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Chi dugnu chi sugnu!


Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 6 - (Novembre - Dicembre) 2009
Ed. Resp.: Francesco Paolo Catania - Bld. De Dixmude, 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel&Fax:+32 2 2174831 / +32 475 810756

Quando le persone intelligenti si arrendono, lasciano il mondo nelle mani dei cretini.
[Saggio cinese]

Lo spasimo dellalluvione
Pagine 10 & 11

Senza ribellarsi e senza dignit


Lettera
Che imparino anche dalla Scozia...
[ Pagina 5]

Pagine 2 & 3

dei siciliani della Diaspora a Silvio Berlusconi


Pagine 12 & 13

Senza ribellarsi e senza dignit


el momento in cui la societ contemporanea vive uno stato di profonda crisi perch tanti valori che credevamo immutabili devono essere adattati alle nuove esigenze della realt quotidiana; nel momento in cui anche le citt si adeguano ai cambiamenti e mutano le architetture e la stessa morfologia dei luoghi; nel momento in cui i punti fermi del nostro vivere civile vacillano e la stessa famiglia - come la scuola ed anche la citt vengono rivisitate, noi Siciliani al di l del faro, che certamente viviamo pi intensamente i cambiamenti, noi Siciliani al di l del faro, che pur abbiamo adattato il nostro stesso esistere al cambiamento, ci sentiamo spaesati e ancora preda del lieve malessere che ci consente, alla fine, di tirare avanti. Cos immaginiamo male quel braccio di mare - metafora della nostra stessa esistenza, fonte inesauribile di magie, luogo di mostri e pesciluna - attraversato da un manufatto di tubi e cemento ad interrompere le maree, stravolgere le falene e i risvolti della memoria. Ma chi vive nel luogo in cui nato forse non subisce drammaticamente, come succede a noi, lo sconvolgimento dei suoi luoghi della memoria e vede nuove possibilit di sviluppo e nuove progettualit, ad esempio, nella costruzione di un ponte per lattraversamento dello Stretto. Certamente poi, lasciati da parte per un attimo gli entusiasmi, non pu non concordare con noi sullinutilit di unopera che non pu essere un solo, ma necessiterebbe di essere piuttosto un unicum di infrastrutture, purtroppo inesistenti. Come dimenticare, infatti, che la ferrovia da Napoli a Reggio Calabria viaggi ancora a scartamento ridotto e che una semplice frana, qualche anno fa, abbia potuto interrompere, per ben 14 giorni, i collegamenti Nord-Sud? Come dimenticare che il sistema autostradale isolano, a distanza di 30 anni quasi, ha ultimato, solo da poco tempo, il collegamento Messina-Palermo e che non esistano ancora autostrade interne per collegare Enna ad Agrigento, o Siracusa a Licata? Che dire poi dei porti, abbandonati, noi che da Isola, di porti ed economie marinare dovremmo poter vivere? E che dire del bisogno inappagato daeroporti, (insufficienti i soli esistenti di Palermo e Catania) soprattutto per assicurare i bisogni interni dei Siciliani e per dirottare sullIsola milioni di viaggiatori e turisti? E che dire della mancanza di una compagnia di bandiera, una compagnia aerea della Sicilia e per la Sicilia, da sempre ostacolata e avversata? Ma certo un ponte, ci dicono, collocherebbe lIsola sugli standard del progresso, come il tram a Messina o la metropolitana a Catania situerebbe queste citt sulla linea delle grandi metropoli continentali. Perch adeguarci agli standard di citt che non hanno le nostre caratteristiche, perch omologarci alla citt delle nebbie e del nord lontano, noi che viviamo di vento e di luce? Spesso sembra di ritornare indietro nel tempo, confrontati con problemi sempre uguali, oggi come allora, problemi che derivano tutti dall'invenzione di quella colonia Sicilia, attuata dallo Stato centrale attraverso la rapina delle risorse finanziarie esistenti, lalienazione delle manifatture diffuse, la distruzione delle colture pregiate, e, in tempi pi vicini, lemigrazione, effettiva diaspora delle popolazioni siciliane. I grandi fautori di tali metodi, definiti pragmatismo, sono

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Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 6 (Novembre - Dicembre) 2009

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nomi celebrati nei testi di Storia patria: Garibaldi, Cavour, Depretis, Giolitti, Crispi, in realt veri maestri di cinismo in unepoca storica che oggi viene pur rimpianta come alba di democrazia e di libert. Restava invece notte fonda per il sud che, a distanza di oltre cento anni, vede ancora irrisolta la questione meridionale: Il nord vocato, per grazia divina, allo sviluppo e al benessere, il sud destinato a rimanere colonia, grazie anche e soprattutto al consenso di cittadini parassiti e mafie intrallazziste che rappresentano ancora il vero nemico del meridione. Cos la classe politica siciliana la principale responsabile della arretratezza dellIsola. La classe politica siciliana ha consentito (ed ancora lo consente), che gli interessi siciliani venissero sacrificati a quelli delle regioni forti, che la nostra agricoltura cedesse di fronte a quella della zona padana, che il turismo venisse supportato piuttosto in Liguria o in Romagna lasciando colpevolmente insufficiente il sistema dei trasporti isolano e alimentando i problemi siciliani dellacqua e della sua distribuzione attraverso acquedotti fatiscenti. La classe politica siciliana ha volutamente ignorato lesistenza di milioni di Siciliani che vivono ed operano allestero e che sempre hanno dato allIsola senza nulla mai chiedere. Prima dellunificazione la Sicilia contava effettivamente su tutti i mercati internazionali. Non solo lagricoltura competeva direttamente ma anche le manifatture tecniche e meccaniche, i cantieri e le ferrovie. Con lunificazione si interrotto il processo di sviluppo della societ isolana. Senza una forte tradizione municipale lIsola si trovata impreparata: senza un centro e con un centro lontano. Senza pi guida leconomia siciliana si come bloccata, rimasta alla terra, paralizzata per decenni al lavoro dei campi. Con il conseguente abbandono della terra, alle classi pi sfavorite rimaneva una sola drammatica alternativa: la partenza, lemigrazione, mentre le classi pi evolute migravano verso la burocrazia dello Stato centrale. In unepoca di mondializzazione imperante, lo sviluppo oggi si muove per territori. il territorio che ingloba ed esprime le conoscenze per il suo stesso sviluppo, solo il territorio con il suo popolo e il suo capitale che pu promuovere perci benessere. Da tutto ci discende come corollario la necessit di banche ed istituti di credito locali, insiti nella realt del territorio, capaci di dirottare il credito verso il territorio, capaci di individuare le esigenze del territorio perch lo conoscono nei minimi dettagli e ne possono interpretare i bisogni. Ma in Sicilia ci non possibile, proprio perch non esiste pi una Banca siciliana, un Istituto di credito capace di finanziare progetti specifici, progetti speculari al territorio, progetti isolani. Tutto fatto nella sede centrale, lontano dal. territorio e nella completa ignoranza delle reali esigenze dello stesso. Questione siciliana quindi, composta certo in mille sfaccettature, e che pu risolversi soltanto con lautodeterminazione e lautogoverno del Popolo Siciliano, che finalmente deve riappropriarsi della propria storia e del proprio destino, anche con lelezione nellassemblea regionale di siciliani eletti allestero proprio dai siciliani residenti allestero. Questione siciliana da affrontare e risolvere con urgenza oggi che il sistema Italia sta arrivando alla deflagrazione delle contraddizioni accumulate per decenni, mentre la Sicilia costretta a sopportare ulteriori discriminazioni. Senza ribellarsi e senza dignit. LALTRA SICILIA [18/11/2004 ]

