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INNIORFICI

a cura
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t FONDAZIONE LORENZO VALLA
ARNOLDO MONDADORI EDITORE
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Gli Inni orfici

La raccolta degli lnni or/ici comprende ottantasette composizioni


esametriche indirizzate ognuna a una divinità, precedute da una
più lunga invocazione a circa settanta dèi, anch' essa in esametri.
Questa composizione (generalmente indicata come «proernio»,
«dedica a Museo», E'ÙxTj) nei manoscritti figura con la soprascritta
'OQlpE"C;; 1tQOC;;M01JOULOV, E'Ù1:1Jxûic;; XQIÏl, É"tULQE. Queste ultime pa-
role sono una dedica del copista 0 del donatore, 0 più probabil-
mente dello stesso autore del proemio"; in questo casa «Orfeo»
raccomanderebbe a «Museo» di fare buon uso del testo religioso
che sta per insegnargli (urivôœve, v. 1). ln due versi (24,12; 76,10)
la menzione della «madre Calliope» richiama ancora, seppure in-
direttamente, la figura di Orfeo, che è nuovamente nominato in
un verso aggiunto alla fine dell'inno 59, dove si legge: «È finito il
canto delle Moire, che Orfeo ha tessuto».
Secondo la tradizione, Orfeo era originario della Tracia e di ori-
gine almeno in parte divina. Era figlio, infatti, della musa Calliope e
di.Eagro (Arg. orph. 9), ma si fa anche il nome di Apollo per il pa-
dre e di Polinnia 0 Menippe per la madre (test. 22-6 K). La dolcez-
za del suo canto aveva il potere di incantare gli dèi, gli uomini, gli
animali e tutta la natura": Admeto rimpiange di non essere assistito
dalla lingua e dal canto di Orfeo per poter ingannare con inni Per-
sefone 0 Plutone (Euripide, Ale. 357 sgg.); durante la spedizione

1 Alla dedica a un arnica pensa West '968, p. 289, nt. 3; cfr. Petersen, p. 387; inve-
ce Kem '940, p. 2 r, pensa che haiQE sia rivolto a Museo.
2 Ved. Euripide, Bacch. 560, [ph. Aul. lUI, Med. 543; Apollonio Rodio, 1 23-31;
G. Colli, La sapienza greca I, Milano '977, p. '37 sg.; West, Poemi or/ici, p. 16, nt. 3
(= OP, p. 4, nt. 1). Cfr. Platone, Leg. VIII 82ge; Eschilo, Ag. 1629 sgg. Sul rapporto
di Orfeo con la rnusica ved. Landels, p. 150 sgg.
XlV GABRIELLA RICClARDELLl INTRODUZIONE x:v

degli Argonauti Orfeo rasserena i compagni cantando' . La sua spo- canto, lecito usare il termine «orfismo» come una comoda sem-
è

sa, Euridice, muore per un morso di serpente e Orfeo discende plificazione per indicare un insieme di miti e credenze, la ricerca
nell' Ade per ricondurla sulla terra; vi quasi riuscito, ma si volge a
è
di un certo tipo di vita, il divieto di sacrifici cruenti, la fede
guardarla e COS! la perde per sempre. È ucciso dalle Bassaridi 0 da nell' anima custodita nel corpo per scontare le proprie colpe, la
alcune donne di Tracia, ma la sua testa, staccata dal corpo, conti- punizione dopo la morte per i profani e la beatitudine per gli ini-
nua a cantare. ziati, nonché altri elementi tradizionalmente collegati a Orfeo'.
Museo, figlio di Luna 0 Elena, discepolo di Orfeo-. 1 due sono
è
TI pensiero di Orfeo dagli antichi associato alla scrittura; in
è

spesso ricordati insieme: Orfeo ha insegnato agli uomini le inizia- Euripide tHipp. 952-5) Teseo accusa Ippolito di onorare «il fumo
zioni e a non macchiarsi di sangue, Museo la cura delle malattie e di molti libri» avendo Orfeo come signore; altrove (Ale. 967-9) si
gli oracoliê; libri loro attribuiti erano esibiti da ciarlatani girovaghi, parla delle tavolette su cui scritta la parola di Orfeo; degli accen-
è

che cosi pretendevano di effettuare purificazioni e iniziazioni". Si ni di Platone ai libri di Museo e Orfeo si già detto-, Affermando
è

diceva che, su ispirazione di Apollo, Orfeo avesse composto degli che non si pua attribuire a Demetra l'invenzione delle fave, Pau-
inni, che poi Museo aveva messo per scritto". Aristotele (de an. 1 5,' sania aggiunge che chiunque ha visto (elôsv) l'iniziazione di Eleu-
410b 28) parla con scetticismo di cosiddetti carmi orfici e, almeno si 0 ha letto (È:rtEMl;a1:o)le cose chiamate orfiche sa quello di cui
secondo la testimonianza di Cicerone (Nat. deor. 1 38,1°7), pensa si sta parlando: per Eleusi, dunque, ci si richiama alla visione di
che Orfeo non sia mai esistito; delle opere attribuite a Museo l'uni- cerimonie liturgiche, per Orfeo a testi scritti'. Festugière distin-
ca ritenuta autentica da Pausania (122,7; IX 27,2) l'inno a Deme- è
gue i misteri cultuali da quelli letterari: i primi includono atti ri-
tra che i Licomidi usavano nei riti di Flia insieme a certi inni di Or- tuali, gli altri comunicano i loro segreti per mezzo di tradizioni
feo e di Panfo. scritte"; qualcuno ha pensato che l' orfismo potes se appartenere
alla categoria dei misteri letterari: una semplice lettura sarebbe

