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Verso una sintesi di tre contributi di P. Bartolini, A. Bonan ed A.

Pinna

sul lemma "Transizione" del Glossario di Alternativa

a cura di A. Bonan

Una divagazione preliminare tra Fisica e Politica, per capire il mio punto di vista complessivo

La Crisi nella quale vive l'Umanità di oggi non ha contorni chiari, nell'opinione comune. Essa viene
comunque intuita come Crisi globale: un momento di ristrettezze e insostenibilità condivise in
forma più o meno varia da una moltitudine di persone.

Con l'analisi, possiamo arrivare ad intuirne i contorni: il problema delle risorse materiali ed
energetiche, quello ambientale, quello della finanza, quello del lavoro, quello della comunicazione,
quello delle relazioni umane in genere.......

Si tratta di un'analisi difficile, alla quale si deve indirizzare un grosso sforzo di studio.

Alternativa, dedicandosi a ciò in quanto laboratorio politico, sin dalla sua fondazione è arrivata ad
individuare la sorgente prima per la radicalità di questa Crisi: il non tener conto dei limiti fisici del
sistema, che rendono insostenibile ogni insistenza a fondare l'economia sulla Crescita delle Merci.

Si è portati ad immaginare per esempio un paio di paragoni con la fisica classica:

(1) disordine termodinamico e secondo principio;

(2) transizione di fase di una sostanza.

Nell'approccio (1), vanno chiariti i seguenti aspetti.

 il primo principio dice che l'energia non compare o scompare, ma cambia forma

Occhio.....questo principio non vale in tale formulazione nel caso dell'energia nucleare, che tira il
ballo la propria generazione dalla trasmutazione della materia. Sarà per questo che non ne parliamo
mai?

Pensiamo al buon Rubbia, che non dirà mai no al nucleare: per lui basta cambiare la materia prima,
dall'uranio al torio (più abbondante in natura e forse meno dannoso in termini di scorie). Se gente
come lui avesse la ricetta pronta per sostituire la fissione dell'uranio con una nuova tecnologia più
"verde", probabilmente anche Chicco Testa rinuncerebbe volentieri alle centrali made in France.....

Il punto è che il problema sarebbe solo spostato altrove, in un gioco delle tre carte favorito dal
progresso scientifico. La soluzione vera non può che essere la Decrescita sostenibile, intesa come
ribaltamento di prospettiva: non più corsa alla produzione di energia a prescindere dalle condizioni
al contorno, ma razionalizzazione della stessa a misura dei limiti naturali e umani del sistema.

 il secondo principio dice che l'energia evolve di per sè verso l'aumento del
disordine/complessità dell'universo (non di un sistema limitato, ma del tutto)
Un sistema energivoro non aumenta necessariamente il disordine più di uno che risparmia energia.
Semmai, il grado con cui aumenta il disordine/complessità (che c'è inevitabilmente, nell'universo) è
ridotto dai processi che a parità di input ottengono energia con miglior rendimento (efficienza
energetica). Occhio, perchè "energivoro" non significa "meno efficiente", infatti, la green economy
è energivora a medio-lungo termine pur perseguendo una crescente efficienza.

Per qualsiasi sistema limitato, non basta perseguire la massima efficienza per risultare
necessariamente il meno caotico/complesso. Infatti, per il secondo principio la sua
"semplificazione" deve andare a detrimento di quella degli altri sistemi.

In altri termini, si possono ridurre quanto si vogliono le complicazioni di una società energivora,
aumentandone l'efficienza..... ma per farlo si dovrà aumentare il caos della natura o degli "effetti
collaterali". Magari ciò significasse (ad esempio) rigenerare una biodiversità, che invece ormai è
persa per sempre! [Per non parlare dei cambiamenti climatici, che io non nego ma preferisco non
esagerarli o addirittura promuoverli al rango di giustificativo ineludibile delle mie idee politiche].

Anche da ragionamenti come questo, che partono dalla constatazione dell'irreversibilità della Crisi,
si arriva pressochè automaticamente a preferire la decrescita alla green economy.

 un processo sarebbe (ipoteticamente) reversibile se e solo se annullasse l'aumento del


disordine/complessità dell'universo

In questi termini, la reversibilità è un concetto puramente ideale. Nella realtà, ogni processo è
irreversibile. Solo se la sua efficienza fosse infinita, potrebbe essere reversibile: ciò non può
accadere in un sistema reale che interagisce col resto dell'universo, perlomeno in tempi che non
siano infinitamente piccoli.