Gli smemorati di mafia


Mancino non si ricorda di avere incontrato Paolo Borsellino prima della strage di via DAmelio. Uno era ministro dellInterno, laltro il pi famoso magistrato dItalia. Violante presidente dellAntimafia non sapeva nulla della trattativa con la mafia. Martelli, ministro della Giustizia, rivela dopo 17 anni che era al corrente di qualcosa. Il figlio di Ciancimino tira in ballo Mori, generale dei Carabinieri, come riferimento per il negoziato con Riina. Gira da anni un papello che indica le condizioni poste dalla mafia perch cessassero gli attentati. Caso curioso: gli attentati a un certo punto cessarono davvero e parte del papello venne applicato. Il mafioso Mangano viveva con la famiglia Berlusconi ad Arcore. DellUtri, fondatore di Forza Italia, stato condannato a nove anni in primo grado per relazioni con la mafia. E in corso il processo di appello e la condanna potrebbe essere confermata. Cuffaro senatore UDC, ma anche condannato in primo grado per relazioni con mafiosi. Andreotti, il capostipite, non fu condannato per i suoi contatti con la mafia solo perch prescritto, come premio fu fatto senatore a vita da Cossiga. Labitazione di Riina, dopo il suo arresto, venne lasciata a disposizione della mafia che fece piazza pulita di ogni documento. E ci vengono a parlare di processi? Di prove? Non pi un problema giudiziario, non lo mai stato. E chiaro che una parte dei Basta con questa commedia. La Sicilia si politici ha avuta relazioni dichiari indipendente. con la mafia ed Da sola ha pi possibilit indubitabile che molti le di farcela che con i abbiano ancora, anche in cosidetti continentali, assenza di condanne, riuscir a proteggere giudici e tribunali. meglio i suoi uomini La Sicilia un serbatoio di migliori. Megio sola che voti per il partito politico male accompagnata da che ne accetti le chi peggio dei mafiosi. condizioni, in tutte o in parte. Lo dalla nascita della Repubblica Italiana, dalla strage di Portella della Ginestra. Chi ha governato lItalia ha fatto sempre patti taciti o esliciti, consensuali o meno con la mafia. O ci dimentichiamo lomicidio di Salvo Lima, plenipotenziario di Andreotti, per non aver rispettato i patti e non essere riuscito, una volta ancora, a impedire le condanne in Cassazione? Le bloccava Carnevale, giudice delle procedure e dei regolamenti. Ora promosso da questo Governo. Insomma, basta, basta. Lo Stato riuscito nellimpresa di fare ammazzare i siciliani migliori, giornalisti, giudici, carabinieri, poliziotti e anche politici come Pio La Torre per non aver dato loro protezione. E come poteva, se una parte dello Stato era sempre l a trattare dal 1946? Dal ritorno dei mafiosi in Italia insieme alle truppe americane che li insediarono in posti di responsabilit pubblica. Basta con questa commedia. La Sicilia si dichiari indipendente. Da sola ha pi possibilit di farcela che con i cosidetti continentali, riuscir a proteggere meglio i suoi uomini migliori. Megio sola che male accompagnata da chi peggio dei mafiosi.
(Fonte: beppegrillo.it)

La mafia non la vergogna della Sicilia ma del Governo che la mantiene...


[ Giuseppe de Felice - 23 novembre 1899 ]

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REGIONE SICILIANA E NON REGIONE SICILIA

er L'ALTRA SICILIA questo dovrebbe essere il nome del sito istituzionale della Regione Siciliana e non www.regione.sicilia.it. La Regione nostra "Siciliana" e non "Sicilia", non solo perch formalmente questo ne il nome ma per un

La trasformazione da Regione Sicilia a Regione Siciliana


on sar sfuggita ai pi attenti l'enfasi con la quale la Regione mette in evidenza la sua ritrovata giusta denominazione, e cioe "Regione Siciliana", piuttosto che il coloniale "Regione Sicilia". Il ripensamento, o riscoperta che dir si voglia, forse dovuto al rischio di uno "scavalcamento a sinistra" da parte di gruppi e partiti autonomistici e/o indipendentisti di vario tipo, recente e repentino, non deve essere stato indolore nei nostri politici, tanto che vedendo in giro i cartelloni pubblicitari quasi non si sicuri che qualcuno abbia mai usato il termine "Regione Sicilia". Solo un brutto sogno, che comunque lascia dei rimasugli reali, come ad esempio sull'indirizzo internet della Regione: www.regione.sicilia.it, salvo poi la dicitura corretta sul banner in alto. Politici, commentatori e giornalisti, tuttavia, fanno ancora finta di non capire l'enorme differenza che quelle due letterine (N ed A) comportano. Quelle due letterine indicano che la nostra regione non stata creata dallo stato, ma pre-esisteva ad esso, e che il Popolo Siciliano ha liberamente deciso di unirsi allo stato Italiano attraverso un patto, appunto lo Statuto (fatto quest'ultimo ancor pi importante, che in fondo molte altre regioni italiane predatano lo stato). Dal riconoscimento dello statuto quale patto, dobbiamo trarre ulteriori conseguenze: 1) Lo stato italiano non ha concesso un bel niente, visto che addirittura stato da noi sconfitto durante la guerra di indipendenza scatenata dal MIS e dall'EVIS negli anni quaranta. Sono i Siciliani che semmai hanno "concesso", ed infatti lo Statuto fa parte della costituzione italiana. 2) Se una delle due parti non rispetta un patto, vi sono delle conseguenze che potrebbero portare addirittura al decadimento del patto stesso. Proprio quest'ultimo fatto quello che si verificato: lo stato Italiano non ha rispettato il patto, rendendo quindi le mani "libere" alla Sicilia anche dal punto di vista legale sul piano internazionale. questo qualcosa che fa tremare le gambe a tutti: a Palazzo dei Normanni come nel pi umile dei siciliani. C' paura in noi: paura di prendere il destino nelle nostre mani. Non si possono infatti traghettare tutte le colpe oltre il faro. I nostri politici non hanno vigilato sul patto, e chi aveva da perdere da esso non lo ha rispettato. D'altronde i politici eletti all'Assemblea ci rappresentano, rappresentano il popolo siciliano nel bene e nel male e se non rispettano il nostro mandato, ABBIAMO IL DOVERE di esercitare pressione, di protestare, di alzare la voce affinch il loro dovere lo facciano. In ultima analisi il rispetto dello Statuto passa attraverso ogni singolo cittadino, e dalle pressioni che insieme agli altri componenti del Popolo Siciliano egli riesce a fare sul governo dell'isola. Quello che manca, ed mancato sin dalla fine della guerra d'indipendenza siciliana, proprio la presenza di gruppi di pressione, di lobby che spingano verso il rispetto dei poteri che lo Satuto ci conferisce. Negli ultimi anni qualcosa si mosso (basti pensare ad esempio a LALTRA SICILIA ed a molti altri gruppi che si sono venuti formando), ma bisogna iniziare a scendere in piazza, a scioperare se necessario. Perch questo sar lo sciopero che ci porter il lavoro e lo sviluppo, ma anche, finalmente, la LIBERT.

