medioevo: scienza = filosofia; tecnica = ars
dell’artigiano
• Nel XVII secolo: rivalutazione dell’opera tecnica
degli artigiani

107
• Diffusione crescente dell’alfabetizzazione tra
gli artigiani nei Paesi della Riforma protestante,
ma anche in quelli della Controriforma cattolica
(seppure in proporzione di gran lunga inferiore)
• Formazione di un gruppo sempre più folto di
fabbricanti di strumenti di precisione, capaci di
sperimentare in modo razionale
• Avvicinamento tra scienza e tecnica

108
CRISI DEL LEGNO

• Nel XVI secolo: rapidissimo aumento del


consumo del legname, a seguito dell’aumento
della popolazione, dell’espansione della
navigazione oceanica e delle costruzioni navali,
all’aumento del consumo del carbone di legna
per la fusione dei metalli
• Scomparsa di boschi e foreste in diverse aree
• Nel XVII secolo: impennata del prezzo del
carbone di legna
• Carenza di legname: conseguenze

109
RIBALTAMENTO DEGLI EQUILIBRI ECONOMICI
ALL’INTERNO DELL’EUROPA (1500-1700)

• Il Cinquecento: “el siglo de oro” per l’Inghilterra,


la Spagna, il Portogallo, l’Olanda ed anche per
la Francia (tranne l’ultimo trentennio, a causa
delle guerre di religione), ma non per l’Italia, i
Paesi Bassi meridionali o la Germania
• Il Seicento: “secolo critico” per la Germania
(“Guerra dei Trent’anni”), la Turchia, la Spagna
e l’Italia, ma secolo felice, salvo brevi periodi,
per l’Olanda, l’Inghilterra e la Svezia e, tra il
1660 ed il 1690, anche per la Francia
• Nel ‘600: spostamento del baricentro
dell’economia europea nel Mare del Nord

110
DECLINO DELLA SPAGNA

• Penisola Iberica, nel secolo XV: ancora divisa in


4 reami (Corona di Castiglia, Corona di
Aragona, Regno di Portogallo e Regno di
Navarra)
• Nella Penisola Iberica: prevalenza di terreni
poco fertili, di pascoli e di boschi
• Nel XVI secolo, come conseguenza del
massiccio afflusso di metalli preziosi dalle
Americhe: notevole espansione della domanda

111
• Aumento dell’offerta molto al di sotto
dell’aumento frenetico della domanda (a causa
delle strozzature dell’apparato produttivo)
• Adozione di politiche economiche contrastanti,
oscillanti dal liberismo al protezionismo
• Nella fase del protezionismo: rialzo vertiginoso
dei prezzi interni (inflazione) e ricorso al
contrabbando
• Poi, intorno agli anni ’70-’80 del XVI secolo,
largo ricorso alle importazioni: fatto considerato
positivamente dalla nobiltà spagnola (quale
espressione della potenza della Spagna)

112
• Sovrani e governi spagnoli: impantanati in
continue guerre ed in balia di banchieri, prima
tedeschi, poi, genovesi, ed infine ebrei
portoghesi
• Nel corso del Seicento: drastica riduzione
dell’afflusso di metalli preziosi, per la
crescente autonomia produttiva delle colonie e
per i dirottamenti operati dai contrabbandieri
olandesi, francesi ed inglesi
• Nella Spagna del XVII secolo: carenza di
imprenditori, artigiani e contadini, ma
sovrabbondanza di burocrati, intellettuali, preti
e poeti
113
DECLINO DELL’ITALIA

• A partire dal ‘300, con la decadenza


dell’ordinamento democratico comunale e
l’instaurarsi delle Signorie: grande prosperità,
ma avvio di un deciso deterioramento sociale tra
le masse
• Italia centro-settentrionale, tra il 1494 ed il 1538:
campo di battaglia di un conflitto internazionale
tra spagnoli, francesi e tedeschi
• Con le guerre: carestie, epidemie, distruzioni ed
interruzioni dei traffici
• Contrazione della produzione manifatturiera ed
agricola in tutta l’area interessata
114
• Ripresa economica della seconda metà del
‘500: basata sul rafforzamento delle
corporazioni e conseguente ulteriore
progressivo irrigidimento di strutture produttive
ormai obsolete
• Nel contempo, nei Paesi Bassi settentrionali e
in Inghilterra: sviluppo innovativo di attività
manifatturiere e armatoriali
• Rapida affermazione delle produzioni inglesi ed
olandesi sui mercati internazionali
• Progressivo spostamento dell’Italia da posizioni
di avanguardia a posizioni di marginalità

