RIMANETE NELL’AMORE, PERCHÉ LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA!
(Pubblicato in: Portare, n. 37 giugno 2010, 3-5).
Un limpido cielo di primavera ha illuminato una festa serena, alla Badia di Bertinoro, il primo sabato dopo Pasqua. Le Clarisse Francescana Missionarie del SS. Sacramento rendevano grazie al Signore perché la loro fondatrice, Madre Serafina Farolfi, è stata dichiarata Venerabile, con un decreto della Chiesa che ne proclama l’esercizio eroico delle virtù. È stata celebrata una Messa di ringraziamento presieduta dal Vescovo mons. Lino Trizzi, nel chiostro della Badia. Erano molti i sacerdoti celebranti, le religiose e gli amici accorsi per unirsi alla gioia delle suore. L’atmosfera era spontaneamente esuberante, come nelle feste di famiglia; ma quando si è snodata la processione dei celebranti e il coro delle giovani suore ha iniziato a cantare, c’era in tutti una commozione solenne. All’inizio della celebrazione eucaristica P. Gianni Califano, il Postulatore Generale dell’Ordine, ha dato lettura del Decreto sul riconoscimento delle virtù eroiche di Madre Serafina. P. Gianni è il frate incaricato ufficialmente di far riconoscere dalla Chiesa la santità dei membri della famiglia francescana. Sa muoversi, con la stessa interiore sapienza, e con perseveranza tenace, sulle vette della santità e nei corridoi dei Palazzi vaticani. È uomo di poche e preziose parole, che merita sempre di essere ascoltato. E così, in un silenzio palpabile, l’assemblea ha imparato come Madre Serafina abbia vissuto in modo eroico le virtù teologali di fede, speranza e carità e le virtù annesse. Certamente molti erano curiosi di scoprire cosa fossero mai queste “virtù annesse” e in che modo da un tale apparato di virtù possa scaturire qualcosa che per la Chiesa sia “venerabile”. Al di là del linguaggio forbito dei documenti curiali, quello che alla fine abbiamo capito è che Madre Serafina è Venerabile perché Dio è passato nella sua vita, e ha acceso in lei un indomabile fuoco d’amore. In lei non appare semplicemente la zelate esecuzione di comandamenti divini e precetti ecclesiastici. Questo tipo di santità, che pure si trova nel calendario cattolico, appare piuttosto burocratico e - qualche volta - francamente noioso. Madre Serafina è un’altra cosa; è stata un altro tipo di donna. Nella sua avventura cristiana il vangelo ha conservato una bellezza limpida e attraente, unito a una passione indomabile. In lei incontriamo un capolavoro originale di Dio, che non rinuncia a forgiare anime che hanno il coraggio dell’amore, anche quando sono immerse da un ambiente che soffoca di mediocrità. Le virtù che veneriamo in lei non rappresentano semplicemente un buon livello di professionalità religiosa. Sono il risultato di una vita incessantemente tesa ad una donazione a Dio, sofferta e appassionata, che alla fine è diventata una totale resa all’amore. I teologi ci insegnano che la virtù non è costituita da una singola buona azione, per quanto generosa o eroica. La virtù non è “amare solo una volta”, ma è “rimanere nell’amore”, come il Signore ci ha insegnato. Non dobbiamo pagare una tassa alle norme morali, ma trasformarci, fino ad avere “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fil 2,5). Quando questa conformità diventa bisogno indomabile, allora l’amore si radica, come una consuetudine del cuore, che genera pensieri e gesti conformi all’amore di Cristo. Il primo passo del cammino è la scoperta, nella fede, della Parola di Cristo. «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). Il fulgore della verità, che illumina il cuore, genera una libertà nuova, che sa vedere la storia con gli occhi di Dio. Bisogna rimanere nella Parola di Verità, per diventare liberi, e non solo contentarsi di banali conformismi. Madre Serafina ha vissuto la progressiva donazione ad una verità che le appariva come desiderio e volontà di Dio sulla sua vita, e si è gettata a capofitto in questa libertà inebriante. Certe sue apparenti testardaggini, che potrebbero apparire un attaccamento pertinace al suo punto di vista, sono in realtà espressione della volontà di rimanere fedele alla libertà vocazionale che le veniva dal vangelo. Ma non basta. La verità, nelle dinamiche umane, può sempre diventare “qualcosa” che noi possediamo. In realtà è la verità che ci possiede, perché la verità è Qualcuno; è la persona stessa di Cristo, che ci unisce a sé in un mistero di vita. «Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me» (Gv 15,4). In questo mistero di comunione si rimane uniti alla persona di Gesù, per portare frutti di vita. Madre Serafina è stata letteralmente divorata da questa comunione, fino a spasimare dal desiderio di entrare nel mistero indicibile della presenza di Cristo nella Chiesa e nelle anime. Una presenza che non si riduce a elaborazione mentale, ma diventa sacramento di donazione ed esperienza d’inabitazione. Madre Serafina “portava” in sé il mistero della presenza di Cristo, che attingeva nell’Eucaristia e che trasformava la sua vita in un tabernacolo