PROGETTO DI PARTENARIATO
PER LA COOPERAZIONE CON I PAESI DEL BACINO DEL MEDITERRANEO
PER LA VALORIZZAZIONE E LA COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA PUGLIA
Marzo 2006
PON di Assistenza Tecnica e Azioni di Sistema Ob. 1 2000-2006, Misura II. 1 Azione D
Programma “Iniziative specifiche di animazione e promozione di legami stabili con gli italiani all’estero per lo sviluppo del territorio”
INDICE:
Introduzione................................................................................................................pag. 3
1. Quadro storico, politico e istituzionale...............................................................pag. 3
La storia della comunità italiana in Tunisia....................................................... pag. 3
Le politiche migratorie..........................................................................................pag. 7
Quadro istituzionale italiano in Tunisia.............................................................. pag. 9
2. Profilo statistico della comunità italiana............................................................pag. 9
3. L’organizzazione sociale degli italiani .............................................................. pag. 9
La Scuola Italiana................................................................................................ pag. 10
L’Istituto di Cultura Italiano ...............................................................................pag. 11
Il Centro Culturale Dante Alighieri ................................................................... pag. 12
Casa Sicilia............................................................................................................pag. 13
La Società Italiana d’Assistenza ......................................................................... pag. 14
Il Comitato delle Donne Italiane sposate con Tunisini...................................... pag. 14
Il Circolo Italiano................................................................................................. pag. 15
La Camera Tuniso-Italiana di Commercio ed Industria.................................... pag. 15
L’Associazione degli Imprenditori Italiani in Tunisia....................................... pag. 15
Il COMITES.................……………………………………………………….... pag. 16
Altre Associazioni................................................................................................. pag. 16
La stampa ed i mass media in lingua italiana..................................................... pag. 16
Il Progetto “Memoria degli Italiani in Tunisia” ................................................ pag. 17
Radio in lingua italiana....................................................................................... pag. 17
L’insegnamento dell’italiano in Tunisia............................................................. pag. 17
4. Il mondo del lavoro e delle imprese ................................................................. pag. 19
Gli investimenti diretti stranieri in Tunisia........................................................ pag. 19
Gli investimenti diretti italiani in Tunisia........................................................... pag. 21
Gli italiani di origine pugliese in Tunisia........................................................... pag. 27
5. Progetti con gli italiani all’estero attuati o in corso ........................................pag. 28
Gli attori e gli eventi per la promozione commerciale....................................... pag. 28
La formazione...................................................................................................... pag. 30
Il rapporto Sicilia-Tunisia................................................................................... pag. 30
La Nuova Politica Europea di Partenariato e Vicinato......................................pag. 31
6. La rete dei contatti .............................................................................................pag. 32
7. Osservazioni Generali ........................................................................................pag. 33
Bibliografia................................................................................................................pag. 34
2
Introduzione
Alcune premesse generali appaiono necessarie prima di procedere alla descrizione delle
caratteristiche socio-anagrafiche, e più in là in questo testo, di quelle del profilo
occupazionale, degli italiani in Tunisia.
In tutte le comunità di italiani residenti all’estero, da sempre, esiste una dualità tra
“dati ufficiali” (statistici o di rilevazione istituzionale) e realtà “effettiva”. Vi è cioè una
“presenza sommersa” di italiani, gruppi, imprese e attività, che non si registrano presso alcuna
istituzione, che spesso scelgono deliberatamente di rimanere “non visibili” e che, proprio per
questo, non vengono rilevati dalle statistiche. Il caso della Tunisia, ovviamente, non sfugge a
questa dualità.
Tenendo ben presente questo aspetto, è stata anche una precisa scelta di lavoro, nella
realizzazione di questa ricerca, il voler ricercare, analizzare e riportare anche i dati “ufficiosi”,
quelli cioè che non si basano su statistiche ufficiali, ma che contribuiscono ugualmente ad
offrire un quadro più completo ed esaustivo della realtà circostante.
Non è facile, perció, avere a disposizione dei dati precisi sull’attuale presenza italiana
in Tunisia, in particolare per le attività imprenditoriali. In primo luogo per la ragione pocanzi
descritta. In seconda battuta, perché non tutte le società che si costituiscono diventano poi
operative. È possibile infatti dire che c’è un alto tasso di scarto tra le aziende che si
costituiscono e quelle che poi diventano funzionanti. Gli ostacoli burocratici e organizzativi
nella fase di istallazione spesso scoraggiano l’insediamento. Inoltre, molti imprenditori
italiani investono con capitali provenienti da paesi terzi senza dichiarare la loro nazionalità
d’appartenenza, per evidenti ragioni fiscali. Quindi la comprensione dell’entità del fenomeno
a partire dai dati disponibili è molto complessa. Inoltre, la particolare vicinanza con l’Italia dà
luogo a forme di pendolarismo settimanale che coinvolgono gran parte di responsabili degli
stabilimenti, nonché di qualche tecnico. Di conseguenza molti mantengono la residenza in
Italia.
E’ stato inoltre scelto di non ripetere informazioni già contenute nel documento
“Scheda Tunisia”, predisposta dall’ILO per la Regione Puglia. In particolare, per quanto
riguarda il quadro istituzionale italiano presente in Tunisia ed il profilo statistico della
comunità italiana, tutte le indicazioni contenute da pag. 24 a pag. 30 del documento
sopraccitato, risultano più che esaustive.
Per l’analisi della nuova collettività italiana che si sta delineando da qualche decennio
in Tunisia, fonte importante di informazioni è stata, oltre alle testimonianze orali, agli archivi
della Camera di Commercio Tuniso-Italiana, agli archivi delle Società italiane o miste
operanti sul territorio, soprattutto l’unica testata italiana ancora esistente, “Il Corriere di
Tunisi”, che dall’Indipendenza della Tunisia (1956) ad oggi non ha cessato le sue
pubblicazioni dando modo di seguire il ritmo delle mutazioni avvenute sia in seno alla
collettività che nei rapporti tra Italia e Tunisia.
3
1. Quadro storico, politico e istituzionale
La Tunisia è sempre stata, sin dall’antichità, un crocevia di popoli e oggi, più che mai,
si presenta come un felice esempio di convivenza tra culture diverse, promuovendo la
cooperazione e la comprensione reciproca tra i popoli delle due rive del Mediterraneo. In
particolare, la storia dell’Italia e della Tunisia mostra che i due Paesi, appartenenti a mondi
culturali, sociali e religiosi diversi, hanno da sempre avuto contatti di tipo economico-
commerciale, ed intrattenuto relazioni di tipo politico.
L’origine della presenza italiana in Tunisia si può far risalire al X secolo e si sviluppò
costantemente durante i secoli, ma è soltanto a partire dal XVIII secolo che l’ondata di
immigrati ebrei livornesi andò ad incrementare sensibilmente tale presenza. Nel corso del
XIX secolo, dopo la fine della guerra in corso e lo stabilizzarsi delle relazioni tra gli Stati
italiani e la Tunisia, il numero e il peso socio-economico degli italiani in Tunisia aumentò
costantemente, in seguito a nuove componenti migratorie, che si vennero aggiungendo ai
preesistenti nuclei1 rendendo la collettività dei diversi stati italiani la più rilevante del Paese,
sul piano demografico e su quello sociale.
I luoghi di principale insediamento erano le città costiere e in modo particolare Tunisi,
dove costituivano il gruppo più consistente della popolazione europea2.
I nuovi elementi migratori che si presentarono in Tunisia durante il XIX secolo erano
costituiti dalla piccola e media borghesia del mondo commerciale e imprenditoriale, delle
professioni liberali e delle caste militari3; dagli esuli ed esiliati politici che lasciarono la
penisola italiana all’indomani dei moti rivoluzionari (massoni, carbonati, garibaldini,
anarchici)4, infine, dalla cosiddetta emigrazione delle “nude braccia” dall’Italia meridionale,
che da stagionale diverrà fissa, fino a costituire un vero e proprio esodo alla fine del XIX
secolo, quando le opere pubbliche volute dai francesi richiamarono una grande moltitudine di
lavoratori dall’Italia meridionale5.
1
In particolare gli ebrei livornesi, detti qrana, i tabarchini, i numerosi commercianti e professionisti e gli ex
schiavi cristiani.
2
Paul Sebag, Tunis : histoire d’une ville, L’Harmattan, Paris, 1998, pp. 274-275.
3
La componente migratoria borghese, proveniente principalmente da Sardegna, Liguria, Toscana e Piemonte,
acquistò un ruolo preminente in campo economico ed amministrativo, alleandosi in modo particolare con la
comunità israelita, diventata l’elemento finanziario dominante del Paese, e che mantenne tale preponderanza
economica, sociale e politica sulla collettività italiana fino agli anni Trenta.
4
A partire dai moti carbonari e mazziniani la Tunisia costituì la meta per molti intellettuali difensori della
propria identità nazionale i quali, influenzati dalle correnti illuministiche e rivoluzionarie, dettero impulso
all’idea di modernità nel Paese, al punto da costituire un riferimento significativo per il futuro movimento
patriottico tunisino, nonché per gli italiani che si posero quali difensori dell’italianità in Tunisia fino al fascismo.
La componente del “fuoriuscitismo” politico esercitò un forte peso sullo sviluppo economico e soprattutto socio-
culturale del Paese, poiché essa venne a costituire l’élite della collettività italiana a cui si deve la creazione delle
più importanti istituzioni sociali e culturali della collettività ; nel 1838 venne creata la prima scuola italiana, per
iniziativa di un esule massone, Pompeo Sulema, a cui fece seguito l’apertura di altre, numerose scuole, che dopo
l’unità d’Italia assunsero lo statuto di scuole regie. Si vedano: S. Finzi, L’evoluzione dell’insegnamento della
lingua italiana in Tunisia dall’800 ad oggi, con particolare riferimento alla storia della Società “Dante
Alighieri”, suppl. n. 1, 1988 de “Il Corriere di Tunisi”; A. Salmieri, “Sur quelques aspects organisationnels de
l’Ecole italienne en Tunisine (1863-1943)”, pp. 53-65, in Memorie italiane in Tunisia, Finzi Editore, Tunisi,
2000.