motivo storico preciso e per un preciso rapporto istituzionale che la lega all'italia. Il nome ufficiale non modificabile nemmeno in maniera surrettizia con il suo cattivo uso. Cos come la Sardegna si chiama Regione Autonoma della Sardegna altrettanto la Sicilia deve chiamarsi soltanto Regione Siciliana quando ci si riferisce alla persona giuridica che la rappresenta mentre la Regione Sicilia un'espressione accettabile solo quando ci si riferisca al territorio su cui la medesima persona giuridica esercita la propria sovranit. La Regione "Siciliana" in assonanza con la Repubblica che "Italiana" e non "Italia" (e, se vogliamo, con l'Unione che "Europea") perch nasce come ente originariamente sovrano e legato all'Italia da un rapporto pattizio e potenzialmente paritetico. La Regione "Sicilia" sarebbe invece una regione "concessa" dal centro, un'articolazione amministrativa e burocratica dello Stato Italiano, come la vogliono i neocentralisti; la Regione Siciliana, invece, ha preferito l'aggettivo al sostantivo perch non "costituisce" per gentile concessione dello Stato una comunit politica ma " derivata" da una comunit nazionale o

Abate Vella
ilconsiglio.blogspot.com

pesso abbiamo ricordato come molti cittadini e molti politici non conoscono lo Statuto Siciliano cos come non sanno nulla di storia siciliana. Tutto quello che sanno deriva da informazioni che provengono dai media e da libri di testo falsati per necessit di stato. Quanti ricordano che lente istituzione Regione, ha una sua prerogativa nazionale molto importante e cio la parit tra stato e regione che deriva da un patto costituzionale, sempre disatteso dal governo nazionale complice la insipiente casta politica siciliana, che si manifesta con luso dellaggettivo Siciliana anzich il comune sostantivo Sicilia come avviene per tutte le altre regioni italiane, anche a statuto speciale. Ebbene, spesso, troppo spesso, i media utilizzano un termine sbagliato indicando la Regione Siciliana, cio lente istituzionale, semplicemente come Regione Sicilia, che corretto solo se ci si riferisce alla Sicilia geograficamente. Orbene, che sbaglino i cittadini e i media ci pu anche stare, ma che sbagli un deputato regionale proprio no. Se poi questo deputato addirittura Presidente di una Commissione allARS e vice sindaco di Monreale, la cosa diventa veramente seria. E il caso di Salvino Caputo che nel suo comunicato del 28 agosto 2009, ad un certo punto scrive: la Regione Sicilia, infatti ha gi erogato La Regione Sicilia non pu aver gi erogato nulla, semplicemente perch non esiste. Ci permettiamo di suggerire al Presidente dellAssemblea regionale di indire un corso di storia ed educazione civica siciliana, magari utilizzando testi non inquinati per tutti i deputati regionali anzich inviarli allestero per studiare.

ORGOGLIOSI DI ESSERE SICILIANI


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comunque storica e geo-politica che le preesiste e che trova la propria prima legittimazione nel Popolo Siciliano e nella sua storia, prima ancora che nel decreto di Umberto II o nella legge costituzionale di recepimento (la n. 2 del 1948): queste ultime tutt'al pi "riconoscono" l'Autonomia della Sicilia, la incorporano nella Costituzione Repubblicana ma non hanno valore costitutivo. La Sicilia un'Istituzione a s e una societ (prima che uno Stato o un Ente Pubblico); da questa deriva uno Stato (non dichiarato come tale ma tale nella sostanza per il dettato statutario e per le sue modalit di formazione) che, dovendo fare riferimento e "derivare" da quella societ-nazione, ha bisogno di un aggettivo (o, similmente, di un complemento di specificazione). Cos, nel mondo, ci sar una "Generalitat de Catalun ya" e non "Gener alitat Catalunya" uno "United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland" e non "United Kingdom Great Britain etc." Avevamo diffidato pertanto i curatori del sito istituzionale della Nostra Regione e, prima ancora, il Governatore (sic) Cuffaro, al quale attribuiamo la responsabilit politica in materia, ad adeguare il nome ed ad adoperarsi affinch la cittadinanza conosca il vero nome dell'ente sovrano della nostra "piccola patria" e pi in generale che i valori dell'Autonomia vengano trasmessi con una azione di vera e propria "educazione civica", senza la quale le lamentele sulla "scarsa proficuit" dell'Autonomia non dovrebbero avere diritto di cittadinanza. Ma i PUPI eletti allARS (Assemblea regionale siciliana) dai PUPARI romani continuano ad ignorare questo nostro appello manifestando cos ignoranza e disprezzo per le istituzioni e per la Sicilia stessa che non merita questo dalle persone alle quali pensava di avere loro affidato il pi delicato dei nostri tesori, l'amministrazione della cosa pubblica. Viva la Trinacria! Viva il Vespro! Viva la Sicilia!
LALTRA SICILIA
(Bruxelles, 24 Agosto 2005)

LETTERA APERTA ALLE SICILIANE E AI SICILIANI


al di qua e al di l del Faro Care Siciliane, Cari Siciliani, contrariamente ad altre organizzazioni ed associazioni che sono capaci di accedere a fondi ed avere sovvenzioni per fare attivit, la nostra associazione vive di volontariato e degli spazi di tempo che ciascuno di noi riesce a ritagliarsi. Non riceviamo sovvenzioni, non abbiamo soldi a disposizione, tutto quello che facciamo lo facciamo a spese nostre. Il bimestrale LISOLA , periodico che tra mille difficolt riusciamo a ideare, scrivere e che tanti di voi ricevono a fine promozionale, vuole aiutare la nostra comunit a trovare le proprie radici dopo anni di oscurantismo, allora ringraziamo quanti contribuiscono, in parte, con le loro inserzioni pubblicitarie e labbonamento alla riuscita della nostra iniziativa. E questo pu bastarci. Non mi dite che la Regione non vi d nulla questo e la classica domanda di quanti, veri o falsi amici, insinuano pur sapendo che la Regione Siciliana non riconosce lassociazionismo che opera allestero, ma solamente quello presente in Sicilia. Ai tanti che sono spinti da quei sentimenti dinvidia, gelosia, meschinit, ipocrisia o semplicemente ignoranza... gli chiediamo, invece, di essere orgogliosi del fatto che dei siciliani orgogliosi della loro identit possano mettersi, in prima persona, nei pensieri e nei fatti, al servizio della Sicilia e dei siciliani. La cosa pi preoccupante e che molti intervengono a nome nostro, li ringraziamo certo, ma vorremmo mettere i paletti: non abbiamo autorizzato nessuno a intervenire a nome nostro. Per le ragioni che abbiamo ricordato, possiamo ancora farlo noi stessi, ci siamo... e continuiamo a pagarci questo lusso! Tutto il nostro operare e adoperarsi un atto damore verso la Sicilia, uno struggente messaggio di devozione e di resa. Prerogative queste che non si acquistano, ma si hanno dentro nel profondo. Nellattesa di potervi contare, nuovamente, tra i nostri lettori riceveteVi, con la Sicilia nel cuore e nella mente, i nostri pi cordiali e sinceri siciliani saluti. Francesco Paolo Catania
PER VIVERE LA STORIA DEL NOSTRO POPOLO ABBONATI A LISOLA - Info: +32 (0) 475 810756

Repetita iuvant
ARTICOLO 15 dello Statuto Siciliano
1. Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell'ambito della Regione Siciliana. 2. L'ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali, dotati della pi ampia autonomia amministrativa e finanziaria. 3. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e l'esecuzione diretta in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali.

