VITTORIO BACCELLI
PAGINE LIBERE
I MIEI ARTICOLI 2009 2009
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
In queste pagine ho voluto raccogliere alcuni dei miei articoli che a cavallo degli
anni 2008 – 2009 ho pubblicato su vari giornali e riviste:
– Il nuovo Corriere di Lucca e Versilia
– forum immoderato degli immoderati
– miei blog su splinder e my space
– Lo Schermo
– La Voce di Lucca
– La notizia
Stampato nel maggio 2009 a Seville (E) dalla Lulu.com per Tesseratto Editore
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
La crisi è in arrivo e i primi prodromi cominciano ad affiorare. Sarà una crisi come le
centinaia che si sono già viste, o forse questa volta c’è un problema strutturale legato
al capitalismo globalizzato? Fino a poco tempo fa era di gran moda il Billionaire e
tutti i rampanti d’Europa facevano a gara per frequentarlo e per farsi immortalare dai
mass media nelle sue feste. Oggi invece non se ne sente più parlare, è passato di
moda e vi domanderete il perché. Perché in momenti di recessione, di vacche magre
in arrivo, di crisi economica insomma, ostentare ricchezze viene considerato out, di
pessimo gusto. Assieme al Billionaire stanno passando di moda i SUV, tanto grossi da
incutere soggezione per le strade, tanto grossi che ho (invano) proposto di bandirli dai
nostri centri storici. Moto a 4 ruote, motoscafi super veloci, barche super lusso,
stanno anch’essi passando di moda. E anche le Viareggio-Bastia e le Parigi-Dakar
sono quasi scomparse, mentre la F1 s’avvia a forti revisioni.
Alla gente comune dà sempre più fastidio lo spreco, la speculazione, il disordine, le
chiacchiere, l’azienda (poco importa se pubblico o privata) inefficiente. La gente
comune non ne può più di pagare tasse esose per aver in cambio servizi scadenti. C’è
una richiesta di semplicità, efficienza, regole chiare, risultati pratici e visibili. C’è un
rifiuto verso l’economia virtuale, falsa e fasulla, si cerca una economia legata alla
ricchezza effettiva e alla produzione reale. Su questa onda che rifiuta lo spreco e la
sua ostentazione stanno nascendo giovani imprese, nuove imprenditorialità. Nascono
boutique che offrono vesti e accessori diversi da quelli delle grandi distribuzioni e
anche dalle griffe globalizzate. In informatica, pubblicità e comunicazione, giovani
imprenditori stanno costruendo piccole imprese che creano nuovi prodotti e
sviluppano servizi di alta qualità a costi interessanti. Altri abbandonano le metropoli e
sviluppano aziende agricole specializzate in prodotti biologici e primizie non forzate.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Prodotti per un consumatore sempre più diffidente nei confronti della grande
distribuzione e preoccupato per le periodiche notizie di sofisticazioni alimentari: dal
latte cinese al vinavil all’odierna carne irlandese alla diossina.
Altri hanno organizzato servizi di catering di ottimo livello e prezzi contenuti. C’è
poi chi si è gettato nelle energie alternative e rinnovabili e installa caldaie a biomasse
e pannelli solari. Nel campo delle scienze fioriscono i ricercatori indipendenti che con
modesti mezzi stanno ottenendo ottimi risultati.
Tutta questa nuova imprenditoria, in mano ai giovani, ha compreso che con la
recessione il consumatore diverrà sempre più esigente e non vorrà più buttar via i
propri euro in sciocchezze, e inutili porcherie,finora spinte dal consumo indotto.
Pretenderà invece prodotti e servizi ottimali a basso costo. È la fine dei prodotti
imposti dai media su bisogni artificiali inventati di sana pianta: è la fine del
consumismo indotto.
È su questi temi e su un sistema economico e produttivo etico, che si selezionerà la
nuova imprenditoria e la nuova classe dirigente. Forse tutti i mali non vengono per
nuocere.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
scimmiottando l'altrove, che ci fa distinguere le due opposte fazioni solo dalla scelta
di campo. Gioco di ruolo che ha visto i propri reali martiri e dal quale sono uscite
sconfitte entrambe le squadre, perché chi determinava le regole del gioco, era altrove
a manovrare la politica degli opposti estremismi, per il perpetuare il potere
dell'estremismo di centro. Ma le famiglie che a Lucca comandavano allora,
comandano anche oggi, dunque a cosa è servito il gioco di ruolo? Ha solo rafforzato
in esperienza (o demenza) i figli di quelle stesse famiglie. Si accenna pure ai
collegamenti nazionali con trame oscure e retrive. Questo volume mette in berlina la
figura squallida del "militante rivoluzionario" dell'epoca e le sue analogie in stupidità
con l'attuale "militante politico" o "galoppino". Svela anche la vera faccia di una
borghesia piccola piccola da sempre dominante nella città murata col sostegno
clericale e perbenista: famiglie e logge massoniche strette in un abbraccio mortale
con la benedizione di DC, PCI e derivati. Viene poi evidenziato l'ininfluente ed
inutile gruppo anarchico lucchese, che tutto fu fuorché anarchico. Se c'è una carenza
nel percorso tracciato, riguarda la poca attenzione rivolta al movimento beat lucchese,
il C.13 che dette il via ad una nuova ventata di pensiero radicale che a Lucca ebbe
illustri precursori quali Benedetti, Vangelisti, Pannunzio. Pensiero radicale che in
quegli anni attraversò la parte più creativa di tutto quel movimento, anche coi giornali
"Noi la pensiamo così...e via", "Esperienza 2", "Fuck", "La rivolta degli straccioni", e
mille altri infiniti numeri unici sorti autonomamente. Eppure il Papini mai perse il
contatto con queste esperienze che alla luce del senno del poi, furono le uniche valide
e dettero il via ad eventi quali la Manifestazione anaoggettuale, l'occupazione di Villa
Bottini, che risultarono significativi per la città: esperienze radicali che hanno anche
oggi espressione in un pensiero compiuto alternativo al grigiore cittadino anche se
minoritario, che non è certo quello dei Bulckaen o degli Affatigato, ma casomai si
rispecchia nel pensiero di Vittorio Baccelli che pure è, con scarso seguito, erede di
queste esperienze. Un libro dunque da ricercare con gioia e da leggere con amore, ma
anche con la massima attenzione, perché contiene molte, fin troppe verità. Le
dimenticanze accennate sono sicuramente volute, così come pensiamo non sia un
caso la presenza nelle prime pagine di copia anastatica di parte della prima pagina del
numero uno di quello che fu il semi-mensile oltre l'underground diretto appunto dal
Baccelli: "La rivolta degli straccioni".
VERITA’ E PICCHETTAGGI
Vista la situazione “calda” nel panorama scolastico, ho deciso in questi giorni di non
mandare a scuola i miei figli, preferendo che rimanessero a casa. Ed è proprio in
questi giorni si che si è scatenato l’inferno contro Berlusconi, perché ha voluto
stabilire un punto fondamentale: chi vuol contestare è padronissimo di farlo, ma si
deve anche permettere a chi vuol entrare in classe di poterlo fare. Due sono gli aspetti
che saltano all’occhio. Il primo è che il decreto è stato combattuto con tutte le armi,
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anche con quelle illegittime che hanno visto i bambini trasformati in “quadri”
inconsapevoli della sinistra. Il secondo è che in molte scuole di fatto non era, e non è,
possibile proseguire con la didattica, costringendo così – anche chi non lo vorrebbe -
a far parte del popolo occupante.
Se da un lato c’è il giusto diritto al dissenso, dall’altro si nega il diritto al consenso e
alla legalità. Il tutto condito poi, da una serie di mistificazioni, tali da allarmare
studenti e famiglie con informazioni false sul tempo pieno – che rimane – e sugli
insegnanti – che non saranno licenziati –
C’è bisogno di riportare il confronto su un piano di normale dialettica permettendo a
chi vuol fare lezione di farla ed evitare monologhi di sinistra nelle scuole al fine che
l’informazione possa essere rispondente a verità. Il dissenso e il consenso possono e
debbono coesistere e la scuola deve restare aperta anche a chi decide di non
manifestare contro il decreto Gelmini. Sarebbe normale che l’opposizione contestasse
questo decreto partendo da ciò che nel decreto c’è, e non da slogan preconfezionati,
da picchetti realizzati, da incendi d’animi ottenuti con false informazioni,
dall’utilizzo dei bambini come “postini” di menzogne, dall’accusa a Berlusconi di
voler creare uno stato di polizia e al governo di emanare provvedimenti razzisti. La
verità è che la sinistra sembra aver perso di vista il fatto che gli studenti se vogliono,
hanno il diritto di entrare in classe per assistere alle lezioni. Quando si impedisce una
libertà, lo stato ha il diritto e il dovere d’intervenire per garantire a tutti pari diritti, e
il primo diritto che la democrazia impone è quello della verità. È ovvio che la sinistra
sconfitta dal popolo alle elezioni stia usando oggi la scuola come riscossa politica
strumentalizzando studenti e docenti. E più proseguiranno in questo gioco e più il
premier e il governo aumenteranno i consensi.
REGOLAMENTARE LA PROSTITUZIONE
La senatrice socialista Merlin, volle essere più realista del re, e fece ciò che i
democristiani non avevano, o non avevano voluto fare. I socialisti di allora volevano
dimostrare d’essere più cattolici degli stessi cattolici e meritarsi così il governo. La
chiusura delle case chiuse fu un’operazione di finto progresso, poiché lasciò un
pericoloso vuoto legislativo, che ancora non è stato colmato, ma i cui spazi sono stati
occupati dalla malavita.
La prostituzione, dopo la legge Merlin, si spostò nelle strade e mancando una
regolamentazione creò ovviamente situazioni incontrollabili di criminalità,
sfruttamento e degrado.
Ancora non si vuol capire che il proibizionismo e il vuoto legislativo rappresentano la
ricchezza per la malavita organizzata; pensiamo agli USA, il proibizionismo sugli
alcolici fu la fortuna finanziaria di Cosa Nostra.
Ora, che la prostituzione dalle strade vada tolta, è giusto e indispensabile anche per la
riqualificazione delle periferie, ma criminalizzare la prostituzione è un gravissimo
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REFERENDUM E OSPEDALE
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occupa della newsletter “Sudan: una pace da costruire” e scrive per le riviste
Altreconomia e Africa. Libreria Baroni
(Sintesi del libro: Darfur. Geografia di una crisi è il primo libro in Italia che spiega le
ragioni del conflitto. È stato curato da Diego Marani, profondo conoscitore della
realtà africana e già redattore della rivista Nigrizia, e ricostruisce gli avvenimenti
degli ultimi anni inserendoli all’interno di un contesto sconosciuto in Italia: la
lunghissima guerra civile tra Nord e Sud Sudan (durata dal 1955, anno
dell’indipendenza, al 2006), gli interessi economici e politici di vecchie -Francia e
Stati Uniti- e nuove potenze -la Cina-, l’allargamento del conflitto ai Paesi confinanti
(Ciad, Eritrea e Repubblica centroafricana), il ruolo delle Nazioni Unite e della
comunità internazionale.
Si perché il nome del Darfur è venuto a “significare -scrive l’inviato di Repubblica
Pietro Veronese nella prefazione- l’impotenza dell’umanitarismo internazionale”.
“Giovi almeno questa pubblicazione, che colma in Italia un vuoto intollerabile,
-conclude il giornalista di Repubblica- a ridurre il numero di quanti possono dire ‘non
sapevo’”.
Martedì 25 novembre African Camelot"con l’autrice Daniela Toschi e lettura di
poesie “Canti del vento del Kgalagadi"di Barolong Seboni con Marisa Cecchetti. I
due interventi saranno dedicati al poeta del periodo post coloniale docente di
letteratura inglese presso l’Università della capitale, Barolong Seboni ,
profondamente legato alla sua terra, si può considerare il simbolo della conciliazione
di passato e presente.
Giovedì 26 Presentazione del Libro "Kalami va alla guerra" incontro con l'autore, lo
scrittore e giornalista RAI Giuseppe Carrisi. Casermetta Piazza Santa Maria con la
collaborazione della “Cesare Viviani" e del Circolo sportivo del bridge. L’opera
affronta la terribile piaga costituita dall’incremento dell’utilizzo dei minori in contesti
di guerra . (Sintesi del Libro: Bambini, ragazzini, ragazzi, rapiti, picchiati,
terrorizzati. Costretti a imbracciare un fucile o un machete e a prendere parte alla
guerra. Trasfigurati dall’orrore, da vittime a carnefici spietati, terrore dei loro stessi
villaggi, delle loro stesse famiglie che essi stentano a riconoscere sotto l’effetto della
droga che viene loro somministrata e che li rende ancora più feroci. Genitori, parenti,
piccoli amici massacrati da bambini-combattenti, come esercizio coatto di fedeltà
all’esercito che li ha arruolati e non da scelta. Altrimenti: torture, amputazioni, morte.
È accaduto, accade nelle tante zone calde dell’Africa: Sudan, Ruanda, Uganda, Sierra
Leone, Congo lacerate da guerre tra eserciti e fazioni rivali.
Ragazzi usati, abusati per inermità e inconsapevolezza, allevati nell’ignoranza
dell’indottrinamento e immolati al sacrificio della guerra (santa), vestiti di bombe, o
mandati con l’inganno a testare la presenza di mine nei campi, mentre all’orizzonte,
un attore mercenario inscena il profeta che chiama in paradiso i suoi piccoli eletti.
Correndo, nell’entusiasmo della visione, centinaia di vite in sboccio sono esplose in
aria. È accaduto, accade in Medioriente, Iran, Afghanistan. Bambine, ragazzine,
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Penso che sia interessante la testimonianza di Massimo Raffanti che ricorda quando
Jeorge Haider venne a Lucca: “Lì per lì, quando nel gennaio 2002 mi telefonarono,
segnalandomi la presenza di Joerg Haider in un noto negozio del centro città, mi
rivolsi all’interlocutore con la classica frase: Va bene, e io sono Napoleone. Ma da lì
a poco, mi resi subito conto di averlo davanti in carne ed ossa: era lui davvero, il
ragazzaccio austriaco, l’osannato e popolarissimo governatore della Carinzia, allora
trascinatore del Fpoe, un movimento di estrema destra che si batte tuttora contro il
centralismo della cosiddetta Europa dei burocrati e per il raggiungimento
dell’Europa delle regioni e delle patrie. Superata la sorpresa – prosegue Raffanti - lo
trovai lì di sfuggita, assieme a sua moglie e alle figlie: di alta statura, gentile ma
forte nell’espressione del volto, voleva acquistare un paio di pantaloni rossi, mi
dissero; poco dopo essermi qualificato nella sua lingua, mi salutò, aprendosi in un
largo e cordiale sorriso, allungando il passo ma non negandosi…”“La vostra è una
bella città –disse a Raffanti- raccontandogli che veniva spesso in Italia e che aveva,
fra l’altro buoni amici a Lucca: per questo dava sfoggio di un buon italiano, che
risaltava ancor più musicale per una sua innata eleganza comportamentale. Uscito
dalla boutique cittadina, Raffanti lo rincorse letteralmente per strada, cercando (forse)
di non disturbarlo troppo. Qualche battuta, due proclami e Raffanti fu tra i pochi
testimoni della visita in città di uno dei personaggi più discussi nell'Europa di
Maastricht. Dopo aver richiesto una taglia 31 di un bel paio di jeans rossi che,
appena acquistati volle subito indossare – disse il titolare del negozio- se ne uscì
così “nascondendo” il fisico da provetto alpinista in un giubbotto in pelle nera su una
sportiva T-shirt. Abbronzato come ogni buon "montagnard austriaco" dai modi
affabili ma decisi, salutò Raffanti stringendogli la mano in una morsa ferrea, e si
diresse verso l'Anfiteatro. Adesso sono in molti a chiedersi che cosa ci facesse a
Lucca, in quei freddi giorni di gennaio, il rappresentante dell'ultra nazionalismo
austriaco, noto per aver sfidato l' intera Europa politica per alcune sue posizioni
xenofobe contro i clandestini, per l'ordine e la sicurezza pubblica e per l'ampio
sostegno dato alle più veraci tradizioni austriache. Dopo le continue visite a Jesolo e
il provocatorio dono dell'albero natalizio al Papa degli anni scorsi, un po' tutti gli
ambienti politici si chiesero se, quella di Joerg Haider, fosse stata solo una visita
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turistica a Lucca o se fosse invece stata - come giurano altri- una prima visita di
risposta all'invito di un partito politico cittadino. Raffanti ben ricorda ancora che: -
nel suo rigido tedesco, mi fece ben capire di essere rispettoso delle religioni ma,
“totalmente intollerante contro “la falsa tolleranza degli intolleranti”, cioè dire contro
un Islam che“si serve della religione” per combattere i valori e la civiltà della nostra
Europa, negando di fatto una necessaria reciprocità - . Adesso che è morto, come
aveva sempre vissuto, col sorriso sulle labbra alla James Dean , permangono alcuni
dubbi sulla modalità della sua morte e c’è che grida all’attentato. Una morte
rivelatrice che ha svelato le sue ambigue tendenze sessuali, che molti già
immaginavano. Tendenze che l’hanno sicuramente reso ancor più umano. Una figura
controversa la sua, ma sicuramente carismatica che, alle elezioni del settembre
scorso, aveva fatto triplicare i consensi del suo neo-movimento, il Bzo che ,adesso –
paradossalmente - se si fondesse con l’altro gruppo del Fpoe, farebbe raggiungere una
quota politica del 30% alla destra austriaca.
PRODI ADDIO!!
Finalmente è caduto il peggior governo della nostra vita. Un governo che non
avrebbe dovuto neppure nascere, poiché non aveva vinto le elezioni. Vi era stato,
infatti, un sostanziale pareggio, con 24mila voti in più alla Camera per l’Unione, ma
con meno voti al Senato anche si qui si creava una risicata maggioranza con l’apporto
determinante – eticamente discutibile – dei senatori a vita.
Ma Prodi non ha accettato il pareggio con le conseguenti larghe intese e voto
anticipato, s’è autoconvinto d’aver vinto le elezioni costringendoci ad un governo,
nato solo in funzione antiberlusconiana, che ha creato solo tasse e ha gravemente
compromesso l’immagine dell’Italia in politica estera.
(Consentitemi, da radicale, una piccola nota: ma che ci facevano i radicali con Prodi,
visto che la loro politica economica è più liberista di quella di Berlusconi e, che la
loro politica estera è più filo USA e filo israeliana di quella di Fini?)
E così è caduto un governo che non aveva vinto le elezioni e che è subito precipitato
nei sondaggi, come mai nessuno era riuscito.
Ricapitolando: Prodi non aveva la maggioranza quando è stato eletto, adesso è sotto
di almeno 16 punti percentuali, ha portato la sinistra ai suoi minimi storici sia
percentuali che di credibilità.
Per queste motivazioni un Prodi bis è pura follia e pertanto inaccettabile. Unica
soluzione: elezioni subito!
E a Berlusconi auguro un felice e rapido ritorno.
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molte sono le osservazioni che possono venire in mente. Ovviamente occorre aver
presente che un sondaggio di questo tipo non può avere alcuna valenza scientifica,
ma permette ugualmente di conoscere ove vi siano situazioni conflittuali ed anche –
pur con tutte le riserve del caso – quali siano i contendenti: il Comune di Barga ne è
l’esempio.
Ho sottoposto la classifica dei candidati e ne ho parlato con Giuseppe Priolini,
dirigente UGL, che testualmente ha dichiarato: “ Vedo che sono quattro i dirigenti
UGL presenti in queste classifiche. Cominciamo con Giuncugnano ove Fabio Reali,
che è stato nostro RSU nella Comunità Montana della Garfagnana ed è attualmente
Sindaco a Giuncugnano, è l’unico sul quale in questo Ente siano state espresse
preferenze. Abbiamo poi Gino Masini (RSU Energia) in testa a Castiglione
Garfagnana e che la volta scorsa non passò Sindaco per una manciata di voti. Anche a
Castelnuovo il nostro dirigente sindacale (Scuola) Angiolo Masotti non passò alla
tornata elettorale solo per una manciata di voti. Ma questa volta sono sicuro che se
Masini e Masotti si ripresenteranno avranno ottime possibilità di vittoria. Dunque
come area UGL anche se non siamo ovviamente un partito politico, potremo aspirare
a esprimere tre Sindaci: Reali (confermato), Masini e Masotti. Questo ad ulteriore
dimostrazione come oggi l’UGL sia radicata ovunque nel territorio e come anche il
sindacato sia servito a formare quadri, non solo sindacali, ma anche amministrativi.
C’è poi Vittorio Baccelli che a sorpresa sta raccogliendo consensi nel Comune di
Capannori. Questa localizzazione è sicuramente da attribuire al fatto che per
trent’anni ha lavorato come dipendente proprio in quell’Ente e, forse anche alle
divergenze d’opinione avute anche recentemente con l’attuale Sindaco.”
Dopo le franche parole del dirigente UGL, è doveroso ricordare che questa
organizzazione sindacale ha già in passato avuto propri dirigenti, impegnati come
amministratori in numerosi Enti; in particolare a Lucca ove l’UGL ha espresso un
vicesindaco e amministratori alle municipalizzate. Almeno fino alla passata
amministrazione, oggi con il ritorno di antichi politici con idee certo un po’ datate
(passatisti li definirebbe F.T.Marinetti), l’UGL non è presente nella squadra degli
amministratori. Ed è giusto così, per un sindacato innovatore teso alla realizzazione
di un futuro migliore e diverso sia nel mondo del lavoro che nella qualità della vita
dei cittadini lavoratori.
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messo in cantiere per la realizzazione di due nuove antologie che avranno come
titolo: “Antologia 2008- 2009 di Autori della Cesare Viviani” e “Fantastica Lucca 2”.
Per la selezione, le opere vanno consegnate all’Associazione che si riunisce tutti i
mercoledì alle 17 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane.
L’antologia presentata ha il patrocinio del Comune di Lucca e può anche essere
richiesta direttamente all’editore alla pagina: http://stores.lulu.com/baccelli1
In cantiere anche un volume su “Il dialetto lucchese nel XXI secolo” e una disfida tra
autori dialettali lucchese e pisani.
PRELUDIO DI UN ADDIO
Lucca - Sabato 4 ottobre 2008 alle ore 17 presso il circolo culturale "L'agorà" in
Piazza dei Servi a Lucca si terrà la presentazione del libro Preludio di un addio di
Roberta Bergamini. Sarà presente l'autrice, letture critiche a cura di Vittorio Baccelli.
Roberta Bergamini vive nel comune di Barga, nella provincia di Lucca. Insegna alla
scuola Primaria di Gallicano. Da anni nutre la passione per la scrittura, passione che
si è realizzata nel 2006, anno in cui ha pubblicato il suo primo libro “Disconnettimi
il cuore”, una travagliata storia d’amore, arricchita da un’amicizia che si svolge tutta
sulla Rete, tramite la messaggistica istantanea. Visto il successo , almeno locale, di
“Disconnettimi il cuore”, l’autrice ha pubblicato nel dicembre del 2007 il suo nuovo
romanzo “Preludio di un addio”, ancora una storia d’amore, che tratta di un
abbandono. Esperienza questa, spesso sottovalutata, ma per chi la vive molto
dolorosa e prostrante. Disconnettimi il cuore (Tipografia Menegazzo, Lucca, 2006)
racconta la vicenda di Chiara, una insegnante elementare la cui vita scorre noiosa in
una sorta di gabbia dorata di provincia: è sposata con un facoltoso funzionario di
banca, abita in una bella casa, non le manca nulla dal punto di vista economico e,
apparentemente anche da quello affettivo, ma è profondamente insoddisfatta. Una
inquietudine non ben definita la pervade, che non le impedisce però di accettare
ugualmente il piano svolgersi di un’esistenza incapace di assicurarle alcuna vera
felicità. Fino al giorno in cui conosce Angelo Carmelo, un collega siciliano in
trasferta a Viareggio per una supplenza temporanea, di quindici anni più giovane di
lei. Nella stagnazione della vita familiare di Chiara (il marito non aveva mai voluto
avere figli, mentre la protagonista li avrebbe ardentemente desiderati), irrompe
dunque questo giovane bellissimo. Ne nascerà una travolgente storia di amore, prima
di scoprire una terribile verità sul conto di Angelo, mentre il destino riserverà a
Chiara il dolore più grande, dopo aver scoperto altresì il vero motivo per cui Marco
(il marito) non voleva figli. La Bergamini rivela nella sua opera prima una certa
capacità di osservazione della realtà in cui siamo immersi. Più che la trama,
abbastanza lineare e in cui compare a fare da pendant alle storie “vere” di Chiara
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anche un internauta che comunque pure lui irromperà nella realtà della protagonista,
il motivo di interesse è costituito appunto dallo spirito di osservazione della scrittrice
lucchese. Emerge infatti una fotografia a tratti impietosa del cosiddetto ceto medio,
l’abbia o meno voluto l’autrice, anche con alcuni cliché certo, ma comunque
interessante laddove non si fanno tanti complimenti agli atteggiamenti più
volgarmente maschilisti e improntati al possesso, anziché ai sentimenti o per lo meno
al rispetto. Lavorando sullo stile (un linguaggio per lo più di uso comune ma con
alcune cadute in luoghi comuni), Roberta Bergamini potrà darci nelle prove
successive della sua vena narrativa degli spaccati interessanti su aspetti della vita sui
quali non sempre soffermiamo a dovere la nostra attenzione.
Preludio di un addio - (Edizioni Massarosa, Lucca, 2007) questo il titolo del suo
nuovo lavoro, racconta l’amore disperato di una giovanissima donna della provincia
lucchese per un ingegnere trentenne, che non sarà però capace di ripagare il trasporto
di Marta, la protagonista, se non con la crudeltà propria del dongiovanni. “Chi di noi,
almeno una volta nella vita, non è stato abbandonato da quella persona, che
significava tutto? Che era la personificazione della bellezza, della perfezione,
dell’amore? Chi non è stato mai abbandonato, non potrà mai capire le parole scritte a
fatica in questo libro”. Sono le parole dell’ultima di copertina che fanno da corona ad
un amore deluso, lacerato. Anche in questa seconda prova breve della scrittrice
lucchese, il tema dominante è quello dell’ideale d’amore che si scontra con gli
inganni e con l’arroganza maschili. Qui la protagonista è giovanissima: il suo ardente
desiderio di vita e di amore, sullo sfondo di una Lucca discreta, si infrange
trascinandola in un vortice di dolore e di annientamento. Non mancano figure di
uomini più comprensivi e in fondo almeno apparentemente onesti, come già in
Disconnettimi il cuore, ma l’impressione è quella di una perdita di fiducia
nell’universo maschile, dato che gli amici di Marta paiono ora avere un ruolo molto
più marginale. Come sottolinea il prefatore, il poeta Giangabriele Benedetti, la
protagonista “Pur intuendo una possibile sconfitta, va disperatamente in fondo nel
difendere il suo convinto, intenso, viscerale sentimento, arrivando pressoché a
ribellarsi anche alle persone, che veramente l’amano o che le donano sincera
amicizia”.
Vittorio Baccelli è presidente della Viviani, scrittore ormai noto al pubblico, dopo il
successo delle sue “Storie di fine millennio”di dieci anni fa, è di nuovo alla ribalta in
questo momento per i suoi libri su Nikola Tesla e su John Titor.
E’ FINITA LA RICREAZIONE
La sceneggiata che ha per tema la scuola, sta per finire. Il decreto Gelmini passerà tra
poche ore al Senato: i promotori hanno ampia maggioranza e sono legittimati dalle
urne a farlo. Il decreto è stato il pretesto per le sinistre, sconfitte elettoralmente, di
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LA SANITA’ A LUCCA
Quando mi presentai al Senato nel 1996, nel mio programma vi erano dei punti che
ritengo tuttora attuali e fondamentali per la lucchesia. Quelli più noti riguardavano la
creazione di Lucca Provincia Autonoma, la riacquisizione della Valdinievole e
l’apertura di Casinò stagionali a rotazione tra Viareggio, Montecatini e Bagni di
Lucca. Ma nel mio programma si parlava anche di sanità: prevedevo tre nuovi
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ospedali attorno ai quali avrebbe ruotato l’intero servizio sanitario: Lucca, Versilia e
Valle del Serchio. Nuovi ospedali e non ristrutturazione dell’esistente, perché
l’innovazione e l’uso di nuove tecnologie in ambito ospedaliero sconsiglia anche
economicamente il recupero dell’esistente. Inoltre l’avanzare delle conoscenze
sempre più ci indirizza ad utilizzare in maniera diversa e più sicura l'ambiente
ospedaliero: occorre evitare che queste strutture divengano fonti di nuove e devastanti
infezioni, all’interno delle strutture sanitarie possono infatti svilupparsi agenti
patogeni d’estrema pericolosità, e questo va in tutti i modi evitato. L’ospedale diurno,
la riduzione dei tempi di degenza e molto altro ancora ci consigliano a preparare
nuove strutture dedicate ad hoc.
Se per la Versilia il progetto è stato realizzato, pur con varie carenze come spesso si
legge sulla stampa, a Lucca e nella Valle del Serchio il discorso cambia.
