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19.

Interferenza e dirazione
1. Sovrapposizione di onde armoniche piane
Si `e riconosciuto che lequazione di DAlembert `e soddisfatta
da una combinazione lineare di soluzioni particolari. Ci` o implica,
entro i limiti di elasticit` a del mezzo, la validit` a del principio di
sovrapposizione. La somma di due o pi` u onde pu` o dar luogo a
fenomeni di interferenza che risultano distintamente osservabili se
le onde sono armoniche e dieriscono per una delle grandezze che
le caratterizzano (fase, frequenza, direzione di propagazione).
1.1. Onde progressive
Consideriamo due onde armoniche piane progressive, di am-
piezza e frequenza uguali, ma dierenti per la fase, che si propa-
gano in un mezzo indenito:

1
= Asin(t kx),
2
= Asin(t kx +).
Supporremo inoltre, nel caso di onde trasversali, che la polarizza-
zione sia lineare e nella stessa direzione, in modo che la sovrapposi-
zione delle onde sia data semplicemente dalla loro somma scalare:
=
1
+
2
= Asin(t kx) +Asin(t kx +).
Applicando le formule di prostaferesi, si ottiene
=
1
+
2
= 2Asin
_
t kx +

2
_
cos

2
. (1)
Londa risultante `e progressiva ma sfasata, rispetto alla prima, di
/2. La sua ampiezza
2Acos

2
,
dipende dalla fase. Essa `e massima se /2 = n, cio`e per =
2n; nulla se /2 = (2n+1)/2, ossia per = (2n+1). In par-
ticolare lo sfasamento pu` o riguardare la coordinata temporale,
= , oppure quella spaziale, = kd. Il primo va attribuito
alle onde piane emesse da due sorgenti nella stessa posizione, con
un ritardo/anticipo iniziale ; il secondo va attribuito alle onde
514 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
piane emesse da due sorgenti sincrone, poste in punti dierenti,
distanti d. In gura 1 `e mostrata linterferenza di due onde siatte
emesse da sorgenti sincrone, poste alla distanza d = /6, lungo la
direzione di propagazione.
x
O
+
1

1
Fig. 19.1
Ampiezza e fase dellonda risultate possono essere ricavate col
metodo dei vettori ruotanti, particolarmente utile se le ampiezze
sono diverse; formule (7)-IV e (8)-IV. Lintensit` a sar`a espressa
ancora dalla (53)-XVIII, dove si porr` a il quadrato dellampiezza
dellonda risultante.
1.2. Onde progressive di frequenze diverse
x
Modulazione. 100%

x
Modulazione. 50%

Fig. 19.2
Consideriamo, per semplicit` a, due onde armoniche piane, pro-
gressive, di ampiezze uguali ma di frequenze diverse, che si pro-
pagano in un mezzo indenito:

1
= Asin 2
1
_
t
x
v
_
,
2
= Asin 2
2
_
t
x
v
_
.
La loro somma, come prima, d`a luogo allonda:
= 2Acos 2

2
2
_
t
x
v
_
sin 2

1
+
2
2
_
t
x
v
_
, (2)
la quale si propaga con ampiezza 2A modulata dal termine
cos 2

2
2
_
t
x
v
_
.
Se le frequenze sono quasi uguali, si ottengono battimenti di fre-
quenza
1

2
, come `e stato descritto nel paragrafo 2-IV. In
gura 2 sono mostrati, ad un certo istante, i proli di unonda
modulata al 100%, ampiezze delle onde componenti uguali, e di
unonda modulata al 50%.
La modulazione ha un ruolo fondamentale nelle telecomunica-
zioni. Infatti va tenuto presente che unonda elettromagnetica di
data frequenza, non contiene informazioni, a parte lampiezza,
la frequenza e la fase che la caratterizzano. Solo la modula-
zione di tali grandezze, costituita da segnali elettrici prodotti da
parole, musica, ecc..., opportunamente demodulate al ricevitore,
permette la ricezione di comunicazioni.
`
E opportuno riscrivere la (2) nella forma
= 2Acos
1
2
[(
1

