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punlo di dottrina.

Non avri forma criminosa nella qiiale possa revocarsi in dubbio la regola che nessun riguardo di condizione o dignit del colpevole pu influire mai sulla quantit della pena quando non aumenta le forze costituenti il delitto. Ora non . certamente il reato di falso quello ( s e pure alcuno ve ne h a ) che offra un meno nelle sue forze a causa della elevata condizione del colpevole.

I criterii misuratori della quantit del delitto nel falso in pubblica scrittura si referiscono o alla quantit naturale subordinatamente alla considerazione del danno ifizfize&ic~to; alla quantit politica suo bordinatamente alla consiclerazione del danno w e diato (1).
(1) Anche nel delitto di falso dettero i pratici grande valore aliti teorica della continicazione come mitigante la imputazione. Vedasi h1 a l t h e u e t S a n z controv. 57, dove si trovano chiaramente esposti i principii di questa teorica orgid vanamente contrastata da chi non vuole comprenderne la razionaliti.

Sono a valutarsi come criterii misuratori della quantit natzc?*aledel falso in pubi-~lico documento. 1.O La maggiore o minore csten.ciulze del pregiztdizio patrimoniale derivato dal falso. Qnantunciue la oggettivit prevalente di questo reato si trovi nella fede pubblica, la lesione della yriale ne costituisce la essenza; c, quantunqrie h fede pubblica sin ugualmente iol lata tanto se il pubblico docrirn~nto VOL.VII. 26

rappresenta un interesse di cento lire come se rappresenta un interesse di mille; pure la estensione del danno privato, anche riconosciuto che nei reati sociali non sia che una circostanza, B per sempre una circostanza che non pu rimanere inosservata nella valutazione del castigo.

2.0 Lo essere derivato dal falso un danno effettic0 o semplicemente un danno potenxiale. Qui si ripete la osservazione fatta test%.Ci che non modifica la essen2;Zalitci del reato pu6 pero sempre essere valutabile come criterio misuratore.

3 . O Lo essere la adulterazione caduta sopra 1'0ol.iginule di un documento o soltanto sopra una copia autefztica (1) del medesimo. Comprende ognuno che al pericolo derivante dall'alterazione di una estrattnra pu riparare la diligenza degli interessati mediante una accurata e tempestiva collazione con 1' originale : ma non pu dirsi altrettanto se 1 al' terazione caduta su questo. La presente osservazione spiega il massimo del suo valore nel falso per soppressione. Bene si scorge che quando sopprimasi un originale il clan110 pu essere irreparabile; l i dove soppresso un estratto autentico il danno pub ridursi alla noia ed alla spesa occorrente a procurarsi urla nuova estrsttura. Cosi se trattisi tiella soppressione di un processo criminale o un verbale di pi.ova testimonirile in causa civile

manifesto quanto sia maggiore il danno iirirnediato se il testimone il deposto del quale fu soppresso sia mmcdu ai viventi o caduto in clemenza, e quantc) sia per lo conlrario minore se il fidcfaciente 5 in grado di rinnovare !e sue nttestaaioni,
(1) Dico copia autenliccr, perche altrinieritt sparirebbe i l falso io pubblico documento. Se un notar0 richiesto dalla parte a fornirlo uua nolu di ricordo od una copicc i?i cart u libera del conlratto da lui rogatu ne nltori maliziosairiente i l coatenulo, non potr$ dirsi colpcvolc di fdlso in pubblico dooumento fincli lascia ititiitto I' originala. 8 a v r i n ~ con1 i srui casi una frode, o tutto al piti un falso i11 soritlura privata. Quosla osservazioiie vuole essere coiigiunla con cib che ho afferruato allo nola 1 al S. 5655.La clualili di pulihlico in uu docuniento deve cercarci nel documento clesso falsificato e non nel suo tipo od or1giuale.Si piib dore una estraltura o certificaziooe autenlicn di uno scritto privalo esislenle in Brctiiuio; e la estratturn sari un documento pubblico. Si pu ilare una copia noli ntrletifiuala d i iiri documento pubblico, e quella copia sai-i un dsouiiien(o privato. Cos la aopin falsa di uii clocuiiiento piibblico puB essere falso privalo, e la copi:> falso di UII docurnerilo privato t%sere falso pdbblico. Ciii pare a me indisputabile.

4." Sempre sotto il rapporto del dtiriiio ixriiii~diato varia h qnantita del delitto secondo clle 1u altcrrtzione lr caduta sopra la parte prir2c@le del docuniento, o unicamclitc sopra clausulc acccsssrtcj piir o meno operative di effetti giuridici; prirciii! pero sempre In cluusuln nccossoi'iti adulterata abbia srisceltiviti di operare un effetto giuridico, polchl. al-

- 404 trimenti sparirebbe (i) totalmente il delitto come ho notato di sopra.


(li Cassazione di Firenze 2 marzo 1859: li~tncllid i Giurisprudenza Tuscnna anno 21, par. 1 , pay. 185 e seyg.

5." Finalmente pertiene aIIa considerazione del

danno immediato la circostanza che il falso sia caduto soltanto sulla firma anzichb sulla sostanza; voglio dire che siasi fabbricato il falso documento per provare cosa fc~lsa,o piuttosto per provare coL sa vera. I falso in pubblico documento esiste sempre come reato sociaIe anche quando la adulterazione tendesse a provare cosa verissima: perc,hk la oggettivitiiL giuridica determinante il malcfizio essendo la pubblica fede, questa k completamente violata anche con la sola violazione della forma, ed sempre un htto di perniciosissimo esempio. hfa cih nondimeno la ipotesi del falso commesso per provare una veritu si considerd anche dai vecchi pratici (.i) o corno contingenza che improprliusse il titolo, o come contingenza che autorizzasse a discendere alla pena struol*claa?*ia. i migliori coEd dici conteniporanei hanno di questa ipotesi fatto argomento di sanzione speciale abbassanilo notabilmente la pena (2).
( l ) I nioralisti dissero riprovevole clii fubbricasse un falso documento uguale al documento vero da Iiii smarrito: D i a n a resolutiones pars 3, t.c#Olut. 56, il quale peraltro ne dubit alla ptrrs 5 , tructut. 14, resolul. 40, e alla pars 9,

- 405 tract. 8 , resolttt. 61: Ba s i l i C o decis. 41, n. 20. Ben oltre ad una semplice diminuente andarono i pratici nel falso per supposizione di persona quando insegnarono, che chi avesse contrattato falsamente a nome di altri andasse esente da pena s e posteriormente la persona da quello mendacemente rappresentata ratificava liberamente il fallo suo: Ba l d o lib. 1, consil. 14, n. 3 A n g e l o de delictis pnr$ 1, cap. 55, n. 2 B o s s i u s tractatus crinzinaiia Lit. de falsitute n. 174 C a b a l l o resolz~tivne.~ crinrinales cns. 176, n . 4 . Questa dottrina sotto il punto di vista di una diminuente non potrebbe spendersi in altra guisa tranne come mancanza di danno effettivo. Ma volendola spendere come dirimente non si pu darle altra forma tranne quella della esclusio~tedrl dolo in quanto possa supporsi che il falsario fosse certo do1 tacito consenso ottenuto poscia espressamente dalla persona rappresentata. Ma se in questo senso non troverei dificollU ad ammetterla ( nel concorso di specialissime circostanze ) nel falso in scrittura privata, sliinerei sempre audace proporla nei falso pztbblico rnnteriitle, dove sempre riniane la offesa alla forma. Aliri not ancora come diminuente il non essersi falsificata una p r ~ n ucompleln, ma una semplice sigla o segno convenzionale. Anzi la Cassazione di Francia il 1. giugno 1827 affare Flebnult decise che non costituiva ' falso lo avere ad una 'scrittura sottoposto il segno crvcc con dichiarazione che quella croce era stata fatta da un lale ad esprimere la sua firma e la stia adesione. Quando la legge' civile (come fa il codice nostro) dichiara nullo e di nessuno effetto il segno croce, questo giudicato non offre che lo svolgimento del principio da me sostenuto che la fiilsit caduta in un alto nullo non punibile. In questo senso non contradice a quanto ho precedentemente ($. 3691) insegnalo che la falsificazione di una sigla equivalga alla falsificazione di una firma completn: perchk iiffermando ci io supponeva una sigla fornita d i valore giuridico, Spesso si usa da alcuni negozianti e da persone pubbliche di segnarsi con Rrma abbreviata, Nella quale ipotesi io non veggo differeiiza

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ira fdiciticare nome e cognoine per disieso, e falsificare quella .firm,? convenzionale che riconosciuta dal pubblico e che ha ;igunle valore. In tali condizioni io non saprei neppure trovarvi una diminuente. O vale iiguelmente, ed & falso complrto; u non valr, ed nieiite. (2'1Un dubbio speciale mi si present nella pratica in iema di iin fulao p e r soppressione consistito nel sopprimere u n doculnento falso. Qual7era la teorica applicabile a questo caso? Non certameiite la forma ordinaria del falso e la penalit ordinaria; ma il dubbio cadeva in questo. La soppressione d i u n docuntento fcilso conduce essa alla applicazione della dottrina del falso commesso per provare cosa vera, e cos ad una diminuente? Oppure conduce alla conipleta scriminazione del fatto per la doppia regola della mancanza del dolo e rleila mancanza del danno ! Ecco il dubbio nel quale mi condusse la singolare fattispecie che mi vidi tra mano. Ma si dir, donde la esitazione? Se taluno che abbia fabbricato un fdlso documento poscia per distrrrggere la prova del commesso delitto sopprima il dociimento stesso, P, evidente clie egli per evitare la pena del falso per soppressione dovr confessare il precedente falso per fabbricazione e cosi incorrer In pena di questo. E s e invece supponele che il falso documento fosse stato fabbricalo da un terzo e che colui che lo 11a soppresso abbia voiuto occultere la prova del delitto altrui, saranno chiari i termini del favoreggiamento. No: questa risposta non valeva nel caso mio a dileguare la perplessit. Colui che aveva soppresso il documenlo falso non era 1' autore del falso tna era il figlio del falsifivalore: dunque iion poteva dirsi a lui se v i eson~rianzodal fllso per soppressione lii fiuniretno per n cugionc del fitlso per fabbricnzioizc. Inoltre i1 falsificatore era il padre del sopprcssora ed era ormai mancato ai vivenli : dunque neppure poteva dirsi a quel soppressore, li puniremo p e r fauorcyyiumenlo.I,a questione tra pura e semplice senza scivoli. Bisognava dociderlii sul tilolo di falco per soppressione, e determinare se la riconosciuta fiilsit del documento sop-

- do7 presso eliminasse ogni irilputazione, o portasse soltanto alla din~iouentedel falso conimesso per provare cosa vera.

