Yves Le Manach
Prima parte
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Compromettere tutti
Nello stesso 22 settembre, Debord fa pervenire a Martos la
copia della sua risposta a Baudet, accompagnato dalla frase
seguente: “Poiché sembravi aver fretta, l’altra sera, di avere
notizie sul modo in cui avevo potuto accogliere il riassunto
speciale del pensiero di Anders, ora che l’ho letto ti comunico
tutto ciò che posso pensarne.” Si tratta di una frase non
nominale, come se Debord si sdegnasse di designare il suo
corrispondente con il suo nome. Siamo arrivati al punto:
Debord può salvaguardare la sua posizione ed avere la pelle dei
suoi amici soltanto prendendoli alle spalle. Ipocrisia e
duplicità, ecco le sue armi, non esistono bassezze che non
avrebbe commesso per conservare la sua posizione. Debord si
guarderà bene dunque dall’accettare il confronto sul terreno
delle idee. Si aggrapperà alla scarsa accortezza di Baudet per
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Lucidità tardiva
Il 3 ottobre 1988, Baudet risponde a Debord (A Guy Debord).
Si tratta di una lettera in sei punti nella quale nega l’intenzione
di far pubblicare la traduzione di Anders (che era stata già
rifiutata), e precisa: “(...) non ho mai frequentato Floriana se
non per il piacere della sua compagnia, e mai come un editore
da sfruttare.”
Baudet comunica a Debord le stesse precisazioni rivolte a
Martos: non ha mai debordizzato Anders. Ma invece di mettere
in rilievo le eventuali somiglianze tra il libro di Anders e quello
di Debord, Baudet non riesce che a giustificarsi a proposito
della sua frase d’accompagnamento. Cade nella trappola tesa
da Debord.
Solo il sesto ed ultimo punto affronta la vera questione: “Se
questo Anders del 1956, tanto disprezzabile, ti sembra simile al
Debord del 1988, forse è il caso di rivedere interamente il tuo
giudizio negativo.” E porre di nuovo, in altre condizioni, la
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Il diffamato diffamatore
Nella sua lettera del 26 aprile 1989, Baudet si difende dalla
frase incriminata per il fatto che era lui stesso accusato da
Debord "di essere un manipolatore di traduzioni e di
manifestare dei comportamenti insidiosi." Precisa: "...
parimenti la mia dichiarazione di amicizia per Floriana non
cercava in niente di nuocere alla tua amicizia. "
Se Debord si fosse sentito diffamato realmente da Baudet, non
avrebbe aspettato sei mesi per reagire. Ma il fatto che Baudet
intrattenesse un'amicizia sincera con Floriana poteva apparirgli
come una minaccia per l'autorità che intendeva esercitare
discretamente sul suo ambiente.
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Un'incompetente lettura
Dopo avere ricevuto questa lettera con la quale Baudet faceva
atto di vassallaggio, Debord, invece di rispondergli, si defila e
scrive a Floriana, il 13 maggio 1989, una lettera
particolarmente meschina. Dopo avere espresso la sua felice
sorpresa di ricevere il libro di Clausewitz che era appena stato
pubblicato (e senza fare nessun riferimento alla qualità del
lavoro di Baudet che ha rivisto questa edizione) Debord scrive:
"Baudet ha intravisto una luce di ragionevolezza. Si è
risparmiato un fulmine che era imminente dunque, inviandomi
delle astiose scuse; che difendono audacemente l'errore, non
nel suo impiego maldestro delle insinuazioni, ma nella mia
incompetente lettura. Questa incompetenza è stabilita da un
postulato psicologico: avrei tanto fretta di scoprirmi un
nemico, che i miei sospetti scenderebbero ora al livello
dall'insetto. Questo glorioso Chernobyl mi assicura fieramente
che le mie ingiuste provocazioni non arriveranno a renderlo
"antidebordista." Come se fosse questo il problema; e come se
avesse i mezzi per esserlo! Immagino che ciò tuttavia sia
dovuto costare molto a quell'anima meschina."
A dispetto del fatto che Debord tratti il suo vecchio amico
come insetto, come Chernobyl (Baudet aveva pubblicato presso
Champ Libre - con le congratulazioni di Debord - un libro sulla
catastrofe ucraina) e come anima meschina, non si vede molto
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Continuazione e fine
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* SugarCo: l'editore italiano di Debord e Martos.
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In una lettera inviata alle edizioni Le temps qu'il fait [Il tempo
che fa] - tre giorni prima del suo suicidio - Debord scriveva:
"Poiché non siamo più molto lontani dal mese di dicembre, vi
mando, per il nostro progetto editoriale, un'idea di
illustrazione di copertina che mi è effettivamente venuta. È una
carta dei tarocchi di Marsiglia. La più misteriosa e la più bella
secondo me: il mago. Mi sembra che questa carta
aggiungerebbe, e senza doverlo implicare troppo
positivamente, qualcosa che si potrebbe vedere come una certa
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Note:
(1) : Considérations sur l'assassinat de Gérard Lebovici ,
Champ Libre 1985, pagina 9.