5
A partire dal 1816, accanto all’emigrazione di tipo politico, iniziò a svilupparsi un’emigrazione spontanea, che
vedeva gruppi sempre più numerosi di pescatori, marinai ed operai provenienti dall’Italia meridionale (Sicilia e
4
A partire dall’unità d’Italia si presentò un nuovo tipo di flusso migratorio di massa,
diretto verso zone interne della Tunisia, costituito in larga parte da soggetti spinti dal disagio
economico e anche da una nuova tipologia di esuli politici, che rifugiatisi in Tunisia alla fine
del XIX e all’inizio del XX secolo, porteranno il loro contributo alla creazione di un
particolare filone della stampa italiana in Tunisia, quella di estrazione proletaria. Migliaia di
clandestini italiani iniziarono a sbarcare sulle coste della Tunisia; una volta insediati, un gran
numero di essi iniziò a dedicarsi all’agricoltura, prendendo in affitto i terreni, andando a
popolare non più le coste ma le zone a nord del Paese. Progressivamente si costituì una
piccola proprietà agricola italiana, accanto a un numero ristretto di famiglie in possesso di
grandi estensioni di terra (mentre tutte le altri grandi proprietà appartenevano ai francesi). In
questo periodo alla periferia di Tunisi, intorno al porto, sorsero interi quartieri italiani che
assunsero nomi italiani quali “Piccola Sicilia” (“Petite Sicile”), “Piccola Calabria”6; quartieri
italiani con proprie scuole ed istituzioni furono creati anche in altre città della Tunisia
(Sousse,…) fino al sud del paese (Gabes). Questa componente migratoria, di estrazione
proletaria, proveniente in larga parte dalla Sicilia, esploderà alla fine dell’800, con le
facilitazioni apportate nelle vie di comunicazione tra i due paesi e l’avvio delle grandi opere
d’infrastrutture7.
Sostanziale fu, dunque, il contributo che la collettività italiana apportò al processo di
modernizzazione economica e sociale della Tunisia: si deve, infatti, al lavoro degli italiani lo
sviluppo dell’agricoltura, la creazione delle prime industrie8, nonché la realizzazione della
maggior parte delle opere pubbliche che testimoniano ancora oggi il segno tangibile della
presenza italiana in Tunisia. La comunità italiana fornì, inoltre, un forte impulso all’idea di
modernità del Paese, attraverso la creazione di tutta una serie di importanti istituzioni di
carattere socio-culturale. Inoltre, il contributo degli italiani si sostanziò nella diffusione di una
nuova concezione del lavoro e nella costruzione di un’identità del lavoro intesa in senso
moderno, attraverso la costituzione delle prime basi associative di tipo collettivo, di specifiche
istituzioni a tutela dei lavoratori, nonché delle prime forme di organizzazione sindacale9.
Dopo il trattato italo-tunisino della Goletta del 1868, con il quale si stabiliva tra Italia e
Tunisia la clausola della “nazione più favorita”, la collettività italiana aveva dunque
strutturato una propria organizzazione, dando vita ad un sistema di strutture, servizi (scuole,
sanità, poste, trasporti, etc.) e di istituzioni10.
Le premesse del protettorato francese furono stabilite con il trattato di Cassar Said (12
maggio 1881)11 e si giunse alla vera e propria instaurazione con la convenzione della Marsa (8
giugno 1883). La conquista francese diede inizio ad un grande sviluppo di lavori pubblici
soprattutto nel campo dell’edilizia e della creazione di infrastrutture di trasporto; la richiesta
di manodopera specializzata provocò un vero e proprio esodo di lavoratori italiani verso la
Tunisia, condizionato in larga parte dalle disastrose condizioni economiche del Mezzogiorno.
Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX i Francesi iniziarono a vedere come un
Sardegna) emigrare in Tunisia, stabilendosi a Tunisi e nelle altre città costiere (Tabarka, Sousse, Sfax), dove già
operavano diversi commercianti italiani.
6
P. Sebag, op. cit, p. 331.
7
Fu soprattutto la manodopera italiana a costruire la ferrovia tunisina alla frontiera algerina ; si veda P. Sebag,
op. cit., p. 329.
8
Non solo nell’area di Tunisi, ma anche a Sfax, Mahdia, Monastir ed altre città.
9
Si veda S. Finzi, a cura di, “Mestieri e professioni degli Italiani di Tunisia”, Finzi Editore, Tunisi, 2003.
10
In quegli anni venne costruito il primo ospedale (1980); venne creata la Cooperativa Italiana di Credito (1900),
iniziarono a nascere inoltre le prime forme di associazionismo in ambito commerciale, quale l’Associazione
Commerciale Italiana (1884) che nel 1887 diventò la Camera Italiana di Commercio ed Arti10. Altre importanti
istituzioni sorte in quel periodo furono la Società Dante Alighieri; l’Associazione Patriottica di Mutuo Soccorso
fra gli Operai; la Società Italiana di Beneficenza; il Consorzio Agrario, nonché associazioni artistico-culturali,
sportive o espressioni di determinati gruppi sociali.
11
Detto anche Trattato del Bardo.
5
“pericolo” la presenza italiana, il cui peso sul piano demografico12, economico e socio-
culturale era cresciuto a dismisura. Si giunse a considerare gli italiani come “nemici” del
Protettorato, a cui imputare la colpa ogni volta che si verificava una rivolta o un disordine
sociale; in questo periodo inizia dunque a porsi quella che fu chiamata la “questione italiana”,
che durerà fino al 1943. I francesi intrapresero una politica aggressiva nei confronti della
collettività italiana, innanzitutto attraverso l’abolizione dei privilegi derivanti dalla clausola
della “nazione più favorita” e l’emanazione delle Convenzioni del 1896.
Dopo gli anni ‘30 venne perseguito un processo di naturalizzazione forzata della
collettività: tutti i figli nati da cittadini europei diventavano automaticamente francesi. La
Francia non solo cercò di recuperare consistenza numerica, ma si spinse ancora oltre,
attraverso il divieto di esercizio delle professioni liberali a chi non fosse in possesso di un
diploma francese e, successivamente, anche della nazionalità francese13.
Questa situazione si radicalizzò durante il governo fascista, che si oppose alla politica
della naturalizzazione forzata perseguita dalla Francia, servendosene strumentalmente per i
propri fini propagandistici. A seguito della presa di potere del fascismo in Italia (1922), tutti i
rappresentanti della collettività italiana vennero sostituiti con persone di fiducia del regime.
La maggioranza degli italiani aderì al fascismo, ad esclusione dell’élite borghese, che tentò di
organizzare un’opposizione antifascista.
I provvedimenti della Francia contro la collettività italiana si inasprirono dopo la fine
del secondo conflitto mondiale quando gli italiani furono colpiti da espropriazione e sequestri
di beni, interdizione delle attività economiche, nonché da misure estreme quali l’arresto o
l’espulsione. Vennero chiuse tutte le istituzioni italiane, comprese le scuole, e venne vietata la
stampa di giornali in lingua italiana. La politica aggressiva della Francia nei confronti degli
italiani di Tunisia si attenuò all’indomani della stipula del trattato di pace fra Italia e Francia
(1947) e la riapertura del Consolato Generale nell’anno seguente, anche se i sequestri
continuarono ancora per alcuni anni.
La proclamazione della Repubblica Tunisina il 25 luglio 1957 segnò da un lato l’inizio
di nuovi accordi di cooperazione con l’Italia, dall’altro l’emanazione di leggi che, colpendo
pesantemente le attività economiche degli italiani14, ne ridussero drasticamente il numero.
Molti decisero di abbandonare il Paese, rientrando in Italia o partendo per la Francia; solo una
minoranza decise di restare. I superstiti e i loro discendenti costituiscono ciò che resta
dell’antica comunità italiana, la quale, a partire dagli anni ’70 è stata e continua tutt’oggi ad
essere incrementata da un nuovo tipo di flusso migratorio, costituito da imprenditori e liberi
professionisti.
In realtà sono pochi i discendenti delle vecchie generazioni che hanno approfittato
degli incentivi della politica tunisina sulle esportazioni per mettere in piedi unità industriali
manifatturiere. Questo sia per il processo di naturalizzazione portato avanti all’indomani
dell’indipendenza che comportò l’esproprio della maggior parte delle attività produttive di
proprietà straniera, tranne che in alcuni rari casi; sia perché i settori economici maggiormente
sviluppati dalla “vecchia comunità italiana” riguardavano soprattutto il settore artigianale
(falegnameria, ebanisteria, meccanica e carrozzeria) e della pesca che non hanno avuto un
riscontro industriale negli anni ’70. Sia, infine, perché i pochi italiani rimasti in Tunisia hanno
preso la cittadinanza francese orientando così le loro relazioni produttive e commerciali verso
la Francia.
12
Circa 80.000 presenze nell’anno 1900, come indicato nel rapporto del console Carletti.
13
A partire dalla prima guerra mondiale solo chi era naturalizzato francese poteva esercitare tali professioni.
14
In particolare, la legge sulla manodopera (1959), mirante a sostituire la manodopera europea, soprattutto
italiana, con quella locale per fronteggiare la forte disoccupazione strutturale e la legge sulla nazionalizzazione
delle terre agricole (1964), determinarono la partenza dalla Tunisia di migliaia di italiani.
6
L’insediamento italiano in Tunisia, iniziato a partire dagli anni ’70, è soprattutto frutto
di iniziative di industriali italiani residenti in Italia che hanno risposto alla politica di incentivi
finanziari ed economici promossa dal governo tunisino nei confronti degli investimenti
stranieri. Questa presenza è caratterizzata più da un pendolarismo tra Italia e Tunisia che da
un’integrazione nel tessuto sociale e produttivo locale come invece è avvenuto per le
generazioni di italiani discendenti dai primi insediamenti storici. Questi fattori ed altri ancora,
contribuiscono a cristallizzare una situazione quasi di isolamento tra la “nuova comunità”
costituita da italiani imprenditori e la “vecchia comunità” costituita da italiani discendenti dai
vecchi insediamenti.