Sotto un certo punto di vista la ipotesi del falso commesso per provare cosa vera potrebbe anche senza errore riferirsi alla teorica del ~ I Y X Z O (i) sia perch se ne rninora la immoralit soggettiva; sia perche lo agente soggiace ad un giusto dolore vedendosi esposto a perdere ci che egli sa essere a lui per giustizia dovuto. Ma a me piace referirla piuttosto alla teorica dei criterii misuratori, perchk sebbene sia identico il danno immediato sociale per la offesa al rispetto dovuto ai pubblici documenti, non pu apprendersi il pericolo del diritto individuale dove in sostanza si b impedito ad un uomo di malafede la consumazione di un ingiusto spoglio. Potrebbe ancora questa ipotesi referirsi ai criterii derivanti dal danno mediato inquanto non volesse ascoltarsi colui che dicesse di concepire allarme per quel fatto perchi? paventa che rinnovandosi a danno suo gli tolga il mezzo di arriccllirsi ingiustamente.
( Sotto il punto di vista degli e s s e n z i ~ l i del falso si l ) esamin la questione da B l a n c h e l ~ o i s i i m ee'tilde png. 181, n. 146, dove cerc s e fosse punibile un falso commesso per assicurare a si: stessi la canseczczione di zm tliritto legittimo : e risposc per l7affermativa ali' appoggio di due giudicali della Corte di Cassazione di Francia. Per noi la questione in questo senso presenterebbe il dubbio s e la rayion fattasi assorbisse il falso: e quantunque potesse affermarsi ci in tema di falso io scriltura privata, non sarebbe silfutla

- -103 iesi sostenibile nei termini di falso pubblico, perche il de-

litto costituiLo diil mezzo trol~poassorbente. Queste dispute sonosi opportunamente eliminate dal codice Toscano col dettare all' art. 247 apposita disposizione moderatrice della pena ordinaria che deve estendersi dalla equila del giudice a tutti i casi analoghi.

5.3701.
Un dubbio potrebbe elevarsi in faccia a quelle legislazioni civili che non ammettono la prova testimoniale di una convenzione superiore nel merito ad una certa somma. Questo divieto di prova potrebbe egli obiettarsi all' accusato di falso che per migliorare la snu condizione si offrisse a ginstificare nel processo criminale che il falso da lui commesso tendeva a creare la prova di un fatto vero? Io non lo credo assolutamente: perch. non riconosco nessuno ostacolo possibile che legittimamente impedisca in un giudizio penale la cognizione del vero in tutto ci che riguarda la maggiore o minore colpevolezza del gindicabile. E porci6 io considero 1' art. 848 del codice di procedura penale Italiano come la sanzione di una delle tante iniqriita ( 2 ) che bruttano la ultima legislazione procednrale imposta senza studio e senza esame alla Italia.
(l) 848 del codice di procedura penale del SG noArt. ivi Ogni qunlvoltn per l'accertamento vembre 1865 dei reali debba provarsi I' esistenza dei conlratti du cui dipendono, si anlmeticrcic a questo fine, i n un con le altre prove anche la prova testinzoniale, qnalorn fosse ammissibile, a ternzini delle leggi civili. Io non voglio guardare la forma bislacca di questo articolo che rivela una mano

inesperta a dettare precetti legislativi: non vi era bisogno di un articolo apposito per farci apprendere questa nuovit che i processi criminali si fanno col mezzo di testimoni ! ! !: vi era bisogno di un precetto speciale s e voleva dettarsi una limitazione a quella regola; ma quale strana foggia quella di esprimere un precetto negativo con una formula affermativa? Lascio peraltro la forma, e vado alla sostanza. Dunque nei processi penali non pu provarsi un contratto di merito superiore a cinquecento franchi (codice civile art. 1541) s e non s e ne d una prova scritta? Ieri comprai da Tizio un cavallo per cento zecchini. In questa notte Tizio venuto a rubarlo nella mia stalla e s e lo riportato nella propria. Mi querelo, e procaccio per via di giustizia la reperizione di quel cavallo; ma Tizio risponde che B suo, e ne prova il possesso fino a tutto ieri: e quando io voglio provare che egli ierisera lo vendette a me mi respinge dicendo che io voglio provare un contratto in onta all' art. 848. Rovescisi il caso. Tizio che per calunniarmi fa opsi perquisire nella mia stalla il cavallo vendutomi ieri e giustifica che a tutto ieri era suo per indurne che io l' ho nottiirnamente rubato: ma io mi offro a giustificare che ieri ei lo veildette a m e e ne pagai il prezzo, e produco i testimoni di quel contratto. Di quel contratto peraltro non arnniissibile la prova ai fini civili, e 1' art. 848 mi manda in (galera. Che ne pare egli di siffatta morale! E sono questi i codici che si dicono dati all' Italia dagli icomini prhtici ! ! Fortunatamente certi pre! cetti reslano inoffensivi perch i magistrati li considerano come lettera morta; ed bene c h e sia cos. Dal 1866 in poi io non ho ancora veduto arrestarsi a met un' accusa O una deduzione defensionale in un processo di furto, di falso; O di frode per virt di questo preclaro articolo del codice di procedura. Il senso giuridico dei Magistrati ripara sempre al difetto di senso comune dei legislatori. L' unico caso nel quale 1' art. 848 incriticabile quello dello spergiuro in giudizio civile, come esposi al S. 2755. Probabilrneute si ebbe in lilira questo caso speciale nel dettare I' articolo sudderto. M ina

vece di farne una disposizione spccidle si d e t t i come pre-

cetto generale senza por merite agli nssurdi ai quali avrebbe potuto dar luogo s e non vi riparava la pralica. Giornalinente ai Tribunali Crimiuali si prodiicono testimoni per provare conlratli verbali di soinriia siiperiore, o per fine di assoddre l' accusa, o per fine di eliniinnrla: e ruai vidi che a quella foggia di prova si oppouesse 1: art. 848, salvochi. nei processi di spergiuro nei quali ha la sua ragione speciale ncllo interesse di eludere l' artifizio della parte civile che per la via criminale miri a conseguire in onta alla Icgge slb che la legge non le avrebbe perniesso.

Sc poi la parte che ottenne di essere ammessa nel giudizio civile alla provn testimoniale valendosi di uri douurnenlo falso come ~~lli?zci'io di prot:a sc!ritta possa continuare a giovarsi di quelIa prova testimoniale ai fini civili rlopochb nel gindizio pexnle fa dichiarato falso quel psl~hicipiodi pllo z~ache solo potb rendere legittima la au~inissione dei testimoni, e in quale stato rimanga la sentenza civile ottenuta a11' appoggio di documenti dimostrati falsi nel giudizio penale, le sono questioni di puro giure civile delle quali io noli debbo occuparmi. A noi bastn assadnro cqme principio scientificamerite incontrastalilo che tutte le regole del giure civile relative allo arilinettere o no corti modi di prova sollo latt,era iilorta in un processo crixuinale, dove la illimitata lif~erlidella, prova noli. puo ammettere restrizioni nir contro 1' accasa, tib contro la difesa per disposizio~~e leggi dettate a solo riguardo di degl' interessi civili. Se ci6 pu0 disputarsi 0 limitarsi in ordine alle prove per l' nccusa, non B di-.

sputabile in quanto alle prove per la difesa che 6 di diritto naturale. La libertii della prova defensionale nei processi criminali e di ordine pubblico primario.

S. 3703.
Ad occasione degli articoli 247 e 249 del codice Toscano rni permetto di osservare che a torto si creduto da alcuni doversi esemplificare i casi contemplati da quei due articoli nella ipotesi del falso ideologico. Questa a me pare un' allucinazione; e male si argomenta da quei due articoli che il falso ideologico siasi dal codice Toscano voluto identificare al falso materiale; mentre se vi B caso nel quale sia finpossibile configurare praticarnente un falso commesso per provare cosa vera, questo e evidentemente nel falso che propriamente vuole essere detto ideologico. Ripeto ci che ho svolto in principio. I1 falso ~ z a t e ~ i u l e non deve confondersi col falso grafico. I1 falso B sempre una idealitb costituita da un 1-ap~3okodi contradixione 'tra lo scritto ed un fatto presente; e i rapporti sono costantemente ideali, e emai possono essere ?)zate~*iulz'. Dunque il predicato di ??zateriale dato al falso non deve desumersi dal rapporto di contradizione tra il veferente (scrittura che dicesi falseInpre sa) e il relato, poicllb questo rapporto una idealith: e neppure dal z*efevente che P sempre una scrittura cioB una matef*ialiih. Bisogna desamerlo dal relato, e secondo che questo n rtzaterz'ccle o idenl~, il falso o matesoinle o ideodire logico. Questo & 1' unico criterio possibile per definire quei due predicati.

Quando pertanto si copia in una guisa ci che altrimenti sta scritto nell' originale ; quando si scrive esser comparsa una persona mentre non era comparsa quella ma un' altra ; cluando il notaro scrive essersi detto dieci mentre si era dettato wi11e; il rekuto col quale si pone in contradizione lo scritto i. una nzuteriuZit: materialita lo scritto nell' originale, materialit la persona comparsa, materialit& la parola detta o l' atto eseguito. Dunque in tutti questi casi la falsa scrittura ponendosi in contradizione con un relato ma.teriale, il falso che ne sorge deve nella esattezza ontologica chiamarsi falsita materiale. Quello che propriamente deve dirsi falso ideologico si ha dunque soltanto quando il relato consiste in nna $dea; ciob nella immagige di un fatto lontano o passato la quale immagine si presenta al notaro dalla parte come vera, mentre tale non . Si i. dtto da me avanti il notaro che io fui pagato, si & detto che io nacqui venticinque anni addietro, si B detto che io consentii una vendita, si e detto che mai consentii ipoteca sul fondo, che acquistai il fondo, e simili enunciati di fatti che hanno avuto altra volta ed altrove una esistenza materiale ma che avanti al notaro non si presentano come materialitu ma come idee, tali essendo e non altro tutte le reminiscenze. Ecco nel mio modo di intendere qual propriamente il falso ideologico troppo spesso designato in modo confuso ed inesatto. E una menzogna, detta dalla parte avanti il pubblico uficiale. I1 documento B materialmente

rcro, perche i1 notaro rcgistra nello scritto quella materialitu che svolgesi innanzi a lui come veramente si svolge, essen~lovero verissimo che la parte ha detto ci9 o fatto cib, quantnnqne essa mendacemente parlasse od agisse. Vedasi la nota al S. 3660.
Ora io sostengo che il falso ideologico nel genuino suo concetto non h punibile corne falso docume?ztale ma unicamente nei congrui casi come stellzo~zato;e a dimostrazione di questo mio assunto consacrai (I) uno scritto speciale. Qui voglio soltanto avvertire essere impossibile applicare gli articoli 247 e 249 al falso ideologico. h intuitivo che 1' accusa di falso presuppone per necessit logica che la parte abbia emesso una dichiarazione falsa: ~ n a il fatto dichiarato era ve.i.0 impossise bile quel presupposto. Vi diversitk fra la formula falso diretto a provarc fatlo vevo, e la formula falso diretto a soslefiere zcfi cliritlo vero. E la diffcrenza fra queste due formule non si sempre bastantemente avvertita.
(1) B p u s ~ o l ivol. 5, opusc. 44.

