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I seminari tedeschi di Heribert Muhlen

Questi seminari sono descritti nei due libri "Einubung in die


christliche Grunderfahrung" (Pedagogia dell'introduzione all'esperienza
cristiana fondamentale) del teologo tedesco Heribert Muhlen e ricalcano
il suo punto di vista teologico. In seguito sono state preparate anche due
cassette che si ispirano al contenuto di questi libri.

Muhlen, per quello che nel rinnovamento carismatico cattolico


viene chiamato battesimo nello Spirito, preferisce parlare di
rinnovamento o riattualizzazione della cresima, perché afferma che essa
è il battesimo sacramentale nello Spirito.

Muhlen dice che il rinnovamento carismatico è una forma storica


nuova dell'esperienza cristiana fondamentale. Il seminario di vita nello
Spirito, che ne costituisce come l'iniziazione (Einubung =
apprendimento, esercizio), potrebbe quindi essere considerato come
una specie di catecumenato. Vi è però una differenza: lo scopo del
seminario non riguarda direttamente i contenuti di fede; essi sono
presupposti oppure, qualora mancassero, saranno comunicati in
seguito. Quello a cui si mira è l'atteggiamento di fede, che porta
all'ESPERIENZA CRISTIANA FONDAMENTALE.

Muhlen ci avverte che nella dinamica del seminario c'è una


cesura. Infatti nelle prime tre settimane si tratta principalmente del
rapporto personale di ciascuno con Dio. Alla fine della terza settimana si
prevede la CONFESSIONE e la PREGHIERA PER LA GUARIGIONE
DEI RICORDI. Invece nelle seguenti si tratta della disponibilità per il
servizio alla salvezza degli altri.

Ecco i temi delle conferenze e delle meditazioni per le sette


settimane dei seminari di Muhlen:

I settimana.
SIGNIFICATO: Nessuno può darsi da sè il significato della propria vita.
Meditazioni quotidiane: 1) Ascoltare Dio e rispondergli (Is 55,10). 2)
Caso e terrore (Sap 2,1-11). 3) Chi o che cosa è il tuo Dio? (Sap 13,1-
6;14,27;Gal 4,8). 4) Il Dio personale e vivente (Dt 4,24 ss;Is 43,10-12).
5) Egli ama ed è presso di te (Sap 11,24;Is 45,10;43,1-3.5). 6) Egli ha
un disegno sulla tua vita (Is 46,10;Ef 1,11;Is 55,8).

II settimana.
DIO: hai già realmente sperimentato la sua presenza nella tua vita?
Meditazioni quotidiane: 1) Pregare ad alta voce in modo personale. 2)
Lo Spirito risuscita (Ez 37,1-14). 3) L'amore di Dio per noi non è meno
sperimentabile dell'amore tra sposo e sposa (Os 2,18-22;Is 62,4;Ap
3,20). 4) Voglio cercare il tuo volto (Sal 27,8; Es 33,18-23). 5) Chi ha
visto me ha visto il Padre (Gv 3,31-36;14,6-9). 6) Chi incontra Gesù
diventa fuori di sè (Mc 6,46-52). 7) Gesù è il Signore! (1 Cor 12,1-3).

III settimana.
SEPARAZIONE: La diffidenza verso Dio è la causa della separazione
da lui.
Meditazioni quotidiane: 1) Pregare con il corpo (atteggiamenti). Dio tu mi
scruti e mi conosci (Sal 139). 2) Tu vivi in inimicizia con Dio (Rm 7,15-
25). 3) Dio vuole guarirci con la forza dello Spirito di Gesù Cristo (Mc
7,31-37). 4) Ritorna e sciogli i legami sbagliati! (Mc 10,28-30). 5)
Preghiera per guarire le memorie e le attese (Is 45,9-12;49,15;66,13;Sal
103,13;27,9).

IV settimana.
GESÙ CRISTO: L'esperienza fondamentale di Gesù: Testimonianza per
Dio.
Meditazioni quotidiane: 1) Come ha pregato Gesù? (Lc 10,21;Mt 11,25-
27). 2) Chi confessa con la bocca (Rm 10,8-10). 3) Il rinnovamento nello
Spirito ci abilità alla testimonianza (2 Tm 1,6-9). 4) Gesù stesso ci
battezza con il suo Spirito (At 2,32-38;4,31). 5) Ti devi decidere per
Cristo nella forza del suo Spirito (Mt 12,30). 6) E se Dio tace? (Mc
10,37-40). 7) Mi seguirai più tardi! (Gv 13,36-38).

