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AIAS ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LANALISI DELLE SOLLECITAZIONI XXXVIII CONVEGNO NAZIONALE, 9-19 SETTEMBRE 2009, POLITECNICO DI TORINO

AIAS 2009 069

ANALISI DEL DANNEGGIAMENTO SU COMPONENTI IN MATERIALE COMPOSITO CON TECNICA TERMOELASTICA


U. Galietti, C. Pappalettere
Politecnico di Bari, Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Gestionale, V.le Japigia, 182 70126 Bari, e-mail: galietti@poliba.it, carpa@poliba.it

Il largo e crescente utilizzo di materiali compositi in applicazioni ingegneristiche di estrema importanza, quali ad esempio quelle aerospaziali, ha posto lattenzione su tecniche, come quella termoelastica, che consentono una valutazione delle sollecitazioni rapida e a campo intero. Parallelamente risulta di estremo interesse la valutazione dellintegrit strutturale del componente in esame mediante controlli non distruttivi come quelli con ultrasuoni e metodi termici. Obiettivo di questo lavoro quello di valutare lapplicabilit della tecnica termoelastica come tecnica di controllo non distruttivo in tempo reale, applicata durante lesercizio delle prove. Lo scopo quindi quello di valutare leventuale danneggiamento, di provini sottoposti a fatica, al variare del numero di cicli, ossia di individuare la presenza di eventuali difetti ed effettuare un monitoraggio del componente.
Abstract

Sommario

The wide and growing use of composite materials in engineering applications of extreme importance, particularly as aircraft, has placed the emphasis on techniques, such as thermoelastic, allowing a rapid assessment of full field stress. Parallel is of extreme interest the assessment of structural integrity of the component under consideration through non-destructive testing such as ultrasound and thermal methods. The aim of this work is to evaluate the applicability of the thermoelastic technique as realtime non-destructive testing, applied during the exercise test and therefore to assess the damage of samples subjected to fatigue, varying the number of cycles; namely to identify the presence of defects and conduct a monitoring component. Parole chiave: Termoelasticit, controlli non distruttivi, danneggiamento, cricca, lock-in.

1. INTRODUZIONE

Lutilizzo di materiali innovativi come i materiali compositi nellindustria aerospaziale e non solo, indirizza la ricerca verso delle tecniche innovative che abbiano come vantaggi principali quello di essere rapide, di semplice utilizzo e non di contatto. Questo spiega il forte consenso verso la tecnica termoelastica che consente seppur in superficie, di effettuare lanalisi delle sollecitazioni su componenti durante le reali condizioni di carico. Un discorso del tutto analogo si pu fare con i metodi termici che consentono di diagnosticare eventuali difetti presenti allinterno di un componente in modo abbastanza rapido in quanto costituiscono tecniche a campo intero e richiedono un set-up abbastanza rapido. I difetti sono rilevabili grazie al fatto che rappresentano anomalie fisiche nel materiale e quindi forniscono una risposta termica differente rispetto alla parte inalterata. Tali anomalie provocano anche delle zone perturbate del campo delle sollecitazioni, si pensi ad esempio alle cricche, che possono essere facilmente rilevate dallanalisi termoelastica. Per questo motivo si pensato in questo lavoro, di utilizzare la TSA come