2
)t (k
1
k
2
)x] sin
1
2
[(
1
+
2
)t (k
1
+k
2
)x].
I rapporti
v
g
=

1

2
k
1
k
2
, v
f
=

1
+
2
k
1
+k
2
, (3)
possono rispettivamente, essere interpretati come la velocit`a con
cui si propaga linviluppo delle ampiezze, chiamata velocit` a di
1. Sovrapposizione di onde armoniche piane 515
gruppo, e la velocit` a con cui si propaga londa risultante, velocit` a
di fase. Nel mezzo non dispersivo considerato, per il quale vale la
(43)-XVIII, come si pu`o facilmente vericare, queste velocit`a sono
uguali. Risultano diverse, come vedremo, nei mezzi dispersivi.
1.3. Onde che si propagano in verso opposto
Consideriamo due onde armoniche piane, di ampiezza e fre-
quenza uguali, che si propagano in verso opposto in un mezzo
indenito:

1
= Asin(t kx),
2
= Asin(t +kx).
La loro somma, come nei casi precedenti, d`a luogo allonda
=
1
+
2
= 2Acos kxsin t. (4)
In eetti la precedente non descrive unonda, perche gli argomenti
delle funzioni trigonometriche contengono separatamente la varia-
bile spaziale e quella temporale, bens` una vibrazione armonica
stazionaria.
Lampiezza di vibrazione nel punto di ascissa x, `e
A

= 2Acos kx = 2Acos
2

x, (5)
funzione armonica di x. Essa `e massima, in valore assoluto, per
kx = n, x = n

2
, (n = 0, 1, 2, . . . ),
nulla per
kx = (2n + 1)

2
, x = (2n + 1)

4
, (n = 0, 1, 2 . . . ).
I punti di massima ampiezza si dicono ventri di vibrazione; i punti
in cui la vibrazione `e costantemente nulla, nodi di vibrazione. La
distanza tra due ventri o tra due nodi `e /2.
O
x
T
/2
T/8
5T/8
T/4
3T/4
T/2

Fig. 19.3
La vibrazione, allistante t, `e rappresentata dallequazione
= 2Acos
2

xsin
2
T
t = 2Acos kxsin t.
La congurazione da essa assunta agli istanti t = T/8, t = T/4,
..., `e mostrata in gura 3. La velocit` a delle particelle del mezzo `e
data da

= 2A cos kxcos t;
la rarefazione o, nel caso di onde trasversali, la deformazione di
scorrimento, dallespressione:
=

x
= 2Ak sin kxsin t.
516 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
Entrambe le grandezze risultano stazionarie; hanno segno opposto
e sono in quadratura, cio`e dieriscono di /2.
Il rapporto

/ assume tutti i valori possibili compresi tra
e +. Questo comportamento `e diverso rispetto a quello
delle onde progressive, nelle quali velocit` a delle particelle e defor-
mazione sono in fase o in opposizione di fase, mentre il loro rap-
porto `e costante ed uguale a v. In corrispondenza alla generica
ascissa x, le ampiezze della velocit`a e della rarefazione sono:

0
= 2Acos kx,
0
= 2Ak sin kx.
Nei punti in cui una si annulla, laltra `e massima e viceversa. La
densit` a media di energia delle vibrazioni stazionarie prodotte da
due onde di uguale ampiezza, `e il doppio di quella che compete
alle singole onde.
1.4. Vibrazioni stazionarie in sistemi niti
`
E stata nora presa in considerazione la propagazione in un
mezzo indenito; nel caso di un sistema vibrante di dimensioni
nite, bisogna tener conto delle condizioni al contorno che ssano
velocit`a delle particelle, dilatazioni e variazioni di pressione e,
per le onde trasversali, le deformazioni di scorrimento. In eetti
losservazione sperimentale di tali fenomeni viene sempre condotta
in mezzi limitati. Va premesso che una vibrazione stazionaria,
come si pu`o facilmente vericare, soddisfa lequazione delle onde.
In generale, se ha una espressione della forma
(x, t) = (x) sin t, (6)
in cui (x) rappresenta lampiezza, funzione di x, si ha:

x
2
=
d
2

dx
2
sin t,

2

t
2
=
2
(x) sin t.
Sostituendo nellequazione di DAlembert,

t
2
= v
2

x
2
,
si ha
d
2

dx
2
=

2
v
2
,
d
2

dx
2
+k
2
= 0.
La soluzione generale di questa equazione, come `e noto, `e
(x) = Asin kx +Bcos kx,
dove A e B sono costanti arbitrarie, determinate dalle condizioni
al contorno. Sostituendo nella (6) si ottiene
= (Asin kx +Bcos kx) sin t. (7)
1. Sovrapposizione di onde armoniche piane 517
Corda fissata agli estremi; tubo chiuso
Indichiamo con l la lunghezza della corda o del tubo e assu-
miamo lorigine delle x in un estremo. Tenuto conto, paragrafo
7-XVIII, che per una discontinuit` a rigida, lo spostamento `e nullo,
ponendo nella (7) x = 0, si ha
(0, t) = Bsin t = 0;
perci`o B = 0, e la (6) diventa
= Asin kxsin t.
Ponendo x = l ed essendo B = 0, la (7) d` a
(l, t) = Asin kl sin t = 0.
Poiche deve essere A = 0, altrimenti la vibrazione sarebbe ovun-
que nulla, si ha necessariamente:
kl = n, l = n

2
,
n
= m
v
2l
,
con n intero, compreso lo zero. Questa relazione esprime la legge
di Bernoulli:
le frequenze possibili di una corda tesa e ssata agli estremi sono
discrete e multiple della fondamentale
1
= v/2l.
Le frequenze di vibrazione multiple della fondamentale sono
chiamate armoniche superiori. Le vibrazioni sono stazionarie;
pertanto esistono n nodi, di cui due agli estremi, e n 1 ventri,
le cui distanze relative sono uguali a /2; in gura 4 `e mostrata
la vibrazione per n = 4.
x=0 x=l
Fig. 19.4
M
P
/2
Fig. 19.5
Un dispositivo che permette di visualizzare vibrazioni stazio-
narie longitudinali `e il tubo di Kundt, gura 5. Ad un estremo
del tubo `e disposta una membrana piana, posta in vibrazione
mediante un oscillatore, di cui pu` o essere variata la frequenza;
si pensi per esempio ad un ricevitore telefonico. Allinterno del
tubo `e posta della polvere di sughero. Stabilita una certa fre-
quenza di eccitazione e regolata la lunghezza del tubo mediante
il pistone mobile allaltro estremo, si osserva che la polvere si
dispone secondo nodi e ventri di vibrazione. Poiche la distanza
518 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
tra due nodi o tra due ventri `e /2, nota la frequenza, `e possibile
ricavare la velocit` a di propagazione o viceversa.
Tubo aperto ai due estremi
In questo caso leccitazione delle vibrazioni stazionarie pu` o
essere causata soando aria a una estremit`a, come in una canna
dorgano. Ricordando le conclusioni conseguite a proposito di
una discontinuit` a cedevole, alle estremit`a la pressione `e costante,
uguale a quella esterna, quindi la rarefazione `e nulla /x = 0.
Dalla (7):

x
= k(Acos kx Bsin kx) sin t. (8)
Ponendo x = 0, si ha
_

x
_
0
= kAsin t = 0,
perci`o A = 0. La (8) diventa:

x
= kBsin kxsin t.
/2
x=0 x=l
Fig. 19.6
Ponendo x = l si ha
_

x
_
l
= kBsin kl sin t = 0.
Come nel caso precedente, devessere B = 0, altrimenti non si
avrebbero vibrazioni, pertanto si deve avere
kl = n, l = n

2
,
n
=
v
2l
.
In gura 6 `e mostrata la vibrazione fondamentale, n = 1.
Tubo aperto ad un solo estremo
Supponendo che lestremit` a aperta sia in x = 0, in questo
punto devessere /x = 0, mentre per x = l si ha = 0. La
prima condizione richiede che sia A = 0, pertanto la (8) diventa
= Bcos kxsin t.
La seconda condizione impone
(l) = Bcos kl sin t = 0.
/4
x=0 x=l
Fig. 19.7
Questa relazione `e soddisfatta per
kl = (2n + 1)

