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CONTAMINAZIONE NUCLEARE

di Ernesto Burgio - 4 Aprile 2011

Gli effetti di Fukushima anche in Usa: radioattività 180


volte superiori alla norma. Contaminati latte e spinaci. Ma
il vero problema è il cesio che si deposita nella carne
Circa 15mila tonnellate di acqua radioattive saranno sversate nell’oceano nelle
prossime ore. Lo ha annunciato la TEPCO, società che gestisce la centrale di
Fukushima. Un danno enorme che si aggiunge al dramma giapponese. Ne
abbiamo parlato con Ernesto Burgio del comitato scientifico Isde Italia.

La TEPCO ha annunciato che sverserà nell’oceano 15mila tonnellate di


acqua radioattiva. Cosa succederà?

Partiamo dai dati che abbiamo. Il 27 di marzo era stato annunciato già ufficialmente dalla
TEPCO, ma anche dall’autorità giapponese che controlla questi livelli, che la radioattività
nell’acqua era già di 1250 volte sopra la norma attorno alla centrale. Il 30 marzo si era parlato di
livelli di iodio 131 di 3.350 volte superiori. Il 31 marzo di 4.385 volte. E questi sono livelli già
altissimi. Per dare l’idea: se si bevono 3 - 4 bicchieri di acqua contaminata 1.200 volte sopra la
norma, quindi un livello tutto sommato basso rispetto a quello recente, significa ingerire una
dose di millisievert superiore a 1 che è la dose annua. Il 2 aprile, poi, la TEPCO aveva parlato di
questa falla famosa di 20 centimetri da cui esce acqua con una radioattività altissima. Si parla di
1.000 millisievert/ora di esposizione a questo tipo di acqua. Allora il problema era già, di fatto,
molto grave. Ricordo che lo iodio 131 ha un’emivita di solito di 7 - 10 giorni, il che significa che
nella catena alimentare dura per un mese, un mese e mezzo. Ma il vero problema è sicuramente
un altro e cioè il cesio 131 che già almeno dieci giorni fa era stato detto essere a livelli di 527
volte sopra i limiti. Per questo credo che discorso lo dobbiamo proiettare nel futuro perché
come sappiamo se il plancton assorbe il cesio e i pesci di piccola taglia mangiano il plancton, il
cesio finisce nelle catene alimentari e qui si rischia una moltiplicazione degli effetti. Questo vale
per alcuni pesci come il tonno, che viene pescato da quelle parti e finisce anche in Italia e anche
in Europa. Per questo dico che non è più un problema che riguarda soltanto il Giappone. Da
notare che noi come sempre dobbiamo stare attenti e dare dati, però il fatto che lo iodio 131
fosse andato molto al di là del Giappone già lo sappiamo, nel senso che il New York Times
alcuni giorni fa ha segnalato come sui tetti dell’università di Berkeley, in California, hanno
trovato livelli di iodio 131 ben 180 volte superiori a quelli consentiti. Il che fa pensare che i dati
ufficiali ancora una volta sono attendibili ma fino a un certo punto. Questo è un po’ il quadro.
Quindi se per di più a questo punto dicono, perché l’hanno detto ufficialmente, che la falla non è
possibile attualmente ripararla e che devono sversare tonnellate di quest’acqua radioattiva
nell’oceano certo che il problema nei prossimi anni si pone in maniera significativa.

Che alimenti comprerebbe oggi, e cosa non comprerebbe?