Sono poi a valutarsi come criterii misuratori della quantiti politica nel falso in pubblico documento. 1 . O La maggioro perfezione della imitazione, e 13 superiore abilita (1) del falsiflcatore; perch derivando da ci9 una maggiore difficolti a riconoscere

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falso viepii' se ne allarga il danno n-iediato per lo allargato timore di poterne riniauor vittima. Lo inffusso cii qassto criterio nel senso decrescente giunge a tali che quando la commessa falsificazione sia tosi goffa da non potcre ingannare nessuno si puO giungere alla mutazione del titolo come sopra ho notalo. Che se colui a1 quale f u imposto lo scritto falso grossolano ed irifirrne non sapeva leggere, egli non rimane vittima di una falsa scrittura ma di un fu"oylio di G C G ~ ~ U i~zacchS'ltEo;e C O S ~ il delitto noli pi presenta i caratteri di falso sclriitf u ~ a l e ~ unicariiente rlueili di falso ue~.Ouir-: ileanitr o le. che 6 quanto dire di stcllionato.
(1; Cassazlone di E'lrcnze li agosto 1859 : Arrnrrli d i Gircrispruderi~uIToscuna olino 21, parte 1, png. 6.48.

2.0 Infltiiscono sul danno mediato le qualith personali del colpevole qriando egli alil~iaabusato de). suo ministero per cornrnettere il falso (1). I1 danno immediato sard sempre identica tanto se il pubblico t:ontratto od il testaniento furono contragatti da persona privata quanto se lo I'rirono dallo stcsso riotaro che sc n' era rogato : ma il dailno mcdiato varia 110trzbilrnentc perchb inassitilo k lo spavento che accitn nel pubblico la riotizia che lo esercente una professione di tanta fiducia abbia dato upcrn ad una falsila. Alla novella che un uotaro aveva fallsiifi1 . m contratto od un teslnrnento r7 lui consegritklo ridii scxnpro nella Cit.th levarsi il g,riclo d' allarme, Dio su qrtatali ne Ibu fufti di falsi; c qileslu

grido spantaneo del sentimento universale r i ~ e l a un effetto ginridico, rivela ci08 lo ingrandiifierito della forza morale oggettiva del delitto a causa delle qnalitk personali del delinquente. Lasciando pertanto da parte cpella che R o s s i direbbe violaziorie di rin dovere ulteriore, lasciando da parte h rnaggiore bruttura morale, trovasi ragione gagliarda da1 solo punto di vista politico per giustificare il grande aumento di rigore che generalmente si usa dai codici contemporanei contro le falsitk cornrnesse dai pubblici ufficiali mediante lo esercizio dell' uffizio loro, poichk ci4 grandemente diminuisce e quasi annienta la potenza della difesa privata.
(1) Allorch ritenuta la falsiti di un pubblico documento uiene a dichiararsi che il notaro il quale s e ne rogb nou agi con dolo ed conseguentemente assolto, i privati che procurarono la falsi[& non devono gi punirsi come eorrei in un falso commesso da pubblico ufficiale, n& subire per conseguenza gli ;iurr~enti di penalit relativi a siff,~tta qualifica; ma devono invece incontrare le penaliti ed i l titolo ordinario di falso in pubblico docuiriento. Cos h:i giudicato la Corte di Cassazione di Torino nella celebre falsili del testamento di Villct H ~ ~ ~ u s B del 24 luglio 1886. col decreto Vedasi per quello che snrb a notare quando esaminerb 1' argoinento della complicith in questo reato.

E dicesi lo esercizio clell' ufficio loro, perchb bene si coinprende che cessano le ragioni dello apgravamento tutte le volte che il pubblico ufficiale abbia cornriiesso il falso in un atto estraneo al suo ministero. Il nstnro cho falsificlii un testamento ricevuto

- 416 da altro notaro; un notaro che falsifidii ru documento di cancelleria ; un canceIliere che faIsific1ii rin contratto notarile, a simili; quantunque nella pubblica opinione incontrino rrieritamente una abominazione maggiore, non pub dirsi che abbiano dato vita ad un delitto il quale offra una quantiti. maggiore. Essi non agirono che come privati, poichi! a1 loro delitto non fu ??zezzo1' abuso dell' ufficin e della personale fidacia,

Pik incerta puo sembrare la questione relativa ai subaltevni del pubblico ufficiale che nel suo uffizio collaborano secolui. Gli scrivani , aiuti, cotnmessi che falsifichino un documento del loro principale abusando di quella situazione debbono essi incoptrare lo aggravamento di pena clesunto dalle qnalitii. personali? Parrni che cjnesto problema debba sciogliersi con criterii analoghi a quelli che servono di norma nel peculato. Non parmi decisivo il criterio dello stiperndio ma piuttosto quello della eleziofie. Quantunque lo stipendio del commesso sia posto a carico del pubblico uGciale, pure se quello riceve la sua destinazione per nomi?zn governativa od ha bisogno di abilitazione governativa, io lo adeguerei al pubblico nfficiale perch8 a lui trovo conferita una fiducin pub6lica. Ma se al contrario egli era chiamato per libera volonta del superiore e removibile a piacimento suo, non saprei ravvisarvi che una fiducia privata, e lo considererei come qaalunqrie altro privato nel misurare la quantitrj. del suo delitto.

Abbiamo veduto che nel falso nnmmario differisce notabilmente la quantit del delitto secondo la varia forma con la quale si raggiunge la falsit, laonde lo spendimento di falsa moneta senza concerto colpito da pene di gran lunga inferiori a quelle che colpiscono la fubOi*iccczione. Nel falso documentale si procede altrin~enti:e lo uso doloso di falso documento trovasi messo alla pari della cont?*uffuzionedalla dottrina e dai codici. Perch questa enorme differenziale? E dessa un arbitrio? Lo sye?zdignento non egli l'uso della moneta, e l' uso non egli lo spendimento dal documento? Perch non parificare i due casi nei quali corre perfetta analogia? Facile S chiarirne il motivo e mostrarlo ragionevole. Pu bene supporsi che un abile artefice diasi a fabbricare false monete nella veduta di esitarle egli stesso o di andare poscia in cerca di spenditori : niente dunque repugna che 10 spenditore sopraggiunga a delitto gi consumato ; ed egli allora sar un co9zti~tz~atore quel delitto, di ma non potr mettersi alla pari di quello che ne fu per il primo il motore o I' autore. Nell'uso doloso di falso documento sarebbe ingenuit supporre altrettanto. Non immaginabile che qualcuno fabbrichi un falso testamento che darebbe una fortuna a me, od un contratto che darebbe a me un falso credito sopra un terzo se io non lo avessi istigato e fatto agire ad impulso mio; laonde quando poscia io uso di quel documento e ne uso dolosamente, ella i? necessita logica ritenere o che io ne sono il VOL.VII, 27

fabbricatore, o che fu fabbricato ad impulso mio. E cosi si eleva la pena dell' uso doloso nel falso documentale, come nel falso nummario si eleva la pena dello spendimento preceduto da concerto col fabbricatore. S. 3711. Sicch tutta la differenziale sta in questo: che nel Blso documentaIe non si ammette la ipotesi corrispondente allo spendimento senza concerto perch non si tiene possibile che chi viene a portare una falsa quietanza contro il vero suo creditore non abbia cooperato alla fabbricazione di quella o non ne sia stato il primo motore. Questa non 6 una presunzione (1) ma iJ un implicito di logica necessitA: e forse pnb dirsi che questo l'unico caso ne1 giure penale nel quale la ratifica equivale al mandato: equivale non gia perch diasi a quella sulla bilancia della giustizia un peso identico a questo; ma perch da quella nasce per logica necessit la prova della preesistenza di questo. Ripeto dunque che giustamente nel falso documentale 1' qso doloso e la fabbricazione si considerano come delitti uguali nella loro quantith.
(1) Con la formula di presunzione esprimevasi ci da pratici quando insegnavano che il producente del falso titolc doveva presiimersi autore del falso: O t t o n e consil. 528,

Simile osservazione pu farsi nel confronto fra l'al. Zetlau"ione e la fabbricazione. Varia grandernentt

- 419

la qnantita crirninosa d i quelle due forme nel falso nummario. PnrchiL l' alterazione s' intenda nel suo senso genuino riportando ( come dissi ) il coloraniento ai modi di contraffazione, il danno dell'alterazione di moneta vera sari. sempre meno grave e meno pauroso che no1 sia la contraffazione. Quello pno farsi da chinnque; questa esige una malizia ecl

abilith speciale. La moneta tosata dicesi falsa pint.tosto in senso fignrativo che esatto: essa rimane moneta, e soltanto ne B diminuito di qualche frazione il lra1ore intrinseco. Ma nel documento ta& vale che si alteri un titolo vero quanto clio se iit. fabbrichi per intero uno falso: vi occorre uguale perizia; e i1 danno ed i timori ne sorgono identici. Recisamente perci8 il codice Toscano aI17art. 248, 3. 2 ~ e g a o alterazione del vero documento alla l' creazione del falso, e con ci6 dettd un precetto giit comune nelIa scienza, e precetto giustissimo. I criterii misuratori ~~ertazllo debbono nel falso (tunon curilentale chiedersi alle forwze della faIsificazionc.

