di Giuseppe Limone
sacro. 9. Volti del limite, limiti del sacro. 10. Per una logica del
sacro. 11. Gli assi del sacro. 10a. Il primo luogo. L’unicità. 10b. Il
1. Il problema.
Non è forse un caso che nel nostro tempo sia venuto a maturazione un
millennio. In questo tempo, infatti, sta maturando una svolta nel sacro.
1
E, ogni volta che siamo a una svolta del sacro, siamo a una svolta di
soli. Forse potremmo dire, in questo senso, che ogni civiltà è un proprio
2
Quello che Rosmini chiama l’ ‘essere ideale’. Quell’ ‘essere’ al quale egli
è il mezzo che fa conoscere tutte le altre cose; ella è dunque il lume della
ragione. In questo senso si dice che l’idea dell’ente è innata, e che è quella
risponde:
diversi significati.
atto suo proprio primitivo, che lo fa essere quello che è. Così l’essenza
intelligente>>2.
scolastico, egli non vuole sia apparentata con una concezione che la sua
1
Introduzione alla filosofia, Città Nuova, Roma 1979, nn. 10-11, pp. 29-31; Sistema filosofico, nn. 34-35, pp. 234-236,
cit. in Muratore, pp. 93-94.
2
Ibidem.
3
intende, invece, esplicitamente rifiutare: quella di Kant. E perciò prosegue,
nozione della mente, è cosa diversa dall’atto stesso; ma talora ciò che dà
rovente è il fuoco, cosa diversa dal ferro, e ogni qualvolta due enti si
dell’analogia5.
3
Ibidem.
4
Ibidem. Il corsivo è nostro.
5
Ibidem.
4
Non è nostra intenzione entrare qui in un’analitica filosofica
questo ‘essere ideale’ che, pur essendo forma, è cosa realmente [dico:
astratta cioè, ma reale. Che cos’è mai un mentale che è realmente diverso
dal soggetto – posto che sia qualcosa? Per prima cosa, significa che
della mente. Nel suo carico semantico – quindi – c’è l’idea platonica. Ma
necessario, posto che non è della mente? Non solo. Si tratta di un ‘essere’
Esso sembra avere, per così dire, una potenza ultramentale che deborda
5
per necessità ontologica da sé. Rivelando, nel suo carico semantico, l’idea
senza che mi si sottragga quanto è più intimo di me. C’è, nel suo carico
semantico, il Dio più intimo della mia stessa intimità: il Dio di Agostino.
della metafisica).
questo ‘mentale’ che intanto pur consente alla mente di svolgere la sua
6
derealificato’] questo ‘mentale’ potrebbe rivelarsi un’istanza
campo di significato che non può dirsi solo mentale, perché – come
nella cui luce ciò che appare alla percezione dell’oggi, accendendosi
Spogliandolo, dov’è possibile, di ciò che appartiene alla sua epoca e non
alla nostra.
6
Umberto MURATORE, Antonio Rosmini. Il discorso sull’uomo, Città Nuova, Roma 1989, p. 41.
7
Ma non può, a questo punto, sottacersi una considerazione. A chi ne
pongono un’etica del pensare. Perché egli sa che già l’etica del pensare è
che nell’ ‘essere ideale’ che abita l’uomo c’è la prima notizia dell’essere.
Notizia. Nella sua eversiva semplicità, è una parola che dice moltissimo in
niente. Come quel Vangelo che è una buona notizia – e non è che notizia.
8
3. Una lezione.
pochi princìpi. ‘Mai più di quello che occorre, mai meno di quello che
7
Vedi anche Antropologia in servizio della scienza morale, Città Nuova, Roma 1981, nn. 385-388, pp.237-238,
cit. in U. Muratore, Antonio Rosmini, cit., p. 104: “… quest’attività dell’anima è una cotale continuazione della prima
…” .
9
Il che accade in due sensi. Sia nella distinzione fra i livelli diversi del
vivente, nella loro ascensione; sia nella distinzione fra il versante passivo e
vitale, al cui fondo è l’anima, la quale, “dove trovi aperto il varco, per colà
che s’incrocia con l’altra indefinita potenza dell’ ‘essere ideale’ verso le
C. Ciò che il credente vede nella sua unità complessa, il non credente
può ben vederlo, almeno in parte, dalla prospettiva della sua religiosità
naturale.
8
Antropologia in servizio della scienza morale, cit. in U. Muratore, Antcnio Rosmini, cit., p. 105.