V settimana.
LA CHIESA: Il perdurare nella storia della esperienza che Gesù ebbe
dallo Spirito.
Meditazioni quotidiane: 1) Preghiera sociale (Liturgia missionaria) (1 Cor
14,26). 2) Quale casa mi volete costruire? (1 Cor 12,13-22). 3) Ciascuno
è insostituibile (1 Cor 12,13-22). 4) Dio inizia una volta sola (At
10,37.44-46). 5) Caos carismatico? (1 Cor 1,1;47,7). 6) Fidati
dell'infallibile offerta di Dio! (At 8,14-17).

VI settimana.
I DONI DELLO SPIRITO: Accettazione dei doni dello Spirito: la via verso
la comunità viva.
Meditazioni quotidiane: 1) Preghiera ecumenica (1 Cor 1,10-13; 3,3). 2)
Se non avessi la carità (Gv 21,15; Rm 15,2.14). 3) Grandi cose ha fatto
in me l'Onnipotente (Lc 1,41-43.45-47). 4) Aspirate al dono della
profezia! (1 Cor 14,24). 5) Cantate inni, come lo Spirito ve lo ispira! (Ef
5,19; Col 3,16). 6) Riscoperta del mistero (Ef 3,1-5; 6,18-20; 1 Cor 4,1).
VII settimana.
DISCERNIMENTO: Lasciatevi condurre dallo Spirito, esaminate i suoi
doni!
Meditazioni quotidiane: 1) La tua scelta per Cristo è un sigillo
incancellabile (2 Cor 1,21 ss; Ef 1,13; 4,27-32). 2) Le forze del male
cercheranno di trasformare la tua scelta per Cristo nel suo contrario (Ef
6,10-13). 3) Lascia che il seme della parola cresca in te (Mt 13,18-23).
4) Non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili (Rm
12,3-6;Ef 4,7). 5) Non diamo scandalo a nessuno (2 Cor 6,1-10). 6)
Critica del potere e della società (1 Ts 1,5-7; 2 Cor 1,24). 7) Come do
testimonianza?

La conferenza che introduce alla prima settimana tocca i punti


principali del seminario; può essere quindi interessante vederla per
sommi capi.

CHI DA SIGNIFICATO ALLA MIA VITA? Tutti abbiamo mete e pia-


ni, viviamo per qualcosa. Ma più che le cose, sono le relazioni con le
persone che danno significato alla nostra vita; tanto è vero che quando
qualcuna di esse viene bruscamente a mancare, ci sembra di aver
perduto la ragione di vivere. Perciò è necessario domandarci: Da chi
riceve significato la mia vita? E non basta; non siamo stati noi a volere la
nostra vita: ci è stata data e un giorno ci sarà tolta. Ora, se la vita ha
veramente un significato, questo deve poter reggere anche di fronte alla
morte. Questo significato ce lo da Gesù Cristo. Egli ci fa capire,
attraverso la sua propria esistenza, che la vita è un dono, nel duplice
significato del ricevere e del donare.

FIDUCIA ORIGINARIA. Gesù non è vissuto per se. Sulla croce si


è donato al Padre per noi. Come uomo, aveva paura della morte, al pari
di tutti noi, però non ha "rimosso" o "coperto" questa paura ma, prima
ancora di morire, nell'orto degli ulivi, si è riconsegnato a Dio con una
fiducia illimitata e assoluta originaria: Abbà, Padre. (cf. Mc 14,36). Il suo
rapporto con Dio è così forte, che nulla lo può spezzare, neppure la
tremenda solitudine sulla croce: chiama ancora il "suo" Dio. Non perde
la speranza che la propria morte, apparentemente assurda, possa avere
un significato per Dio e che egli stesso potrà sperimentarlo.

EGLI HA VINTO LA MORTE PER NOI. Difatti Gesù ha


sperimentato questo nuovo significato nella sua risurrezione. Essa è un
nuovo rapporto con Dio e dona un nuovo significato all'esistenza. Gesù
ha vissuto tutto questo per noi: da soli non saremmo capaci di accettare
la morte, di vincerla e toglierle il suo pungiglione. Ma Gesù ha vinto la
morte anche per noi, purché gli permettiamo di vivere al centro della
nostra vita, per darle il suo vero significato.