Ilorfismo
261·89. Ved. anche West 1976, p. 221. Secondo Burkert (r982, p. 4 sgg.), a parte
Parlare di orfismo pua sembrare improprio, in quanto gli autori Olbia, la realtà tangibile dietro il fenomeno dell'orfismo è l'esistenza di sacerdoti
antichi non usano mai questa parola, pur riferendo di versi orfici itineranti che celebravano iniziazioni, gli Orfeorelesti, sacerdoti senza comunità;
(Aristotele, de an. 1 5,410b 28), di usanze dette orfiche (Erodoto, ved. Platone, Resp. II 364b'365a, Phdr. 244d·e. Per questo studioso (1977, p. 6), le
antiche religioni rnisteriche e l' orfismo in particolare non sono religioni nd senso di
II 81,2), di un tipo di vira orfico (Platone, Leg. III 782c)6. D'altro sisterni chiusi: mancano di una ideologia definita e di un' organizzazione di cornu-
nità, come di un culto ben definito, per cui la ricerca di un orfismo unico e integra-
to è indifendibile. Cfr. Alderink, pp. 17, 18,22.
1 Cfr. Platone, Crat. 400C (= fr. 8 K), Phd. 69c (= fr. 5 K); Euripide, Hipp. 952'5;
1 Apollonio Rodio, I 492 sgg. e i passi citati in West, Poemi orfici, p. 16, nt. 4 (= OP, Aristofane, Ran. 103°.6 (su questo passo ved. Linforth, p. 67 sgg.).
p. 4, nt. 4)· Sul potere del sua canro, soprattutto per quanto riguarda le Argonauti- 2 Ved. sopra, p. XIV con nt. 4. Sull'impottanza della scrittura nella tradizione orfica
che orficbe, ved. Ortiz de Landaluce, p. 273 sg. . ved. M. Detienne, L'écriture d'Orphée, Paris 1989, p. 113 sgg.; Burkert, Greci II, p.
2 Suo disccpolo, benché più vecchio di lui; ved. test. 166 K; cfr. Abd, p. 57; Pausa- 428 sg.; G. Colonna, «Riflessioni sul dionisismo in Etruria», in Dionysos, p. 123 sg.;
ma, 1 22,7; IV 1,5. Ma ved. Masaracchia, p. 180. Secondo un'altra tradizione è sua M.S. Funghi, «The Derveni Papyrus», in Laks-Most, p. 29.
figlio; ved. Diodoro, IV 250' (= rest. 97 K); cfr. lest. 168 K. 3 Pausania, I 37,4; cfr. Diodoro, III 62,8, Plutarco, Quaestiones conuiuiales II 2 (Mor.
3 Aristofane, Ran. 1032 sg.; cfr. Platone, Prot. 316d; pseudo-Euripide, Rh. 941 sgg. 636d); ved. Cumont, Lux, pp. 243'4.
isu cui ved. Linforth, p. 63 sgg.). 4 Ved. Festugière, Idéal, pp. II6-32; Études, pp. 369'7°; cfr. Alderink, pp. 89, 95,
Plarone, Resp. II 364e'365a; su questo passo ved. Linforth, p. 75 sgg.; Boyancé, per il quale l'assenza di prove su pratiche di culto 0 su un'organizzazione istituzio-
Culte, p. Il sgg. nale nell'orfismo dimostra che i misteri orfici potevano solo essere letterari. La desi-
5 Ved. un papiro del II secolo a.c. (r B 15a DK), se si accettano le integrazioni di gnazione di Festugière dell' orfismo come tradizione letteraria è condivisa da Bou-
Diels. Cfr. frr. 24502-3.61 e 271 K; Linforth, p. 123 sg. langer, p. 77 e, con qualche esitazione, da Boyancé 1941, pp. 169'7°. Ved. anche
6 Cfr. West, Poemi or/ici, p. 14 sg. (= OP, p. 2 sg.), che con questa premessa si col- Wilamowitz, Glaube II, p. 198 sg. Per una distinzione fra tradizione letteraria e «or-
lega aile pumualizzazioni di Wilamowitz, Glaube II, p. 190 sgg., e di Linforth, pp. fismo volgare» ved. Boyancé, Culte, pp. 13'51 e Schuhl, pp. 237'9.
XVI GABRIELLA RICCIARDELLI INTRODUZIONE XVII

bastata a iniziare aï misteri orfici', Forse il casa di ricordare Pro-


do, Hymni 4,2-4 'ljJuxùçI!EQ01tlOV
vuç 1:EÀETÙoL
è

... / üuvœv <lQQlt'tOLOt


KU1hjQUI!É-
(ede anime dei mortali ... purificatesi con le indicibili
1 doppio nome: Tempo ed Erade. Nella teogonia rapsodica, inve-
ce, tutto comincia direttarnente col Tempo (Xçévoç), dalla forma
di serpente alato. A partire da questo punto, le due teogonie do-
iniziazioni degli inni») e 5,12 sg. <lMÙML TJI!E1:ÉQTJV U3tOÔÉXwoo ... vevano essere molto simili Fra loro; continuo perciô esponendo
fruTJÀT]v/ EÙmLTJç(erna accogli anche la nostra ... offerta di buone solo il contenuto della teogonia rapsodica. Tempo si unisce a Ne-
parole»). cessità CAvciYKTJ), poi genera Etere, Caos e, almeno nella ieroni-
miana, Erebo; dall'Etere produce un uovo splendente (fr. 70 K),
dal quale esce un dio dai molti nomi: Fanes, Meti, Erichepeo,
Opere e miti or/ici Dioniso, Protogono, Eros, Bromio, Zeus. Ha ali d'oro, teste di
ariete, toro, leone e serpente; cOSIluminoso che solo la Notte
è