9
Giuseppe CAPOGRASSI, Opere, vol. IV, Giuffrè, Milano 1959, p. 95 ss. e p. 321 ss.
10
Così, ad esempio, quel ‘sentimento’, che sembrava solamente il
vede operare, come segretamente, una spontaneità vitale che ascende e che
fin dall’inizio del processo. Così, l’uomo pensa anche quando non pensa10.
Così, nella fede razionale possiamo scoprire quanto nel pensiero ci sia
della fede e quanto ci sia del sentimento e della volontà. Per una
Davanti alla sfida dei tempi nuovi, leggere Rosmini oggi significa, ad
avviso di chi parla, predisporsi a una nuova frontiera, che coinvolge altre
10
Vedi l’acuta citazione in U. MURATORE, Antonio Rosmini, cit., p. 21.
11
1. - L’ ‘essere’, sì, ma non il regno dell’universale olistico – in cui
gl’individuali spariscono.
il ‘tu’.
personalisti.
12
Siamo, a questo punto, davanti a un’urgenza. L’urgenza di una
transcodifica fra i lessici diversi degli autori personalisti e dei loro statuti.
non è l’oggettivazione.
di pensiero’, esso non sarebbe più limite. Se si trattasse soltanto del suo
‘oggetto di pensiero’.
notizia del divino. La notizia del sacro. Ed è infatti anche ‘legge’. Forse,
11
Vedi sul punto la discussione in Ludovico Geymonat e Renato Tisato, Il pensiero filosofico e pedagogico italiano
nella prima metà dell’Ottocento, in L. GEYMONAT, Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. IV, Garzanti,
Milano 1971, pp. 691 ss. Per un diverso approccio, vedi Sergio Landucci, Il cattolicesimo liberale in Italia: Rosmini e
Gioberti, in Storia della Filosofia, diretta da Mario Dal Pra, vol. IX, La filosofia contemporanea – l’Ottocento, Piccin,
Padova 1983, p. 191 ss. Per una intelligente ricollocazione critica della presenza di Rosmini oggi, si veda Francesco
MERCADANTE, Rosmini nel nuovo millennio. Dalla condanna alla riconciliazione, in “Rivista internazionale di
Filosofia del diritto”, serie V, anno LXXVIII, n. 4, ottobre-dicembre 2001, pp. 433-460.
13
naturale, che si mostra – nell’essere dell’atto cognitivo dell’uomo – come
reale.
Questo ‘oggettivo’, quindi, non può essere quella che è, nel lessico di
12
E’ di Rosmini l’efficacissima frase, tutta da meditare nella sua pregnanza teorica: essere “gli uomini dal Creatore
attaccati alla verità coi loro visceri stessi” (Filosofia del diritto, vol. 2, Bertolotti, Intra 1865, nn. 488-489, pp. 141-143).
13
Principi della scienza morale, Bocca, Milano 1941, pp. 76-77.
14
Antropologia in servizio della scienza morale, Città Nuova, Roma 1981, nn. 832-837, pp. 460-462.
15
A. ROSMINI, Teosofia, Torino-Intra 1859-1874, vol. 2, n. 1120, p. 486, cit. in U. MURATORE, Antonio Rosmini. Il
discorso sull’uomo, Città Nuova, Roma 1989, p. 50.
14
immagine. Sia che si tratti della libertà come elezione fra beni voluti sia
Rosmini, non solo può ‘scegliere’ ma percorre la precisa via in cui può
persona non può darsi immagine esaustiva, così come non può darsi
diversi assunti come oggetto dell’azione. E allude a quello che in altra sede
16
Antropologia in servizio della scienza morale, Città Nuova, Roma 1981, nn. 603-605, p. 341 ss.
17
A. ROSMINI, Filosofia del Diritto, CEDAM, Padova 1967, n. 48 ss. e n. 245 ss., p. 191 ss. e p. 243 ss.
18
Ci si richiama, qui, fra l’altro, a G. LIMONE, Il sacro come la contraddizione rubata. Prolegómeni a un pensiero
metapolitico dei diritti fondamentali, Jovene, Napoli 2000, spc. pp. 61 ss. e passim.
15
poter agire e agisce investendo i suoi ‘dati’ secondo una direzione in cui
non vede, esser due cose al tutto diverse il corpo dell’addolorato, che
dolore all’incontro non cade sotto i miei sensi, ma sta tutto in lui solo”20.
19
Antropologia in servizio della scienza morale, cit., nn. 56-60, p. 48 ss.
20
Ibidem.