Dio ci ha dato la vita e ce la toglie senza il nostro consenso, ma


prima ancora ci ha dato se stesso, dando il suo Figlio per noi, perché
Dio è dono di sé. L'esperienza fondamentale cristiana quindi non è altro
che l'imitazione di questo Dio che ha dato se stesso per noi; è
l'iniziazione all'essere - là per gli altri, al dono di sé. Gli stessi doni dello
Spirito, i carismi, devono essere esercitati nel dono di sé, perché sono
segno dell'amore di Dio per noi.

La conferenza della III settimana parla in modo esplicito della


conversione. Da che cosa ci dobbiamo convertire? Dalla nostra
diffidenza e quindi anche dalla tendenza a voler prendere le nostre
misure di sicurezza di fronte a Dio. In questo consiste la radice del
peccato: essa non è tanto l'orgoglio, la superbia, quanto piuttosto la
diffidenza che, al limite, porta fino alla disperazione. Il peccato altro non
è che il tentativo disperato di voler fondare totalmente ed
esclusivamente in noi stessi la nostra esistenza; di darci noi stessi il
significato, rifiutando di riceverlo dal di fuori, perché diffidiamo di Dio.
Perciò, dice Muhlen, la domanda che il ministro rivolge al battezzando:
"Rinunci a Satana?" potrebbe anche essere posta in questi termini:
"Rinunci alla diffidenza?".

ASPETTO SOCIALE DEL PECCATO. Questa diffidenza però non


è pienamente colpa della singola persona. Il peccato e la diffidenza non
nascono soltanto da noi. Si tratta dell'aspetto sociale del peccato: esso
cioè non è mai un affare esclusivamente privato. Se io, per esempio,
sono arrabbiato, e sfogo la mia rabbia gridando contro un'altra persona,
è probabile che questa reagisca allo stesso modo, e la mia rabbia ritorni
a me attraverso quella dell'altra provocandomi a continuare. Attraverso il
mio peccato creo per me e per gli altri un mondo circostante peccatore.

Il peccato originale non risale dunque soltanto alla prima coppia


umana, ma, dice Muhlen, ogni uomo è coinvolto, perché anche lui
collabora a creare un mondo che provocherà al peccato le generazioni
future. Il mondo che ci circonda è un costante appello al male il quale
diventa tanto più forte, quanto più è collegato alla pressione sociale. Un
bambino che cresce in un ambiente, dove ci si procura il sostentamento
rubando, difficilmente potrà resistere alla tentazione di rubare. La lealtà
sarà per lui un valore sconosciuto, poiché manca totalmente nel suo
ambiente. C'è dunque una situazione che precede le scelte di questo
bambino e di cui non è responsabile.
Rimane però la nostra innata tendenza al male, che ha la sua
radice più profonda nella diffidenza verso Dio. Essa può plasmarci così
profondamente, da diventare quasi incapaci di sperare in Dio. Che cosa
sia veramente il peccato ce lo dice la fede; ora il primo inizio della fede è
la fiducia. "Io ti credo" è l'atto di fede fondamentale, esso suppone il
rapporto con una persona e coinvolge tutto il nostro essere; credere ai
contenuti ne sarà una conseguenza.

Gesù dice: "Chi non accoglie il regno di Dio come farebbe un


bambino, non vi entrerà" (Lc 18,17); non farà mai l'esperienza di Dio. Il
tentatore invece, fin dal paradiso insinua sempre il dubbio, la diffidenza
e il sospetto. Non c'è nulla di più deleterio, per una relazione umana,
della diffidenza e il sospetto; essi generano immancabilmente la paura,
l'odio, le guerre, la prepotenza e lo sfruttamento.

IL RIMEDIO: FIDUCIA TOTALE ORIGINARIA. Vi è una sola via


d'uscita dal circolo vizioso che così viene a crearsi: la fiducia reciproca
totale, tranquilla e serena. Lo stesso accade nei nostri rapporti con Dio.
Una volta perduta questa fiducia, non siamo più capaci di riconquistarla
con le sole nostre forze o con i ragionamenti. Questa fiducia originaria
totale la possiamo soltanto ricevere in dono dallo Spirito.

