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Proposta di Legge Regionale

Misure organizzative al fine di garantire la piena attuazione


della Legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale
della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza).

presentata il 30 novembre 2010

RELAZIONE INTRODUTTIVA

Con la presente proposta di legge recante "Misure organizzative al fine di garantire la


piena attuazione della legge 194/78", si intende assicurare l'attuazione della legge 22
maggio 1978, n. 194 (norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione
volontaria della gravidanza) sul territorio piemontese, affrontando il problema della
eventuale mancata disponibilità di personale a praticare l'aborto.

La materia oggetto dell'intervento rientra nella competenza legislativa statale ai sensi


dell' articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione, attenendo alla
determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e
sociali, in quanto diretti ad assicurare su tutto il territorio nazionale un livello minimo
di garanzia nel godimento di diritti fondamentali.

La legge 194/1978, in particolare, affida alla Regione compiti di vigilanza sulla


corretta attuazione della legge.

L'articolo 9 della legge stabilisce, infatti, che gli enti ospedalieri e le case di cura
autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'effettuazione degli interventi di
interruzione di gravidanza. Non solo. La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione
anche attraverso la mobilità del personale.

La legge 194/1978, con la legalizzazione dell'aborto, ha permesso, in generale, un


cambiamento sostanziale del fenomeno abortivo nel nostro Paese, riducendo il ricorso
all'aborto clandestino -anche se, in questo ambito, i dati nazionali disponibili sono
indicativi, in quanto non si dispone di stime affidabili per le donne immigrate-, e della
mortalità materna ad esso associata, favorendo altresì la riduzione dell'interruzione
volontaria della gravidanza, anche attraverso la promozione di un maggior e più
efficace ricorso a metodi di procreazione consapevole, alternativi all'aborto.

Ciò è stato reso possibile attuando, anche a livello regionale, quanto previsto dalla
legge 194/1978, con attività di assistenza e di informazione alle donne, attraverso i
consultori, quali servizi primari di prevenzione del fenomeno abortivo, nonché con
l'adozione di misure per il miglioramento dell'appropriatezza degli interventi, quali la
riduzione dei tempi di attesa e l'adozione di tecniche più appropriate di intervento e di
anestesia, e infine attraverso l'aggiornamento delle procedure e del personale preposto.
In Piemonte le interruzioni di gravidanza nel 2009 hanno subito un decremento del
6,8% rispetto al 2008, confermando la costante diminuzione del fenomeno. Tuttavia,
l'applicazione della legge 194/1978 può essere ulteriormente migliorata.

Al fine di dare completa attuazione alla legge sulla tutela sociale della maternità e
sull'interruzione volontaria della gravidanza, particolarmente rilevante è il
monitoraggio costante circa l'adeguatezza dell'offerta delle prestazioni, anche in
relazione all'aumento del fenomeno dell'obiezioni di coscienza da parte del personale
dei servizi, al fine, da una parte di garantire la libertà di obiezione - riconosciuta dall'
articolo 9 della legge 194/1978, e dall'altra di garantire la continuità assistenziale.

L'obiezione di coscienza del medico è stata introdotta nel nostro ordinamento, dalla
legge 194. L'articolo 9 prevede la possibilità da parte del personale sanitario ed
esercente le attività ausiliarie di esercitare l'obiezione di coscienza, secondo quanto
disciplinato dal predetto articolo (non esonera dall'assistenza antecedente e
conseguente all'intervento nei casi in cui, data la particolarità delle circostanze, il loro
personale intervento sia indispensabile per salvare la vita della donna in imminente
pericolo).

L'obiezione di coscienza, pertanto, si esprime nell'ambito e nei limiti della legge


vigente.

Nella Relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della legge contenente
norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza
( Legge 194/78), pubblicata il 6 agosto 2010, viene evidenziato "¿un notevole
aumento generale dell'obiezione di coscienza negli ultimi anni per tutte le
professionalità. A livello nazionale, per i ginecologi si passa dal 58.7% del 2005, al
69.2% del 2006, al 70.5% del 2007 e al 71.5 del 2008; per gli anestesisti, nello stesso
intervallo di tempo, dal 45.7% al 52.6%; per il personale non medico, dal 38.6% al
43.3%. Per alcune Regioni l'aumento è molto rilevante, soprattutto nel Sud.
Percentuali superiori all'80% tra i ginecologi si osservano nel Lazio (85.6%), in
Basilicata (85.2%), in Campania (83.9%), in Molise (82.8%), in Sicilia (81.7%) e in
Veneto (80.8%). Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con
un massimo di più di 77% in Molise e Campania) e i più bassi in Toscana (29.0%) e a
Trento (32.8%). Per il personale non medico i valori sono più bassi, con un massimo
di 87.0% in Sicilia e 82.0% in Molise."
Si evince quindi che in molte Regioni l'obiezione di coscienza ha raggiunto livelli tali
da prefigurare un'oggettiva condizione di grave difficoltà per le donne nell'accesso ai
servizi.
Nella nostra Regione i dati, riferiti al 2008, sono i seguenti:
- 65,1% per i ginecologi;
- 38,9% per gli anestesisti;
- 21,9% per il personale non medico.