Anche le scelte politiche non sono mai davvero reversibili, figuriamoci in tempi di Globalizzazione
e Transizione.....

Nell'approccio (2), occorre chiarire quanto segue.

 tra quali fasi avviene la transizione? [Qui sta la motivazione cruciale per la presenza del
lemma nel glossario]

L'analisi della storia e del presente può, seppur con molta fatica e varie incertezze, dipingere il
quadro del sistema di partenza. Può cioè farci un'idea della fase iniziale.

In particolare, l'analisi della Crisi ci può far individuare il quadro sintomatico della transizione.

Lo sforzo più arduo (e specifico di Alternativa) viene quando si tratta di tracciare i contorni del
futuro, ossia farci un'idea della fase successiva alla transizione.

Alcuni pensano che si tratti di immaginare un mondo ideale. Ma si va fuori strada, se per definire la
sua idealità si fa riferimento ai paradigmi della fase al tramonto. Solo il riferimento della
sostenibilità, o perlomeno della reversibilità, può orientare il futuro immaginato da Alternativa
senza finire stritolato dalla stessa transizione che si vorrebbe "governare".

Per la sostenibilità, l'opzione decrescista è un primo approdo.


Per la reversibilità, l'approdo riguarda il metodo di far analisi e prassi politica: non ci può bastare
un'interpretazione univoca della storia; è meglio usare un ventaglio di scenari possibili, ciascuno
con la conseguente proposta politica di Alternativa. Pensare per scenari molteplici apre la strada per
tornare indietro ed evitare i guai di una transizione malgovernata. Ovvio che questo non significa
parlare ambiguo; vuol dire, invece, che si prende sul serio la difficoltà del nostro compito storico e
si dà spessore all'altrimenti vuoto slogan "la verità non ce l'abbiamo in tasca". In questo senso, gli
aderenti non dovrebbero scoraggiarsi quando notano l'apparente contrasto tra la varietà del dibattito
interno e la precisione dei pronunciamenti in uscita dall'U.C. La dialettica interna ha appunto la
funzione di far intuire la molteplicità degli scenari, da cui scaturisce appunto la reversibilità della
nostra politica. I pronunciamenti pubblici poi possono pure (o meglio devono) essere più
"tranchant", finchè comunque fanno salva la democrazia interna.

 in che termini la transizione è spontanea e in che termini è indotta? [Su questo le idee
andrebbero chiarite a tutti gli aderenti, per aumentare il livello di convinzione e
consapevolezza comuni]

La fisica moderna descrive le fasi in termini anche di ciò che le caratterizza restando invariante,
quando la fase resta la stessa ma si presentano cambiamenti di un certo tipo. Tali invarianti
corrispondono a delle simmetrie, che accomunano tra loro varie configurazioni del sistema.
Volendo portare avanti l'analogia con la politica di Alternativa, si potrebbe dire che per affrontare le
trasformazioni indotte dagli eventi si hanno scenari d'azione anche vari, ma accomunati dalla
simmetria d'una visione d'insieme.

(a) (b) (c)

Fig.1. In natura ci sono vari gas, ma tutti si distribuiscono simmetricamente nelle tre dimensioni entro un dato
contenitore (a), a meno di un intervento esterno ad ordinare la situazione imponendo una parziale asimmetria (b). Se
si passa alla fase liquida, la simmetria si riduce naturalmente in una delle dimensioni dello spazio: quella verticale (c).

Si potrebbe essere portati a credere che il passaggio da una fase all'altra sia automatico nel
momento in cui c'è instabilità o saturazione. Ciò vale non appena si possano definire in modo
univoco i parametri che quantificano la stabilità del sistema.

E' un po' come accade da quando si è iniziato a parlare con forza dei limiti fisici del sistema globale.
La coscienza dei limiti ha fatto intuire una miglior definizione per i parametri e i gradi di libertà del
sistema, definendone appunto i caratteri d'instabilità.

In realtà, quando la fisica ha affinato il suo sguardo sul mondo microscopico, si è scoperto che i
passaggi di fase sono possibili solo in presenza di impurità, tali da catalizzare la transizione.
Prendiamo la nota immagine dell'ebollizione, come passaggio dalla fase liquida a quella gassosa. Se
non ci fossero impurità o fattori esterni, il passaggio non avverrebbe da sè; il fatto che ce ne siano
praticamente sempre garantisce la transizione nella generalità dei casi reali.