L'ateismo moderno, sbarazzandosi di Dio, non ha eliminato la


paura, anzi essa cresce tra le persone e i popoli; ognuno prende le
proprie misure di sicurezza... Tutto questo rende difficile il ritorno a Dio,
perché, come possiamo amare Dio che non vediamo? (cf. 1 Gv 4,20)
Dio invece è amore, e nell'amore non c'è timore (1 Gv 4,17).

Si tratta quindi di scegliere: o cerchiamo di reprimere la nostra


diffidenza e la nostra paura e insieme, per lo più inconsciamente,
cerchiamo di crearci in tutti i modi possibili delle difese contro eventuali
ferite o delusioni, oppure ci abbandoniamo totalmente a Dio, con un atto
di fiducia radicale, ridonando a lui tutta la nostra esistenza, affinché ci
guarisca in profondità. A questa seconda scelta ci vuol condurre questa
prima parte del seminario di Muhlen.

La meditazione proposta per il quarto giorno della III settimana è la


guarigione del sordomuto (Mc 7,31-37).

Sono gli altri che conducono il sordomuto da Gesù: la presenza di


Dio che risana viene mediata dagli altri.

LA PRESENZA DI DIO MEDIATA DAGLI ALTRI. Il peccato ha


carattere sociale: e anche l'esperienza della presenza sanante di Dio ha
carattere sociale: la parola di Dio che guarisce viene a noi attraverso gli
altri. Noi dobbiamo solo essere disposti a farci guarire, ad abbandonarci,
a rinunciare a una parte di noi.

Per ritrovare la fiducia originaria dobbiamo lasciarci affascinare da


Gesù; saremo "fuori di noi", come lo era la gente dopo il miracolo del
sordomuto. Anche noi saremo trascinati "fuori di noi" dalla potenza di
colui che ci ha guarito mediante il suo Spirito. Egli non cancellerà il
nostro passato, i nostri ricordi penosi, ma li guarirà, li trasformerà.
Potremo dire con san Paolo "Dio fa tendere ogni cosa al bene di quelli
che lo amano" (Rom 8,28).

RISANAMENTO DEI RICORDI. Le meditazioni del sesto e settimo


giorno della terza settimana sono dedicate alla preghiera per il
risanamento dei ricordi. Alla persona che fa il seminario si consiglia di
presentare a Dio la propria diffidenza, in una preghiera libera e
spontanea, e di chiedergli che la guarisca.

Con questo atteggiamento di fondo la persona riandrà fino ai


primissimi anni della propria infanzia, per percorrere poi serenamente e
nei particolari tutta la propria vita nei suoi vari aspetti: famiglia, scuola,
giovinezza, lavoro, ecc. Ecco come il testo affronta il ricordo della
giovinezza: "Ti chiedo perdono per le delusioni e le ferite che ho inflitto
agli altri. Guarisci le ferite che la prima persona che ha abusato della
mia fiducia ha lasciato in me, la prima esperienza della cattiveria, che mi
rende ancora diffidente verso di te. Guarisci le speranze infrante, le
esagerate aspettative della vita, che la mia memoria ha conservato da
quel tempo. Trasforma tu stesso tutte queste esperienze e lascia che io
me ne ricordi senza tristezza, senza vergogna e senza rancore. Anche
tuo figlio sulla croce non ha annullato le distruzioni e le cattiverie della
storia, ma le ha trasformate. La tua grazia è sempre ancora più grande
dei più grandi peccati del mondo. Riconciliami tu stesso con te stesso,
con me e con i miei simili".

Non si tratta di una seduta di psicanalisi, ma piuttosto


dell'abbandono a Dio, fiducioso e cosciente, di tutta la nostra vita
passata e futura e, perdonando per così dire a Dio le ferite che abbiamo
riportato e chiedendogli di guarirle radicalmente. Quello che importa non
è tanto di scoprire tutte le ferite e le delusioni anche inconscie, quanto di
consegnarle a Dio in un atteggiamento sereno di radicale fiducia, anzi,
di chieder umilmente e insistentemente a Dio questa fiducia. Predomina
un'atmosfera di preghiera fiduciosa, filiale. Non cambieranno d'un tratto
le circostanze e le situazioni, ma cambia l'ottica con la quale vengono
considerate. Sarà più facile vedere sotto una nuova luce anche le
debolezze e le responsabilità personali.