Con la presente proposta si intende prevedere disposizioni finalizzate a garantire che


le modalità concrete dell'erogazione della prestazione non siano pregiudizievoli della
fondamentale esigenza della tutela della salute, e prevenendo il rischio concreto che,
in assenza di personale e in ragione degli eventuali tempi di attesa, possano essere
ritardati interventi di interruzione di gravidanza, che devono avvenire entro i tempi
circoscritti individuati dalla legge 194/1978.

Ciò considerato, la presente proposta di legge si pone l'obiettivo di assicurare le


prestazioni sanitarie alle donne che intendano procedere all'interruzione volontaria
della gravidanza, tutelando, nel rispetto delle scelte personali di obiezione di
coscienza, la certezza dell'applicazione della legge sulla tutela sociale della maternità e
sull'interruzione volontaria della gravidanza nel territorio regionale.

A tal fine pare utile effettuare un costante monitoraggio delle modalità operative dei
servizi attraverso indicatori della disponibilità e qualità dei medesimi, e del loro
livello di integrazione, che tengano conto, ad esempio della percentuale di interventi
effettuati, dei tempi di attesa per gli interventi, della percentuale di personale
obiettore.
Monitoraggio dell'efficienza dei servizi anche attraverso la relazione dei tempi di
attesa tra il rilascio della certificazione e il momento dell'intervento.

La presente proposta di legge si fa carico anche del problema dell'assistenza alle


donne straniere in maternità che richiedano interruzione di gravidanza, a fronte di un
alto tasso di abortività delle donne immigrate e del rischio di aborti clandestini.

L'articolo 35, comma 3, del testo unico in materia di immigrazione ( d.lgs. n.


286/1998) ricomprende l'interruzione di gravidanza tra i trattamenti sanitari che
devono essere comunque garantiti, anche agli stranieri non in regola con le norme
relative all'ingresso ed al soggiorno.

Sul riconoscimento del diritto alla salute agli stranieri, presenti sul territorio dello
Stato, sì è espressa anche la Corte Costituzionale, affermando che il "nucleo
irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile
della dignità umana" deve essere riconosciuto anche agli stranieri, "qualunque sia la
loro posizione rispetto alle norme che regolano l'ingresso e il soggiorno nello Stato,
pur potendo il legislatore prevedere diverse modalità di esercizio dello stesso" (Corte
Costituzionale, sentenza n. 252/2001; Corte Costituzionale, sentenza n. 432/2005).

Particolare attenzione, inoltre, è dedicata al fenomeno del ricorso dell'interruzione


volontaria della gravidanza da parte delle minorenni.

La legge 194/1978 consente l'interruzione della gravidanza anche di una donna di età
inferiore ai diciotto anni, disciplinandone i limiti e le modalità nell'articolo 12.

Con una disposizione specifica si prevede che gli enti ospedalieri che effettuano gli
interventi siano tenuti a fornire alla Regione le informazioni su interventi su minori di
anni diciotto, da rendersi in forma anonima e nel rispetto delle norme a tutela della
riservatezza e di quanto previsto dall' articolo 21 della stessa legge 1974/1978.

Si prevede, in particolare, che i dati così raccolti vengano trasmessi al Garante


regionale per l'infanzia e l'adolescenza, istituito con legge regionale 9 dicembre 2009,
n. 31 (Istituzione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza).
Relazione agli articoli

Articolo 1
L'articolo 1 detta disposizioni finalizzate ad una migliore attuazione in ambito
regionale della legge 194/1978, disponendo che al fine di garantire la continuità
assistenziale delle prestazioni sanitarie di interruzione volontaria della gravidanza, gli
enti ospedalieri e le case di cura autorizzate dalla Regione siano tenuti ad assicurare
l'effettuazione degli interventi di interruzione di gravidanza richiesti secondo quanto
previsto dalla legge 194/1978, anche in presenza di personale sanitario ed esercente le
attività ausiliarie che abbia sollevato obiezione di coscienza, nei modi previsti dalla
legge 194/1978.
La Regione, peraltro, garantisce l'aggiornamento professionale del personale che
esegue le interruzioni volontarie di gravidanza, vigilando che la partecipazione alle
attività previste per l'applicazione della legge 194/1978 non costituisca in alcun modo
un pregiudizio alla crescita professionale medica e chirurgica e alla carriera.
È previsto, inoltre, che la Giunta regionale presenti all'Assemblea con cadenza annuale
una relazione sull'attuazione della legge 194/1978 sul territorio piemontese.