Olrre gli Inni or/ici, si sono conservate altre due opere tarde attri- puè guardarlo (fr. 86 K). Questa insieme sua madre, sua sposa e
è

buite a Orfeo: le Argonautiche or/iche e i Lithica. Ma della lettera- sua figlia, se non si tratta di tre diverse Notti. Fanes ermafrodito è

tura orfica abbiamo moltissimi frammenti che, con le testimos e porta in sé il seme degli dèi (fr. 85 K). Da solo genera Échidna,
nianze degli autoti che ce Ii hanno tramandati, consentono di dal viso di donna e dal corpo di drago; con la Notte dà vita a Cie-
ricostruire miti legati al nome di Orfeo. È il casa dei racconti sulla lo e Terra. Fanes il primo re del cosmo, poi passa 10 scettro alla
è

nascita degli dèi e sulla formazione dell'universo: cielo, terra, ma- Notte, che a sua volta 10 passa al figlio Cielo. Questi si sposa con
re, monti sono dèi, per cui cosmogonia e teogonia si confondono. Terra; nascono le Moire, i Centimani, i Cidopi. Ma Cielo sa che
La suddivisione tradizionale poggia su una testimonianza di Da- verrà deposto dai propri figli, per cui li getta nel Tartaro; allora
mas cio (frr. 60, 54,28 K), che ricorda tre teogonie orfiche: l'eude- Terra genera i Titani e li incita a evirare il padre. Cosi uno di loro,
mea, la ieronimiana, la rapsodica. Dal 1962 bisogna contare anche Crono, diventa re al posto di Cielo, ma a sua volta agisce tiranni-
quella che alla base del papiro di Derveni, un testo in prosa con
è carnente, ingoiando i propri figli. La moglie Rea, che ha preso il
la citazione di alcuni esametri attribuiti a Orfeo, che vengono l nome di Demetra, riesce a sottrargli Zeus, che allevato dalle è

commentati e interpretati in chiave allegorica. Altre teogonie so- f Ninfe Adrasteia e Ida e protetto dai Cureti. Divenuto adulto,
no indicate da alcuni studiosi-, i Zeus apprende dalla Norte che destinato a essere il quinto re de-
è

Della teogonia eudemea Damascio dice solo che in principio è gli dèi e viene istruito su come vincere Crono. Rea/Demetra pre-
Notte (fr. 28 K). Più informazioni abbiamo sulla teogonia secon- 1 para un banchetto, in cui il marito si ubriaca con una bevanda a
do Ieronimo ed Ellanico (fr. 54 K; cfr. fr. 57 K) e ancora di più su base di miele ..Mentre dorme legato ed evirato da Zeus. Questi
è

quella rapsodica. La teogonia ieronimiana pone in principio ac- 1 poi ingoia Fanes, forse seguendo una profezia dello stesso Crono.
qua e materia (ilÀTJ),dalla quale si condensa la terra. Dall'acqua e Fanes ha in sé il seme di tutti gli dèi (fr. 85 K), per cui adesso è

dalla terra nasce un drago alato con teste di leone, toro, dio; ha un Zeus ad avere ogni cosa dentro di sé (frr. 167 e 169 K): etere, cie-
lo, mare, terra, Oceano, Tartaro, Fiumi, tutti gli dèi e le dee, quan-
ti sono già nati e quanti debbono ancora nascere. Questo raccon-
to si intravede anche nel papiro di Derveni'. Zeus riporta tutto
1 Questa ipotesi potrebbe corroborare l'idea di <<sacrificid'inni», per i quali ved.
Porfirio, de abstinentia II 34; Plotino, II 9 [33],9.33; cfr. Brisson, p. 2919. alla luce, divenendo egli stesso l'intero universo: la sua testa il è

2 Ved. West, Poemi orfici, p. 82 (= OP, p. 69), che oltre queste quattro teogonie cielo, le chiome sono gli astri, le corna d'oro l'oriente e l'occiden-
ipotizza una «teogonia di Protogono», della quale la teogonia di Derveni sarebbe te; i suoi occhi sono il sole e la luna, la sua mente l'etere, il busto
è
una riduzione, e un'altra teogonia che si trovava aIl'inizio del cielo epico. Alderink
(p. 25) prende in esame serte racconti generalmente considerati orfici dagli antichi
e dai moderni: aile quartro teogonie aggiunge Euripide, fr. 484,2 sgg.; Aristofane,
Au. 690-7°2; Apollonio Rodio, 1 496-51 1; un passo dello pseudo-Alessandro di
Mrodisia. 1 Ved. West, Poemi orfici, p. 100 sg. (= OP, p. 88 sg.).
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XVllI GABRIELLA RlCClARDELLI INTRODUZIONE XIX