Cosa non comprerei è difficile dirlo. Il problema per i giapponesi è legato un po’ a tutta la catena
alimentare visto che, come ci ricordiamo per quanto concerne lo iodio 131, negli spinaci e nella
verdura a foglia larga fin da pochi giorni dopo si parlava di 15.000 becquerel per chilo e cioè otto
- dieci volte i limiti. La situazione non è certo cambiata. Abbiamo detto a suo tempo che il
problema sul Giappone, per fortuna dei giapponesi, era stato limitato dal fatto che il vento soffiava
verso est, ma questo significa che appunto la contaminazione per quanto concerne il Giappone
era stata in qualche modo ridotta da questa situazione meteorologica favorevole. Però bisogna
anche dire che la pioggia e la neve avevano portato un problema comunque che non riguardava
soltanto gli spinaci. Per esempio anche nel latte, nei formaggi freschi si era trovato che lo iodio
131 con un livello non di 15.000 ma di 1.000-1.200 becquerel per chilo, che significa comunque 4 -
5 volte i dati. Questa è la stessa identica situazione, questo va sottolineato, di quello che già era
avvenuto negli anni ‘60-’70 con il follow out radioattivo negli Stati Uniti, che era stato
enormemente sottovalutato. Allora avevano scoperto che anche nel latte materno c’era lo iodio
131 e lo avevano sottovalutato. Ricordiamo sempre che il problema dell’esposizione interna è per
certi versi molto più grave che quello dell’esposizione esterna. Ma c’è un rischio radioattivo
anche per la carne, e qui il problema può riguardare anche noi. Il cesio 137 si concentra anche nei
muscoli. Allora, se dobbiamo fare un quadro per quanto concerne il Giappone dei prossimi anni,
bisognerà evitare un po’ tutti questi cibi, compresi latticini, formaggi, ecc. Per quanto concerne il
cesio nella carne e nel pesce, invece, il problema è globale, perché girano il mondo e bisognerà
che i controlli vengano fatti in maniera veramente attentissima.

Perché i cadaveri di Fukushima non possono essere toccati?

Il problema vero è quello dei modelli di esposizione, noi per anni abbiamo valutato i rischi
senza andare a calcolare fino in fondo, anche perché non c’erano molte conoscenze, quelle
che erano le modalità dell’esposizione dei soggetti. Allora facciamo un esempio: il British
Medical Journal, che è una rivista molto importante e molto attendibile, ha pubblicato un
articolo qualche giorno fa per cui il particolato 2,5, che è il particolato fine, e ancora di più il
particolato ultrafine, che è lo 0,1, trasporterebbe radioisotopi che erano concentrati nel gas,
negli aerosol radioattivi addirittura all’interno delle case. Cioè favorirebbe moltissimo il
trasferimento. Allora questo tipo di inalazione diciamo di materiale radioattivo fino a pochi
anni fa non era noto e adesso comincia a diventare noto. Con questo voglio dire che il timore è
che tutto ciò che è stato esposto ad altissime quantità di radioattività diretta, è talmente
contaminato che portare fuori questi organismi così contaminati potrebbe liberare grandi
quantità di radioisotopi, ma qui parliamo delle popolazioni direttamente esposte e non
parliamo ovviamente di una contaminazione più ampia.

Fukushima è peggio di Chernobyl?

Questo è difficile da valutare. Noi non abbiamo la possibilità ancora di valutare Chernobyl e
sono passati 26 anni. Questo in parte perché i dati sono venuti fuori come sappiamo
lentamente e con difficoltà, in parte perché la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha
dei limiti nella possibilità di offrire dati ufficiali perché esiste l’esigenza, che poi in parte è
politica e va anche compresa, per cui non si possono dare dati che possano allarmare le
popolazioni. Io penso che l’incidente di Chernobyl per le dimensioni che ha avuto e per la
situazione di allora in Ucraina e in Bielorussia, dove sicuramente le contromisure non furono
assolutamente ottimali, è stato un incidente talmente drammatico che probabilmente ha avuto
conseguenze superiori. Bisogna dire anche che è stata fermata rapidamente la fase
drammatica, perché è stato coperto il tutto come sappiamo, in una prima fase con del cemento
e adesso pare che verrà coperto ulteriormente. Cosa che in Giappone non si può fare perché,
fin quando è attiva la situazione, non si può chiudere. Quindi, la valutazione la faremo tra
qualche mese o addirittura tra qualche anno. Bisogna veramente sperare che si riesca ad
evitare la fusione definitiva del nucleo di questi reattori. Per cui in questo momento bisogna
incrociare le dita. La cosa più importante è che l’Italia, cosa che abbiamo detto ormai in tutti i
modi, non solo non ha bisogno di queste bombe a orologeria, ma che anche coloro che le
vogliono a tutti i costi capiscano che questo è un segnale importantissimo. Le centrali nucleari
sono bombe a orologeria per millenni. Il nucleare è stato utilizzato per alcuni decenni e ha
portato alcuni benefici economici ed energetici ad alcuni Stati che adesso cominceranno
sicuramente a smantellarlo. Ma ci metteranno alcuni decenni, perché non è mica così facile
smantellare una centrale nucleare. Ci sono dei costi altissimi. L’importante è che questi Stati
non utilizzino gli altri Stati che ancora non l’hanno (come l’Italia), come i soggetti cui scaricare
quello che loro non vogliono più.

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