115
• Dilazione del suo declino, fino ai primi del XVII
secolo, grazie alla favorevole congiuntura
internazionale
• Nell’Italia centro-settentrionale, nel 1630-31:
diffusione della peste, drastica riduzione della
popolazione e conseguente rialzo dei salari
• Tra il 1618 ed il 1638: crollo combinato del
mercato spagnolo (per le grosse difficoltà
finanziarie), di quello tedesco (a causa della
“guerra dei trent’anni”), di quello turco (a causa
della guerra turco-persiana) e conseguente
contrazione nella liquidità internazionale

116
• Prezzi elevati della produzione manifatturiera:
risultato dei maggiori costi dovuti soprattutto
all’eccessiva pressione fiscale ed all’ alto costo
del lavoro
• Tendenze di sviluppo di un’economia
sommersa nei centri minori e nelle campagne:
contrastate dalle corporazioni (sostenute dalle
autorità politiche e governative dei centri
cittadini)
• Nella prima metà del ‘600: perdita anche del
mercato interno
• Drastico crollo della produzione e massicci
fenomeni di disinvestimento
117
• Sclerosi ed irrigidimento anche nella cultura e
nella mentalità prevalente
• Nel 1630: fine del ruolo finanziario dei
genovesi, dopo quasi un secolo (“secolo dei
genovesi”) di grande successo
• Motivazioni dell’immediato fallimento della
“Compagnia Genovese delle Indie Orientali”
• Pesante declino del Regno di Napoli, per
eccesso di indebitamento della finanza
pubblica e per eccesso di pressione fiscale
• Attività di scambio alla fine del Seicento:
incentrata sulle importazioni di manufatti e
sulle esportazioni di olio, grano, vino, seta
grezza o semilavorata
118
• Affermazione del predominio economico della
nobiltà su quello della borghesia
• Accentuazione delle discriminazioni sociali
• Perdita di prestigio delle più importanti scuole di
medicina
• Italia: paese sottosviluppato d’Europa

119
MIRACOLO OLANDESE
• Paesi Bassi meridionali II polo di sviluppo
europeo (dopo quello italiano), nei secoli XI-XV
• Paesi Bassi settentrionali nei secoli XI-XV:
caratterizzati da uno sviluppo più lento e meno
brillante, ma pur sempre consistente
(agricoltura, allevamento, pesca e commercio)
• Commercio tra il Mare del Nord e il Mar Baltico:
praticato, fino alla fine del 1200 circa, utilizzando
gli scali di Amburgo e Lubecca (con trasporti,
per un tratto, per via terra); poi, a partire dal XIV
secolo, effettuato interamente per via mare,
circumnavigando la penisola dello Jutland
120
• Nel secolo XVI: Anversa (Paesi Bassi
meridionali), centro internazionale della finanza
e del commercio di merci pregiate, mentre
Amsterdam (Paesi Bassi settentrionali), centro
principale per il commercio internazionale di
granaglie e legnami
• Presenza di potenzialità notevoli in Olanda sin
dalla seconda metà del XVI secolo (dimostrata
dalla capacità di contrastare l’imperialismo
spagnolo)
• Dopo la pace del 1609: indipendenza politica e
religiosa delle Province Unite settentrionali
121
• Economia olandese, dopo 40 anni di guerra
sostenuti contro il colosso spagnolo: la più
dinamica, la più sviluppata e la più competitiva
d’Europa (trionfo politico, militare ed economico)
• Ragione principale del rafforzamento
dell’Olanda: immigrazione dei “valloni” (artigiani,
mercanti, finanzieri, professionisti e marinai)
• Indebolimento dei Paesi Bassi meridionali: oltre
che per i danni della guerra, anche per il salasso
di capitale umano, tecnico e finanziario
• Inizio di un’Epoca d’oro per gli olandesi: per le
nuove mille opportunità offerte dai traffici
transoceanici
122
• Amsterdam, nel XVII secolo: principale mercato
per numerosi prodotti
• In Olanda: nascita della Borsa, affinamento e
sviluppo delle tecniche commerciali ereditate
dagli italiani
• Presenza incisiva degli olandesi in ogni parte del
mondo
• Primato olandese nella navigazione, nel
commercio, nell’artigianato, nella pittura, nella
speculazione filosofica, nell’osservazione
scientifica
• Leida: principale centro per lo studio della
medicina
123
• Commercio olandese: preminente quello nel
Mare del Nord e nel Mar Baltico, ma importante
anche quello con le Indie orientali ed occidentali
• Agricoltura tra le più avanzate d’Europa: grazie
a progredite tecniche di canalizzazione,
irrigazione e rotazione
• Importazione di materie prime ed esportazione
di manufatti
• Sviluppo delle produzioni di zucchero, cannoni
e vini