PASSAGGIO ALLA PIETÀ SOCIALE. A questo punto avviene il


passaggio dalla pietà personale a quella sociale, e verso la comunità.
Quando cioè la persona assume le proprie responsabilità, è anche
disposta a riconoscerle davanti agli altri. A questo riguardo, nel
paragrafo che verte sulla confessione secondo la concezione
evangelica, alla fine della conferenza della terza settimana, si riporta il
brano seguente di Dietrich Bonhoffer: "Può accadere che dei cristiani,
nonostante il culto e la preghiera comune e comunione nel servizio,
siano lasciati soli, e non riescano a fare l'ultimo passo verso una reale
comunione, perché sono, sì, in comunione tra loro come credenti,
uomini pii, ma non come uomini colpevoli e peccatori... La comunità,
perché pia, non permette a nessuno di essere peccatore... Nella
confessione si abbattono gli argini e si apre la via verso la comunione..."

Con la IV settimana si passa alla seconda parte del seminario. Il


battesimo nello Spirito ci immerge nella forza divina per la
testimonianza, per lo spogliamanto e il dono di sè; esso può essere
chiamato "battesimo di testimonianza", a differenza del battesimo dei
peccatori, fatto con acqua.

Sappiamo che i sacramenti sono "doni" da parte di Dio. Essi


operano in noi soltanto nella misura in cui noi li accettiamo. Lungo il
corso della nostra vita dobbiamo quindi sempre di nuovo accettare e
assumere le grazie che ci sono state promesse nel sacramento della
cresima. Il battesimo nello Spirito è l'ACCETTAZIONE DI QUANTO DIO
CI OFFRE SACRAMENTALMENTE NEL BATTESIMO E NELLA
CRESIMA.

Dal Nuovo Testamento risulta che l'azione principale del battesimo


d'acqua è la remissione dei peccati e una prima appartenenza alla
Chiesa. Invece l'imposizione delle mani da parte degli apostoli (cf. At
8,14-17;19,5) significa e opera nel battezzato il contatto con la prima
esperienza carismatico-missionaria della Chiesa, cioè con l'evento della
Pentecoste. In altre parole fin dal Nuovo Testamento si nota
chiaramente una distinzione tra il battesimo d'acqua e l'imposizione
delle mani, intesa come segno della continuazione dell'esperienza della
Pentecoste. L'iniziazione all'esperienza fondamentale cristiana ha quindi
vari aspetti, che non si ricoprono esattamente.

Possiamo, a questo proposito, fare un'altra osservazione. Quando,


col battesimo, una persona ha incontrato per la prima volta l'amore di
Dio che perdona e riconcilia, e inizia la sua vita come membro della
Chiesa, non può immediatamente dare testimonianza di questo amore.
Il perdono dei peccati deve prima essere vissuto, l'esperienza deve
crescere e maturare, prima di poterne parlare testimoniando.

La Scrittura ci dice che Gesù stesso "cresceva" nella conoscenza


della volontà di Dio e nell'esperienza della sua presenza (cf Lc 2,35); il
suo battesimo ne fu il primo erompere verso l'azione carismatico-
profetica. Fu come l'investitura e il riconoscimento ufficiale del suo ufficio
messianico da parte di Dio.

BATTESIMO DI GESÙ. Egli non inizia il suo ministero di propria


volontà, ma aspetta il momento di Dio (cf. Mt 3,15), vuol farci
comprendere in modo tangibile che la testimonianza per Dio non nasce
dai nostri sforzi, ma è una vocazione e un dono che si riceve... Inoltre,
l'azione di Gesù nella vita pubblica è anche un'azione profetica: egli si
lascia battezzare e si fa solidale con i peccatori, per significare che tutti
abbiamo bisogno di convertirci.

Chi chiede l'imposizione delle mani per il battesimo nello Spirito,


include in questo passo la volontà di conversione e il rinnovamento delle
promesse battesimali: "Rinuncio alla diffidenza verso Dio!" Senza una
tale conversione, senza la confessione dei peccati personali, nessuno
può ricevere il dono del battesimo nello Spirito, il dono della
testimonianza.