A Lucca si è perso tempo per dissapori sull’assegnazione dei lavori e sono sorte
divergenze sull’ubicazione del sito – e poi, c’è ancora chi sostiene l’inutilità del
progetto stesso. Sono comunque situazioni risolvibili col tempo.
Nella Valle del Serchio il discorso cambia completamente. Mi sono trovato sempre
solo (o quasi) a sostenere la validità di un nuovo ospedale in posizione mediana:
Mologno o Campia. Le Amministrazioni si sono sempre arroccate sulla difesa
dell’esistente e l’ASL e la Regione non hanno mai preso in considerazione l’esigenza
di una nuova struttura. Barga e Castelnuovo hanno subito depotenziamenti e si è
arrivati all’integrazione dei due vecchi ospedali che pur separati avrebbero
utopisticamente dovuto avere una funzione unitaria. Soluzione che nella pratica non
poteva soddisfare né l’utenza, né le amministrazioni, né il personale sanitario.
La Valle del Serchio è così rimasta senza il suo Ospedale Unico della Valle, e questo
invece a mio avviso è la priorità.
Il numero d’abitanti, la concentrazione delle imprese, la conformazione montana, il
rischio sismico, sono fattori che indicano l’indispensabilità d’un nuovo presidio
ospedaliero nella Valle del Serchio.
IL NUCLEARE
E' un'opzione che non mi convince. E per vari motivi. Leggo sulla stampa che
l'uranio si sta esaurendo e sarà finito del tutto tra una cinquantina d'anni, e che
occorrono 10/20 anni per mettere a regime le nuove centrali.
Che senso ha sostituire il petrolio con un altro minerale in via d'esaurimento? meglio
investire su tutte quelle energie, dette alternative, o rinnovabili, da la geotermia
all'eolico, dal solare all'idroelettrico, ecc.
Ho anche letto sulla stampa (Libero) che un ingegnere italiano ha già allestito in
Canada e Australia impianti che trasformano i rifiuti (l'80% è cellulosa) in benzine e
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ARTE POSTALE
Era il marzo del 1977 ed era un periodo di occupazioni. A Lucca avevamo occupato
Villa Bottini e a Pisa la facoltà di Lettere e Filosofia.
Fu proprio all’ingresso di questa facoltà che piazzai un manifesto colorato dal titolo
ANAEXPLOSION ove, in aperta polemica col politichese e i militonti della sinistra
extraparlamentare, sinistra estrema che dominava incontrastata da 10 anni
quell’Università – proletari fasulli, figli delle migliori famiglie-bene toscane, che
giocavano a fare i rivoluzionari – in aperta polemica, dicevo, rivendicavo una
esplosione libertaria di massima creatività.
Il manifesto ANAEXPLOSION fece colpo! E molti furono i messaggi che accanto
ad esso furono piazzati.
Chi era d’accordo, chi invocava la giustizia proletaria contro di me, chi mi dava del
fascista.
A chi mi dava del fascista risposi che se mi davano dell’anarco-fascista marinettiano,
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
oggetto realizzata durante una mia performance nel 1980, al Mercatino della Poesia
di Ravenna.
LE RIME DI GIGI
Presso la sede della “Cesare Viviani” è stato presentato dal dr. Dino La Selva, il libro
di Giangrandi Giovanni “Le rime di Gigi”. Ecco parte dell’intervento di La Selva sul
testo, che è stato seguito con estrema attenzione dai presenti: “Mi hanno sempre fatto
ridere, e mi hanno sempre irritato, i critici letterari che vivisezionano l’autore
cercando a tutti i costi nella sua opera le ascendenze e le derivazioni culturali. Forse
lo fanno solo per farsi belli della loro cultura. Io penso che ogni autore abbia la sua
personalità e che, nel bene e nel male, imiti solo sé stesso. Se si ritrovano accenti che
richiamano questo e quell’autore celebre, ciò è dovuto alla peculiarità del suo sentire,
non all’imitazione di questo o quello stereotipo. Ciò premesso devo dire che ho letto
con piacere le rime vernacole di Giovanni Giangrandi che mi hanno divertito e a
volte commosso. Ho trovato in esse tutta la vivezza e la spontaneità della buona
poesia dialettale. C’è in esse la rappresentazione della realtà quotidiana popolare, a
volte rozza e scurrile, ma sempre autentica, e nobilitata da tanto amore. Amore per la
sua famiglia, per la sua donna, per gli anziani, per le persone vessate e umiliate, per
gli animali. Potrei trovare riferimenti della sua formazione culturale nel messaggio
cristiano, in San Francesco, persino nello scoutismo… Il fatto è che Giovanni
Giangrandi è solo sé stesso. Ha un fondo culturale che forse si richiama a tali
concezioni di vita, ma le rielabora e la fa sue con la sua intelligenza, con la sua
sensibilità, con il suo DNA. Io ho conosciuto bene la sua famiglia d’origine dal lato
materno: gente d’intelligenza viva e estrosa, di profonda e operante fede cristiana,
profondamente radicata nella realtà popolare della sua comunità, a cominciare dal
nonno Giovanni, allo zio Beppe, alla madre Giovanna, donna d’intelletto e di cuore,
allo sfortunato fratello Andrea; una famiglia di cui andare fieri e che io definirei di
nobiltà plebea. È al suo DNA, alla sua ascendenza che Giangrandi deve le sue qualità
di schietto e genuino poeta vernacolo, intimamente radicato nella realtà umana e
sociale del suo popolo.”
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Il 26 aprile l'artista Luciano Ori, fondatore del movimento della ''Poesia Visiva'' con
Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, e' morto nella sua casa di Firenze all'età' di 80
anni. Da tempo soffriva di disturbi cardiaci. Negli anni Sessanta e Settanta proietto'
Firenze di nuovo sulla scena delle avanguardie artistiche. Nato a Firenze nel 1927,
Ori inizio' l'attività' professionale giovanissimo, a 12 anni, realizzando per il "Teatro
della Pergola" di Firenze i bozzetti per l'operetta "La Gran Via". Dopo aver tenuto la
prima mostra personale nel 1950, nel 1963 attuo' una radicale svolta teorico-formale:
usando materiali logo-iconici preesistenti (prelevati principalmente da quotidiani e
rotocalchi) ed elaborandoli con la tecnica del collage totale, Ori opero' all'interno
della poetica tecnologica della quale e' stato uno dei promotori a livello
internazionale. Luciano Ori e' quindi stato uno dei principali iniziatori e protagonisti
della ''Pittura tecnologica'' e della ''Poesia Visiva'', sulle quali ha scritto testi teorici
fondamentali.
L'artista fiorentino e' stato uno dei fondatori del Gruppo '70 e del Gruppo
internazionale della Poesia Visiva. Oltre ad avere tenuto numerose mostre personali,
Ori ha partecipato a collettive e manifestazioni nazionali e internazionali, tra le quali
quelle ai Musei di Bologna, Modena, Torino, Verona, Amsterdam, Dusseldorf,
Hannover, Bruxelles, Saarbrucken, Documenta di Kassel, le Biennali di Venezia e di
San Paolo del Brasile, la Quadriennale di Roma. Nel dicembre 1979 il Comune di
Firenze, Assessorato alla Cultura, lo incarico' di realizzare e curare la prima mostra
storica internazionale della ''Poesia Visiva''. Nel dicembre 1988 fu invitato come uno
dei fondatori, alla mostra "Firenze la storia, la Poesia Visiva un percorso
internazionale, 1963-1968", organizzata dall'Assessorato alla Cultura di Firenze.
Hanno scritto di lui Pierre Restany, Luciano Berio, Daniele Lombardi, Lara Vinca
Masini, Gillo Dorfles, Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Silvano Bussotti, Marshall
Mc Luhan e Achille Bonito Oliva. Attivo anche nel circuito dell'arte postale, suoi
lavori sono stati presentati in collettive assieme a quelli del lucchese Vittorio
Baccelli e del viareggino Vittore Baroni.
Lucca- Presso la sede della Cesare Viviani è stata ricordata la Legge di Murphy che
compie sessanta anni: infatti, la storia di questa Legge inizia nel 1949 con il pilota e
ingegnere aerospaziale americano Edward Aloysius Murphy. Laureato all’Accademia
Militare di West Point nel 1940, dotato di gran senso pratico, iniziò a lavorare nella
sezione “Ricerca e Sviluppo” dell’Aviazione Militare USA. Era il 1949 quando si
trovò a testare alcuni razzi a guida umana, ognuno dei quali possedeva 16
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La traduzione del silenzio non si può stabilizzare in alcuna forma: il movimento della
scrittura conduce la frase ogni volta a strutturarsi e a disgregarsi. In quel culmine si
colloca per un momento la poesia. (Flavio Ermini)
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Quante morti sono state annunciate, della letteratura, della pittura, dell'architettura,
fino ad arrivare ad affermare: Dio è morto! Ma della parola si è affermata la morte?
Forse, infatti, fin dagli ultimi anni '70, la problematica poetica, e non solo, si sposta
sul silenzio, sulla non-partecipazione, sull'astensione."Voler scrivere è volersi
distruggere", questo tema viene ulteriormente integrato e abbiamo anche "affidarsi al
silenzio in quanto rifiuto di parlare", e cioè ad un silenzio parlante, a un volersi
distruggere, e non solo in senso metaforico. Dei personaggi di Samuel Beckett,
esempi vivi di questo parlante rifiuto di parlare e di questo atteggiamento che
sembrerebbe ormai l'unico possibile, è stato detto che gli esseri umani sono la fase
costante del flusso interiore, ma le strutture del flusso variano poco da persona a
persona.
Tutte le strutture ripetono gli stessi impulsi umani: l'impulso a spiegare
l'inesplicabile, ad imparare a trovare un senso a ciò che ne è privo, l'impulso ad essere
costantemente attivi nella mente, ma anche nel corpo, meglio se in entrambi, e un
impulso a tentare inutilmente la fuga nella stasi, nel silenzio mortale , nel non essere.
In "Assumption" del '29, il primo racconto pubblicato di Beckett, l'Autore non
definisce con molti particolari il problema dell'esistenza umana, bensì descrive il
desiderio di sfuggire a questi problemi. L'anonimo protagonista disgustato dalla forza
vitale che fa pensare parlare e vivere, lui e gli altri, tenta di soffocare ogni suono,
ogni processo mentale e quindi prova a rinchiudersi in un silenzio avvolto dalla
carne, in una riserva d'energia vitale che, com'egli sente, minaccia di ribellarsi, di
esplodere, di distruggere lui stesso. Tutto il problema dei personaggi beckettiani da
Molloy a Murphy a Pim, consiste nel sapere che è possibile raggiungere il mondo
oggettivo, ma che nell'atto stesso in cui lo si raggiunge, lo si perde attraverso
l'incertezza trascendente dei concetti che immediatamente si stabiliscono su di esso.
Quasi un’ulteriore dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, dell’asserzione zen: ciò
che si definisce subito muore. Bisognerebbe continuare ad accettare la certezza
prestabilita o trascendente e i suoi strumenti, o tacere. Altrimenti le parole divengono
lo stesso strumento visibile di frattura della coscienza soggettiva e oggettiva e quindi
strumenti dell'incertezza e dell'intollerabilità del vivere. Tacere come atto di semplice
omissione della parola può anche essere strumento visibile e udibile dell'incertezza e
dell'intollerabilità del vivere. Parlare dell'insufficienza delle parole con le parole è un
procedimento unilaterale, una frattura, un requiem, impotente di fronte all'edificio
logico-simbolico che l'essere umano ha costruito. È il silenzio reale ricercato da
Pasolini o da Mishima, ma è anche il silenzio vuoto di tutti a comunicare che stanno
comunicando. D'altro canto è il trionfo del pensiero zen di una mente che costruisce
lentamente e soggettivamente il proprio silenzio. Davanti all'impotenza della parola,
Ion Barbu scrive il suo capolavoro:
Giammai un albero
ha ucciso un albero.
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VOLO IN MONGOLFIERA
Il primo embrione della storia del raduno aerostatico di Capannori risale al lontano
1984 quando il Comandante Enzo Cisaro ospitò a bordo del suo pallone a gas I-Cait
la contessa Maria Fede Caproni, diretta discendente della grande famiglia di
costruttori aeronautici e membro della Commissione Cultura della Federazione
Aerostatica Internazionale ed il giornalista lucchese Massimo Raffanti, già autore di
diversi articoli sull'avventura e di libri sul volo in particolare.
Finalmente, nell’estate 2005, il sogno di Raffanti si poté realizzare, grazie alla sua
intraprendenza e al vivo interesse manifestato dall'Amministrazione Comunale di
Capannoni che, su sua indicazione, ospitò due anni fa a Villa Mazzarosa una rara
collezione museale su Vincenzo Lunardi.
Giunto ormai alla quarta edizione, oggi il raduno di Capannori
(www.flyairevents.org) ha raggiunto notorietà anche in campo internazionale e vede
la presenza di piloti provenienti da tutta Europa.
Quest’anno, parteciperà alla Festa dell’Aria , anche la prima associazione sportiva
per il volo libero mai costituita a Lucca: si tratta del “Vincenzo Lunardi Lucca
Balloon Club” (www.luccaballoonclub.it ) che, proprio il concittadino Massimo
Raffanti ha voluto fondare assieme a Marco Mayrani, il curatore del Museo Storico
Gianni Caproni di Trento e l’ autore di "Aerostati", il libro italiano più completo
sull'argomento.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Ben tre equipaggi del Club, che ha già collaborato in alcune iniziative col Comune di
Lucca - fra cui a Murabilia- sfiderà dunque, a Tassignano, il resto dell’Europa,
nell’appassionante rush dei due prossimi week -end del 20/21 e del 27/28 Settembre.
Col simbolo del pallone storico di Vincenzo Lunardi sulle ceste in vimini ed i colori
lucchesi dunque, l'associazione solcherà i cieli capannoresi nella prossima Festa
dell’Aria, vantando l'adesione di ben 3 piloti professionisti ed altre figure storiche
del volo libero in mongolfiera: fra queste - dicevamo - la Contessa Caproni del
prestigioso Museo Aeronautico di Trento e diverse personalità, tra le quali il Prof.
Pietro Ferretti, noto alpinista e studioso di problematiche oculari in quota.
La nuova associazione, intitolata al grande pioniere lucchese Lunardi, che nel '700
strabiliò il mondo per le sue imprese leggendarie, è iscritta alla Federazione Italiana
di Aerostatica ed intende promuovere il territorio della Lucchesia, organizzando
eventi aerostatici internazionali e proponendo una collaborazione a enti, istituzioni
locali e privati, per la realizzazione di raduni, fiere o spettacoli suggestivi, tra i quali,
quello notturno del "Balloon Glow ma, anche animazioni in feste paesane o sagre.
Fanno parte del club lucchese di volo in mongolfiera: il Capitano Enzo Cisaro,
leggendario pioniere dell’aerostatica italiana, che ha partecipato a ben 7 campionati
del mondo col suo pallone a gas , Giulio Sbocchelli ed Antonio Lo Franco.
CULTURA AFRICANA
Lucca - Nella “3a Rassegna di cinema e cultura africana” titolata “Storie dell’altro
mondo” che si tiene nella nostra città organizzata dalla Diocesi e dalla Cooperazione
Missionaria con il patrocinio del CESVOT, una particolare menzione merita il libro
di Giuseppe Carrisi, “Kalami va alla guerra – i bambini soldato” che verrà presentato
in collaborazione con la Cesare Viviani, alla Casermetta Santa Maria delle Mura
urbane, giovedì 27 settembre alle ore 17.
L’opera affronta la terribile piaga costituita dall’incremento dell’utilizzo dei minori in
contesti di guerra .
E' un testo aggiornatissimo, completo di tabelle informative, fortemente improntato
su interviste e testimonianze inedite, dal taglio giornalistico; analizza aspetti del
fenomeno poco esplorati (la sorte delle “bambine soldato”, ancora peggiore di quella
dei loro “colleghi” maschi) o del tutto originali nella trattazione classiche del tema (i
bambini-kamikaze utilizzati dai terroristi islamici).
Bambini, ragazzini, ragazzi, rapiti, picchiati, terrorizzati. Costretti a imbracciare un
fucile o un machete e a prendere parte alla guerra. Trasfigurati dall’orrore, da vittime
a carnefici spietati, terrore dei loro stessi villaggi, delle loro stesse famiglie che essi
stentano a riconoscere sotto l’effetto della droga che viene loro somministrata e che li
rende ancora più feroci. Genitori, parenti, piccoli amici massacrati da bambini-
combattenti, come esercizio coatto di fedeltà all’esercito che li ha arruolati e non da
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“Con Israele, per la libertà, contro il terrorismo”. Infatti, lungo il confine di Israele
passa una frontiera che è anche la nostra: quella che separa la democrazia dalla
violenza, la libertà dall’intolleranza.
Ho voluto ricordare questa notizia perché anche una delegazione di lucchesi ha
partecipato all'evento. Ma anche per testimoniare la mia piena solidarietà con il
popolo e la nazione ebraica. Una scelta di campo, la mia, ferma e decisa, avvenuta
non per motivi religiosi - grazie a Dio sono ateo - ma per motivi laici e culturali.
Israele, unico stato democratico del Medio Oriente, è il portavoce della nostra cultura
occidentale in questa martoriata regione. Lo stato di Israele ha tutto il diritto di
esistere e di difendersi dal terrorismo che minaccia la sua esistenza. Hamas, come
hezebollah, è un movimento terrorista e nel suo statuto è prevista la cancellazione di
Israele. Stati vicini come la Siria e l'Iran mettono costantemente in dubbio l'esistenza
di questa nazione. Con la road map si doveva arrivare nell'anno passato a due stati
sovrani. A Gaza in cambio di territorio si chiedeva la pace. Invece i palestinesi, prima
hanno inserito la sharia nella loro costituzione e poi hanno votato per hamas,
movimento terrorista. La sharia nella costituzione significa sottomissione della donna
e omosessualità come reato: entrambe le posizioni sono inaccettabili dal mondo
civile. Inoltre hanno trasformato la striscia di Gaza in una rampa per missili contro
Israele.
Da tempo vado sostenendo che tra i mussulmani si sta sviluppando una nuova forma
di nazismo, il nazislam, caratterizzata dall'antiamericanismo e dall'antiebraismo, non
ha caso dopo il Corano i libri più letti tra queste popolazioni sono il Mein Kampf di
Hitler e I Protocolli dei Savi di Sion.
Nella nostra città i “soliti” indicono fiaccolate e manifestazioni pacifiste: troppo
spesso ho visto usare la parola pace per difendere stati canaglia o posizioni
antiamericane. Ma la popolazione ha aperto gli occhi.
Questo è l’appello lanciato dall'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele:
“Dopo 8 anni di attacchi missilistici e il rifiuto da parte di Hamas di rinnovare la
tregua, Israele ha deciso di fare ciò che qualsiasi altro stato avrebbe fatto da tempo:
difendere i propri cittadini, cercare di fermare il continuo attacco proveniente da
Gaza, cambiare la situazione sul terreno così da garantire il proprio diritto alla
sicurezza. Il conflitto è sempre doloroso: auspichiamo la fine delle sofferenze dei
civili innocenti da ambo le parti e sosteniamo l’Italia nel suo sforzo umanitario. Ma
non possiamo fare a meno di notare come questo scontro sia reso particolarmente
duro a causa dell’uso di civili come scudi umani da parte di Hamas. Resta in noi la
speranza che da questo conflitto possa uscire un Medio Oriente meno tormentato
dall’odio integralista e meglio predisposto alla pace. Hamas è un gruppo terroristico
particolarmente distruttivo, come riconosciuto dalla stessa Unione Europea. Esso non
rappresenta solo se stesso: i suoi stretti rapporti con l’Iran, la Siria e gli Hezbollah e
la presenza a Gaza di Al Qaeda, rendono questo confronto un episodio decisivo nella
guerra delle democrazie contro il terrorismo. Tutti noi speriamo che presto si ritorni a
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una situazione di quiete, ma, proprio per questo, pensiamo che sia indispensabile
evitare che Hamas torni a bombardare i cittadini israeliani e che cessi la sua politica
di esportazione dell’odio e dell’intolleranza.”
Lucca - Ci voleva l’assessore Azzarà per farci sapere che Ponte a Moriano come
località non esiste proprio. Infatti, un mese fa proprio nel bel mezzo della frazione di
Ponte a Moriano, sulla via del Brennero, è stato piazzato un assurdo cartello stradale
con il quale si dice che lì è finita la frazione di Saltocchio e ora inizia quella di San
Gemignano di Moriano. Da allora si sono susseguite proteste, giustificazioni assurde,
ma il risvolto kafkiano della faccenda è che quel pazzo cartello è sempre lì. È la
vittoria della follia burocratica sulla realtà! È una vergogna che quel cartello che
genera solo confusione non sia ancora stato rimosso. Ma la confusione toponomastica
che sembra aver colto il Comune di Lucca non si ferma qui. Dal lontano 2001 si è
concluso l’iter per titolare una strada al compositore Antonio Salieri, da sempre
bistrattato dalla storia e dal cinema, ed ora anche dal nostro Comune. I musicofili
cittadini, che hanno sponsorizzato questa titolazione, non sono per niente contenti,
infatti della via Antonio Salieri non c’è traccia, e sapete perché? Perché la
Commissione Viaria da anni non viene nominata, insomma, non c’è proprio più. E
così oltre a Ponte a Moriano e stata fatta sparire anche via Antonio Salieri: ma per
favore! Ed io che volevo proporre la titolazione di due vie: una a Nikola Tesla,
scopritore e l’altra a Filippo Tommaso Martinetti, futurista, a chi devo rivolgermi?
Lucca - “Pensavo che fosse finito il tempo degli incontri separati”, così ha dichiarato
Renata Polverini alla notizia dell’incontro di CISL e UIL con il governo. È infatti
inammissibile trascurare sia il primo sindacato italiano, la CGIL, che l’UGL che è il
terzo. Ma tutto il mondo è paese, infatti proprio a Lucca solo dalla stampa l’UGL ha
appreso che è stato firmato in Provincia un protocollo d’intesa volto alla raccolta, alla
preservazione e alla divulgazione delle “storie del lavoro”, delle vicende sindacali e
delle imprese locali in vista delle costituzione di un “Centro di documentazione sulle
memorie del lavoro e dell’impresa”. Detto accordo è stato sottoscritto da tutte le parti
sociali e dalla triplice per parte sindacale. Ci si domanda: come mai l’UGL, che è la
terza confederazione sindacale italiana coi suoi 2.400.000 iscritti dei quali un milione
donne, sia stata tenuta fuori da questo protocollo. L’UGL, erede della Cisnal è sempre
stata dal dopoguerra parte attiva della politica sindacale nazionale e locale. E anche
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se andiamo alle nostre lotte storiche, dai cavatori di Arni alla SMI, alla Cantoni, allo
Iutificio Oliva, vediamo questo sindacato storicamente in prima fila assieme alle
altre confederazioni e alle volte in contrasto con esse. L’UGL non ha intenzione di
ignorare certe “dimenticanze” che potrebbero suonare come discriminazioni e ricorda
che ha il diritto-dovere di partecipare ad ogni trattativa, ad ogni tavolo, ad ogni
manifestazione che riguarda il mondo del lavoro. Per questa specifica dimenticanza,
l’UGL sta attendendo un atto riparatore da parte del Presidente della Provincia. Ma
non è finita qui: ancora dalla stampa i dirigenti lucchesi dell’UGL hanno appreso che
il Comune di Capannori ha firmato un accordo integrativo, ci sono le firme delle
RSU, dei sindacati di categoria della triplice, poi il DICCAP (che dopo le ultime
elezioni RSU non è più maggiormente rappresentativo – ma ben venga anche la sua
firma) e manca proprio l’UGL provinciale, che pure ha un suo RSU eletto nella
propria lista SULPM, che è una federazione aderente alla confederazione UGL.
Amara la considerazione dei dirigenti lucchesi dell’UGL: “Non è ancora finito il
tempo degli incontri separati”.
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E I TAGLI?
Pensare che da inguaribile romantico ero per Lucca Provincia Autonoma, magari
allargata alla Valdinievole come dei desideri di molti abitanti di quella vallata e di
qualche nostrana forza politica. Un’ipotesi romantica, poetica e forse anche
storicamente credibile, ma oggi, in tempi di recessione, di tagli ai costi
amministrativi, decisamente improponibile. E così ho dovuto ricredermi. Ricordate il
periodo della passata campagna elettorale, con tutte quelle promesse di tagli e
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Lucca - Sicuramente in molti ricorderanno la figura del popolano Lapini che a Lucca
era considerato una fonte di simpatia e di amicizia. Il suo nome era Antonio, ma tutti
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UGL AL GIANNOTTI
Lucca – Esattamente un anno fa la confederazione UGL, che aveva la sede nel centro
storico in piazza San Frediano, decise di trasferirsi fuori dalle mura a causa delle
difficoltà lamentate soprattutto dagli utenti del patronato a raggiungere il centro
cittadino. La maggior parte infatti, di questi utenti è rappresentata da anziani e
pensionati che provengono dalle vicine frazioni e l’impossibilità di accedere con
l’auto impediva una loro facile presenza fisica.
Il trasferimento fu una decisione sofferta, anche perché dispiaceva ai dirigenti
sindacali di questa sigla che un altro Ente fornitore di servizi abbandonasse il centro
storico che già aveva visto la fuga di uffici, scuole, servizi. “Non volevamo anche noi
contribuire alla trasformazione del centro storico da realtà viva e vissuta a vetrina per
turisti stranieri” ci ha dichiarato un dirigente sindacale.
Ma le necessità economiche hanno avuto il sopravvento e così nel settembre dello
scorso anno, sia il sindacato UGL che l’ENAS con il proprio Centro Servizi si sono
trasferite in accoglienti locali in via Passaglia, proprio nel bel mezzo dell’industrioso
Borgo Giannotti.
Malgrado il dispiacere dell’aver dovuto abbandonare il centro storico, Borgo
Giannotti ha accolto questi nuovi uffici con simpatia, così che questi si sono
immediatamente integrati nella vita sociale ed economica di questo vivo Borgo. Così
agli utenti tradizionali che ben volentieri hanno seguito il patronato, trovando qui la
possibilità di raggiungere facilmente gli uffici con l’auto e di trovare quasi sempre un
parcheggio (anche se con il disco orario), si sono aggiunti nuovi cittadini e lavoratori
provenienti proprio dal quartiere, contenti di avere accanto a casa o al posto di lavoro,
un ufficio che può aiutarli al meglio sia nel disbrigo delle pratiche inerenti gli aspetti
della vita lavorativa, ma anche in tutti quegli adempimenti quali denunzia dei redditi,
pensioni, assegni familiari, vertenze…
Sportelli aperti anche per disoccupati e per i lavoratori extracomunitari. In definitiva,
questo trasferimento ha portato tutta una serie di servizi in più nell’operoso Borgo
Giannotti.
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BARGA
Barga - Grandi manovre nel centrodestra bargeo in vista della prossima scadenza
amministrativa. Sarà perché il successore designato all’attuale Sindaco non incontra il
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consenso di molti moderati, sarà perché la frazione di Fornaci esige un diverso peso,
sarà perché i tempi sono maturi per una staffetta dell’altro sesso come primo
cittadino, sarà perché nell’area del dopo Prodi matura una scarsa credibilità, sarà
perché si sente la necessità di sganciarsi da antichi e passate consorterie…
Sarà forse tutto questo e molto altro ancora, il motivo di tale fermento e dibattito
attorno ad un progetto condiviso di lista civica, sì ma con un occhio verso l’area del
Popolo delle Libertà. Molteplici le adesioni ottenute attorno a questo progetto,
provenienti sia dal solito mondo politico che dal paese reale. E il dibattito si svolge
sull’aspetto principale: cioè sul programma. Mentre un gruppo un gruppo di lavoro è
all’opera sullo specifico programma comunale, con interventi frazione per frazione,
c’è una particolare attenzione ai progetti che coinvolgono l’intera Valle. Dagli
sbocchi verso il mare a quelli verso Modena, ritenuti tutti indispensabili e
storicamente richiesti, alla riapertura del casinò di Bagni di Lucca, al potenziamento
della ferrovia in questi giorni di maltempo particolarmente mal funzionante,
all’Ospedale Unico. Si cerca una riqualificazione di tutta la Valle in senso ambientale,
culturale e turistico. Con un occhio all’occupazione e ai rimedi possibili e attuabili
nell’imminente crisi. E il candidato Sindaco? C’è una rosa di nomi – rispondono – e
la scelta sarà fatta al momento opportuno e sarà conseguente ai programmi che
verranno sottoposti al candidato. Insomma, si parla apertamente dei candidati
consiglieri, dei programmi locali, dei programmi per la Valle, ma sul Sindaco, bocche
cucite, almeno per ora.
Il dibattito intanto prosegue, i lavori sono in corso, anche in internet e questo per le
elezioni al Comune di Barga è una novità.