l'aria, il ventre la terra, la cintura il mare, i piedi sono il T artaro tra, si ricavano soprattutto da Clemente Alessandrino, che riporta
(fr. 168 K). COSIè risolto uno dei terni che stanno più a cuore al alcuni versi orfici per additarne il contenuto osceno. È il racconto
pensiero greco: la dialettica tra unità e molteplicità dell'universo. del rapimento di Persefone e della sua ricerca da parte della madre
Questo problema compare anche in un dialogo dove Zeus chiede Demetra, l'unico mito al quale viene dato un certo spazio nella rac-
alla Notte come fare affinché il tutto sia uno e allo stesso tempo colta degli Inni or/t'à (ved, inni 18, 29, 41, 7r). Si legge sul papiro
ogni cosa stia a sé. Notte consiglia a Zeus di circondare tutto con che, mentre Core (Persefone) sta cogliendo un narciso, si apre la
l'etere e di porre in mezzo il cielo, la terra, il mare e le costellazio- terra e ne esce il dio dei morti Aidoneo (Ade) sul suo carro tirato da
1
ni di cui si incoronail cielo, e di legare poi tutto con un forte lega- cavalle immortali. Questi rapisce la fanciuIla. Tornata dalla Sicilla,
me, sospendendo all'etere una catena d'oro',
Zeus, che ora è il re degli dèi, genera molti figli da diverse dee.
!1
Demetra la cerca e, nel territorio di Eleusi, giunge alla casa dove vi-
vono Baubo, Disaule, Trittolemo, Eumolpo ed Eubuleo. Baubo la
Insegue ReaiDemetra; essi si uniscono intrecciandosi in forma di 't! accoglie con ospitalità e le offre il ciceone, ma l'addolorata Deme-
serpenti, e generano Persefone/Core. Anche a Persefone Zeus si ! tra 10 rifiuta finché, per rallegrarla, Baubo si solleva il peplo, denu-
unisce sotto forma di serpente, dan do vita a Dioniso. Come già' dandosi. Allora la dea sorride e accetta la bevanda (fr. 52 K). Bau-
Zeus neonato, Dioniso è custodito dai Cureti. TI padre gli cede 10 1 bo le affida il figlio Demofonte. Per renderlo immortale, Demetra
scettro mentre è an cora bambino, e 10 presenta come nuovo re di nascosto 10 unge d'ambrosia e 10 pone ogni notte su un rogo;
(Ïrr. 207 e 208 K). I Titani attirano Dioniso, 10 uccidono e, fattolo 1
t scoperta da Baubo, rivela la sua identità e il motivo del viaggio. A
in sette pezzi, 10 cucinano e poi 10 mangiano; solo il cuore si salva Eubuleo e Trittolemo, che le danno informazioni sul rapimento di
grazie a Pallade/ Atena (frr. 210 e 35 K). Cosi nasce un nuovo Persefone, Demetra concede il dono di seminare i campi (fr. 51 K).
Dioniso. I Titani colpevoli sono fulminati da Zeus, e dalla fuliggi- Un documento di tipo diverso sono le lamine, usualmente chia-
ne depositata dai loro corpi bruciati nasce il genere umano, nel mate «orfiche», alcune delle quali (Pelinna, Ïpponio) rivelano un
quale convivono una natura buona (dionisiaca) e una cattiva (tita- rapporto con Bacco. Si tratta di lamelle d'oro di pochi centimetri,
nica)". Questo mito fu tramandato completamente solo nella tar- iscritte in epoche diverse (tra la fine del V secolo a.c. e il III secolo
da antichità, ma se ne intravedono accenni già in Pindaro (fr. d.C.) e trovate su alcuni defunti in diverse località del mondo greco
133,1 norvàv :n:aÀaLOù :n:évttEOÇ) e in Callimaco (fr. 643)3. (Italia meridionale, Roma, Tessaglia, Creta). Tutte presentano un
Un' altra opera attribuita a Orfeo è tramandata in un papiro mu- testa più 0 mena breve. Semplificando, si possono distinguere due
tilo del 1secolo a.c. (fr. 49 K). Altri elementi del mito, che in diver- tipi: nel primo (Ipponio, Petelia, Entella, Farsalo, Malibu, le sei di
si punti si differenzia da quello narrato nell'inno omerico a Deme- Creta), l'elemento caratterizzante è la dichiarazione, da parte
dell'anirna, di morire di sete, con la richiesta dell'acqua che scorre
dalla fonte di Memoria. Per ottenerla, il defunto dovrà dire: «Sono
1 Frr. 164.6 K; cfr. Ricciardelli 1993, p. 46 sg.; P. Lévêque, Aurea catena Homeri. figlio di Terra e Cielo», talora con l'aggiunta «ma la mia stirpe è ce-
Une étude sur l'allégorie grecque, Paris 1959, p. 13 sgg.; West, Poemi or/ici, p. 248 leste», oppure «il mio nome è Asterio». Alcune lamine di questo
sg. (= OP, p. 237 sgg.). gruppo (Ipponio, Petelia, Entella, Farsalo) presentano, all'inizio,
2 Olrre una breve aIlusione in Pindaro (fr. 1)); cfr. Rose, pp. 247'50; A1derink, p.
72 sgg.), ved. Clemente A1essandrino, Protr. 2,17-8; [rr. )4-6, 214, 220 K. Per la indicazioni topografiche affinché il defunto possa orientarsi op-
doppia natura degli uomini, che non si trova in nessun aurore antico, ma solo nei portunamente nel mondo sotterraneo e, alla fine, preannunciano la
neoplatonici del V secolo (Prodo e Olimpiodoro), ved. A1derink, pp. 65-7; Casa-
rIio, Storia, p. 392. concessione dell' acqua e la conseguente beatitudine. Riporto la
3 Ved. Linforth, pp. 307-64; Burkert, Homo necans, p. 274 sg., nt. 52 (= p. 249, nt. traduzione di una di queste lamine, quella di Petelia: «Troverai a si-
43); Di Marco, p. 1)5 sgg. Burkert Ü977, p. 4 sg.) ricorda che Platone (Crat. 400C) at- nistra delle case di Ade una fonte, / presso di essa si erge un bianco
tribuisce a Orfeo e ai suoi seguaci la dottrina dell'anima imprigionata nel corpo per
aver commesso dei crirnini, mentre il discepolo di Platone, Senocrate, commenta il cipresso; / a questa fonte non avvicinarti neppure. / Ne troverai
passe del Fedone (62b) riferendolo ai Titani e a Dioniso. Ved. anche test. 194 K. un' altra, fresca acqua che scorre / dallago di Memoria; innanzi vi
ua lJ1.lUlctVC.l.c:t U\""J. ~VVv, .u"' .•. ...,.•.•_ .•..~ .•.......•_ • .. __ ..