UN SOLO INTERESSE:

LA SICILIA

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LA GRANDE DOMANDA
Se eri un bambino negli anni 50, 60 e 70 come hai fatto a sopravvivere ?
1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di
sicurezza n airbag... 2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata speciale e ancora ne serbiamo il ricordo. 3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di piombo. 4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei medicinali, nei bagni, alle porte. 5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco. 6.- Bevevamo l'acqua dal tubo del giardino, invece che dalla bottiglia dell'acqua minerale... 7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che avevano strade in discesa si lanciavano e, a met corsa, ricordavano di non avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il problema. Si, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto! 8.- Uscivamo a giocare con l'unico obbligo di rientrare prima del tramonto. Non avevamo cellulari... cosicch nessuno poteva rintracciarci. Impensabile. 9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il pap). 10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di nessuno, se non di noi stessi. 11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di soprappeso, perch stavamo sempre in giro a giocare... 12.- Condividevamo una bibita in quattro... bevendo dalla stessa bottiglia e nessuno moriva per questo. 13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, Xbox, Videogiochi, televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet... Avevamo invece tanti AMICI. 14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa dell'amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza bussare e lui era l e uscivamo a giocare. 15.- Si! L fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto? Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma. 16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia n di problemi di attenzione n di iperattivit; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva lanno. 17.- Avevamo libert, fallimenti, successi, responsabilit... e imparavamo a gestirli. La grande domanda allora questa: Come abbiamo fatto a sopravvivere, a crescere e diventare grandi ?. Se appartieni a questa generazione, parlane ai tuoi conoscenti della tua stessa generazione ed anche a gente pi giovane perch sappiano come eravamo prima.....

LAngolo della Poesia


n tempo i nostri nonni durante i periodi di mala sorte, usavano dei riti propiziatori per allontanare il Malocchio, talvolta questi riti si facevano a casa di altri, ogni paese aveva il suo personaggio, di solito era una simpatica vecchietta, seria, molto religiosa, ricordo una casa piena di immaginette, una luce fioca, un piccolo altarino con Santi di ogni tipo, le immancabili di foto di figli o parenti lontani, e qualche persona cara scomparsa e la luce di un lumino, sempre acceso, ricordo lodore di quelle case, che era un misto di pane caldo e braciere acceso con un limone dentro. Dopo avere spiegato il problema la nonnina usava prendere un piatto, un p di olio doliva e del sale , versando lacqua nel piatto, lo posava sulla testa del Malocchiato e da qui in poi cominciava il rito con questa poesia..

MALOCCHIU
Nel nome del padre e del figlio e dello Spirito Santo. A cuss a cuss sar, si c malocchiu a mari si nni v Un sulu Diu chi regna in Trinit. Lu Signuruzzu di Roma vina , la pamma a manu dalivi puttava Supra lattari la binidicia, fora malocchiu e intra Maria. San Giusippuzzu di Roma vina pamma dalivi a mani puttava Cu la buccuzza la binidicia, fora malocchiu e intra Maria. Nel nome del padre e del figlio e dello Spirito Santo. A cuss a cuss sar, si c malocchiu a mari si nni v Nel nome del padre e del figlio e dello Spirito Santo cos sia E la Santissima Trinit , si malocchiu avr a mari mi si nni v P lEternu e pi leternit.
Quando invece la disgrazia si abbatteva su tutta la casa, la vecchietta veniva invitata al domicilio e da qui iniziava il rito dello

SPUMMUCU
Ucchiatura, nucitura, malifruscula e fattura, a campana sona a campana senti, odiu, invidia, scappiciatura, nesci fora da lu funnu di lu mari, da lu funnu di lu nfernu mi ti bissi p leternu. A li quattro cantuneri, cesti lanciulu Gabrieli, quattru pani, quattru pisci, sta casa mi bunnisci, intra lu beni e fora lu mali , lucchiatura supra sta casa non mi ci avi cuffari.

uncu (giunco) unespressione tipica popolare per significare che sotto ai duri colpi del destino non rimane che piegare il capo e aspettare che la tempesta passi, questa poesia stata scritta nel dopoguerra, e pi volte ripetuta dai nostri padri nei loro ricordi della grande guerra.

Caliti juncu
Caliti juncu chi passa la china E chiovi, chiovi e la fiumara ngrossa A cu non forti appressu s trascina ! Mpuzza la schina e li radici nfossa E Diu ti scansi di morti e di ruvina Caliti juncu chi passa la china!
http://www.sammaccati.it/poesia.htm

Nel parlare e nel pensare alla nostra classe politica, mi assale una potente sensazione di nausea. Tutti attaccano tutti, ma in realt tutti proteggono se stessi. E una casta. Una casta che si tutela e inganna il popolo. Una casta da cassare, da cacciare. Siamo di fronte a una democrazia decadente, malata, non vera. [ Attilio Baglio]

Con il vostro periodico ridate un passato ad un popolo che credeva di non averne uno.
[ Epifanio Guarneri, presidente MCL-Belgio ]

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Campagna per una nuova politica del lavoro in Sicilia