Finalinente qui voglio ricordare una teorica clie in tema di falsit ebbe grandissimo svolgimento nella scienza o nelle vecchie pratiche ;voglio dire della falsita pedissequa o famubtiva ad un altro delitto. Duplice fu 1' uso che si fece fino ai di nostri in Toscana di questa teorica. Quzmclo era stato commessrr un falso scritturale al iltie di commettere una frode 0 stellioriato a danno di alcuno col carpirgli denar1u mediante quella scrittura adulterata, dicevasi che il delitto fiaze essendo lo stellionato, e la falsitd scrit-

- 420 turale non essendo che un delitto mezzo, questo era famulativo e pedissequo a quello; e con ci venivasi 1." a stabilire che la pena dovesse misurarsi su quella minacciata al fine e non al mezzo 2.0 che quando il delitto fine non era perseguitabile tranne ad azione privata (come era lo stellionato tra noi per la legge del 1786) dove fosse mancata la querela della parte offesa non si poteva agire criminalmente d' uffizio neppure per la falsit. Questa teorica era universalmente accettata e ce ne fa solenne testimonianza 1' eruditissimo F o r't i (1) che la dichiara dottrina riconosciuta da una costante giurisprudenza.

(1) F o r t i Concli4sioizi, ed. Canzmelli, pug. 86#

Ma se questa regola era ammessa universalmente in tema di falsa caduto sopra scrittura privata se ne dubitava peraltro nelle falsit cadute in pubblico documento. E la ragione del dubitare ce la presenta acutamente il F o r t i osservando che qnando il mezzo lede un obiettivo diverso da quello che aggredito col fine B repugnante che la offesa di quello si consideri come pedissequa alla offesa di questo. I1 falso in privata scrittura forma un insieme giuridico col fne del falso, perchb l' uno e 1' altro in modo convergente aggrediscono il solo diritto del privato che fu scelto ad esser vittima della frode. Ma quando la falsit servita di mezzo ad un delitto aggressore della propriet privata costituiva per sB stessa un delitto lesivo di altro e diverso

- 421 diritto appartenente alla universalit dei cittadini quella unita giuridica non B pi concetto ragionevole, perchb il delitto essendo un ente giuridico composto dalia contradizione tra un fatto umano ed il diritto offeso, la duplicit dell' oggettivo ginridico si oppone a quella unificazione. Laonde col falso in pubblico documento essendo offesa la pubblica fede, e repugnante che la persecuzione di un fatto costituente in sB stesso un delitto dkettamentc lesivo di tutti i consociati si subordini al capriccio della parte offesa col fine; cosicch dove questa perdoni debba il suo perdono defraudare della desiderata riparazione tutti i cittadini primieramente offesi col delitto megzo.

Malgrado l' acutezza di tali osservazioni 6 certo pero che la vecchia pratica accettava la teorica dei delitti pedissequi anche in certi casi di falsit8 cadute su pubblici documenti. Uno di questi casi costantemente deciso in simile senso era quello della falsificazione dei permessi da caccia. I1 trasgressore (dicevasi) ha foggiato un falso permesso per salvarsi dalla pena della trasgressione e dallo arresto immediato. La falsit era dunque pedissequa alla trasgressione, e deve applicarsi la pena di questa soltanto e non la pena del falso. Ma se bene addentro si guarda questa eccezionalitg, vi si trova piuttosto la ispirazione di un riguardo benigno (i) verso chi voleva sfuggire una pena la quale benche pecuniaria poteva a cagione d'insolvenza tramutarsi nel carcere. E che cos fosse lo mostra una ulte-

- 422 riore limitazione. Tenuta ferma la regola benigna della pedisseqnith nel caso ordinario della falsificazione del permesso consumata dal trasgressore per sottrar~~e stesso alla pena, si andava in opposta sB via quando tale noli era il ruuverite dell' animo (2).
(1) Nella Toscana Giurisprudenza era in teraini anche pi generali ammesso il principio che clii avesse commesso ttn delitto e poscia per evitarne la pena fabbricasse un falso docuniento, si esimesse nlise?*alionis gralia dalla pena del falso. Ma questa regola era subordinata alla coadizioue ohc i dooumento hlslticato non presentasse possibilit di dan1 no ulteriore: Corto di Casoazlono di Firenze 14 sellemtbre 1859: Annali di Giici.ispruden,-a Toscn~m anno 21, part. 1, pag. 648. (2) Un terzo aveva ricevuto incarico di procurare un permesso di caccia ad un suo conoscente; e per carpire alla fiducia di costui le otto lire aveva foggiato un falso permesso e glielo aveva recato come vero. Si voleva porre innanzi la
teorica deI delitto tmulativo, e poichb yuell' offeso non aveva presentato querela per 10 stelfionato patito dicevasi non cssero esporibile 1' azione pubblica per la falsith. Ma Is Rota con sentenza del 22 marzo 1854 relatore Pin c c i o n i rigettb la eccezione e condanilb per il falso,

Questa intricata e sottile teorica B dessa tuttora spendibile sotto il codice penale Toscano? Non lo e per certo in qnanto al primo dei suoi effetti (vaglio dire quello di misurare la pona dal fine e non dal mezzo) avvcgnachb sia assoluta in clnanto alla pena la rogola della prevalenza sanzionata dal1' art. 81 del codice stesso. Ma in quanto al seconda

effetto della a%io?zesersecutoria io la credo tuttora spendibile utilmente anche dopo il codice del 1853, e la ho spesa di fatto con plauso della Corte Suprema in termini analoghi. Anche peraltro nel punto di vista dell' azione penale la pedissequitti del falso pnb operarne lo impedimento allora soltanto quando concorrano le due condizioni che in quanto al fine si tratti di delitto perseguitabile a sola azione privata, e che in quanto al mezzo non sorga falsith in pubblico documento. Ric~rrendoquesta non pu6 ammettersi che la tutela della pubblica fede patisca incaglio per la quietanza del privato offeso. Ricorrendo invece la sola falsit privata, i principii di pubblico ordine i quali comandano per rispetto alla pace delle famiglie che certi fatti non si rendano spettacolo alla pubblica curiosit quando 1' offeso vuole tenerli occulti, non possono conculcarsi sotto il pretesto di un mezzo che ugualmente e senza grave prevalenza di danno offende il diritto privato. Chi potrebbe tollerare che la donna la quale non pu6 essere querelata per adulterio tranne per volonth del marito dovesse vedersi tradotta renuente quello ad un pubblico giudizio per le false lettere che essa a nome del marito avesse per avventura scritte al fine di trovarsi pi liberamente col drudo? Non B vero che il codice penale del 1853 abbia totalmente demolito la vecchia dottrina dei reati famulativi. Ha demolito quella dot.trina nei suoi effetti in quanto alla pena in tutti quei casi dove letteralmente non 1 ha conservata. Niente ha inno' vato sui vecchi principii di quella dottrina relativamente alla esperibilit dell' azione penale. Quando il delitto mezzo sarA prevalente, o per l' ordine al

- 424 quale appartiene (reato sociale) o per la sua gvaoita di troppo eccedente (per esempio se per commettere adulterio si fosse tentato o commesso omicidio) la teorica della pedissequita anche nel senso di mero ostacolo alla esperibilith dell' azione non sarA accettabile. &la quando il reato mezzo non ha una gravit soverchiante (come avverasi appunto nel falso privato) io persisto a creder buona, vera e giustissima quella teorica (I).
(11 Avvi per una forma nella quale la falsith in documento non pu punirsi sotto il titolo di falso doczcinentale, ma i! necessil contemplarla come pedisseqlcn ad altro reato. Ci avviene quando il dociimenlo era in se stesso inabile a recare direttrtmcnte un pregiudizio ad altri, ma servi di strurnento ad un altro delitto che solo oper il danno iiltrui. In questi casi mancando nel docuniento isolatamente guardato la potenza del danno clifettauo gli eslremi del falso se vuoi& giudicare come falso principale, e di qui la conseguenza anzidefta. Taluno ha fabbricato il mandato di un Camarlingo sopra s e medesimo, ed in quello si dato una massa imponibile allo estimo di diecimila lire di reridila. Di questo foglio si valso per commettere frode a danno dei creduli illusi da quella apparenza di ricchezza. Altri ha fabbricato un attestato di morte della propria moglie per sedurre una incauta giovinetta e condurla a cedere alle voglie sue sotto promessa di matrimonio. Altri ha fabbricato lettere attribuendole ad un generale nemico per farle reperire presso persona da lui mal veduta e farla condannare conle perduelle. In questi e simili casi il falso documentale (ancorch caduto su documento pubblico) bisogna considerarlo come pedissequo a l successivo reato di frode o di stupro O di calunuid: e la ragione ne h manifesta. Se quel colpevole fosse stato arrestato prima che desse opcra al successivo delilto non avreste potulo condanriarlo come autore di falso

- 425

documentale, perch a questo titolo sarebbe mancato io estremo del danno almeno possibile. I1 danno almeno possibile, che requisito della piinibilit del falso scritturale, deve essere nelle viscere del documento e da quelle direttamente scaturire. Ria come potete dire che quel mandato, quella fede, O quelle lettere recavano clnnno anche potenziale a dei terzi? Ci sar stato nei disegni dello agente ma non emerge dal documento. E s e poscia avvenne, esso nacque da un fatto criminoso posteriore, tutto distinto dal primo. E neppure potreste punirlo come tentcttz'vo perch ci repocna al momento che il falso consumato e perfetto. E s e potrete piinirlo come tentativo dovrete dirlo tentativo di frode, tentativo di seduzione, tentativo di calunnia, ma non potrete mai dire con verit che colui hci tentato di fnbbricare un falso documento quando il documento lt compito e nulla gli manca. E neppure potreste dire che il falso documentale si costituisce dall' uso doloso di un docuniento falso: percti sebbene l' uso doloso si equipari alla fabbricazione od alterazione, il titoto di uso doloso presuppone perb sempre come suo necessario contenuto la preesistenza di un falso documento che esaurisca in s stesso gli estremi della propria punibilit ( e cos anche lo estremo del danno) e che non si punisca nel fabbricatore perch sconosciuto o perch irresponsabile. La criminosit del fatto sta tutta nel successivo reato, e la aggressione del diritto si esord soltanto cogli atti esecutivi di questo e del quale la scrittura non fu che un atto preparatorio. k questa la forma nella quale la teorica del falso pedissequo si presenta come giuridicamente pi vera: e in quesla forrna trova appoggio nel decreto della nostra Corte Suprema 25 luglio 1860 motivo 4: Anauli di Giurisprudenza Tosccinn anno 22, parte 1, png. 469.

Grado

td z

falso doczltiasxtc!k.