Inoltre l'atto stesso di chiedere l'imposizione delle mani è


un'azione profetica, perché si attesta di aver bisogno di conversione e
dell'aiuto degli altri. D'altra parte il battesimo nello Spirito ci renderà
capaci di portare insieme agli altri il peso dei loro peccati e, un poco alla
volta, sentiremo maggiormente il nostro impegno verso gli altri.

ESPERIENZA E TESTIMONIANZA. L'esperienza che Gesù ebbe


dello Spirito dopo il battesimo ha carattere pubblico, Gesù non l' ha
tenuta segreta per sé, ma ne ha reso partecipi gli altri testimoniando
della propria figliolanza divina.

Questo è l'inizio della Chiesa: essa vive di quanto Gesù ha rivelato


della sua propria esperienza dello Spirito e che i cristiani si tramandano,
per così dire "in eredità", attraverso la testimonianza. Ognuno,
attraverso la testimonianza della fede e della propria esperienza dello
Spirito, è chiamato a mantenere viva l'esperienza stessa che Gesù ebbe
dallo Spirito.
TESTIMONIANZA E SUPERAMENTO DI SÈ. Mentre gli altri
pregano su una persona per l'effusione dello Spirito, lodando e ringra-
ziando Dio ad alta voce, essa sperimenta qualcosa dello Spirito, anche
se in quel momento non "sente" la sua presenza. Infatti non è
l'emozione personale, nella quale ci si può riposare e che si può
gustare, che conta: il battesimo nello Spirito è un battesimo di
testimonianza. Testimonianza è superamento di sé nel dono di sé; esso
non ci viene dato per se stesso, ed è quindi sempre anche un
"battesimo nella morte" come per Gesù (Lc 12,58; Mc 10,38).

La prova che la nostra "esperienza di Dio" viene veramente da Dio


è che ci spinge sempre nuovamente a uscire da noi stessi, ci rende
indifesi di fronte a Dio e trasforma la nostra vita.

Gesù Cristo vuole effondere il suo Spirito con abbondanza su tutti i


cristiani; questo evento sarà una svolta nella loro vita, non diversamente
da quanto lo fu per gli apostoli a Pentecoste. Ma l'inizio di questa svolta
è costituita dall'accettazione della propria morte; l'esperienza di
Pentecoste comporta infatti un nuovo rapporto di fronte alla propria
morte, rendendoci liberi per la testimonianza. Chi non è pronto ad
assumere il battesimo della morte non potrà ricevere quello nello Spirito.

Il brano del Vangelo proposto per la meditazione il settimo giorno


della quarta settimana è tratto da Mt 14,29; Gv 13,36-38: Pietro che
segue Gesù sulle acque e vuol seguirlo anche nella Passione.
Dobbiamo essere pronti a rischiare tutto, anche la vita, ma rimanendo
coscienti della nostra debolezza e fidandoci solo di Dio. Rendiamo
testimonianza a Dio con tutta la nostra vita, ma se seguiamo solo le
nostre attitudini temperamentali, non impareremo mai a lasciarci guidare
dallo Spirito... Possiamo riconoscere l'azione dello Spirito di Dio nella
nostra vita, quando ci fa compiere azioni che non sono nella linea delle
nostre attitudini comportamentali.

Presupposto per ricevere i doni dello Spirito e per poterli


esercitare, è il dono totale di noi stessi a Dio. Ma la crescita è lenta e
molti chiedono l'esercizio dei doni in un successivo secondo
rinnovamento, o ne aspettano anche un terzo. Infatti, precisa Muhlen, il
rinnovamento carismatico è, per tutti quelli che lo intraprendono,
un'impresa ardua, perché spesso la conversione e l'abbandono di sè
richiedono lunghe lotte; esso suppone quindi anche una buona salute
psichica.

L'ESPERIENZA DI DIO MEDIATA ATTRAVERSO LA


TESTIMONIANZA. Come abbiamo visto, l'argomento della conferenza
per la quarta settimana è il battesimo di Gesù e la sua esperienza dello
Spirito, considerati attraverso la "chiave ermeneutica" che è l'esperienza
della Chiesa apostolica.

Gesù esprime questa sua esperienza fondamentale, abbiamo


detto, attraverso la testimonianza della sua figliolanza divina. Muhlen
sottolinea l'importanza della relazione tra testimonianza ed esperienza
dello Spirito, perché è in essa che si realizza per noi l'esperienza di Dio.