2
, l = (2n + 1)

4
, (n = 0, 1, 2, . . . ).
Le corrispondenti frequenze risultano

n
= (2n + 1)
v
2l
.
Un tubo chiuso ad un estremo, pu` o vibrare solo con armoniche
dispari della fondamentale; in gura 7 `e mostrata la vibrazione
fondamentale.
2. Sviluppo in serie di Fourier 519
2. Sviluppo in serie di Fourier
Si `e detto che lequazione di DAlembert `e lineare, quindi una
qualsiasi combinazione lineare di soluzioni particolari `e ancora
soluzione dellequazione delle onde. Viceversa una generica onda
piana periodica, si pu` o esprimere come somma di onde armoniche,
per mezzo dellanalisi di Fourier. Poiche lequazione dellonda `e
funzione del tempo e dello spazio, tale analisi pu` o essere eettuata
per ognuna di tali variabili; il procedimento `e analogo.
Pi` u in generale, consideriamo una funzione periodica f(x) =
f(x+2), in cui 2 `e il periodo; il teorema di Fourier aerma che
la funzione pu` o essere espressa per mezzo della serie:
f(t) = A
0
/2 +A
1
cos x +A
2
cos 2 x + +A
n
cos nx +
+B
1
sin x +B
2
sin 2 x + +B
n
sin nx +
(9)
dove A
0
, A
n
, B
n
sono i coecienti dello sviluppo e, per conve-
nienza, si `e introdotto il fattore 1/2 nel termine costante. La (9)
si pu` o scrivere:
f(x) =
A
0
2
+

n=1
A
n
cos nx +

n=1
B
n
sin nx, ( x )
(10)
Il termine A
0
va ricavato integrando la (9) tra e :
_

f(x)dx =
A
0
2
_

dx + +A
n
_

cos nxdx +
+B
n
_

sin nxdx +
Si ottiene
_

f(x)dx = 2
A
0
2
, A
0
=
1

f(x)dx,
che rappresenta il valore medio della funzione. Gli altri termini
sono nulli; infatti posto nx = u, si ha:
A
n
_

cos nxdx =
A
n
n
_
n
n
cos udu = 0
B
n
_

sin nxdt =
B
n
n
_
n
n
sin udu = 0.
Per ricavare A
n
, si moltiplichi ciascun termine della (9) per cos nx
e si integri tra e :
_

f(x) cos nxdx = A


0
_

cos nxdx +
+A
m
_

cos mxcos nxdx + +A


n
_

cos
2
nxdx +
+B
m
_

sin mx cos nxdx + +B


n
_

sin mxcos nxdx +


520 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
Gli integrali del tipo
A
m
_

cos mxcos nxdx, B


m
_

sin mxcos nxdx,


sono nulli. Infatti si ha
cos(mx +nx) = cos mxcos nx sin mxsin nx
cos(mx nx) = cos mx cos nx + sin mx sin nx.
Sommando
cos(mx +nx) +cos(mx nx) = 2 cos mx cos nx.
da cui:
cos mx cos nx =
1
2
[cos(mx +nx) + cos(mx nx)]
=
1
2
[cos(m+n) x + cos(mn) x].
Essendo m ed n interi, gli integrali di questi termini, tra e
sono nulli. Analogamente
sin(mx +nx) = sin mxcos nx + cos mx sin nx
sin(mx nx) = sin mx cos nx cos mx sin nx.
Come prima, si ha
sin mx cos nx =
1
2
[sin(m+n) x + sin(mn) x],
i cui integrali tra i limiti e , per il motivo gi` a detto, sono
nulli. Resta dunque
_

f(x) cos nxdx = A


n
_

cos
2
nxdx
=
A
n
2
_

(1 + cos 2nx)dx = A
n
;
pertanto:
A
n
=
1

f(x) cos nxdx.