INTRODUZIONE XXI
xx GABRIELLA RlCClARDELU

sono custodi. / Di': "Sono figlia di Terra e di Cielo stellato, ma la fondo la strada che conduce alla fortezza di Crono; Empedoele (fr.
mia stirpe celeste; questo anche voi 10sapete. / Sono arsa di sete e
è
103,6 == 31 B l l 5,20) parla di una pena che dura tre volte diecimila
vengo mena: ma datemi presto / l'acqua fresca che scorre dallago stagioni; Platone (Phdr. 249a) dice che l'anima di chi ha amato la
di Memoria". / Ed essi ti daranno da bere dalla fonte divina, / e al- sapienza, se sceglie per tre periodi di mille anni la vita filosofica, al
lora poi regnerai con gli altri eroi. / Questo sacro a Memoria, è
termine del terzo millennio puè essere arnmessa a rivedere le idee.
quando sarà sul punto di morire ...». ln margine si legge: «... la tene-
bra che intorno avvolge».
Le altre lamine formano un gruppo mena coerente. Riporto la Orfismo e dionisismo
traduzione di una di quelle trovate a Turi (II BI): «Venge pura dai
puri, 0 sovrana degli inferi, / Euele, Eubuleo e altri dèi immortali; / Numerose sono le testimonianze sull'opera poetica attribuita a
Orfeo, scarse e vaghe quelle sulle associazioni e sui culti orfici,
perché mi vanto di essere anch'io vostra stirpe Felice. / Ma mi ucci-
poiché l' orfismo ricopre in parte, e differentemente secondo le re-
se la Moira e il Folgoratore che si slancia dagli astri. / Volai via dal
gioni e le epoche, le manifestazioni di altre correnti filosofico-reli-
doloroso cielo di gravi dolori, / con piedi veloci entrai nella deside-
giose, quali il pitagorismo e il dionisismo'. Orfeo veniva associato
rata corona; / mi immersi nel grembo della sovrana regina degli in-
a tutti i misteri più noti, ma in particolare a quelli di Dioniso-. A
feri, / con piedi veloci uscii dalla desiderata corona. / "Felice e bea-
proposito dell'usanza egiziana di non entrare nei santuari né farsi
tissimo, sarai dio invece che mortale." / Capretto caddi nellatte».
seppellire con vesti di lana, Erodoto osserva che c'è accordo con
il testo di questa lamina sembra voler dire che l'allontanamento dal
(persone 0) usi detti orfici e bacchici, anche se in realtà sono egi-
cielo doloroso delle rinascite definitivo. Più modestamente in al-
è

ziani e pitagoriciê. Ancora più importante al riguardo è un passo


tre due lamine di Turi, peraltro simili a questa, gli ultimi due righi
di Plutarco (Alex. 2) dove, a proposito delle donne della Macedo-
sono sostituiti dalla richiesta di essere inviati da Persefone alle sedi
nia, si parla di riti orgiastici orfici e dionisiaci ("toï.ç'OQ(jllXOï.Ç
...
dei beati. Un'altra lamina di Turi (II B 2) presenta un teste cornpo-
xui "toï.ç1tEQirèv ~lOVUOOV oQylUOf.lOï.ç).
Sembra dunque che cer-
sito: la dichiarazione «da uomo sei divenuto dio; capretto cadesti
te forme di rito fossero chiamate orfiche e dionisiache insieme 0
nellatte» seguita dall'indicazione del cammino verso i prati e i
è