21
Antropologia in servizio della scienza morale, cit., nn. 832-837, pp. 460-462.
22
Ibidem.
16
Che diremo, oggi, su questa unicità? E’ stato giustamente osservato
tempo profondo.
oltre il cogito, oltre la coscienza che ne ho, sono stati scoperti i mondi
l’uomo profondo.
23
Ci richiameremmo qui ad alcuni nostri discorsi: fra gli altri, a G. LIMONE, Dimensioni del simbolo, Arte
Tipografica, Napoli 1997, p. 71 ss. e in Il simbolico come cifra di gravitazione nello spazio noetico, in La simbolica
dello spazio, Guida, Napoli, di imminente pubblicazione. E, ancora, a G. LIMONE, Tempo della persona e sapienza del
possibile. Valori, politica e diritto in Emmanuel Mounier, ESI, Napoli 1988, p. 86 ss.
17
L’uomo profondo. Ma già Tommaso l’aveva, nella sua
teorico cruciale, che intende andare oltre le categorie dei Greci. La sua
‘esistenza’, che non coincide con quella tra ‘forma’ e ‘materia’. <<Dio
18
divisione>> (Summa contra Gentiles, libro I, cap. LVIII) e <<Dio
19
semplicemente pensando la sua esistenza? Può esserci un’essenza
della singolarità che manchi della sola esistenza? Può una singolarità
è un discorso che vale anche per Dio, per il Dio dei filosofi. Non per il
Dio dei credenti. Questo Dio, infatti, per i credenti, lo specchio l’ha
20
l’anima lo è per la vita senziente, la persona lo è per tutto l’uomo24. E
Nell’intemporale storia dei miti, questa storia era, a ben vedere, già
21
parafrasare, qui, il poeta Ghiannis Ritsos: possono i miti reggere tanto
dalla libertà.
Vediamo Prometeo.
Prometeo è colui che ruba il fuoco agli dei. E’ colui che dona il fuoco
agli uomini. E’ colui che Zeus mette in catene per estorcergli quello che
sa. Ma è anche colui che plasma gli uomini a immagine degli dei (Ovidio,
Prometeo che plasma gli uomini a immagine degli dei e il Prometeo che
agli dei ruba il fuoco non possono essere visti come declinazioni di un
plasma le cose a immagine delle idee non può rivelarsi, nella declinazione
d’altra parte ancora, ha da fare col Prometeo che dona e che ruba, e col
22
modello mitico due istanze opposte sembrano confliggere: da un lato, un
dall’altro, un sapere, che Dio vieta. Da un lato, un pensare, che Dio dona;
non sono per caso una medesima istanza còlta nella sua ambivalenza?
realizza per caso contro la potenza di Dio una potenza a favore della
Già nel Prometeo che ruba il fuoco per donarlo sembra risuonare
vietandogliene un’altra (la conoscenza del bene e del male). Anche il Dio
l’uomo pecca appunto perché vuole diventare <<come>> Dio (Gen. 3,5).
Dio. Ora, la libertà, costola del divino, – che nel divino è, per definizione,
23
intrinseca al bene –, continuandosi nell’uomo si scinde in possibilità
con Dio come dono, c’è una libertà che è essere uguali a Dio come furto.
sta all’uguaglianza con Dio come l’uomo sta a Dio – e come al peccato
sta la libertà.
mitico tra le due figure del somigliare e del rubare risuoni l’unico fuoco
della libertà? Ivan Karamazov lo sa. Egli dice: “… Si vede che gli uomini
stessi ne avranno colpa: gli era stato dato il paradiso, loro han voluto la
libertà e han rapito il fuoco al cielo, pur sapendo che sarebbero stati
24
Vediamo ora il Golem.
parole: Iahvé Elohim emeth, che significa Dio è la verità. Ma nella mano
dell’uomo appena creato dall’uomo c’era un coltello col quale egli raschio
l’aleph da emeth e così restò meth, che significa morto. Creato l’uomo
singolari delle sue possibilità, c’è qualcosa che è morto. Non Dio, ma
con la libertà dell’uomo? E può esserci una libertà della scienza senza
25
Dal seno del sacro nasce la sua rivolta, che è la libertà. Dal seno
libertà (si pensi, per il credente, alla libertà di Dio). Il che ripropone il
7. La soglia.
26
un potere – terribile – su cui non abbiamo potere. Di cui non disponiamo
paura25. Una metamorfosi del desiderio e una metamorfosi della fuga. Una
25
Sul punto richiamiamo un libro bello e penetrante: R. ESCOBAR, Metamorfosi della paura, Il Mulino, Bologna
1997.