In politica le impurità sono gli elementi di casualità negli eventi, le "èlites illuminate", i "ribelli"
non eterodiretti, le turbolenze non ben previste, ecc. I fattori esterni sono invece sostanzialmente i
limiti del sistema.
Fig. 2. Le scie degli aerei (che suscitano un vespaio più o meno giustificato nei pensieri di molti.....), perlomeno nella
loro componente di condensa, corrispondono ad una transizione dell'acqua dalla fase gassosa a quella liquida,
catalizzata dallo scarico. L'acqua naturalmente presente nell'aria in fase gassosa viene portata oltre la saturazione
nell'aria calda a ridosso dei motori; sono poi la presenza delle sostanze scaricate e le turbolenze a ridosso dell'aereo a
favorire una vera e propria condensazione in microscopiche goccioline che rendono visibile la scia come una sorta di
stretta nube. Che poi assieme ci sia altra robaccia chimica, è un'altro paio di maniche ed è tutto da approfondire.....

Nella fisica moderna, la descrizione dell'infinitamente piccolo è giunta a render superata la


quantificazione classica dell'instabilità (in termini di potenziale). Si considera invece il
comportamento in termini delle simmetrie: i passaggi di fase possono essere delle rotture spontanee
di simmetria. Si tratta di transizioni che partono da situazioni instabili, come nella visione classica;
ma, rispetto a quest'ultima, non c'è più bisogno di impurità o fattori esterni.

In termini della politica di Alternativa, potremmo dire che la Transizione avviene comunque: anche
senza che la gente di buona volontà o le scimmie ai comandi possano riuscire ad impedirla o
favorirla davvero. Proporsi di governarla allora non è velleitario più di tanto, purchè si tratti non di
forzarla od ostacolarla ma di favorirne una direzione sostenibile per l'umanità.

Fig. 4. In questa rappresentazione schematica di una rottura spontanea di simmetria, vi sono tre possibili andamenti in
funzione di un certo parametro φ , a seconda della "temperatura" T: tutti sono simmetrici rispetto al valore centrale
φ 0. La situazione di massimo equilibrio è la buca più bassa di ogni curva: per T<T e si tratta del punto centrale, per
T=Te si equivalgono il punto centrale e i due minimi alle due estremità, in ogni caso la simmetria non è violata perchè
la "pallina" tende a restare in una buca centrale abbastanza profonda. Per T<Te invece tale buca è poco profonda,
tanto da permettere alla "pallina" di andarsene con relativa facilità verso i due minimi laterali, che del resto
caratterizzano un equilibrio più stabile essendo più in basso. La simmetria destra/sinistra però non vale più nel senso
che i due minimi, pur essendo ancora alla stessa altezza, non permettono più alla "pallina" di spostarsi da uno all'altro
con relativa facilità. Una volta superata Te, essa è costretta a restare in φ '.

Se ragionassimo "classicamente", la faccenda sarebbe in qualche modo ridotta a spingere un


cambiamento verso un altro mondo possibile. Basterebbe allora contemperare il "we can change"
obamiano con l'altermondialismo. Ma le caratteristiche della transizione (l'irreversibilità sta
forzando il sistema a sostituire le vecchie simmetrie che lo caratterizzavano) non permettono più di
limitarsi a tale politica, nemmeno pensando se stessi come le impurità del sistema!
Appunti miei a margine delle definizioni di Transizione finora tentate

Leggendo le definizioni di Transizione date da Paolo e Andrea, nonchè rivedendo la pagina di tipo
"narrativo" da me scritta a mo' di definizione estesa, ho fatto delle considerazioni a margine che mi
potessero aiutare a farmi un'idea sui rispettivi approcci al tema. Riporto qui sotto gli appunti che ne
sono scaturiti.

Mi si perdoni, se le mie idee vanno a sovrapporsi a quelle altrui travisandole in parte.

Può essere facilmente capitato, visto che l'obbiettivo finale è quello di costruire un'idea "collettiva"
(anche se inevitabilmente conterrà più farina del mio sacco), da sintetizzare nella formula di una
definizione per il glossario.

 Paolo

La Crescita non è solo economica. In un senso più ampio, è di per sè oramai sinonimo dello scontro
dell'Umanità con i limiti fisici del sistema. Su di essa si fonda l'attuale modello, che a sua volta per
sostenersi ha bisogno d'un livello di complessità anch'esso ormai insostenibile.