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parte restaurate, ma alcune senza che il treno si fermi e le altre senza biglietteria e
capostazione. E dopo Ponte a Moriano (che esiste alla faccia della cartellonistica)
troviamo la famosa strettoia ove tutti i pendolari s’incolonnano smadonnando, che si
è formata per la furia d’aprire il ponte. Una chicca la scopriamo al Piaggione con un
semaforo assurdo, kafkiano, piovuto lì o per caso o per un salto dimensionale, del
quale non si capisce il motivo della sua esistenza. E arriviamo ai fantasiosi limiti di
velocità che amministrazioni geniali hanno diffuso per le vie. Su questi voglio
spendere due parole: il Codice della Strada non viene utilizzato dalle
Amministrazioni per prevenire gli incidenti e razionalizzare il traffico, ma per
rimpinguare le casse comunali con tasse improprie e illegittime ricavate da multe per
divieti di sosta e dagli autovelox. Tagliasacchi, anni addietro, tirò fuori un’idea
semplice ma geniale: finirla coi limiti di velocità fantasiosi e mettere sull’intero
percorso delle due strade il limite di 70 km l’ora. Ma questa era una proposta
intelligente, pertanto come costume delle nostre amministrazioni, è stata accantonata.
Proseguendo sulle due vie troviamo i cartelli che “l’inceneritore per i fanghi di
cartiera proprio lì non si vuole”: il puzzo comunque c’è attorno all’Alce di Fornoli e
alla Cartiera Ania, e non all’impianto di bricchettaggio a Zinepri che secondo gli
ambientalisti doveva far scappare tutti turandosi il naso. Così si arriva a Diecimo e a
Borgo a Mozzano, ove geniali amministratori hanno scambiato le due
circonvallazioni per lo scorrimento veloce, per assi di sviluppo urbanistico, così
adesso occorrerebbero altre due circonvallazioni. E arriviamo al ponte Al Chitarrino
che non si capisce a chi e a che cosa serva e poi alla località Al Frascone, che era
bellissima e oggi ferve di lavori per trasformarla in un contenitore di capannoni
industriali dei quali se ne faceva proprio volentieri a meno.
Ma il meglio deve ancora venire, parlo della variante di San Donnino, che in piena
follia il Partito Democratico ha adottato in proprio, con manifesti e inserti pubblicitari
sui giornali che reclamavano questa opera, come se fosse cosa loro. Roba da matti!
Valle del Serchio – Sabato 8 novembre alle ore 15.30 nella Sala Consiliare del
Comune di Gallicano, il poeta Mario Lena, presenterà il suo ultimo volume di poesie
“Chiralità”, edito dalla Pacini Fazzi in Lucca. Chiralità è in senso generale la
proprietà di avere un’immagine speculare non sovrapponibile a sé, come avviene
appunto, nel caso della mano. Un oggetto con questa proprietà è detto chirale. La
trasformazione geometrica che muta un oggetto nella sua immagine speculare è detta
enantiomorfismo. Parole difficili che vanno spiegate e ricostruite nei loro significati
per essere rese comprensibili. Allo stesso modo la poesia ha bisogno d’essere spiegata
e resa semplice, ma non semplificata e banalizzata. Così dispiega il suo senso più
profondo, la sua natura più umana, il suo sogno più riposto. Anche la poesia ha la
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
EROTICONARRANDO
Lucca- Per il ciclo “al bridge con l’Autore”, mercoledì 16 aprile alle ore 17
presso la Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane si terrà un pomeriggio
letterario aperto a tutti dal tema “Eroticonarrando”. Un appuntamento questo che
periodicamente si ripete ormai da cinque anni e che ha visto gli autori lucchesi
cimentarsi su questo tema più o meno (dipenderà dagli interventi) a luci rosse.
Vittorio Baccelli condurrà l’evento.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
ANCORA SU FACEBOOK
È un gran parlare, nel bene e nel male , di questo portale con le sue luci ed ombre.
Sono già stati ampiamente segnalati gli aspetti positivi, ma adesso vediamo insieme
quelli negativi. Molti utenti lamentano l’andazzo un po’ troppo perbenista e moralista
che si respira nel 98% delle pagine, fino a scrivere ”sembra d’essere in un convento
d’orsoline”, parafrasando ciò che Sgarbi disse alla Moratti riguardo alla sua gestione
di Milano.
Molti altri utenti, soprattutto politici (non a Lucca per ora), hanno visto cancellare il
proprio account senza motivazioni, o con la generica dizione, d’aver abusato dei
servizi. Cercare troppi amici o spedire troppi messaggi è forse un reato per facebook?
C’è stata poi la questione delle foto censurate, foto che ritraevano il seno di mamme
che stavano allattando. Una visione distorta della sessualità che ha fatto scambiare
immagini tenere e naturali per immagini hard. C’è stata poi la polemica, tuttora in
corso, delle pagine dedicate a noti mafiosi: Riina, Guadagno, ecc. che hanno
registrato numerosi fan e, facebook non è intervenuto per bloccarle. Eppure da noi la
mafia è ancora più pericolosa del terrorismo islamico, poiché è radicata in alcune
nostre sacche culturali e non si riesce mai a cancellarla del tutto. E adesso sono
costretto a segnalare un’altra chicca in negativo. Dopo i già citati gruppi dedicati a
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Riina e Guadagno, abbiamo anche quello di Raffaele Tutolo, fondatore della Nuova
Camorra Organizzata. E non finisce qui: su facebook sono nati anche i gruppi delle
Brigate Rosse e dei NAR imbottiti di foto che vanno dal Che a Mussolini otre che da
immagini richiamanti la guerriglia. Truci anche i commenti che indicano “il colpo di
mano armato” come il toccasana per uscire dall’attuale crisi dei valori. Andiamo
bene! Anzi, non andiamo bene per niente.
Ciao Gigi! Il pittore lucchese Luigi Bellora è passato in queste sere dal sonno
all’aldilà. Ribelle, infantile e narcisista, portava nei suoi dipinti il mondo dell’infanzia
e le tribolazioni dell’esistenza. Gli amici lo ricordano ancora quando ospitò Guccini
in una tre giorni alcolica nella sua casa a San Concordio, e venne quasi cacciato dai
suoi vicini. O quando in Villa Bottini distribuì gratis ai lucchesi libri di Enrico Pea, da
lui salvati dal macero. Sì, perché Enrico Pea era suo nonno e nelle foto giovanili dello
scrittore si somigliavano come due gocce d’acqua. Così come si somigliavano nel
loro carattere scivoloso, spigoloso e mutevole.
Voglio ricordarlo nelle sue feste che dava nella casa di Pelleria, feste che erano veri e
propri happening artistici, ove spesso gli invitati inconsapevoli ne rimanevano turbati
e interdetti. Instabile nella vita amorosa come nelle relazioni sociali, riversava tutte le
sue problematiche nei suoi intimistici disegni, ove erano sempre rappresentati e
mitizzati i suoi maestri e le donne della sua vita. Riuscii a coinvolgerlo più di una
volta in collettive di mail art, ma non restò a lungo nel circuito: lui era troppo mobile.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Voglio ricordarlo, andando ancora più in la nel tempo, quando sua madre lo portava
tutti i pomeriggi verso le cinque, al Caffè Di Simo. Lei chiacchierava con le sue
amiche, prendendo il tè, Gigi era con gli amici nella saletta accanto, io con loro, e si
parlava anche della vita, di cosa ci avrebbe riservato da grandi. Ciao Gigi!
CANONE RAI
Canone RAI, tempo di pagamenti. Ma il canone RAI non c’è più, un ventennio fa un
referendum radicale l’ha cancellato con voto popolare: o canone o pubblicità.
Ma le risorse degli impositori sono infinite, e così per lasciare tutto com’era
inventarono “l’imposta sul possesso di apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle
radioaudizioni”. E così ho fatto un giro sul nuovo sito RAI che dovrebbe contenere
tutte le informazioni utili per il cittadino atte al pagamento dell’odioso balzello.
L’unica cosa che risulta chiara è che si deve pagare sempre e comunque: non solo chi
ha un televisore in casa e lo usa (magari solo per la Mediaset), ma anche chi dispone
di un computer, un videocitofono, un lettore MP3, un iPod, un cellulare, e chi ne ha
più ne metta. Questo perché tutti questi apparecchi possono o potrebbero essere
adattati per la ricezione della TV e pertanto rientrano nella casistica dell’imposta sul
possesso. Bisogna pagare anche se questi apparecchi non li usiamo e se non sono per
niente predisposti a guardare la TV o ascoltare la radio. Vorrei conoscere chi fa queste
cose col videocitofono! Da anni le associazioni dei consumatori si battono
inutilmente per l’abolizione del balzello, reputato ingiusto e sostanzialmente inutile,
dato che è la pubblicità la fonte di guadagno delle emittenti. Esistono anche sistemi
per evitare del tutto di pagare il canone, che consistono nel suggellare i dispositivi
che addirittura dovrebbero esser rinchiusi in sacchi di juta piombati da un Ufficiale di
Polizia Giudiziaria in modo che non possano esser usati: roba da matti!
Bene, a dispetto del referendum vinto, delle battaglie portate avanti dalle associazioni
dei consumatori, la RAI pretende che si paghi il canone, non solo, addirittura chiede a
gran voce che venga aumentato. Colpa di Bersani, che quando iniziò le
privatizzazioni, proprio dalla RAI avrebbe dovuto iniziare, oggi con Berlusconi la
cosa risulta assai più difficile, poiché i soliti salterebbero su col conflitto d’interessi,
ma Bersani aveva le mani più libere per farlo. Non si capisce perché lo stato debba
gestire in proprio l’emittenza radiotelevisiva, ritengo che ci si debba muovere in
fretta, non solo per togliere una assurda tassa, ma anche per evitare che la RAI faccia
la fine dell’Alitalia.
Vendiamo la RAI, liberalizziamola, mettiamola sul mercato e togliamo questa
ennesima tassa inutile e impropria che grava sulle già disastrate famiglie.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
La crisi è arrivata, la cronaca di molte aziende lo dimostrano. Sarà una crisi come le
centinaia che si sono già viste, o forse questa volta c’è un problema strutturale legato
al sistema economico globalizzato? Fino a poco tempo fa era di gran moda il
Billionaire e tutti i rampanti d’Europa facevano a gara per frequentarlo e per farsi
immortalare dai mass media nelle sue feste. Oggi invece non se ne sente più parlare, è
passato di moda perché in momenti di recessione, di vacche magre, di crisi
economica insomma, ostentare ricchezze viene considerato out, di pessimo gusto.
Assieme al Billionaire stanno passando di moda i SUV, tanto grossi da incutere
soggezione per le strade, tanto grossi che ho proposto di bandirli dai nostri centri
storici. Moto a 4 ruote, motoscafi super veloci, barche super lusso, stanno anch’essi
passando di moda. E anche le Viareggio-Bastia e le Parigi-Dakar sono quasi
scomparse, mentre la F1 s’avvia a forti revisioni. Negli ultimi vent'anni molti
sociologi erano convinti di aver identificato la tendenza evolutiva della nostra società:
questa da agricola è diventata industriale, poi post-industriale, e infine, virtuale. Nella
società ad economie virtuali, o post moderne come definite da altri, ci spiegavano,
spariscono non solo le ideologie ma tutte le certezze e lo stesso «principio di non
contraddizione» per cui non dobbiamo più decidere se è vero questo o quello, sono
veri entrambi. Un po' come nella fisica dei quanti, ma nella realtà le cose vanno un
po' diversamente. Realtà e illusione si confondono, non conta la realtà oggettiva ma
solo l' immagine, l' apparenza. Perde di importanza lo Stato nazionale come fonte di
certezze, non c' è più bisogno dello stato sociale. Idem per la religione. La gente si
raggruppa in tribù, attorno ad una squadra di calcio, ad un blog, ad un forum, ad un
logo. Secondo alcuni non si deve neppure più parlare di cittadini, ma di consumatori.
Non si guarda al futuro, l' azienda vuole risultati subito, meglio ieri. Non ci si
arricchisce facendo buoni prodotti, ma con azzardate operazioni finanziarie. Tutto è
provvisorio, liquido, virtuale. Si cerca il successo subito, la notorietà subito, il piacere
immediato, non importa come. Dominano l' individualismo e l' edonismo. Questa
diagnosi su cosa sia e dove stia andando la nostra società è stata insegnata come
dogma nelle scuole, nelle università, nei master, nei seminari, fino a ieri. Solo oggi
incominciamo a renderci conto che quella che veniva descritta come tendenza storica
era, in realtà, il sintomo di una grave malattia. Sono state proprio l' indifferenza al
futuro, l' incapacità di prevedere, la ricerca del profitto a breve termine, le
spregiudicatezze nelle operazioni finanziare tanto ammirate a scatenare la crisi
mondiale. No, l'economia virtuale non rappresenta il domani. Oggi ci rendiamo
tragicamente conto che continua ad esserci differenza fra reale e immaginario, fra
realtà e apparenza. Ci sono banche e imprese che falliscono realmente, ci sono
disoccupati veri, poveri veri, e occorrono investimenti veri, non immaginari. Il
principio di non contraddizione non è scomparso perché bisogna fare davvero delle
scelte, prendere davvero delle decisioni. Il consumatore non è più il re capriccioso di
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
ieri, deve fare i conti con precisione se vuol arrivare al fine mese. E tutti tornano a
guardare allo Stato, a chiedere aiuti e certezze dallo Stato, per prime le orgogliose
banche e le grandi imprese. Ciascuno di noi torna a progettare con accortezza, con
vigilanza. E non sopportiamo più il lassismo, il pressapochismo, le chiacchiere.
Chiediamo realismo, precisione, rigore, concretezza. Alla gente comune dà sempre
più fastidio lo spreco, la speculazione, il disordine, il blablabla, l’azienda (poco
importa se pubblico o privata) inefficiente. La gente comune non ne può più di pagare
tasse esose per aver in cambio servizi scadenti. C’è una richiesta di semplicità,
efficienza, regole chiare, risultati pratici e visibili. C’è un rifiuto verso l’economia
virtuale, falsa e fasulla, si cerca una economia legata alla ricchezza effettiva e alla
produzione reale. Su questa onda che rifiuta lo spreco e la sua ostentazione stanno
però nascendo giovani imprese, nuove imprenditorialità. Nascono boutique che
offrono vesti e accessori diversi da quelli delle grandi distribuzioni e anche dalle
griffe globalizzate. In informatica, pubblicità e comunicazione, giovani imprenditori
stanno costruendo piccole imprese che creano nuovi prodotti e sviluppano servizi di
alta qualità a costi interessanti. Altri abbandonano le metropoli e sviluppano aziende
agricole specializzate in prodotti biologici e primizie non forzate. Prodotti per un
consumatore sempre più diffidente nei confronti della grande distribuzione e
preoccupato per le periodiche notizie di sofisticazioni alimentari: dal latte cinese alla
carne alla diossina. Altri hanno organizzato servizi di catering di ottimo livello e
prezzi contenuti. C’è poi chi si è gettato nelle energie alternative e rinnovabili e
installa caldaie a biomasse e pannelli solari. Nel campo delle scienze fioriscono i
ricercatori indipendenti che con modesti mezzi stanno ottenendo ottimi risultati. Tutta
questa nuova imprenditoria, in mano ai giovani, ha compreso che con la recessione il
consumatore diverrà sempre più esigente e non vorrà più buttar via i propri euro in
sciocchezze, e inutili porcherie,finora spinte dal consumo indotto. Pretenderà invece
prodotti e servizi ottimali a basso costo. È la fine dei prodotti imposti dai media su
bisogni artificiali: è la fine del consumismo indotto. È su questi temi e su un sistema
economico e produttivo etico, che si selezionerà la nuova imprenditoria e la nuova
classe dirigente. Forse tutti i mali non vengono per nuocere. Non ci resta che tener
duro durante la crisi e fiduciosi prepararci al domani.
Lucca - Mercoledì 28 gennaio presso la Casermetta Santa Maria delle Mura Urbane
alle ore 17.00, Vittorio Baccelli presenterà il suo libro “John Titor – crononauta”,
edito dalle Edizioni della Mirandola e stampato negli USA dalla Lulu.com. L’autore
in previsione di questo evento, tra l’altro segnalato anche su Facebook, ci ha
dichiarato: “Non amo particolarmente la tivù e la guardo solo per i telegiornali e per
qualche film che reputo interessante. Fu dunque un caso che il 19 maggio 2008,
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
l’un l’altra per tutta la vita? 3) siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio
vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?
Generalmente si risponde “si”, se però gli sposi si rendono conto che prima di
sposarsi avevano anche uno di questi dubbi e riescono a dimostrarlo al Tribunale
della Sacra Rota, allora il matrimonio è dichiarato “mai celebrato”. Si badi bene che
non è un divorzio perché quest’ultimo annulla ciò che c’è stato mentre la Sacra Rota
afferma che non c’è stato niente!” E’ per questo che poi è possibile risposarsi in
chiesa!… (l’ipocrisia… perbenista). Dai punti 1, 2 e 3 è facile capire che i motivi per
chiedere l’annullamento del matrimonio sono ben pochi. Facciamo un esempio:
l’annullamento lo si può’ chiedere per impotentia coeundi o impotentia generandi, dal
momento che per la Chiesa il matrimonio e valido solo se finalizzato alla nascita dei
figli. E se l’altro coniuge conosceva l’impossibilità ad averne,lo doveva dire prima…
altrimenti il matrimonio non è valido: per errore. Separarsi e divorziarsi davanti ai
Tribunali Civili costa, ma può’ anche non costare: se i redditi sono entro certo limiti
infatti si può essere ammessi al gratuito patrocinio. L’annullamento davanti la Sacra
Rota? “Il divorzio dei ricchi!”. Non lo si può fare gratuitamente. I motivi per cui
chiedere l’annullamento? “Chi paga, è risaputo, i motivi validi li trova anche se non
ce l’ha! Ergo: Una truffa, riservata a chi ha soldi da spendere, con tanto di
benedizione papale”. Alle nostre domande è un esperto matrimonialista a risponderci.
“Da molto si sa che la faccenda è una specie di farsa degna di un “Azzeccagarbugli”
di manzoniana memoria”. Dal momento che “l’acquirente” conosce benissimo i
dettagli di quello che compra e l’ammontare della cifra che paga, verrebbe da dire
“contento lui! Sennonché sorge un dubbio, ed è il nostro legale esperto che ce lo fa
notare: “se l’altro coniuge non è d’accordo? Il vero problema infatti riguarda l’effetto
civile che tali sentenze possono avere, grazie al nostro meraviglioso Concordato. In
merito alle conseguenze giuridiche, ma anche effettive, della nullità matrimoniale,
vanno sottolineate : la possibilità di contrarre un nuovo matrimonio religioso e
ricevere i Sacramenti, la possibilità che vengano a cessare gli obblighi di
contribuzione dell’assegno di mantenimento per il coniuge, l’estinzione dei diritti
ereditari a favore del coniuge”. Questi effetti diversificano la nullità di matrimonio
rispetto al divorzio. Infatti, mentre le sentenze di divorzio dichiarano la cessazione
degli effetti giuridici a partire dal momento in cui viene dichiarata la cessazione degli
effetti civili del matrimonio al coniuge divorziato ( a parte il diritto al mantenimento
e alla pensione di reversibilità che permangono, stanti certe condizioni, tra cui il non
risposarsi) , la dichiarazione di nullità del matrimonio, stabilendo che il matrimonio
stesso non è mai esistito, fa decadere gli effetti giuridici dall’inizio. . Quindi, tirando i
fili: mi sposo, ma il mio matrimonio non va assolutamente come speravo e mi
aspettavo. Mi separo e divorzio. Per la Chiesa sono un demone indegno di prender
l’ostia la domenica, nonché un nemico della pace visto che ho distrutto una famiglia.
Però…eh sì perché c’è sempre un però…e anche questo ce lo fa notare il noto legale
“Se mi rivolgo ad un uomo di fede, rappresentante di Dio sulla terra, e pagando una
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REGOLAMENTARE LA PROSTITUZIONE
La senatrice socialista Merlin, volle essere più realista del re, e fece ciò che i
democristiani non avevano, o non avevano voluto fare. I socialisti di allora volevano
dimostrare d’essere più cattolici degli stessi cattolici e meritarsi così il governo. La
chiusura delle case chiuse fu un’operazione di finto progresso, poiché lasciò un
pericoloso vuoto legislativo, che ancora non è stato colmato, ma i cui spazi sono stati
occupati dalla malavita.
La prostituzione, dopo la legge Merlin, si spostò nelle strade e mancando una
regolamentazione creò ovviamente situazioni incontrollabili di criminalità,
sfruttamento e degrado.
Ancora non si vuol capire che il proibizionismo e il vuoto legislativo rappresentano la
ricchezza per la malavita organizzata; pensiamo agli USA, il proibizionismo sugli
alcolici fu la fortuna finanziaria di Cosa Nostra.
Ora, che la prostituzione dalle strade vada tolta, è giusto e indispensabile anche per la
riqualificazione delle periferie, ma criminalizzare la prostituzione è un gravissimo
errore, poiché questa va regolamentata e legalizzata attraverso una legge coerente,
aperta e soprattutto liberale.
Legalizzare la prostituzione per garantire la sicurezza degli operatori e degli utenti e,
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La traduzione del silenzio non si può stabilizzare in alcuna forma: il movimento della
scrittura conduce la frase ogni volta a strutturarsi e a disgregarsi. In quel culmine si
colloca per un momento la poesia. (Flavio Ermini)
Quante morti sono state annunciate, della letteratura, della pittura, dell'architettura,
fino ad arrivare ad affermare: Dio è morto! Ma della parola si è affermata la morte?
Forse, infatti, fin dagli ultimi anni '70, la problematica poetica, e non solo, si sposta
sul silenzio, sulla non-partecipazione, sull'astensione."Voler scrivere è volersi
distruggere", questo tema viene ulteriormente integrato e abbiamo anche "affidarsi al
silenzio in quanto rifiuto di parlare", e cioè ad un silenzio parlante, a un volersi
distruggere, e non solo in senso metaforico. Dei personaggi di Samuel Beckett,
esempi vivi di questo parlante rifiuto di parlare e di questo atteggiamento che
sembrerebbe ormai l'unico possibile, è stato detto che gli esseri umani sono la fase
costante del flusso interiore, ma le strutture del flusso variano poco da persona a
persona. Tutte le strutture ripetono gli stessi impulsi umani: l'impulso a spiegare
l'inesplicabile, ad imparare a trovare un senso a ciò che ne è privo, l'impulso ad essere
costantemente attivi nella mente, ma anche nel corpo, meglio se in entrambi, e un
impulso a tentare inutilmente la fuga nella stasi, nel silenzio mortale , nel non essere.
In "Assumption" del '29, il primo racconto pubblicato di Beckett, l'Autore non
definisce con molti particolari il problema dell'esistenza umana, bensì descrive il
desiderio di sfuggire a questi problemi. L'anonimo protagonista disgustato dalla forza
vitale che fa pensare parlare e vivere, lui e gli altri, tenta di soffocare ogni suono,
ogni processo mentale e quindi prova a rinchiudersi in un silenzio avvolto dalla
carne, in una riserva d'energia vitale che, com'egli sente, minaccia di ribellarsi, di
esplodere, di distruggere lui stesso. Tutto il problema dei personaggi beckettiani da
Molloy a Murphy a Pim, consiste nel sapere che è possibile raggiungere il mondo
oggettivo, ma che nell'atto stesso in cui lo si raggiunge, lo si perde attraverso
l'incertezza trascendente dei concetti che immediatamente si stabiliscono su di esso.
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Giammai un albero
ha ucciso un albero.
Mai una pietra
ha testimoniato
contro una pietra.
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Il primo embrione della storia del raduno aerostatico di Capannori risale al lontano
1984 quando il Comandante Enzo Cisaro ospitò a bordo del suo pallone a gas I-Cait
la contessa Maria Fede Caproni, diretta discendente della grande famiglia di
costruttori aeronautici e membro della Commissione Cultura della Federazione
Aerostatica Internazionale ed il giornalista lucchese Massimo Raffanti, già autore di
diversi articoli sull'avventura e di libri sul volo in particolare.
Finalmente, nell’estate 2005, il sogno di Raffanti si pote realizzare, grazie alla sua
intraprendenza e al vivo interesse manifestato dall'Amministrazione Comunale di
Capannoni che, su sua indicazione, ospitò due anni fa a Villa Mazzarosa una rara
collezione museale su Vincenzo Lunardi.
Giunto ormai alla quarta edizione, oggi il raduno di Capannori
(www.flyairevents.org) ha raggiunto notorietà anche in campo internazionale e vede
la presenza di piloti provenienti da tutta Europa.
Quest’anno, parteciperà alla Festa dell’Aria , anche la prima associazione sportiva
per il volo libero mai costituita a Lucca: si tratta del “Vincenzo Lunardi Lucca
Balloon Club” (www.luccaballoonclub.it ) che, proprio il concittadino Massimo
Raffanti ha voluto fondare assieme a Marco Mayrani, il curatore del Museo Storico
Gianni Caproni di Trento e l’ autore di "Aerostati", il libro italiano più completo
sull'argomento.
Ben tre equipaggi del Club, che ha già collaborato in alcune iniziative col Comune di
Lucca - fra cui a Murabilia- sfiderà dunque, a Tassignano, il resto dell’Europa,
nell’appassionante rush dei due prossimi week -end del 20/21 e del 27/28 Settembre.
Col simbolo del pallone storico di Vincenzo Lunardi sulle ceste in vimini ed i colori
lucchesi dunque, l'associazione solcherà i cieli capannoresi nella prossima Festa
dell’Aria, vantando l'adesione di ben 3 piloti professionisti ed altre figure storiche
del volo libero in mongolfiera: fra queste - dicevamo - la Contessa Caproni del
prestigioso Museo Aeronautico di Trento e diverse personalità, tra le quali il Prof.
Pietro Ferretti, noto alpinista e studioso di problematiche oculari in quota.
La nuova associazione, intitolata al grande pioniere lucchese Lunardi, che nel '700
strabiliò il mondo per le sue imprese leggendarie, è iscritta alla Federazione Italiana
di Aerostatica ed intende promuovere il territorio della Lucchesia, organizzando
eventi aerostatici internazionali e proponendo una collaborazione a enti, istituzioni
locali e privati, per la realizzazione di raduni, fiere o spettacoli suggestivi, tra i quali,
quello notturno del "Balloon Glow ma, anche animazioni in feste paesane o sagre.
Fanno parte del club lucchese di volo in mongolfiera: il Capitano Enzo Cisaro,
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Lucca - Nella “3a Rassegna di cinema e cultura africana” titolata “Storie dell’altro
mondo” che si tiene nella nostra città organizzata dalla Diocesi e dalla Cooperazione
Missionaria con il patrocinio del CESVOT, una particolare menzione merita il libro
di Giuseppe Carrisi, “Kalami va alla guerra – i bambini soldato” che verrà presentato
in collaborazione con la Cesare Viviani, alla Casermetta Santa Maria delle Mura
urbane, giovedì 27 settembre alle ore 17.
L’opera affronta la terribile piaga costituita dall’incremento dell’utilizzo dei minori in
contesti di guerra .
E' un testo aggiornatissimo, completo di tabelle informative, fortemente improntato
su interviste e testimonianze inedite, dal taglio giornalistico; analizza aspetti del
fenomeno poco esplorati (la sorte delle “bambine soldato”, ancora peggiore di quella
dei loro “colleghi” maschi) o del tutto originali nella trattazione classiche del tema (i
bambini-kamikaze utilizzati dai terroristi islamici).
Bambini, ragazzini, ragazzi, rapiti, picchiati, terrorizzati. Costretti a imbracciare un
fucile o un machete e a prendere parte alla guerra. Trasfigurati dall’orrore, da vittime
a carnefici spietati, terrore dei loro stessi villaggi, delle loro stesse famiglie che essi
stentano a riconoscere sotto l’effetto della droga che viene loro somministrata e che li
rende ancora più feroci. Genitori, parenti, piccoli amici massacrati da bambini-
combattenti, come esercizio coatto di fedeltà all’esercito che li ha arruolati e non da
scelta. Altrimenti: torture, amputazioni, morte.
È accaduto, accade nelle tante zone calde dell’Africa: Sudan, Ruanda, Uganda,
Sierra Leone, Congo lacerate da guerre tra eserciti e fazioni rivali.
Ragazzi usati, abusati per inermità e inconsapevolezza, allevati nell’ignoranza
dell’indottrinamento e immolati al sacrificio della guerra (santa), vestiti di bombe, o
mandati con l’inganno a testare la presenza di mine nei campi, mentre all’orizzonte,
un attore mercenario inscena il profeta che chiama in paradiso i suoi piccoli eletti.
Correndo, nell’entusiasmo della visione, centinaia di vite in sboccio sono esplose in
aria. È accaduto, accade in Medioriente, Iran, Afghanistan.
Bambine, ragazzine, ragazze, vendute in cambio di qualche spicciolo, ridotte in
schiavitù e avviate forzatamente alla prostituzione. Una pratica che dall’Estremo
Oriente arriva fino all’Europa balcanica. “Mogli” di interi nuclei combattenti
dell’Africa, ingravidate e poi abbandonate perché “l’ingombro” rallenta la marcia.
