Poema epico in XXIV canti di Omero (IX-VIII a. C.). L'opera narra il lungo e
difficile viaggio di ritorno dell'eroe greco Ulisse o Odisseo verso Itaca dopo la
fine della guerra di Troia. A questo soggetto principale si affiancano i viaggi di
Telemaco alla ricerca del padre (canti I-IV) e la vendetta di Ulisse sui Proci
(canti XXI-XXII).
Dopo un assedio di dieci anni, la città di Troia è stata conquistata e incendiata
dai greci, mentre gli abitanti sono stati deportati come schiavi (tranne pochi
che riusciranno a mettersi in salvo, secondo quanto stabilito dal Fato, come
Enea, col padre Anchise e il figlioletto Ascanio). Nella guerra sono caduti
valorosi combattenti da entrambi i fronti: i troiani Ettore, Sarpedonte, Pandaro,
il tracio Reso accorso in aiuto di Troia; i greci Achille, Patroclo. Tutti i
combattenti greci hanno fatto ritorno in patria dopo la distruzione di Troia.
Solo Ulisse viene trattenuto dalla ninfa Calipso nell'isola di Ogigia. Il dio
Poseidone è adirato contro di lui perché ha accecato il figlio Polifemo. Gli altri
dei si pronunciano a favore del ritorno di Ulisse. Telemaco, consigliato da
Atena, si reca a Pilo e poi a Sparta e viene a sapere la verità da Menelao.
Finalmente Ulisse può partire. La zattera da lui costruita si arena sull'isola dei
Feaci, Scheria. Naufrago, Ulisse incontra la figlia del re Alcinoo, Nausicaa.
Accolto con tutti gli onori, ottiene dal re la promessa di una nave per poter
tornare in patria. Durante la cena in suo onore, l'aedo Demodoco canta la
storia della presa di Troia con lo stratagemma del cavallo di legno. Tradito dalle
lacrime, Ulisse deve rivelare la sua vera identità ed è invitato a narrare le sue
peregrinazioni dalla fine della guerra fino all'arrivo nell'isola dei Feaci. Il
racconto delle vicende di Ulisse occupa ben 6 canti (VII-XII). Ulisse racconta
del paese dei lotofagi, che si nutrono del fiore di loto; dei ciclopi e della brutta
avventura con Polifemo; del paese dei lestrigoni, mangiatori di uomini; di Circe
e delle sue magie; del paese dei cimmeri, dove l'eroe è sceso nell'oltretomba e
ha conosciuto il futuro; del pericolo delle sirene; di Scilla e Cariddi; infine
dell'approdo nell'isola di Calipso, tappa precedente all'arrivo nell'isola dei
Feaci.
Con la nave messa a disposizione dai Feaci, Ulisse sbarca finalmente a Itaca e,
travestito da mendicante, si reca dal vecchio pastore Eumeo; lungo il cammino
viene riconosciuto dal vecchio cane Argo che muore per la gioia. Da Eumeo
ottiene accoglienza e notizie sulla situazione di Itaca; inoltre incontra Telemaco
di ritorno dai suoi viaggi di ricerca. Padre e figlio studiano accuratamente il
piano di vendetta. Ulisse si reca al palazzo di Itaca, sempre travestito da
mendicante, ed è costretto a sopportare ogni sorta di umiliazioni. Una cicatrice
alla coscia lo fa riconoscere dalla nutrice Euriclea e rischia di far naufragare il
piano preparato.
La vendetta viene compiuta in occasione della gara di tiro con l'arco di Ulisse
nella quale i pretendenti di Penelope devono cimentarsi a far passare una
freccia attraverso l'occhio di 12 scuri allineate. Nessuno dei Proci riesce a
tendere l'arco. Ulisse ottiene di poter provare. Vinta la prova tra lo stupore dei
Proci, Ulisse dà il segnale dell'inizio della strage. Spalleggiato dai pastori
Eumeo e Filetio, insieme al figlio Telemaco uccide tutti i Proci.
Fattosi finalmente riconoscere da Penelope, attraverso la descrizione della
struttura del letto nuziale, Ulisse riprende possesso dei suoi averi e si reca in
visita dal vecchio padre Laerte. L'Odissea è uno dei testi più celebri di tutta la
letteratura. È famosa la traduzione poetica in italiano di Ippolito Pindemonte
(1805).
Mettendo a confronto i paesi fantastici toccati da Ulisse durante le sue
peregrinazioni con la realtà di Itaca e contrapponendo la disperazione e il
disagio della lontananza dalla patria alla gioia del ritorno, Omero sottolinea i
valori e gli ideali che danno un senso all'esistenza umana. La struttura della
narrazione dosa con sapienza le avventure presenti e le avventure raccontate,
in una composizione che risponde magistralmente al moderno criterio della
variazione.