Articolo 2
La Regione prevede un costante monitoraggio della adeguatezza delle prestazioni,
anche in relazione alla presenza di personale sanitario che abbia sollevato obiezione di
coscienza.
Il monitoraggio tiene conto delle modalità operative dei servizi attraverso indicatori
della disponibilità e della qualità degli stessi e del loro livello di integrazione, avendo
riguardo in particolare alla percentuale di interventi effettuati, ai tempi di attesa, alla
percentuale di personale obiettore.
L'obiezione di coscienza viene comunicata alla regione tramite il Direttore sanitario o
il dirigente sanitario competente all'atto dell'assunzione, della stipula di una
convenzione o dell'abilitazione.
Al fine di disporre di dati aggiornati sul personale obiettore le Aziende sanitarie e le
Aziende ospedaliere aggiornano annualmente gli elenchi dei propri medici.
Annualmente la Regione pubblica l'elenco del personale sanitario obiettore e non
obiettore.

Articolo 3
La norma dispone misure organizzative al fine di garantire l'applicazione della legge
194/1978.
Le Asl e gli enti ospedalieri, nell'ambito delle competenze in materia di
organizzazione, verificano costantemente l'organico medico e paramedico e, in
carenza di personale per l'effettuazione degli interventi di interruzione volontaria di
gravidanza, adottano misure organizzative specifiche necessarie a garantire
l'effettuazione degli stessi.
Nel caso in cui l'organico medico e paramedico non sia sufficiente, possono essere
attivate procedure di mobilità.
Tra le misure è previsto anche che negli ospedali dove gli obiettori di coscienza
rendano impossibile l'applicazione della legge, si possano attivare procedure di
mobilità del personale.
Articolo 4
La presente disposizione richiamandosi ai principi di dignità umana e di riservatezza
della donna, ribadisce quanto già affermato nella legislazione statale e, in particolare,
quanto previsto dall' articolo 21 della legge 194/1978, nonchè dai Codici deontologici,
l'accesso alle strutture sanitarie da parte di donne straniere non in regola con le norme
sul soggiorno, garantito a norma dell' articolo 35, comma 3, lettera a), del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero).
Il medico agisce, in base alla sua coscienza e al suo convincimento, a tutela della
salute del singolo e della collettività, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona.
È previsto che il comma 1 si applica a chiunque richieda assistenza sanitaria, nei casi e
secondo quanto disposto dall' articolo 35, comma 3, del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286.

Articolo 5
La norma prevede un coordinamento con il Garante regionale per l'infanzia e
l'adolescenza, stabilendo che le informazioni e i dati raccolti, che riguardano persone
minori di anni diciotto, vengano trasmessi, in forma aggregata e anonima, al Garante
regionale per l'infanzia e l'adolescenza istituito con legge regionale 9 dicembre 2009,
n. 31 (Istituzione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza).

Articolo 6
Detta disposizioni finanziarie

SCHEDA RELAZIONE TECNICO-FINANZIARIA


(ai sensi dell'art. 69 Statuto, art.26, c. 2 l.r. 11 aprile 2001, n. 7)

ASPETTI GENERALI DELLA PDL N .......... TITOLO "Misure organizzative al fine


di garantire
la piena attuazione della legge 194/78"

1) finalità della legge in termini finanziari: nuove spese

Azioni volte al monitoraggio, all'aggiornamento professionale e a eventuali mobilità


di personale nell'ambito della piena applicazione della Legge 194/78

2) criteri e modalità:

a) finanziamento della spesa


risorse regionali

3) riferimenti a disposizioni europee/statali/regionali


legge 22 maggio 1978, n. 194
legge regionale 6 agosto 2007, n. 18
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286
legge regionale 9 dicembre 2009, n. 31
articolo 622 del Codice penale
RIFERIMENTI AL BILANCIO PLURIENNALE PER GLI ANNI 2010-2012

SPESA

unità previsionale di base (UPB) DB20081 denominazione SANITÀ POLITICHE E


RISORSE
UMANE DIP. CONV. CON IL SSR

Stanziamento COMPETENZA 2011 Euro 200.000 COMPETENZA 2012 Euro


200.000

titolo della spesa (I, II, III, IV) SPESE CORRENTI

denominazione della nuova spesa: aggiornamento personale (ginecologi, anestesisti,


personale non sanitario) per applicazione Legge 194/78

destinatari della spesa ASL ed Enti ospedalieri

unità previsionale di base (UPB) DB20011 DB20011 denominazione SANITÀ


PROM. SALUTE ED
INTERVENTI DI PREVENZIONE
INDIVIDUALE E COLLETTIVA

Stanziamento COMPETENZA 2011 Euro 500.000 COMPETENZA 2012 Euro


500.000

titolo della spesa (I, II, III, IV) SPESE CORRENTI

denominazione della nuova spesa: fondo per mobilità/reperibilità personale per


applicazione Legge 194/78

destinatari della spesa ASL ed Enti ospedalieri

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