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tecnica di controllo non distruttivo confrontando i risultati con una delle tecniche termografiche pi efficaci per lanalisi dei difetti, la tecnica lock-in. Questultima consiste nel sollecitare periodicamente tramite una sorgente di calore il componente da analizzare in modo da creare allinterno dello stesso delle onde termiche che si propagano e vengono riflesse quando raggiungono le zone dove variano i parametri di propagazione termica; le onde riflesse interferiscono con le onde superficiali e causano unimmagine di interferenza che pu essere misurata sulla superficie. Lo studio stato condotto su 4 provini in materiale composito in fibra di carbonio e matrice epossidica. Due di questi provini, denominati come stringer 7 e stringer 9, presentano un rinforzo centrale mentre gli altri due di forma rettangolare presentano incassati al loro interno dei sensori con relativi cavi. I provini rinforzati sono stati provati a fatica con lo scopo di monitorarne il danneggiamento con la TSA e la tecnica lock-in. Le due tecniche hanno subito consentito di rilevare la presenza di cricche nei cicli iniziali di carico per cui il danneggiamento dei componenti stato fatto valutando la crescita della cricca al variare del numero di cicli. Sia le immagini termoelastiche che quelle di fase termografiche, hanno evidenziato una crescita delle cricche rilevate praticamente nulla, il che stato confermato monitorando le stesse tramite un microscopio ottico. Lindagine al microscopio ha evidenziato solo due cricche di cui stato possibile rilevare la misura della lunghezza, una nella parte bassa del rinforzo dello stringer 9 e una nella parte alta del rinforzo dello stringer 7, dimostrando la capacit della tecnica termoelastica di rilevare anche difetti non in superficie. Per motivi di spazio nel lavoro sono presentati i dati relativi solo ad una cricca diagrammando i valori della lunghezza in funzione del numero di cicli e confrontando i valori medi trovati analizzando i dati con le due tecniche utilizzate. Il confronto con il valore della lunghezza della cricca valutata al microscopio mostra come la TSA fornisca una misura sovrastimata mentre la lock-in al contrario fornisce una misura sottostimata della lunghezza. Dal punto di vista della precisione la TSA sembra fornire risultati migliori con un errore intorno al 10% rispetto alla valutazione fatta con la tecnica lock-in che fornisce un errore intorno al 14%. Il lavoro si chiude con un analisi puramente qualitativa che mostra come la TSA sia in grado di rilevare varie anomalie nel materiale, come nel nostro caso i cavi dei sensori, richiedendo un set-up molto semplice in pratica lo stesso usato per lanalisi delle sollecitazioni .

2. TECNICA TERMOELASTICA DI ANALISI DELLE SOLLECITAZIONI PER I MATERIALI COMPOSITI E TECNICA LOCK-IN
2.1 Cenni di teoria della tecnica termoelastica di analisi delle sollecitazioni sui materiali compositi

Le prime formulazioni teoriche e le prime applicazioni della tecnica termoelastica ai materiali compositi sono attribuite a Stanley e Chan [1]. Essi hanno sviluppato la formulazione originale di Lord Kelvin per renderla applicabile ai materiali ortotropi e in particolare per condizioni di sollecitazione piana hanno ottenuto la seguente espressione: (1) dove l e t sono i due coefficienti di dilatazione termica lineare e l e t rappresentano le variazioni delle tensioni normali nelle direzioni principali del materiale (longitudinale e trasversale), mentre la densit del materiale e Cp il calore specifico a pressione costante. La relazione che ne deriva tra il segnale termoelastico S e la variazione delle tensioni, sempre nellipotesi di sollecitazione piana, la seguente:

( l l + t t ) = A* S
che pu anche essere riportata nella forma che segue:

(2)

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(l + t) = A*S

(3)

Nelle due equazioni sopra riportate si nota la presenza di due termini incogniti, A* e , il che implica che la calibrazione del segnale termoelastico non sar pi immediata e diretta come nel caso dei materiali omogenei. Leffetto della frequenza di carico sul segnale termoelastico emesso da materiali compositi laminati un aspetto molto importante ed stato trattato con elevata accuratezza da Wong [2]. Egli ha fornito una completa spiegazione di come effetti non adiabatici di trasmissione del calore avvengano in compositi laminati. Per gli usuali intervalli di frequenze utilizzati nelle analisi termoelastiche (fino a 30 Hz) stato concluso che una singola lamina pu comportarsi in modo adiabatico (ossia gli scambi termici tra fibre e matrice sono trascurabili) mentre sono necessarie frequenze pi elevate per ottenere condizioni adiabatiche in un laminato (e quindi per evitare gli scambi termici tra le lamine). Per condurre, quindi, analisi quantitative sui laminati compositi, bisogna riferirsi a modelli analitici che devono descrivere le condizioni del materiale prossimo alla superficie, dove la temperatura rilevata mediante termocamere ad infrarossi ad elevata risoluzione [3]. I principali modelli termoelastici proposti in letteratura si differenziano secondo tre approcci generali: approccio mesoscopico, in cui il segnale termoelastico generato considerando un materiale ortotropo ed omogeneo alla mesoscala (lumped approach), un approccio microscopico, in cui il segnale valutato per ogni singolo materiale costituente sulla base del suo stato di tensione ed un approccio strain Witness in cui il segnale termoelastico misurato internamente generato da uno strato superficiale di materiale isotropo o quasi isotropo il cui stato di deformazione sul piano una esatta riproduzione dello stato di deformazione del laminato [4], [5]. Per questultimo interessante approccio sono state ricavate le relazioni che legano la variazione di temperatura allinvariante delle deformazioni eq. (4), (5) e alle sollecitazioni lungo le direzioni principali della lamina esterna eq. (6), (7): (4) dove: nel caso di formulazione in funzione delle deformazioni e (5)