in alternativa. La connessione di orfismo e dionisismo sembra


boschi di Persefone, mentre alcune parole ricordano le lamine deI
confermata da Euripide, Hipp. 952-4 ('OQ(jlÉu... / ~ciXXEUE)4, an-
primo gruppo. Questa lamina era avvolta in un' altra (Turi III 1) di
che se j3uXXEUElV puè avere un significato generico, non legato ne-
difficile interpretazione.
cessariamente a Dioniso. A Olbia (Russia meridionale) sono state
Alle lamine del secondo gruppo se ne possono accostare altre
trovate delle piastre d'osso del tardo V secolo a.C; probabilmen-
due trovate in Tessaglia, a Pelinna (II B 3 e 4), che pero presentano
un teste molto differente. T raduco la più lunga: «Ora moristi e ora
nascesti, tre volte Felice ("tQWOÀ~lE), in questo giorno. / Di' a Per- 1Ved. Brisson, pp. 2917-9; Burkert 1977, p. 6 sgg.
sefone che Bacco stesso ti liberô; / toro ti slanciasti nellatte; / subi- 2 Cfr. Kem, OF, pp. 27-30, test. 94-101; Antb. Pal. VII 9,5; Diodoro, III 65,6 (<<ec-
co perché le iniziazioni istituite da Dioniso sono chiamate orfiche»); Apollodoro, 1
to ti slanciasti nellatte; / ariete cadesti nellatte. / Hai il vino come 3,2; Cicerone, Nat. deor. III 58. Su Orfeo fondatore dei misteri eleusini e di tutti i
ricompensa, 0 beato / e ti aspettano sotto terra riti quali gli altri più importanti misteri, ved. Aristofane, Ran. 1032; pseudo-Euripide, Rh. 943; Pau-
beati», il rilievo dato al numero tre (con "tQWOÀj3lE e con le tre for- sania, II 30,2; Masaracchia, p. 24 con nt. JI, p. 180 con nt. 21; West 1976, p. 221;
Brisson, p. 2925.
mule al centro della composizione) mi sembra voler indicare che, 3 Erodoto, II 81,1-2. Secondo Rohde II, p. 435, Erodoto nei suai viaggi dovette
come nella lamina di Turi (Il BI), la vicenda umana dell'anima si è avere notizie di comunità chiuse che prendevano il nome da Orfeo e onoravano
Bacco. Per Wilamowitz (Glaube II, p. 190), invece, Orfeo non ha nulla a che fare
definitivamente conelusa. COS!Pindaro (01. 2,68 sgg.) scrive che con i misteri dionisiaci; dr. Linforth, p. 39 sgg. Sul rapporto tra Dioniso e Orfeo
quanti hanno avuto la forza di conservare per tre volte, qui e ved. Di Marco, p. 102 sgg.; Dettori, p. 292.
nell'aldilà, l'anima priva di ingiustizia, hanno poi percorso fino in 4 Cfr. Burkert 1977, pp. 4 e 8. Di diverso avviso è Linforth, p. 55.
JQ(1! GABIUELLA R1CClARDELU INTRODUZIONE XXIII

te erano segni di riconoscimento di un gruppo di iniziati. Una di ancora non sanno che in realtà è figlio della tebana Semele. Ma, a
queste presenta la scritta dIO OP<l>IKOI. La prima parola una è
parte l'ignoranza sull'origine tebana del dio, Dioniso appare co-
forma abbreviata dei nome Dioniso; la seconda deve indicare i me straniero in quanto diverse'. Egli è diverso rispetto agli altri e
membri di una comunità che venerava Dioniso richiamandosi agli anche rispetto a sé stesso: è selvaggio e apportatore di civiltà (co-
insegnamenti di Orfeo! e che (a quanto si ricava da un'altra di me inventore del vino e dell'aratro), dà gioia e follia; la sua natura
queste tavolette, su cui si legge «rnorte-vita»), credeva in un'esi- è contraddittoria. Henrichs 10 definisee un paradosso, la somma
stenza dopo la morte. di numerose conrraddizioni-, La sua stessa identità ambigua: in è