La degenerazione delle condizioni al contorno (di cui sono violati i limiti) e l'insostenibile
complessità del modello sono i principali ingredienti della sua irreversibilità. E' proprio
l'irreversibilità, a destinarlo alla fine.

Attraverso la corrispondente transizione, al posto di questo modello ne dovrà sorgere uno meno
complesso e impattante. [Ciò vale in prima approssimazione,ovvero al netto delle mie specificazioni
del paragrafo precedente.]

Si tratterà allora di governare la transizione, nel senso di favorirla (a fronte d'un sistema preesistente
che spinge alla devastazione e alla guerra) e progettarne i contorni verso la sostenibilità.

 Andrea

La Transizione è già iniziata come erosione dei diritti sociali e come crisi irreversibile
dell'economia basata sulla crescita e sulla mercificazione.

Ma transizione è cambiamento, non necessariamente in peggio. Del resto, movimenti e singole


esperienze mostrano come il cambiamento possa contribuire alla costruzione d'un nuovo
umanesimo sostenibile, senza per forza lo sviluppo globalizzato dell'economia delle merci.

Per offrire una speranza che la Transizione sia occasione positiva, occorre dunque costruire da tali
esperienze un progetto per governarla. E' una meta ambiziosa, da perseguire con la democrazia
partecipata, la comunicazione liberata, la difesa dei valori democratici a partire dalla Costituzione.

 Io

I passaggi logici verso un'idea compiuta di Transizione sono i seguenti, più o meno nell'ordine:

- sintomi evidenti d'irreversibilità nella Crisi globale;

- scontro del modello coi limiti fisici del sistema globale, nelle forme molteplici della Crisi;
- superamento dell'utopia della Crescita economica, intesa in termini dei limiti che vuol violare;

- dallo sviluppo d'una consapevolezza comune al "governo" della Transizione;

- alla fine si chiariscono i contorni dell'irreversibilità, conferendo urgenza ai nostri sforzi.

Infine, un tentativo di definizione che fa tesoro delle tre formulazioni

Viviamo in tempi di crisi. Qual'è la novità? Intanto, con la globalizzazione nessuno ne sta fuori
davvero: ovunque si devastano la società e la natura. Si aggiungono i caratteri di irreversibilità,
per cui in molti campi non si può più tornare indietro: diritti sociali, relazioni umane, democrazia,
finanza ed economia in genere, natura e sua tutela, pace.....

Si possono riscontrare dei progressi nella storia umana più o meno recente, in settori specifici e
porzioni limitate della popolazione. Ieri erano in alcuni momenti il motore trainante della Storia,
oggi la Crisi li sovrasta (con la sua globalità) e ne oscura la speranza di recupero o sviluppo (con
la sua irreversibilità).

Gran parte dei sintomi della Crisi, analizzati anche singolarmente, sono da interpretare come lo
scontro dell'umanità con la limitatezza del sistema in cui vive. Ciò non era così evidente in passato,
nè era così comune ai vari problemi.

Il sistema è stato insomma portato ai suoi limiti; per la sua sopravvivenza, esso deve cambiare non
solo i suoi modi e i suoi strumenti, ma soprattutto i suoi fondamenti caratteristici. Il passaggio dai
paradigmi della fase precedente a quelli della nuova fase è quanto definisce la TRANSIZIONE.

Si tratta di un momento storico inevitabile; è anche auspicabile, nella misura in cui non se ne lasci
l'iniziativa Politica a chi oggi la guida vero il baratro dellì'insostenibilità.

Alternativa è per questo un laboratorio politico, che sta costruendo un'analisi da cui partire e una
serie di proposte con cui avanzare. L'analisi ha individuato come paradigma di partenza (da
rimuovere, in quanto motore della macchina oggi lanciata contro il muro dei limiti del sistema ) la
crescita dell'economia delle merci.

Alla luce di quest'analisi si chiarisce il motivo dell'irreversibilità della Crisi, che prima era solo
intuito. L'irreversibilità stessa, così chiarita, conferisce urgenza ai nostri sforzi.

Oggi esistono (per quanto in genere marginali) esperienze personali o collettive di sostenibilità,
che tengono conto dei limiti del sistema. A quegli ambiti Alternativa si rivolge per affrontare
collettivamente la Transizione, con il metodo della democrazia partecipata.

Lo scopo è alla fine quello di governare la Transizione verso una nuova fase, che andrà delineata
coi contorni della sostenibilità.

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