RELAZIONE INTRODUTTIVA
L'articolo 9 della legge stabilisce, infatti, che gli enti ospedalieri e le case di cura
autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l'effettuazione degli interventi di
interruzione di gravidanza. Non solo. La Regione ne controlla e garantisce l'attuazione
anche attraverso la mobilità del personale.
Ciò è stato reso possibile attuando, anche a livello regionale, quanto previsto dalla
legge 194/1978, con attività di assistenza e di informazione alle donne, attraverso i
consultori, quali servizi primari di prevenzione del fenomeno abortivo, nonché con
l'adozione di misure per il miglioramento dell'appropriatezza degli interventi, quali la
riduzione dei tempi di attesa e l'adozione di tecniche più appropriate di intervento e di
anestesia, e infine attraverso l'aggiornamento delle procedure e del personale preposto.
In Piemonte le interruzioni di gravidanza nel 2009 hanno subito un decremento del
6,8% rispetto al 2008, confermando la costante diminuzione del fenomeno. Tuttavia,
l'applicazione della legge 194/1978 può essere ulteriormente migliorata.
Al fine di dare completa attuazione alla legge sulla tutela sociale della maternità e
sull'interruzione volontaria della gravidanza, particolarmente rilevante è il
monitoraggio costante circa l'adeguatezza dell'offerta delle prestazioni, anche in
relazione all'aumento del fenomeno dell'obiezioni di coscienza da parte del personale
dei servizi, al fine, da una parte di garantire la libertà di obiezione - riconosciuta dall'
articolo 9 della legge 194/1978, e dall'altra di garantire la continuità assistenziale.
L'obiezione di coscienza del medico è stata introdotta nel nostro ordinamento, dalla
legge 194. L'articolo 9 prevede la possibilità da parte del personale sanitario ed
esercente le attività ausiliarie di esercitare l'obiezione di coscienza, secondo quanto
disciplinato dal predetto articolo (non esonera dall'assistenza antecedente e
conseguente all'intervento nei casi in cui, data la particolarità delle circostanze, il loro
personale intervento sia indispensabile per salvare la vita della donna in imminente
pericolo).
Nella Relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della legge contenente
norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza
( Legge 194/78), pubblicata il 6 agosto 2010, viene evidenziato "¿un notevole
aumento generale dell'obiezione di coscienza negli ultimi anni per tutte le
professionalità. A livello nazionale, per i ginecologi si passa dal 58.7% del 2005, al
69.2% del 2006, al 70.5% del 2007 e al 71.5 del 2008; per gli anestesisti, nello stesso
intervallo di tempo, dal 45.7% al 52.6%; per il personale non medico, dal 38.6% al
43.3%. Per alcune Regioni l'aumento è molto rilevante, soprattutto nel Sud.
Percentuali superiori all'80% tra i ginecologi si osservano nel Lazio (85.6%), in
Basilicata (85.2%), in Campania (83.9%), in Molise (82.8%), in Sicilia (81.7%) e in
Veneto (80.8%). Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con
un massimo di più di 77% in Molise e Campania) e i più bassi in Toscana (29.0%) e a
Trento (32.8%). Per il personale non medico i valori sono più bassi, con un massimo
di 87.0% in Sicilia e 82.0% in Molise."
Si evince quindi che in molte Regioni l'obiezione di coscienza ha raggiunto livelli tali
da prefigurare un'oggettiva condizione di grave difficoltà per le donne nell'accesso ai
servizi.
Nella nostra Regione i dati, riferiti al 2008, sono i seguenti:
- 65,1% per i ginecologi;
- 38,9% per gli anestesisti;
- 21,9% per il personale non medico.
A tal fine pare utile effettuare un costante monitoraggio delle modalità operative dei
servizi attraverso indicatori della disponibilità e qualità dei medesimi, e del loro
livello di integrazione, che tengano conto, ad esempio della percentuale di interventi
effettuati, dei tempi di attesa per gli interventi, della percentuale di personale
obiettore.
Monitoraggio dell'efficienza dei servizi anche attraverso la relazione dei tempi di
attesa tra il rilascio della certificazione e il momento dell'intervento.
Sul riconoscimento del diritto alla salute agli stranieri, presenti sul territorio dello
Stato, sì è espressa anche la Corte Costituzionale, affermando che il "nucleo
irriducibile del diritto alla salute protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile
della dignità umana" deve essere riconosciuto anche agli stranieri, "qualunque sia la
loro posizione rispetto alle norme che regolano l'ingresso e il soggiorno nello Stato,
pur potendo il legislatore prevedere diverse modalità di esercizio dello stesso" (Corte
Costituzionale, sentenza n. 252/2001; Corte Costituzionale, sentenza n. 432/2005).