Le politiche migratorie
15
È così che arrivarono in Tunisia l’ENI, l’AGIP, la FIAT e la PIRELLI.
16
Nel 1987 fu firmato un accordo di cooperazione internazionale tra Italia e Tunisia; nel 1988 furono allocai
fondi di aiuto e di credito in supporto alle joint-venture. Per maggiori dettagli si consiglia la consultazione del
sito del MAE - Sezione Cooperazione Finanziaria (www.esteri.it) .
17
A partire dal 1989 fino al 2001 sono state istituite cinque linee di finanziamento a credito agevolato tra cui una
(maggio 2001) indirizzata anche alle grandi società nel settore pubblico e privato.
7
presenza non solo un indicatore di stabilità ma anche una rete di referenze da cui partire per
impiantare il proprio stabilimento.
Allo stesso tempo una serie di congiunture politico-economiche favorì ulteriormente
l’immagine di solidità e di apertura verso l’estero del Paese: la promulgazione del nuovo
Codice degli Investimenti nel 1994 e la firma degli Accordi Euro-Mediterranei che fu
ratificata dall’Italia nel 1997.
Attualmente sebbene cresca il numero di progetti italiani o italo-tunisini avviati, gli
investimenti rimangono ridotti perché riguardano settori ad alta intensità di manodopera e a
scarso contenuto tecnologico (es. confezioni). Solo negli ultimi tre/quattro anni si assiste ad
una trasformazione in cui l’apporto tecnologico comincia ad aumentare nel senso che c’è un
investimento anche in attività produttive che richiedono tecnologie avanzate.
Bisogna inoltre considerare che non tutte le aziende entrate in produzione sono
sopravvissute. Secondo alcuni interlocutori la più grossa mortalità è avvenuta nella prima
metà degli anni ’90 quando molte aziende medio-piccole italiane hanno dovuto chiudere per
fallimento o per problemi fiscali e hanno tentato di insediarsi in Tunisia. Alcuni contoterzisti
tunisini ricordano quel periodo come contrassegnato dalla presenza di piccole piattaforme18
italiane che facevano gli ordini, ritiravano le commesse e poi sparivano, fenomeno che per un
po’ ha marcato la cattiva reputazione della presenza italiana.
Oltre al rischio di mortalità è necessario considerare la flessibilità produttiva in atto.
Spesso uno stesso proprietario quando decide di estendersi non lo fa con la stessa società ma
ne apre un’altra sia per ripararsi dal rischio di fallimento, sia per continuare a godere
dell’esenzione delle tasse nei primi dieci anni di vita della nuova società. Negli ultimi anni la
presenza delle imprese è notevolmente aumentata e si assiste a un proliferare di piattaforme,
reti di subfornitura o semplicemente unità produttive delocalizzate – o nate per la prima volta
- che mantengono contatti commerciali con l’Italia ma anche con altri paesi dell’Unione
Europea e gli Stati Uniti.
18
La piattaforma è una centrale, spesso legata ad un’unica azienda o a più aziende consociate localmente per
l’occasione, che organizza la rete di subfornitura in loco e gestisce lo smistamento delle materie prime inviate
dall’Italia da distribuire alle varie imprese contoterziste e si occupa poi della raccolta dei prodotti finiti o semi-
finiti da rinviare in Italia.
19
Non ancora completamente risolto, perchè attualmente sono 300 i titoli di proprietà italiani ancora bloccati.
20
Notevoli sono i vantaggi per gli investitori esteri: manodopera qualificata, abbondante e a basso costo,
procedure amministrative semplificate, legislazione favorevole, infrastrutture in costante miglioramento. In
particolare, per le società totalmente esportatrici (o almeno che esportano l’80% della loro produzione) è
prevista l’esenzione dall’imposta sui benefici per i primi 10 anni d’esercizio, riduzione ed esonero dei diritti di
dogana per i beni d’investimento relativi al progetto, contributi statali agli investimenti nelle regioni
sottosviluppate. È da segnalare che dal maggio 2005 è consentito agli investitori stranieri l’acquisto di terreni ed
edifici industriali, così come di terreni ed edifici destinati ad attività economiche di carattere turistico, senza la
previa autorizzazione delle autorità del governo.
8
private e pubbliche che vi si realizzano, consolidando le relazioni italo-tunisine nell’ambito
del più ampio contesto del Partenariato Euromediterraneo.
La presenza italiana in Tunisia, dunque, è ritornata ad essere importante: è diffusa in
tutti i settori e sembra non soffrire particolari problemi di integrazione in un ambiente diverso
da quello nazionale. Sebbene i due governi abbiano attivato programmi di cooperazione
economica, scientifica e tecnologica, restano irrisolti alcuni punti dolenti, di vitale importanza
per il futuro delle relazioni tra Italia e Tunisia: non c’è grande interazione tra la comunità
italiana che oggi conta più di 3000 persone, ed il suo referente istituzionale in loco; la
comunità scientifica chiede una politica culturale-linguistica che sappia rispondere al
crescente interesse della Tunisia per la lingua e la cultura italiana.
Quadro istituzionale italiano in Tunisia
Vedasi le informazioni raccolte nella “Scheda Tunisia” da pag. 26 a pag. 30, che appaiono
esaustive.
In aggiunta, si rileva che gli italiani iscritti all’AIRE in Tunisia, alla data del 06 marzo
2006, risultavano 2.822, di cui solo 43 di origine pugliese.
La provenienza per Provincia pugliese e la residenza per Governatorato Tunisino dei 43
italiani di origine pugliese residenti ufficialmente in Tunisia, sono descritte dalla tabella che
segue.
9
3. L’organizzazione sociale degli italiani
La Scuola Italiana
La Scuola Italiana di Tunisi21, divenuta Paritaria con il D.M. 3646 del 19.04.04, venne
fondata nel 1966 per soddisfare le esigenze di istruzione-formazione dei figli di italiani
dipendenti da Enti, Ditte, Imprese operanti in Tunisia. L’atto di nascita della Scuola, di fatto,
coincise con l’atto costitutivo del “Comitato Pro Scuola Italiana di Tunisi” (settembre 1966),
il quale se ne assunse la responsabilità e l’impegno della gestione.
A partire da quel anno, la Scuola è progressivamente cresciuta modificando la sua identità,
fino a quella attuale di Scuola Italiana Paritaria, che oltre ad essere un riconoscimento di tipo
“burocratico”, riconosce la qualità dell’offerta formativa della scuola, ampliandone gli effetti
del riconoscimento legale. Ciò intende portare la scuola a una piena identificazione con il
sistema educativo italiano, collocato nella dimensione plurilingue e multiculturale.
La Scuola attualmente riesce a garantire l’offerta formativa di tutti i gradi della scuola:
d’obbligo e non. Costituiscono parte dell’istituzione scolastica in Tunisia:
- Scuola dell’Infanzia, ex scuola materna (bambini dai 3 ai 5 anni);
- Scuola Primaria, ex scuola elementare (bambini dai 6 agli 11 anni);
- Scuola Secondaria I grado, ex scuola media inferiore (bambini dai 12 ai 14 anni);
21
I dati sono stati forniti direttamente dalla Scuola Italiana di Tunisi e sono relativi all’a.s. 2005/2006.
10
- Scuola Secondaria II grado, ex scuola media superiore (ragazzi dai 15 ai 18 anni).
Relativamente alla scuola secondaria di II grado è attivo un percorso di studi di durata
quadriennale corrispondente al “Liceo Scientifico”.
Le risorse umane impiegate dalla Scuola comprendono:
- un responsabile di direzione, cui è affidata la direzione e il governo della scuola,
carica attualmente ricoperta dal Prof. Giorgio La Rocca;
- il corpo docente, costituito da 28 unità, di cui n°26 nominati dal Comitato di Gestione,
in parte reclutati sul posto e in parte provenienti appositamente dall’Italia (n°9 italiani
residenti, n°7 italiani non residenti, n°6 tunisini, n°2 francesi, n°1 bulgaro, n°1
brasiliana) e n°2 docenti nominati dal MAE, rispettivamente per la scuola primaria e la
scuola secondaria di I grado.
- Personale del Servizio Amministrativo e di segreteria, reclutati in loco (n°1 italiana e
n°1 bulgara);
- Personale di servizio (n°4 tunisini).
Gli alunni sono 163, con una percentuale di frequenza dell’11% nella scuola dell’infanzia, del
36% nella primaria, del 25% nella secondaria di I grado e del 28% al Liceo. Il 48% degli
studenti sono italiani, figli di personale che presta servizio in Ambasciata, di imprenditori o di
famiglie che lavorano temporaneamente nel Paese; 29% italo-tunisini, figli di matrimoni
misti; 9% italo-altre nazionalità; 7% altre nazionalità; 6% tunisini; 1% tuniso-altre
nazionalità.
La Scuola Italiana è alloggiata in un unico edificio costruito in tre piani su due livelli di
strada. Essa, oltre ad un’ampia aula per la scuola d’infanzia e 12 aule (5 per la scuola
primaria, 3 per la scuola secondaria I grado, 4 per il Liceo), dispone di: una sala video, un
laboratorio multimediale (in ristrutturazione), una biblioteca contenente 773 volumi, un’aula
magna, di circa 90 mq, adibita anche a sala mensa; nel pomeriggio è spesso usata per le
attività di “Laboratorio d’arte e ceramica” e “Laboratorio teatrale”.
Lo studio della lingua araba è previsto sin dalla scuola primaria ma solo dall’anno scolastico
2005-2006 è stato introdotto anche al Liceo Scientifico, come lingua straniera, oltre
all’inglese e al francese. Mentre per gli studenti liceali tunisini sono previsti dei corsi intensivi
di lingua italiana pomeridiani.
Attualmente gli sponsor che sovvenzionano la Scuola sono il gruppo “Miroglio” e “IVECO”.
Si sta cercando di trovarne di nuovi per poter ampliare i locali ed offrire nuovi spazi ad
un’utenza in crescente aumento. Inoltre, il Comitato ha accolto la proposta di diversificare
l’offerta formativa per quanto riguarda la scuola di II grado, affiancando al Liceo Scientifico,
la sola opzione presente al momento, un Istituto Tecnico, che garantirebbe agli studenti
tunisini una formazione tecnica più facilmente spendibile nelle aziende ed imprese italiane
presenti in Tunisia.