27
Ma si tratta di un limite che ha attributi essenziali. Non può essere
deinòs. Ciò che desta meraviglia e terrore. Ciò che suscita, nel terribile e
nel meraviglioso, lo sgomento allo stato puro27. Ciò che non può essere
dell’anima. Egli intende, così, opporsi nella maniera più decisa alle forme
26
Sul punto, vedi anche G. LIMONE, Dimensioni del simbolo, Arte Tipografica, Napoli 1997, p. 135 ss. e p. 165 ss.
27
R. OTTO, Il sacro. L’irrazionale nella idea del divino e la sua relazione al razionale, tr. e cur. di E. Buonaiuti,
Feltrinelli, Milano 1989, pp. 28-30.
28
forme di mistificazione neutralizzatrice. Ed è stato Walter F. Otto, come è
noto, a vedere, già negli dei della Grecia, forme e figure dell’essere28.
ben radicato nel terreno delle emozioni, di cui costituisce una precisa
struttura cruciale29.
un plesso emozionale specifico. Che, però, con l’evolversi dei tempi, non
Anzi, esso – vivendo nel mio cortocircuito emozionale fra il più lontano e
30
Ma il sacro non è solo sovrappotenza. Esso lega. Precipita sugli
altre e intrecciate forme del sacro. 1. C’è il sacro come volontà-potenza del
come tyche, come l’evento della sorte. E’ l’evento casuale che buca la
arbitrio. Il Dio greco può manovrare la tyche. Ciò che non può manovrare
31
correlata: la morte30. 3. C’è il sacro come l’anánche, come la ‘necessità’.
Nemmeno Giove, il grande Cronìde, può fare alcunché per salvare il figlio
Sarpedonte dalla morte in battaglia. Più in alto di Zeus, c’è il Fato. Che
non parla. Né Zeus può parlarGli. Il Fato non ha viso né voce. Il Fato non
è ‘persona’.
Ci sono altre figure del sacro. C’è il sacro come il Monstrum. Che è
ancora: 1. C’è il sacro come Potenza pura. 2. C’è il sacro come Potenza
monoteismo può rivelarsi apicale coalescenza di dei. Rivisitati alla luce del
amore.
30
C’è una situazione, individuata in bioetica in rapporto alla ‘medicina predittiva’, che potrebbe in qualche modo
evocare questo antecedente mitico. E’ la situazione che in dottrina è stata chiamata, paradossalmente, l’‘antidestino’:
ossia la possibilità di sfuggire alla propria condizione genetica, programmando adeguatamente la propria vita.
32
Non basta. C’è il sacro come venerando e il sacro come esecrando.
33
emigra ai bordi della scienza: da figura si fa sfondo. Sfondo come
delimitazione dei bordi della scienza – che la scienza non riesce a varcare.
34
cresce il comune legame. Là dove si attiva una comune emozione, a
modello della scienza complessa, i cui punti ciechi sono, per necessità
scienza che eredita il sacro si erge ora la potenza dei suoi limiti – altra
E si guardino altre forme del sacro, nella tradizione della critica. C’è
potere. C’è il sacro di Durkheim e Mauss, col loro insistere sul sacro
35
comunitario, col loro guardare le cose sacre come fasciate di interdizioni,
col loro distinguere fra tempo sacro e tempo profano. C’è il sacro di Jean
Guitton, con la sua mirata attenzione al sacro della scienza. Dove l’attivo
così – posti davanti all’uomo scientifico che, agendo, come per frottage
32
J. GUITTON, G. BOGDANOV, I. BOGDANOV, Dio e la scienza. Verso il metarealismo, Bompiani, Milano 1992,
p. 65 e passim.
33
J. GUITTON, cit., p. 107.
34
Dio e la scienza, cit., p. 40.
36
“un ordine soggiacente governa l’evoluzione…”35. Fino a un terrore
religioso36.
Non solo. C’è il sacro di Max Scheler, col suo collocare i valori al
livello del santo. C’è il sacro di Vico, col suo percepire il valore dopo la
Guardini, a Levinas.
soggezione. C’è, qui, un lampo del sacro? Quali, gli esiti sul piano del
villaggio globale?
35
Dio e la scienza, cit., p. 52 ss.
36
Dio e la scienza, cit., p. 65.
37
vulnerabilità. C’è una diretta proporzionalità fra potenza del sistema e
altri mezzi, così come la guerra può essere il terrorismo condotto con altri
tempo della sofisticatissima fragilità. Dove, alla scala del singolo, la tyche
Tutti noi, abitanti del pianeta, non siamo mai stati tanto vicini.