La legge 194/1978 consente l'interruzione della gravidanza anche di una donna di età
inferiore ai diciotto anni, disciplinandone i limiti e le modalità nell'articolo 12.
Con una disposizione specifica si prevede che gli enti ospedalieri che effettuano gli
interventi siano tenuti a fornire alla Regione le informazioni su interventi su minori di
anni diciotto, da rendersi in forma anonima e nel rispetto delle norme a tutela della
riservatezza e di quanto previsto dall' articolo 21 della stessa legge 1974/1978.
Articolo 1
L'articolo 1 detta disposizioni finalizzate ad una migliore attuazione in ambito
regionale della legge 194/1978, disponendo che al fine di garantire la continuità
assistenziale delle prestazioni sanitarie di interruzione volontaria della gravidanza, gli
enti ospedalieri e le case di cura autorizzate dalla Regione siano tenuti ad assicurare
l'effettuazione degli interventi di interruzione di gravidanza richiesti secondo quanto
previsto dalla legge 194/1978, anche in presenza di personale sanitario ed esercente le
attività ausiliarie che abbia sollevato obiezione di coscienza, nei modi previsti dalla
legge 194/1978.
La Regione, peraltro, garantisce l'aggiornamento professionale del personale che
esegue le interruzioni volontarie di gravidanza, vigilando che la partecipazione alle
attività previste per l'applicazione della legge 194/1978 non costituisca in alcun modo
un pregiudizio alla crescita professionale medica e chirurgica e alla carriera.
È previsto, inoltre, che la Giunta regionale presenti all'Assemblea con cadenza annuale
una relazione sull'attuazione della legge 194/1978 sul territorio piemontese.
Articolo 2
La Regione prevede un costante monitoraggio della adeguatezza delle prestazioni,
anche in relazione alla presenza di personale sanitario che abbia sollevato obiezione di
coscienza.
Il monitoraggio tiene conto delle modalità operative dei servizi attraverso indicatori
della disponibilità e della qualità degli stessi e del loro livello di integrazione, avendo
riguardo in particolare alla percentuale di interventi effettuati, ai tempi di attesa, alla
percentuale di personale obiettore.
L'obiezione di coscienza viene comunicata alla regione tramite il Direttore sanitario o
il dirigente sanitario competente all'atto dell'assunzione, della stipula di una
convenzione o dell'abilitazione.
Al fine di disporre di dati aggiornati sul personale obiettore le Aziende sanitarie e le
Aziende ospedaliere aggiornano annualmente gli elenchi dei propri medici.
Annualmente la Regione pubblica l'elenco del personale sanitario obiettore e non
obiettore.
Articolo 3
La norma dispone misure organizzative al fine di garantire l'applicazione della legge
194/1978.
Le Asl e gli enti ospedalieri, nell'ambito delle competenze in materia di
organizzazione, verificano costantemente l'organico medico e paramedico e, in
carenza di personale per l'effettuazione degli interventi di interruzione volontaria di
gravidanza, adottano misure organizzative specifiche necessarie a garantire
l'effettuazione degli stessi.
Nel caso in cui l'organico medico e paramedico non sia sufficiente, possono essere
attivate procedure di mobilità.
Tra le misure è previsto anche che negli ospedali dove gli obiettori di coscienza
rendano impossibile l'applicazione della legge, si possano attivare procedure di
mobilità del personale.
Articolo 4
La presente disposizione richiamandosi ai principi di dignità umana e di riservatezza
della donna, ribadisce quanto già affermato nella legislazione statale e, in particolare,
quanto previsto dall' articolo 21 della legge 194/1978, nonchè dai Codici deontologici,
l'accesso alle strutture sanitarie da parte di donne straniere non in regola con le norme
sul soggiorno, garantito a norma dell' articolo 35, comma 3, lettera a), del decreto
legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero).
Il medico agisce, in base alla sua coscienza e al suo convincimento, a tutela della
salute del singolo e della collettività, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona.
È previsto che il comma 1 si applica a chiunque richieda assistenza sanitaria, nei casi e
secondo quanto disposto dall' articolo 35, comma 3, del decreto legislativo 25 luglio
1998, n. 286.
Articolo 5
La norma prevede un coordinamento con il Garante regionale per l'infanzia e
l'adolescenza, stabilendo che le informazioni e i dati raccolti, che riguardano persone
minori di anni diciotto, vengano trasmessi, in forma aggregata e anonima, al Garante
regionale per l'infanzia e l'adolescenza istituito con legge regionale 9 dicembre 2009,
n. 31 (Istituzione del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza).
Articolo 6
Detta disposizioni finanziarie
2) criteri e modalità:
SPESA