Problema ancora irrisolto è quello legato all’equipollenza del titolo di studio in Tunisia e in
Francia. Questo è uno dei motivi principali per i quali non pochi residenti italiani preferiscono
mandare i loro figli alla Scuola Francese.
L’Istituto Italiano di Cultura, nato nel 1961, cercò di ripristinare la posizione culturale che
l’Italia aveva occupato fino alla Seconda Guerra Mondiale. Attraverso l’Istituto di Cultura, il
Ministero degli Affari Esteri cominciò ad attribuire a studenti tunisini le prime borse di studio
per la frequenza di corsi universitari, non essendo ancora nata l’università nel Paese. Per dare
nuovo impulso al dialogo fra le due culture, si organizzarono incontri letterari fra orientalisti
ed esponenti della cultura tunisini (Rizzitano, Gabrieli, Achour, etc…). Sempre in quegli anni,
l’Istituto di Cultura collaborò alla stipula dell’accordo tra la RAI e il Governo tunisino per
11
l’istallazione di un’antenna finalizzata alla ricezione dei programmi di RAI 122. Nel 1967,
con la creazione della prima università tunisina (l’attuale “Università di Tunisi”),
cominciarono gli scambi di esperienze nel campo didattico e nacquero le prime convenzioni
con le Università italiane. Dal 1978, con la creazione della prima cattedra di Italianistica,
l’Istituto rese possibile l’avvio di corsi di lingua e letteratura italiana mettendo a disposizione
il proprio personale docente. Sempre negli anni ’80, su proposta dell’Istituto, fu creata la
“Carthago Film”, prima società tuniso-italiana di produzione cinematografica e furono elargiti
consistenti aiuti alla SATPEC, complesso cinematografico tunisino (i cui tecnici si erano
formati in Italia), trasformata successivamente in Scuola di Cinema. Gli accordi
interuniversitari sono andati aumentando fino a raggiungere le attuali 45 unità.
Da segnalare, in questo contesto, la recente creazione a Tunisi di una Scuola Superiore
Mediterranea per la Formazione nelle Tecnologie dei Media, in collaborazione con
l’Università di Pavia.
Nel 2000, l’Istituto di Cultura si è trasferito in pieno centro città, dove gode di maggiore
visibilità. Nella nuova sede l’Istituto dispone di ampi spazi adibiti ad uffici e ad aule per i
corsi di lingua e cultura italiana, come pure di un salone polivalente che ospita spesso delle
esposizioni. La nuova biblioteca, contenente 10.000 volumi, è stata di recente (marzo 2006)
riaperta al pubblico; circa 200 tra studenti, ricercatori e docenti di Italianistica delle locali
università, sono i più assidui frequentatori.
Per quanto riguarda l’attività culturale dell’Istituto, essa ha subíto negli ultimi anni
un’importante accelerazione. Alla base di tale attività, la ricerca costante di un alto livello
qualitativo nonché una politica culturale intesa a mettere in luce e valorizzare affinità e
reciproche influenze. Le manifestazioni dell’ultimo quinquennio, svolte nei più svariati settori
– musica, teatro, cinema, arte, convegnistica, editoria – sono culminate in quello che è stato
definito in loco il “concerto del secolo”, il Mafistofele di Arrigo Boito, eseguito
dall’Orchestra e dal Coro del Maggio Musicale Fiorentino, diretti da Riccardo Muti, nella
splendida cornice dell’Anfiteatro Romano di El Jem, il 4 luglio 2005. Il 2006 ha già al suo
attivo eventi di rilievo, una conferenza di Gianni Vattimo all’Università della Manouba di
Tunisi, la realizzazione di una mostra sull’evoluzione della moda maschile italiana nella
seconda metà del XX secolo, lo spettacolo presentato dal Balletto di Liliana Cosi e Marinel
Stefanescu “Omaggio al Classico” al teatro Municipale di Tunisi: tutti eventi che hanno
suscitato un grande interesse presso i media locali, il pubblico tunisino e naturalmente gli
italiani residenti in Tunisia. Il programma culturale prevede inoltre altre manifestazioni, quali
la “Giornata di Studi Italiani”, in aprile, presso l’Istituto Superiore di Lingue di Tunisi e, in
ottobre, “La Settimana della Lingua Italiana nel Mondo”, che verterà sul tema “Il cibo e le
feste nella lingua e nella cultura italiana”. Alle prossime Giornate del Cinema Europeo,
l’Istituto proporrà al pubblico recenti film italiani di successo, quali “La tigre e la volpe” di
Benigni e “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati. L’Istituto di Cultura gode tuttavia del
costante sostegno delle istituzioni e degli organismi tunisini e italiani che contribuiscono in
maniera determinante alla riuscita delle manifestazioni proposte.
Accanto a queste attività a favore della promozione e della diffusione della cultura italiana in
Tunisia, l’Istituto organizza corsi di lingua italiana di vari livelli e corsi di pittura. Il numero
degli iscritti è in costante aumento e l’Istituto fatica a soddisfare le richieste. Dall’inizio
dell’anno 2006 sono stati attivati ben 13 corsi, con un numero di iscritti che si aggira intorno
ai 350. Si tratta principalmente di studenti (liceali che hanno scelto l’opzione “lingua italiana”
e che investono in un corso ulteriore perché prevedono di continuare lo studio all’Università;
ma anche universitari che prevedono di continuare gli studi in Italia); liberi professionisti,
22
Tali programmi erano molto seguiti, anche per la mancanza della televisione locale e la totale assenza di altri
emittenti straniere. Per questo non di rado ci si imbatte in tunisini che parlano correntemente l’italiano avendo
guardato per anni solo RAI 1.
12
soprattutto avvocati e medici; impiegati sia del settore pubblico (Ministeri Affari Esteri) che
privato (aziende d’import-export); ingegneri e periti, dirigenti d’imprese italo-tunisine che
lavorano a stretto contatto con italiani, e insegnanti.
Il Personale in servizio presso l’Istituto di Cultura è composto da n°2 Direttori APC di ruolo
(l’attuale Direttrice dell’Istituto la Dott.ssa Paola Procaccino e il Vice-Direttore); n°1 Esperto
Scientifico (ex art. 16 L. 401/90); n°4 Contrattisti MAE; n°1 Contrattista L. 296/98; personale
reperito in loco e finanziato con i fondi di bilancio dell’Istituto; insegnanti italiani reperiti in
loco con contratti di prestazione d’opera (o cottimo fiduciario).
I lettori italiani che prestano servizio presso le università tunisine sono 2 a Tunisi e 1 a Gabes.
Il Comitato della Dante Alighieri di Tunisi23 fu il primo tra quelli costituiti all’estero e si
formò nel 1892. Perseguì un’importante politica di mantenimento e diffusione della lingua e
della cultura italiana e di italianizzazione della collettività, motivata dal fatto che spesso gli
emigrati erano analfabeti e non si esprimevano in italiano bensì nel loro dialetto d’origine24.
L’azione della Dante Alighieri era rivolta esclusivamente ai cittadini italiani e si esplicava
attraverso l’organizzazione di corsi serali di lingua italiana e attraverso la creazione di
istituzioni professionalizzanti quali la Scuola di Arti e Mestieri, intorno alla quale si venne a
creare un corpo professionale legato al settore dell’edilizia, composto da ebanisti, incisori,
marmisti e da altri professionisti ed artigiani.
Attualmente il Centro Culturale Dante Alighieri organizza corsi di lingua italiana e dei
corsi di disegno e pittura per bambini, adolescenti o adulti. Gli iscritti sono circa 550, in
maggioranza tunisini, studenti e liberi professionisti.
Alla fine dell’anno scolastico vengono allestite delle mostre per esporre le opere e le creazioni
degli allievi, con premi e rilasci di diplomi. Spesso vengono organizzate attività seminariali,
convegni o presentazione di libri.
Si tratta di un comitato spontaneo, indipendente da sovvenzioni, che si finanzia
sostanzialmente attraverso le iscrizioni degli utenti; riceve, tuttavia, una borsa dal Ministero
Affari Esteri per la promozione della cultura italiana. Il Centro Culturale possiede
un’importante biblioteca, attualmente in sistemazione, composta da circa 10000 volumi. Si
tratta di libri dati in donazione o lasciati da italiani partiti dalla Tunisia, di volumi anche molto
antichi, difficilmente reperibili altrove. Sta per essere avviato anche il programma di
informatizzazione per agevolare gli studi e le ricerche degli utenti.
Attualmente la Presidente è la Dott.ssa Silvia Finzi.
Casa Sicilia
23
Leila Adda, “La Dante Alighieri”, pp. 77-83, in Memorie italiane in Tunisia.
24
Si veda Marionette Pendola, “La lingua degli italiani di Tunisia”, in Memorie Italiane di Tunisia, pp. 13-18.
25
Istituto di Alta Cultura ONLUS costituito nel ‘92 in Sicilia.
13
propone, dal novembre 2005 fino a luglio 2006, nel quadro di un cineforum una rassegna di
30 film italiani, dagli anni ’70 ai nostri giorni, insieme a degustazioni di piatti e ricette tipiche
della cucina siciliana. Dal 13 al 19 marzo 2006 si è svolta la seconda edizione di “Saveurs et
Savoirs du Sud”, una manifestazione che ha visto succedersi colloqui e seminari su
Pirandello, concerti di musica tradizionale, atelier di cucina, degustazioni, rappresentazioni
teatrali, film.
Tra le attività di maggior successo i Seminari sulla “Pesca nel Mediterraneo. Regole comuni e
qualità” e le “Riserve Marittime del Mediterraneo”, rispettivamente nel dicembre 2005 e nel
febbraio 2006, occasioni propizie per lo scambio di conoscenze tra esperti tunisini e italiani.