abitato: “Una completa immolazione di noi stesse a Gesù e con Gesù Eucaristia; una riparazione continua: un apostolato instancabile. Ecco il nostro fine, il nostro spirito; ecco il modo di personificare in noi Gesù Eucaristico” (Guida Pratica - Fine e spirito dell’Istituto, fasc. XXV). In questo era vera figlia di santa Chiara, che sapeva di contemplare un mistero tutto interiore: “Come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le due orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo Colui dal quale tu e tutte le cose sono contenute, possedendo ciò che si possiede più saldamente rispetto agli altri possessi transitori di questo mondo” (3LAg, 24-26). Chi è immerso in questa misteriosa comunione di vita sperimenta l’urgenza di annunciare, comunicare in tutti i modi la bellezza di un’esperienza incontenibile. Da questa sovrabbondanza di vita è nata la vocazione missionaria di Madre Serafina, con cui avrebbe voluto immergere il mondo intero in questo mare di salvezza. “Andate, Accendete, Portate a tutti l'Amore di Gesù Eucaristia!” Ma infine il Maestro ci ha insegnato che non saranno le opere, per quanto meritevoli, a darci la pienezza della gioia, ma la perseveranza nell’amore. «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. […] Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9-12). Rimanere nell’amore di Gesù, vuol dire saper affrontare persecuzioni e desolazioni, solitudini e incomprensioni, co ntenti solo di avere Lui. “Tu sei amore e carità… Tu sei bellezza… Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza” (LodAl 4-5). La povertà dell’amore crocifisso diventa incommensurabile ricchezza. Vale la pena di vivere per questa bellezza! Allora abbiamo capito perché Madre Serafina è venerabile. Perché è rimasta unita al mistero della parola di Gesù, alla sua persona, al suo amore fecondo. Da questo mistero si è fatta riempire, abitare e condurre, nella dinamica di una donazione trasformante. Ha attraversato notti di solitudine e sofferto giorni di battaglia, ma ha portato sempre in sé quell’Amore che dà vita al mondo. Scrutando il suo cammino spirituale, forse abbiamo solo sfiorato i confini di un Mistero più grande, ma quel poco che abbiamo carpito basta a riempirci di gioia.
P. CARLO SERRI ofm.
10 aprile 2010. SERAFINA FAROLFI «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti ciò che nel mondo è debole per confondere i forti» (1 Cor 1,27) La forza, la potenza di Dio, si manifesta soprattutto in colui che, riconosce di essere sua creatura e cerca di rispondere con gioia e coerenza: «Lascia la casa di tuo padre e va nel paese che io ti indicherò». Francesca Farolfi, nata a Tossignano d’Imola il 7 Ottobre 1853, lascia la famiglia all’età di 20 anni, per entrare nel convento delle suore Terziarie Francescane di Forlì, prendendo il nome di Serafina di Gesù, con il preciso incarico di dare all’antica istituzione una nuova direzio-ne adeguata alle esigenze del tempo. «Fin dall’uso di ragione fu in me congenita la vocazione allo stato religioso di vita attiva; fin d’allora occupava tutto il mio cuore il desiderio di essere utile alla gioventù e lavorare per le missioni» (Memoriale del 1895). Entra così nell’ordine francescano. Si dedica all’educazione delle giovani, verso le quali nutriva speciale predilezione e istituisce un collegio che ben presto si distinguerà per l’ottima formazione e istruzione. Ma ecco le prime difficoltà: non tutti sono sensibili al rinnovamento... Per vent’anni Madre Serafina cercherà di realizzare la vocazione per la quale era entrata nell’istituto, nella continua e perseverante ricerca della Volontà di Dio. Infine per realizzare pienamente ciò che per lei era «disegno di Dio», nel 1895 alla Badia di Bertinoro cominciò a concretizzare il suo vero «carisma» e la sua «chiamata» in una totale dedizione per l’educazione della gioventù, specialmente quella più abbandonata e bisognosa. Accolta dal Vescovo di Bertinoro Monsignor L. Leonardi, il 1° Maggio 1898 Madre Serafina e 8 consorelle emisero la loro professione religiosa. Nasceva così l’Istituto delle Clarisse Francescane Missionarie del SS. Sacramento. Lo stile di vita è prettamente francescano, caratterizzato da una vita di preghiera, di fraternità e di apostolato, alimentata da un ideale grande: vivere Chiara nel servizio apostolico. Il nome è già un programma di vita: clarisse: Chiamate a «stare con Lui», professano la Regola di S. Chiara, nella contemplazione, meditazione e adorazione eucaristica quotidiana. francescane: Vivono il S. Vangelo nello stile dell’itineranza, della minorità e della fraternità di Francesco, unendo così la vita attiva alla contemplativa, il servizio caritativo al riposo della preghiera. missionarie: Nelle varie parti del mondo: Italia, Spagna, Romania, India, Brasile, Argentina, Bolivia, Guinea Bissau, Perù. del SS. Sacramento: Come per Chiara, Francesco e Madre Serafina, il Santissimo Sacramento è sorgente, centro e culmine della loro vita, per «Andare, accendere, portare l’amore di Gesù Eucaristia a tutti». (www.cfmss.com).