Lo stesso procedimento vale per il calcolo di B
n
; si ottiene:
B
n
=
1

f(x) sin nxdx.


Inne:
A
0
=
1

f(x)dx
A
n
=
1

f(x) cos nxdx


B
n
=
1

f(x) sin nxdx.


(10)
2. Sviluppo in serie di Fourier 521
Si osservi che includendo il valore n = 0, le (10) si scrivono:
A
n
=
1

f(x) cos nxdx, B


n
=
1

f(x) sin nxdx.


Se f `e funzione periodica del tempo, con perido T, f(t) = f(t+T),
posto x = t, dalle (10) si ricava:
A
0
=
2
T
_
T/2
T/2
f(t)dt
A
n
=
2
T
_
T/2
T/2
f(t) cos nt dt
B
n
=
2
T
_
T/2
T/2
f(t) sin nt dt.
(11)
Se f(x) `e periodica con periodo 2l, (l x l), dalle (10) si
deduce:
A
0
=
1
l
_
l
l
f(x)dx
A
n
=
1
l
_
l
l
f(x) cos
n
l
xdx
B
n
=
1
l
_
l
l
f(x) sin
n
l
xdx.
(12)
Dalle (12) si deduce immediatamente che per una funzione perio-
dica f(x) = f(x +), dove `e la lunghezza donda, lespressione
della serie diventa:
f(x) =
A
0
2
+

n=1
A
n
cos nkx +

n=1
B
n
sin nkx.
Con lo stesso metodo usato prima si ottengono i coecienti:
A
0
=
2

_
/2
/2
f(x)dx
A
n
=
2

_
/2
/2
f(x) cos nkxdx
B
n
=
2

_
/2
/2
f(x) sin nkxdx.
(13)
Serie di Fourier in forma complessa
Spesso `e pi` u conveniente esprimere la serie di Fourier in forma
complessa. Sostituendo nella (9) le formule di Eulero,
cos x =
e
ix
+e
ix
2
, sin x =
e
ix
e
ix
2i
,
si ottiene
f(x) = C
0
+C
1
e
ix
+C
1
e
ix
+ +C
n
e
i nx
+C
n
e
inx
+
522 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
dove
C
n
=
1
2
(A
n
iB
n
), C
n
=
1
2
(A
n
+iB
n
).
Pertanto
f(x) = C
0
+
+

n=1
C
n
e
inx
+
+

n=1
C
n
e
inx
,
oppure, includendo il valore n = 0:
f(x) =
+

n=
C
n
e
inx
. (14)
Integrando ogni termine della (14) nellintervallo ( x ),
si ottiene
_

f(x)dx = C
0
_

dx, C
0
=
1
2
_

f(x)dx.
Infatti ogni integrale del tipo
_

e
inx
dx,
`e nullo. Moltiplicando ambo i membri della (14) per exp[inx] e
integrando ogni termine nelintervallo , , si ottiene
_

f(x)e
inx
dx = C
n
_

e
inx
e
inx
dx,
da cui:
C
n
=
1
2
_

f(x)e
inx
dx. (15)
Infatti gli integrali dei termini che contengono exp[i(mn)t],
con m = n, nellintervallo considerato sono nulli.
Lanalisi di Fourier pu` o essere estesa a funzioni f(x) non
periodiche ritenendo che il periodo tenda ad innito, come avviene
per un impulso limitato in un intervallo x, allesterno del quale
lampiezza `e costantemente nulla. Si pensi ad una sorgente che
emette unonda solo in un intervallo di tempo t = x/v. Senza
entrare in dettagli che esulano dai nostri limiti, si dimostra che
ora `e necessario introdurre un insieme continuo di valori di o
di k. Ci`o `e dovuto al fatto che le ampiezze dei termini di Fourier
devono risultare nulli allesterno dellintervallo in cui limpulso ha
ampiezza diversa da zero. Considerando una funzione non perio-
dica del tempo, le formule equivalenti alle (14) e (15) hanno la
seguente forma:
f(t) =
1