L'ESPERIENZA DI DIO SI REALIZZA NELLA COMUNITÀ. La


conferenza della quinta settimana parla della Chiesa come continuazio-
ne nella storia dell'esperienza che Gesù ebbe dello Spirito. Questa
esperienza dello Spirito è accessibile a noi solo nella comunità, in
quanto la "tramanda" attraverso la testimonianza, nell'esercizio del
sacerdozio comune.

Il battesimo nello Spirito coincide praticamente per Muhlen con


l'esperienza cristiana fondamentale o, meglio, esso ne costituisce il
punto centrale, la sua irruzione.

Dice Muhlen: "Il mistero della fede e la nostra partecipazione


all'esperienza dello Spirito in Gesù non può essere espressa
adeguatamente in parole e, a fortiori, non con una parola sola. Non si
metterà mai abbastanza in guardia contro la tendenza di separare
determinati aspetti dall'insieme dell'esperienza cristiana fondamentale
per farne il centro del cristianesimo. Forse l'espressione rinnovamento
nello Spirito sarebbe abbastanza atta a esprimere gli elementi diversi di
questa esperienza fondamentale".

Egli illustra quindi, "con le debite riserve", il suo pensiero. Fin dal
Nuovo Testamento i passi concreti che portano all'iniziazione cristiana
completa e che sono resi possibili e operati in noi dallo Spirito Santo
sono i seguenti:
1. La CONVERSIONE, un atto profondo che coinvolge tutta la vita; non
può essere ripetuta un'altra volta con la stessa intensità, ma ciò
nonostante dev'essere sempre rinnovato.
2. Il BATTESIMO D'ACQUA per la remissione dei peccati, "battesimo
che fa risorgere a vita nuova" (cf Tt 3,5). Il rinnovamento nello Spirito
include quindi anche una rinnovata accettazione di quanto è stato
operato in noi nel Battesimo.
3. Il BATTESIMO NELLO SPIRITO, che rende capaci di testimoniare. Il
rinnovamento nello Spirito è quindi l'accettazione rinnovata dei doni
dello Spirito e un rinnovato "battesimo nella morte".
4. La VITA NELLO SPIRITO. Chi è rinnovato non ha più paura né di
Dio, né dell'avvenire e si lascia guidare dallo Spirito.
5. L'EUCARISTIA. Il Signore della Chiesa è vivente nei doni della cena
e noi li riceviamo nella forza del suo Spirito. Il passo di rinnovamento
nello Spirito di Cristo è quindi anche collegato con una più profonda
comprensione dell'eucaristia e di tutti i sacramenti.

Il rinnovamento nello Spirito è un processo di crescita che dura


tutta la vita. Muhlen riporta un'espressione intraducibile di Lutero "la vita
del cristiano è un lento penetrare nel battesimo". Ma poiché questa
nostra vita si svolge in un luogo e un tempo determinati, è buono e utile
attualizzarlo di tanto in tanto in un determinato luogo, e cioè
nell'assemblea dei fedeli e con il loro aiuto. Questa attualizzazione allora
non sarà soltanto una rinnovata conversione, il rinnovamento delle
promessa battesimali, l'accettazione dei doni dello Spirito, apertura allo
Spirito e più profonda intelligenza dei sacramenti, ma tutte queste cose
in un unico indivisibile processo.

Nella Chiesa primitiva questi vari "passi" dell'iniziazione o


esperienza cristiana fondamentale venivano compiuti da persone adulte,
sostenute da una comunità cristiana viva, che viveva, sì, in mezzo a una
società pagana, ma non atea. La situazione oggi è molto diversa: la
maggioranza dei cristiani ha ricevuto il battesimo da bambino, ed è
cristiana quasi "per accidens". Nella migliore delle ipotesi il bambino
trova una valida educazione in famiglia, ma gran parte del mondo è atea
o indifferente. Molto spesso i cristiani non hanno mai fatto una vera
scelta religiosa che implichi una conversione. Ma un cristianesimo basa-
to unicamente sull'educazione, senza una scelta e una conversione, è
incompleto. Nessuno può lasciarsi battezzare in vece mia o convertirsi
per conto mio. Io devo quindi recuperere la conversione e il dono di me
richiesti per il battesimo; devo ratificare in modo personale la scelta che i
miei padrini hanno fatto per me allora. Devo recuperare cioè le varie
tappe dell'iniziazione cristiana, l'esperienza cristiana fondamentale,
perché non posso testimoniare quello che non ho vissuto. Se questo era
vero anche ieri (prova ne è la straordinaria fecondità nell'apostolato di
un povero contadino come il santo curato d'Ars), lo è a maggior ragione
oggi, quando le parole perdono sempre più il loro significato.