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Altrove, invece, costrette a gestire fino al parto il seme del loro stupratore. Matrici e
incubatrici forzate di una razza diversa ed ostile alla propria, sorvegliate a vista per
impedire che si tolgano la vita. Lo spettro di una tragedia che ancora aleggia sull’altra
sponda dell’Adriatico. Una delle tante spietatezze della guerra in Bosnia-Erzegovina.
Questa infanzia oltraggiata è il cuore, ferito, del libro di Giuseppe Carrisi. Una
denuncia delle violenze sui minori nelle zone di guerra, un’inchiesta, un dossier che
fa il giro del globo e invita la coscienza collettiva a tenere alta la guardia su atrocità
intollerabili, eppure perpetrate, nonostante risoluzioni e sanzioni internazionali;
atrocità dietro cui ci sono troppo spesso interessi politico-economici che smascherano
la complicità indiretta di paesi civili e industrializzati. Bambini di cui il libro si fa
portavoce per ricordare alla società civile e alle istituzioni che in varie parti del
mondo centinaia di migliaia di Kalami sono in guerra e da soli non possono uscirne.
Neppure gli sforzi delle organizzazioni non governative, delle missioni religiose, da
soli, possono far fronte all’immensità della tragedia.
Giuseppe Carrisi è giornalista di RAI International. Al di là dell’interesse
professionale per il tema di questo libro, collabora come volontario a progetti di
recupero per bambini soldato, dando vita a eventi di sensibilizzazione e raccolta fondi
e coordinando le attività in loco, soprattutto nell’area centroafricana.
PER ISRAELE
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L’UNIVERSITA’ OGGI
Se da un lato molte sono le polemiche sui tagli di spesa previsti nel Dl.112 per quanto
riguarda l’università, dall’altro in questi giorni sono apparsi sulla stampa molti
articoli assai critici sui costi delle università toscane.
Consideriamo che in molte località, anche piccole, negli ultimi anni, associazioni,
enti locali, privati e Camere di Commercio, hanno dato vita a dei comitati scientifici
atti a promuovere nuovi centri di studi universitari, anche di qualità (Alti Studi).
Dopo non molti anni, e dopo la realizzazione dei corsi, queste università di fatto,
hanno chiesto il riconoscimento da parte dello stato, al fine di ottenere anche lauti
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
finanziamenti. Cosa questa che si è verificata puntualmente nella quasi totalità dei
casi.
Quanto affermo è stato anche sostenuto in questi giorni sulla stampa da Giorgio
Cittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Non si sono create sedi distaccate delle grandi università vicine, se non in qualche
raro caso virtuoso, ma si è preferito premiare interessi solo localistici, che con la
didattica di qualità non hanno niente a che spartire.
Le spese per l’università, che già erano sostenute, si sono così parcellizzate in mille
rivoli, rendendo la situazione di non facile monitoraggio e controllo.
Si chiede da più parti la rinuncia al valore legale delle lauree. E molti pensano ad un
diverso modello universitario di tipo anglosassone, o alla variante americana, ove gli
atenei non sono finanziati in maniera prevalente dallo stato, divenendo così
preponderante la “qualità” dello studio proposto, al fine di reperire i finanziamenti.
Lo stato eroga invece borse di studio e prestiti per lo studio agli studenti, che sono
liberi di scegliere ove investirli e spenderli.
Anche le università italiane, potrebbero dunque, trasformarsi in fondazioni di diritto
privato, divenendo così autonome giuridicamente e finanziariamente, libere nella
ricerca di partner e sponsor privati, sganciate dall’appiattimento delle norme di
gestione del pubblico impiego e soprattutto libere di gestire la ricerca con
collaborazioni con altri enti e con i privati.
Pian piano l’università potrebbe procurarsi da sola i finanziamenti per la propria vita,
come accade oggi negli USA.
Solo così la qualità della didattica e della ricerca, saranno alla base del prestigio e
dell’operare accademico, con i conseguenti riflessi sulla qualità delle lauree rilasciate.
VERSILIA-MODENA
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
anche nell’ottica di un presunto alleggerimento del traffico pesante dai centri abitati
della Valle del Serchio.
Tutto questo spinge ad ulteriori riflessioni. Per parlare della Versilia Modena bisogna
andare indietro nel tempo fino a diverse decine d’anni fa. Fu allora presentato un
progetto di viabilità autostradale da Lucca a Modena da parte dell’Associazione
Industriali (che auspicava nuovi collegamenti per lo sviluppo economico della
provincia) e della SALT, ma questo progetto si attirò un’alzata generale di scudi -
cittadini, politici e ambientalisti - poiché era veramente irrispettoso dell’ambiente
essendo stato concepito su un modello autostradale assai discutibile, sul tipo della
bretella Viareggio-Lucca.
Passarono gli anni ed emerse un nuovo progetto più attento all’ambiente e per la
maggior parte del proprio tracciato in galleria (circa l’80%). Questo ebbe fin
dall’inizio un seppur timido consenso da parte di molti e, il percorso probabile fu
presentato anche al Parlamento Europeo. Questo progetto di massima fu inoltre, come
ho già detto, nel 2000 illustrato dall’ing. Moutier a Castelnuovo Garfagnana in
un’affollata riunione alla quale parteciparono anche amministratori del modenese. Più
che della Lucca-Modena è giusto parlare della Versilia-Modena, anche perché il
tracciato viario dalla Versilia sbucherebbe in lucchesia, precisamente a Valdottavo.
Questo tracciato diverrebbe parte integrante di una delle più importanti autostrade
europee: l’asse Berlino-Palermo.
Si andrebbe a collegare il nord d’Europa a tutto il versante tirrenico, con importanti
ricadute per le nostre aziende e, per quelle dell’Europa settentrionale che potrebbero
così scegliere anche gli scali marittimi tirrenici e, cesserebbero d’essere obbligate ad
usare quelli dell’Adriatico come oggi succede. L’altro beneficio, più locale,
secondario e di riflesso, riguarderebbe l’alleggerimento del transito lungo la Valle del
Serchio – viabilità troppo spesso ingolfata da traffico pesante e dai pendolari -
recentemente compromesso da situazioni come la frana alla cava Maddaleni, dai
perpetui lavori in corso, dal movimento franoso di Bolognana, dalla strettoia dopo
Rivangaglio e dall’insufficiente e vetusta rete ferroviaria.
Se questo tracciato fosse già in essere non avremmo assistito alle recenti emergenze
viabilità. Per tutti questi motivi, più volte nel corso degli ultimi anni ho tentato
inutilmente di far inserire questo progetto ai tavoli di concertazione provinciale.
Oggi, al livello di viabilità locale si è raggiunto l’accordo del quale ho parlato
all’inizio, mentre a livello nazionale si è dato la precedenza alle grandi opere, nel
nostro caso il Ponte sullo Stretto di Messina. Ma l’asse Palermo-Berlino, per la sua
realizzazione oltre al Ponte prevede anche il tratto che c’interessa, pertanto in futuro,
il progetto del collegamento con Modena andrà sicuramente avanti. A questo punto è
chiaro che man mano che il tracciato diverrà cosa reale bisognerà prestare la massima
attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, e qui occorrerà un ampio dibattito che
veda la partecipazione di tutte le forze politiche, sociali e ambientaliste. Il denigrare il
progetto in questa fase è stato solo strumentale.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Concludendo, non mettiamo in soffitta questa ipotesi, poiché esistono molti aspetti
favorevoli di questo progetto, rilevabili dalle ricadute economiche di portata europea
e dal (di riflesso) concreto miglioramento della viabilità nella Valle del Serchio.
La futura realizzazione e il completamento di quest’asse stradale rappresenterà un
indiscutibile vantaggio all’economia europea e alla viabilità locale, vantaggi di cui
beneficeremo in molti, non è logica dunque la strumentalizzazione politica che fino
ad oggi ha bloccato il tutto, ed è auspicabile una presa d’atto da parte delle
opposizioni e una loro collaborazione ad un progetto comune.
LA “CESARE VIVIANI”
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Lucca - Tempo di bilanci per l’associazione culturale Cesare Viviani che opera dal
1992 nel panorama culturale-letterario della nostra provincia e che sempre più spesso
è intervenuta nel più ampio contesto nazionale. Restando fermi nel solco delle
tradizioni locali, abbiamo spaziato in tutti i campi della letteratura, dal vernacolo alla
poetica sperimentale, dalla commedia alla tragedia, dalle traduzioni al meta-romanzo
fino a giungere alla poesia-visiva, senza trascurare aspetti di nicchia quali:
saggistica, letteratura erotica, fantastica, umoristica e gialla.
Tra le molte, tre sono le attività che più ci hanno dato soddisfazione:
il poter seguire il lavoro degli esordienti, dalla nascita dell’opera fino alla sua
pubblicazione;
la presentazione di opere, come tappa lucchese di una promozione nazionale;
il nostro sito web (www.cesare-viviani.135.it ) che è una vera e propria libreria dalla
quale possono essere scaricati gratis oltre 70 testi dei nostri soci.
Sono stati pertanto intensificati i rapporti con autori, riviste letterarie, concorsi,
associazioni letterarie e case editrici, sì che la nostra associazione oggi è conosciuta
in tutta Italia e il nostro lavoro intellettuale di promozione alla lettura è ovunque noto
e apprezzato. Tutti questi motivi, e altri ancora, ci spingono ad un ulteriore salto di
qualità che sarà sia formale che sostanziale, che riguarderà l’organizzazione e la
titolazione. Contenti dei patrocini che sempre hanno garantito la qualità dei prodotti
culturali da noi offerti, siamo però orientati verso uno sponsor privato, pur restando
gelosi della nostra produzione.
Salto di qualità che stiamo preparando per il prossimo anno; intanto proseguono le
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
In questi ultimi tempi numerosi sono i libri e gli interventi di più autori che
utilizzano il termine islamofascismo, riferito all’estremismo islamico e il termine IV
guerra mondiale, riferito alla lotta globale contro il terrorismo.
Tra questi autori: Magdi Allam, Norman Podhorez, Fouad Ajami, Johon R.Bolton,
Max Boot, R. James Woolsey, James Q. Wilson, e altri.
Sono perfettamente d’accordo sul termine IV guerra mondiale, essendo stata la III, la
guerra fredda, vinta questa dall’Occidente.
Proprio con il titolo “La IV guerra mondiale” nel 2004 pubblicai un testo, reperibile
anche oggi in PDF da qualche parte sul web. Guerra che ha avuto i suoi punti di
massima visibilità con l’attacco alle Torri Gemelle e con l’occupazione
dell'Afghanistan e dell’Iraq.
È il termine islamofascismo che non condivido, infatti, l’estremismo integralista
islamico niente ha a che fare con il fascismo.
Il termine corretto è, a mio avviso, nazislam, vediamo perché.
Il fascismo fu una forma di socialismo autoritario che in parte mantenne una radice
anarchica ereditata dal sindacalismo nazionale rivoluzionario, maturato nell’USI con
motivazioni iniziali irredentiste, prima della I guerra mondiale ed ebbe come
esponenti di spicco Corridoni e Mussolini. Con l’anarco-fascista Martinetti, il
futurismo ebbe poi forte rilevanza nelle avanguardie artistiche dell’epoca e anche
nelle avanguardie di oggi.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
con la politica dell’integralismo islamico che vuole l’avvento del regno di Allah.
Il fascismo non fu mai razzista, molti i suoi gerarchi d’origine ebrea; le leggi razziali
furono imposte dall’alleato scomodo e di malavoglia accettate.
Razzista invece fu il nazismo come adesso lo è l’islam.
Il fascismo non fu mai antiamericano (anti-inglese, sì) e molti furono i camerati in
sofferenza quando gli USA entrarono in guerra contro l’Asse: il nazismo e l’islam,
sono o sono stati antiamericani.
Durante la II guerra mondiale, Hitler si alleò con l’islam, con il Gran Muftì di
Gerusalemme, e le truppe arabe, sotto l’insegna della “svastica tra due foglie di
palma” combatterono a fianco dell’armata nazista. La prima intifada, al Cairo, fu
finanziata dal partito nazional socialista tedesco.
Antiamericanesimo e antiebraismo, sono e sono stati i collanti dei vecchi e nuovi
nazismi e integralismi islamici.
Odino e Allah avrebbero dovuto dominare il mondo spartendoselo, ma la sconfitta
dell’Asse ha lasciato il campo libero ad Allah: ecco perché io parlo di nazislam.
Tra l’altro ho raccolto tutti i miei scritti editi su questa IV guerra mondiale, dalle Torri
Gemelle ad oggi, in una pubblicazione titolata per l’appunto NAZISLAM,
facilmente reperibile in rete, anche come PDF gratuito.
MARIO LENA
Bagni di Lucca – Sabato 20 settembre alle ore 16.30 presso il teatro Accademico di
Bagni di Lucca sarà presentato il libro di poesie “Chiralità” di Mario Lena, Maria
Pacini Fazzi editore. Letture di Marco Vignolo Gargini.
L'Autore, che per molti anni è stato Sindaco di Bagni di Lucca, tratta nei suoi poemi i
temi dell'esistenza, del divenire e dell'essere. Le concezioni scientifiche si
sovrappongono costantemente alla sua poetica. Emblematici i titoli di alcune sue
silloge: "La striscia di Moebius", "L'effetto farfalla" e il "Rasoio di Occam". Questo
perché le inquietanti scoperte scientifiche - che hanno spostato i limiti della
conoscenza - lasciano una tangibile traccia nella sua poetica. La geometria frattale, la
matematica quantistica, la meccanica delle matrici, il principio d'indeterminazione,
l'effetto farfalla, entrano nella nostra realtà e la poetica più avvertita come può non
risentirne? Pensiamo al nastro di Moebius: una superficie bidimensionale in un
contesto tridimensionale. C'è di che riflettere! E così l'Autore trae stimolo dall'ultima
fisica, geometria e matematica e miscelando il tutto in quel suo poetare colto e
lineare, si apre all'amore, al pacato impegno non ideologico ma scaturito dai desideri
dettati dal cuore: quelli più veri. Una poetica che talvolta ci riporta a Luzi, ma nella
maggior parte dei casi denota una sua valida originalità. Una poetica che taglia frasi
inutili, retoriche e ridondanti, confuse o barocche. Un rasoio di Occam è dunque tra le
sue mani. Il risultato non è quello d'una poetica innamorata di se stessa, ma rivela un
verseggiare piano, sensibile, aperto ai grandi interrogativi che l'umanità da sempre si
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
pone, aperto a tutto ciò che attorno accade, vigile ad ogni avanzare delle scienze.
Mario Lena è nato e vive a Bagni di Lucca. La sua attività letteraria, sviluppatasi a
fianco e ai margini del suo lungo impegno di lavoro nel campo educativo,
amministrativo e culturale, si riassume principalmente in queste pubblicazioni:
1950-1956: Collaborazione (nella narrativa) alla pagina letteraria del Nuovo Corriere
sotto la direzione di Romano Bilenchi. 1968-1969: Scritti per Inghilterra e Toscana
nell’Ottocento e per La difesa della natura in Italia, La Nuova Italia editrice, Firenze.
1973: Resistere, poesie, Rebellato Editore, Padova. 1978: Cammina ragazzo, poesie,
Rebellato Editore, Venezia. 1986: Salvare un coleottero, poesie, Cultura Editrice,
Firenze. 1993: Un gallo ad Asclepio, poesie, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca.
1995: 21 Poesie e incontri, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca. 1996: L’orizzonte
degli eventi . 34 poesie allo specchio, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca. 1997: Il
Tempio di Érato, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca. 1998: La striscia di Möbius
(Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca) 1999: L’effetto farfalla (Maria Pacini Fazzi
Editore, Lucca). Ha poi proseguito la sua notevole produzione poetica pubblicando
una silloge ogni anno. E' stato tra i fondatori della Cesare Viviani.
Ha fondato l'associazione "L'occhio di Erato" che propone ogni anno presso il Casinò
di Bagni di Lucca un ciclo conferenze poetiche di ottimo livello.
MARIO LENA
TECNICA DELL’AFFRESCO
Lucca - Mercoledì 10 settembre alle ore 17 presso la Casermetta Santa Maria delle
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
OLIMPIADI E DINTORNI
Era il lontano 10 agosto del 490 a. C. quando al termine della battaglia nella piana di
Maratona, il messaggero Filippide fu inviato ad Atene per annunziare la vittoria dei
greci sui persiani. Ed è proprio a quest’avvenimento che s’ispira la gara-simbolo delle
Olimpiadi moderne: la maratona.
Ma se nell’antica Grecia nello svolgersi delle Olimpiadi le guerre cessavano, oggi
vediamo, dalle ultime notizie dal mondo, che purtroppo non è così.
Una delle medaglie d’oro che già abbiamo conquistato è quella del judo, e questa
disciplina, non è solo uno sport, ma qualcosa d’altro, di più essenziale e profondo. È
un’arte marziale che affonda le sue radici in una Tradizione che conosce il respiro del
sacro. Le Olimpiadi non rappresentano solo un evento-competizione di prove
agonistiche, ma dovrebbero rappresentare anche il simbolo della fratellanza
universale. Nella Grecia antica erano un evento sacro. Erano la rappresentazione più
seguita e popolare delle forze della luce che sconfiggevano le forze delle tenebre e,
gli atleti che avevano l’onore di salire sul podio, erano rivestiti da un’aura divina.
Il simbolismo della fiaccola, portata attraverso il mondo da staffette di atleti, suggella
ancora una volta la Tradizione che non deve morire, che ciclicamente si ripresenta
sulla Terra, legando inscindibilmente il passato al presente, e ci parla della Tradizione
antica e spirituale di questo rito, delle nostre radici pagane.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
L’edizione 2008 di Agosto a Fornaci ha chiuso con successo. Sono bastate poche
idee, ma buone e qualificanti, la chiusura del traffico sulla provinciale e la complicità
del bel tempo. Sono così confluiti a Fornaci cittadini delle varie frazioni della Valle
del Serchio, ma anche turisti che fino a tarda notte hanno contribuito allo “struscio”
tipico dei centri commerciali delle città.
Il centro commerciale naturale ha dunque dimostrato la sua vitalità, con gran
soddisfazione degli abitanti e dei commercianti che come tutti gli anni, hanno
organizzato questo evento, ma Fornaci ha bisogno d’essere rivitalizzata anche negli
altri mesi dell’anno.
Il Parco Menichini è da decenni luogo di aggregazione di giovani e anziani
provenienti dalla Valle, ma oggi avrebbe bisogno di un nuovo smalto, in dettaglio:
Alcune aiole sono polverose e prive di verde; d'altronde che mai le ha annaffiate?
C’è un gioco da qualche mese rotto e nessuno ha provveduto a toglierlo o a ripararlo.
I rettangoli di conglomerato nell’aiola dei giochi, sono ormai da tempo usciti dalle
loro sedi e vagano tra il ghiaino dell’aiola stessa.
La staccionata a lato del Parco che lo separa dalla strada, non è stabile e se ci si
appoggia, talvolta cede con pericolo per il malcapitato utente. Non sarebbe forse
meglio sostituirla con una siepe?
Il parco rosso nelle notti d’estate degli anni passati era sempre pieno di ragazzi che
giocavano a calcetto. Oggi è desolatamente vuoto perché mancano le luci e le porte
sono state portate via. Nel buio oggi circolano personaggi equivoci (tossici?).
Altre carenze le ritroviamo al sottopasso ferroviario, tra l’altro inaugurato di recente:
è privo di illuminazione e deturpato da scritte.
Della pista ciclabile tra Fornaci e Ponte all’Ania, da tempo se ne parla, ma nessun
progetto finora s’è visto.
Un’ultima cosa: perché Opera Barga e Barga Jazz non decentrano almeno un
concerto a Fornaci?
S’è inoltre chiuso con successo il ciclo di presentazioni letterarie a Barga, che ha
visto la presenza di una casa editrice di prestigio (Prospettiva), e la partecipazione di
autori noti a livello nazionale (Rocchi, Vignolo Gargini) e internazionale (Baldacci),
perché non si è dirottata qualche presentazione a Fornaci?
Queste sono solo alcune proposte, che giriamo agli amministratori, per render
migliore e più viva la frazione di Fornaci.
Lucca - Dieci anni prima che l’allora sindaco Fazzi costituisse l’Opera delle Mura,
avevo attraverso la stampa locale lanciato l’idea di creare un organismo che si
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
occupasse esclusivamente di tutti gli aspetti legati alle Mura Urbane, dalla loro
salvaguardia alla manutenzione corrente, dai lavori strutturali di recupero e restauro
alla loro pubblicizzazione turistica e accademica, anche attraverso strutture
universitarie e di Alti Studi. Mentre la stampa cittadina reagì favorevolmente dando
ampio spazio all’idea, da parte dei politici e degli amministratori d’allora, vi fu un
silenzio totale. A loro proprio la cosa non interessava minimamente, ricordo che un
importante politico dell’epoca sollecitato sull’argomento, di malavoglia rilasciò una
dichiarazione assai simile a quella rilasciata in questi giorni da un amministratore
della Valle del Serchio riguardo alla mia proposta del Comune Unico: ”Noi facciamo
le cose possibili e ci impegniamo su quelle realizzabili”.
Il tempo mi fu galantuomo anche questa volta e dopo dieci anni, Pietro Fazzi realizzò
l’organismo, anche se con due aspetti diversi riguardo al mio progetto.
L’avevo chiamata “Fabbrica delle Mura” sulla falsariga della “Fabbrica del Duomo”
di Milano. Le fu dato invece il nome di “opera delle Mura”.
Prevedevo che in questo organismo il CISCU ne venisse inglobato, ma questo non fu
fatto (siamo sempre in tempo).
Oggi comunque mi sembra doveroso riparlare di questa Opera, per tutta una serie di
motivi che vanno dalla mancanza della nomina del Presidente e del Consiglio, alla
necessaria sostituzione di oltre duecento alberi oggi malati, al mancato incasso di tre
anni degli accessi alle Torri – con rilevante danno economico – e ultimo fatto, non in
ordine d’importanza, la vicenda dei cartelli in lingua straniera tutti sbagliati – con
rilevante danno d’immagine.
Tutte queste situazioni assieme, stanno portando l’Opera delle Mura alla deriva ed
ecco che da subito occorre che l’amministrazione comunale operi nomine certe:
presidente, Consiglio e recupero crediti.
Piccola nota personale: questo organismo da me teorizzato, nei suoi periodici rinnovi
di presidenza e consiglio che nel tempo si sono succeduti, mai ha visto la mia
presenza (nomina), non dico a presidente, ma neppure a consigliere. Mi sembra
ingeneroso, ma me ne faccio una ragione, così va il mondo, a Lucca.
Eravamo alla fine degli anni '60 o ai primi degli anni '70, quando per caso mi trovai
in un'aula dell'Università di Firenze a partecipare ad una assemblea indetta da un
periodico fiorentino dell'ultrasinistra diretto allora da un certo Melis. Uno dei relatori,
molto seguito e che mi sembrò di prestigio, rilasciò alcune dichiarazioni che nel corso
degli anni, spesso mi sono tornate in mente. Dopo una dotta analisi sul sistema
borghese dominante in Italia, individuò due punti su cui il movimento marxista-
leninista rivoluzionario, sarebbe dovuto intervenire: la scuola e la magistratura. La
scuola poiché rappresenta l'anello debole della catena con cui l'ideologia borghese
perpetua se stessa e si riproduce e, la magistratura, testuali parole, “così ci pariamo il
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
c...”
Ho fatto questo preambolo-ricordo per tornare a parlare della scuola, visto che oggi,
anche nella nostra provincia, amministratori e politici, tutti di sinistra, si scagliano
con veemenza e continuità contro le pur timide riforme della Gelmini, in maniera
palesemente strumentale e di principio: un ministro di destra, come osa toccare un
feudo della sinistra?
Invece voglio continuare a porre e a pormi riflessioni su quanto si va dicendo: c'è chi
auspica che le famiglie possano concorrere alla formulazione delle valutazioni di
merito degli insegnanti. Così i genitori avrebbero la possibilità di indicare per ogni
materia una preferenza per il docente da assegnare ai propri figli. Sarebbe una misura
positiva che non si presterebbe a giochetti o furberie di sorta. I presidi
acquisterebbero così dati significativi sul gradimento dei docenti e potrebbero più
facilmente premiare l'eccellenza senza punire la normalità. La Gelmini non deve farsi
intimorire dai soliti intellettuali di sinistra che gridano al razzismo su certe
dichiarazioni sull'impreparazione degli studenti e di molti docenti meridionali, tra
l'altro leggendo i blog si ha quasi la certezza che quanto affermato sia vero. Occorre
ridimensionare i poteri degli organi collegiali che limitano l'autonomia
dell'insegnante e sono da decenni assemblee tipo soviet in mano a sindacalisti
dell'ultrasinistra. Il ministro ha sostenuto che negli ultimi anni la scuola ha
accumulato un numero impressionante di precari che non è in grado di assorbire in
tempi ragionevoli. Non credo che la soluzione sia quella di attingere per anni alle
graduatorie fino al loro esaurimento: al contrario, deve essere data alla scuola la
possibilità di scegliere gli insegnanti che meglio sanno fare il loro mestiere e
privilegiare finalmente l'eccellenza. Le altre soluzioni portano solo al perpetuarsi di
una scuola con insegnanti demotivati e studenti ignoranti. Ai miei tempi bastava un
solo maestro, anche perché alle elementari sono sufficienti nozioni “elementari” che
anche un diplomato dalle nostre scuole odierne, deve essere in grado di trasmettere.
Non serve un'intera batteria di maestri per insegnare nozioni di base. Le scuole
elementari non sono il collocamento della mano d'opera femminile disoccupata.
Abbiamo il più alto numero di insegnanti di ogni ordine e grado anche perché molti
di loro godono di distacchi sia sindacali che come amministratori. In realtà la scuola è
uno stipendificio, più del 90% delle risorse vengono spese in stipendi. Il tutto a fini
elettorali e frutto di uno statalismo vetero-politico. C'è ancora molto da cambiare per
giungere ad una scuola moderna: dall'autonomia degli istituti e degli atenei,
all'abolizione del valore giuridico del titolo di studio, alla funzione dei testi scolastici,
al trovare risorse da investire nella ricerca, al raggiungimento dell'eccellenza, alla
creazione di università-fondazioni, all'aggiornamento continuo dei docenti. Il
dibattito continua, nelle scuole, nelle strade, nelle famiglie, sui giornali, in internet...
e questo è un bene, se vogliamo mettere alle corde i conservatori e se vogliamo
finalmente rinnovare la scuola in un'ottica e in uno spirito autenticamente liberale.
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IL C.13
Lucca - Mercoledì 8 ottobre alle ore 15 presso la Casermetta Santa Maria delle Mura
Urbane, si terrà la quarta conferenza prevista per il Settembre Lucchese
dall’associazione culturale “Cesare Viviani”; dopo le tecniche sull’affresco di Enrico
Fornaini, dopo l’introduzione a Remo Teglia di Bartolomeo Di Monaco e l’incontro
sul cinquantenario de “Il Gattopardo” tenuto da Marco Vignolo Gargini, è la volta di
Vittorio Baccelli con una conferenza sul tema: “Da Carconia a Villa Bottini – letture
sul beat a Lucca”.
Era, infatti, il 1966 quando a Lucca apparvero sulle panchine di via Cenami i primi
“capelloni”. Destarono curiosità e furono considerati solo i seguaci di una nuova
moda. Ma non era così. Il Gruppo beatnick C.13 aveva contatti con Londra (il
filosofo Bertrand Russell), con Milano (Fernanda Pivano e Mondo Beat). Presto si
confrontarono coi situazionisti (Cesarano), con i genovesi di ANA-ETCETERA, con
i Provo di Amsterdam e con la redazione di Re Nudo. E tra lo stupore generale
organizzarono concerti, manifestazioni, comizi, stamparono volantini e giornali.
Dirottarono a Lucca la marcia della pace di Danilo Dolci.
Il mito beat nell’arco di pochi anni si dissolse come neve al sole in tutto il mondo
lasciando però dietro di sé tutta una scia di “prodotti” culturali di indubbio valore. La
beat generation entrò a far parte della storia dell’arte e della cultura mondiale. Da noi
in Italia le colorate schiere beat furono travolte da un’onda politica d’ultra sinistra che
dette poi vita ai tragici anni di piombo. Ma gli eredi dell’esperienza beat
continuarono ad operare a Lucca nella creatività non violenta fino al 1977 quando,
con l’occupazione di Villa Bottini segnarono un'altra tappa vincente alla loro
particolare storia .
Il titolo della conferenza di cui stiamo parlando trae origine da libro di Bruno
Lugano, Enzo Guidi, Nello Cattalini e Joško dal titolo “Carconia” edito dalla Pacini
Fazzi in quegli anni e dall’occupazione di Villa Bottini (1977) che portò
all’acquisizione e al restauro la Villa da parte della Regione Toscana e alla successiva
cessione al Comune di Lucca . L’acquisizione e la fruizione della Villa da parte dei
lucchesi e la sua trasformazione nel salotto buono della città è stato il compimento
dell’ultimo desiderio del gruppo beat lucchese.