Che imparino anche dalla Scozia


Bruxelles, 25/09/2009 - Quante gite turistiche i nostri rappresentanti siciliani hanno fatto per il mondo... Ma che cosa poi, dopo i baccanali e le spese folli, hanno riportato nella memoria? Hanno visitato i continenti, hanno visto le citt del mondo (con i nostri soldi) ma che cosa poi ne ha ricevuto la Sicilia? Se avessero almeno fatto esperienza di quanto vedevano, avrebbero riportato in patria il sentire degli altri popoli e non solo i conti da pagare. Andare domandando avevamo scritto in un editoriale - e questo per ricordarvi quanto siamo in vantaggio rispetto a quanto poi avviene andare domandando il vero essere di gente fiera della loro appartenenza, la natura di costruzioni e istituzioni, il senso del dover rappresentare, se chiamati a cariche elettive, gli interessi della propria gente, le aspettative del proprio popolo. Siamo andati chiedendo in Catalogna, e abbiamo riportato l'identit di un popolo che riesce ad imporsi alle autorit centrali, un popolo che esige rispetto per le proprie istanze e lo fa attrraverso gente seria che interpeta il ruolo pubblico come missione identitaria. Siamo andati chiedendo in Scozia, e riportiamo negli occhi il blu intenso e la croce bianca di quelle bandiere sventolate su tutti gli edifici, negli androni dell'aeroporto, nelle piazze, nei pub, fieri di un'appartenenza, del coraggio di quell'appartenenza che aveva portato William Wallace ad immolarsi contro gli inglesi e che porta oggi,"i tempi canciunu", Sean Connery a girare con il tatuaggio "Scotland forever" sulla spalla destra, che porta, oggi, il partito indipendentista ad avere restituita, dopo centinaia di annni, la Pietra del destino, tenuta impropriamente dagli inglesi, a governare il paese, interprete della fierezza di quel popolo ritenuto barbaro. Se riuscissimo a investire di Siamo andati chiedendo nelle fattorie e nelle campagne il perch del fiorire da ogni finestra di responsabilit il senso del queste bandiere con la croce di Sant'Andrea, come nostro voto, sicuramente spiegavamo in una nostra cartolina che illustrava il daremmo vita ad una nuova valore di un simbolo come la bandiera della Trinacria maniera di fare politica, e ci siamo immaginati le campagne siciliane, nelle per la gente e con la gente, masserie, nei bagli, nei palmenti sventolare il nostro per la Sicilia e con la Sicilia. simbolo. La realt purtroppo ci rimanda campagne abbandonate, frutti marciti sugli alberi che nessuno vuole cogliere, sterpi che invadono i sentieri, carragiani e cassonetti di immondizie che nessuno vuole pi raccogliere (fineru i soddi) tanto che tutti quelli che visitano ormai la Sicilia, riportano la memoria di luoghi bellissimi ma anche il ricordo di sporcizia, abbandono e degrado. Perch ci siamo meritati questi rappresentanti? La rabbia maggiore che li abbimo scelti noi (voi) e che se domani tornassero a chiederci il voto, con un senso di assoluta superiorit, che disinteresse, saremmo anche disposti a concederglielo questo voto, tanto piccola la stima e tanto piccolo il senso del dover essere rappresentati da gente degna che ci sostiene. Se riuscissmo a investire di responsabilit il senso del nostro voto, sicuramente daremmo vita ad una nuova maniera di fare politica, per la gente e con la gente, per la Sicilia e con la Sicilia. Invece continuiamo a concedere il diritto di rappresentarsci a gente che sembra non avere alcuno scatto di orgoglio, a non avere reazioni, come malati giunti all'encefalogramma piatto. Da tempo chiediamo la possibilit di rappresentare la Sicilia e i Siciliani con la proposta di elettorato passivo e attivo per le comunit siciliane all'estero, convinti come siamo che soltanto i siciliani che vivono all'estero, confrontati quaotidianamente ai problemi della disopccupazione, dell'identit, aumentati dal fatto di essere noi, ospiti in paesi stranieri e quindi i primi a pagare le recessioni, i licenziamenti, le crisi economiche, possono effettivamente portare nei centri decisionali le esigenze e le aspettative del popolo della diaspora. Quanto tempo sprecato! Gi nel lontano 1999, insieme all'USS (Unione Siciliana Svizzera) proponevamo l'istituzione, in parallelo al voto degli italiani all'estero, del voto dei siciliani all'estero, creando una circoscrizione italia, visto che i sicilaini costituiscono pi del 70% delle comunit regionali emigrate nel mondo. Possa Santa Maria Odigitria, patrona della Sicilia e dei Siciliani, aprire le coscienze di un popolo che langue....

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L'ALTRA SICILIA
al servizio della Sicilia e dei Siciliani al di qua e al di l del Faro

Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 6 (Novembre - Dicembre) 2009

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Lo spasimo dellalluvione
alluvione che nella notte del 1 ottobre ha devastato la periferia sud di Messina, dal litorale di Scaletta Zanclea salendo su tra le colline di Giampilieri, Pezzolo, Altolia, Molino, Giudomandri, Santo Stefano con il suo tragicamente reale carico di vittime e di distruzioni, suona oggi come la metafora di uno spasimo, la rappresentazione visiva della ferita mortale di una terra che ormai agonizza nellincuria dei luoghi, nellincapacit dei suoi responsabili, nello smarrimento di valori e ideali di appartenenza identitaria ma soprattutto nella mancanza di dignit dei suoi governanti. Quante volte da queste stesse pagine abbiamo cercato di sensibilizzare che ci legge della difficolt che incontra chi, come noi, partito, emigrato, chi cio dovuto partire dal luogo in cui nato per trovare nel nord lontano vuoi quelle possibilit di lavoro che la sua terra non gli sapeva offrire, vuoi quegli aneliti di libert, quella volont di fare che veniva osteggiata da chi invece pervicacemente rimaneva sullIsola. La tragedia dellalluvione ci getta nella disperazione del giorno dopo, tanto che ci sembra di essere arrivati al disastro finale, allatto conclusivo dellIsola, dopo la corsa alloro, la rincorsa alleldorado, la conquista dello spazio vitale. Ci sembra di essere arrivati oggi alla vigilia della distruzione fisica, dopo aver vissuto quella morale.

E come ogni giorno dopo ci interroghiamo sulle cause del disastro, analizziamo i dubbi che ci pervadono, ma non permettiamo a chicchessia di parlare della nostra tragedia e di addossare a noi siciliani sospetti di illegalit, di abusivismi o peggio ancora incapacit. Ricordiamo Firenze, la Valtellina, la stessa recente eslosione di Viareggio: abbiamo forse avanzato sospetti di incapacit, di illegalit... Forse avremmo potuto anche farlo, ma davanti alla tragedia non si possono fare i distinguo tra meridione e settentrione, non ci si pu chiedere di chi sia la colpa.

E non vogliamo oggi che Bossi o Lombardo o Berlusconi provino a dare le colpe. Non lo consentiamo nel nome di quelle vittime innocenti, non lo consentiamo perch dovremmo chiuderci a quadrato, tutti insieme, noi siciliani, per rimboccarci le maniche, spalare quel fango maledetto, parlare della nostra terra, soli tra di noi, in privato come si fa fra parenti quando scompare qualcuno caro e si vuole vivere quel proprio dolore fra chi quel dolore lo capisce e lo pu condividere proprio perch comune. Il territorio di Messina, magnifico per

SALVIAMO LA NOSTRA SICILIA DALLA DEVASTAZIONE AMBIENTALE E SOCIALE.


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posizione, incantevole nella magia dello Stretto, nei giochi di fatamorgana, nelle onde di Scillaecariddi, per non esiste pi. Lo diciamo da tempo. La Sicilia scompare, Messina non esiste pi, sconvolta dal cemento, dallincuria, dalla maleducazione. Messina, che si cullava sullo stretto con i peloritani sulle spalle, quasi a spingerla verso i lidi, ha smesso di crescere e di esistere negli scandali dellUniversit, nella definizione di verminaio, nel fondo della speciale classifica di vivibilit raggiunta tra le citt italiane, nel suo lastricato di pietra lavica divelto per fare posto ai binari di un improbabile tram; Messina, la capitale aragonese di Alfonso il magnanimo, Messina delle taverne del patriota Balsamo, Messina che precorreva fatti ed idee e iniziava la sua liberazione da re e tiranni prima di qualunque altra pur celebrata citt. Messina sede universitaria unica, Messina dellAccademia della Scocca, Messina cenacolo dellOspe, Messina di Pugliatti, Quasimodo, Migneco, Vannant. Messina, ultimo porto da e per le Americhe, non esiste. E se lalluvione lha solo lambita, eppure lha ferita gravemente perch Giampileri, Scaletta, (oh tempora!), sono diventati tessuto metropolitano, sono essi stessi Messina nel bene e nel male. Parliamo di un territorio stravolto dallabusivismo formalizzato come pratica corrente, parliamo di un territorio una volta costretto nella striscia del litorale che anche nei nomi anticipava il divino, Paradiso, Contemplazione, Pace; territorio che oggi si allargato verso monte erodendo come vorace animale colline e alture ombreggiate dalla macchia mediterranea che non era

