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La lezione globale degli indignados americani

Giulio Sapelli* Zuccotti Park non ospita pi le tende del movimento Occupy Wall Street. Il parco stato liberato dalla polizia, ma le proteste continuano. Gli indignati per non sono tutti uguali. Tra le primavere arabe e i movimenti americani le differenze sono molte. Secondo Giulio Sapelli, ordinario di Storia Economica alla Statale di Milano, la prima la coesione sociale, che negli Usa pi forte e, soprattutto, si declina in modo politico.

11 novembre 2011 - 12:05 La crisi economica continuer ancora per molti anni, ma continua anche la reazione della societ alla disgregazione di un capitalismo iper-finanziarizzato. Per esempio, il movimento dei cosiddetti indignados sta assumendo, negli USA, proporzioni sempre pi vaste. Ad esso vorrei dedicare un attimo di attenzione perch credo sia un esempio importante del principio speranza che possibile inverare anche oggi. Recentemente Ben Bernanke ha detto: Non ho nulla da obiettare a questi giovani e riconosco come vere le ragioni della loro protesta (contro le banche). In questa frase c tutta la distanza che esiste tra il movimento nord americano dei disoccupati e quelli che si sono sviluppati in Europa e nel corso delle cosiddette primavere arabe. Questi ultimi movimenti, infatti, sono soprattutto mobilitazioni collettive dei figli delle classi medie, altamente secolarizzati e sostenuti dalla rete di sostegno delle famiglie. La loro caratteristica lisolamento sociale: i lavoratori occupati non se ne interessano perch la densit sociale e morale tra i ceti e le classi europee e nordafricane molto bassa. Solo le organizzazioni religiose, cristiane o islamiche che siano, realizzano una saldatura tra i mondi di chi ha e chi non ha un lavoro: ma benevolente, filantropica, mai politica. Un esempio? I moti egiziani. Le piazze erano piene di classe media laica. Le organizzazioni che ora si apprestano a presentarsi alla prossima lotta politica sono invece in maggioranza islamiche, anche se non fondamentaliste.

Gli Stati Uniti sono invece una societ molto densa e coesa. In primo luogo per il patriottismo e per lorgoglio di essere cittadini nord americani. In secondo luogo perch lo spirito associativo ancora ben vivo e presente. Per questo, il modo in cui si sta lottando contro la disoccupazione in USA deve divenire un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono combattere questa malattia mortale del capitalismo. Il movimento di Main Street, ossia dei disoccupati nordamericani, si ora diffuso in molte altre citt. Citt a grande tradizione operaia, come Chicago, o liberal, come Los Angeles; ma non mancano manifestazioni e movimenti anche nello sperduto Ohio o nello Iowa. Il segreto della persistenza e della diffusivit risiede nel fatto che immediatamente il sindacato americano, lAFL-CIO, e i lavoratori occupati, hanno sposato la protesta. Lhanno fatto in diversi modi, ma soprattutto fondando Working America, unorganizzazione che offre aiuti economici ai disoccupati, organizza mense e distribuisce pacchi alimentari, assiste le famiglie a cui sono tagliate la luce, lacqua, il gas, si occupa dellassistenza infantile, garantisce unassistenza medica e legale. E questo perch, a differenza dei casi europei che ricordavo prima, gli indignados USA sono poveri, senza nessun aiuto famigliare e sono bianchi, neri e latinos. I sindacati organizzano dal basso, con i loro militanti occupati e disoccupati, un vasto welfare che non discende dallalto in forma statalistica. Negli USA vi sono oggi 14, 5 milioni di disoccupati, pi che nel tempo della Grande Depressione del 1929. A questi vanno aggiunti 9,1 milioni di sotto occupati e due milioni di lavoratori scoraggiati, ossia che non cercano pi lavoro per disperazione: il tutto fa 25, 8 milioni di persone. Ebbene, rapidamente gli indignados stanno divenendo un vero e proprio movimento di massa organizzato che ha cinque obiettivi, di recente sintetizzati dal presidente dellAFL- CIO Richard Trumka. Quali sono? Estendere ancora per 12 mesi gli aiuti di stato per le famiglie colpite dalle bancarotte bancarie, dai mutui subprime, dal fallimento delle imprese; intraprendere un programma di opere pubbliche per ricostruire le scuole, le strade e i sistemi energetici, investendo tre trilioni di dollari; valorizzare con lazione sociale dal basso le comunit locali, per far fronte alle esigenze immediate dei poveri e dei disoccupati; creare sviluppo locale, ossia come suona lo slogan: fund job in our community; espandere il sistema delle banche cooperative cos da ridare credito alle piccole e medie imprese: If small business can get credit, they will create job. Sembra il programma elettorale di un partito dopposizione e invece il frutto di migliaia e migliaia di riunioni che hanno visto impegnati in tutto il Nord America appartenenti al popolo, alle classi medie, agli intellettuali. Ecco cosa si intende quando si parla di coesione sociale: non di eguaglianza, ma di lotta contro la disuguaglianza, perch rinasce il senso di giustizia. Ovvero, dal pantano della disoccupazione nascono i fiori della speranza. *Professore ordinario di Storia Economica, Universit Statale di Milano Da LINKIESTA: http://www.linkiesta.it/indignados-usa

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