I BEAT A LUCCA
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
intervenuto sul tema “Da Carconia a Villa Bottini – letture sul beat a Lucca”. Il
relatore dopo un prologo su Tista Meschi e sul Popolano Lapini, è passato a narrare la
storia del gruppo lucchese Beatnick C.13 così come proposto da vari autori: Pablo
Echaurren, Claudia Salaris e Enzo Guidi. Sono seguite letture di Francesco Petri
(Franz), Nello Cattalini, Bruno Lugano, Mauro Petroni, Pier Paolo Pierucci e Virgilio
Papini. La narrazione, a tratti avvincente s’è snodata dalle cantine lucchesi alle
panchine di via Roma, dalla tendopoli sul fiume Serchio, allestita dai fuggiaschi
milanesi di Barbonia City, alla casa di Barabba (Domenico Livolsi), dalle
manifestazioni pubbliche ai comizi in piazza San Michele, dai concerti per strada del
Perigeo e di Cino Ardinghi, a quelli nel teatro del Giglio. Si è parlato poi delle mostre
di arti figurative e della “Manifestazione anaoggettuale con happening” che si tenne
nella sala Salvemini del Partito Socialista e che scatenò non poche polemiche. La
narrazione passando anche dalle manifestazioni non violente “viva gli eserciti che
non esercitano” a patrie galere (San Giorgio), si è conclusa in Villa Bottini con
l’occupazione che ne consentì l’acquisizione e il restauro.
La colorata ventata beat lucchese, passata dai salotti milanesi della Pivano alla
redazione di Re Nudo, dal congresso anarchico di Carrara agli accoglienti ambienti di
San Giorgio, da piazza Dam ad Amsterdam al quartiere latino di Parigi, è giunta poi
sui libri di storia del costume e dell’arte.
Sempre più testi sono dedicati alla controcultura di quel periodo, e la citazione del
gruppo C.13 è sempre più evidente. Il relatore ha proseguito spiegando come a questo
movimento che in tutto il mondo fece spirare un’aria di libertà, subentrò da noi una
ventata di follia nei gruppi giovanili che estremizzando il pensiero politico portò al
terrorismo degli anni di piombo. La relazione è terminata con la sottolineatura degli
aspetti positivi di questo movimento in contrapposizione ai valori negativi
manifestatisi negli anni successivi. L’ideologia del “buco” e l’AIDS erano alle porte e
falcidiarono molti degli amici del gruppo.
Chiuderà questo fortunato ciclo di conferenze, Marisa Cecchetti che mercoledì 22
ottobre alle ore 17, sempre presso il Circolo del bridge, parlerà su “Passato e
presente, rifiuto delle ragioni del male nella produzione letteraria di Guglielmo
Petroni”.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
LA SANITA’ A LUCCA
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
politico di turno, ciò che sembra appassionare è il dibattito sul nuovo costruendo
Ospedale della Piana di Lucca.
Alcune decine d’anni fa, in tempi non sospetti (ero allora dirigente sindacale degli
Enti Locali dell’UIL e Presidente del disciolto Comitato Diritti Civili) all’interno del
dibattito che anche allora si era aperto sulla razionalizzazione della sanità lucchese,
lanciai una proposta così articolata. Una unica ASL nel territorio provinciale,
nell’ottica di una più snella organizzazione e nel risparmio di gestione. Individuavo
poi la necessità di tre nuovi moduli ospedalieri: Ospedale Unico della Versilia,
Ospedale Unico della Valle del Serchio e Ospedale della Piana di Lucca.
La costruzione di nuovi moduli monoblocco sarebbe stata più pratica ed economica
delle eterne razionalizzazioni, rifacimenti e messe a norma delle vecchie e, in qualche
caso, fatiscenti strutture.
Monoblocchi che vedono una diminuzione complessiva dei posti letto a causa del
minor tempo d’ospedalizzazione del paziente e di tutta una serie di strutture sanitarie
diffuse nel territorio che avvicinano ancor più il cittadino alla sanità pubblica. E
anche una diffusione sempre crescente del day hospital che abbatte i costi di gestione
e migliora e tutela la qualità della vita del paziente.
L’Ospedale Unico della Versilia divenne per primo una realtà operante, anche se non
privo di difetti (rintracciabili facilmente attraverso gli articoli apparsi sulla stampa)
essendo stato il capofila.
Partì poi l’iter per il nuovo Ospedale di Lucca, e qui abbiamo assistito alle polemiche
di coloro che non volevano che l’ospedale nuovo nascesse. Una volta stabilita la
volontà della costruzione del nuovo ospedale, sono iniziate altre polemiche sulla sua
localizzazione.
Il sottoscritto non ha mai preso posizione sulla localizzazione dell’Ospedale della
Piana di Lucca, perché ritenevo e ritengo che devono essere i tecnici della Sanità e
degli Enti Locali ad essere investiti nella ricerca della localizzazione sul territorio più
razionale e idonea. Sono però sempre stato contrario alla costruzione del nuovo
ospedale nell’area ove sorge il vecchio adesso. Quest’area a mio avviso dovrà essere
sfruttata dalla città nell’ottica di un suo sviluppo: è una piccola città a ridosso del
centro storico. Nell’area di Campo di Marte vedo insediamenti commerciali, uffici,
abitazioni, punti di aggregazione, laboratori artigianali.
Ma la nota più dolente è rappresentata dall’Ospedale Unico della Valle del Serchio,
rimasto scritto solo nel libro dei sogni, a causa di campanilismi, scarsa
imprenditorialità e paura di uscire dalla conservazione. Su questo ospedale, da tempo
ho indicato un’area mediana nella Valle: tra Campia e Mologno (nei Comuni di Barga
e Gallicano).
L’Ospedale Unico della Valle del Serchio è una necessità dovuta all’habitat collinare
e montano, alla zona sismica, alla massiccia presenza di insediamenti industriali e
artigianali, ad una sempre più vasta presenza di ospiti soprattutto nel periodo estivo,
ad una viabilità precaria. Solo ultimamente si sono sviluppate timide aperture verso
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Oggi, in tempi di Brunetta – che ha portato alla guarigione quasi il 40% degli statali -
quanto mai risulta importante poter fare delle serie riflessioni sul movimento
sindacale in Italia. Movimento sindacale che rappresenta e ha rappresentato, milioni
di lavoratori e di pensionati, movimento che sempre ha avuto a cuore la tutela dei
diritti dei lavoratori. Però molte sono anche le critiche che il sindacato si è attirato nel
corso degli anni, e queste sono quasi sempre dovute ad atteggiamenti conservatori
presi dal sindacato stesso.
È indubbia la funzione insostituibile del sindacato, nella tutela dei lavoratori e del
lavoro, e su questa i due sindacati maggiori, CISL e CGIL hanno sempre operato;
esiste però un’ala sindacale, pur minoritaria, che rifiutando il conservatorismo, si è
impegnata per l’innovazione a tutti i livelli.
Ma partiamo dalla politica oggi: la politica è cambiata e le ultime elezioni ne hanno
sancito il mutamento. Se i ceti medi si sono rivolti a Berlusconi, classe operaia e il
proletariato in genere hanno preferito la Lega al nord e A.N. nel resto d’Italia.
Con il Partito Democratico sono rimasti sopratutto i garantiti dalla politica, i
conservatori, i radical-chic.
Ma se la politica è cambiata, oggi deve mutare anche il sindacato. Che i
metalmeccanici torinesi abbiano sostenuto la Lega, non meraviglia, anzi va incontro a
quanto ho sopra sostenuto. Mutazioni profonde anche in Confindustria, oggi molto
più in sintonia di ieri, con il governo.
Cambia la politica, cambia Confindustria, cambia anche il sindacato, i cui mutamenti,
non sono un fatto nuovo, ma vengono da lontano. Anche se l’innovazione sindacale è
stata in mano a frange di questo movimento, questo non significa che la sua
importanza non sia stata rilevante.
Se andiamo ai primi del ‘900 troviamo Filippo Corridoni nell’USI (c’era anche
Benito Mussolini) : con lui il sindacato rivoluzionario diviene nazionale e
interventista. L’USI era composta in prevalenza da socialisti e anarchici, su posizioni
rivoluzionarie e internazionaliste, Corridoni creò all’interno dell’USI un componente
nazionalista e interventista, che dette poi vita al sindacato unico fascista. Sindacato
Unico che essendo di regime, non poté avere quella combattività necessaria che le
sue origini promettevano. Ma all’interno del sindacato di regime vi furono frange che
si ritrovarono alleate ai futuristi marinettiani, che collaborarono alla diffusione di
“Lacerba” e che a Carrara siglarono accordi sotterranei e battaglie sindacali, con gli
anarchici dell’USI, anche se questo sindacato era allora fuorilegge.
Nel ’70 a Reggio Calabria, Ciccio Franco della CISNAL recepirà le istanze sociali
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
legate al territorio. “Boia chi molla!” sarà la sua parola d’ordine, ben conosciuta
anche adesso.
Sempre nel filone dell’innovazione sindacale giungiamo a Giorgio Benvenuto
dell’UIL negli anni ’80; con lui la modernizzazione e la laicità della società italiana
in evoluzione entrano nelle istanze della politica sindacale: tutti i referendum radicali
di quel periodo ebbero il sostegno dell’UIL.
Erede di tutto questo, oggi troviamo l’UGL di Renata Polverini, divenuto con i suoi
2.400.000 iscritti (1 milione donne), il terzo sindacato confederale italiano.
L’UGL aggancia le dinamiche del mondo del lavoro e le immagini dei media alle
rivendicazioni sindacali, e la Rosy Mauro del Sindacato Padano, fonde le aspettative
locali della Padania alle esigenze del mondo del lavoro.
Concludendo, le liberalizzazioni in atto nel mondo del lavoro e le istanze territoriali
dovranno oggi esser mediate con le posizioni della destra (e anche della sinistra)
sociale.
Da questa mediazione potrà scaturire la carta vincente per una vera mutazione sia del
sindacato che delle politiche del mondo del lavoro. Un po’ più di liberismo,
all’interno del sindacato è indispensabile alla modernizzazione del mondo del lavoro
in Italia e in Europa.
IL NUCLEARE
Nei giorni 8 e 9 novembre del 1987 l’Italia votò sui tre referendum che riguardavano
il nucleare e, il responso delle urne fu netto: quasi l’80% dei votanti si espresse
contro il proseguimento della politica energetica nucleare. Anche nella nostra
provincia le percentuali oscillarono attorno alle medie nazionali, con qualche punto in
più.
Oggi si riparla di centrali nucleari per risolvere la crisi energetica in atto e per
sganciarci dal petrolio.
“Riequilibrare il mix energetico fortemente sbilanciato a favore degli idrocarburi,
ridurre la dipendenza dall’estero dell’Italia su energia, diminuire le emissioni di CO2
e garantire al paese importanti ricadute industriali.” Queste sono le parole usate dal
presidente dell’Enea durante la presentazione del “Rapporto 2007 Energia e
Ambiente”. Più avanti nel rapporto si legge che nuove centrali in Italia sarebbero
pronte tra 20 anni e che il costo dell’uranio è aumentato negli ultimi sette anni, dal
2001 al 2008, passando dal 13 a 190 dollari il chilo. Sempre dal rapporto si legge che
le riserve d’uranio (4,6 milioni di tonnellate) saranno sufficienti per 85 anni.
Altri studi però sostengono che tra 60 anni l’uranio sarà esaurito.
Siamo dunque sicuri che il nucleare sia la scelta giusta? Ad una prima lettura del
dibattito che si sta svolgendo sul nucleare, sembrerebbe che sia favorevole tutta la
CDL e contrario tutto il centrosinistra. Ricordo che al tempo del referendum una
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
nutrita schiera di combattivi personaggi, trai quali alcuni scienziati, vicini alle
posizioni dell’allora PCI, sostennero a spada tratta le ragioni del programma nucleare.
Perché credere che oggi esistano posizioni riconducibili in maniera omogenea alle
due aree politiche, e non che, come allora, si stia assistendo a due schieramenti
trasversali? Personalmente, io che sono di destra, il nucleare non mi convinse allora
al tempo del referendum e men che mai mi convince adesso.
Capisco che il rilancio in pompa magna del nucleare possa essere un’arma per la
contrattazione del prezzo del petrolio, ma di qui a realizzare nuove centrali nucleari,
ce ne corre.
Negli USA è da 30 anni che non si costruisce una centrale: il dato dovrebbe far
riflettere. Ma la Westinghouse le centrali le costruisce, dunque ha bisogno di
venderle: ma proprio in Europa?
In Francia, le centrali hanno un guaio dopo l’altro, ma forse prima, quando non
facevano notizia, le piccole fughe di vapore non assurgevano all’onore delle
cronache. Informandoci si legge che le nuove centrali saranno pronte tra 20 anni,
mentre le scorte d’uranio dureranno ancora per una cinquantina d’anni. Le due notizie
prese separatamente informano e basta, prese insieme danno un quadro inquietante.
Come è pensabile sostituire una fonte energetica, il petrolio, in esaurimento con
un'altra, l’uranio, anch’essa in esaurimento?
C’è poi il problema, per niente secondario, delle scorie. Abbiamo visto tutti cosa è
successo a Napoli e dintorni, con i rifiuti da decenni gestiti dalla camorra e oggi
abbandonati per le strade. Ci siamo mai chiesti quante nelle nostre Amministrazioni
abbiano per decenni smaltito i rifiuti nelle discariche del casertano? Fino al collasso
delle discariche stesse.
Berlusconi ha risolto il problema ripulendo il napoletano sommerso dai rifiuti. Ma se
non siamo stati capaci per decenni di smaltire correttamente i rifiuti, neppure i RSU,
chi ci garantirà dalle scorie nucleari? Berlusconi tra 20/30 anni non potrà più essere al
governo e non potrà certo garantirci: e allora?
Le discariche furono gestite dalla camorra, vi immaginate cosa potrebbe succedere se
le scorie nucleari finissero in mano a questi signori? Sicuramente ci guadagnerebbero
molto di più di quanto non incassarono coi RSU e con quelli speciali. E con quali
rischi: pensiamo al terrorismo e alla facilità di costruire ordigni sporchi con scorie
radioattive.
Meglio pensare ad altro, ad altre fonti energetiche. Qualche mese fa ho letto sulla
stampa che un ingegnere italiano ha già allestito, su suo brevetto, in Canada, e ha in
costruzione in Australia, impianti che trasformano i rifiuti (l'80% è cellulosa e
plastiche) in benzine e che possiede brevetti analoghi per la trasformazione dei
copertoni usati. Alla domanda del giornalista se avesse presentato in Italia i progetti,
l’ingegnere ha risposto che ha presentato da più parti i progetti, ma non ha avuto
alcun riscontro.
Ancora sulla stampa leggo che l’impianto eolico di Scansano produrrebbe meno
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
energia del previsto, un po’ meno della metà di un impianto nucleare. E allora, mi
chiedo, ma se con l’eolico i rischi non ci sono, perché contestare questi impianti?
È vero, non saranno un granché belle le pale che girano, e occupano pure troppo
spazio, ma producono energia (anche se meno del previsto) e non inquinano. Perché
tanto scandalo?
Pensate, se si trovasse il petrolio qui da noi, in Toscana, sarebbe tutto un fiorire di
trivelle e pompe, modello Texas, alla faccia delle viti, delle pievi e degli ulivi!
Cerchiamo dunque di investire in fonti energetiche alternative, dall’eolico alla
geotermia, dall’idroelettrico al solare; utilizziamo le maree o i rifiuti…
E il nucleare lasciamolo perdere perché è pericoloso, inquinante, militarizza il
territorio, mal s’adatta alle zone sismiche e da grossi problemi con le scorie.
Sono anche sicuro di una cosa: vogliamo fare un nuovo referendum? L’80% direbbe
di nuovo no al programma nucleare, ne sono certo.
Sulla fusione nucleare il discorso cambia: investiamo in questa ricerca.
ALMIRANTE
Il Presidente della fondazione della Versiliana ha dichiarato: “Nessuna resa a chi usa
la violenza politica e l’intolleranza come arma per impedire il confronto e la libertà di
espressione, piuttosto un gesto dettato dal senso di responsabilità nei confronti della
Versiliana, della sua storia, delle sue peculiarità di luogo d’incontro e di dialogo
aperto a tutti”.
Questa dichiarazione segue la decisione di rinviare la presenza di Donna Assunta
Almirante, nell’incontro programmato per il prossimo 30 agosto dedicato al ’68, che
avrebbe dovuto partecipare al dibattito dedicato proprio al marito nel ventennale della
scomparsa (19 agosto).
Ma facciamo un passo indietro: la presentazione di un libro su Giorgio Almirante
avvenuto nei giorni scorsi alla Versiliana, è stato il pretesto per alcuni attivisti
dell’estrema sinistra, per effettuare prima un volantinaggio di protesta e
successivamente, entrare all’interno dello spazio in cui era in corso l’evento
contestato: la scelta degli organizzatori di dedicare una serata alla figura di Giorgio
Almirante. Ne è nato un parapiglia, fortunatamente senza conseguenze fisiche. Sono
poi nei giorni successivi apparse a Pietrasanta scritte murali contro il Presidente della
Fondazione e una scritta “Almirante Boia” con tanto di stella a cinque punte.
In sintesi questi i fatti, ove il “fascismo rosso” ancora una volta si è scagliato contro
la libertà di opinione e di pensiero.
Questi fatti – di per sé di scarsa rilevanza, anche se indici di una intolleranza e di un
malcostume fortunatamente ristretto ad esigue fasce minoritarie – hanno riportato alla
mia memoria le conversazioni che ebbi proprio con Almirante nei primi anni ’60. Ero
in quel periodo segretario della Giovane Italia e iscritto alla Cisnal quando Almirante
venne alcuni giorni a Lucca. Tenne un comizio, visitò alcune sedi e, successivamente
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
volle fare un giro per la Garfagnana e la Media Valle, per conoscere meglio la realtà
del partito in quelle zone.
Il MSI in quel periodo vedeva come Federale lucchese (sì, il segretario provinciale
veniva chiamato proprio così) Rino Nissim di famiglia ebrea e la Cisnal aveva come
Segretario Foffo (Adolfo Cesari); io ero l’unico fra tutti che avesse un’auto nuova,
una 500 blu nuova fiammante. E così Almirante fu caricato sul mio cinquino – dietro
la colonna delle auto scassate degli altri “camerati”– e lo scarrozzai in lungo e in
largo per la Valle del Serchio. In questo viaggio parlammo un po’ di tutto e da lui
sentii solo elogi per la democrazia, una democrazia ancora non compiuta ma che lo
sarebbe stata a breve, quando la riconciliazione nazionale sarebbe divenuta un
patrimonio di tutti, non solo a parole ma nei fatti. Era insomma un convinto e sincero
democratico, sicuramente molto più democratico del resto del MSI di allora. Ricordo
che quando parlava pubblicamente si rivolgeva in primis “Ai cortesi avversari
politici”, che poi tanto cortesi verso di lui, non lo erano e non lo sono stati ancora per
molti anni a venire. Vedeva il futuro della politica italiana basato sulla dialettica fra
due raggruppamenti opposti, ma di pari dignità e intercambiabili. Il MSI avrebbe
dovuto far parte di una coalizione di destra moderna, innovatrice, non conservatrice e
soprattutto non restauratrice.
Solo su un punto, nelle nostre discussioni, non si mostrò democratico: nei confronti
della RAI, che in quei giorni almeno, avrebbe voluto smantellare.
Ho comunque sempre mantenuto un buon ricordo di quelle conversazioni con
Almirante, un personaggio a mio avviso importante per la democrazia italiana, che ha
saputo traghettare fasce un tempo pericolosamente nostalgiche verso orizzonti di sana
democrazia. Un personaggio che già allora ha indicato quel percorso che oggi il
centro-destra ha imboccato. Forse la nostra città farebbe buona cosa nel titolare una
piazza o una strada alla sua memoria, proprio per il contributo da lui dato alla
normalizzazione e alla buona armonia della vita quotidiana. E anche nell’ottica di un
ulteriore rafforzamento della conciliazione nazionale, cosa questa che è già un fatto
concreto e consolidato, non certo inficiato dal comportamento irresponsabile di
esigue frange estreme. Anche il Parlamento proprio in questi giorni ha voluto
ricordare la figura di Giorgio Almirante con la presenza di 200 parlamentari
provenienti da ogni raggruppamento politico.
Prima di concludere voglio aggiungere una breve nota molto personale: nell’UGL ho
l’ufficio del Pubblico Impiego; nel settembre passato il sindacato si è trasferito dal
centro storico al Giannotti. Durante il trasferimento – travagliato e laborioso – è
saltata fuori una foto a colori, incorniciata, proprio di Giorgio Almirante. Nessuno
sapeva da dove fosse uscita, e neppure nessuno la voleva, così, anche in ricordo
proprio di quelle antiche conversazioni, oggi la foto la trovate appesa a una parete del
mio ufficio. Da poco ho saputo che il proprietario era l’ex vice-sindaco Domenico
Riccio, che mi ha detto di tenerla pure.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
È dagli anni ’70 che mi batto contro la caccia e soprattutto contro le preaperture. Le
battaglie che ho condotto nel passato mi hanno visto attivo e partecipe assieme alla
L.A.C. (Lega Abolizione Caccia) Toscana e ad Eugenio Baronti (oggi assessore
regionale). Molti mi criticavano per queste mie prese di posizione, è una battaglia
contro i mulini a vento – mi dicevano – le lobby dei cacciatori sono troppo forti.
Però man mano che gli anni passavano, mi accorsi che questa era una battaglia vinta:
non oggi, ma in prospettiva. Infatti, nella gente stava passando il discorso che il
divertimento ad uccidere animali, non era certo una cosa “in” ma una cosa molto
“out”, da non farsi, fuori moda, insomma.
Inoltre le normative europee sulla caccia, erano sempre più restrittive, e in Italia gli
oneri sempre più gravosi. In base a tutto ciò, di anno in anno, il numero dei cacciatori
va costantemente diminuendo, e l’età media è sempre più alta.
Certo, ogni volta che assisto ad una preapertura, e le doppiette mi svegliano, un senso
d’angoscia mi prende assieme ad una forte solidarietà nei confronti di animali che
vengono uccisi solo per puro divertimento. Come non può che rattristarmi la lettura
di prese di posizione di personaggi politici che per quattro voti di fucilatori, si
scagliano contro piccioni e storni, rei solo di esistere. Ancor più penoso è, quando a
scagliarsi contro le specie animali sono esponenti del partito di maggioranza relativa,
che a mio avviso dovrebbero avere ben altre cose a cui pensare.
Ma diamo un’occhiata più scientifica e meno etica alla caccia oggi in Italia: secondo
la legge nazionale sulla caccia (n. 157 dell'11 febbraio 1992, articolo 18) il periodo di
caccia va dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio. Le regioni, in relazione
alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali, possono modificare tali
termini che devono comunque essere contenuti tra il 1° settembre ed il 3 gennaio,
rispettando sempre l'arco temporale previsto dalla legge per le diverse specie. Fa
eccezione la caccia agli ungulati che può iniziare il 1° agosto, sempre nel rispetto del
predetto arco temporale.
La direttiva comunitaria sulla conservazione degli uccelli selvatici (n. 79/409/CEE
del 2 aprile 1979) all'articolo 7 obbliga gli stati membri a far sì che gli uccelli non
siano cacciati durante il periodo della nidificazione né durante le varie fasi della
riproduzione e della dipendenza. Quando si tratta di specie migratrici, la direttiva
obbliga gli stati membri a vietare la caccia anche durante il ritorno ai luoghi di
nidificazione.
Il motivo di tali divieti risiede nella necessità di proteggere le generazioni future,
infatti, è chiaro che se si uccide un uccello che si accinge a riprodursi, oltre ad esso si
perderà anche la sua prole potenziale, e inoltre l'uccisione di un uccello che sta
allevando dei piccoli porta con sé verosimilmente la morte dei piccoli stessi.
Inoltre le anatre verso la fine dell'estate compiono la muta, e in tale occasione per
alcuni giorni sono incapaci di volare e cadono quindi facilmente preda dei cacciatori.
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RIAPRONO LE SCUOLE
Riaprono le scuole con novità che vengono da lontano: grembiuli, voti chiari e voto
in condotta. È solo un inizio, ma a mio avviso si comincia bene, ripristinando la
correttezza dei rapporti nella scuola tra tutte le sue componenti, alunni e docenti in
particolare. Senza questa base è impossibile e poco credibile il rilancio di qualsiasi
discorso culturale. Ottimo il ritorno al maestro unico e al voto che è molto più chiaro
dei fumosi giudizi, vecchi, pretenziosi, ipocriti e incomprensibili: il trionfo della
burocrazia al posto della meritocrazia. Grosse responsabilità vi sono state nella scuola
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TERRA DI CONFINE
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piscine, più campi da golf, più ristoranti, più campeggi, più manifestazioni culturali,
musicali, teatrali…
E anche da un punto di vista amministrativo, in un momento in cui si cerca di snellire
l’apparato, perché troppo costoso per il cittadino, si ventila di chiusura della
Comunità Montane, o come vorrebbe la Lega chiusura della Province, dei PRA, delle
Camere di Commercio, occorre fare una riflessione.
La Media Valle ha 35mila abitanti, la Garfagnana 30mila. Con questi numeri non ci
sarebbe forse spazio per un solo Comune? Magari diviso in due circoscrizioni.
Quanti Sindaci, assessori, consiglieri comunali, presidenti di C.M., segretari
comunali, dirigenti, il cittadino deve mantenere?
Mi si dirà che gli accorpamenti dei servizi sono già iniziati. È vero, ma su questo
aspetto e per far chiarezza, c’è ancora molto la lavorare.
Ho toccato solo alcuni aspetti, spero utili al dibattito e alla riflessione:
Sviluppo: privilegiare quello turistico legato all’ambiente, all’agricoltura, allo sport e
alla cultura.
Viabilità: collegamento stradale con Modena – ferrovie per trasporto su rotaia-
metropolitana di superficie.
Sanità: Ospedale Unico della Valle del Serchio.
Istituzioni: Consorzio di Comuni – Servizi associati.
Era ovvio che le amministrazioni della Valle dal Serchio, progressiste nella facciata,
ma profondamente conservatrici nella sostanza, dicessero picche ad una mia pur
timida apertura verso un comune unico della Valle; apertura timida la mia com’è
stata quella dei sindaci della Versilia.
Ma nella Valle vige il “pensiero unico” e chi come il sottoscritto lancia libere idee, è
colpevole di “lesa maestà”.
Andiamo indietro nel tempo: per la Valle del Serchio, che ho sempre definito la verde
Svizzera italiana, ho sempre ipotizzato uno sviluppo legato alle proprie bellezze
naturali, culturali, artistiche, ad uno sviluppo cioè ti tutte quelle attività legate al
turismo, alla cultura, alla gastronomia locale, alla storia. Vedevo il fiorire di alberghi,
ristoranti, camping, maneggi, campi sportivi, palestre, piscine, campi da tennis, campi
da golf… E invece si è assistito al moltiplicarsi di capannoni e di aree PIP, sorte
anche nelle zone più belle della Valle. Anche i parchi naturali sono stati mal digeriti
poiché visti soprattutto come un freno alle attività venatorie.
E nei piani di sviluppo che si sono susseguiti nel tempo, a mio avviso si è troppo
trascurato l’ambiente, non solo, ma progetti veramente importanti sono nati al di fuori
di questi piani: impianto di bricchettaggio e ipermercato.
Quando proposi l’Ospedale Unico della Valle, tutti gli amministratori si schierarono
immediatamente contro la mia idea “folle”, salvo poi decenni dopo, rivedere le
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
proprie posizioni: a parole, perché i due mezzi ospedali coi costi sempre sulle prime
pagine dei giornali, restano ancora così come sono.
Quando proposi per la prima volta la Versilia-Modena stessa solfa: strada inutile,
costosa, improponibile. E anche qui dopo un decennio, alcuni amministratori hanno
iniziato a porsi la necessità di un collegamento tra la Valle e il modenese.
Dunque il tempo mi è galantuomo, e visti i precedenti non mi resta che far trascorrere
anni, solo allora forse qualcosa si muoverà nel senso di un Comune Unico.
Parlavo prima del pensiero unico diffuso nella Valle, legato strettamente ad una
visione conservatrice della politica e delle scelte amministrative e, ad un controllo
totale, anche dell’informazione: questo pensiero unico sta scricchiolando, ovunque se
ne avvertono i prodromi, e per verificare questo basterà aspettare le prossime
amministrative. Scommettiamo?
Bagni di Lucca – Quando si parla di sviluppo della Valle del Serchio, quasi mai si
parla del Casinò di Bagni di Lucca e di una sua riapertura.
Eppure, costruito fra il 1838 e il 1839, fu la prima casa da gioco pubblica in Europa e
il centro della vita mondana del tempo. Oltre alle sale da gioco, offriva anche un gran
salone dove venivano organizzate sfarzose serate danzanti per il pubblico
internazionale allora presente.
Come prima casa da gioco in Europa avrebbe dovuto avere tutte le carte in regola per
tornare alle sue funzioni da tempo, ma così non è stato ed è stato scavalcato da molte
altre realtà. Perché?