gratuito corollario di verde inutile, ma utile e irrinunciabile argine allo smottamento del terreno, alla friabilit di colline troppo vicine alle spiaggie bianche. Alberi e montagne oggi scomparsi per fare posto alle case degli uomini, casermoni e condomini di cemento alti sulle colline pur in un territorio ancora sottoposto a vincolo di edificabilit antisismica. E in questa opera pantadistruttrice luomo ha cambiato il profilo delle montagne, fatto scomparire il corso dei torrenti, otturato il loro greto offrendo per ai siciliani pi furbi vaste aree da urbanizzare con costruzioni di ogni tipo e di ogni colore, unite dal sinonimo comune dal basso prezzo, bassa qualit e criminale concessione edilizia. Ventottodicembre messinese ripetuto nello spazio di una notte di pioggia, una notte gi toccata dalla scomparsa di un uomo, una notte che amplificava la tragedia di una famiglia, nei morti e nei dispersi di mille famiglie. La cronaca di quella notte si incrostata nellattualit. Unattualit matrigna con la Sicilia, con i maggiori quotidiani che, dopo soli due giorni dal suo accadimento, situavano a partire da pagina 18 (il pi generoso), le notizie della tragedia e questo mentre erano ancora in corso le ricerche di povere vittime. Unattualit che ha portato il Presidente del Consiglio a sorvolare le zone colpite, il capo della protezione civile a parlare di irresponsabilit, cosa che non ha fatto in occasione del disastro di Viareggio, case costruite a ridosso

della ferrovia, un povero sindaco superato dagli avvenimenti. Unattualit che non ha concesso ai morti di Messina lo stop delle ricreazioni, lonore del minuto di raccoglimento nel corso delle partite del campionato di calcio, unattualit che non ha visto il Presidente della Repubblica a Messina per presenziare ai funerali solenni perch... aveva la caviglia ferita. Unattualit che riferisce al Papa che accenna soltanto ai morti di Messina dopo essersi soffermato prioritamente sulla tragedia delle Filippine quasi a ricordarci che i morti siciliani danno fastidio, sono morti di seconda categoria, difficili da situare in un panorama che rifiuta la Sicilia. E in tutto questo noi siciliani siamo i soli colpevoli: abbiamo sempre delegato ad altri le nostre cose, non vogliamo svegliarci e odiamo chi tenta di farlo. Ora aspetteremo le case di paglia, tipo roulotte abruzzesi, come la dovuta elemosina di uno Stato che non ci vuole n ci rispetta. U Missinisi

La Sicilia ha bisogno di uomini

forti di quella sicilianit a tal punto da stravolgere le regole del gioco, a tal punto da essere disposti a rinunciare o rinnegare i vecchi legami politici, ma soprattutto abbandonare quelle logiche del potere politico siciliano, ancora attuali, che certamente hanno contribuito e contribuiscono al mantenimento delle cose.

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Prometto ai siciliani che una delle prime cose che faremo, tornati al governo, sar dare il via al ponte sullo stretto, lunica grande opera che rende la Sicilia pienamente Italia ed i siciliani completamente italiani [ Silvio Berlusconi ]

Lettera dei siciliani della Diaspora a Silvio Berlusconi


na tragica notte di piogge, pur torrenziali, ha messo in ginocchio le contrade pi vicine a Messina seminando lutti e distruzione. stato come se la natura si fosse improvvisamente ribellata allo scempio delle montagne, dei torrenti, dei greti dei fiumi che l'uomo continua a programmare ed abbia deciso di interrompere - per una notte - la magia dell'autunno infinito che, come succede da sempre in Sicilia, protrae i caldi aneliti dell'estate isolana per concederci un avanzo d'inverno nell'apocalisse di pietre e fango. Poi il rincorrersi dell'attualit, i momenti di fervida attesa, le elucubrazioni delle autorit, gli anatemi delle coscienze, in un Paese, l'Italia, che continua la sua ricreazione senza sentire il dovere di tributare onore (come avevano fatto invece persino per Mike Bongiorno!) alle vittime innocenti di una tragedia annunciata nelle concessioni edilizie, nelle aree agricole diventate urbane per grazia (e voti) ricevuta, nello stravolgimento della natura e per questo una tragedia addebitata agli stessi messinesi. Oggi il fango si solidificato e la costruzione di case "abruzzesi" diventa promessa e gli italici pensano di aver addormentato ancora per una volta, l'ennesima, le coscienze dei siciliani che vogliono continuare ad aspettare senza ribellarsi e senza dignit. Autunno in Sicilia stagione impareggiabile, uno stato di grazia della natura che si pone tra il sole ancora caldo, il mare scintillante e i vigneti di zibbibbo e uva da venire e protrae le giornate come se cos ritardasse infine l'arrivo dell'inverno, lui s, negazione della vita, negazione della Sicilia. Autunno sulle rive dello Stretto fenomeno e magia. La costa calabra sembra potersi toccare quando il vento insedia

Fatamorgana e solleva in bolle e onde spumeggianti i vortici di Scillaecariddi, mentre luntri e feluche cercano per le ultime battute di pesca pescispada e tonnacchioli che ritardano la partenza da queste acque senza uguali. La notte poi le due coste scintillano di luci e voli di falene e pesciluna, disturbati solo dalla scia di pochi ferryboat. Ma Ieri, a proposito della reiterata attitudine dell'uomo a voler violentare la natura e mutare il corso delle cose, il presidente del consiglio ha annunciato "urbis et orbis" di voler regalare ai siciliani un manufatto per l'attraversamento di questo stretto di magie; un ponte per collegare Sicilia e continente, un Ponte per faci sentire italiani... Fino a quando dovremo sentire queste scelleratezze? Fino a quando lasceremo che altri decidano a nome nostro? Che cosa c'entra il signore di Arcore, pianura padana, con lo Stretto degli incantesimi? Ma che cosa ne sa lui della nostra isola, lui che il Paradiso se lo deve costruire e non lo ha trovato dietro la porta come abbiamo fatto noi? E che cosa ne pu sapere il suo ministro dei trasporti, uomo senza voti e che vive di listini bloccati per fondare la sua carriera di transfuga e ministro? Ma quale Italia vuole regalare alla Sicilia il signor Berlusca? Quella che rifiuta i funerali solenni ai suoi figli migliori? quella che ci regala Lombardo e Miccich?

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...


Italiani per forza dal 1860, emarginati dal contesto sociale nazionale, depauperati dalla propria cultura e della propria indipendenza economica. Noi Siciliani siamo nei fatti colonizzati da uno stato che ha fatto di noi un popolo di sovvenzionati che produce solo, o quasi, voti in cambio di sussistenza. [ LALTRA SICILIA - Associazione al servizio della Sicilia e dei Siciliani al di qua e al di l del Faro]
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letteralmente sotto cemento e malaffare. Isola siamo ma continuiamo sempre a prendere in considerazione solo il trasporto gommato senza invece immagginarci il potenziamento dei tanti porti isolani, vere e proprie porte per le autostrade del mare, metodo di trasporto efficace, a costi ridotti e ad impatto ambientale nullo. Potremmo continuare con l'elencazione di altre opere pubbliche che servirebbero in maniera prioritaria alla Sicilia invece di quel manufatto per l'attraversamento dello Stretto, finora servito ad arricchire Impregilo e compartecipate rigorosamente statali per gli studi di fattibilit, sempre ricominciabili da zero. Un ponte sinonimo di futuro nella mente delle autorit (ma chi sono?) paradigma poi della tendenza di ogni governo italico che nei confronti della Sicilia ha sempre voluto apparire pi che realmente fare, accaparrandosene, a piene mani, i tesori millenari. Eugenio Preta
Presidente confederazione giornalisti e dei media siciliani nel mondo