Inoltre Casa Sicilia è anche sede di stage di studenti delle scuole siciliane: nell’agosto 2005
gli studenti dell’ITC Ferrara di Mazara del Vallo si sono recati a Tunisi per la realizzazione
del progetto POR Sicilia 2005/2006. A Dar Bach Hamba ha avuto sede nel 2005 un campus
universitario sul turismo alternativo nella Medina di Tunisi.
Si tratta di manifestazioni che suscitano un vivo interesse soprattutto nel giovane pubblico
tunisino, che studia la lingua italiana e che è attratto dalla cultura italiana, ma anche nei
siciliani, residenti in Tunisia da generazioni, che riscoprono le loro radici. Scarsa la
partecipazione del resto della collettività italiana.
14
Il Comitato delle Donne Italiane Sposate con Tunisini (CODIST)
Il Comitato delle donne italiane sposate con tunisini è stato costituito nel 1994 presso
l’Ambasciata d’Italia per la tutela e l’assistenza alle donne italiane che hanno contratto
matrimoni binazionali e che sono residenti in Tunisia. È attualmente presieduto dalla Sig.ra
Marzia Ravegnini Gaïasse ed il direttivo dell’associazione conta circa sette iscritte. Il Codist
opera nell’ambito dell’assistenza e dell’accoglienza, promuovendo altresì azioni di solidarietà
e attività culturali. Nasce dalla volontà di incontrarsi, conoscersi, dare amicizia e aiuto morale
alle donne in difficoltà, offrire, per quanto è possibile, informazioni legali e giuridiche, aprire
un dialogo con le istituzioni tunisine affinché donne e madri con i propri figli ritrovino la
propria dignità. Nel marzo 2000 il Codist ha pubblicato un interessante vademecum, intitolato
“Per conoscere, per conoscersi: il matrimonio binazionale”28 a cura di Maira Fiorani e
Antonino Trimarchi, con l’intento di fornire alcune indicazioni di ordine giuridico e pratico
alle numerose italiane che intendono contrarre o che hanno già contratto un matrimonio con
un cittadino tunisino.
Il Circolo Italiano
Il Circolo Italiano è una struttura associativa riconosciuta dallo Stato italiano e da quello
tunisino, attiva da circa quarant’anni. Non è un’associazione a scopo di lucro e vorrebbe
essere un punto di incontro per gli italiani residenti in Tunisia. Conta un numero di 480 soci,
di cui 300 onorari, che godono di uno sconto nel momento in cui usufruiscono dei servizi di
ristorazione del Circolo. Il Circolo gestisce una sala ristorante, con uno chef rigorosamente
italiano, una pizzeria, un bar. Si organizzano cene ispirate alla cucina regionale, feste per i
bambini, serate musicali, serate di beneficenza. In genere, il Circolo sostiene con dei
contributi la SIA. Varie proposte sono state avanzate nel Consiglio d’amministrazione del
Circolo a favore dell’organizzazione di attività culturali.
Il Circolo è aperto a tutti, italiani e non. L’attuale presidente, in carica da 4 anni, è il Dott.
Franco Nigro, di origine pugliese.
La Camera di Commercio29 fu creata a Tunisi nel 1884, quando la “colonia italiana” sotto la
spinta migratoria, continuava a crescere numericamente e i professionisti italiani di Tunisi
furono spinti dalla necessità di difendere e tutelare i propri interessi. Dal ’43 tutte le
associazioni italiane, scuole, giornali e in genere tutte le attività degli italiani in Tunisia
vennero bloccate. La Camera rinacque nel 1955, con la normalizzazione dei rapporti italo-
francesi, allo scopo di favorire lo sviluppo delle relazioni commerciali, industriali, agricole,
finanziarie e turistiche tra l’Italia e la Tunisia. La Camera operò senza visto ufficiale delle
autorità sino al riordinamento italiano delle Camere di Commercio estere in Italia (1970) ma
soprattutto sino all’ottenimento del visto rilasciato dalle Autorità tunisine avvenuto nel 1965.
Con lo sviluppo delle relazioni politiche e di partenariato tra Italia e Tunisia, un nuovo tipo di
rapporti tra le due rive del Mediterraneo comincia a farsi strada. Il concetto stesso di relazione
muta, dallo sviluppo unilaterale degli interessi italiani in Tunisia, si passa ad un rapporto di
co-sviluppo degli interessi, laddove la difesa degli interessi italiani diviene anche e
contemporaneamente la difesa e lo sviluppo degli interessi tunisini. In questo contesto la
Camera subisce un ulteriore cambiamento, nell’84 diviene la “Camera Tuniso-Italiana di
28
Edizioni Finzi, Tunisi, 2000, pp. 94.
29
Si veda S. Finzi, “La Camera di Commercio ed Arti”, pp. 41-46, in Memorie italiane in Tunisia.
15
Commercio e Industria” con una rappresentanza tunisina nel Consiglio d’Amministrazione,
superiore a quella italiana30. Oggi, l’attuale statuto prevede che il Consiglio sia costituito da
10 italiani e 10 tunisini. Attualmente il Presidente della Camera è Chekib Nouira.
Il COMITES
Attualmente in Tunisia non esiste più il COMITES, di cui era Presidente Elia Finzi. Si tratta
di un organo rappresentativo eletto direttamente dagli italiani all’estero ed istituito presso
ciascun Ufficio consolare nella cui circoscrizione risiedono almeno 3000 cittadini italiani. Nel
2003 il Comitato è stato sciolto poiché formalmente gli iscritti all’AIRE non raggiungevano la
quota minima (3000 appunto), ma le cifre effettive contano un numero di italiani residenti in
Tunisia di gran lunga superiore.
Secondo alcuni importanti esponenti della storica comunità italiana il COMITES garantiva un
minimo di rappresentatività della collettività nei confronti delle istituzioni. Il successivo
scioglimento ha privato la collettività di quel minimo di rappresentanza, riducendone il peso e
il ruolo rispetto alle istituzioni.
Altre Associazioni
Risultano inoltre esistenti in Tunisia, come anche descritto nel documento “Scheda Tunisia”,
l’Associazione Sportiva Aurora, l’Istituto Culturale Ferdinando Santi, alcune emanazioni
politiche (azzurri nel mondo e circolo tricolore), e negli anni passati era anche stata costituita
la lega navale (scomparsa recentemente).
Di nuova costituzione, l’IMIT, l’ANFE (Associazione Nazionale Famiglie Emigranti), e la
“Consulta delle Associazioni” (ente costituito 6 mesi fa e notificato all’Ambasciata, che
voleva proporsi come ente sostitutivo del COMITES e con funzioni di coordinamento di tutte
le realtà associative italiane esistenti in Tunisia).
16
in lingua italiana, il “Corriere di Tunisi”, che dal 1956 non ha mai smesso di mantenere vivo il
legame con l’Italia e la sua lingua.
In Tunisia la stampa fu inaugurata nel 1838 proprio da un giornale in lingua italiana31;
attraverso di essa trapassarono diverse ideologie politiche dall’Europa al Nord Africa, in
particolare attraverso la voce degli emigrati politici italiani. Varie sono le testate in lingua
italiana che hanno visto la luce in Tunisia: “L’Unione”, quotidiano dal 1887 al 1943; “La
Patria”, quotidiano (1970); “L’Italiano di Tunisi”32, settimanale dal 1936 al 1940; “Il
Giornale”33, quotidiano (1939); “Il Ghibli”, settimanale dal 1930 al 1934; “L’Italo-Tunisino”,
settimanale 1956-57; “Il Corriere di Tunisi”, settimanale dal 1956, divenuto oggi bimensile.
L’attuale direttore, Elia Finzi, è anche il proprietario dell’omonima tipografia, la prima
stamperia italiana che dalla sua creazione nel 1880 rappresenta il fulcro dell’attività editoriale
in lingua italiana34. Quest’anno, in occasione del 50° anniversario della fondazione del
giornale, è stato lanciato in una nuova veste grafica e con un nuovo sottotitolo, “Corriere
Euromediterraneo”, che sostituisce il vecchio “Corriere Eurafrica”. Il Corriere costituisce da
mezzo secolo un importante strumento per gli italiani in Tunisia, per saperne di più sulla
comunità italiana residente, su cronaca, cultura, società, economia in Italia e in Tunisia.
Esiste uno specifico progetto finalizzato al recupero della memoria degli italiani in Tunisia,
allo scopo di ricostruire la vita politica e socio-culturale della collettività italiana nelle sue
vicende storiche, denominato “Memoria degli Italiani di Tunisia”, di cui è responsabile Silvia
Finzi, appartenente alla storica famiglia da generazioni radicata nel Paese, attualmente
docente alla Facoltà di Lettere e Scienze Umane dell’Università di Tunisi, nonché presidente
del comitato della Società Dante Alighieri a Tunisi. Grazie al sostegno dell’Ambasciata
Italiana e dell’Istituto di Cultura, Il “Progetto della Memoria” ha dato origine fino a questo
momento a quattro pubblicazioni intitolate: “Pittori italiani di Tunisia” (2000), “Memorie
italiane di Tunisia” (2001), “Architetture italiane di Tunisia” (2002) e infine “Mestieri e
Professioni degli italiani in Tunisia” (2003)35. Il gruppo di ricercatori, composto da italiani,
italo-tunisini, tunisini e italo-francesi, si pone l’obiettivo di ricostruire la memoria della
comunità italiana, nelle sue relazioni interne ed esterne, raccogliendo la documentazione
orale, scritta e iconografica disponibile, per meglio conoscere la collettività italiana di ieri, le
sue peculiarità e il suo apporto. I saggi sono in italiano e in francese. È in corso di
pubblicazione il quinto volume intitolato “La Cucina italiana in Tunisia”.
31
“Il Giornale di Tunis e Cartagine”, stampato su iniziativa di due emigrati napoletani. Il primo numero fu
l’ultimo in seguito alla sua soppressione voluta dal Bey. Si veda M. Brondino, “La stampa periodica:
testimonianza della emigrazione italiana in Tunisia”, pp. 179-184, in Memorie italiane di Tunisia.
32
Primo giornale antifascista, fondato da Giulio Barresi.
33
Prima testata comunista diretta da G. Amendola e V. Spano, e collegata con il comitato comunista tunisino,
partito alla cui fondazione avevano contribuito anche alcuni italiani.