Perché si è lasciata la battaglia per la riapertura ai soli politici e amministratori di
Bagni di Lucca, con solo qualche rara eccezione. Al di fuori di questi nessuno si è
impegnato seriamente in questa vicenda, per un malinteso moralismo che vede ancora
in queste strutture, luoghi di perdizione. Ricordo che quando nel 1996 fui candidato
al Senato, ai primi punti del mio programma misi: una nuova regolamentazione della
prostituzione in senso più liberale e la riapertura del Casinò di Bagni di Lucca.
Questo secondo punto era soprattutto legato ai benefici economici che da una sua
riapertura sarebbero ricaduti sull’intera Valle, ma si sa, i piccoli politici locali da
sempre privilegiano le aree PIP e i capannoni!
Avevo anche lanciato l’idea di aperture stagionali a rotazione tra: Bagni di Lucca,
Viareggio e Montecatini. Ipotesi questa che seguito a ritenere funzionale a tutto un
rilancio dell’economia dell’intero comprensorio. In passato varie sono state le
manifestazioni di sensibilizzazione su questo argomento organizzate dagli
amministratori di Bagni di Lucca, in particolare le aperture simboliche hanno attirato
l’attenzione dei madia nazionali, ma hanno anche fatto rischiare pesanti multe ai
primi cittadini.
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Credo che per il rilancio dell’economia locale, per far ritornare Bagni di Lucca,
centro di cultura come in passato fu, occorra oggi rilanciare con forza questa
proposta: penso che i tempi siano finalmente maturi.
REMO TEGLIA
Lucca – Dopo il successo della “lezione” tenuta dal pittore pisano Enrico Formaini,
sulle tecniche dell’affresco dal Rinascimento ad oggi, seguita da un numeroso e
attento pubblico, mercoledì 17 è la volta di Bartolomeo Di Monaco che intratterrà i
convenuti su: “Remo Teglia, uno dei migliori scrittori della nostra terra”. È questa la
seconda conferenza organizzata dalla “Viviani” per il Settembre Lucchese. Remo
Teglia, scrittore altopascese, è poco noto al pubblico italiano e anche da noi, nella sua
terra, è stato quasi dimenticato. Bartolomeo cerca così di ripristinare il valore
letterario, non di poco conto di questo Autore.
Bartolomeo Di Monaco, scrittore e Presidente onorario della “Viviani”, nasce a San
Prisco in provincia di Caserta il 14 gennaio del 1942, ma si trasferisce a Lucca da
giovanissimo. Tuttora abita a Montuolo, frazione di campagna nella zona sud della
città, rivolta verso i monti pisani.
Una delle sue prime esperienze impegnative in letteratura risale agli anni novanta,
quando fonda e dirige dal 1992 al 1999 il quadrimestrale "Racconti e poesie"; il
periodico riscuote ampio consenso da parte dei lettori e dei molti collaboratori, tanto
da rappresentare la scintilla da cui ha origine l’associazione letteraria intitolata a
Cesare Viviani, tutt'oggi in piena e feconda attività.
Successivamente, dopo le prime pubblicazioni con la Maria Pacini Fazzi, casa
editrice locale, Di Monaco sottoscrive un contratto con la Prospettiva Editrice, presso
cui nei primi anni 2000 escono i seguenti romanzi: "Mattia e Elenora", Caro papà,
caro figlio", "Celeste" e per quanto riguarda il genere noir "Giulia", "Le tre sorelle",
"Lo sconosciuto" e "Gigolò". Queste opere rappresentano il risultato di molti anni di
lavoro, portato avanti parallelamente agli impegni familiari e maturato attraverso
letture e lunghe riflessioni sulla narrativa contemporanea.
Il 2004 è l'anno del salto di qualità: convocato da Marco Valerio, editore in Torino in
cerca di nuovi talenti, Di Monaco dà alle stampe il suo romanzo "La scampanata",
che viene distribuito a livello nazionale. Non molto dopo riceve una proposta di
collaborazione dallo scrittore Giulio Mozzi per la rivista Vibrisse, diffusa on line,
sulla quale il letterato lucchese pubblica tuttora le sue recensioni. La sua attività come
critico è costante e di buon livello, tanto che si accorgono di lui anche i redattori di
Nuovi Argomenti, che nel numero 34 pubblicano un suo saggio sullo scrittore di
Altopascio, Remo Teglia.
Ha recentemente aperto sul web un interessate periodico, dal titolo “Parliamone”.
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Luigi Einaudi, scrisse a suo tempo che per modernizzare l’Italia e rilanciare
l’istruzione era fondamentale lasciare libero “il datore di lavoro, pubblico o privato,
di preferire l’uomo vergine di bolle”. Più avanti aggiunse che il valore legale del
diploma non poteva essere “condizione necessaria per conseguire pubblici o privati
uffici” a meno che non volessimo realizzare una società decadente ed estranea alla
verità e alla realtà.
Tanti anni sono passati da questi scritti e siamo in una società in cui tutti si dicono, a
parole, liberali, ma niente è cambiato e il pensiero “il merito vale più del pezzo di
carta” resta per l’appunto solo un pensiero, dato che è una vita che a parole si parla
dell’abolizione del valore legale del titolo di studio, mentre nella realtà, cioè in
concreto, niente s’è fatto.
Il valore legale, secondo l’attuale normativa, dovrebbe essere una misura egualitaria
per impedire discriminazioni tra lauree e diplomi di serie A e di serie B, garantendo
così l’accesso ad alcune professioni e concorsi. Dovrebbe, ma non è proprio così, il
valore legale d’un titolo di studio s’è nei fatti dimostrato un disincentivo nei confronti
della qualità della preparazione, cosicché la laurea è retrocessa al classico “pezzo di
carta”, di cui non frega niente a nessuno, ma tutte le madri d’Italia dicono in coro ai
propri figli: “Devi prenderla, se no, non trovi lavoro!”
Così le università, da tempio dello studio e della conoscenza, sono divenute
parcheggio per giovani disoccupati. Ancora peggio, la laurea conseguita nel miglior
ateneo italiano, vale quanto quella ottenuta nel peggiore: se la differenza non c’è,
perché darsi da fare per cercare il meglio? Conseguente a questo è stato anche il
degradarsi della ricerca.
E una laurea conseguita in una prestigiosa università straniera? Magari non conta
perché l’università è privata, o manca il burocratico riconoscimento del titolo da parte
d’analoga istituzione italiana. Liberalizzazione, autonomia e concorrenza stanno alla
base di una vera riforma universitaria. Sicuramente l’abolizione del valore legale
della laurea è un provvedimento che preso da solo non basta a svecchiare il sistema
accademico, ma è certamente un requisito indispensabile per riformare questa
istituzione in profondità. E c’è una cera urgenza nella riforma del nostro intero
sistema scolastico se da parte di molti si scrive: “Siamo di fronte a una nuova forma
d’analfabetismo di ritorno. Basta leggere alcune circolari della Pubblica
Amministrazione, incomprensibili e di difficile interpretazione, per rendersi conto
delle gravi carenze del settore. Oppure avventurarsi nell’esame d’alcune sentenze di
magistrati, che un tempo, addirittura, dettavano attraverso i loro scritti le regole per
l’uso corretto della lingua italiana, per comprendere come la conoscenza della lingua
di Dante sia oggi un optional”.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
SERGIO FINI
Tra le associazioni lucchesi è giusto ricordare questo Club che, anche se nato
recentemente, ha ultimamente partecipato a varie manifestazioni che hanno attirato su
di sé l’attenzione del pubblico. Poter viaggiare in mongolfiera è, infatti, un sogno che
in molti oggi possono sperimentare, grazie all’intraprendenza di questi organizzatori.
Il "Vincenzo Lunardi Lucca Balloon Club" è la prima associazione sportiva che è
nata a Lucca per rendere fruibile a tutti il volo in mongolfiera. Il "Vincenzo Lunardi
Lucca Balloon Club" intende continuare a promuovere il territorio lucchese e quello
delle vicine città d'arte, organizzando eventi aerostatici internazionali, proponendo
altresì una collaborazione con enti ed istituzioni locali per realizzare eventi originali,
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
fra cui raduni, sagre, feste, matrimoni, fiere o spettacoli suggestivi, quali quello
notturno del "Balloon Glow."
La nuova associazione, titolata al grande pioniere lucchese Vincenzo Lunardi, che
nel '700 strabiliò il mondo per le sue imprese leggendarie, ha sede nel capannorese e
annovera fra i suoi soci fondatori il dott. Marco Majrani, giornalista, scrittore e
curatore del Museo Storico Gianni Caproni di Trento. Il "Vincenzo Lunardi Lucca
Balloon Club" è impegnato nel diffondere l'aerostatica dal punto di vista sportivo e
culturale e si riserva per il prossimo futuro, di arrivare alla creazione di piloti locali in
questa specialità. L'associazione lucchese, che vanta l'adesione di tre piloti
professionisti e di figure storiche del volo libero in mongolfiera nazionale, ha come
Presidente onorario la Contessa Caproni, direttrice del prestigioso Museo
Aeronautico "Gianni Caproni" di Trento e diverse personalità lucchesi, tra le quali, il
prof. Pietro Ferretti, noto alpinista e studioso di problematiche oculari in quota.
Per chi volesse provare l'emozione di un volo libero o "vincolato" (le mongolfiere
sono legate a funi o cavi che le permettono di salire solo fino a 40 metri di altezza)
può contattare Massimo Raffanti, Presidente dell'Associazione - maximo87@alice.it -
Tra i fondatori del Club troviamo l’attuale Presidente, Massimo Raffanti che
ricordiamo come autore del libro "Altro Sport: l'avventura nella natura" (pagg.176
-24 tavole a colori - Pacini Editore- 1988,
Pisa).
Nel testo, che fra l'altro ha la singolarità di essere uno dei pochi libri sulle discipline
sportive di rischio mai scritte da un giornalista che le ha sperimentate in prima
persona, vengono analizzate attività "en plain air" quali il paracadutismo sportivo,
l'alpinismo, lo sci-alpinismo, la subacquea e il volo in mongolfiera. Massimo Raffanti
ha anche introdotto in lucchesia, assieme ad un pugno di sportivi alternativi, pratiche
quali il parapendio e la discesa fluviale in kayak, vivendo queste discipline, oggi
molto popolari, da vero e proprio pioniere, approdando poi al suo vero amore: il volo
in mongolfiera.
Il giornalista capannorese, impegnato da anni nel settore della divulgazione turistica
e, collaboratore in passato della RAI e di vari quotidiani, fra i quali La Nazione,
Metropoli e Radio 2000, per i quali si è occupato d’attualità, ambiente, politica e
cultura, attualmente è direttore di periodici e collabora attivamente alla rivista
"Toscana Qui", testata della Bonechi di Firenze, oltre che ad una serie di giornali
esteri. Inoltre Raffanti, ha presentato nel 1995 - in lingua tedesca - all’Istituto Italiano
di Cultura di Colonia la prima guida turistica alle colline capannoresi e al trekking sui
Monti Pisani, quando ancora la zona non conosceva il fenomeno dell’agriturismo e
delle case vacanza. Da sempre promuove su giornali europei le peculiarità artistiche,
naturalistiche, storiche ed eno-gastronomiche di Capannori: " Toskana:
Compitesegebiet und Pisaner Berge" - Editore Pezzini – Viareggio – pagg.142 – foto
40. Ha inoltre organizzato all’estero mostre di artisti locali.
Altro fondatore del Club è Marco Majrani, nato a Milano il 13 maggio 1952.
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Laureato in Scienze Naturali con il massimo dei voti presso l'Università degli Studi di
Milano. Fotografo professionista e giornalista, da oltre venticinque anni esercita la
sua attività di giornalista scientifico e divulgatore, con particolare impegno nel campo
geografico-ambientale e nel campo turistico ed eno-gastronomico, collaborando con
testi e fotografie a riviste quali: Natura Oggi, Airone, Oasis, Itinerari e luoghi, Focus,
Bell'Italia, Scienza & Vita, Ville e Giardini, Civiltà del bere, Viaggi e Sapori, Qui
Touring e molte altre.
Il suo archivio fotografico, che condivide con il fratello Alberto, è costituito da oltre
350.000 diapositive a colori di tutto il mondo, circa 100.000 delle quali riguardanti
l'Italia. Ha partecipato, in qualità di geografo e giornalista, a sette spedizioni
scientifico-alpinistiche nelle Ande e in Himalaya, compiendo anche ascensioni su
cime inviolate, e ha organizzato dieci spedizioni naturalistico-esplorative in Cile,
Argentina, Messico, Costa Rica, Islanda, Australia e Nuova Zelanda. Da alcuni anni
vola con i palloni ad aria calda e partecipa a meeting e campionati nazionali e
internazionali con il ruolo di tattico e navigatore. Ha realizzato quattro volumi
dedicati al volo aerostatico tra cui il più recente "Aerostati" considerato il libro
italiano più completo sull'argomento. Ha partecipato come ospite a diversi programmi
televisivi (RAI Uno Mattina, Jonathan, Terra, ecc.), ed è tra gli autori e ideatori della
trasmissione di Canale 5, "Paese che Vai", dedicata alla natura e alla geografia
italiana.
Concludendo, la panoramica che abbiamo fatto su questo Club, crediamo che riuscirà
a colpire l’interesse e l’immaginazione del lettore, a prescindere dalla fascia d’età. Se
per i più giovani è un sogno realizzabile l’ascensione silenziosa col pallone, agli altri
si vuol dare la possibilità della guida nel cielo e anche, di non minor conto, la visione
del volo di questi stupendi mezzi, che pure da terra offrono uno spettacolo di una
bellezza ineguagliabile.
BRUNETTA!!!
Certo che gli statali sono proprio fortunati: hanno un posto fisso, uno stipendio fisso
e… un salute di ferro!
L’ottavo nano (Brunetta) è rappresentato nel sito del Ministero della Pubblica
Istruzione, davanti a una Biancaneve dormiente, e dice: - Sveglia Biancaneve! Se no
ti licenzio!
A parte gli scherzi, riformare la pubblica amministrazione può sembrare l’idea d’un
folle, invece è una drammatica e realistica necessità. Per giunta urgente. E chi nel
passato recente ci ha provato (Berlinguer) ha dovuto fare precipitosamente macchina
indietro. Nei mercati globali non competono solo le piccole aziende, ma i Sistema-
Paese: chi resta indietro, perde terreno e s’impoverisce. Noi italiani siamo quelli che
in questo momento, purtroppo stanno crescendo di meno. Perdiamo ogni giorno di
competitività e tutto ciò è dovuto alle nostre arretratezze strutturali, tra le quali una
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Valle del Serchio: finalmente sarà possibile voltare pagina? Così sembrerebbe,
almeno nell’area PdL, ma ritengo che le scelte di sviluppo di una zona debbano
essere condivise, se vogliono veramente incidere i maniera positiva su lo sviluppo di
un territorio. Così sembrerebbe, almeno a leggere i resoconti sugli ultimi interventi
avvenuti durante recenti incontri politici in area moderati. E per favorire
ulteriormente il dibattito ricordo i punti che da tempo vado enunciando sia sulla
stampa che sul web.
Viabilità: la Versilia-Modena attraversando l’intera vallata con accettabile impatto
ambientale, circa l’80% in galleria, risolverebbe molti problemi di viabilità locale e
attuerebbe un veloce collegamento con la Versilia.
La riapertura del Casinò di Bagni di Lucca: con ricadute economiche ben
positivamente quantificabili, con conseguente riqualificazione del rilancio turistico di
tutta la Valle. Con l’ipotesi poi del Casinò Stagionale aperto a rotazione tra Bagni di
Lucca, Viareggio e Montecatini, le ricadute avverrebbero in un’area vasta.
Ospedale Unico della Valle: si farebbe così finita di giocare sugli sprechi su due
mezzi ospedali dalle messe a norma impossibili e infinite. Monoblocco da costruire in
area mediana nella Valle, con efficienza nelle prestazioni erogate e con facilità
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
d’accesso.
Prodotti tipici: valorizzazione massima della loro produzione, lavorazione e vendita
diretta con sinergie coi centri commerciali naturali, che ne risulterebbero
avvantaggiati e ancor più qualificati.
Agriturismo: strettamente legato al punto 4 e anche alle strutture ricreative e sportive,
con creazione e riqualificazione di nuovi sentieri, di nuove piste ciclabili, pedonali e
percorribili a cavallo. Trekking, nuoto, equitazione, golf e tanti altri sport eseguibili
nella Valle. Creazione di un parco fluviale facilmente percorribile e marciapiedi
pedonali per congiungere e unire frazioni: Fornaci- Ponte all’Ania in primis.
I Parchi: una diversa gestione di questi, che non penalizzi il territorio, ma al contrario
lo esalti nel rispetto dell’ambiente e della natura. Una diversa gestione per renderli
sempre più fruibili e fonte di guadagno da reinvestire in ampliamento dei parchi, in
posti di lavoro e nel miglioramento dello stesso ambiente.
Istituzioni: c’è poi l’aspetto istituzionale su cui riflettere. Un aspetto e un dibattito per
porre le basi di un nuovo assetto futuro: il Comune Unico della Valle. Un Comune di
65mila abitanti con un solo Sindaco, un solo Consiglio Comunale, una sola squadra
di Assessori, un solo Segretario Comunale. Accentramento amministrativo e risparmi
di gestione. Punto questo legato al superamento del campanilismo come d'altronde lo
è anche l’Ospedale Unico.
Sette punti, per un autentico cambiamento, contro la conservazione, comuni agli
interessi di tutta la Valle sui quali possono innestarsi tutti quegli aspetti
particolaristici e locali capaci di creare nuovi posti di lavoro e di migliorare la qualità
della vita, del lavoro e dello stesso ambiente che nella Valle, malgrado i vari
maltrattamenti subiti, resta pur sempre un’oasi di qualità di forte valenza turistica.
Durante una delle tante manifestazioni avvenute nell’estate alla Versiliana, alcuni
Sindaci della Versilia hanno firmato un documento per un comune unico per tutti i
comuni della Versilia.
Il dibattito si è aperto ufficialmente con le “dimissioni” simboliche da primo cittadino
dei sindaci presenti: Massimo Mallegni (Pietrasanta), Luca Lunardini (Viareggio),
Fabrizio Larini (Massarosa) e Umberto Buratti (Forte dei Marmi).
Questo il documento firmato davanti al pubblico della Versiliana e di Giorgio
Guazzaloca (ex sindaco di Bologna): “Rinunciare alla carica di primo cittadino e
impegno per istituire il Comune Unico della Versilia”.
Una proposta tesa ad una volontà istituzionale, ma anche ad uniformare e unificare
tanti aspetti della vita quotidiana dei cittadini della costa, dalla sicurezza alle
iniziative culturali. Tutto ciò per offrire migliori servizi alla cittadinanza e ai molti
turisti che in estate affollano questi lidi, e anche per un considerevole risparmio
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
UGL AL BIVIO
Che il monopolio della triplice si fosse incrinato, fu evidente due anni fa, quando i
dati degli iscritti ai sindacati, furono con l’occasione dei Congressi, resi di pubblico
dominio. L’UGL presentò così il proprio portafoglio di 2.400.000 iscritti, dei quali un
milione donne (fonte wikipedia), divenendo così il terzo sindacato confederale
italiano, scavalcando l’UIL ferma a 1.900.000 iscritti. L’ulteriore salto di qualità si
ebbe con la vittoria del Congresso da parte di Renata Polverini, prima donna a
guidare un sindacato confederale. Se a questo s’aggiungono le capacità mediatiche
della Polverini, superiori addirittura a quelle che furono di Benvenuto (UIL), si
comprende come l’UGL sia potuta giungere ai successi attuali. Mentre in alcune
categorie la triplice si rifiuta ancora, pazzescamente, di sedersi con l’UGL al tavolo
delle trattative e mentre l’ARAN, a mio avviso su posizioni conservatrici e
ultrasinistre, crea da sempre ostacoli alla rappresentatività piena dell’UGL nel
Pubblico Impiego, in questi giorni abbiamo visto l’UGL tra i protagonisti della
vicenda sindacale italiana per eccellenza, il salvataggio cioè, dell’Alitalia. Vorrei
aggiungere anche come la quasi totalità degli amministratori di centro-destra
privilegiano sempre la CISL e non l’UGL: ma anche questo viene dato per scontato.
Mentre sinistre sindacali e politiche remavano contro la soluzione della crisi Alitalia,
salvo poi tardivamente ricredersi, l’UGL con il fronte della ragionevolezza e della
consapevolezza, è stata attrice di primo piano. E adesso questo sindacato è al bivio: o
entrare a far parte in modo organico della quadruplice (non più triplice) sindacale, o
mantenere vive le differenze, la propria storia e continuare con il rafforzamento di
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Lucca – Mercoledì 15 ottobre alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore”organizzato dall'associazione
“Cesare Viviani” con il patrocinio del Comune di Lucca, Stelvio Mestrovich
presenterà il suo ultimo romanzo “Delitto in casa Goldoni, Carabba Editore. Stelvio
Mestrovich è nato a Zara nel 1948.Esordisce nella narrativa nel 1992 con il romanzo
“Suor Franziska”. Tre anni dopo pubblica il suo secondo romanzo “Il diario di Lucida
Mansi”.Ora si dedica alla narrativa gialla e alla musicologia. A proposito di
quest’ultima, nel 2006 esce il suo libro “Wolfgang Amadeus Mozart, il Cagliostro
della Musica”, edito da Portaparole di Roma. Mestrovich ha fatto porre, nel 2000, una
lapide sulla facciata della casa in Goettweihergasse n. 1 a Vienna, in ricordo di
Antonio Salieri, di cui è un accreditato studioso. Ha fatto poi intitolare il ridotto del
Teatro ‘G.Verdi’ di Trieste al direttore d’orchestra Victor de Sabata. Nel corso del
2005 ha presentato tre opere di Salieri al Konzerthaus di Vienna, riscuotendo
consensi. Come giallista ha pubblicato il romanzo “Venezia rosso sangue” (Dario
Flaccovio Editore, 2004, Palermo), creando la figura dell’ispettore capo di Polizia
Giangiorgio Tartini della squadra omicidi di Venezia.
Nel 2008 è uscito il giallo “Delitto in Casa Goldoni”, pubblicato da Carabba Editore.
Questo ultimo romanzo tratta di un’indagine che parte dalle edizioni anastatiche delle
commedie del Goldoni e si dipana attraverso la penisola, da Venezia fino alla
lontanissima Cefalù. Giangiorgio Tartini, Ispettore Capo della Squadra Omicidi di
Venezia, è niente di meno che uno dei discendenti, anzi, l’unico erede, del
celebre compositore Giuseppe Tartini; si cimenta con il violoncello, usa come
suoneria del cellulare una composizione di Mozart e si lancia con le donne in
romantici amplessi che hanno a volte la cadenza sincopata di un Bolero, a volte la
languida sensualità di un Minuetto. Dalle pagine di questo romanzo esce una Venezia
decadente e aristocratica, vecchia e decrepita negli anni, ma altera e sussiegosa come
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Molte sono le riviste culturali che vengono pubblicate in Italia, e sono anche molte
quelle che vedono la loro presenza sul web. Una di queste è la rivista lucchese
“Parliamone” (www.rivistaparliamone.it) che è nata il 17 agosto 2007 e che vede la
collaborazione di numerosi autori conosciuti a livello nazionale.
Il pomeriggio di quell’estate del 2007 Bartolomeo Di Monaco incontrò a casa sua, a
Montuolo, Vittorio Baccelli e Marco Vignolo Gargini, rispettivamente presidente e
vice-presidente dell’associazione culturale “Cesare Viviani” ed espose loro l’idea di
voler fondare una rivista, chiedendo se l’Associazione fosse disposta a collaborare.
Con l’assenso ricevuto, la rivista avviò la sua attività, facendosi presto conoscere. Vi
sono stati pubblicati articoli di Giorgio Bárberi Squarotti, Vincenzo Pardini, Gaetano
Cappelli, per fare solo i nomi dei più noti.
Alla data del 15 settembre 2008, sono stati pubblicati ben 920 articoli. I visitatori
hanno raggiunto anche la punta di quasi 4.000 al mese. Unica nel suo genere per
l’ampio spettro delle materie trattate, si divide nelle seguenti sezioni: Arte, Cinema,
Favole, Fumetti, I Maestri, Incipit, Leggende, Letteratura, Mi presento, Musica,
Pittura, Storia.
In particolare: nella sezione Incipit sono pubblicati gli incipit delle opere letterarie in
uscita, corredate dalla scheda del libro e dai dati biobibliografici dell’autore; nella
sezione Mi presento (nuova: avviata il 19 settembre 2008) sono ospitati gli autori che
vogliono presentarsi e presentare le loro opere; nella sezione I Maestri sono
pubblicate vere e proprie ghiottonerie rappresentate da scritti del passato di autori
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
In questi giorni, nel quasi totale silenzio della stampa, è passata in commissione la
costituzione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. Agenzia indispensabile per
imboccare la via al nucleare civile. Ma se guardiamo bene, ci accorgiamo che i
commissari del PD si sono astenuti in commissione, favorendo così questa nascita, e
se andiamo ancora più a fondo scopriamo che questa agenzia è sollecitata proprio dal
PD. Ma le sinistre non erano contrari al nucleare?
Se sfogliamo il programma elettorale sempre del PD leggiamo che l’approccio al
nucleare civile dovrà essere “non ideologico”.
Andiamo indietro nel tempo: nei giorni 8 e 9 novembre del 1987 l’Italia votò sui tre
referendum che riguardavano il nucleare e, il responso delle urne fu netto: quasi
l’80% dei votanti si espresse contro il proseguimento della politica energetica
nucleare. Anche nella nostra provincia le percentuali oscillarono attorno alle medie
nazionali, con qualche punto in più.
Oggi si riparla di centrali nucleari per risolvere la crisi energetica in atto e per
sganciarci dal petrolio.
“Riequilibrare il mix energetico fortemente sbilanciato a favore degli idrocarburi,
ridurre la dipendenza dall’estero dell’Italia su energia, diminuire le emissioni di CO2
e garantire al paese importanti ricadute industriali.” Queste sono le parole usate dal
presidente dell’Enea durante la presentazione del “Rapporto 2007 Energia e
Ambiente”. Più avanti nel rapporto si legge che nuove centrali in Italia sarebbero
pronte tra 20 anni e che il costo dell’uranio è aumentato negli ultimi sette anni, dal
2001 al 2008, passando dal 13 a 190 dollari il chilo. Sempre dal rapporto si legge che
le riserve d’uranio (4,6 milioni di tonnellate) saranno sufficienti per 85 anni.
Altri studi però sostengono che tra 60 anni l’uranio sarà esaurito.
Siamo dunque sicuri che il nucleare sia la scelta giusta? Ad una prima lettura del
dibattito che si sta svolgendo sul nucleare, sembrerebbe che sia favorevole tutta la
CDL e contrario tutto il centrosinistra. Ricordo che al tempo del referendum una
nutrita schiera di combattivi personaggi, trai quali alcuni scienziati, vicini alle
posizioni dell’allora PCI, sostennero a spada tratta le ragioni del programma nucleare.
Perché credere che oggi esistano posizioni riconducibili in maniera omogenea alle
due aree politiche, e non che, come allora, si stia assistendo a due schieramenti
trasversali? La nascita dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, voluta dal PD e
passata con l’astensione dei membri del PD, dovrebbe farci riflettere. Personalmente,
io che sono di destra, il nucleare non mi convinse allora al tempo del referendum e
men che mai mi convince adesso.
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Capisco che il rilancio in pompa magna del nucleare possa essere un’arma per la
contrattazione del prezzo del petrolio (ma con la crisi in atto il prezzo è in costante
discesa), ma di qui a realizzare nuove centrali nucleari, ce ne corre.
Negli USA è da 30 anni che non si costruisce una centrale: il dato dovrebbe far
riflettere. Ma la Westinghouse le centrali le produce, dunque ha bisogno di venderle:
ma proprio in Europa? Proprio in Italia?
In Francia, le centrali hanno un guaio dopo l’altro, ma forse prima, quando non
facevano notizia, le piccole fughe di vapore non assurgevano all’onore delle
cronache. Informandoci si legge che le centrali di nuova generazione saranno pronte
tra 20 anni, mentre le scorte d’uranio dureranno ancora per una cinquantina d’anni.
Le due notizie prese separatamente informano e basta, prese insieme danno un quadro
inquietante. Come è pensabile sostituire una fonte energetica, il petrolio, in
esaurimento con un'altra, l’uranio, anch’essa in esaurimento?
C’è poi il problema, per niente secondario, delle scorie. Abbiamo visto tutti cosa è
successo a Napoli e dintorni, con i rifiuti da decenni gestiti dalla camorra e poi
abbandonati per le strade. Ci siamo mai chiesti quante nelle nostre Amministrazioni
abbiano per decenni smaltito i rifiuti nelle discariche del Casertano? Fino al collasso
delle discariche stesse.
Berlusconi ha risolto il problema ripulendo il napoletano sommerso dai rifiuti. Ma se
non siamo stati capaci per decenni di smaltire correttamente i rifiuti, neppure i RSU,
chi ci garantirà dalle scorie nucleari? Berlusconi tra 20/30 anni non potrà più essere al
governo e non potrà certo garantirci: e allora?
