[…] No, i «maestri umani» non possono venire meno; saranno, anzi, infinitamente più
utili di ora, se sapranno capire e adattarsi al nuovo ruolo — importantissimo — che
l’esistenza di questi strumenti richiede. Il cambiamento più grosso avviene infatti nel
ruolo dell’allievo: l’apprendimento esperienziale e i procedimenti ipertestuali lo rendono
protagonista attivo del suo percorso di apprendimento, che viene da lui stesso costruito
e determinato. Questo comporta inevitabilmente una differenziazione: studenti diversi,
anche se partissero dallo stesso punto, proseguirebbero rapidamente per strade
diverse. Le associazioni, i passaggi che ciascuno fa dipendono dalle sue motivazioni,
dalle conoscenze che già ha, da ciò che succede mentre agisce facendo esperienza, e
così via; quindi i percorsi non saranno uguali ma fortemente individualizzati […].
Il ruolo dell’insegnante dovrebbe allora diventare quello di un tutor individuale, simile, se vuoi,
all’antico «precettore»: stare dietro al percorso individuale di ciascun allievo, allargarne gli
orizzonti, fornirgli lo sfondo, sorreggerlo e aiutarlo laddove si manifestano difficoltà. In una
parola, incoraggiare e accompagnare la costruzione autonoma che l’allievo compie seguendola
e indirizzandola verso le direzioni più promettenti e ricche.