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Le ragioni dell'Italia: il Risorgimento

Il Risorgimento rappresenta una delle più spinose questioni aperte nella riflessione sul senso
dell'Unità e nella costruzione della memoria collettiva italiana. Interpretazioni diverse di quegli anni
permettono letture faziose e possono essere usate strumentalmente sia a livello pubblico che
politico.
Nell'anno del centocinquantesimo anniversario dell'Unità dobbiamo rimettere al centro la
narrazione del Risorgimento, a partire da una convinzione: non possiamo cadere nella trappola di
dover esaltare a tutti i costi il Risorgimento, per difendere la Repubblica di oggi. L'argomentazione,
proposta anche dal presidente Ciampi e da Napolitano, potrebbe essere riassunta nella logica per
cui, dato che i nemici dell'unità attuale parlano male del Risorgimento, chi vuole bene alla
Repubblica deve fare del Risorgimento un mito fondativo. Questa logica, però, porta ad un'empasse
che rischia di trasformarsi in una legittimazione dei dubbi e della retorica secessionista.
Allora, cosa è stato veramente il Risorgimento? Quale memoria ne conserviamo? Quegli
anni possono rappresentare l'inizio della nostra narrazione unitaria, o sono frutto solamente delle
mire espansionistiche dei governanti piemontesi?
Per chiarire questi nodi occorre ripartire da alcune definizioni: lo Stato Italia è l’assetto
istituzionale che esercita la sovranità su un territorio, mentre la Nazione Italia è una realtà culturale
omogenea. Il processo di costruzione della Nazione è un cantiere sempre aperto in due direzioni una
che parte dal basso per costruire gli elementi culturali e una dall'alto, cioè dalle Istituzioni operano
come strumenti di costruzione della nazione, alimentando un’identità collettiva.
È proprio intorno all'idea di Nazione Italiana che si era costituito, fin dall'inizio
dell'Ottocento, un progetto politico promosso in prima istanza dagli intellettuali con un'ottima
cultura e supportato dalla lingua e dalla tradizione letteraria, considerati un punto di ancoraggio
apparentemente solido per il nuovo progetto politico nazionale. Alle spalle delle battagli per l'Unità,
della figura di Cavour, così come alle spalle dell'impresa dei Mille, c'è un sessantennio di
elaborazione culturale e politica, e la tumultuosa formazione di un vasto movimento di pensiero e di
azione.
In questo quadro, il fulcro di tutta l'operazione va visto senza dubbio nel costruirsi e
diffondersi del nuovo concetto politico di nazione, le cui basi sembravano, in realtà, fragili e
inadeguate per far nascere un assetto istituzionale. Ciò che accadde apparve, quindi, inaspettato: il
movimento riuscì a radicarsi, a promuove insurrezioni e rivoluzioni a ripetizione suscitando la
militanza attiva di molte centinaia di migliaia di persone che, alla fine, attraverso il combinarsi di un
insieme di circostanze, riesce anche nel suo obiettivo di costruire uno Stato per la Nazione.
È questa la posizione, in modo particolare di storici come Banti (La nazione del
risorgimento), che rimette in discussione l’immagine di un'identità Italiana frammentata, inventata
ad hoc e indebolita dai conflitti interni, dal momento che esisteva «una sorta di narrazione coerente
della nazione italiana, un discorso ricco di rimandi e di coerenze, una sorta di pensiero unico della
nazione» che attingeva ad un comune repertorio di temi, metafore e simboli. Il Risorgimento viene
considerato un movimento di massa, attivamente partecipato dai cittadini nelle sue guerre, nella
lotta politica, nelle feste e commemorazioni, che ha creato un movimento culturale più ampio, di
portata europea.
L’approccio secondo cui si mette al centro la cultura permette di mettere in rilievo il
processo di “italianizzazione” già precedente l’Unità: pur mantenendo una dimensione locale,
l’attività culturale iniziò a proporre temi, linguaggi, rituali “Italiani” soprattutto nel campo
musicale, pittorico e soprattutto teatrale, dello sviluppo della lingua italiana della formazione di
associazioni economiche e scientifiche nazionali.
Mazzini viene individuato come il punto di raccordo tra il nazionalismo come identità
culturale e il nazionalismo come movimento politico. La Giovine Italia diventa uno strumento di
propaganda e di creazione di una rete di influenza politica e di consenso: Mazzini ha compreso che
per dare una valenza politica all’idea romantica di Italia occorreva lavorare sul processo di
comunicazione, nella capacità di persuadere e creare consenso (stampa - con cui si costruisce anche
l’eroe nazionale Garibaldi-, rete politica, azione diretta come manifestazione di protesta politica e di
appartenenza). Processo con cui cercò di inventare e comunicare una nuova cultura politica centrata
sull’idea di nazione, con specifici rituali, narrazioni, simboli.
Dopo il 1948, in modo specifico in Piemonte, si rafforza l’idea nazionalista: il contributo
dell’Austria e della Francia nella sconfitta delle rivoluzioni del 1948-49 dà forza all’idea della
dominazione straniera come radice dei mali politici italiani. La conseguenza di ciò fu uno sviluppo
notevole di un nazionalismo di stampo liberal-democratico, come alternativa all’ideologia e alla
politica mazziniana. Quando anche Cavour fece proprio il linguaggio del nazionalismo,
comprendendone un possibile vantaggio politico, si iniziò ad associare all’idea di Italia un’idea di
stabilità politica e non di rivoluzione.
È chiaro allora che il processo fu bottom-up, cioè la Nazione aveva preceduto lo Stato, poi top-
down.
Ci interessa conoscere quella fase e quel processo per capire quale idea e quali idee di Italia
esistevano, confliggevano, vinsero. Non vogliamo certo proporre un mito fondativo, inventare una
tradizione basata sul Risorgimento, ma capire la nostra storia che senza dubbio parte di lì, capire gli
strumenti di inclusione ed esclusione di quel processo, capire quella storia, per costruire la memoria
(selettiva) degli aspetti che ci interessano nel parlare di Italia e nel fare Forza Italia!

Per saperne di più:


- L.Riall, Il Risorgimento. Storia e interpretazioni, Donzelli, Roma, 2007

- A. M. Banti, La nazione del Risorgimento, Einaudi, Torino 2007

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