124
• Eliminazione del vincolo energetico: grazie allo
sfruttamento della torba e del vento
• Sfruttamento ottimale dell’energia eolica,
grazie alla razionalizzazione delle vele e
all’impiego massiccio dei mulini a vento
• Conquista di buona parte del mercato
internazionale con la produzione a più bassi
prezzi di panni-lana di qualità inferiore, ma dai
colori vivaci
• Riduzione dei costi dei trasporti marittimi
• Olanda, nel XVII secolo: principale punto di
riferimento per tutta l’Europa

125
SVILUPPO DELL’INGHILTERRA

• Nel XIII secolo: adozione su larga scala dei mulini


ad acqua per la follatura dei panni
• A partire dal secolo XIV: progressivi sviluppi nella
produzione dei panni-lana
• Inghilterra, alla fine del XV secolo: ancora paese
sottosviluppato e poco popolato, ma con il
primato nella qualità della lana grezza
• Esportazioni inglesi nei secoli XIV e XV:
prevalentemente costituita da lana e panni-lana

126
• Nel XVI secolo, nel mercato di Anversa:
spostamento, della domanda tedesca di panni-
lana, dalla produzione italiana a quella inglese
• Inizio di un’epoca d’oro per le esportazioni
inglesi, favorite anche dal deprezzamento della
sterlina
• Sviluppo del commercio lungo l’asse Londra-
Anversa, ma preclusione, agli inglesi, di ogni
possibile espansione nel Mar Baltico (sotto il
controllo dei mercanti olandesi)

127
• A metà del XVI secolo: 80% delle esportazioni
rappresentato dai panni-lana, cui si
aggiungeva un altro 5% di esportazioni
rappresentato dalla lana grezza
• Intorno alla metà del XVI secolo: difficoltà per
le esportazioni inglesi dei panni-lana, a seguito
della rivalutazione della sterlina, ma,
soprattutto, a seguito della rovina di Anversa
(causata dalla guerra)
• Intorno alla metà del XVI secolo, grazie
all’apporto degli immigrati valloni): avvio di un
nuovo tipo di produzione laniera e sviluppi
notevoli in diverse altre attività artigianali
128
• Fattori dell’eccezionale sviluppo inglese della
seconda metà del XVI secolo: 1) commercio
oceanico e pirateria, 2) politica economica del
governo, 3) apporto degli immigrati
• Commercio oceanico (a partire dalla metà del
XVI secolo): straordinario sviluppo in volume e
in valore
• Pirateria: divenuta notevolmente incisiva dopo
il 1570
• Importanza determinante dei capitali cumulati
con la pirateria nella creazione della
Compagnia delle Indie Orientali e nella
fondazione delle prime colonie in America
129
• Politica protezionistica
• Politica favorevole all’immigrazione di forze
lavoro
• Instaurazione di privilegi, nei traffici marittimi, a
tutto vantaggio degli inglesi
• Con gli Atti di Navigazione (Navigation Acts del
1651, del 1660 e del 1662): creazione di
situazioni di monopolio nei traffici con le colonie e
nei traffici costieri e di situazioni di privilegio negli
altri traffici
• Graduatoria delle attività economiche alla fine del
‘600: I) agricoltura; II) fabbricazione dei panni-
lana; III) attività edilizia; IV) industria delle
costruzioni navali
130
• Negli inglesi: oltre ad una straordinaria capacità
ricettiva (con riferimento all’apporto degli
immigrati), capacità altrettanto straordinaria di
reagire alle difficoltà, traendo spunti per ulteriori
sviluppi e vantaggi
• Di fronte alla difficoltà di potere continuare ad
importare cannoni dal continente (a causa del
dissesto delle finanze reali): avvio della
produzione di un nuovo tipo di cannoni, in ferro
anziché in bronzo (data la mancanza di rame)
• Cannoni di ferro: meno costosi e più adatti
all’armamento dei vascelli mercantili, perché più
leggeri
131
• Di fronte al problema della carenza del
legname: ricorso al carbone, presente in
abbondanza nel territorio nazionale
• Creazione di importanti premesse per la
rivoluzione industriale: tramite l’utilizzo del ferro
e del carbone, la creazione di proto-fabbriche e
l’espansione del commercio (soprattutto di
quello internazionale)

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