dove:

(6)

(7) nel caso di formulazione in funzione delle sollecitazioni. Lapice r indica le propriet fisiche relative al materiale dello strato superficiale isotropo. Nellambito di questo articolo non interessa effettuare un analisi quantitativa delle sollecitazioni in quanto interessa rilevare solo le anomalie nella distribuzione degli stress introdotte dai difetti.
2.2 Teoria termografia lock-in

La termografia lock-in una tecnica basata su onde termiche generate allinterno del provino analizzato, in regime stazionario. In questo caso il provino sottoposto a riscaldamento sottoforma di onde sinusoidali modulate a una frequenza che causano onde termiche fortemente attenuate e disperse di frequenza allinterno del materiale [6], [7]. Consideriamo un solido semi-infinito, isotropo la cui superficie riscaldata uniformemente da una sorgente di calore (ad esempio una lampada) in grado di garantire unintensit luminosa di modulo I0, con pulsazione nel tempo t [8]:

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I = I0 (1 + cos (t))/2

(4)

La distribuzione di temperatura allinterno del solido funzione della profondit x e del tempo t e pu essere ottenuta nota la diffusivit termica , risolvendo lequazione differenziale: (5) La soluzione unequazione del tipo:

T(x,t) = T0e-x/ cos(2x/ t)


dove rappresenta la lunghezza di diffusione termica :

(6)

(7) con = k/c dove k la conducibilit termica del materiale, la densit e c il calore specifico. La grandezza legata alla frequenza dalla relazione = 2f , mentre T0 rappresenta la variazione iniziale di temperatura prodotta dalla sorgente e = 2 la lunghezza donda. In conclusione, dallespressione della T(x,t) possibile avere informazioni circa la fase dell onda che legata direttamente alla profondit x: (8) Dato che la lunghezza di diffusione termica inversamente proporzionale alla frequenza, frequenze alte restringono lanalisi a regioni prossime alla superficie, mentre onde termiche a bassa frequenza propagano a profondit maggiore ma pi lentamente. Lintervallo di profondit, per limmagine di ampiezza, dato da mentre la massima profondit, che pu essere ispezionata, nellimmagine di fase corrisponde a 1.8[9], [10], [11]. In pratica quindi, le onde termiche propagano allinterno del provino e vengono riflesse quando raggiungono le zone dove variano i parametri di propagazione termica [6], [7]; le onde riflesse interferiscono con le onde superficiali e causano unimmagine di interferenza che pu essere misurata sulla superficie. Le onde termiche si attenueranno e penetreranno nel provino fino ad una certa profondit; pi bassa la frequenza e pi profonda la penetrazione. Le propriet del materiale (conduttivit termica, capacit termica e densit) sono anche importanti per lattenuazione.

3. PROVINI E SET-UP DI PROVA


3.1 Analisi del danneggiamento durante le prove di fatica su due provini in materiale composito rinforzato

Lo scopo dell'analisi effettuate durante le prove di fatica riguarda la valutazione dellevolversi del danneggiamento, al variare del numero di cicli, con la tecnica termografica lock-in e con la tecnica termoelastica. In pratica si vuole constatare la presenza di eventuali difetti o delaminazioni e tramite la misura di questultimi al variare del tempo, si vuole capire come e se il materiale si sta danneggiando. I componenti testati, denominati stringer7 e stringer9, sono pannelli in materiale composito, costituiti da una matrice in resina epossidica e da fibre di carbonio, sui quali stato realizzato un unico rinforzo centrale, con sezione ad . Lo skin dei componenti analizzati costituito in superficie da materiale fabric. Alle estremit sono inserite plies aggiuntive per realizzare delle rampe di spessore decrescente