Si rende conto che sarebbe pi consono dire che proprio l'Isola, la Sicilia, che non vuole regalarsi all'Italia? Una patria la si riconosce dal rispetto per tutti i suoi territori, dalla eguaglianza di trattamento per tutti i suoi cittadini, dalla cura nell'amministrazione della cosa pubblica. Ora, quale rispetto per la Sicilia ha mai mostrato questa patria lontana se tutti i territori sono sventrati e sconvolti? quale eguaglianza se i figli migliori dell'Isola devono trovare altrove le possibilit di lavoro e di futuro che la "Roma ladrona" di leghista memoria nega all'Isola? quale cura dell'amministrazione pubblica se in ogni confronto elettorale i partiti romani piombano sull'Isola come feroci saladini per accapparrarsene i tesori attraverso i loro paria e i loro schiavi? Oggi Berlusconi, e troppi con lui, continuano a parlare di un Ponte sullo Stretto. Ma lo sa Berlusconi che in Sicilia per andare da Agrigento a Messina bisogna impiegare almeno 4 ore di strade statali per arrivare a quella bretella autostradale, quella autostrada Palermo-Messina che il Presidente aveva tanto prosaicamente inaugurato quando era operativa solo a corsia unica? E le ferrovie, conosce Berlusconi e il signor Moretti, amministratore delegato, lo stato delle ferrovie siciliane? la frequenza delle tratte che lavorano ancora a scartamento ridotto, la vetust delle carrozze destinate al servizio dell'Isola? Prima di costruire un Ponte, signor Berlusconi, la ragione ci impone un semplice doppio paradigma: cosa trasferire da una parte all'altra e come arrivare ai piedi di questo ponte. Ora potremmo trasportare al di l del faro le nostre arance; ma perch non pensiamo a costruire industrie di trasformazione e trasportare poi al di l le essenze e le deterpenate, costruendo prima del ponte possibilit di occupazione e un indotto che prenda dall'agricoltura linfa vitale per creare benessere? Perch non mettere mano finalmente alla costruzione di una rete autostradale che serva tutta la Trinacria, i tre punti da capo Passero a capo Peloro, a capo Lilibeo senza dover affrontare veri e propri peripli per dovere, ad esempio, prendere un aereo in uno dei tre aeroporti isolani Punta Raisi, Fontanarossa e Birgi? Non sarebbe pi utile impiegare quei fondi, altrimenti destinati, alla costruzione di aeroporti settoriali per evitare le lunghe file e le lunghe veglie? Per non parlare poi dello scempio del territorio che verrebbe stravolto dai terminali di quest'opera, che non sono limitati come la costruzione di un raccordo autostradale, ma cambierebbero in toto la morfologia di luoghi che vanno dalla periferia sud di Messina, quindi Giampilieri, Tremestieri, Scaletta Zanclea, le zone tristemente alla ribalta della cronaca per l'alluvione, ai siti magici dei laghi di Ganzirri, di Mortelle e oltre Casa Bianca che scomparirebbero

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LA POSTA
G.le Direzione, ondivido la vostra analisi sul ponte ed in linea di massima la carta costituzionale della Sicilia. Mi sono recato per lavoro in Sicilia e tutti quelli con cui sono venuto a contatto esprimevano una opinione positiva sul ponte, ho cercato di esporre le tesi che coincidono con le vostre forse con argomenti pi coloriti, anche nel mio sbiadito siciliano, Calatino-Catanese, restavano perplessi a volte attoniti, specialmente quando ponevo la problematica delle infrastrutture interne e che il ponte serviva pi all'Italia che alla Sicilia, colonia importatrice di tutto e solo esportatrice di agrumi, perch non si fa un'opera di divulgazione pi capillare i siciliani non sono stupidi gente buona e intelligente, ma se si incazza......... Viva il Vespro! Papale Tommaso, @ Un siciliano figlio di emigranti siciliani ed educato da siciliano in terra straniera, in Italia, dove gli italiani chiamavano me ed i miei famigliari ("sporchi siciliani"), mio nonno fugg dalla Sicilia per non sottomettersi alle cosche che taglieggiavano la sua azienda manufatturiera, gli affondarono le barche, le carrette al fine misero a repentaglio la sua vita e quella dei suoi famigliari, gli uccissero il pi fidato dei suoi collaboratori, poich tent di impedire l'incedio dei magazzini, era suo cugino carnale.

WOLUBILIS
prsente

le 25 novembre 09 20h30

Etta Scollo
en concert
(World Music - Italie)

l mio l'appello di un siciliano stanco di essere preso in giro dai Partiti tradizionali e soprattutto da tutti quei Movimenti che si rifanno all'Autonomia Siciliana. Sono stanco di chi approfitta del sentimento che ci lega alla nostra Terra per scendere a compromessi con i Partiti che storicamente hanno abusato della Sicilia. Dei tanti Movimenti autonomisti isolani, nessuno ha realmente a cuore la defiscalizzazione, la regionalizzazione, il Referendum sulla Devolution e tutto quello per cui ci si dovrebbe battere!! Cercano voti, a volte li prendono ma in 35 anni mai nulla cambiato realmente, siamo schiavi, dalla Liberazione d'Italia ad oggi siamo subendo un'altra dominazione. Le cose sono due: o noi siciliani siamo talmente abituati ad essere dominati da non accorgercene oppure davvero ora il momento di lanciare il nostro grido, a tutta l'Italia ed a tutto il Mondo. Ho voglia di mettermi in discussione, con tutti quei fratelli siciliani, in Sicilia e nel Mondo, per aprire un vero Forum sulla Sicilianit e su quello che veramente siamo tutti disposti a fare per la Sicilia. Occorre lavorare ad un Movimento forte, senza secondi fini (io sono un Agente di Viaggio e tale voglio restare). Voglio che la Sicilia sia rispettata e riconosciuta come vero ed unico Ponte tra l'Europa e tutti i Paesi del Mediterraneo. Voglio che dovunque, nell'Isola, sventoli la bandiera siciliana, sogno che chiunque venga in Sicilia resti affascinato, oltre che da ci che la Natura e la Storia ci hanno lasciato, dallo spirito e dalla fierezza che anima il Suo Popolo. La bandiera siciliana la nostra bandiera e per essa dobbiamo muoverci sino allo sfinimento! Insieme possiamo e dobbiamo riuscirci!! (...) Siamo gente forte, onesta e possiamo farcela, uniamoci seguendo, come unico programma, lo Statuto della nostra Autonomia, sino troppo infangato. Lancio a tutti i veri Siciliani questa sfida: Lottiamo per attuare i 20 punti che l'Altra Sicilia ha individuato. Grazie. Promosicily, @

a chanteuse et compositrice sicilienne Etta Scollo donne un concert exceptionnel Wolubilis. Digne porte-parole dune terre riche en traditions et joyaux culturels, elle raconte les mythes et lgendes de sa terre natale et leur insuffle une dimension musicale contemporaine. Etta Scollo, cest une voix fascinante et charismatique quelle module selon ltat dme exprimer ou par limpact des histoires authentiquement siciliennes quelle aime raconter. Chanteuse et compositrice sicilienne, Etta Scollo, est aujourd'hui l'une des artistes italiennes les plus populaires en Allemagne o elle a reu le RUTH 2007 pour son programme Canta Ro, consacr Rosa Balistreri. Ce mme projet lui vaut le prix Pino Veneziano en 2005 et le prix Rosa Balestreri- Alberti Favara en 2008. Au mme moment, Etta Scollo part en tourne avec Les Siciliens, un spectacle michemin entre rve et ralit, histoire et mythes de son le. Un album sera enregistr en public. Avec Franco Scaldati, Enrico Stassi et d'autres artistes siciliens, elle participe en outre au spectacle La mia vita vorrei scriverla cantando omaggio a Ignazio Buttitta et lhommage Rosa Balistreri sous la direction de Carmen Consoli, avec Ornella Vanoni, Giorgia e Nada Catane en mai 2008. En 2009, elle se consacre sa tourne de concerts dans toute lEurope et aux USA, o son album est produit par Allegro .