La teorica del gi.a;d~nella forza morale sogget-

tiva del malefzio incontra rarissima applicazione e nessuna specialitii sotto aalcnne sue forme; sotto quella ( a modo di esempio) dell'impeto degli affetti, che difficilmente trover& occasione di concretarsi in un reato di falsa scrittura. Ma in quella vece & pi larga e feconda di resaltati sotto altre forme, nello quali la funziono di minorante si converte spesso in quella pi decisiva di dirimente. Cio ticnc al modo di essere di questo maleffxio nei rapporti fra lo elemento intenzionale ed il danno mcdiato, Vi sono molti reati dei quali lo evento nocevole eccita cornmoziolie nel pubblico anche iridipendentemsnte dalla malvagita della causa : ea in qnesti ( come sono in gonerals i reati di sangno ) lo spavento suscitato esige una repressione anche quando il male procede da mera imprudenza. Ed ecco le diverse fasi dell' animo accettate come degr&%ti la imputazione, ma pia dificilmente ammesse aci abolirla del tutto. Vi sono altri reati nei quali lo evento ed il pregiudizio temuto 6. di tale natura cho il pubblico se ne allarma in pari grado tanto se provengono da mera imprudenza quanto se da malvagia deliberazione ( a modo di esempio gli oltraggi pubblici al pudore, e in ceilte loro forme le ingiurie) ed in questi ben lungi dallo spin-

gersi fino alla virt dirimente gli stati eccezionali dello intelletto e della volontii sono meno profittevoli eziandio come degradanti (1). Vi sono finalmente altri reati nei quali il danno mediato non avendo la sua ragione in un danno immediato pauroso ed irreparabile, ma piuttosto nel sospetto eccitato dalla fraude dello agente, lo effetto delle variet eccezionali nello stato dell'animo del giudicabile spingesi fino al punto di cancellare ogni imputabilit e sottrarre il fatto ad ogni persecuzione penale, perchb il diverso stato dello intelletto dello agente pu togliere al fatto ogni politica gravita. Cos nelle generalit ( S. 263 ) stabilimmo che lo errore di. fatto vincibile fosse imputabile politicamente in ragione di colpa: ma di questa regola non potrebbe farsi applicazione al furto ed al falso nummario. Chi oserebbe dire ad alcuno tu pigliasti la cosa altrui credendola tua, o accettasti la falsa moneta e poi la spendesti credendola buona, ma in ci6 mancasti di diligenza nello illuminare te stesso? Dovevi meglio guardare la cosa, meglio osservare la moneta, e con facilit avresti vinto l'errore nel quale versavi; e perci ti punisco ! A questa terza categoria appartiene anche il falso documentale.
(1) Vedemmo alla materia delle ingiurie (S. 1 7 5 4 ) e a quella degli oltraggi pubblici al pudore (S. 2945 nota) che spesso in tali reati la mancanza della volont di offendere altri non elimina la speciale dolosit dei medesimi.

Perci lo stato di ubriachezza che perturbasse la niente di un attuario quando egli copiava il docu-

mento per darne estrattnra autentica non varrh soltanto a degradare la imputazione ma potrA interamente cancellarla. Cosi la minoretii (i) condurra pii1 agevolmente il giudice a dichiarare la mancanza di discernimento in questo reato che non in altri. Questa osservazione si connette col principio generale (gi svolto di sopra parlando del dolo) della non imputabilit della colpa nei reati di falso. Per questo fenomeno consequenziale alla necessita della fi*aude in tali malefizi non si vedono tradotti in giudizio i notari che abbiano accettato la comparsa di persone mentite (tranne il caso di concorso doloso) quantunque sia gravissima la imprudenza di un notaro che riceve un atto da persona a lui non cognita senza prima accertarsi della identit di lei.
(1) k comune fra i pratici lo insegnamento che la minorei&, il sesso, la rusticit, lo idiotismo facilmente si accolgano nei falsi come circostanze eliminatrici di ogni imputazione in quantochb la natura del falso e la contingenza dei pregiudizi giuridici temibili dai medesjmi non sempre si possono apprezzare da persone che versano in tali condizioni : P a r i n a C C i o de fulsitute et s%nzululionequaest. 3 50, n.189 B r u n n e m a n n o incodicemlib. 9, tit.23,n.SP e r e z in codiccm lib. 9, tit. 25, n. 7 Vermigli010 consil. 240, n. 9. Quando per la scusa di un figlio o di una moglie abbia causa dai loro rapporti col padre o marito autori del falso la dottrina procede dal cardine diverso della minorata forza della uolont,ferma stante la pienezza dello intelletto, e si fa luogo alla degradante distinta della coazione impropria o melo reverenziale: G i u r b a consil. 85.

Ma in ordine allo errore vincibile vuolsi qui ricordare una osservazione ulteriore. La colpa nel falso pu assumere due distinte forme. - 1." Pu assumere la forma dello errore ci2 fatto vincibile in ordine alla sostanza della falsitY quando siasi immutato il vero per mera ifnprudenza o disavvertenza, perchb non si sia usata la debita cura per illuminare il proprio intelletto, e cosi siasi caduti in un falso. E qui & inconcussa la regola della non imputabilita - 2." Pu assnmere la forma di una iu2-

previde~zarebtiva alle conseguenze gizwidiche &l falso in quanto siasi conosciuto di fare cosa falsa, ma senza prevedere che da quel falso potesse derivarne un danno. Qui la mancata previsione e lo errore di fatto non cade sulla sostanza del falso ( che bene si conosce d' immutare il vero ) ma cade sulle conseguenze del suo possibile nocumento. Ma siccome la possibiliti del nocumento t? una condizione giwrSica indispensctbile alla punibilitb del falso, cosi lo errore caduto sulla possibilitb nociva i? un errore che cade sui sostanziali della criminosit dell'atto, ed evidente quanto il meriggio che esclnde il dolo. Non pu peraltro imputarsi il fatto neppure come colposo per le ragioni cardinali sulla imputabilith politica clella colpa che ho svolto di sopra. E difatti Cs regola comunemente insegnata dai dottori che ad imputare il falso come delitto non solo sia necessaria la scienza di fare cosa falsa, ma di pih la previsione attuale che dal falso operato ( 2 ) potesse conseguirno un nocumento.

(1) B u r s a t o consil. 311, n. 69 C o n t o l i diritto crimi71ale vol. 4, pag. 106 B o n f i u o i n bannimenta cap. 54, n. 13.

S. 3720.
Questa dottrina io ripeto che potra essere dipendente nella sua applicuziono dalle contingenze dei casi. Ma quando in concorso di gravi circostanze i giudicanti vogliano eliminarla e punire, essi avranno bisogno a tranquillitii della propria coscienza, di farsi convinti che il pr-egiudizio derivante dal falso fu pmvedtcto con una certa probabilit dallo agente : e sara piuttosto una qzcneslto faclt che una qzlaestia j w i s .

3. 3721.
Ugualmente sottili ed interessanti sono le specialiti del grudo nella forza fisica clel falso docnmentale, e lo specialit che questo reato preseuta 'alla materia del tentativo e della co~zplicil&, delle quali dobbiamo dislint.amento occuparci.

Il tentativo nel falso documentale conduce a regole axialoghc a quelle che incontrammo nel falso nummario, riguardandosi anche qui come reato perfetto (1) la sola fabbricazione o6 alterazione clel documento non ancora susseguita dall' uso o dallo effettivo inganno di altri. Anche nel falso documentalfi 1' %so doloso del documenio adulterato pu costituire un titolo di reato di per sB stantite, come lo costituisce lo ~pendi~ze?zto &bso nel falso nurnmario.

- 431 E 1' uso doloso come lo spendimento doloso agevolmente si capisce come possano essere o consumati o semplicemente te~ztati;e le regole generali del conato intorno alla sua nozione non soffrono modificazioni.
(1) Guardata storicamente nella pratica la dottrina che la contraffazione completa del falso documento pubblico costituisca un delitto in s perfetto anche prima dell' uso, sembra essersi primieramente accettata nel tema di falsificazione di rescritti Sovrani, e di bolle pontificie come eccezione: A f f l i c t o decis. 104,eC decis. 21 Farinoccius quaesl. 151 pr tot. Ma t t h e u e t S a n z de r e criminali controv. 45. Ma siffatta regola aveva radice nella 1. 6 e nella 1. 20, ff. a d leg. Corn. de fulsis. Laonde ber1 presto si generalizz per tutti i documenti pubblici la equiparazione della potenziulit alla effettivith del danno : R o v i t o in prugnzaticus Neupolitanas puy. 229, praym. 1 , n. 8 Cap y c e l a t r o decis. 67, n. 6. Yedasi K e t e l h o d t de consumntione delictorzli~zcap. Q , pag. 66. &la siratta proposizione se verissima nel falso pubblico non ammissibile nel falso privato dove non trova ragione giuridica che la conforti. Nel falso in documento pubblico pi nel subietto che nell' obietto: dunque la fabbricaziorie del falso documento pubblico noti un tentativo ma un delitto perfetto. Nel falso in scrittura privata 31 contrario meno nel subietto che nell'obielto; dunque io esaurimento del subietto non consuma il reato, ma costituisce un semplice tentativo; il quale punibile come tentativo quando abbia potenza di raggiungere I' obietto. Unificare le due forme di falso nei loro rapporti con la dottrina del tentativo non solo vizioso nello insegnamento, ma ben anche pernicioso ed ingiusto negli ordinamenti legislativi, ed io avrei desiderato che tale difetto si fosse evitato dal codice Toscano, il quale descrivendo con unica definizione alla art. 245 cosi il falso piibblico come il

Blco privato, e descrivendolo con formulo che ne detcrmlna la consumazione nella sola potenzialil& del danno venuto ad estendere siffatta regola (assolutamenle vera nel falso ptabblico) anclie al falso privato dove essa repupanle ai principii, c dove incontra frequeulissirne rcpugnanze,neile prsiiohe applicazioni. Questa distinzione gik propqnai ai 5s.2369, e 2370. Vcdasi Ca n o f a r i corntrze?ltaria alle leggi petiali napoletutie sull' art. 287 R o b c r t i corso di dirirto penale vol. 7,11. 50, e 53.