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verso la sezione centrale del componente. Lo stringer con sezione ad realizzato mediante sovrapposizione di plies di fabric con varie orientazioni su una sagoma in materiale metallico. Per acquisire i dati relativi alle deformazioni sono stati disposti su entrambi i lati dei provini degli estensimetri e delle rosette estensimetriche. Lo schema della disposizione degli estensimetri uguale per entrambi i provini come mostrato in figura 1. Con la tecnica termoelastica, applicata per sua natura durante lesercizio delle prove, stato possibile individuare le zone del provino maggiormente sollecitate ed ottenere unindicazione delle zone in cui sarebbero potuti insorgere degli eventuali difetti. Si verificato che la tecnica termoelastica in grado di evidenziare la presenza di cricche o danneggiamenti gi alle prime fasi di enucleazione. Le acquisizioni di tipo termoelastico (AC), e le acquisizioni della termografia lock-in sono state effettuate mediante lutilizzo della termocamera DeltaTherm 1560 dotata di un detector costituito da una matrice di sensori di tipo fotovoltaico di antimoniuro di indio (InSb), sensibili a radiazioni termiche di lunghezza donda comprese tra 3 e 5 m. Dal punto di vista meccanico tali prove sono state realizzate montando i provini su una macchina di prova servoidraulica Instron 1340 con capacit di carico statica pari a 100 [kN] sottoponendoli ad un carico ciclico sinusoidale. Per consentire il collegamento dei provini alla macchina di carico si sono utilizzati degli afferraggi in acciaio 18NiCrMo5 opportunamente progettati. A causa delle dimensioni non trascurabili dei provini impiegati e vista la necessit di avere una risoluzione delle acquisizioni termoelastiche quanto migliore possibile , il set-up adottato durante le prove stato variato di volta in volta a seconda della posizione e delle dimensioni della zona in cui si desiderava effettuare lindagine. In generale comunque la termocamera stata posizionata ad una distanza dal provino variabile tra 0,500 e 1,5m, in posizione frontale o laterale (45 rispetto alla direzione frontale) per indagare sul bordo del rinforzo e ad una altezza anchessa variabile, a seconda della zona di interesse, per avere un angolo di inclinazione verticale il pi piccolo possibile (mai superiore a 15). Un esempio di set-up adottato durante le acquisizioni termoelastiche, compiute nei primi cicli di carico e quindi a distanza maggiore dal provino, riportato nella figura 2.

Figura 1: Afferraggi per lammorsaggio nella macchina di prova e disposizione degli estensimetri sulle facce dello Stringer Anche per lindagine termografica lock-in, eseguita fermando la prova ogni K step di carico, il set-up si dovuto variare a seconda delle esigenze, con difficolt aggiuntiva derivante dalla necessit di utilizzare una lampada da 1000 W per sollecitare termicamente il provino. Infatti si dovuta cercare la migliore disposizione relativa tra termocamera e lampada per evitare riflessi o falsi segnali figura 2. Con un microscopio ottico YHDO yh-9628 infine, dopo la prova lock-in si sono monitorate le dimensioni delle cricche al variare del numero di cicli. Sia la lock-in che lanalisi al microscopio sono state eseguite con i provini sottoposti ad un carico di trazione in modo da aprire le cricche ed evidenziarle.

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Figura 2: Set-up adottato per la rilevazione dei dati termoelastici e dei dati termografici Tabella 1: Dati di prova stringer 7, i carichi e i numeri di cicli sono normalizzati rispetto ad una costante K

Dati prova
Dati provino Stringer 7 Durata totale della prova (cicli) Numero di interruzioni Frequenza di carico (Hz) Ampiezza di carico (N) materiale composito in fibre di carbonio in resina epossidica 9K una interruzione ogni K cicli 3 (-2,5K) (+8,5K)

Tabella 2: Dati di prova stringer 9, i carichi e i numeri di cicli sono normalizzati rispetto ad una costante K