Sia come partner che come nemico, sia come malato che come mostro.
37
G. CAPOGRASSI, Introduzione alla vita etica, in Opere, vol. III, p. 90 ss. e p. 161 ss.
38
E non come genere. Come singolarità. In una situazione paradossale in
nuovo destino.
una libertà debole. Là dove, nel tempo delle vicinanze ridottissime e della
c’è un sovrano e sempre più vera quella che ci sono molti sovrani – al
può dividere lo spaziotempo del pianeta, e queste fette sono sempre più
diventare irreversibili.
39
Il terrorista che l’11 settembre, con un semplice biglietto
dell’altro. E’ l’altra faccia della nostra fragilità. E’ quella faccia che, pur
solidarietà che può dare vertigine – come quando l’altro si sporge nel
vuoto e io vivo il suo rischio come mio. E’ una solidarietà che deborda da
40
un’invisibile stringa: il legame38. Di cui non sono attore ma,
tutto. C’è anche il sacro di Levinas: che è oltre l’essere, perché, così come
siano state profetiche le parole di Elias Canetti, nel suo parlare di una
mondo moderno è talmente smisurato che si osa appena volgervi gli occhi.
tale scopo può servirsi di procedimenti tecnici che egli stesso non è in
neppure esporsi a un pericolo per il suo atto. Il contrasto fra la sua unicità e
38
Sull’idea recentissima della ‘stringa’ – contrapposta all’idea della ‘microparticella’ – a costituente del mondo fisico
(indice di una reazione complessiva della scienza fisica alla metodica del ‘conoscere’ per ‘scomposizione’) si veda
Greene Brien, L’universo elegante. Superstringhe, dimensioni nascoste e la ricerca della teoria ultima, Einaudi, Torino
2000.
39
Vorremmo qui richiamare, di Emmanuel Levinas, due percorsi: E. LEVINAS, Dall’esistenza all’esistente, Marietti,
Casale Monferrato 1986; ID., Trascendenza e intelligibilità, Marietti, Genova 1990.
41
nostri progenitori. Le ricette dei potenti sono chiaramente manifeste: non è
state fatte solo per loro…. Egli dà inizio a una guerra e manda i suoi là
lui un profondo e segreto bisogno che anche le fila della sua stessa gente si
suo corpo – che per lui rappresenta il mondo –, prima di ciò, egli avrà
moneta del potere. Qui è facile mettere una moneta sull’altra e accumulare
spina>>40.
vede rinascere oggi ai suoi bordi, come clamorosa annunciazione dei limiti
40
E. CANETTI, Masse e potere, pp. 569-571.
42
percezione del sacro raggiunta con altri mezzi. La vulnerabilità del sistema
fragilità del tutto che è dormiente. Ma questo ‘dormire’ ha dei costi. Noi
43
essere l’argomento perenne per far regredire, ad arbitrio, in qualsiasi
Schuld.
Dicevamo che ogni civiltà è chiamata, forse, ogni volta, a una nuova
rielaborazione del sacro. Il che significa che ogni civiltà è chiamata a una
44
specifico che investa l’emozionale di coloro che sono diventati, oggi,
livelli:
45
livello della dignità ‘povera’. Quella ‘inferius non recognoscens’. Quella
quale potremmo anche dire, nel trionfo delle matematiche, che siamo
42
Per alcune riflessioni sulla ‘dignità’ in un contesto costituzionale, si veda A. RUGGERI, A. SPADARO, Dignità
dell’uomo e giurisprudenza costituzionale (prime notazioni), in “Politica del diritto”, a. XXII, n. 3, settembre 1991.
46
Karamazov43). Anzi, è appunto la sofferenza dei bambini l’argomento per
c’è il sacro. Il sacro non è soltanto ciò che costituisce un terrore comune,
la celebre scena della madre che scende dalla soglia durante la peste). Lo
<<folgorato>> (p. 99). Zosima sa – solo lui sa – che Dmitrij sarà destinato
inchinato alla sua grande sofferenza avvenire” (p. 379, e cfr. p. 103). E
47
C’è un paradosso, infatti, nel sacro – che investe anche chi lo irride.
a ricordare al Dio in cui non crede i diritti del sacro. La sofferenza dei
bambini è una domanda sacra. L’ateo Ivan ricorda – contro lo stesso Dio
in cui non crede – i diritti del sacro. Il sacro, infatti, è limite allo stesso
Dio, se Dio è degno del sacro. Rosmini direbbe: nemmeno Dio può
un credente.