Infos et rservations : 02/761.60.30

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Caro Amico, dopo che mi hai letto, non mi buttare... Dimostra il tuo alto senso di civismo... Regalami a qualche amico o parente. Aiuterai cos la mia diffusione. Grazie

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...


Per LUnione europea la Lingua Siciliana si deve ritenere una lingua regionale minoritaria ai sensi della Carta europea delle lingue regionali o minorotarie, che allArt. 1 afferma che per lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue... che non sono dialetti della lingua ufficiale dello stato. La Carta europea delle lingue regionali o minorotarie stata approvata il 25 giugno 1992 ed entrata in vigore il 1 marzo 1998.

LItalia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non lha ancora ratificata.
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DRAGHI E POLLI

ario Draghi dice che dobbiamo andare in pensione dopo. La medicina ci fa vivere pi a lungo, mentre la tecnologia fa in modo che il nostro corpo si usuri di meno. I bambini nati oggi vivranno almeno fino a cento anni. Stando cos le cose, potremmo finalmente avere la possibilit di smettere di lavorare quando ancora siamo in ottima forma e abbiamo ancora trenta o quarantanni di perfetta salute. Potremmo finalmente goderci la vita. Invece Draghi dice che, siccome la vita si allunga, allora bisogna lavorare di pi. A questo punto evidente che il fine di ci che comunemente viene chiamato progresso non il benessere. Diecimila anni fa la vita durava cinque volte di meno, ma si vedevano un numero di tramonti infinitamente superiore: perfino uno al giorno, volendo. Lacqua dei fiumi si poteva bere e il cielo era

una tela azzurra senza scie bianche. Si potevano raccogliere i funghi senza tesserino, si poteva girare il mondo senza respingimenti alle frontiere - Maroni non era ancora nato e cera sempre qualcosa di utile da fare e da poter offrire in cambio di cibo, cure e protezione. Non serviva niente di pi e niente di meno. Cosabbiamo ottenuto diecimila anni dopo? I nostri figli vivranno cento anni ma lavoreranno fino a novantanove. La fatica stessa sar scissa dalle finalit di produzione cui applicata, cosicch un uomo sar il corrispondente di un cavallo vapore nel cilindro di un motore a scoppio. I fiumi attraverseranno le nostre citt come vene varicose dalle pareti incrostate di colesterolo, come tubi di scarico mefitici e velenosi, come intestini che veicolano liquami e composti chimici. Il cielo somiglier sempre di pi al filtro di unaspirapolvere dopo lutilizzo di una domestica eccessivamente zelante. Latmosfera diverr calda, maleodorante e irrespirabile come laria intrappolata sotto alle coperte quando la pancia vi riversa il suo fiato nauseabondo. Le case diverranno sempre pi piccole, le camere pi claustrofobiche, gli schermi che proiettano una vita immaginaria sempre pi larghi, la fantasia sempre pi fervida per soddisfare il richiamo ancestrale verso un mondo primordiale fatto di atavici istinti di cui si sono persi ricordo e significato. Non stiamo aumentando la durata della vita, ma quella della morte. Come le galline in una batteria di polli, che devono solo essere spremute fino allultimo uovo. Come i bovini in un allevamento di carni da macello, che devono solo crescere fino a quando il cervello non verr loro aspirato. Come le pecore, che devono solo essere tosate fino allultima ciocca di vello. Cos noi che per Draghi dobbiamo solo lavorare, fino allultima rata del mutuo. (Fonte: www.byoblu.com)

Spaghetti o niuru de sicci


Ingredienti per 4 persone: 1 kg di seppie (comprese le sacche col nero) - Sale - Olio extravergine doliva - 350 gr di spaghetti - 2 spicchi daglio - Pepe - 250 gr di pomodoro concentrato - Ciuffi di prezzemolo - Pecorino grattugiato Come fare: Pulire le seppie e tagliarle a pezzi. In un tegame versare un velo dolio, farvi imbiondire gli spicchi daglio schiacciati, unire poi le seppie rimescolando. Poco dopo aggiungere il prezzemolo, salare e pepare. Unire il pomodoro concentrato e diluire con 600 gr circa di acqua tiepida. Aggiustare di sale e portare a ebollizione fino a quando il sugo avr raggiunto la densit desiderata. Cuocere a fuoco basso per circa 2530 minuti. Versare il nero contenuto nelle vescichette tenute da parte e rimescolare a fuoco spento. Cuocere la pasta in acqua salata. Scolare la pasta e unire la salsa. Spolverate un p di pecorino.

Pasta alla Norma


Ingredienti per 4 persone: 4 melanzane medie - 500 gr. di spaghetti - 1 kg di pomodori maturi - basilico fresco - 1 spicchio daglio - 100 gr diricotta salata - olio doliva - sale Come fare: Lavare le melanzane, tagliarle a fette, lungo la linea verticale, spesse circa 5 mm. Disporle su una tavola di legno, a strati, luna sullaltra. Ogni strato di melanzane verr cosparso di sale fino. Alla fine porresopra la pila di melanzane un piatto su cui verr poggiato un peso. Loperazione consentir di privare gli ortaggi dellacqua di vegetazione. Trascorsa circa unora occorrer lavare le fette sotto lacqua corrente e asciugarle con un canovaccio. Preparare una padella antiaderente con abbondante olio doliva ben caldo e soffriggere le melenzane facendole dorare da entrambi i lati. Una volta fritte tutte le fette disporle su di un piatto. Preparare la salsa: Spellare i pomodori dopo averli tuffati in acqua bollente, privare dei semini interni, ridurli a pezzi grossolani e mettere a cuocere in una padella (meglio se di alluminio). fare cuocere per circa 10 minuti. Rimescolare con un cucchiaio di legno finch non si sar addensata. Aggiustare di sale, quando quasi cotta aggiungere uno spicchio daglio intero spellato, un giro dolio, basilico in foglie. Cuocere gli spaghetti in acqua bollente, scolare quando la pasta al dente. La pasta verr c ondita con la salsa cotta precedentemente. Servire la pasta al sugo di pomodoro nei piatti, solo dopo disporre le fette di melenzane fritte sui vari piatti, grattuggiare sopra la ricotta salata, guarnire con un ciuffo di basilico freco e servire.

Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 6 (Novembre - Dicembre) 2009

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Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 6 (Novembre - Dicembre) 2009

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