34
Presso la storica tipografia Finzi è disponibile la collezione completa del “Corriere di Tunisi”, nonché diverso
materiale bibliografico e documentario relativo alla collettività italiana.
35
I quattro volumi sono S. Finzi (a cura di), Finzi Editore, Tunisi.
17
L’insegnamento dell’italiano in Tunisia
36
Si veda Ciro Gravier Oliviero “L’insegnamento della lingua italiana nelle scuole secondarie e nelle università
tunisine” dal Corriere di Tunisi Corriere Euromediterraneo, n°1 (nuova serie 20 Marzo/4 Aprile), pp. 33-37.
18
l’impegno di non disattendere un così forte interesse. È della massima importanza e
convenienza dunque, fornire loro a turno, una tale opportunità. Perché però ciò non si
trasformi in un’occasione improduttiva e impropria di “turismo”, la borsa deve essere legata
ad un soggiorno di studi, visita e confronto in scuole italiane, per conoscere sistemi
organizzativi, modelli didattico-pedagogici, strumentazione e sussidi nel contesto scolastico
italiano. Il confronto culturale con i colleghi docenti in Italia non potrà non sfociare in una
reciproca conoscenza e nella eliminazione degli stereotipi e dei pregiudizi (sia negli adulti che
nei giovani) e potrà forse innescare processi di rivisitazione del portato culturale reciproco
nonché aprire proposte di mantenimento dei rapporti tra scuole italiane e tunisine (mobilità
scolastica, viaggi di istruzione, gemellaggi…).
L’Istituto di Cultura Italiano ha inoltre avanzato una specifica richiesta, inoltrata per il
tramite dell’Ambasciata, relativa ai corsi di aggiornamento destinati a docenti tunisini di
italiano. Il competente ufficio del Ministero degli Esteri, esprimendo consenso e
disponibilità, aggiungeva: “In considerazione della posizione di preminenza che la lingua
italiana sta acquisendo in Tunisia, si condividono le considerazioni di codesta rappresentanza
sulla esigenza di effettuare un particolare sforzo in materia di aggiornamento degli insegnanti
locali della Scuola Secondaria. Una loro migliore preparazione sul piano didattico appare uno
strumento indispensabile per sostenere e corrispondere così alla crescente domanda di
italiano, con iniziative capaci di ingenerare fra l’altro un maggior coinvolgimento delle stesse
Autorità tunisine” (Messaggio del 7 febbraio 2005).
È stato poi firmato il 23 marzo 2005 dal Sen. Alfredo Mantica, Sottosegretario di Stato
degli Esteri, per la parte italiana e dal Dott. Hatem Ben Salem, Segretario di Stato, per la parte
tunisina, il Programma Esecutivo dell’accordo di cooperazione culturale, scientifica e
tecnologica tra la Repubblica Italiana e la repubblica Tunisina per gli anni 2005/2007. Il
Programma si iscrive nel grande Accordo fra le due Repubbliche che risale al 1997 ed è il
risultato dei lavori della Grande Commissione Mista riunitasi a Tunisi nell’ottobre del 2001.
La comunità scientifica chiede una politica culturale-linguistica che sappia rispondere
al crescente interesse della Tunisia per la lingua e la cultura italiana.
Come si puó facilmente immaginare, e come spiegato nell’introduzione, i dati sul profilo
occupazionale degli italiani all’estero non sono di facile rilevazione per molteplici ragioni.
Innanzittutto la tipologia dei dati varia a seconda delle fonti da cui provengono. Ciascuna
istituzione esegue rilevazioni statistiche con obiettivi spesso differenti ed i dati che ne
emergono risultano, quindi, di tipologia diversa. Anche laddove la tipologia dei dati è
omogena, le varie istituzioni che eseguono la ricerca, spesso non eseguono un controllo
incrociato con le rilevazioni statistiche, della stessa tipologia, eseguite da altre fonti,
limitandone quindi la affidabilità. E’ inoltre pressochè impossibile trovare, a livello
istituzionale, dati molto specifici (nel caso specifico, la provenienza regionale degli
imprenditori).
Ultimo elemento, ma forse più importante degli altri, è che esiste sempre, come già
anticipato, una dualità tra “dati ufficiali” (appunto, statistici o di rilevazione istituzionale) e
realtà “effettiva”. Anche nel caso delle imprese italiane all’estero, emerge spesso che non tutte
vengono registrate presso le istituzioni di riferimento e quindi non vengono rilevate dalle
statistiche ufficiali. Per di più, nei colloqui intercorsi, è emerso frequentemente che alcune
19
delle attività economiche realizzate da italiani in Tunisia, appaiono rimanere, deliberatamente,
“non visibili”, spesso per ragioni che non è compito di questa ricerca approfondire.
Ció detto, si possono comunque descrivere alcune delle caratteristiche principali del
mondo economico italiano in Tunisia, tenendo presente che numeri, presenze ed attività
emergono da un insieme di dati ufficiali e non. I dati non emersi da fonti statistiche risultano
comunque attendibili, tenuto in considerazione che la presenza all’interno delle comunità per
lungo tempo, è spesso fonte di conoscenza più approfondita, o certamente complementare,
rispetto alle rilevazioni statistiche estemporanee.
A gennaio 2006, risultava una presenza, in Tunisia, di 2700 imprese straniere per un
totale di circa 255.000 persone impiegate, cioè metà della popolazione attiva manifatturiera
(dati Ministero della Finanze della Tunisia, Marzo 2006). L’80% di queste imprese estere
esporta la totalità della loro produzione. Il numero di imprese estere o miste supera oggi la
media di 200 imprese l’anno contro una media di 100 imprese negli anni ’90 (dati Foreign
Investment Promotion Agency, 2005).
Tra gli investitori diretti esteri in Tunisia troviamo ai primi posti i Paesi Europei, in
particolare Regno Unito e Francia, seguiti dall’Italia, dalla Germania, dall’Olanda, dal Belgio
e poi da altri Paesi. La stragrande maggioranza delle società estere opera nel settore
manifatturiero, in particolare quello del tessile ed abbigliamento, mentre la presenza
straniera nei settori come quello del turismo, dei servizi, dell’agricoltura e dell’agro-industria,
ancora piuttosto limitata, si sta evolvendo con una certa rapidità.
Un grande potenziale produttivo è rappresentato dal settore agro-alimentare della
produzione del pomodoro ed in quella dell’olio di oliva di qualità. Anche il settore agricolo
presenta alcune interessanti novità. Infatti anche se non è possibile acquistare proprietà
agricole, ma solo stipulare dei contratti d’affitto con periodi che vanno fino a 40 anni, è stato
recentemente superato il problema che impediva agli investitori esteri di detenere una quota
societaria di capitale superiore al 49%. Pur essendo vincolata ad un’autorizzazione
governativa, tale possibilità è attualmente consentita. La privatizzazione in questo settore ha
visto realizzarsi società miste per la gestione di aziende viti/vinicole. La Tunisia offre pertanto
interessanti possibilità d’investimento estero che il dialogo Euro-Mediterraneo ha
notevolmente contribuito a rilanciare e a potenziare.
Per avere un’idea della grandezza degli investimenti esteri diretti in Tunisia, si puó
consultare la tabella qui di seguito, riportata dalla Bilancia dei Pagamenti 2004 della Banca
Centrale Tunisina (le cifre sono indicate in milioni di Dinari Tunisini, 1 Euro = 1.6 Dinaro).
20
Anche nel 2005, i trends degli investimenti esteri, non specificatamente italiani, verso la
Tunisia, sono rimasti più o meno invariati: energia (216,71 milioni di Euro), industrie
manifatturiere (193,86 milioni di Euro), turismo ed immobiliare (2,74 milioni di Euro).
21
Distribuzione per Governorato Tunisino delle Unità
Produttive italiane
Beija; 5 Ben Arous; 63
Zaghouan; 32 Ariana ; 48 Bizerte; 51
Tunisi e Gabes; 1
dintorni; 97
Sousse; 46 Jendouba; 7
Siliana; 13 Keirouan; 14
Sfax; 13
La Manouba;
25
Rades; 5
Le Kef; 3
Nabeul; 133
Monastir; 54 Mahdia; 12
Medenine; 5
In generale i principali settori degli investimenti italiani verso la Tunisia sono: settore
energetico, tessile e abbigliamento, componenti per automobili, settore elettrico, settore
bancario, cuoio e calzature, agro-alimentare, meccanico e metallurgico, chimico. Gli anni ’90
videro un grande sviluppo del tessile, dell’agricoltura e dell’industria calzaturiera. Ora anche
l’agro-alimentare sta vivendo un forte sviluppo.
Anche nei dati relativi all’anno 2005, troviamo al primo posto, per divisione
merceologica, il tessile ed abbigliamento (48,5 % circa) dove operano oltre 300 imprese tra le
piccole e medie. In questo settore va segnalata la presenza di noti gruppi industriali italiani
come la Benetton, il Guppo Tessile Miroglio-GVB (con tre unità produttive in Tunisia), il
Gruppo Marzotto, Tacchini, etc.
Di particolare interesse è l'avvio di un progetto di Distretto industriale su circa 200 ettari
di terreno realizzato da un gruppo di imprese capeggiate dalla Società Anbro Consulting di
Roma con l'appoggio istituzionale della Regione Veneto ad Enfida (Sousse). Iniziativa che
dovrebbe portare alla delocalizzazione di numerose aziende provenienti essenzialmente dalla
Regione Veneto e dalla Calabria.
Gli altri investimenti si sono diretti verso i settori chimico e gomma (5,3 %), elettrico ed
elettronico (8,9 %), edilizia, trasporti, turismo (5 %), meccanico e metallurgico (7 %), agro-
alimentare ed agricolo (5,3 %), cuoio e calzature (11,3 %).