Dati prova
Dati provino Stringer 9 Durata totale della prova (cicli) Numero di interruzioni Frequenza di carico (Hz) Ampiezza di carico (N) materiale composito in fibre di carbonio in resina epossidica 6,7K una interruzione ogni K cicli 5 (-2,5K) (+8,5K)

3.2 Analisi termoelastica di pannelli con sensori embedded

Al fine di verificare la capacit della TSA di rilevare anomalie dello stato tensionale dovute a imperfezioni costruttive e/o alla presenza di sensori all'interno dei pannelli si sono analizzati due pannelli in materiale composito in fibre di carbonio e resina epossidica. Tali pannelli sono ricavati da un solo pannello pi grande di spessore 10 [mm] con fibre orientate per il 50% a 0, per il 40% a 45 e per il restante 10% a 90. In figura (3) si mostrano i provini e i 4 sensori che sono stati inseriti allinterno degli stessi con i relativi fili durante la fase costruttiva del pannello. I provini sono stati sollecitati tramite una macchina servoidraulica Schenk con capacit di carico statico pari a 250 [kN] con un carico dinamico di ampiezza pari a 30 e 45 [kN] ad una frequenza di 10 [Hz]. Per i dati termoelastici si usata in questo caso lattrezzatura SPATE 4000 con un singolo sensore del tipo HgCdTe

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Figura 3: Pannelli analizzati con direzione delle fibre e schema di inserzione dei sensori

4. RISULTATI
4.1 Analisi del danneggiamento durante le prove di fatica su due provini in materiale composito rinforzato

I risultati che ci si appresta a riportare dimostrano lutilit dellanalisi termoelastica che consente di rilevare le zone pi sollecitate del provino in modo da fornire indicazioni sulle zone da analizzare con la tecnica lock-in (in questo caso sono riportate solo le immagini pi significative). Sia lanalisi al microscopio che la lock-in sono state eseguite a provino carico (carico di trazione pari a 85 kN). Dalle immagini termoelastiche illustrate si nota sin dai primissimi cicli la presenza di una zona maggiormente sollecitata sia nella parte superiore che in quella inferiore del provino e inoltre si evidenzia la presenza di eventuali cricche figure (4) e (5). Anche la termografia lock-in conferma le indicazioni fornite dalle immagini termoelastiche con la presenza di possibili cricche sia sullo stringer7 che sullo stringer9 figura (6). Sempre dalle immagini termoelastiche si pu notare che non vi stata alcuna propagazione delle cricche individuate, nei cicli successivi su i 2 provini. Dalla tecnica lock-in viene evidenziato quanto appena detto in quanto, non si sono riscontrate, almeno a livello visivo, variazioni geometriche delle cricche. Ciononostante stata comunque eseguita un analisi quantitativa delle dimensioni dei difetti individuati su ciascun provino in modo tale da evidenziare un eventuale andamento del danneggiamento in funzione del numero di cicli. In figura 6 si mostra la rilevazione fatta al microscopio della cricca bot individuata nella parte inferiore dello stringer 9.

Figura 4: Denominazione delle cricche sullo stringer 7

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Figura 5: Denominazione delle cricche sullo stringer 9

Figura 6: Cricca Bot valutata al microscopio

Figura 7: immagini di fase lock-in della cricca bot sullo Stringer 9 (a sinistra) e della cricca top 1 sullo Stringer 7 (a destra) La misura delle cricche con le due tecniche stata eseguita mediante lapplicazione del metodo della semiampiezza descritto da Giorleo e Meola [12] che consiste nel considerare i valori di fase o di segnale termoelastico, rispettivamente se si sta utilizzando un immagine di fase lock-in o un immagine termoelastica, superiori ad un valore di soglia precedentemente fissato. In particolare riferendosi alle immagini di fase lock-in (per le immagini termoelastiche basta sostituire alla fase il segnale termoelastico), basta applicare la disequazione:

m K * ( m - c )

(9)

dove m pari al valore medio della fase in una zona indisturbata, valore locale della fase, c valore massimo della fase (nel metodo proposto da Giorleo e Meola c, rappresenta il valore centrale della fase) e K = 0,5. La procedura di analisi ha previsto nellordine le seguenti fasi: scelta dal software Delta Therm delle immagini che meglio evidenziano, visivamente per ogni numero di cicli, le cricche;valutazione per ogni immagine del rapporto mm/pixel attraverso un tool del software DelthaVision; valutazione in Matlab della lunghezza della cricca attraverso la scelta di un profilo opportuno sullo stringer utilizzando K = 0,5 fig. (7).