Muhlen realisticamente non è contro il battesimo dei bambini e


pensa che sia utopistico che un ragazzo, soltanto alle soglie
dell'adolescenza debba fare la sua scelta per Cristo, quando vive in un
mondo ostile o del tutto indifferente a Cristo. Quello che importa è che
l'esperienza cristiana fondamentale sia recuperata dall'adulto in modo
profondamente personale a tutti i livelli, non solo sul piano intellettivo e
morale. D'altra parte Dio è sovranamente libero nei suoi doni; ci sono,
nel rinnovamento carismatico, bambini di sette o otto anni, che sanno
appena leggere, che cantano in lingue o proclamano una parola della
Scrittura. Anche essi dovranno, a loro tempo, assumere a fondo, con
piena coscienza e umiltà, il loro cristianesimo.

Potremo dire quindi, che il battesimo nello Spirito, così come si


presenta concretamente oggi, è l'irruzione di un processo di
rinnovamento nello Spirito che consiste nel ricupero dell'esperienza
cristiana fondamentale. Presso il cristiano cattolico adulto equivale a
una riattualizzazione del sacramento della cresima, con l'apertura e la
disponibilità a tutti i doni dello Spirito, per il servizio dei fratelli. Ciò non
toglie che la stessa realtà esista anche presso le altre Chiese cristiane,
che non praticano questo sacramento.

Se poi un cristiano non ha ricevuto questo battesimo nello Spirito,


non cessa per questo dall'essere cristiano: il battesimo nello Spirito è
un'esperienza determinata e, per quanto auspicabile, non è necessaria
alla salvezza.

Qual è dunque questa esperienza cristiana fondamentale, di cui il


battesimo nello Spirito sarebbe la irruzione? In Gesù essa erompe in
modo impellente al momento del battesimo nel Giordano e si esprime
nel grido di "Abbà!" È la stessa esperienza che investe gli apostoli a
Pentecoste: Dio è amore come auto-donazione. L'uomo Gesù ci ha
mostrato questo Dio, poiché tutta la sua vita è stata offerta in dono.
L'esperienza cristiana fondamentale non è altro che l'imitazione di quel
Dio che ha dato se stesso per noi, è auto-donazione nell'esistere-per-gli-
altri e questo presuppone l'accettazione della propria morte e quella
conversione profonda e radicale che è "abbandono" di tutta la persona
al Padre; essa è esercizio di quei doni dello Spirito che Dio concede a
ognuno come vuole: essi sono espressione dell'amore di Dio per noi e
possono essere esercitati soltanto nel dono di sè agli altri. In questa
esperienza cristiana fondamentale Muhlen situa il battesimo nello Spirito
come un suo aspetto, inscindibilmente collegato agli altri. Riassumendo
questo, Muhlen dice che il battesimo nello Spirito è:

- L'esperienza CARISMATICA fondamentale, data da Dio in vista della


testimonianza che è necessaria per il perdurare della Chiesa. Nulla lo
caratterizza meglio che l'esperienza della forza per la testimonianza. Ma
la testimonianza ha sempre qualcosa da fare con l'esperienza di ciò che
si attesta, in questo caso con la morte e risurrezione di Cristo. Lo
possiamo vedere negli apostoli: durante la Passione sono fuggiti; anche
dopo la risurrezione avevano paura; ma dopo l'esperienza di Pentecoste
hanno trovato una nuova relazione alla loro propria morte: "non possia-
mo fare a meno di parlare" (At 4,20). Quindi potremo annunciare le
grandi opere di Dio quando avremo accettato la nostra propria morte,
diventando in tal modo liberi da noi stessi, come gli apostoli il giorno di
Pentecoste (cf At 2,11).

- È il carisma di LODARE DIO PER SE STESSO, per cui lo Spirito di


Cristo diventa socialmente operante e visibile nella comunità (cf 1 Cor
12,7), così che possiamo realmente vedere e sentire qualcosa della sua
azione.

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