22
Settori produttivi delle ditte italiane
veicoli 1
1
1
soceità petrolifere 6
7
9
industria del tessile e
304
abbigliamento
41
22
industria elettrica-elettronica 56
19
20
cuoio e calzature 71
33
33
Banche 3
Tra gli investimenti italiani in Tunisia più significativi degli ultimi anni, vanno segnalati
quello, appunto, da parte di Benetton (2002), la costituzione di una joint-venture per la
produzione di vino su una estensione di circa 650 ha da parte della ditta siciliana Calatrasi
(2001), il forte investimento effettuato dalla ditta umbra Colacem che ha acquistato il
cementificio CAT (Ciments Artificiels de Tunisie) avviando una profonda ristrutturazione ed
ammodernamento degli impianti di produzione oltre che di carattere organizzativo portando il
totale dell'investimento ad oltre 80 milioni di Euro.
Da sottolineare inoltre la presenza delle grandi imprese italiane che hanno investito nei
settori dell'energia (Eni(Scogat), Agip, Snam Progetti), del trasporto (Fiat Auto, Fiat Iveco,
quest'ultima ha creato una nuova linea di produzione a Sousse -Centro-Est del Paese, Fiat
Avio, Piaggio) dei grandi lavori ed opere (Todini, Peirani), mentre Impereglio, Ansaldo ed
Astaldi, finiti i lavori per commesse acquisite, hanno abbandonato la Tunisia. Sono inoltre
presenti l'Alitalia che assicura i collegamenti aerei con voli quotidiani da e per l'Italia, nonché
le società Messina, Tarros, Grimaldi, Lauro, Bongiorno srl, Sirio, Faggioli, STC – Società
Trasporti Combinati, Tim, che gestiscono trasporti marittimi ed intermodali di merci tra
l'Italia e la Tunisia. Attiva anche in Tunisia la SIMESt che ha finanziato alcuni progetti di
creazione di investimenti nel Paese a favore di Piccole e Medie Imprese italo-tunisine.
Sono inoltre presenti in Tunisia con propri Uffici di Rappresentanza il Monte dei Paschi di
Siena (che ha una partecipazione azionaria nella Banque du Sud), la Banca di Roma e la
Banca Intesa. Il Gruppo San Paolo IMI ha invece una partecipazione azionaria del 5% nella
BIAT senza alcuna presenza operativa in Tunisine e Banca Nuova ha firmato recentemente un
accordo con BIAT per la fornitura di nuovi servizi bancari.
Le imprese italiane in Tunisia, come le altre imprese estere, sono per lo più imprese off-
shore (80%), che producono cioé localmente, ma che sono totalmente esportatrici. Le
imprese italiane di grandi dimensioni non sono moltissime. Le imprese con più di 200
23
dipendenti risultano infatti solo 24 su 289, i cui dati sono disponibili. Il numero di dipendenti
non è infatti un dato facilmente disponibile cosí come il fatturato annuale37.
La presenza italiana in Tunisia è espressa soprattutto nella dimensione delle piccole-
medie imprese. Dai vari contatti intercorsi è emersa con determinazione la constatazione che
la maggior parte degli imprenditori italiani ad oggi presenti su territorio tunisino, sono di
nuova generazione (non provengono cioè da famiglie residenti da generazioni) e che, con un
passato professionale in Italia da artigiani o tecnici del settore, si ritrovano qui a gestire una
ditta e dei dipendenti. Molti degli interlocutori incontrati (istituzionali e non) hanno affermato
che un buon numero di italiani in Tunisia, vengono da un passato problematico (professionale
o giudiziario) e che qui sbarcano alla ricerca di nuovi sbocchi e prospettive.
Partendo dai dati ufficiali si nota che le imprese italiane sono concentrate maggiormente
nel Governatorato di Nabeul e nel settore manifatturiero, seguito poi dall’industria del cuoio
e delle calzature e da quella elettronica.
1 7 7
26
65
2
5
4 2 14
37
tenendo presente, inoltre, che il fatturato aziendale non è un dato molto significativo dal momento che spesso
viene “gonfiato” per attirare l’interesse di possibili investitori
24
Al secondo posto come concentrazione di unità produttive italiane, troviamo il
Governatorato di Tunisi e dintorni sempre con la prevalenza del settore tessile e
dell’abbigliamento, dell’industria elettrica e di quella del cuoio e calzature.
3 5 3 4
7 5 8
6
1
35 9
6 5
Segue poi il Governatorato di Ben Arous (che si trova tra quello di Tunisi e quello di
Nabeul), ancora con il settore manifatturiero, l’industria del cuoio e calzature e quella
elettrica.
1 2 1 1 2
10
2
23
9
6 3
25
Nel Governatorato di Monastir predomina il settore del tessile e dell’abbigliamento cosí
come nel Governatorato di Sousse, dove si osserva anche una presenza importante
dell’industria agro-alimentare.
1
Unità produttive concentrate nel Governatorato di Monastir:
1
1 2 2 1
46
24 3
3
2 1
26
SETTORI
industria elettrica-elettronica
industria agro-alimentare
società di trasporti
soceità petrolifere
industria chimica
cuoio e calzature
industria diversa
società di servizi
lavori pubblici
turismo
banche
veicoli
Ariana 2 4 9 1 1 8 3 4 15 1 48
Beija 1 4 5
Ben Arous 1 2 10 2 3 9 3 6 23 1 2 1 63
Bizerte 4 2 8 1 2 5 1 8 20 51
Gabes 1 1
Jendouba 1 1 1 4 7
Keirouan 2 12 14
La Manouba 1 2 3 2 1 3 3 10 25
Le Kef 2 1 3
Mahdia 1 11 12
Medenine 2 1 1 1 5
Monastir 2 2 1 1 1 46 1 54
Nabeul 7 7 26 2 5 14 2 4 65 1 133
Rades 1 1 1 2 5
Sfax 1 2 1 2 3 4 13
Siliana 2 1 10 13
Sousse 5 4 3 3 3 1 2 24 1 46
Tunisi e dintorni 3 4 5 8 6 1 9 5 6 35 7 3 5 97
Zaghouan 1 1 3 3 2 3 19 32
Totale 3 33 33 71 20 19 56 22 41 304 9 7 6 1 1 1 627
Se, da un lato, analizzando i dati ufficiali disponibili è possibile un’analisi “regionale” con
riferimento alla Tunisia (in termini cioè di concentrazione geografica delle unità produttive
italiane o a partecipazione italiana), un’analisi “regionale” con riferimento invece all’Italia, è
possibile solo a grandi linee, dal momento che attualmente non esistono dati statistici precisi
che rilevano la provenienza regionale degli imprenditori italiani (l’ICE sta attualmente ri-
attualizzando le liste cercando di rilevare anche questo dato).
Si puó tuttavia affermare, sulla base delle informazioni raccolte, che nell’industria tessile
e servizi connessi (lavanderia, tintura, etc.), sono molto presenti gli imprenditori di origine
27
veneta, lombarda e toscana, che producono in Tunisia, con il sistema delle cosiddette
“piattaforme”38, per poi esportare in Italia.
I siciliani sono molto presenti nel settore della pesca e conservazione del pesce.
Mentre i pugliesi sono soprattutto presenti nel tessile, nell’industria mobiliera
(produzione di divani), nell’industria conserviera e nell’olio di oliva di qualità (non tanto
nella produzione quanto nel commercio dello stesso).
Con un’attenzione più particolare per gli italiani di origine pugliese, si è rilevato, dai vari
contatti, che essi sono circa 100 sparpagliati su tutto il territorio tunisino, seppur, dai registri
dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) ne risultino, a Marzo 2006, solo 43 iscritti
presso l’Ambasciata di Tunisi.
In particolare essi si concentrano soprattutto in due zone: Tunisi (circa 20-25) e Sousse
(circa 20). Nelle altre principali città della Tunisia, infatti non se ne registrano che singole o
poche presenze.
La maggior parte dei pugliesi presenti ha imprese individuali. Una buona parte di loro
proviene da Martina Franca e, nell’industria del tessile, hanno aperto ditte a Tunisi e dintorni
(Hammam Lif, Grombalia, Siliana, ..).
La seconda concentrazione significativa di pugliesi è quella di Sousse, dove se ne contano
circa 20, tra cui si è inclusa una donna imprenditrice, proprietaria di una grossa fabbrica di
abbigliamento e di un importante ristorante a Monastir. Tra i pugliesi residenti a Sousse, un
paio hanno aperto ristoranti/pizzerie (nel 2000 e nel 2005), uno lavora nel turismo
(intrattenimento musicale), uno ha una ditta di produzione di caschi ed un altro una ditta di
pelletterie. Le due presenze economiche più significative in termini di numero di dipendenti e
di fatturato sono quelle di un pugliese che ha una grossa ditta di compravendita di abiti usati
dall’Italia per la Tunisia e di un’altra società di due persone provenienti da Altamura, che
hanno una ditta di produzione di divani, con una presenza di altri 6 tecnici pugliesi del settore
che lavorano con contratti a tempo determinato (circa 1 o 2 anni), per poi darsi il cambio con
altri tecnici, sempre di provenienza pugliese.
Altri settori significativi di presenza pugliese sono quelli dell’industria conserviera
(esiste una grossa ditta di conservazione di pomodori secchi) e dell’olio di oliva di qualità
(come si diceva, soprattutto la compravendita più che la produzione).
38
Vedi nota 18 pag.7
28
5. Progetti con gli italiani all’estero attuati o in corso
29
più mirata ed efficiente dei propri servizi (informazioni sul paese e sul contesto economico
locale, identificazione delle migliori controparti imprenditoriali ed istituzionali, presentazione
delle imprese sul mercato locale) a supporto dello sviluppo della presenza italiana in Tunisia e
allo stesso modo della presenza di aziende tunisine in Italia. Sostiene quindi le aziende
italiane e gli imprenditori affinché essi siano agevolati nell’attività di internazionalizzazione
non solo attraverso il trasferimento dei mezzi di produzione ma anche delle proprie capacità
umane e aziendali.
Il sito web della Camera Tuniso-Italiana di Commercio e d'Industria è disponibile
all’indirizzo: http://www.ctici.org.tn
30
Con la consapevolezza che sempre di più il mercato europeo e dei Paesi vicini dell’Est e
Sud Europa è destinato a divenire un mercato unico ed allargato, al di là di queste iniziative
istituzionali per la promozione commerciale del “Made in Italy”, sono nate, in Tunisia, anche
una serie di Società di Consulenza private, su iniziativa di singoli imprenditori e non,
conoscitori del tessuto legislativo, economico e fiscale, di questo Paese, soprattutto con
riferimento ad imprese e scambi commerciali.