(2) : Debord, che pretende di far credere che questo film sia
stato scelto per non essere girato, si vanta. Ecco ciò che
scriveva alla vedova di Lebovici, il 25 aprile 1984 :
«L'ampiezza del soggetto, la relativa brevità dei termini, la
considerazione altresì dell'orribile assassinio (...) questo
insieme di ragioni mi conduce a dichiarare di sentirmi
attualmente incapace di proporre a Soprofilms una maniera
conveniente di sviluppare la sceneggiatura «De l'Espagne» »,
Des contrats, pagina 63. Così, contrariamente a ciò che afferma
nel 1994, aveva avuto intenzione, prima del 1984, di realizzare
questo film.
(3) : Considérations... pagine 60 e 61.
(4) : L'Unique et sa propriété, pour une critique de l'avant-
gardisme, suivi de documents relatifs à l'éclatement de
l'Internationale Situationniste, Strasburgo 1967, pagina 9.
Questo testo, lievemente rimaneggiato, è stato pubblicato in
Alternative Libertaire n°174, maggio 1995.
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2. IL SEGRETO
Ciò che, spesso, permette di comprendere i documentari - è la
limitazione arbitraria del loro soggetto. Descrivono
l'atomizzazione delle funzioni sociali e l'isolamento dei loro
prodotti. Si può, al contrario, considerare tutta la complessità
di un momento che non si risolve in un lavoro di cui il
movimento contiene indissolubilmente dei fatti e dei valori, e
di cui il senso non appare ancora. La materia del
documentario sarebbe allora questa totalità confusa.
Guy Debord.
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3. L'INCENERIMENTO
Debord mi domanda: Questo glorioso Alvarez di Soria è stato
pubblicato mai?
Sporgendomi sulla Senna - dove Alice Becker-Ho disperse le
ceneri di Guy gettandole dalla punta del Vert-Galant - gli
rispondo: No.
Ricardo Paseyro.
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Sono nato a Parigi, all'angolo di Rue d'Assas e di rue
Guynemer, giusto di fronte al Jardin du Luxembourg, ma è a
Toul an Neunet, ai confini di Plésidy e di Magoar, che i miei
occhi hanno scoperto il mondo, che ho pronunciato le mie
prime parole e ho fatto i miei primi passi. E' il ricordo fugace di
quegli anni che mi permette di rivendicare un'identità bretone,
abbastanza inconsistente, devo ammetterlo.
Il ritorno a Parigi costituì una rottura discreta ma tenace, la mia
prima sensazione di esilio. Tuttavia non rimpiango la mia
infanzia passata tra Montparnasse ed il Contrescarpe, il Senato
e la Camera dei deputati. Senza appartenere alla categoria dei
privilegiati che possono scegliere liberamente il luogo della
loro residenza, la casualità dell'ufficio HLM e la volontà di mia
madre che, avendo sempre vissuto nel sesto Arrondissement,
non ci teneva per niente a trasferirsi a Porte Clignancourt, mi
hanno dato la fortuna di posare i miei passi accanto a quelli di
Boris Vian e di Boby Lapointe. Non direi che abbiamo vissuto
nel centro del mondo, ma non ne eravamo molto distanti.
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Il Continente Contrescarpe è stato descritto a più riprese
durante gli anni '50, altrettanto bene da G.-E. Debord e G -J
Wolman che da Gilles Ivain, ma vorrei citare qui alcuni
passaggi della descrizione che ne ha fatto Jacques Fillon nella
rivista surrealistica di Bruxelles Les Lèvres nues nel 1955:
"Il centro di Parigi è la regione del Contrescarpe, di forma
ovale la cui circonferenza si può percorrere in tre di cammino
circa. La sua parte nord è costituita dalla Montagne-Geneviève;
il terreno scende verso sud con una pendenza dolce. Gli
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Note:
* Se esistono due scritti di Debord che meritano di passare alla
posterità, sono, secondo me, Sur le passage de quelques
personnes à travers une assez courte unité de temps [Sul
passaggio di alcune persone attraverso una abbastanza breve
unità di tempo] (1959) e Critique de la séparation [Critica
della separazione] (1961).
** Si tratta della quinta conferenza dell'I.S. che si tenne ad
Anversa dal 12 al 16 novembre 1962.
*** Per me l'Istituto Nazionale di Pedagogia di via d'Ulm è
sinistro poiché è lì che sono stato orientato, nell'estate del 1956
ed in un'intervista ubuesca, ad un destino di operaio.
Traduzione di Omar Wisyam
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