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Figura 8: Variazione del segnale di fase lungo il profilo considerato Le immagini di fase lock-in sono state ottenute utilizzando un periodo di 30s, una duration di 15s, acquisendo filmati a 2 frame/s processando un numero totale di frame equivalente a due cicli di riscaldamento. Si mostreranno adesso (tabella 3) i dati relativi alla cricca denominata cricca bot sullo stringer 9 per la quale, al microscopio, stata stimata una lunghezza di 16 mm. Si fa notare inoltre che con il microscopio ottico sono state individuate chiaramente solo la suddetta cricca e la cricca denominata come cricca top 1 sullo stringer 7, il che conferma la possibilit delle tecniche lock-in, ma soprattutto termoelastica, di individuare anche cricche sub-superficiali. Si mostrano inoltre in tabella 4 lanalisi di regressione dei dati delle misure prese con la TSA e con la tecnica lock-in. Tabella 3: Misure rilevate con le due tecniche al variare del numero di cicli Misure Rapp. Dev. Err. Misure Rapp. Dev. Err. Media N di Media TSA [mm/ St. Relativo lock-in [mm/ St. Relativo [mm] cicli [mm] [mm] pixel] [mm] % [mm] pixel] [mm] % 1,32 1,06 15,96 10000 15,90 1,32 1,06 14,40 20000 13,78 0,84 1,13 16,48 30000 13,63 13,73 1,77 7,41 16,28 0,82 40000 13,09 1,19 0,86 1,05 16,28 50000 13,65 0,86 1,07 19,00 60000 12,84 17,62 1,77 10,02 1,00 1,10 18,66 67000 13,20 0,99 19,64 Parametri utilizzati per la rilevazione delle 18,70 0,94 immagini di fase con la tecnica lock-in : Periodo 0,99 18,98 30s, durata accensione lampada 15s, frame rate 2frame/s con acquisizione di un numero totale di 0,79 17,05 frame pari a 2 cicli di riscaldamento. 0,82 20,05 Tabella 4: Analisi di regressione sui dati delle due tecniche utilizzate

N di cicli 7500 11300 18200 22500 28000 30700 39800 40800 48800 52500 58500 61000

Come si vede dalle misure in tabella poi diagrammate in figura 8, la valutazione della lunghezza della cricca effettuata con le due tecniche utilizzate porta ad una stima delle misure differenti. Se si considera, infatti, la stima fatta al microscopio (16 [mm]), confrontando i valori medi delle lunghezze

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misurate, la tecnica termoelastica sembra fornire un valore sovrastimato mentre la tecnica lock-in, un valore sottostimato della misura. Valutando lerrore commesso rispetto alla stima fatta al microscopio come |err%| = |misura_microscopio-misura_tecnica utilizzata|/misura_microscopio, si ottiene per la tecnica termoelastica un errore intorno al 10%, mentre per la tecnica lock-in, un errore intorno al 14%. Nonostante una dispersione delle misure pi elevata, la TSA risulta quindi, pi adatta allindividuazione e alla valutazione di difetti superficiali e sub-superficiali come le cricche rispetto alla tecnica lock-in pi adatta alla rilevazione dei difetti di maggiori dimensioni, come le delaminazioni. Lanalisi di regressione fatta con un livello di confidenza del 95% per entrambe le tecniche, mostra analizzando lintervallo di confidenza, per i dati presi con la TSA una crescita della lunghezza della cricca al variare del numero di cicli con un andamento lineare che sembra risultare significativo. In maniera differente le misure della lock-in, che risultano influenzati dal primo dato di valore elevato, presentano una distribuzione per il quale non si pu escludere un andamento costante della misura della lunghezza della cricca Altro vantaggio della TSA quello di richiedere un set-up pi semplice rispetto ad altre tecniche termiche di controllo non distruttivo in quanto richiede al massimo il trattamento della superficie analizzata con vernice nera ad alta emissivit. Tale semplicit permette di analizzare in modo pi rapido superfici anche irregolari di componenti con la possibilit di individuare difetti in zone difficilmente accessibili con altre tecniche. Un ulteriore vantaggio quello che la TSA esegue lanalisi sul componente senza la necessit che questo sia fermo con un enorme risparmio di tempo rispetto anche ad altre tecniche di controllo non distruttivo.