custode del sacro. L’uomo che sento di essere, infatti, percepisce di essere
dell’altro in me, il mondo della specie. Per il credente, in ognuno dei tre
sacro. Vediamoli.
credo che sia, più che un testo di analisi, il segno dei tempi di questa nuova
44
A. ROSMINI, Filosofia del diritto, vol. 2, Bertolotti, Intra 1865, nn. 542-545, p. 132.
48
paradossale percezione del sacro. Non a caso, il libro è scopertamente
contagio45.
del vivere – quelli in cui si disegna e si rivela il filo rosso della nostra
inermità.
45
M. HARDT, A. NEGRI, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, Rizzoli, Milano 2002.
49
minacciata la specie, è minacciata la vita in quanto tale. Tutto – Zoè,
che possono mostrare, alle frontiere dei nuovi millenni, i nomi nuovi
del sacro.
mentale, questa logica del sacro. C’è una logica della negazione nella sua
passi.
Primo passo. Il sacro non può essere negato. Come non può essere
50
Guardiamo ora il sacro da un altro punto di vista. C’è, nella sua
Primo passo. Proprio perché ‘è’ nel nostro essere storico, il sacro è
profano ha il suo sacro: è il suo sacro. E’la sua dignità. In questo senso, il
libertà stessa è sacra – è forma del sacro. Forma plurale del sacro. E, come
46
A. ROSMINI, Filosofia del Diritto, Bertolotti, Intra 1865, vol. 2, nn. 542-545, pp.162-163.
47
Rosmini scrive esplicitamente sulla sacralità dei diritti dell’individuo: Filosofia del Diritto, CEDAM, Padova, 1967,
p. 183.
51
riarticolarsi del mondo all’interno del sacro. Ciò mentre il sacro, aprendo a
Ancora una volta, l’esperienza del sacro conduce al filo di una soglia.
suo senso più vero non solo il manifesto ma l’apofatico. E’ per questo che
essere guida reale agli assi dell’universo personalista. Assi che, a nostro
avviso, possono essere detti da tre luoghi narrativi. Tre luoghi narrativi,
52
colpito. La tragedia greca non ha un Dio a cui porre la domanda. Il testo
ebraico sì.
guardano te. Nel senso preciso che non guardano te in carne ed ossa. Essi,
guardano all’interno del quadro ideologico di cui sono portatori. Essi, per
generale>>48.
morte.
che punta alla radice. L’<<uomo in generale>> che ognuno di noi è, viene
resto, uno che ha. Egli ha ricchezze, ha moglie, ha figli, ha una posizione
48
C’è un significativo testo di Kant su Giobbe: vedi E. KANT, Sull’insuccesso di ogni tentativo filosofico in teodicea,
in Questioni di confine, a cura di F. Desideri, Marietti, Genova 1990, pp.23 ss.
53
sociale. Attraverso Satana, col permesso di Dio, egli viene prima colpito
nei beni, poi nei figli, poi nella posizione sociale, infine nel corpo.
Giobbe viene colpito nei beni, nella posizione sociale, nel nome. Non
viene colpito in ciò che ‘è’, ma in ciò che ‘ha’. E’ specificamente per
questo che Dio consente a Satana ogni esperimento su Giobbe. E’, infatti,
dati connessi? No. Giobbe è colui che nonostante tutto’ residua’ dopo
54
essendomi davanti, qui ed ora annichilita m’interroga. E’ un niente. Ma
un niente con questa sua unica forza residua: egli interroga. La spoliazione
Non ‘cogito ergo sum’ (penso dunque sono), dunque, ma ‘patior ergo
soffrire e non tu49. E perciò ora domando. Non ‘cogito ergo sum’, dunque,
songo.
soffro, sono io che soffro e non tu, né tanto meno un <<altro>> che in me
altro che lui. Ed è il paradosso del dolore. Il dramma del nostro dover
49
E, si potrebbe aggiungere, in quanto tu soffri con me per la mia sofferenza, io vedo che in qualche misura la prova
privilegiata che tu riesci ad essere anche un po’ me.
55
evitarlo e del suo esserci necessario. Per poter acquistar certezza di noi.
Per poter sapere, attraverso il suo varco, che non si è pure copie, né
generale in cui di te non c’è più traccia. Sei stato derubato di te. Il
l’essere.
riconoscono. Dio non dice cose molto diverse da quelle dette da Eliu,
50
Si potrebbe, in una prospettiva teologica, citare il Cristo evangelico che parla col Padre: Se puoi, allontana da me
questo calice, ma sia fatta la Tua volontà, non la mia.
