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luce
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Zenit Studi - La voce della luce http://www.zen-it.com/ermes/studi/Duchamp.htm
Alcool Calligrammi, Milano 1986. G. suo esoterismo, sugli aspetti psicoanalitici, inconscî e nascosti, sulle
APOLLINAIRE, Orfeo, in Il bestiario o presunte pulsioni incestuose dell'artista nei confronti della sorella; su
corteo d'Orfeo, in Opera poetica, Bergamo tutto insomma, fuorché paradossalmente su ciò che Duchamp voleva
1981. comunicare.
Eppure tracce d'un particolare interesse di Duchamp per la luce è
possibile coglierle in abbondanza sia nelle sue opere che in ciascuna
RAYMOND ROUSSEL - Dopo studî pianistici delle molteplici annotazioni che ha scritto a margine e a sostegno del
si dà alla poesia, «le parole vengono più suo lavoro. La sua più celebrata e impegnativa opera, per
facilmente della musica». Ma l'insuccesso cominciare, nota come Grande vetro, è un'apoteosi della trasparenza
lo perseguita e si rinchiude in una villa di e dunque della luminosità.
famiglia. Scoperto dai surrealisti e Tracce vistose: pochi, pur ricordando che Duchamp definì il Grande
celebrato come uno dei loro padri, li vetro «un mondo in giallo», hanno sottolineato che ciò sottende una
tratta gentilmente ma ritiene il loro lavoro propagazione della luce negli strati della materia. Pochissimi poi
«un po' oscuro»; di lui dirà Duchamp: hanno aggiunto che Duchamp ne ipotizzava «l'esecuzione per mezzo
«Roussel si credeva filologo, filosofo e delle sorgenti luminose». Nessuno, ch'io sappia, ha descritto il
metafisico. Ma resta un gran poeta». È Grande vetro per ciò che è: un cosmogramma della luce, ovvero una
morto a Palermo, nel '33, al Grande rappresentazione simbolica dell'emanazione universale della luce e,
Albergo delle Palme. D'obbligo ricordare al contempo, un viatico per tornare alle origini, alla luce stessa.
almeno R. ROUSSEL, Impressioni d'Africa,
Milano 1964.
Marcel Duchamp, Il Grande vetro o La
Sposa messa a nudo dai suoi scapoli,
ROBERTO GROSSATESTA - (Robert anche
Greathead, 1175-1253) Figlio medievale
tra i più fulgidi del platonismo,
francescano e vescovo di Lincoln, ha
allevato agli studî Ruggero Bacone. Suo il
principio secondo cui la natura procede
nel modo più breve e ordinato possibile,
ripreso da Francesco Bacone e Galileo. La
luce è per lui principio attivo della
materia, causa e forma prima d'ogni realtà
corporea e ragione ultima della bellezza
del mondo sensibile. R. GROSSATESTA, La
luce, in Metafisica della luce, Milano 1986.
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pareva la voce della luce». Questa «voce della luce» non è il disegno,
ovvero la linea? E quando la luce si esprime pienamente tutto si
colora. La pittura è in verità un linguaggio luminoso».
Così Duchamp, da buon orfista, ipotizza l'esecuzione del quadro per
mezzo di sorgenti luminose, congela le sue figure nella trasparenza
del vetro e immagina la strada iniziatica come una base spessa e
solida, in «maçonnerie», con un vertice che sfuma in una «linea pura
senza spessore», immersa in una nube di polvere d'oro più leggera
dell'aria. Alla vetta del viatico iniziatico comincia la linea, ovvero la
voce della luce di Apollinaire, cioè d'Ermete: Duchamp ha messo a
frutto le meditazioni sul Pimandro.
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