30,2 è detto tQLyovOÇ (<<generatotre volte») e ÔtljlU'llç (<<dalladu-


pliee natura»), sia che con questo termine si intenda la sua natura
Dioniso divina e animale sia, più probabilmente, quella maschile e insieme
femminile. Dioniso infatti si confonde col dio orfico Protogono 0
Già si è detto (p. XVIII) del mito, narrato in opere attribuite a Or- Fanes, androgino", il cui potere congloba l'uno e il moltepliee, 10
feo, di Dioniso figlio di Persefone, cheviene fatto a pezzi dai Tita- stesso e l'altro.
ru e nnasce,
Nelle Baccanti, Euripide presenta Dioniso, figlio di Sernele e
Zeus, che torna dall' Asia a Tebe, la città di sua madre, e punisee ine- Dioniso e Orfeo
sorabilmente coloro che non aceettano i suoi riti e hanno diffamato
la madre. Secondo questo mito, Zeus ha sedotto Semele, figlia del Nelle Bassaridi di Eschilo, Dioniso e Orfeo sono nemici (test. 113
re di Tebe, e con lei ha coneepito Dioniso. Le sorelle di Semele K), eppure Dioniso è la divinità principale degli orfici e Orfeo co-
diffondono la diceria che in realtà padre del bambino è un sempliee lui che secondo la tradizione ha fondato i misteri del dio. Molti
mortale. A sua volta, per gelosia, Era persuade la donna a chiedere a elementi li accomunano: Orfeo è figlio di una dea (Calliope) e di
Zeus di apparirle in tutto il suo splendore. il dio la esaudiscee Se- un uomo (Eagro), Dioniso di una donna (Semele) e di un dio
mele muore folgorara-; dal suo corpo Zeus estrae Dioniso, 10 cuee (Zeus). Entrambi sono considerati stranieri, e per entrambi si fa il
nella coscia e, quando la gestazione è completata, 10 consegna alle nome della Tracia; Dioniso col vino dà agli uomini l'oblio dei ma-
Ninfe (Hymn. homo 26,3 sg.) 0 adaltre divinità per farlo allevare. Ii quotidiani, Orfeo pacifica gli animi col canto. Sciogliendo le ini-
Le tavolette in lineare B documentano il culto di Dioniso in micizie e le guerre, Dioniso stabilisee la concordia e la paee; Or-
età micenea; di lui si parla nell'Iliade; a lui sono dedicati tre inni
omerici. Eppure nelle Baccanti il dio è presentato come uno stra-
niero, giunto dalla regione del monte Tmolo, dalla Lidia e dalla pp. 6,·82. Secondo Musti, p. ,o8,Ie tavolette in lineare B attestano solo un nome del
Frigia ': 0 meglio, Penteo e gli altri 10 chiamano straniero, perché dio, mentre non sappiamo se i riti orgiastici appartenessero 0 mena al fondo mice-
neo; inoltre, l'area dove sorge Pergamo è quella che in Euripide appare come parti-
colarmente vocata a forme di culti e riti orgiastici e quindi la più adatta al culto di
Dioniso-Bacco (quand'anche le radici di questo culte fossero per ipotesi puramente
1 Cfr. Burkert 1982, p. 12, che sotrolinea la funzione del suffisse -ikos di caratteriz-
~reche).
zare per differenziazione. Lo stesso studioso (p. 2 sg.), peraltro, raccomanda caute- Cfr. Detienne '986, p. 58, per il quale Dioniso si presenta sempre sotte la ma-
la nd parlare di «serra» orfica; cfr. Id. 1977, p. 4. Sulle piastre diOlbia ved. A.S. schera dello straniero: è il dio che viene da fuori. Lo studioso 10 definisce (p. 62) 10
Rusyaeva, «Vestnik drevnei istorii» CXLIII 1978, pp. 87-104; F.Tinnefdd, <<ZPE>, straniero che porta stranezza, il «dio dell'altro»: cfr. Versnel, pp. 132-3 con bibI.
XXXVIII 1980, pp. 67'71; M.L. West, ibM. XLV 1982, pp. 17-29; Id., Poemi orfi- cit. alla nt. 152; Graf in Plassmann, p. ,65; Thomas, pp. 33-49.
à, p. 28 sg. (= OP, p. 17 sg.); SEC XXVIII, pp. 659-61; Dettori, p. 292. 2 Ved. Henrichs 1979, p. 3 sg., per il quale anche i miti riflettono l'ambiguità della
2 Cfr. Euripide, &cch. 6 sgg., 88 sgg.; Hymn. hom.I,2sgg.; Ovidio, Met. III 259sgg.; natura di Dioniso. Questi sono di due tipi base: i cosiddetti miti di resistenza, che
Igino, Fab.167 el 79. Ved. anche quanta resta ddleBassarididiEschilo. trattano l'opposizione al suc culto e sono violenti, mentre un Dioniso differente e
3 Sulla presenza di Dioniso nei testi più antichi ved. Casadio, Storia, p. 9 sgg.; Privite- ~iù benefico appare nei cosiddetti miti dell' arrivo.
ra, p. 1 sgg.; P.Wathdet, Dionysos cbe: Homère ou lafolie divine, «Kernos» IV '991, Ved. 42,4 con nota. Cfr. Thomas, pp. 33-49; Turcan '958, pp. 243-91.
XXIV GAIlRlELLA RlCClARDELLI INTRODUZIONE xxv