56
uno dei consolatori di Giobbe, eppure è Dio che compie l’atto radicale:
E controllate51.
51
Sul punto, S. RODOTA’, Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-
Bari 1997.
57
Veniamo a una prima riflessione su questo passo. L’unicità apre al
legame.
disoccultare52.
assomigliano tutte al suo fiore. <<E si sentì molto infelice. Il suo fiore gli
aveva raccontato che era il solo nella sua specie in tutto l’universo. Ed
possiedo che una qualsiasi rosa>> (ibidem). Il fiore, che egli riteneva
fosse <<il solo della sua specie in tutto l’universo>>53. Egli sapeva,
quindi, che la sua singolarità coincideva col suo genus. Nel momento in
cui le cinquemila rose gli rappresentano all’improvviso che quel suo fiore
è solo uno dei tanti del suo genere, la sua singolarità non c’è più. Quel
fiore è perduto.
52
E’ una nostra antica opinione. Ce ne siamo esplicitamente occupati in G. LIMONE, Dimensioni del simbolo, Arte
Tipografica, Napoli 1997, pp. 151 ss.
53
A. de SAINT-EXUPERY, Il Piccolo principe, cit., p. 89.
58
Che cosa può rifarlo singolare?
principe le chiede di giocare con lui. <<Non posso giocare con te>>,
<<E’ una cosa molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’ …
la volpe (ibidem).
59
Lo sguardo dell’altro, nel conoscermi come singolarità, mi
all’unicità.
Prendere sul serio le idee. Rosmini si domanda come nella presenza delle
cose c’è l’ ‘essere ideale’. Berdjaev si somanda come nella presenza degli
60
‘oggettivarsi’, fino al tempo in cui l’uomo, essere libero, può
preveggenze di Dio54.
spiegare, appunto, col fatto che durante le notti bianche non si vede
alcuna fonte esterna di luce ….. e che tutti gli oggetti sembrano
54
N. BERDJAEV, Il senso della creazione. Saggio per una giustificazione dell’uomo, Jaca Book, Milano 1994. .
55
N. BERDJAEV, op.cit., p.109.
56
N. BERDJAEV, op.cit., p.109. Le sottolineature sono nostre.
61
notti bianche ricordano … che in una situazione normale la luce è
mistico ma, posto l’uomo concreto, precisa coordinata della sua libertà
guise diverse, è altresì vero che mai potremo dire esaurito un uomo
realizzarla come sua, la sua storia non sarà mai l’immagine di lui tutto
intero. Che l’uomo non abbia immagine significa – anche – che mai
più di ciò che appare58. Un uomo è sempre più della storia che –
57
N. BERDJAEV, op.cit., p.109. Le sottolineature sono nostre.
58
Vedi G. CAPOGRASSI, L’attualità di Vico, in Opere, vol. IV, p. 400 e passim. In questo senso, il ‘Nessuno’
pronunciato da Ulisse per dire il suo nome può rivelarsi gravido di una sapienza inconscia, tutta da disoccultare. Sul
punto, ci sia consentito richiamarci a G. LIMONE, Dimensioni del simbolo, Arte Tipografica, Napoli 1997, pp.167 ss.
Per una discussione vedi anche F. BELLINO, Persona e ragionevolezza, Levante Editori, Bari 1997.
62
talenti che mai poterono tutte esplicarsi – e mai ebbero tutte i contesti in
cui esprimersi e di cui lo stesso singolo uomo non sa. Il suo essere
59
Per una disamina della questione antropologica con riferimento al tempo, richiamiamo qui G. BINOTTI, Il tempo:
una struttura concettuale, in Tempo della legge e tempo della storia, a cura di G.M.Chiodi, Guida, Napoli 1999, pp. 45-
108.
60
G. CAPOGRASSI, L’attualità di Vico, cit.
61
Sul punto richiamiamo G. LIMONE, Il sacro come la contraddizione rubata. Prolegómeni a un pensiero metapolitico
dei Diritti fondamentali, Jovene, Napoli 2000, pp. 10 ss. Vedi anche ID., Dimensioni del simbolo, Arte Tipografica,
Napoli 1997, pp. 154 ss. e pp. 156 ss.