Grave disputa insorse fra Mori o Przccioni su questo punto, poichS il pri& nella sna teorica aveva sostenuto che il falso docninentale fosse un delitto formale, e si consumasso con la sola fdbbricazio~ie aildie prima doil' uso : il sccoildo (nel suo comrrsenturio vol. 4,pag. 1117) acremente invei contro il M o r i accusandolo di parecchi errori e soflsmi. Nel mio modo d' intendere la questione non fu trattata a dovere n& dall' uno n dczll' altro: e mentre P n C c i o n i a buona ragione designa i sofisini del X o r i, cade poseia egli rnedesirno in equivoci e non tocca le vore ragioni per le quali la fabbricazione b un delitto perfetto. Itipeter in primo luogo che la formula delitto formde troppo diafdna e porci4 coxitradittoriameri1,e intesa nella sua applicazione : vizio gravissimo (li qualuilque formula scientifica B quello di prestarsi ad interpctrazioni conIradittorie nolla pratica applicazione : questo vizio rende la formula disutile e pericolosa. Si (lice rhe i? delitto formale quello che per essere consumato non ha bisogno di un evefzio.Ma 6 egIi vero che il falso docurnentaIe non abbia bisogno di un C/T.!to

- 433

ueccte~iule?Io lo nego recisamente. Non ha bisogno dello evento del danno al patrimonio privato, per la cardinale ragione che il danno privato non C! 1' oggettivo costituente il titolo di falso pubblico; m a di un euento ha sempre bisogno, poich ha bisogno del t-iszcltuto mccteriub della creazione di un documento pubblico falso. Dunque vi ii, pii1 ragione per affermare nel falso un delitto materiale che non ve ne sia per negarlo. Io lascio dunque da parte nella presente disputa questa formula di delitto formale la quale non trovo buona acl altro che a confondere le idee con un linguaggio mistico ed inclefinito (1).
(2) I,a proposizione che il falso docui~ientale sia delitto formale congiunta con la regola del nostro codice la quale parifica i\ falso per uso al falso per fnbbricctziorte o per alterazioile, condussero la Corte Suprema nelle considerazioni premesse a1 decreto del 12 marzo '1859 (Ani~crli Toscani U I I I ~ ~ parte 1, pcig. 2 2 0 ) ad enunciare come precetto 21, generale che nell' uso doloso d i docztmcnto fatso non si nnlrnelte tentniivo. Quel decreto f u giustissimo perch: in qiiei termini di fatto l' icso doloso era consumuto, avendo i l crrdilore stesso aggiustato fede alla falsa ricevut;~.Fu esallis. simo lo insegnare che a l b consumazione del falso per tcao non necessario il danno obiettivo, e consegueiilemente non dare alcuna valritazione al mancato lucro ed allo avere poscia il creditore riconosciuto la falsiti ed esalto il suo credito. Tutto qiiesto incensurabile. R da ci ne consegue k che 1' z~so(loloso sin conslcmato con lo iityrrnno quanti~nque IO inganiiato non alibi41 poi patito iilcun danno : iion iit? consegue per 1' asserta regola assoluta della inipossibilith di un tetttatico di icso, il quale deve aminetlersi coine si umnielte il tentato spenditiiento nel falso niiinniiirio.

Il vero criterio per giudicare se e quando certi atti i quali non hanno ancora raggiunto il f i ~ e speciale dello agente diano vita ad un delitto perfetto r, non ad un solo cotzuto per me unicamente questo: vedere se negli atti esegztiti posti a confronto col fiw dello agente siavi o no eccesso giuridico. Se gli atti esegzciti hanno gi& violato un diritto uguale o poaiore a quello che sarebbesi viulato raggizwgerido il filze, il reato definito dalla oggettivit giuridica gi&completamente violata 6 perf~tto.Se invece il raggiungimento del fine avrebbe violato un diritto di natura poziore s pii1 importante di cluello offeso con gli atti eseguiti, il reato si definisce per 1 oggettivo giuridico nascente dal ' filze, ed e tentato, e puiiibile come seinplice conato finch il fine non fu raggiunto. Questo B per me il solo criterio sicuro, costante, infallibile, che, io propugi~o, che agli occhi miei assurne la forza di una e verita inatematica. Qualnnqne sia la fattispecie (i) pratica alla quale voglia adattarsi siffatto criterio nnn far& mai difetto a si? stesso.
il) I.' iippiicazione di questa regc~la generale e costante. Per la medesima il ~ n t t o consumato ancorcb la donna non sia stata ancora lrasportala nel luogo sicuro ove desiderava il suo rapilore: la t.esistenzn B consumata coi primi alli di lolla bcnchk non siasi impedita 1: opera di giustizia che si voleva frasloriiare: I: i~zceadioh consumato con lo tippicca? ineuio del fuoco bench non sia ancora coiisunta la casa: In. falsa tcstimo~rinnzn consumala qu;iiilunque la deposizione cotiiplcluincntc fatta non ahbia prodotto la seutenza iogiusta:

il bvogio B consumato con la compera del voto bench il fine dell' ambito non siasi raggiunto: il furto consumalo con la contrettazione quantunque il ladro non abbia ancora posto in salvo la cosa furtiva: la diffantazione B consumata col divulgare lo scritto infamante quantunque nessuno abbia dato fede alla imputazione mendace: il lat~.ocitzio consumalo con la uccisione a fine di lucro quantunque il lucro non siasi ottenuto: la perdttelliotze consumata con lo iniziamenlo della aggressione benclri le forze del Governo ag$redilo abbiano respinto i ribelli: I' oltraggio violento a l pudore consumato bench lo agente non siasi procacciato il completo sfogo delle proprie libidini: il fulso n~lnrniurio consumato con la fabbricazione della falsa moneta sebbene ancora non sia stata spesa. In tiilti questi ed altri consiririli fatti gli atti esecutivi offrono una violazione g i completa del ~ diritta identico, o di un diritto poziore a quello che voleva violarsi col fine; e perci ad avere il reato perfetto non necessario attendere il conscguimcnlo del fine. Ma s e io voleva uccidere e soltanto ferii; s e voleva violentemente sluprare e non [eci che olbraggiare il pudore; s e voleva ijvvelenare e non feci che cagionare dolori e vomito; gli atti esecutivi rimarranno sempre nella sfera del tentativo; perc!>B il diritto che si sarebbe vio1,ito col raggiungimento del fine troppo superiore al diritto clie si violato con gli alti esecutivi.

Cj. 3725.

Ora in tema di falso documentale un abbaglio nel quale caddero tanto il M o r i quanto il P u cc i o n i per non avere avute presenti le dottrine insegnate da C a r n1 i g ii &: n i, quello di esaminare la presente questione in un modo corilydesso senza distiriguere tra falso in scrittura pztbhtica c falso in scrittura privata; equivoco che B manifesto nel Mori per aver descritto i due falsi con jsrlza sola

- -436 definizione; eil b manifesto nel P u cc i o il i per avere al citato luogo invocato il coclice Gregoriano il quale appunto distingue caso da caso nel moclo preciso con che noi lo distinguiamo.

Si pone la questione in faccia al falso in scrittrira privata? Erra il Mori, ed ha ragione P u C ci oni. Col fabbricare imitando il mio carattere una ricevuta oil una lettera che vuolsi poscia attribuire a me si mira a ledere il niio divitto cli p ~ o p ~ i e t h : e questo non i: ancora aggredito. Io posso lagnarrni che siasi tentato di aggredire Ia mia proprieth, ma non posso asserire davvero che siasi commesso un delitto e violato un diritto mio col solo scrivere il rnio nome sopra una carta. In tale atto la criminosit B tutta ed esclusivamente nel fne. Dunclue la fabbricazione di falsa scrittura privata non niente se si fece a fine non malvagio: i: un conato contro il diritto di proprieta o di onoro se si fece al fine di derubarmi o infamarmi; non B un delitto peyfetto fiilch 1' uso di quella carta non ha violato il rnio onore o la mia propriet.

Si pone invece la questione in tema cli falso in pribblico documento? h erronea la opinione cli P ri cc i o n i e vera la dottrina del M o r i. Quando In kIsificazione di un pubblico docriniento abbia per fine una perduellione potrj. quella essere uii momento dell'atteiitato politico stante la prevalenza clel Pne.

&la Ie falsita istrunzentali ordinariamente si conimettono per fine d'indebito lucro a danno dei patrimoni: ed assurdo il concetto che la falsificazione di un pul~blico documento nella quale si estrinseca un delitto sociale sia un tentativo di furto. Nelle f6i3me costituenti le solennita del pubblico documento hanno interesse tutti i cittadini; e col menomare il rispetto dovuto alle medesime tutti si sentono direttamente offesi non solo per la mediata previsione del rinnuovamento del fatto, ma per la immediata lesione di una guarentigia costituita a l~enefiziodi tutti. Col' mezzo di tale falsificazione si viola pertanto un diritto di tanta importanza che ap]IO il medesimo sono un niente le mille lire del patrimonio privato. Laonde quando la falsificazione del pubblico documento completa il delitto principale e perfetto, e rpugna guardarlo come tentativo del1' aggressione del diritto meno importante. 1 fine 1 della offesa privata una concomitanza richiesta ad avere la malvagit dell' atto, ma non costituisce l' oggettivo giuridico del falso pubblico ; ed ecco perchb sul~ordinatamenteai cardini della scienza la fabbricazione di un falso documento privato quantunque completa pu considerarsi come un tentativo di furto, e non tenersi come reato consumato fino all' uso dannevole del documento. Ma sarebbe un vero assurdo sostenere altrettanto nella completa fabbricazione di documento pubblico perchS si renderebbe accessorio ci che di natura sua 6 principale. I1 clelitto ente giuridico si determina dal suo oggetto, che S il diritto aggredito ; e quando un' azione nella serie dei suoi momenti aggredisce due diritti d' importanza difforme, la figura criininosa, che

deve essere unica, desume la propria fsonomia dal diritto poziore.

I dunque viziosa la defitiizione che d i del falso il k codice Toscano in clflanto la medesima vuole adattarsi anche al falso privato : ma t.: esattissima e incensurabile in quanto si riferisca alla falsit nei pubblici iiocunlenti: ed in questo senso io 1' accettai (S. 3692) e persisto ad averla per buona. Giustamente osservo P u c C i o n i che il codice Gregoriano era piii coerente di tutti gli altri codici Italiani quando all' art. 233 aveva punito come delitto imperfetto la falsificazione di privata s e ~ i t l u ~non a susseguita dall' uso della medesima. Ma a torto il sommo giurisla credette trarne argomento o sostegno della tesi da lui sostenuta nel falso pzcbblico, poich8 non osservo che la stesso codice Gregoriana agli articoli 230 e 231 aveva ravvisato un delitto perfetto nella falsifictlzione clel documento pubblico anche prima di qualuilyue zcso del documento contraffatto od alterato. Io accetto dunque 1' elogio di maggior coerenza ai principii scientifici meritamente dato a quel codice, appunto perchb contradice e la tesi del M o r i e la tesi del P u c c i o n i in quanto vogliano spendersi come assolute: e congruamente adatta ciascuna di quelle tesi alle due specie di falsit nelle quali sulle orme cli C a r m i g n a n i io non trovo soltanto due gp-adi di uno stesso delitto, ma due specie criminoso essenzialmente distinte. Si veda quanto gia scrissi al S. 2361 Ano al 2373 inclusive (l).