feo col suo canto mette pace tra i compagni 1. Dioniso scende mec IV Filopatore, detto «Nuovo Dioniso», si fa tatuare sul cor-
nell'Ade per prelevare la madre Semele,.Orfeo per tentare di re- po una foglia di edera, dà nomi dionisiaci ai demi di Alessandria e
cuperare la sposa Euridice; Dioniso insegna i riti d'iniziazione e con un decreto tenta di controllare i misteri dionisiaci privati.
comunica i misteri agli uomini pii e giusti, Orfeo insegna le ceri- L'Asia Minore non è da meno: quando Antonio entra a Efeso, le
rnonie d'iniziazione-. Dioniso è fatto a pezzi dai Titani, Orfeo dal- donne si abbigliano da Baccanti, gli uomini e i ragazzi da Satiri e
le donne di Tracia; dell'uno si salva il cuore palpitante, dell'altro Pan; la città si riempie di edera, tirsi, strumenti musicali'. A Per-
la resta che canta. Sia Dioniso che Orfeo sono messi in relazione gamo viene stabilito il culto di Dioniso Kathegemon, con un suo
con i rnorti e con una vita do po la morte, come è provato anche sacerdote; gli Attalidi si vantano di discendere da Dioniso, e a Eu-
da alcune pitture; la fede nell'immortalità, accomunando imisteri mene II, divinizzato dopo la morte, è dedicato un altare dai Bac-
dionisiaci e il credo orfico, ne favori la confusion:J choi del dio. Sempre a Pergamo compare il termine boukolos',
ln epoca romana il culto di Dioniso con i suoi misteri era il più
diffuso nel mondo ellenizzato, sia a livello statale, sia a livello di as-
Le associazioni dionisiacbe sociazioni private". Questa è l'epoca che ci interessa, nella quale
sono di grande importanza le iscrizioni. Da queste sappiamo che
1 misteri dionisiaci variano secondo i luoghi e le epoche"; essi si alcune associazioni dionisiache avevano una gerarchia di adepti
diffondono in tutto il mondo greco sia come culto ufficiale sia in molto articolata: è il casa dell'iscrizione degli Iobacchi ad Atene
tiasi autorizzati dalla città. Dall'età di Alessandro Magno si molti- (databile probabilmente al 1760 al 177 d.C), di quella di Cillae in
plicano le associazioni misteriche soprattutto fra i Greci d'Asia e Tracia, presso Filippopoli (del 241-244 d.C., la più tarda riguar-
delle isole, come è provato da un gran numero di iscrizioni. Ales- dante un'associazione dionisiaca) e di quella di Agrippinilla, rinve-
sandro identifica sé stesso con Dioniso, e i monarchi ellenistici si nuta a sud di Roma". Agrippinilla (0 suo padre) aveva portato i mi-
appropriano del culto del dio: Tolemeo II d'Egitto nel 280-270 steri dionisiaci dall' Asia Minore a Roma, dove aveva fondato
a.c. ordina una grandiosa processione, con numerosi personaggi un'associazione familiare; alcune cariche dei suoi membri ricorro-
divini tra i quali Dioniso, i technitai del teatro col poeta tragico no in iscrizioni dell'Asia Minores. Di particolare interesse è quella
Elisco nel ruolo di sacerdote del dio e moite specie di tiasi'': Tole-

1 Ved. Plutarco, AnI. 24,4-5: Antonio era chiamato Dioniso XOQLÔÔl:T]Ç (per que-
sto termine cfr. 17,5; ved. anche 9,9; 55,9) e f.LELÀtXLOÇ (cfr. 73,2; 72,2; proem. 30),
1 Pel' Dioniso ved. Diodoro, III 64,7; per Orfeo p. XIV, nt. i, ma per molti era Wf.LT]Ol:~ç e àYQLWVLOÇ, altri due titoli di Dioniso, che ne eviden-
2 l'cr Dioniso ved. Diodoro, III 64,7 e 65,6; per Orfeo ved. p. XIV, nt. 3. Sui paralle- ziano l'asperto feroce.
lismi tra i racconti su Orfeo e quelli su Dioniso ved. anche Diodoro, IV 25,4; 2 Su cui ved. sotro, p. XXVI, nt. I. Sul culto di Dioniso a Pergamo ved. Musti, p. 105
l.). Jesnick, The image of Orpbeus in Roman Mosaic, Oxford 1997, pp. 39-40. sgg.; sul culto pergameno degli dèi in generale ved. E.V. Hansen, The Attalids of
3 Dioniso bambino è rappresentato molto spesso sui sarcofagi; ved. Nilsson, Ge- Pergamon, Ithaca and London '97,2, pp. 434-70.
scbicbte II, p. 293. Secondo Boulanger, p. 77, l'orfismo vuole assicurare un definiti- 3 Ved. Cumont, Lux, p. 243; Wilamowitz, Glaube II, p. 37'; Burkert 1993, p. 265
vo ritorno al divino e non ha nienre a che fare con pratiche orgiastiche che procura- sg.; Graf, in Plassmann, p. ,66.
no un'unione momentanea con la divinità, per cui la sua assimilazione ai misteri di 4 Per l'iscrizione degli Iobacchi ved. Moretti, pp. 247-58. Quella di Cillae in Tracia
Dioniso sarebbe arbitraria. è stata pubblicata da G. Mihailov, lnscriptiones Graecae in Bulgaria repertae III "
4 Lo spazio temporale abbraccia molti secoli, quello geografico comprende la Gre- Serdicae 196" p. 25' sgg., n. '517; ved. anche Moretti, pp. 247-9. Per quella di
cia, l'Italie, la Macedonia, la zona dei mar Nero, l'Asia Minore, Creta, l'Africa; cfr. Agrippinilla ved. Scheid, pp. 275-90; Cumont '933, p. 237 sgg.; Ch. Alexander, La
Nilsson, Dionysiac Mysleries. p. '44; Burkert '993, p. 260. grande inscription bachique du Metropolitan Museum, «AJA» XXXVII '933, pp.
5 Questa processione è descritta da Callisseno (FGrHist 627 F 2 = Ateneo, V '96a- 2P-70, tavole XXX-XXXIII. Su queste iscrizioni ved. anche Nilsson, Dionysiac
203b). Uno dei personaggi che vi prende parte è la personificazione dell'anno Mysterier, pp. 46-7,51-2; Id., Gescbicbte II, p. 358 sgg.
('EVLaU1:ÔÇ), con una grande comucopia; questi è nominato in proem. ,8. Nella S Ved. Nilsson, Dionysiac Myslerù?S, p. 47 sgg., che ricorda altre iscrizioni che arre-
processione c'è anche un riferirnento alle teletai, ai Sileni e ai Satiri; cfr. Burkert stano culti misterici di Dioniso in diverse località. Sulle iscrizioni delle città
1993, p. 263. dell'Asia ved. Quandt, De Baccho; Wüamowitz, Glaube Il, p. 371 sgg.

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