L'Odissea costituisce l'archetipo di tutte le peregrinazioni della letteratura, tra
le quali rientrano anche quelle dell'Eneide di Virgilio e dell'Ulisse di J. Joyce (un
Ulisse che percorre la sua squallida giornata, quella dei nostri tempi, dal
linguaggio frantumato e privato dei nessi conosciuti, un Ulisse contemporaneo
ma elevato ugualmente a simbolo del percorso esistenziale, un microcosmo
che è una replica in scala ridotta dell'universo.). L’
Odissea, secondo autorevoli interpretazioni, è all'origine della poesia epica e
contemporaneamente del romanzo, metafora dell'esistenza umana come
viaggio, della quale esalta numerosi temi (l'avventura, la ricerca, la scoperta, il
coraggio, l'astuzia, l'intelligenza, la fedeltà, la patria, i legami famigliari, la
devozione, l'ospitalità, l'amore, l'amicizia).
Quale dio, quale eroe, quale animale divino, quale uomo si nasconde dietro il
nomei ancora misterioso di Ulisseii?
Prima di passare a Dante diamo uno sguardo agli attributi di Odisseo, di colui
che già nel nome, come abbiamo visto nella nota 1,esprime l’esperienza
dell’odio, dell’opposizione, quali presupposti per diventare liberi ed autonomi
anche dal dolore.
ι ι ι
• Π ο λ υ− µ ε τ ι σ (polu-metis) dal pluriforme ingegno, molto astuto.
Per risolvere i problemi pratici e le situazioni contingenti la µ ε τ ι σ si
serve spesso dell’inganno, dei δ ο λ ο ι ( doloi) , come strumentini un
azione guidata dalla saggezza e che ha come fine ultimo la salvezza
personale.
Quest'ultimo esprime un grande valore, cioè lo sforzo umano per non cadere
nella possessione di meccanismi archetipici, come è il caso degli eroi dell'Iliade.
Egli, con l'aiuto di Atena, riesce ad avere il sufficiente distacco mentale ed
emotivo dalle situazioni per non farsi travolgere; usa il ben dell'intelletto,
anche se a volte in modo fraudolento. Dante non conosce il valore dell'Ulisse
omerico e ne evidenzia solo l’aspetto umano scaltro, furbo. L'Ulisse dantesco è
il simbolo del pericolo che corre l'uomo che arde dal desiderio di conoscere solo
con l’ausilio della razionalità e che sconterà con una morte da eroe irredento la
sua ascesa umanistica. Dante da iniziato, Fedele d’Amore
e presunto templare, compie il viaggio verso il divino con l’aiuto si della mente
(Virgilio) ma ispirata da Beatrice che rappresenta la Sapientia.vi
L'intelligenza, infatti, può diventare l'elefantiasi del sapere; questo è ciò che
minaccia la scienza oggi. Il bisogno di sapere
è un bisogno umano. L'uomo dotato di intelligenza conosce attraverso la mente
che analizza e divide. In questa tensione verso la conoscenza, si corre il
pericolo di restare prigionieri degli opposti, dimenticando la "sintesi" e il punto
dal quale l'uomo è partito per conoscere. Se ci si ferma alle divisioni
(specializzazioni), adoperando la mente come fine a sé stessa, essa può
diventare autonoma e scivolare ineluttabilmente nella freddezza priva di
sentimento. Il ricercatore vero,
invece, non perde di vista l'unità dell'uomo e adopera la mente come
strumento per conoscere; è un mezzo meraviglioso che l'uomo ha a
disposizione per creare il suo mondo pratico e spirituale. Il ricercatore
dovrebbe tendere a
L'inizio è la ricerca; ma poi egli vuole sapere di più vuole conoscere tutto,
innalzare se stesso e l’umanità tutta fino al divino con una sfida titanica degna
di Prometeo
usando parole seducenti e stimolanti (arte ben nota a tutti i dittatori e gli
agitatori delle folle):
Così parte per il "folle volo" e da inizio alla distruzione di sé e di coloro che ha
trascinati con lusinghe:
e volta nostra poppa nel mattino,
de' remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
[Inf. XXVI, 124-126]
Come nella rovinosa caduta di Lucifero dal cielo, l'acqua lava il punto di
contatto col male.
Anche noi massoni corriamo il rischio di diventare dei novelli Ulisse se non
siamo umili e ancorati alla nostra tradizione.
π α ν τ α ε ι σ ο
(tutto è dentro”di noi”)
i
Il nome che dà il titolo al poema è Odisseo ( Ο δ υ σ σ ε ο σ ) , può essere ricondotto fondamentalmente a due
verbi:
ο δ υ σ σ ο µ α ι ”odussomai” mi adiro o sono odiato;
ο δ υ ρ ο µ α ι ”oduromai” mi lamento o soffro.