Tali Società di Consulenza ed Agenzie di Servizi, sono quindi a disposizione di
imprenditori italiani che sbarcano per la prima volta in questi territori e che necessitano di un
accompagnamento esperto nelle fasi di avvio delle loro attività economiche o di fornitura di
servizi. Tra queste Società di Consulenza ve n’è una, il cui proprietario è un pugliese.
La formazione
Per ció che riguarda invece la formazione, si è potuto notare che poco è stato
sviluppato relativamente a questo aspetto, sia in rapporto alla produzione locale che
all’emigrazione qualificata.
Fino ad ora alcuni imprenditori italiani hanno realizzato, a livello individuale e
sporadico, corsi di formazione professionale per i loro dipendenti tunisini. L’ICE ha realizzato
qualche corso di formazione rivolto alle imprese tunisine e l’ANFE (Associazione Nazionale
(italiana) delle Famiglie Emigrate), presente da poco in Tunisia, sta ora incominciando un
progetto, con la Regione Sicilia, di formazione di manodopera tunisina nel settore dell’arredo
urbano.
In un’ottica di realizzazione degli obiettivi stessi del Fondo Sociale Europeo, di
promozione della formazione e qualificazione professionale, e di incentivazione di rapporti di
cooperazione produttiva e commerciale degli italiani all’estero con le loro regioni di origine,
sarà sempre più importante puntare sul trasferimento di know-how italiano in Tunisia.
Migliore sarà la produzione locale in Tunisia (sia essa italiana o tunisina) e più efficace e
gestibile sarà la migrazione di manodopera tunisina verso l’Italia.
Uno dei progetti in corso che paiono significativi in termini di completezza d’azione e
di creazione di reali partenariati è quello che lega la Regione Sicilia alla Tunisia.
Più che un singolo progetto di cooperazione decentrata, la Sicilia ha realizzato, negli
ultimi anni in questo Paese, una serie di azioni che tutte insieme, costituiscono un quadro
integrato di iniziative per la formazione, la promozione di attività produttive, la cooperazione
culturale e scientifica e la creazione di reti e partenariati.
Oltre ad una serie di interventi finanziati anche su strumenti europei di cooperazione,
la Sicilia ha aperto a Tunisi un Istituto di Cultura (Istituto Ferdinando Santi) e Casa Sicilia
(Dar Bach Hamba), sede di eventi culturali e scientifici e più in generale di promozione della
Regione Sicilia e delle sue risorse.
Recentemente è stato, inoltre, firmato un accordo tra Banca Nuova (siciliana) e la
BIAT (uno dei maggiori gruppi bancari tunisini) con l’obiettivo di offrire, tra l’altro, servizi
bancari mirati agli emigrati tunisini in Sicilia e, viceversa, ai siciliani in Tunisia.
La Regione Sicilia è stata anche individuata quale Regione beneficiaria, con la
Tunisia, per le prossime azioni di cooperazione transfrontaliera, nel quadro della cooperazione
UE nel Mediterraneo. I due Partner coinvolti stanno in questi mesi elaborando un progetto che
mira a rafforzare la maggiore integrazione possibile fra le attività istituzionali, economiche,
sociali e culturali delle due sponde, al fine di sviluppare nell’area di intervento una capacità di
valorizzazione delle risorse del sistema Tunisia – Sicilia per un duraturo processo di crescita
31
economica sostenibile congiunta e a strutturare l’area integrata come perno di un futuro polo
di cooperazione che si allarghi a tutta l’area dello Stretto di Sicilia e alle sue funzioni
strategiche mediterranee in termini di politiche ambientali, dei trasporti, dell’energia,
dell’immigrazione, dello sviluppo economico.
Tra le componenti di questa azione è prevista la promozione dell’integrazione delle
filiere produttive, dei servizi e del turismo promuovendo forme di investimento congiunto,
assistenza e servizio comuni e preparando l’area all’impatto della futura apertura dei mercati.
Ipoteticamente si potranno finalizzare azioni congiunte di gruppi di imprese per la creazione
di consorzi di servizi comuni per lo sviluppo di filiere integrate o di distretti integrati, oppure
azioni di investimento fra imprese delle due sponde finalizzate alla realizzazione di una
impresa comune.
Sono anche in previsione azioni di formazione e ricerca, nonché di protezione del
patrimonio culturale ed ambientale.
Per avere ulteriori informazioni potete consultare il sito della Regione Sicilia:
http://www.regione.sicilia.it/presidenza/uscs
39
Per ulteriori informazioni consultare il sito: http://www.interact-eu.net
32
6. La rete dei contatti
Il programma in cui questa ricerca si inserisce è un Programma di Partenariato con gli
italiani all’Estero. Tale iniziativa di institutional building è orientata a dotare le Regioni
Italiane dell’Obiettivo 1 e le istituzioni locali, di competenze e della strumentazione per
promuovere, programmare e sostenere accordi di collaborazione con gli italiani all'estero per
l’internazionalizzazione e lo sviluppo locale dei territori.
La creazione quindi di rapporti stabili con le comunità di italiani all’estero è il
presupposto a quella che sarà poi la creazione di una rete di partenariato territoriale tramite
accordi di partenariato per lo sviluppo territoriale locale e la conseguente realizzazione di
iniziative pilota.
In quest’ottica, per ottenere la buona riuscita dell’iniziativa e stabilire un’efficace rete
di partenariati, risulta strategica la scelta dei « punti di contatto » o dei « nodi » di questa
ipotetica rete. Individuare cioè quelle istituzioni, associazioni e soprattutto persone, che siano
veri promotori dei partenariati territoriali e che si rivelino partecipanti attivi dello sviluppo
locale e facilitatori di sinergie e complementarietà tra attori pubblici e privati, singoli o
associativi che saranno coinvolti. Proprio laddove la comunità italiana (in Tunisia) risulta
frammentata e poco collaborativa, riuscire ad individuare gli organismi e le persone che per
finalità, obiettivi e propensioni, meglio si addicono alle attività di questo Programma, risulta
d’importanza fondamentale.
33
7. Osservazioni generali
Questo paragrafo non era inizialmente previsto nella struttura di questa ricerca.
Tuttavia ci pareva opportuno concluderla mettendo in risalto, in maniera sintetica e
riassuntiva, quelli che, a nostro parare, ci sembrano i principali punti di debolezza e punti di
forza, in un’ottica di futura creazione di reti di partenariato, di questa comunità italiana in
Tunisia.
Le brevi osservazioni che seguono sono il risultato di un ampio numero di contatti ed
interviste, effettuate in occasione di questo lavoro di ricerca, con persone che conoscono
molto bene il tessuto socio-economico della comunità italiana in questo Paese e che, al di là
del ruolo che rappresentano in un’istituzione o un’associazione, hanno espresso
considerazioni e commenti personali.
Punti di forza:
- la comunità italiana presente in Tunisia è numerosa e dotata di buone strutture che
potrebbero fungere da posto di ritrovo e occasione di aggregazione, come lo furono in
passato
- molti italiani risiedono in questo Paese da diversi anni, condizione questa che li rende
profondi conoscitori del contesto locale dal punto di vista non solo economico o
legislativo, ma anche sociale e culturale
- essendo le istituzioni e le associazioni presenti assai numerose, appaiono esistere le
risorse e le competenze umane ma anche le professionalità disponibili ad
approfondimenti su temi specifici di interesse ai futuri partenariati territoriali
- sono presenti alcune società di servizio che assistono le imprese italiane che si
vogliono internazionalizzare in Tunisia, sopperendo in questo modo alle inefficienze
e/o indisponibilità delle istituzioni preposte a farlo
- un settore che sta osservando un notevole slancio ed apertura per tutto ció che riguarda
il know –how italiano (anche in termini di formazione e di assistenza tecnica) è il
settore agro-alimentare e dell’olio di oliva in particolare, ambito nel quale la Regione
Puglia ha esperienze e competenze da offrire.
- sempre in riferimento alla presenza pugliese in Tunisia, alcuni elementi caratterizzanti
sono emersi: un certo gruppo di pugliesi provenienti da Martina Franca producono,
nella zona di Tunisi e dintorni, nel settore manifatturiero mentre un altro gruppo di
pugliesi, provenienti da Altamura, sono invece concentrati a Sousse e lavorano nella
produzione di mobili.
Punti di debolezza:
- la comunità italiana è fortemente frammentata e poco propensa al concetto di
“cooperazione” nella e per la comunità
- all’interno della comunità italiana vi è un folto gruppo di presenze che non si mostrano
e/o che non hanno contatti con gli altri italiani
- nel passato diversi organismi o enti locali italiani si sono presentati per raccogliere ed
analizzare dati ed informazioni relative agli italiani in Tunisia, ma mai poi si è assistito
ad una fase più operativa e concreta di tali ricerche; lasciando, come eredità, uno
scetticismo diffuso
- le istituzioni e le associazioni sono spesso più o meno efficaci e dinamiche, e più o
meno orientate al servizio degli utenti, a seconda dell’attitudine delle persone che ne
sono responsabili
- delle presenze pugliesi in Tunisia, molto poche sono quelle “ufficiali” o registrate
presso le istituzioni di competenza
34
BIBLIOGRAFIA:
• Nullo Pasotti, Italiani e Italia in Tunisia : dalle origini al 1970 , Finzi Editore, Roma,
1970.
• François Dornier, Les Catholiques en Tunisie au fil des ans, Finzi Editore, Tunis,
2000.
• Fiorani Maira e Trimarchi Antonino (a cura di), Per conoscere, per conoscersi: il
matrimonio binazionale, Finzi Editore, Tunisi, 2000.
35
• Ministero dell’Industria Commercio e Artigianato, Studio sul settore tessile-
abbigliamento in Tunisia, Studio di PricewaterhouseCoopers e ISRI, Roma, 2000.
36