Le discariche furono gestite dalla camorra, vi immaginate cosa potrebbe succedere se
le scorie nucleari finissero in mano a questi signori? Sicuramente ci guadagnerebbero
molto di più di quanto non incassarono coi RSU e con quelli speciali. E con quali
rischi: pensiamo al terrorismo e alla facilità di costruire ordigni sporchi con scorie
radioattive.
Meglio pensare ad altro, ad altre fonti energetiche. Qualche mese fa ho letto sulla
stampa che un ingegnere italiano ha già allestito, su suo brevetto, in Canada, e ha in
costruzione in Australia, impianti che trasformano i rifiuti (l'80% è cellulosa e
plastiche) in benzine e che possiede brevetti analoghi per la trasformazione dei
copertoni usati. Alla domanda del giornalista se avesse presentato in Italia i progetti,
l’ingegnere ha risposto che ha presentato da più parti i progetti, ma non ha avuto
alcun riscontro.
Ancora sulla stampa leggo che l’impianto eolico di Scansano produrrebbe meno
energia del previsto, ancor meno della metà di quello di un impianto nucleare. E
allora, mi chiedo, ma se con l’eolico i rischi non ci sono, perché contestare questi
impianti?
È vero, non saranno un granché belle le pale che girano, e occupano pure troppo
spazio, ma producono energia (anche se meno del previsto) e non inquinano. Perché
tanto scandalo?
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GUGLIELMO PETRONI
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Se andiamo ai primi del ‘900 troviamo Filippo Corridoni nell’USI (c’era anche
Benito Mussolini): con lui il sindacato rivoluzionario diviene nazionale e
interventista. L’USI era composta in prevalenza da socialisti e anarchici, su posizioni
rivoluzionarie e internazionaliste, Corridoni creò all’interno dell’USI un componente
nazionalista e interventista, che dette poi vita al sindacato unico fascista. Sindacato
Unico che essendo di regime, non poté avere quella combattività necessaria che le
sue origini promettevano. Ma all’interno del sindacato di regime vi furono frange che
si ritrovarono alleate ai futuristi marinettiani, che collaborarono alla diffusione di
“Lacerba” e che a Carrara siglarono accordi sotterranei e battaglie sindacali, con gli
anarchici dell’USI, anche se questo sindacato era allora fuorilegge.
Nel ’70 a Reggio Calabria, Ciccio Franco della CISNAL recepirà le istanze sociali
legate al territorio: “Boia chi molla!” sarà la sua parola d’ordine, ben conosciuta
anche adesso. Sempre seguendo il filone dell’innovazione sindacale giungiamo a
Giorgio Benvenuto dell’UIL negli anni ’80; con lui la modernizzazione e la laicità
della società italiana in evoluzione entrano nelle istanze della politica sindacale: tutti i
referendum radicali di quel periodo ebbero il sostegno dell’UIL. Erede di tutto
questo, oggi troviamo l’UGL di Renata Polverini, divenuta il terzo sindacato
confederale italiano. L’UGL aggancia le dinamiche del mondo del lavoro e le
immagini dei media alle rivendicazioni sindacali, e la Rosy Mauro del Sindacato
Padano, fonde le aspettative locali della Padania alle esigenze del mondo del lavoro.
Le liberalizzazioni in atto nel mondo del lavoro e le istanze territoriali dovranno oggi
esser mediate con le posizioni della destra (e anche della sinistra) sociale. Da questa
mediazione potrà scaturire la carta vincente per una vera mutazione sia del sindacato
che delle politiche del mondo del lavoro. Un po’ più di liberismo, all’interno del
sindacato è indispensabile alla modernizzazione del mondo del lavoro sia in Italia che
in Europa.
L’UGL NON CI STA’
Solo dalla stampa l’UGL ha appreso che è stato firmato in Provincia un protocollo
d’intesa volto alla raccolta, alla preservazione e alla divulgazione delle “storie del
lavoro”, delle vicende sindacali e delle imprese locali in vista delle costituzione di un
“Centro di documentazione sulle memorie del lavoro e dell’impresa”. Detto accordo
è stato sottoscritto da tutte le parti sociali e dalla triplice per parte sindacale. Ci si
domanda come mai l’UGL, che è la terza confederazione sindacale italiana coi suoi
2.400.000 iscritti dei quali un milione donne, si stata tenuta fuori da questo
protocollo. L’UGL, erede della Cisnal è sempre stata dal dopoguerra parte attiva della
politica sindacale nazionale e locale. E anche se andiamo alle nostre lotte storiche, dai
cavatori di Arni alla SMI, alla Cantoni, allo Iutificio Oliva, vediamo questo sindacato
storicamente in prima fila assieme alle altre confederazioni e alle volte in contrasto
con esse. L’UGL non ha intenzione di ignorare certe “dimenticanze” che potrebbero
suonare come discriminazioni e ricorda che ha il diritto-dovere di partecipare ad ogni
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trattativa, ad ogni tavolo, ad ogni manifestazione che riguarda il mondo del lavoro.
Per questa specifica dimenticanza, l’UGL sta attendendo un atto riparatore da parte
del Presidente della Provincia.
CAPANNORI TRENT'ANNI
La crisi è arrivata, la cronaca di molte aziende lo dimostrano. Sarà una crisi come le
centinaia che si sono già viste, o forse questa volta c’è un problema strutturale legato
al sistema economico globalizzato? Fino a poco tempo fa era di gran moda il
Billionaire e tutti i rampanti d’Europa facevano a gara per frequentarlo e per farsi
immortalare dai mass media nelle sue feste. Oggi invece non se ne sente più parlare, è
passato di moda perché in momenti di recessione, di vacche magre, di crisi
economica insomma, ostentare ricchezze viene considerato out, di pessimo gusto.
Assieme al Billionaire stanno passando di moda i SUV, tanto grossi da incutere
soggezione per le strade, tanto grossi che ho proposto di bandirli dai nostri centri
storici. Moto a 4 ruote, motoscafi super veloci, barche super lusso, stanno anch’essi
passando di moda. E anche le Viareggio-Bastia e le Parigi-Dakar sono quasi
scomparse, mentre la F1 s’avvia a forti revisioni. Negli ultimi vent'anni molti
sociologi erano convinti di aver identificato la tendenza evolutiva della nostra società:
questa da agricola è diventata industriale, poi post-industriale, e infine, virtuale. Nella
società ad economie virtuali, o post moderne come definite da altri, ci spiegavano,
spariscono non solo le ideologie ma tutte le certezze e lo stesso «principio di non
contraddizione» per cui non dobbiamo più decidere se è vero questo o quello, sono
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veri entrambi. Un po' come nella fisica dei quanti, ma nella realtà le cose vanno un
po' diversamente. Realtà e illusione si confondono, non conta la realtà oggettiva ma
solo l' immagine, l' apparenza. Perde di importanza lo Stato nazionale come fonte di
certezze, non c' è più bisogno dello stato sociale. Idem per la religione. La gente si
raggruppa in tribù, attorno ad una squadra di calcio, ad un blog, ad un forum, ad un
logo. Secondo alcuni non si deve neppure più parlare di cittadini, ma di consumatori.
Non si guarda al futuro, l' azienda vuole risultati subito, meglio ieri. Non ci si
arricchisce facendo buoni prodotti, ma con azzardate operazioni finanziarie. Tutto è
provvisorio, liquido, virtuale. Si cerca il successo subito, la notorietà subito, il piacere
immediato, non importa come. Dominano l' individualismo e l' edonismo. Questa
diagnosi su cosa sia e dove stia andando la nostra società è stata insegnata come
dogma nelle scuole, nelle università, nei master, nei seminari, fino a ieri. Solo oggi
incominciamo a renderci conto che quella che veniva descritta come tendenza storica
era, in realtà, il sintomo di una grave malattia. Sono state proprio l' indifferenza al
futuro, l' incapacità di prevedere, la ricerca del profitto a breve termine, le
spregiudicatezze nelle operazioni finanziare tanto ammirate a scatenare la crisi
mondiale. No, l'economia virtuale non rappresenta il domani. Oggi ci rendiamo
tragicamente conto che continua ad esserci differenza fra reale e immaginario, fra
realtà e apparenza. Ci sono banche e imprese che falliscono realmente, ci sono
disoccupati veri, poveri veri, e occorrono investimenti veri, non immaginari. Il
principio di non contraddizione non è scomparso perché bisogna fare davvero delle
scelte, prendere davvero delle decisioni. Il consumatore non è più il re capriccioso di
ieri, deve fare i conti con precisione se vuol arrivare al fine mese. E tutti tornano a
guardare allo Stato, a chiedere aiuti e certezze dallo Stato, per prime le orgogliose
banche e le grandi imprese. Ciascuno di noi torna a progettare con accortezza, con
vigilanza. E non sopportiamo più il lassismo, il pressapochismo, le chiacchiere.
Chiediamo realismo, precisione, rigore, concretezza. Alla gente comune dà sempre
più fastidio lo spreco, la speculazione, il disordine, il blablabla, l’azienda (poco
importa se pubblico o privata) inefficiente. La gente comune non ne può più di pagare
tasse esose per aver in cambio servizi scadenti. C’è una richiesta di semplicità,
efficienza, regole chiare, risultati pratici e visibili. C’è un rifiuto verso l’economia
virtuale, falsa e fasulla, si cerca una economia legata alla ricchezza effettiva e alla
produzione reale. Su questa onda che rifiuta lo spreco e la sua ostentazione stanno
però nascendo giovani imprese, nuove imprenditorialità. Nascono boutique che
offrono vesti e accessori diversi da quelli delle grandi distribuzioni e anche dalle
griffe globalizzate. In informatica, pubblicità e comunicazione, giovani imprenditori
stanno costruendo piccole imprese che creano nuovi prodotti e sviluppano servizi di
alta qualità a costi interessanti. Altri abbandonano le metropoli e sviluppano aziende
agricole specializzate in prodotti biologici e primizie non forzate. Prodotti per un
consumatore sempre più diffidente nei confronti della grande distribuzione e
preoccupato per le periodiche notizie di sofisticazioni alimentari: dal latte cinese alla
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
carne alla diossina. Altri hanno organizzato servizi di catering di ottimo livello e
prezzi contenuti. C’è poi chi si è gettato nelle energie alternative e rinnovabili e
installa caldaie a biomasse e pannelli solari. Nel campo delle scienze fioriscono i
ricercatori indipendenti che con modesti mezzi stanno ottenendo ottimi risultati. Tutta
questa nuova imprenditoria, in mano ai giovani, ha compreso che con la recessione il
consumatore diverrà sempre più esigente e non vorrà più buttar via i propri euro in
sciocchezze, e inutili porcherie,finora spinte dal consumo indotto. Pretenderà invece
prodotti e servizi ottimali a basso costo. È la fine dei prodotti imposti dai media su
bisogni artificiali: è la fine del consumismo indotto. È su questi temi e su un sistema
economico e produttivo etico, che si selezionerà la nuova imprenditoria e la nuova
classe dirigente. Forse tutti i mali non vengono per nuocere. Non ci resta che tener
duro durante la crisi e fiduciosi prepararci al domani.
KME
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Lucca – Il fenomeno delle scie chimiche in questi ultimi giorni si è reso sempre più
evidente in tutta la lucchesia, in particolare nella Valle del Serchio da Ponte a
Moriano a Gallicano. Molte sono le persone che si sono fermate a scrutare il cielo
attraversato da queste bianche scie che si incrociano e s'intersecano in angoli sempre
diversi e fantasiosi. Ma di cosa si tratta? Le scie degli aerei, anche chiamate "scie di
condensazione" o "contrails", sono un fenomeno del tutto naturale. I gas caldi (mix
tra vapore acqueo e gas combusti) che fuoriescono dai motori degli aerei venendo a
contatto con l'aria fredda dell'atmosfera innescano il processo della condensazione: il
vapore acqueo si trasforma in piccoli cristalli di ghiaccio soggetti all'evaporazione.
Per la loro natura, le scie di condensazione si dissolvono in circa 30-50 secondi (in
casi particolari posso permanere nell'aria per pochi minuti) e pertanto non possono
essere lunghe. Essendo un fenomeno del tutto naturale, le scie di condensazione
seguono determinate leggi fisiche, le quali si possono riassumere in tre principali
condizioni fondamentali:- quote superiori agli 8000 metri;- umidità relativa non
inferiore al 70%;- temperatura inferiore ai -40 °C. Vedendo una scia bianca nel cielo
si pensa subito che sia una normale scia di condensazione che segna il passaggio di
un aereo di linea. Osservando attentamente, però, sorgono alcuni dubbi, soprattutto
se si confrontano le scie presenti nei nostri cieli oggi e quelle che vedevamo 20 anni
fa. Le scie degli aerei a cui eravamo abituati 20 anni fa si dissolvevano in pochi
minuti e pertanto erano corte e strette. Le scie di oggi, invece, sono molto diverse:
larghe, persistenti anche per ore e si espandono trasformandosi in uno strato
biancastro. Le scie che potevamo osservare 20 anni fa solcavano i nostri cieli poco
frequentemente ed erano tutte uguali. Le scie di oggi, invece, sono molto più
frequenti e sono talmente diverse le une dalle altre che è possibile suddividerle per
tipologia: lunghe, corte, che si espandono, che non si espandono, a "trattini", a
"fusillo", a "filamenti", poco persistenti, molto persistenti. Alcune scie si dissolvono
in alcuni tratti ma permangono in altri. Altre hanno un aspetto fibroso mentre altre
sembra che contengano al loro interno scie di consistenza diversa. Inconsueto e
improbabile fenomeno se si trattasse di semplice vapore acqueo. In alcuni giorni si
possono contare nell'arco di un'ora decine e decine di scie e in altri giorni si può
assistere alla formazione di veri e propri reticolati nel cielo. Queste scie sono state
avvistate anche fuori dalle rotte degli aerei di linea, a quote improbabili per gli aerei
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
di linea e in spazi aerei non consentiti al traffico civile e/o commerciale. Tra l'altro,
mentre le scie dei normali aerei sono composte da vapore acqueo, le scie che solcano
i nostri cieli hanno una composizione assai più complessa con la presenza anche di
sostanze metalliche. Un dibattito aperto che non è per niente risolto, c'è chi le ha
messe in relazione con il progetto HAARP, d'ispirazione Nikola Tesla, che si suppone
teso a controllare le contenere le variazioni climatiche del globo. Ma vi sono anche
delle ipotesi fantascientifiche che vedono l'inseminamento della nostra atmosfera
come frutto di un accordo tra noi e una razza aliena, che dovrebbe contenere le
possibilità di catastrofe globale quando nel 2012 vi sarà (forse)l'inversione della
polarità del campo magnetico terrestre. Lasciando perdere le ipotesi, limitiamoci ad
ammirare il cielo azzurro di questi giorni, solcato e intrecciato da queste misteriose
scie.
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MATTEUCCI E CAPANNORI
Capannori – In tanti si sono dati appuntamento in via del Popolo per l'apertura della
nuova sede elettorale del candidato Sindaco, Matteucci. Il taglio del nastro,
accompagnato da uno scrosciante applauso, è avvenuto mentre nella piazza accanto il
gazebo de la Destra diffondeva materiale pubblicitario a sostegno della candidatura di
Matteucci. Intorno a questo candidato si sono coalizzate molte forze politiche, da
Capannori Insieme e altri gruppi civici alla Lega, dai Monarchici agli Innovatori,
passando per la Santanchè che in questi giorni al candidato sindaco ha tenuto
pubbliche riunioni in suo sostegno. E proprio gli Innovatori, per garantire l'appoggio
pieno a Matteucci, sono usciti da Italia moderata, ave erano anni addietro confluiti,
avendo questo movimento stretto un accordo elettorale con l'UDC. Gli Innovatori,
comunque, non presenteranno una propria lista, ma inseriranno un loro candidato
nella lista del Pdl e un altro in Capannori Insieme. Tra non molto sul territorio
capannorese assisteremo all'apertura di altri “Matteucci Point”. In questa tornata
elettorale è molto attivo il movimento pro Matteucci sul web, dai portali dei vari siti
all'utilizzo di facebook. E anche la “Matteucci mobile” ha toccato la fantasia di
coloro che l'hanno incrociata e le foto di questa auto trasformata in una icona pop
girano sui giornali e nei siti.
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Lucca e intrapresa già da qualche tempo da Maria Teresa Filieri, direttore dei Musei
Nazionali di Lucca. Ovviamente non potevano mancare i molti riferimenti alla mostra
su Batoni e,come unica unica perdonabile dimenticanza è doveroso segnalare la
rassegna “Grazie dei fiori” di Gian Marco Montesano, che è stata ospitata dalla
galleria Poleschi nel pieno centro cittadino. E Montesano rappresenta oggi, assieme a
Cattelan l'aspetto più intrigante dell'arte figurativa contemporanea europea.
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siano degli ignoranti informatici, è risaputo. Basti pensare agli assurdi decreti che i
governi hanno pubblicato al fine di rendere, secondo loro, più razionale e sicuro, il
web. Decreti che sono stati tutti accantonati, anche in Italia, per la loro totale
inapplicabilità.
SHOCK EMOZIONALE
Spinti dai mass media e dal passaparola i social forum come facebook, ma non solo
quello, stanno attraversando il loro momento di gloria. Milioni di utenti sparsi per il
mondo comunicano tra loro scambiandosi anche immagini e suoni. Sono utili come
contatto tra amici, ma anche come contatto professionale e sembra proprio che in
questo momento il mondo intero non ne possa far a meno. Eppure tutto ciò non è una
novità, per chi era già abituato a navigare con una certa dimestichezza, tutti i servizi
offerti dai social forum, erano già a disposizione. Ma adesso il fenomeno è di massa e
per tutti c'è la possibilità di andare alla ricerca di parenti scomparsi per il mondo o di
vecchi compagni di scuola o di amici dei quali si erano perse le tracce. È semplice
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quadro delle attività che in crescendo nella nostra provincia hanno subito
un'impennata dal gennaio ad oggi. Ma che il salto di qualità fosse nell'aria, s'era
intuito due anni fa nel corso delle elezioni delle RSU nel pubblico impiego.
Lucca – Proprio ieri mi è arrivato dal Comune di Lucca un avviso per una
contravvenzione che mi è stata elevata a mezzo autovelox al Piaggione, mentre
andavo alle folle velocità di 55 Km l'ora. Come mai a quella velocità i solerti vigli
non siano riusciti a fermarmi è una cosa che mi dovrebbero spiegare. Inoltre non
ricordo d'aver visto postazioni autovelox al Piaggione negli ultimi mesi: ciò significa
che la postazione era nascosta, e c'è stata una recente sentenza che dice che quando
l'autovelox è nascosto, si configura la truffa. Riflettiamo sui fantasiosi limiti di
velocità che amministrazioni geniali hanno diffuso per le due vie della Valle. Su
questi voglio spendere due parole: il Codice della Strada non viene utilizzato dalle
Amministrazioni per prevenire gli incidenti e razionalizzare il traffico, ma per
rimpinguare le casse comunali con tasse improprie e illegittime ricavate da multe per
divieti di sosta e dagli autovelox. L'ex Presidente della Provincia Tagliasacchi, anni
addietro, tirò fuori un’idea semplice ma geniale: finirla coi limiti di velocità fantasiosi
e mettere sull’intero percorso delle due strade il limite di 70 km l’ora. Ma questa era
una proposta intelligente, pertanto come costume delle nostre amministrazioni, è stata
accantonata. Voglio proseguire con le mie riflessioni, se consideriamo le due
principali vie storiche che da Lucca si addentrano nella Valle del Serchio, possiamo
parafrasare il titolo del celebre film Tre passi nel delirio, e non solo per l’infinita serie
di lavori in corso di durata biblica che ricordano il famoso galeone di Dylan Dog ma
per tutta una serie di eventi che vado a illustrare. Partiamo da Lucca e subito a San
Pietro a Vico ci troviamo davanti a quello che era il più grande molino d’Europa:
fermo da decenni e inizia pure a perdere i pezzi che cadono nei piazzali sottostanti.
Ancora pochi chilometri e notiamo nella cartellonistica la sparizione di Ponte a
Moriano sostituito da indicazioni del tutto sballate delle frazioni vicine. Sparizione
più volte segnalata sulla stampa, e sapete come l'hanno sanata? Mettendo dei piccoli
cartelli indicanti la località, su fondo marrone, quelli per le indicazioni turistiche.
Cioè Ponte a Moriano non è più un Centro, ma una semplice località turistica: mah?
Lungo le due strade si snoda anche la storica ferrovia, mai elettrificata e ad un solo
binario. Molte sono le stazioni definitivamente chiuse, e perché poi? Da Lucca a
Castelnuovo ci si metteva lo stesso tempo 30 anni fa e le carrozze erano più pulite.
Stazioni abbandonate, lasciate al degrado e oggi in parte restaurate, ma alcune senza
che il treno si fermi e le altre senza biglietteria e capostazione. E dopo Ponte a
Moriano (che esiste come centro, alla faccia della cartellonistica) troviamo la famosa
strettoia ove tutti i pendolari s’incolonnano imprecando, che si è formata per la furia
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d’aprire il ponte. I lavori con un anno di ritardo sono in corso, speriamo in bene. Una
chicca la scopriamo al Piaggione con un semaforo assurdo, kafkiano, piovuto lì o per
caso o per un salto dimensionale, del quale non si capisce il motivo della sua
esistenza. Proseguendo sulle due vie vediamo in bella mostra i cartelli che dicono
che l’inceneritore per i fanghi di cartiera proprio lì non si vuole , il puzzo comunque
c’è attorno all’Alce di Fornoli e alla Cartiera Ania, e non all’impianto di
bricchettaggio a Zinepri che secondo gli ambientalisti doveva far scappare tutti
turandosi il naso. Così si arriva a Diecimo e a Borgo a Mozzano, ove geniali
amministratori hanno scambiato le due circonvallazioni per lo scorrimento veloce,
per assi di sviluppo urbanistico, così adesso occorrerebbero altre due
circonvallazioni. Arriviamo al ponte Al Chitarrino che non si capisce a chi e a che
cosa serva visto che pure i camion della Metallurgica seguitano a passare per Fornaci,
e poi alla località Al Frascone, che era bellissima e utilizzabile a fini turistici e
residenziali, mentre oggi ferve di lavori per trasformarla in un contenitore di
capannoni industriali dei quali se ne faceva proprio volentieri a meno.
Ma il meglio deve ancora venire, parlo della variante di San Donnino, che in piena
follia pre-elettorale il PD ha adottato in proprio, con manifesti e inserti pubblicitari
sui giornali che reclamavano questa opera, come se fosse cosa loro. Vizio che non è
stato perso al consiglio straordinario sulla KME ove per i sindacati è stata invitata la
sola CGIL. Così va il mondo, nella nostra ridente Valle del Serchio.
Lucca - Gli stati generali dell'UGL provinciale si riuniscono lunedì 30 alle ore 16.00
presso la sala riunioni della sede in via Passaglia 109, per discutere sulla svolta da
dare all'organizzazione per renderla aderente alle attese del nuovo millennio. In una
situazione politica ed economica in costante mutazione, anche il sindacato deve
dimostrarsi all'altezza di saper gestire i mutamenti in atto nella società. Così anche
l'organizzazione lucchese subirà notevoli cambiamenti sia nei propri dirigenti che
nelle modalità operative. Cambiamenti legati strettamente alle esperienze passate.
Nuovi volti, nuovi moduli organizzativi saranno dibattuti in una riunione-evento che
segna l'ingresso dell'OS nella sua fase precongressuale. Infatti è stata stabilita la data
del Congresso Nazionale che si terrà il 10 marzo del prossimo anno; di conseguenza a
settembre si svolgeranno i Congressi di categoria e a dicembre il Congresso
Provinciale che permetterà anche di uscire dalla fase di commissariamento della
struttura. La crisi globale le cui ripercussioni cominciano a farsi sentire anche nella
nostra provincia hanno spinto l'UGL a darsi una struttura più snella e funzionale.
Dunque il dibattito precongressuale s'intreccerà con la nuova organizzazione e con gli
strumenti per fronteggiare la crisi. La carta vincente – secondo gli organizzatori – è
quella di una sinergia tra le varie categorie, quelle del pubblico e del privato,
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Lucca – Mercoledì 1 aprile alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane, organizzato dall'associazione “Cesare Viviani” si terrà un inconsueto
evento letterario. Essendo un pomeriggio dedicato alle libere letture e cadendo
proprio il primo di aprile, quale miglior occasione per unire le due cose e dalla loro
sinergia far uscire dal cappello letterario il famoso romanzo di Douglas Noel Adams
(1952 2001) “Addio e grazie per tutto il pesce”? Romanzo facente parte della trilogia
della“Guida galattica per gli autostoppisti” e precursore del genere umoristico
fantascientifico. “Addio, e grazie per tutto il pesce “(1984) è il quarto libro della
Guida galattica per gli autostoppisti, "trilogia in cinque parti" scritta da Douglas Noel
Adams. Il titolo è il messaggio lasciato dai delfini al loro abbandono del pianeta
Terra, poco prima che questo venisse demolito per costruire una superstrada spaziale,
come viene descritto nel primo romanzo della serie “Guida galattica per gli
autostoppisti”. Alcuni fan di fantascienza hanno adottato la frase come modo
umoristico di dire "arrivederci". Il libro inizia con Arthur Dent che, facendo l'autostop
a casaccio per la galassia, arriva nell' "ultimo posto nell'Universo in cui si sarebbe
aspettato di trovare qualcosa ma che 3.976.000.000 di persone troveranno
stranamente familiare" - in breve sulla Terra, che continua ad esistere esattamente
come prima della sua distruzione (a parte il fatto che i delfini sono scomparsi).
Rientrando alla sua casa, miracolosamente non distrutta, Arthur scopre che in sua
assenza ha ricevuto una montagna di posta pubblicitaria, e una boccia per pesci rossi
con incise le parole "Addio e grazie per tutto il pesce". Attraverso le vicende del
libro, Arthur incontra altre persone che hanno ricevuto una vaschetta simile, fra cui
una ragazza di nome Fenchurch, che è forse l'unica persona sul pianeta a ricordare la
distruzione della Terra, e Wonko Il Perfettamente Equilibrato, che ha deciso da tempo
che il mondo era impazzito e che gli ha costruito un muro intorno, con "fuori"
nient'altro che se stesso e una spiaggia della California particolarmente bella. Nel
frattempo Ford Prefect scopre che la voce "Terra" da lui redatta per la Guida Galattica
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assunto gran fama sì che il mitico traduttore di Yahoo porta il nome di Babel Fish.
Un pomeriggio, dunque, veramente imperdibile.
Barga – Sembra proprio che la candidatura a Sindaco che tutti aspettavano nell'area
di centro-destra, sia proprio svanita, con il ritorno in auge delle proposte iniziali, che
vedevano il dr. Oriano Bartolomei come possibile aspirante alla poltrona di primo
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cittadino. Eppure questa candidatura attesa, sembrava andare incontro a molte delle
esigenze locali quali: una donna alla guida dell'Ente, un maggior riconoscimento di
Fornaci, uno sganciamento dai vecchi equilibri. Ma se da un lato molti dei moderati
del centrosinistra non si riconoscevano nella candidatura proposta dal PD, anche nell'
avverso settore i mugugni non si contano. Se Atene piange, Sparta non ride. Gli
insoddisfatti da una parte e dall'altra sembrerebbero raggiungere una cifra
ragguardevole, anche se da una parte i giochi sono fatti e dall'altra ancora no. E
proprio su questo malcontento serpeggiante tra le due file, stanno prendendo corpo
candidature alternative, mentre a sinistra c'è chi da già per sicura una nuova lista della
sinistra antagonista, nell'area di centrodestra contatti si stanno muovendo tra gli
Innovatori, gli ex radicali e La Destra. Se qualcosa dovesse maturare lo sapremo nei
prossimi giorni - prima di Pasqua – ci dicono i meglio informati delle due parti. Tutto
ciò a dimostrazione che il bipolarismo, tanto osannato dai due schieramenti, spesso
alla prova dei fatti, risulta impraticabile.
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SUPERCINEMA
CHIRALITA'
Lucca – Mercoledì 8 aprile alle ore 17, presso la Casermetta Santa Maria delle Mura
Urbane, per il ciclo letterario “al bridge con l'Autore” organizzato dalla “Cesare
Viviani” con il patrocinio del Comune di Lucca, sarà dall'autore presentato il libro
“Chiralità” di Mario Lena. Letture critiche di Marco Vignolo Gargini. Nel
diciottesimo libro di Mario Lena dal titolo "Chiralità". Ancora una volta, un tema
scientifico diviene poesia. "Il passato e il futuro e, in mezzo, questo nostro costante
bisogno di esistere e lavorare nel presente, stando in equilibrio sopra il rapporto e la
combinazione di questi due indispensabili riferimenti per la vita. È come quando, per
i Neutrini (le particelle invisibili più misteriose e più incomprensibili che affollano e
attraversano, al ritmo di miliardi al secondo, ogni piccola porzione dell'Universo) si è
avvertita la necessità di apprezzare la combinazione fra l'energia del loro moto
rettilineo uniforme e l'energia dei loro Spin (con rotazione oraria e antioraria). Questa
combinazione è stata chiamata dai fisici Chiralità (come scrive Lederman),
appropriandosi di un termine già, per altri versi, usato dalla chimica: una specie di
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ELEZIONI A BARGA
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primo cittadino. Con tutta probabilità avremo dunque una lista ed una candidatura
forte nell'area centrosinistra e una lista di peso più modesto nel centrodestra, questo
ad una prima lettura, ma le cose non sempre sono così semplici come sembrano. Il
candidato di centrosinistra non piace a molti moderati che lo percepiscono come
imposto, e si da per certa una lista anche della sinistra antagonista, anche se al
momento non è ancora uscita allo scoperto. Nel centrodestra, sembra non essere
andata in porto una ipotesi alternativa che vedeva La Destra protagonista, ma al
contrario ad alcuni piace l'idea di affrontare e sfidare un candidato voluto e sostenuto
da tutti i cosiddetti “poteri forti” con una lista più dimessa. Quasi uno scontro tra
David e Golia, che la storia c'insegna, riservò delle sorprese.