(1) Anche B e r n e r (Lellrbztctb cdir. Herliiio l851 pag. 5 5 6 ) considera il falso in documenlo pubblico oome un falso qualificato. 91a malgrado la reverenza che professo a

tanto giureconsulto io tengo pi vera la opinione di Ca rrii ig n a n i , perchk nei due falsi essendo affatto diversa la obiettivit giuridica io vi trovo due specie di reato sostanzialmente distinte e non una semplice qualificn.

Ma una specialit da notarsi iri quanto all' USCI doloso del falso documento si trova per alcune legislazioni nella zctilit delpentimento. Secondo le regole generali quando alcuno abbia presentato il falsu documento alla vittima designata avrebbesi il tentativo prossimo di uso cloloso che passerebbe alla consumazione allorchk il falso documento fosse stato accettato dalla vittima. Ma quando la parte avesse in un processo ci,vile prodotto agli atti della causa un falso documento traendone fondamento alla propria azione od alla propria eccozione l' uso doloso potrebbe sembrare consumato : o per lo meno dove pure non vi si scorgesse che un tentativo prossimo parrebbe si potesse tosto sequestrare il falso fOglio, dar corso all' azione criminale, e provata la scienza condannare senza bisogno di altro colui che deposito quel foglio coine responsabile almeno di tentativo di uso doloso impedito cla causa indiperidente dalla volontii del colpevole (i).
(1) Parecchie legislazioni aderirono a questa rigorosa veri&, ed alcune espressainente disposero che niente giovasse al produttore di un falso documenlo la successiva dictiiarazione di non volerne usare. Cos era per le ordiniinze Alfon-

sine in Porlogallo: M e l l i O inslr'lztlio?les jrcris crinli?znlis Lusitnni tit. 6. S. 3 iri qitn~nuisse instruniantis licget uti, uec poeitaal caitabif. 31a in Francia fino dalle pi antiche pratiche prevalse la opposta dottrina, la quale esinieva da ogni pena chi dopo avere prodotto in un giudizio 1111 c1ocunicnto falso avesse sulle impugnative dello avversario dichiarato non volercene servire: B r i l l o n Dictionnaire d c s A~*rCts vol. 5 , pccg. 260, niol fazix n. 8; ove osserva per che tale ritraifazione non vale ad evitare la pena della coairufazione quaiido il producente ne risulti autore: Pa poli i o a r r e s l . lib. 9 , t i f . 10, n. 2.

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3Ia molte odierne legislazioni ad imitazione dei codici di Francia lianno qui introdotto un procedililento speciale, che viene ad offrire, anche a chi abbia maliziosamente prodotto od esibito agli atti di un giudizio uno scritto da lui conosciuto per falso, un 1 facile mezzo di evadere ogni persecuzione. I procedimento semplicissimo. La parte contro la quale k prodotto il falso titolo deve dichiarare con atto giudiciario che ne impugna la verit, ed intimare lo esibitore a dire se malgrado siffatta impugnativa persiste o no a volersi servire di quel docuniento nel processo vertente. Se lo esibitore dichiara di non volervi insistere la cosa e finita (1): se diclliara di persistere a volerne approfittare allora vi e luogo ad esercitare 1' azione criminale per 1' uso cloloso.
(1) La desistenza del producente una modificazione Elell' anlica doltrina dei pralici, i quali insegnavano che a punire la falsitb inslrumenlale fosse necessaria la prrsislen-

=C!, ~d :immeilevano la aililila del pentinncnto anche iii np~ ~ e lquando la parte avesse dichiaralo di non volersi servire lo del docun~entofalso da lui proclottu: C r a v e t t a consil. 46, 11. 11 N u t t a copzsil. 152, fom. 1 . La materia della ritrattazione nel falso docuntenlale si tratt latamente e maeslrevolrnenle di1 1Ji c c o l i n i nelle sue questioni di diritto purt. 4 , qciest. 17, pny. 591 : dove tocc eziandio della specialitk dell: uso doloso di documento falso in un processo criminale. In questa ipotesi per lo argomento non pu discutersi senza il debito riguardo alle varie contingenze ed alla dirersita dei fini del producente. Altro & il caso nel quale la falsa scrittura si produca ad offesa dello accusato; altro 5 il caso nel quale si produca a difesa. Altro il caso nel quale si produca da chi non h a veste in processo; altro h il caso clie si produca da chi v' intervierie come testimone. In questa ultima ipotesi la falsiti assume il carattere di reato pedissequo alla falsa testimonianza, e deve guardarsi a tutti gli effetti come una circostanza della medesima. Che s e si cara prodotta a danno dello accusato cssa diverr pedissequa alla calunnia, e talvolta sar uno elemento costitiltiuo di queSI? e repugner che si calcoli ileratamente come circostanza aggravante. Ed allora non sar per fermo spendibile la utilit della ritrattazione. Quando il niio nemico col mezzo di un falso documento mi ha fatto languire innocenle per inesi e mesi nel fondo di una segreta non tollerabile che egli se la passi con una ritrattazione dopo sfogata la sua vendetta. Le regole dominanti in questi casi sono quelle che nascono dal titolo prevalente in ragione della ol'esa alla pubblica giustizia. E viceversa quando la produzione del falso documento sia stata fatta dallo stesso accusato mentre era miiiacciato di yraue pena dovr alla sua volta applicarsi l'aureo precelto,

ignoscendtim ci qili qualiter qztrililcr saflgzlincnz suzcnt rcdimere vokit

La ragione di questo benigno comporto non soltanto la veduta di risparmiare alla parte minacciata la lungaggine cli un processo di falso. Oltre alle considerazioni di utilitti esso si connette con dei principii giuridici e con la veduta di meglio assicurare il corso della giustizia penale. Sar in molti casi difficile in un processo per uso doloso di falso docnmento assodare la prova della scieierzun della falsiti nel producente; il quale anche chiarita la falsiti del titolo potrebbe sempre dire che lo aveva prodotto a buona fede credendolo veritiero. Con 1' anzidetta diffidazione si vuole ric11itzrnare il producente a meglio esaminare le condizioni di vsridicita del suo titolo, e si tende a diminuire la efficacia della scusa dedotta da una ragionevole credulitj.

E dico ctle si di~~zimcisce eficacia della scusa la di bnona fede anziclie dire che la scusa si eli.nzPnn, perch non credo ad una assuluta eliininazione della medesim:~.Anche dopo quella teinpestiva diffidazione puo perseverare la buonzt ibde riel producente. Esso ha dichiarato (li persistervi perchb si e inantenuto nella ragionevole creduliti, che il titolo fosse vero. Egli non era obbligato a credere di subito alle impugnative opposte clall'avversario a proprio comodo ed interesso. Presunzioni assolute di mala fede non se ne possono ammettere ai fini penali. La reitk del cittadino deve resulture da prove di-

- 443 rette e non da presunzioni giuridiche. Sicchh lo anzidetto procedimento sark buono ad evitare molti processi di falso ma non a? assicurare in tutti i casi la condanna del giudicabilc, a raggiungere la quale in caso di persistenza sarii pnr sempre necessario porre in sodo per altra viti il dolo dell' accusato.

In sostanza nella ipotesi di desistenza sono due i principii giuridici che si vengono ad applicare con questo sistema. I1 primo consiste nel considerare la produzione del titolo nel giudizio civile come un tentativo di uso doloso anziche come un delitto consumato. I1 secondo trovasi nella regola clella irnpuniti del tentativo quando il medesimo stato sospeso per pentimento dello agente. Co;icch% tutta la nuovit consiste nel dare allo attentatore un avviso a pentirsi ed un termine a pentirsi utilmente. Questo mi pare 1' riltimo e genuino concetto giuridico della teorica della diffidazione.

Ma quella desistenza susseguita alla diadazione porr ella al coperto di ogni procedura penale e di ogni condanna ?. Nessun dubbio di cib in faccia a tali legislazioni finclib parlasi di processo e condanna per titolo di uso doloso. Sar peraltro 1' istesso quando si obietti il titolo di fahb~*icasione,ocl nlteraxz'ofie di documento? Io ne dubito: e ne dubito specialmente dove siasi in tema di documento pubblico. Abbia pure il producente, fatto senno al seguito di

quelle intiinazioni,, dichiarato di non volere fare uso ulteriore del falso titolo; egli si sar arrestato utilniente nella via del delitto di zcso doloso. Ma se viene a giustificarsi che egli stesso era stato il fabbricato9-e o lo alie?*atore del documeiito potra egli col ilesistere dall'uso essersi procacciato la impanitk anche del delitto di fabbricazione e cli alterazione? Questo potra ammettersi nel falso in scrittura privata, percliii l'oggettivo giuridico del falso privato trovandosi tutto nel diritto particolare di propriet aggredito col falso, potra (S. 3725) ravvisarsi nel fatto della fal~bricazioneed alterazione rin semplice conato in faccia al quale le anzidette regole scrimiliatrici procedono tranquillamente. Nel falso privato la eolpevolezza B sempre in via di tentativo finchk non lia ottenuto la lesione del diritto altrui, o con indurre la vittima a legarsi di un rapporto obbligatorio in base al falso titolo, o col patire uno spaglio nel suo patrimonio. Ma jo non credo che possa dirsi altrettanto quando il titolo prodotto fosse un documento pzcbblico, perchb in tali termini (almeno sotto il punto di vista scientifico ) io trovo nella fabbricazione e nella alterazione un delitto gi coiisumato e perfetto. E consegueni;emetite la desistenza ilal successivo delitto di uso non pu cancellare il precedente delitto perfetto di fabbricazione, nel modo stcsso che la spontanea desislenza dal delitto di inlenza carnale non cancella il precedente delitto di ratto giS consumato.

S. 3735.
Infatti ripetesi in ordine alla fabbricazione di falso in documento pubblico quanto diceinino in ordine

- 445 :dia fabbricazione completa di falsa moneta. La fabbricazione e 1' alterazione sono delitti perfetti in loro

stessi. Ci discende dalla indole sociale del reato. Una volta trovata la oggettivit giuridica del falso pubblico nella pubblica fede B necessit logica che a raggiungere la perfezi~ne del malefizio non si debba aspettare la lesione clel diritto purticolu~*e (propriet privata) derivante dall' uso o dalio spendimento. Ogni delitto B perfetto quando ha prodotto la violazione della oggettivit giuridica che t? costitutiva della essenza sua. Col divieto di fabbricare o alterare monete o documenti pubblici si protegge la pubblica fede che riposa sulla inviolabilitA di quelli. La pubblica fede S definitivaraente violata quando e fabbricato il contratto falso, perchb si sono manomesse le forme e le cautele destinate a guarentirla. I1 danno della pubblica fede violata effettivo, quantunque sia tuttora potenziale il danno particolare della propriet privata. Dunque anche la fabbricazione od alterazione (li documento pubblico non sono semplici tentativi.