63
subliminalmente, produce. Alcuni personalisti distinguerebbero, in
libertà. A condizione che questa ‘libertà’ sia presa sul serio. Dal punto
raddoppi.
occorre, invece, un intero infinito per passare nella porta stretta della
sua non riducibilità ai costituenti logici di un altro ente – quale che sia –,
62
G. LIMONE, Dimensioni del simbolo, cit., p. 169 ss.
63
E. MOUNIER, Trattato del carattere, Edizioni Paoline, Roma 1982, p. 610, p. 104 ss. e passim.
64
Sul punto ci permettiamo richiamarci a G. LIMONE, Dimensioni del simbolo, Arte Tipografica, Napoli 1997, spc. p.
145 e passim.
64
altro numero – quale che sia. Quei costituenti che, moltiplicandosi fra loro,
oggettivazione conoscitiva.
del legame con altri modi. 3. Dalla violazione della profondità, ogni
65
rispetto; e, di qui, anche ogni controllo totale, ogni condanna a morte, ogni
pieghe, posto a suggello della sua splendida opera postuma, Il giorno del
quando seguivo il turbinare dei fiocchi [di neve] col naso schiacciato
contro la finestra. C’erano tutti allora, nella stanza ravvivata dal caminetto,
svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella
65
Sul punto si veda anche S. RODOTA’, Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione,
Laterza, Roma-Bari 1997.
66
fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti
resuscitati. Reinseriti ancora nel flusso della vita. Per essere ancora una
sul sacro.
66
Salvatore SATTA, Il giorno del giudizio, Adelphi, Milano 1990, pp. 291-292.
67
Lo stesso Rosmini parla della sacralità di questi Diritti67. E la stessa
una relazione tra fedi a livello planetario senza creare fusioni narrative
67
A. ROSMINI, Filosofia del diritto, I, CEDAM, Padova 1967, p. 183: “…I diritti d’un solo uomo sono pur
sacri”.
68
A. ROSMINI, Filosofia del Diritto, Bertolotti, Intra 1865, vol. 2, nn. 1647-1649, pp. 547-548.
69
A. ROSMINI, Filosofia del Diritto, CEDAM, Padova, vol. I, nn. 189 ss., p. 225 ss.
70
A. MILANO, Quale verità? Per una critica della ragione teologica, Edizioni Dehoniane, Bologna 1999, pp. 377 ss.
68
religioso di cui è portatrice una fede. E’, questo, un collaudo cruciale, che
universale quel sacro che, non dandosi mai in immagini esaustive, tutte
69
Crediamo, in questo senso, che c’è, per il possibile sacro condiviso,
Ep. 4,20: “Chi dice ‘Io amo Dio’ e odia il prossimo, è un bugiardo. Chi
non ama il fratello, che vede, non può amare Dio, che non vede”. E
vediamo la cosiddetta ‘parabola degli atei’ (Mt., 25, 31,46). Là dove Dio
riconosce credente anche chi non sapeva di esserlo, mentre chi credeva di
E, d’altra parte, se nel più piccolo io so vedere Dio, quel più piccolo
‘pietà’.
70
2. Il ‘legame’. Là dove – nell’altro – ne va del sé. Che, nel sentirlo, ha
viscerale pietà.
sono tre nomi del sacro. Quid – a questo punto – del sacro?
Valore che valga quanto Dio. E purché a noi sia toccato un Dio che abbia
Ma c’è un nome del sacro che sempre ci sfida. Con la sua infinita
Più della libertà. Più della vita. Custodita da quel pudore che ne è il
segnale di confine e che dice: ‘Io sono più di ciò che appaio’72.
72
Vedi sul punto Giuseppe Capograssi, Opere, vol. IV, p. 400 ss.
71
Il sacro, in tale contesto, come l’ ‘essere ideale’ di Rosmini, non è
solo confine ma luce. Non solo divieto di ciò che contraddice la vita,
come indicatore di vita, potremo forse, allora, poter dire del sacro ciò che
l’amore è una declinazione del sacro: “Per nulla al mondo, amore, avrei
perduto. Esso ci dice di un Dio che, rompendo la crosta del terrore, rivela
sull’importanza dei mistici nel dialogo fra le civiltà. Sì, diciamo dei
mistici. Perché sono gli eretici di tutti i sistemi. E possono accedere alla
73
Emmanuel Mounier, Trattato del carattere, Edizioni Paoline, Roma 1982, p. 610.
72
percezione del sacro come limite di ogni sacro. Perché la fede vera sa
nulla. Come la parola non detta. Come la luce non vista. Come il volto
Giuseppe LIMONE
73