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CHIRALITA'
di Mario Lena, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca 2008.
Nel diciottesimo libro di Mario Lena dal titolo "Chiralità" ancora una volta, un tema
scientifico diviene poesia. Il passato e il futuro e, in mezzo, questo nostro costante
bisogno di esistere e lavorare nel presente, stando in equilibrio sopra il rapporto e la
combinazione di questi due indispensabili riferimenti per la vita. È come quando, per
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i neutrini (le particelle invisibili più misteriose e più incomprensibili che affollano e
attraversano, al ritmo di miliardi al secondo, ogni piccola porzione dell'Universo) si è
avvertita la necessità di apprezzare la combinazione fra l'energia del loro moto
rettilineo uniforme e l'energia dei loro spin (con rotazione oraria e antioraria). Questa
combinazione è stata chiamata dai fisici chiralità (come scrive Lederman),
appropriandosi di un termine già, per altri versi, usato dalla chimica: una specie di
equilibrio dinamico coinvolgente e coinvolto in questa più intima conoscenza.
Chiralità, quindi, per questo tipo di motivazioni, anche per noi: per il nostro sentire, il
nostro ragionare, il nostro volerci esprimere, in termini di approfondimenti, verso
bilanciamenti di più naturale armonia. L'Autore, affermato poeta noto in tutta Italia,
che per molti anni è stato Sindaco di Bagni di Lucca, tratta nei suoi poemi i temi
dell'esistenza, del divenire e dell'essere. Le concezioni scientifiche si sovrappongono
costantemente alla sua poetica. Emblematici i titoli di alcune sue silloge: "La striscia
di Moebius", "L'effetto farfalla" e il "Rasoio di Occam". Questo perché le inquietanti
scoperte scientifiche – che hanno spostato i limiti della conoscenza - lasciano una
tangibile traccia nella sua poetica. La geometria frattale, la matematica quantistica, la
meccanica delle matrici, il principio d'indeterminazione, l'effetto farfalla, entrano
nella nostra realtà e la poetica più avvertita come può non risentirne? Pensiamo
al nastro di Moebius: una superficie bidimensionale in un contesto
tridimensionale. C'è di che riflettere! E così l'Autore trae stimolo dall'ultima
fisica, geometria e matematica e, miscelando il tutto in quel suo poetare colto e
lineare, si apre all'amore, al pacato impegno sociale, non ideologico ma scaturito dai
desideri dettati dal cuore: quelli più veri. Una poetica che talvolta ci riporta
a Mario Luzi nelle sue assonanze, ma nella maggior parte dei casi denota una sua
valida originalità. Una poetica che taglia frasi inutili, retoriche e ridondanti, confuse o
barocche. Un rasoio di Occam, come il titolo di uno dei fortunati suoi libri, è dunque
tra le sue mani. Il risultato non è quello d'una poetica innamorata di se stessa, ma
rivela un verseggiare piano, sensibile, aperto ai grandi interrogativi che l'umanità da
sempre si pone, aperto a tutto ciò che attorno accade, vigile ad ogni avanzare delle
scienze. Mario Lena è nato e vive a Bagni di Lucca. La sua attività letteraria,
sviluppatasi a fianco e ai margini del suo lungo impegno di lavoro nel campo
educativo, amministrativo e culturale, si riassume principalmente nei suoi diciotto
libri poetici. È stato tra i fondatori della Cesare Viviani. Ha inoltre fondato
l'associazione "L'occhio di Erato" , associazione culturale che propone ogni anno
presso il Casinò di Bagni di Lucca un ciclo conferenze poetiche di alto profilo.
UNIVERSITA’ LUCENSE
Se da un lato molte sono le polemiche sui tagli di spesa previsti nel Dl.112 per quanto
riguarda l’università, dall’altro in questi ultimi sono apparsi sulla stampa molti
articoli assai critici sui costi delle università toscane. Consideriamo il fatto diffuso
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che in molte località, anche piccole, negli ultimi anni, associazioni, enti locali, privati
e Camere di Commercio, hanno dato vita a dei comitati scientifici atti a promuovere
nuovi centri di studi universitari, anche di qualità (Alti Studi). Dopo non molti anni, e
dopo la realizzazione dei corsi, queste università di fatto, hanno chiesto il
riconoscimento da parte dello stato, al fine di ottenere anche lauti finanziamenti. Cosa
questa che si è verificata puntualmente nella quasi totalità dei casi. Quanto affermo è
stato anche sostenuto recentemente sulla stampa da Giorgio Cittadini, Presidente
della Fondazione per la Sussidiarietà. Non si sono create sedi distaccate delle grandi
università vicine, se non in qualche raro caso virtuoso, ma si è preferito premiare
interessi solo localistici, che con la didattica di qualità non hanno niente a che
spartire. Le spese per l’università, che già erano sostenute, si sono così parcellizzate
in mille rivoli, rendendo la situazione di non facile monitoraggio e controllo. Si
chiede da più parti la rinuncia al valore legale delle lauree. E molti pensano ad un
diverso modello universitario di tipo anglosassone, o alla variante americana, ove gli
atenei non sono finanziati in maniera prevalente dallo stato, divenendo così
preponderante la “qualità” dello studio proposto, al fine di reperire i finanziamenti.
Lo stato americano eroga invece borse di studio e prestiti per lo studio agli studenti,
che sono liberi di scegliere ove investirli e spenderli sul libero mercato universitario.
Anche le università italiane, potrebbero dunque, trasformarsi in fondazioni di diritto
privato, divenendo così autonome giuridicamente e finanziariamente, libere nella
ricerca di partner e sponsor privati, sganciate dall’appiattimento delle norme di
gestione del pubblico impiego e soprattutto libere di gestire la ricerca con
collaborazioni con altri enti e con i privati. Pian piano l’università potrebbe procurarsi
da sola i finanziamenti per la propria vita, come accade oggi negli USA. Solo così la
qualità della didattica e della ricerca, saranno alla base del prestigio e dell’operare
accademico, con i conseguenti riflessi sulla qualità delle lauree rilasciate. Una delle
aspirazioni lucchesi è quella di avere un proprio ateneo. La situazione è parcellizzata
con IMT, Campus e sedi distaccate di facoltà che talvolta in maniera effimera
appaiono, senza dimenticarci l'Università Cattolica del Sacro Cuore che un tempo a
Lucca aveva una fiorente attività. Perché non riunire insieme tutte queste attività
accademiche e creare una vera e propria fondazione che dia il via all'Università
Lucense? L'idea di Picchi del Campus di Marte ben potrebbe fondersi con questa
ipotesi.
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Vittorio Baccelli Pagine libere – i miei articoli 2008 2009
Lucca – Mercoledì 15 aprile alle ore 17.00 presso la Casermetta Santa Maria delle
Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore” organizzato dalla Cesare Viviani
con il patrocinio del Comune di Lucca, sarà presentato il volume “Notizie storiche e
cronologiche sul quartiere di S.Anna – Lucca, Seconda edizione (dal 1900 ai giorni
nostri), a cura di Ciro e Michele Citarella, edito dalla Circoscrizione 3 del Comune di
Lucca, Lucca 2008. La presentazione sarà a cura di Michele Citarella, introdurrà
Daniele Marchi. Fatti di cronaca, dibattiti culturali, manifestazioni religiose e
sportive, scelte politiche e amministrative avvenute a S.Anna dal 1900 ad oggi: nelle
pagine di questo libro è raccontata come era e come si è trasformata la vita del
popoloso quartiere, così vicino alla città, nel XX secolo. La vita della comunità di
S.Anna è descritta sotto lo sfondo dei principali avvenimenti storici quali: l'omicidio
di re Umberto I, la I guerra mondiale, il fascismo, la guerra civile del 43 che registrò
episodi anche in questa terra, il boom economico legato alla ricostruzione, e
l'espansione edilizia. Si inizia con il dibattito sull'apertura della nuova porta a S.
Anna, con i pro e i contro che a dispregio la definivano il buco. Queste pagine
mettono in risalto lo stile di vita, i problemi e gli interessi della comunità e il loro
mutare repentino nel corso degli anni. Dalla civiltà delle corti ai palazzoni, dai campi
coltivati ai supermercati, da una popolazione dedita alla pastorizie a all'agricoltura ad
una comunità moderna. Emerge con prepotenza il cambiamento nel modo di vivere la
religiosità. Se in passato i santannini erano alimentati da un forte spirito religioso
d'appartenenza e condivisione e mostravano la propria fede con imponenti
processioni e funzioni religiose, negli anni più recenti si sono modificate
sostanzialmente le consuetudini e si sono formate numerose associazioni e gruppi di
volontariato, molto attente ai problemi della società contemporanea. E dal passato
emergono anche i primi problemi legati all'inquinamento: il bottino fornito
dall'ospedale per i campi sembrava contenere anche resti umani! Nella parte finale
del libro sono riportate interviste a persone anziane che narrano le loro esperienze di
quartiere, in particolar modo vengono affrontati i trascorsi della II guerra mondiale.
La cronologia dal 1900 al 1999 è tratta dalla stampa di testate giornalistiche edite in
lucchesia, tra le quali: L'Azione, Il Baluardo, La Democrazia (che era un foglio
anticlericale) e L'Esare. E anche dalle cronache dei quotidiani La Nazione e Il
Tirreno. Un testo questo fondamentale, poiché colma una lacuna storica sulla vita di
questa frazione adiacente al centro storico cittadino.
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PARCO FLUVIALE
Lucca – In queste festività pasquali il Parco Fluviale è stato preso d'assalto da
famiglie appiedate e torme di ciclisti che hanno percorso questo bel tratto di
lungoserchio sicuramente con piacere. Anche perché le giornate, contrariamente alle
previsioni, sono state belle e assolate. Ma se il Parco migliora anno dopo anno, c'è
pur sempre qualche neo da sistemare. Proprio all'inizio, dopo gli impianti sportivi,
occorrerebbe un ingresso più razionale ed accogliente, inoltre il primo sbarramento
agli autoveicoli è vanificato da una catena alla quale è stato tolto il lucchetto, col
risultato che autisti maleducati imboccano il sentiero in velocità alzando nubi di
bianca polvere, certo non in armonia con l'ingresso ad un parco fluviale. Più avanti,
all'altezza del distributore del gas troviamo una discarica con elettrodomestici, mobili
e pezzi d'auto. E purtroppo dobbiamo registrare un'altra discarica abusiva all'altezza
della Betonval Del Debbio, questa volta di scarti di fabbrica di calzature. Anche il
passaggio della cartiera ex Ricci, non è certo dei migliori e andrebbe ridisegnato.
Poche pecche, ma che stonano col resto del Parco che dovrà esser prolungato e
sempre ben tenuto, e anche migliorato sia nel verde che nell'alberatura e nella
viabilità pedonale. Un parco sempre più frequentato da chi ama l'ambiente, la natura
e le sane passeggiate dovrà essere ancor più ben tenuto dall'amministrazione e
divenire un altra passeggiata, anche per turisti, oltre le Mura. Ricordo che alcuni
decenni fa, quando nelle riunioni politiche si iniziò a parlare del Parco Fluviale, molti
erano scettici; penso che oggi, in molti si siano ricreduti.
Fornaci di Barga – Se per pasquetta il Parco Fluviale del Serchio era affollato, sul
Ponte del Diavolo raramente s'erano viste tante persone. E la gente, sopratutto ragazzi
e ragazze, ma anche famiglie con bambini, affollavano il Parco Felice Menichini di
Fornaci. Se all'adiacente Parco Rosso i lavori d'ammodernamento sono iniziati,
all'area Menichini la situazione è tale e quale la denunziammo su queste pagine,
circa un anno fa. La staccionata è pericolosa, guai ad appoggiarvisi, le siepi sono
malmesse, la potatura degli alberi è approssimativa (c'è un bel ramo caduto in mezzo
al parco), il verde delle aiuole è devastato, i rettangoli della piattaforma in tartan
nell'aiuola centrale vagano a vista nel ghiaino, il gioco rotto un anno fa non è stato
ancora sostituito, il boccaglio d'ottone della fontana scomparso vari anni addietro non
è stato ancora ripristinato. E nel frattempo due alberi sono caduti e una panchina è
scomparsa. Non è certo bello vedere così ridotto un parco che è meta di bimbi,
giovani coppie e anziani provenienti da tutta la Valle e oltre. Tra l'altro s'avvicina la
festa del Primo Maggio a Fornaci e si spera che al Parco vengano risparmiati altri
oltraggi.
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Lucca – Al Circolo del Bridge ha destato molto interesse la presentazione del libro
“Notizie storiche e cronologiche sul quartiere di S.Anna – Lucca, Seconda edizione
(dal 1900 ai giorni nostri), a cura di Ciro e Michele Citarella, edito dalla
Circoscrizione 3 del Comune di Lucca, Lucca 2008. Dopo una introduzione di
Daniele Marchi, ha preso la parola il coautore Michele Citarella che ha raccontato la
nascita del testo, iniziato da suo padre Ciro. Fatti di cronaca, dibattiti culturali,
manifestazioni religiose e sportive, scelte politiche e amministrative avvenute a
S.Anna dal 1900 ad oggi: nelle pagine di questo libro è raccontata come era e come si
è trasformata la vita del popoloso quartiere, così vicino alla città, nel XX secolo. La
vita della comunità di S.Anna è descritta sotto lo sfondo dei principali avvenimenti
storici quali: l'omicidio di re Umberto I, la I Guerra Mondiale, il fascismo, la guerra
civile del 43 che registrò episodi anche in questa terra, il boom economico legato alla
ricostruzione, e l'espansione edilizia. Si inizia con il dibattito sull'apertura della nuova
porta a S. Anna, con i pro e i contro che a dispregio la definivano il buco. Queste
pagine mettono in risalto lo stile di vita, i problemi e gli interessi della comunità e il
loro mutare repentino nel corso degli anni. Dalla civiltà delle corti ai palazzoni, dai
campi coltivati ai supermercati, da una popolazione dedita alla pastorizie a
all'agricoltura ad una comunità moderna. Emerge con prepotenza il cambiamento nel
modo di vivere la religiosità. Se in passato i santannini erano alimentati da un forte
spirito religioso d'appartenenza e condivisione e mostravano la propria fede con
imponenti processioni e funzioni religiose, negli anni più recenti si sono modificate
sostanzialmente le consuetudini e si sono formate numerose associazioni e gruppi di
volontariato, molto attente ai problemi della società contemporanea. E dal passato
emergono anche i primi problemi legati all'inquinamento: il bottino fornito
dall'ospedale per i campi sembrava contenere anche resti umani! Nella parte finale
del libro sono riportate interviste a persone anziane che narrano le loro esperienze di
quartiere, in particolar modo vengono affrontati i trascorsi della II guerra mondiale.
La cronologia dal 1900 al 1999 è tratta dalla stampa di testate giornalistiche edite in
lucchesia, tra le quali: L'Azione, Il Baluardo, La Democrazia (che era un foglio
anticlericale) e L'Esare. E anche dalle cronache dei quotidiani La Nazione e Il
Tirreno. Un testo questo fondamentale, poiché colma una lacuna storica sulla vita di
questa frazione adiacente al centro storico cittadino. Moltissime sono state le
domande che sono state poste all'autore dal pubblico presente, così ci si è soffermati
sulla trasformazione edilizia, a S.Anna come nel resto d'Italia, riportando la frase
dell'architetto Massimiliano Fuksas che definisce l'Italia una “villettopoli”, ed anche
su la figura, amata e controversa di Romolo Motroni, priore.
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CAPANNORI PROPOSITIVA
Capannori – Non c'è niente di peggio, in un clima pre-elettorale, che la
contrapposizione preconcetta tra gli schieramenti, o peggio ancora lo scontro tra
personalismi. Sopratutto se si tratta di elezioni amministrative, e Capannori in questi
giorni si è lanciata in una spirale propositiva: nuove idee, nuovi progetti, tra i quali
alcuni veramente interessanti. E su questi si è aperta la discussione: sulla stampa, in
internet e tra la gente. Se continua così, la campagna elettorale si prospetta
veramente produttiva, anche perché sicuramente nuovi progetti e nuove idee
usciranno anche dai programmi dei singoli candidati. Voglio iniziare con il progetto
di un campo da golf, realizzazione interessante perché si affianca alle presenze nelle
Ville Storiche e negli agriturismi. Certo il golf non è uno sport di massa, ma non è più
neppure uno sport di nicchia, dato che in lucchesia sta coinvolgendo sempre più
appassionati e sono anche sorti negozi per l'abbigliamento dedicato. Altra idea, quella
di trasferire la biblioteca al Supercinema di Capannori. Proprio la sua struttura
spaziale lo renderebbe idoneo, con spese modeste,alla catalogazione, alla
consultazione di libri, ad emeroteca e a molteplici postazioni internet. Sì perché oggi
una biblioteca non è più il luogo ove si conservano, si prestano o si leggono i libri,
oggi la biblioteca è un centro multimediale di studio e di ricerca. I libri non solo si
conservano, si prestano e si leggono, ma anche si fanno interagire col web, con la
stampa periodica, con gli archivi. Sempre restando in ambito letterario, interessante e
quasi doverosa è la ripresa del Concorso di poesia con la collaborazione della “Cesare
Viviani” e sempre con questa associazione rilanciare la presentazione letteraria nel
territorio capannorese. La mongolfiera: perché non far gestire la manutenzione e la
promozione dall'associazione capannorese, invece di utilizzarne un'altra fuori
territorio? E anche si è aperta la discussione su chi considera i costi troppo elevati
rispetto alla resa di immagine. Altra valida idea è quella di creare un campo wireless
per poter usare gratuitamente internet anche con postazioni mobili. È un andare
incontro ai giovani al business e alle famiglie. Dunque idee e proposte su cui
dibattere, e ne siamo sicuri a queste se ne affiancheranno anche altre. La partenza mi
sembra veramente buona.
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un anno nel 1997 nella sede di Atri. Scuola che ebbe risonanza mondiale, e fu anche
"visitata" ed apprezzata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, e tra i molti, da Beppe
Grillo che da essa ha attinto elementi basilari per le sue virulente polemiche
mediatiche.
IL SOSTITUTO DI DIO
Lucca – Il nuovo libro, “Il sostituto di Dio", di Giuseppe Dovichi, Marco Del
Bucchia Editore, sarà presentato mercoledì 22 aprile alle ore 17.00 alla Casermetta
Santa Maria delle Mura Urbane, per il ciclo “al bridge con l'Autore” organizzato
dall'associazione Cesare Viviani con il patrocinio del Comune di Lucca. L'ultimo
romanzo di Dovichi, scrittore nato a Camigliano (LU), è una vicenda fantastica
proiettata nel futuro, in una civiltà prossima ventura dai risvolti inquietanti, dove il
protagonista, Franco, si trova a vivere e a partecipare direttamente al degrado umano
che la globalizzazione ha causato. In un futuro nemmeno troppo lontano, il rapido
disfacimento della società globalizzata, è visto attraverso gli occhi di Franco, il
protagonista, un anziano signore che, nato negli anni facili del consumismo,
invecchia e muore con il mondo stesso, partecipe e protagonista, suo malgrado, di
vicende molto più grandi di lui. Giunto all'età della pensione fa il giramondo per
l'Europa su una vecchia auto e la ritrovata libertà gli dilata il tempo. Racconta la sua
storia ad un gruppetto di ragazzini e a una donna, quasi una nomade sopravvissuta
con loro, che vive in una zona di mare attaccata da colpi di cannone, in un'Italia
irriconoscibile, in mano alla pirateria. Naviga tra avventure umane segnate dalla sua
famiglia dispersa, da una amica grassottella che lavora con due gay, dalla malavita
che semina morte e poi l'assolve. E' un'umanità decaduta e senza speranza quella che
descrive Dovichi nel suo libro. Storia fitta che parla di un mondo futuro, lontano solo
pochi decenni, dove la legge non ha più valore e dio è assente. Allora arriva questo
personaggio, il sessantenne arrabbiato e deluso, solo, che regola i conti da sé, che si
mette a sfidare la camorra, a proteggere i deboli, a uccidere con disinvoltura per fare
giustizia; in assenza di dio, lui rozzamente lo sostituisce. Cambia paese più volte,
cercando di far perdere le proprie tracce. Mai toccato da un ripensamento, ormai
caduta ogni remora morale. E' una visione estrema della società e della vita, risposta
disperata alla caduta delle aspettative in mezzo a questo nostro malessere, in una
storia dove l'immaginazione galoppa. Alla sua morte, toccherà a Paco, un ragazzo
adottato e suo erede virtuale, partire alla riconquista di un mondo e di una civiltà che
sembrano irrimediabilmente perduti. L'introduzione all'incontro con l'autore, alla
presentazione del libro e le letture sono a cura di Marco Vignolo Gargini. In
introduzione al pomeriggio letterario vi sarà un ricordo di Giano Accame, scrittore e
giornalista recentemente scomparso.
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GRISSOM A LUCCA
Lucca – Da tempo noi lucchesi siamo abituati a convivere coi vip, i quali possono
tranquillamente passeggiare in via Fillungo senza problemi, al massimo qualcuno si
volta più volte a guardarli. Per non parlare poi dei maggiori disegnatori sia italiani
che mondiali che durante i Comics si vedono e si sono visti: dalle sorelle Giussani, a
Stan Lee, da Silver a Bonvi, da Hugo Pratt a Folon, da Moebius a Pazienza e la lista
sarebbe proprio troppo lunga. Alcuni vip hanno avuto la loro casa proprio in
lucchesia, da Mina a Villaggio, da Mastroianni Chet Becher. Mastroianni addirittura
tante volte era seduto in piazza Grande ad aspettare la sua ex moglie che abitava sulla
via per Camaiore. E ancora di recente abbiamo visto Sting fare spese in città, ed
anche Jeorge Haider alla ricerca di un paio d'occhiali da sole, e Guccini carico di
pacchetti, fermo a prendere il sole in piazza San Michele. Al Di Simo c'è stato un
periodo che Salvatores e Abatantuono venivano tutti i giorni alle cinque a prendersi
non il tè, ma un caffè. Dunque nessuna meraviglia ad incrociare vip, ma l'ultimo ha
destato vero interesse: è stato William Petersen, cioè Grissom! Sì proprio Grissom di
“C.S.I. Las Vegas” noto ora alle cronache mondiali perché sta lasciando il telefilm,
stanno andando in onda proprio le ultime due puntate che negli USA sono già state
programmate. Alla domanda del perché avesse voluto lasciare un telefilm così di
successo mondiale, l'attore ha risposto che Grissom lo stava prendendo sempre di più.
Veramente troppo, aveva cominciato a ragionare come lui, a comportarsi come lui.
Ma perché era a Lucca il nostro Petersen/Grissom? Perché ha sposato Gina Cirone, a
Petrognano nel 2003, insegnante lucchese di biologia. E lui stesso ha dichiarato di
amare Lucca e di esserci stato già più volte. Prepariamoci perciò ad incontrarlo di
nuovo. O forse si trasferirà da noi? Anche Rudolf Giuliani voleva farlo, ma poi
successe di tutto, dalle torri gemelle ad una giovane moglie ed è rimasto a New York.
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giovani e meno giovani in sintonia con quello che può rappresentare Viani: valori
autentici e freschi, mai paludati. Dopo l'intervista, molte poesie e tanti racconti di:
Franco Galletti, Valerio Innocenti, Manuela Benigni, Ornella Tomei, Moira Berti,
Manuel Esposito, Romano Morotti, Armando Mancini, Alessandro Mazzoncini,
Riccardo Cardellicchio, Carlo Da Prato, Fiorenzo Martinelli, Lamberto Giannecchini,
Ruri Baroncelli, Enrico Bertuccelli, Matteo Mancini, Antonio Palumbo, Alessandro
Daquino, Stefano Grotti, Daniele Poletti, Cristina Zappelli, Cristiano Mazzanti,
Beatrice Baroni. A chiudere una carrellata di recensioni sui libri di poesia e racconto
pubblicati da Marco Del Bucchia (fra questi spicca "Crepuscolo prima del giorno", un
racconto di Luca Ghiselli, contemporaneo di Viani e grande amico del pittore Mario
Marcucci), ma ovviamente anche sui libri di e su Viani. Un pomeriggio letterario
dunque, variegato e interessante che pone il lettore lucchese davanti alla complessa
attività culturale che questa casa editrice versiliese offre.
ROBA VECCHIA
Un libro di pagine bianche? roba vecchia, fritta e rifritta: inutile cercar di volgerlo sul
culturale, le rimasticature sono sempre rimasticature. Negli anni '70 io e altri, nel
circuito di mail art facemmo le stesse esperienze: libri con testo in bianco, il "grupo
texto poetico" (spagna) fece un bel libro che s'apriva con due specchi, sempre io
assemblai un libro con fogli di giornale tagliati casualmente, Daniel Daligand
(francia) scrisse "Le temp que passe", cinquanta pagine di "tic tac tic tac tic tac...",
Isgrò cancellava i testi, mentre Rotella strappava i manifesti affissi, ma nell'80 i
reduci lucchesi del C13 stamparono "Salta giù nel bidone", un libro con prefazione
alla prima edizione, prefazione alla seconda, introduzione e postfazione. C'era tutto
meno che il libro! Dalla versilia ultimamente arrivano cloni in ritardo di 30 anni
come i lavori del Gruppo BAU, che ricalcano quanto il Barbablù di Lolini, e non era
originale, ma solo il più bello, fece.
Lucca – I dirigenti nazionali dei sindacati, hanno rinunciato alle megafeste del 1°
Maggio e saranno tutti, proprio tutti UGL compresa, all'Aquila, a portare la loro
solidarietà concreta a quelle popolazioni e a devolvere all'amministrazione regionale
ciò che si sarebbe speso per i festeggiamenti. Un atto veramente da apprezzare, ma
tornando a Lucca, sicuramente in molti ricorderanno la figura del Popolano Lapini
che in città era considerato una fonte di simpatia e di amicizia. Il suo nome era
Antonio, ma tutti lo conoscevano come il Popolano, era un politico libertario, ma
anche poeta. E per molte festività del 1° Maggio, lui organizzava il proprio comizio,
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E questo a dimostrare che mai la tendenza alla parsimonia dei lucchesi è venuta
meno, anche se sulla mostra di Batoni ci sarebbe molto da ridire. Per quanto riguarda
il Popolano, il Comune molti anni dopo la sua morte editò un piccolo libro che fu
composto con amore da Luca Pontrandolfo.
L'AVIARIA
E così con almeno cinque anni d'anticipo avevo in un mio racconto titolato
Wunderwaffe tratto dalla raccolta “La cavalletta non si alzerà più” anticipato la
mutazione che il virus dell'aviaria avrebbe avuto per giungere fino all'uomo. Avevo
solo sbagliato località, prevedevo il passaggio nel sud est asiatico invece si è
verificato in sud america. Con un motore di ricerca potete facilmente trovare sia il
racconto che l'intera raccolta: vi dico subito che il mio racconto è, tutto sommato,
ottimista.
Ma leggiamo insieme quanto andai a scrivere:
”Ecco comunque l'ipotesi che al momento del disastro fu la più accreditata: in molte
località orientali nei posti ove si coltivava il riso, lasciavano nelle risaie libere le
anatre che mangiavano le erbe infestanti e non toccavano le pianticelle di riso.
Quando poi il riso era giunto a maturazione, le risaie venivano prosciugate, le
anatre erano richiuse nei propri alloggiamenti e nelle risaie prosciugate venivano
mandati i maiali che nutrendosi dei chicchi di riso rimasti sul terreno,
s'ingrassavano ben bene ed erano così pronti per la macellazione. Anatre e maiali se
ne stavano così a stretto contatto nei loro stalli. Una buona rotazione agro-
zoologica, molto ecologica e naturista che evita l'uso di fitofarmaci direte voi, e così
si diceva anche in quei giorni. Ma c'era un problema: il virus influenzale dei polli
colpì pure le anatre e da queste modificandosi passò ai maiali. Dai maiali all'uomo
con un'ulteriore piccola mutazione, nella quale i virus sono maestri, il passo fu breve
e inevitabile. Così questo nuovo virus inaspettato - inaspettato soprattutto dalle
difese immunitarie umane che si dimostrarono inadeguate - cominciò a diffondersi
trai nostri simili. “
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