Quale è il metodo di Aristotele per bene comprendere i problemi, le questioni, i fenomeni? Questa
domanda posta in tal modo, a tutta prima, può sembrare banale, vaga, ingenua. Sarà utile allora
circoscrivere l'ambito di ricerca e la terminologia adottata da Aristotele nella sua ricerca filosofica
che qui ci interessa. O più semplicemente chiarire cos'è un metodo in filosofia: via e discussione
(hodos e dialeghestai)1 o una “scatola cinese” in cui la giustificazione di una tesi filosofica è
metafilosofia all'interno della filosofia stessa2. In realtà il filosofare di Aristotele parte dalle teorie
“storiche” della conoscenza che lo hanno preceduto nell'indagine. Anche, come nota C. Shields, “to
consider the endoxa, the reputable or entrenched opinions.”3 Cosa distingue l'endoxa, l'opinione
autorevole, da tutte le altre opinioni? La faccenda della retorica, del “parlare”, riguarda opinioni.
Prendiamo ciò come un dato che fino ad Aristotele (e oltre naturalmente, fino alla moderna filosofia
analitica4) era certo. L'opinione autorevole è, per dirla con i filosofi husserliani, una “riduzione
proveniente dall'autorevolezza della phronesis6. Perché la phronesis, che con il tomismo diventerà
prudentia? Perché Aristotele definisce la politica la scienza “più autorevole e architettonica” (EN
1094a25-28), intesa come filosofia al più alto grado, o se si vuole saggezza pratica, e finalizzata al
prova le endoxa, comprova al meglio, al più alto grado, tutte le opinioni autorevoli. Il passo
dell'Etica a Nicomaco del libro settimo preso in considerazione tratta dei vizi, della mancanza di
autocontrollo (o incontinenza) e della bestialità. Si potrebbe richiamare alla mente il libero arbitrio
sintetizzandolo con la celebre frase di Pico della Mirandola nel libro Heptaplus (1488), “l'uomo può
degenerare a bruto oppure innalzarsi ad angelo”. Partiamo proprio dalla frase di Pico. Esistono due
opposti, la brutalità, bestialità, e l'angelicità, lo spartano 'Uomo divino'. Oppure dalle parole che
Omero, nell'Iliade, mette in bocca a Priamo ovvero che Ettore “non sembrava figlio d'uomo
“deterministi” i quali sostengono che le azioni sono causa di fattori antecedenti su cui non si ha
controllo e la libertà metafisica non esiste e i “compatibilisti” che cercano di confutare il concetto di
azione causalmente determinata insistendo sul possesso della libertà individuale e delle capacità di
giudizio.8 Sembra rivivere dopo 24 secoli il fervido dibattito espresso nelle pagine delle Etiche
aristoteliche, certo, con altri mezzi epistemici e antropologici e contesti mutevoli e ad un tempo
eterni, e, tra il filosofo antico Aristotele e l'ultimo 'guru' della filosofia contemporanea Rorty, si
potrebbe citare San Bonaventura (II Sent., d.3., p.1, a.2., q.2, ad1): “La nobiltà [della persona
umana] non è una cosa accidentale che viene aggiunta alla natura, ma appartiene alla sua essenza.”
(Vedremo come il procedere per opposti mostri il fianco alla vaghezza delle asserzioni. Non c'è
Il fenomeno non è altro che la “passione” o “affezione”, come può essere la mancanza di
L'entrata nel problema allora è quella sollevata da Aristotele, ovvero “come sia possibile che uno,
pur giudicando correttamente, non si domini”. Aristotele avanza per tesi e controtesi:
E così via. Aristotele risponde alle varie “sfumature” del problema, che, con un termine
contemporaneo avente dignità filosofica, potremmo definirle borderline9, con una serie di obiezioni,
confutando ad esempio gli argomenti dei Sofisti oppure sposando la tesi di Sofocle. Di seguito
tenteremo di impostare la questione: esiste una Etica o sono tante le etiche? Quali sono le
preoccupazioni di Aristotele?
L'etica tutta è un'aporia. L'impraticabilità di un discorso universale sull'etica viene risaltato in vari
luoghi dell'opera aristotelica, appunto perché la ricerca della convinzione attraverso gli argomenti è
intesa come puro e semplice “tentativo”, perché quel che interessa allo Stagirita è la “chiarezza”
delle asserzioni (EE, 1216b26-35), non la verità, e perché non c'è un etica riconosciuta come valida,
vera, giustificata: Wittgenstein afferma che “Dove si incontrano effettivamente due principî che non
si possono riconciliare l'uno con l'altro, là ciascuno dichiara che l'altro è folle ed eretico.” 10 Poi se
“la conoscenza umana è una costruzione sociale”11 e per quieto vivere si può – meglio – si deve
“fare appello solo a ragioni pragmatiche, cioè all'utilità di quell'idea e di quella prassi in un certo
contesto sociale e agli interessi materiali dei gruppi che le sostengono”12 si può concludere che il
duplice aspetto dell'Etica come “Ethos-modo di vivere” e come “Scienza pratica dell'agire umano
libero verso il fine onesto”, o finanche la virtù, subiscono l'influenza dei contesti e delle costruzioni
commercia in bestiame da macellazione, lavora per il suo Governo, è iscritto al Partito Nazionale
Repubblica Sociale, potrebbe passare dei guai, allora si rifugia nell'ambasciata spagnola di
Budapest grazie ad un salvacondotto, premio per i suoi servigi alla corona spagnola contro i
comunisti. Intanto girano strane voci, gli ebrei vengono portati via dai nazisti ungheresi, le croci
frecciate, in dei campi di “lavoro”, ma la cosa puzza, allora Giorgio diventa Jorge, diplomatico
iberico, e che fa?, salva 5200 ebrei, commettendo ogni sorta di inganno, falsificando documenti,
Ipotizziamo una scala numerica dove per 0 si intenda totalmente vizioso e per 10 si intenda
Ora quel Jorge lì, che ha coglionato un sacco di gente, ha detto molte bugie, ha attestato il falso, non
divenne mai antifascista, come lo si può giudicare? È vero, non si troverà mai in uno scaffale di una
biblioteca un libro del tipo “Fenomenologia dell'8 settembre 1943”, “Filosofia ed etica
dell'armistizio di Cassibile” ma ciò non impedisce di farsi un'idea su cosa sia l'onore e la virtù di cui
parla Aristotele. Certo se il contesto non fosse stato l'Europa del nazifascismo e il fine della
fraudolenza di Giorgio Perlasca non fosse stato la salvezza per oltre cinquemila ebrei a rischio
Ora, per noi che non siamo eroi, né antieroi, come possiamo “misurare” il grado di virtuosità? Sono
tanti e tali i fattori e le etiche, che come dice qualcuno “ogni testa è un mondo”. C'è la deontologia,
l'analisi delle conseguenze delle azioni, l'etica delle virtù 13. È veramente un mucchio (soròs) di
cose! Si potrebbe allora affermare che la memoria delle cose accadute e l'esempio di persone come
Perlasca possono essere assimilate all'endoxa, ad una opinione (seguita da una azione) autorevole.