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6 ottobre 2019 - 22:05 > Versione online

Urbino: Festival del Giornalismo Culturale, si


è concluso a Palazzo Ducale il viaggio della
VII edizione

5' di lettura 06/10/2019 - Domenica 6 Si è chiusa la settima edizione del Festival del giornalismo
culturale diretto da Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini. Dopo le date di Abbadia di Fiastra, Ascoli
Piceno, Pesaro e Fano, nella splendida cornice di Palazzo Ducale il direttore della Galleria
Nazionale e Polo Museale delle Marche, Peter Aufreiter, ha fatto gli onori di casa salutando e
ringraziando l’organizzazione per “l’impegno e la volontà nel fare questo Festival, importante per
la città di Urbino”.
Il Festival è nato a Urbino sette anni fa e sempre, nonostante si sia ampliato, ha dedicato una
giornata alla città dove nacque Raffaello Sanzio. Proprio al pittore e architetto urbinate, tra i più
celebri del Rinascimento, è stata dedicata una mostra dal titolo “Raffaello e gli amici di Urbino”.
Gli ospiti in compagnia del pubblico del Festival e di Aufreiter l’hanno visitata e apprezzata, a
soli tre giorni dall’inaugurazione.

Il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini, si è dichiarato “particolarmente contento che il Festival


si sia ampliato e sia diventato regionale”, ringraziando la direttrice Lella Mazzoli per il lavoro
“importante che svolge per il settore”.

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Nella mattinata è stato premiato anche il vincitore del concorso Luoghi RiPresi, organizzato in
collaborazione con SVIM - Sviluppo Marche, per valorizzare le aree interne delle Marche colpite
dal terremoto. Il vincitore è Lorenzo Pallini, premiato da Gianluca Carrabs, amministratore unico
di SVIM soddisfatto che “Il territorio marchigiano non si abbatte ma riparte”. La foto scelta
rappresenta proprio la speranza: un dirigente scolastico in una scuola di Camerino, in provincia di
Macerata, che guarda verso l’alto nel segno di rinascita. Il vincitore Pallini racconta: “Parte del
premio lo donerò a una giovane allevatrice: perché chi rimane, nonostante le difficoltà, nei
territori colpiti, merita tutto il nostro sostegno”.

La giornata si è svolta in tre appuntamenti: il viaggio dei libri, il viaggio del teatro e Raffaello
segreto.

Marco Vigevani, agente letterario, fondatore e amministratore delegato di The Italian Literary
Agency, ha iniziato la mattinata parlando del viaggio dei libri. “Una grande emozione essere in
questo luogo unico” esclama Vigevani prima di iniziare la lectio su libri e traduzioni. Quello
dell’editore è sempre stato “un mestiere rischioso”: a sostegno della sua tesi, Vigevani racconta la
storia di due editori coraggiosi e anticonvenzionali, tra esilii e libri stampati sotto falso nome.

L’Europa è stata per molti anni attraversata da fratture: nazifascismo, cortina di ferro, “paesi
centrali della nostra cultura che sono diventati ‘dell’Est’”. Nelle parole di Vigevani sono due gli
editori che hanno ricomposto questa frattura economica e politica: Emanuel Querido ebreo
olandese che viveva ad Amsterdam e fondò una casa editrice con Fritz Landshoff in lingua
tedesca per gli esiliati dal nazismo.

L’altra storia raccontata da Vigevani riguarda l’autore serbo Vladimir Dimitrijevi , fondatore nel
1966 della casa editrice e della libreria “L’Age d’homme”, nata in Svizzera con l’obiettivo di
pubblicare in francese scrittori serbi, russi e cechi che l’Europa in quel periodo ignorava.
“Adelphi fu la prima casa editrice a portarli in Italia” racconta Vigevani.

Il membro del comitato scientifico del Festival del giornalismo culturale, Paolo Di Paolo, ha
deliziato il pubblico con una grande lettura sul viaggio nel teatro, a partire dal libro “Sold Out” di
Umberto Orsini, uno dei nomi più rilevanti del teatro italiano, “un uomo dal temperamento dalla
forza così incredibile che lascia ammirati” secondo Di Paolo.

Orsini è sempre in viaggio come molti attori che attraversano indistintamente provincie e grandi
città. Il libro ”Sold out” non “è intervista né autobiografia” dice Di Paolo, curatore del testo uscito
qualche mese fa. Il giornalismo culturale insegna che la conversazione è utile: “Nella crisi serve
un racconto empatico ed emotivo” spiega lo scrittore e giornalista Paolo Di Paolo che racconta
aneddoti del dialogo con Orsini, portando parole dello stesso attore: “Lui mi ha mostrato
locandine del passato. Ha speranza, vede davanti a sé ancora molte porte aperte. Il futuro del
teatro? Non so dire, ne conosco il passato e ai registi che mi dirigono dico di essere portatore sano
di tradizione”. Le parole chiave del libro sono destino e desiderio, perché il viaggio del teatro,
come dice Di Paolo, “va dal balbettio iniziale all’urlo finale”.

Costantino D’Orazio, storico dell’arte e funzionario della Sovraintendenza Capitolina, ha


raccontato il suo libro “Raffaello segreto”, chiudendo il Festival del giornalismo culturale con un
panel dedicato all’urbinate Raffaello, che “ha bisogno di tempo: non è iconico e icastico come
Leonardo o Michelangelo” racconta D’Orazio.

L’artista rinascimentale ha esercitato un’attrazione eccezionale nella sua epoca: “Un grande uomo
di relazione, un cortigiano che ha dimostrato che tutto ciò che meritava di essere dipinto era in
realtà ciò che costituiva una sfida ai maestri” spiega D’Orazio, facendo confronti tra Deposizione,
prima opera, e Trasfigurazione, ultima opera.

“Crescono emotività e contrasto, cambia la composizione: Raffaello vive e rappresenta un cambio

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generazionale nella storia dell’arte” narra D’Orazio.

E poi la Maddalena, la Madonna del Belvedere, la Scuola di Atene. Opere fondamentali nella
crescita di Raffaello Sanzio, spiegate con carisma, peculiarità e aneddoti da Costantino D’Orazio,
che al termine della mattinata ha accompagnato, insieme a Peter Aufreiter, gli ospiti e il vasto
pubblico tra le opere di Raffaello.

Giorgio Zanchini e Lella Mazzoli nei saluti finali hanno ringraziato l’organizzazione dell’Istituto
per la formazione al giornalismo di Urbino e dell’UniversitàdiUrbino Carlo Bo, il personale
della settima edizione, i volontari, le diverse collaborazioni, i patrocini, i media partner e gli
sponsor. Si chiude così la settima edizione, con i direttori già al lavoro per l’ottava: il connubio
tra cultura e scienza.

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