Figura 9: Confronto tra la tecnica termoelastica e la tecnica lock-in per la valutazione della lunghezza della cricca cricca bot
4.2 Analisi termoelastica di pannelli con sensori embedded

Si mostra ora unaltra applicazione qualitativa della tecnica termoelstica (presentata al convegno ETDCM8 del 3-6 Ottobre 2007 dal prof. U.Galietti) applicata ai materiali compositi, che mostra la potenzialit di tale tecnica nelluso come controllo non distruttivo. Si sono analizzati, in questo caso, due pannelli in materiale composito sempre in fibra di carbonio e resina epossidica allinterno dei quali sono stati incassati dei sensori con i relativi cavi di collegamento. Come mostra la figura (9) con la tecnica termoelastica si riusciti a rilevare in modo abbastanza netto, la presenza dei cavi allinterno dei due pannelli, in particolare, si nota come questultimi risultino piegati, come poi si verificato effettivamente rompendo i provini. Le anomalie introdotte dai cavi e dai sensori provocano in pratica delle perturbazioni degli stati di stress dei pannelli consentendone unimmediata rilevazione, senza la necessit di conoscere leffettivo stato di stress superficiale e quindi di effettuare la calibrazione del segnale termoelastico.

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Figura 10: Immagini termoelastiche dei pannelli analizzati dove risultano ben chiari la posizione e la forma dei fili

5. CONCLUSIONI Il presente lavoro dimostra come la tecnica termoelastica sia un potente strumento che consente non solo lanalisi delle sollecitazioni ma anche il controllo diagnostico di componenti. Il confronto con la tecnica termografica lock-in stato fatto in modo quantitativo monitorando la lunghezza delle cricche al variare del numero di cicli su componenti in materiale composito provati a fatica al fine di valutare il danneggiamento degli stessi. Sia la TSA che la tecnica lock-in hanno evidenziato sin dallinizio la formazione di cricche superficiali e sub-superficiali che non hanno subito crescite al variare del numero di cicli. Ulteriore conferma di ci stata ottenuta monitorando le cricche con un microscopio ottico che ha consentito di misurare la lunghezza delle cricche visibili in superficie. Tuttavia lanalisi di regressione dei dati ha mostrato per le misure prese con la TSA, un andamento crescente della lunghezza della cricca al variare del numero di cicli. In particolare e per brevit si concentrata lattenzione su una sola cricca situata nella parte inferiore del rinforzo del provino denominato come stringer 9. Il microscopio ha fornito una misura della cricca suddetta che risulta sottostimata rispetto ad una misura media rilevata dalla TSA e sovrastimata rispetto ad una misura media rilevata dalla lock-in il che si ripercuote in un errore del 10% per la TSA e del 14% per la lock-in. Oltre a fornire dei dati sottoforma di immagini termoelastiche che mostrano dei contrasti pi elevati rispetto alle immagini di fase lock-in, i vantaggi delluso della TSA risiedono soprattutto nella semplicit del set-up rispetto alla lock-in che richiede un corretto posizionamento della lampada e della termocamera, con la possibilit di analizzare superfici complesse in modo pi rapido. Tuttaltro che trascurabile inoltre il vantaggio che deriva dal non dover tenere fermo loggetto da analizzare, con enormi vantaggi di tempo e con la possibilit di effettuare un vero e proprio monitoraggio dei componenti in tempo reale. Si mostrato infine, come la presenza di cavi allinterno di componenti in materiale composito sia facilmente rilevabile con la TSA grazie al fatto che questultimi che rappresentano anomalie dal punto di vista fisico, producono perturbazioni del campo delle sollecitazioni.

BIBLIOGRAFIA

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