Qtiesto mio iiloclo di vedere si conforta da una consiclerazione morale. Se si ponesse come principio che chi produsse scientemcnte un falso docurncnto pubblico potesse mercf! la successiva clichiarazione di non t,olerne zssare mettersi a1 coperto non solo tlallo addebito di zcso doloso, ma anche clalla fahbn'cazione da lui commessa, qriale sarebbe la situazione dclln giustizia rispctto al terzo che risriltasse fabbricatore (le1 falso? t costui maestro ili i

- 446 falsitii non vorreste ( io penso ) render profittevole il pentimento del producente. Ma allora come risponderebbe al senso morale un pocesso di fabbricazione di falso documento pubbiico nel quale si vedesse condannato alla galera lo scriba che per un premio di cinquanta lire mise la sua abilita calligrafica al servizio di uno scellerato; e contemporaneamente impunita per voloilt8 della legge la prima causa morale del fatto, lo istigatore, il seduttore che corruppe l' altio abusando delle proprie ricchezze e della costui povert? Aderiamo strettamente ai principii giuridici e la teorica della desistenza sara accettabile. Consideriamo come due fatti distinti l' zcso e la fabb~~icuzione: nm~iettiamo che si prolunghi la fase del tentativo del primo per 1asciai.e adito acl un utilu pentimento rapporto a quello, rna non estendiamo la utilita del pentimento dalla fgrnia di malefizio tuttora incompleta alla fornia precedente gia ormai consumata,

Anche la fabbricazione e 1' alterazione peraltro ammettono rispetto a loro stesse la possibilita del conato quando esse non siano complete. E qui si riproducono le analoghe osservazioni fatte sul tentativo di fabbricazione di moneta in proposito della difflcolta di una delimitazione dettata come regola generale a 1)r.iari.Pongasi (a modo di esempio) che operata la falsificazione di un contratto vi si trovino regolarmente apposte le false firme del notaro, della parte, e dei tcstirnoni; rna vi manchi tuttavia il bollo notarile. Si potr egli dire per modo

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assoluto che qui si abbia una fabbricazione completa, o dovra dirsi che rimanendo ad esegnire la apposizione del bollo, gli atti esecutivi erano tuttora in via, e che l'ultimo momento colzszcmativo della fabbricazione sarebbe venuto allora soltantu quando si fosse apposto il bollo a quel foglio? Pare a me che come regola generale non possa dirsi n& l'uno n& l' altro: dipende ci dallo staf~ilire qual fosse la intenzione del colpevole. Se il colpevole si contentava di fare il pubblico docnmento in quella guisa, posto che la legge aotarile non faccia clclla apposizione del sigillo una ?or-nta integrante, si potr benissimo dire elle b fttblsrimzione era consumata. Se invecc per la legge notariIe il sigillo fosse dichiarato forma integrante ; o se anche tenuto quello come una' mera cautela ulteriore non necessaria alla validita, dell'atto, risulti che il colpevole intendeva di usare anche siffatta cautela ed apporre al falso foglio jl falso sigillo, ma mentre dava opera a procacciarlo ne fu impedito e venne sorpreso, dovrti dirsi che il fatto era tuttavia nella fase del tentativo. g. 3738. Dissi in proposito del falso numrnario che non sapeva concepire un delitto mancato nella forrna della fabbricazione o alt,orazione?perche se In moneta rinsci speafiibile si ha il delitto perfetto, e so non ririsci tale clovctte dipender ci6 dalla inszcficiema dei rncxzi; lo chc riconcluce il fatto entro i limiti del tentativo, ed escltidc il delitto manaa.to appo chiunque intenda e voglia intendere cot.esta figura come la deiini il suo creatore G i ti n D o-

- 4-18 iii e n i C o R o r i i a g r i o s i dicendola ecn delitto soygettivamente perfetto. Non costit-riiscono un delitto soggeCtiua~jze.nte perfetto gli atti di loro natura insz~ificcientia produrre lo evento per quanto il colpevole ne abbia erroneamente sognata la srifficienza. Ma adesso che istituisco uguale ricerca in ordine al falso documentale mi si offre alla mente come possibile ( bench difficilissima) ipotesi di fulso neiznmario ?na.izcato il caso che mentre il fabbricatore aveva completato la falsa moneta e la fabbricava perfettamente sia stata per legge tolta di corso rjrielIa specie monetaria. E passando al falso clocumentale potrh forse ugualmente trovarvisi la figura del delitto mancato non gin nel caso di documento imperfettamente imitato (perchb in cib si ha serripre o il delitto perfetto o il solo tentativo) iiia nel caso cli un docrimento perfettissimamente imitato, iiia con C C u e firma rendute inconciliabili dal hpCE i tuito che a cluella clnta il preteso firrnatario fosse inlprovvisamente mancato ai viventi. Questo sarebbe un delitto soggettivamente perfetto, ma iinpedito quanto nll'evento voluto da un fortuito indipendente dal modo di agire clel colpevole. Nt! semhri che questo mio ammettere nella ipotesi qui supposta un falso documentale mancato contradica a quanto ho detto pii sopra narrando il caso della vecchia licenza da caccia alterata nella data: perch io qtii suppongo In morte clel psniunlo firmatario e non qiiella del pubblico ufficiale. Questa togliendo al 10gli0 il carattere cli docuniento pribblico esclude il mnlefizio nei srioi essenziali: cluella offerenilo invece ur~a circostanza iiiipeditivn ilello effetto nocevole nrnzi~ctte persistonza tlel innlefizio e clolla punibilitll, la

salvo a decidere se malgrado la medesima il delitto sia sempre perfetto o piuttosto nza?acato (l) perchi! il documento intrinsecamente valido fu renduto nullo da un mero fortzdito, quantunque tutto il necessario si fosse fatto dal colpevole.
(1) Si volle trovare la figura del delitto mancato di falso documentale pubblico nella ipotesi di un testamento falso completo che ioattesameate sia stato rotto per la scoperta di un testamento vero posteriore. hla qui io trovo il delitto perfetto, perch la inutilitd sopruvaettutn nel falso dociirnentci con:pleto non gli toglie le sue condizioni essenziali.

Anche la cotnpliccitd reca innanzi problemi speciali nel falso documentale. In primo luogo B da stabilirsi la delimitazione fra co??zpZicitupropia e corve2ta o cooperaxione. La difficolt nasce da questo : che mentre il furto, l' omicidio, ed altri reati si consumano ordinariamente in un contesto continuo di azione che rende agevole discernere chi intervenne e chi non intervenne al momento consumativo per dire che quello fu un cof-eo od un couvtoore, e questi un semplice azdsiliatore, il falso documentale corre nella sua consumazione una fase molto diversa. I1 falso documento pub richiedere u n tratto prolungato di tempo non solo per la preparazione degli strumenti bisognevoli (lo che non sarebbe che un semplice azcsitto) ma ben anche nella formazione del corpo della falsa scrittura. Tizio scrisse in un dato giorno il testo del falso contratto. Poscia Sempronio imit In firma del notaro; e VOL.VII. 29

Cajo non esperto in calligrafia ma in meccanica vi appose il falso sigillo notarile; e finalmente Lucio e Mevio vi apposero la loro vera firma come testi-. inoni. Ora ciascuno dei primi vorr dire che egli non prese parte alla consumazione del delitto, il quale giunse al proprio complemento forse clue mesi dopo le loro operazioni, e che conseguentemente egli responsabile soltanto cli ausilio. Ma il pubblico Ministero risponder che la consumazione del delitto sempre un fatto giuridicanzente unico quantunque composto di momenti distinti nello spazio di luogo e di tempo: laonde tutti coloro i quali presero parte a quella serie di atti consumativi sono coautori del falso8e non ne sono azctori soltanto i due testimoni (1) che furono gli ultimi ad apporre la loro firma ed a compiere merce la medesima il documento. E parmi che dica benissimo (2). In una parola nel falso docuinentale sono come nel falso numinario delimitati iii un modo netto gli atti preparatolQiidagli atti eseczctivi. Ma altrettanto indiscer~iibilela linea di separazione fra gli atti esecutivi e gli atti consusnatiui; e tale difficolta non pud cliininarsi per gli effetti della complicitA tranne con lo allargare la sfera degli atti consumativi.
(1) Non scinbra potersi dubilare che i teslimoni is11'21tncntali (detti nella veccliia pratica Francese testimoni ntcr~ierarii)sieno, concorrendo in loro la scienza, veri coautori del falso docuiiiento clic presenziiirono e validarono con la loro firriia. Da ci risulterebbe clie nel processo penale essi dovessero figurare come impulaii e non coine fidefacienti. Ai fini civili la questione del confli[lo trii l'a8rmazioiie di veril per parte dei testimoni e il giudizio di falsit per parle

dei periti calligrafi si esamin da L a p e y r e r e decisions dti Pulais let. F , n. 6. (2) In un caso che ebbi al Tribunale di prima istanza di Lucca parve potesse sorgere questo dubbio. Alcuni avevano fabbricato dei pagher falsi. fila volendo apporvi il bollo e produrli setza pagare multa si valsero di un impiegato del bollo a Livorno per farli bollare con i marchi veri. Scoperta la frode furono i falsificatori condannati per falsiti in docunienlo e lo inserviente bollatore fu condannato per falso in bolli. Si dubit uu istante se costui avesse a tenersi come un correo del falso docrimentale, ma il dubbio non approd perchi?-la bollatiira non era forma essenziale al documento gi couipleto in sS stesso. Alla sua essenza di documento niente aggiungeva il bollo e niente gli toglieva la sua mancanza: hollare il foglio non era dunque un pnrlecipare alla fabbricazioiiti del falso documento: era uri aggiungere sullo stesso foglio il nuovo delitto di falso in bolli al delitto gi complelo di falso documentale: tulto al pi sarebbesi potuto dire che coli quei bollo si era facilitato l' ziso del falso dociimento abilitandolo ad essere prodotio in giuslizin.

In secondo luogo la complicith nel falso documentale presenta un altro interessante problema circa la comunicabilitj delle aggravanti desunte dalle paaditia personali del colpevole. E il solito dtibbio che gih abbiamo toccato in tema di pnrricidio ed in tema di fa~nulnto.Se il falso documento si alterb da un notaro e la legge minaccia un aggravamento di pena contro il pubblico ufficiale i privati che abbiano a lili cooperato saranno essi partecipi nello aggravio? Nel tema presente paimi che la negativa della comunicazione debba accogliersi senza esitazione, S perche l'aaggrnvio nn-

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