Dunque Odisseo porta nel suo nome sia l’esperienza della collera espressa da ο δ υ σ σ ο µ α ι , sia la capacità
di sofferenza
Dell’ ο δ υ ρ ο µ α ι
ii
Ulisse può derivare sia da:
“ulciscor” vendicarsi,
che dall’unione di due parole “ulcus”piaga o meglio ferita e “ischia” coscia con riferimento alla ferita provocatagli
da un cinghiale quando era ragazzo
iii
con il termine µ ε τ ι σ ( metis) i greci indicavano l’intelligenza attiva ed esecutrice distinguendola da quella
inattiva e contemplante che definivano ν ο υ σ ( nous)
iv
Nota sulla spedizione dei fratelli Vivaldi nel MCCLXXXXI, in Atti della società ligure di Storia Patria, vol
XV,1881, pag. 317 sgg.
v
In Nardi “Dante e la cultura medievale” !990
vi
Nella Divina Commedia Beatrice appare a Dante (Purgatorio,XXX, 30,33) condotta su un carro trionfale,
accompagnata dalle virtù, mentre gli angeli cantano Veni sponsa del libano ( come nel Cantico dei cantici)
identificandola con la Sapienza di cui Salomone dice: “Questa ho amato e ricercato fin dalla mia giovinezza, ho
cercato di prendermela come sposa, mi sono innamorato della sua bellezza” (Sapienza, 8,2). Beatrice è l’immagine
di una Sapienza individuale ,la Sapienza greca” Cerchiato delle fronde di Minerva” (Purg. XXX, 68), presente nel
profondo dell’anima che conduce a Dio. Dante ,Fedele d’amore e forse Templare, conclude l’itinerario iniziatico
della Commedia con la visione del Fiore e di Maria nella gloria del Trono: “ Vergine Madre, figlia del tuo
figlio,/umile e alta più che creatura/ termine fisso d’etterno consiglio…” ( Paradiso XXXIII,1,3). Nelle parole di San
Bernardo riecheggianole parole della Sapienza biblica: “dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli
inizi della terra” (Proverbi,8,22). Ecco allora che Maria è una ipostasi di Dio, analoga alla Sophia gnostica,
tendenza combattuta come eretica dalla chiesa del tempo.
vii
Il 24/6/1717, giorno di San Giovanni Battista, nella The goose and gridion ale-house (Birreria l’oca e la graticola)
in St. Paul’ church-yard si riunirono i membri delle seguenti quattro logge:
-The Goose and Gridion L’oca e la Graticola
-Rose and Rummer Rosa e Boccale
-Queen’s head La corona
-Horn Il corno
Queste quattro logge costituirono la prima Grand Lodge ed insediarono come Gran Maestro Anthony Sayer (1717-
1719)
viii
Le ascendenze del R.S.A.A. vanno viste nei c.d. Riti Primitivi, alcuni che hanno radici anteriori alla stessa Gran
Loggia di Londra de11717, e particolarmente nella Massoneria Scozzese.
Progenitore e modello del sistema ritualistico scozzese originario fu il Rito di Heredom di Kilwinning, detto anche
"Antico Rito di Perfezione".
Vantava - ritengo con probabile fondamento - origini risalenti nel 1314 a Re Robert Bruce con l'immissione di esuli
templari nelle Craft anglo-sassoni, ed aveva un indirizzo "speculativo", in parte d'influenza templare ed in parte
umanistica. Nella sua evoluzione, con via via accentuazioni "speculative" giunse a strutturarsi in 25 gradi, molti dei
quali vennero inglobati nel R.S.A.A. nel quale poi lo stesso Rito finì per confluire, fortemente influenzandolo.
Altro progenitore fu il Rito Primitivo, d'incerta origine, ma che, per molti aspetti, può vedersi collegato al Rito di
Heredom di Kilwining; giunse a strutturarsi in 33 gradi e finì per confluire nel R.S.A.A..
ix
La caratteristica del c.d. Sistema Scozzese va individuata nell'indirizzo eclettico che esso ebbe fino dai suoi
prodromi e nelle prime fasi formative nel 1700. Tale indirizzo era scevro da ogni sudditanza dogmatica e fideistica,
rivolto alla tesaurizzazione di quanto di meglio avesse prodotto il pensiero umano nei secoli, anzi nei millenni, al
fine di stimolarne lo studio e preservare il ricordo, senza fare con ciò scelte dogmatiche.
Questo ha consentito al R.S.A.A. di esercitare una sua funzione di amalgama, di attrazione, di osmosi di Logge
aderenti ad altri Riti - molti dei quali confluirono nel Sistema Scozzese o finirono nell'oblio ed in molti paesi la
stessa Massoneria azzurra finì con l'identificarsi con tale indirizzo eclettico, e ciò avvenne anche in Italia.
Questa tesaurizzazione rivela un costante riferimento a quello che in senso lato possono definirsi concezioni
Umanistiche che per secoli hanno solcato le filosofie, le religioni, le culture, l'arte, un certo modo di concepire la
vita, l'etica, il vivere sociale e che s'impernia in un principio di tolleranza e di libertà di pensiero e di coscienza e che
ha avversato tutte le tirannie e le teocrazie.
x
Nel 4 ° grado scozzese di maestro segreto si precisa: la suprema e perpetua preoccupazione della libertà
muratoria ...è l' abbattimento di tutti gli idoli, di tutti i pregiudizi, di tutte le superstizioni, di tutte le menzogne".
"Ogni concezione dell'uomo è progressiva e di conseguenza relativa". "La libera muratoria non ammette alcuna
concezione come definitiva". "La non definitività - con la parola "alcuna" - si estende, a mio avviso, a tutte le
concezioni sia che riguardino il metafisico, sia che riguardino l'uomo ed i rapporti umani.