2
_
+

C()e
it
d, (16)
con
C() =
1

2
_
+

f(t)e
it
dt. (17)
2. Sviluppo in serie di Fourier 523
f(t) `e chiamata trasformata di Fourier di C(), mentre C() `e la
trasformata inversa di Fourier di f(t).
Esempi
O T
A
t
f(t)
T/2
A
Fig. 19.8
1. Si consideri la funzione f(t) periodica di gura 8, la quale assume i valori
f(t) = A, per T/2 < t < 0 e f(t) = A, per 0 < t < T/2.
Applicando le (11), si ottiene:
A
0
=
2
T
_

_
0
T/2
Adt +
_
T/2
0
Adt
_
= 0;
infatti la funzione `e simmetrica rispetto allo zero.
A
n
=
2
T
_

_
0
T/2
Acos nt dt +
_
T/2
0
Acos nt dt
_
=
2
T
A
_
_

1
n
sin nt
_
0
T/2
+
_
1
n
sin nt
_
T/2
0
_
= 0.
Lo sviluppo della funzione non contiene termini coseno. Per quanto riguarda
i coecienti B
n
, si ha
B
n
=
2
T
_

_
0
T/2
Asin nt dt +
_
T/2
0
Asin nt dt
_
=
2
T
A
_
_
1
n
cos nt
_
0
T/2

_
1
n
cos nt
_
T/2
0
_
=
2A
n
(1 cos n).
t O
1
2
3
f(t)
Fig. 19.9
Si trova che per n pari i coecienti sono nulli, mentre per n dispari si
ha B
n
= 4A/n. Le ampiezze dei termini dello sviluppo decrescono al
crescere di n. Lo sviluppo della funzione assegnata risulta
f(t) = 4
A

_
sin t +
1
3
sin 3 t +
1
5
sin 5 t +
_
.
In gura 9 sono mostrati i primi tre termini dello sviluppo. Si osserva
lesistenza delle sole armoniche dispari.
2. Analisi di Fourier di un impulso.
t
O
t/2 t/2
f(t)
Fig. 19.10
Limpulso di gura 10 `e rappresentato dalla funzione
f(t) = Acos
0
t,
diversa da zero nellintervallo t/2, t/2, nulla altrove. Esprimiamo
tale funzione con lesponenziale:
f(t) = Ae
i
0
t
, (18)
con la convenzione di considerare soltanto la sua parte reale. Poiche la
(18) `e diversa da zero nellintervallo considerato, la (17) diventa
C() =
A

2
_
t/2
t/2
e
i(
0
)t
dt
=
A

2
1
i(
0
)
_
e
i(
0
)t

t/2
t/2
=
A

2
2

e
i(
0
)t/2
e
i(
0
)t/2
2i
=
2A

2
sin[(
0
)t/2]

.
(19)
524 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
Questa equazione fornisce lampiezza, densit`a spettrale, delle innite compo-
nenti del segnale.
Sostituendo nella (16) si ottiene:
f(t) =
A

_
+

sin[(
0
)t/2]

e
it
d. (20)
Essendo il segnale rappresentato dalla parte reale, la precedente diventa
f(t) =
A

_
+

sin[(
0
)t/2]

cos t d. (21)
La funzione ora stabilita `e la trasformata di Fourier di C(); essa rappresenta
il segnale per tutti i valori di t, compresi tra meno innito e pi` u innito; in
realt`a essa `e nulla allesterno dellintervallo t/2, t/2. In altri termini la
(21) descrive, mediante una funzione continua, un segnale nito.
0

C()
Fig. 19.11
La (19) pu` o essere posta nella forma
C() =
A

2
t
sin(t)/2
(t)/2
,
oppure, se si considera il numero donde angolare:
C(k) =
A

2
x
sin(kx)/2
(kx)/2
.
In gura 11 `e mostrato landamento di C(); lampiezza `e massima per
0, ossia per
0
perche il rapporto tra il seno e largomento tende ad uno.
Inoltre poiche il seno non pu`o essere maggiore di uno, quando aumenta in
valore assoluto, C() diminuisce con andamento oscillatorio e si annulla nei
punti
=
0

2n
T
0
, (n = 1, 2, . . . )
Si riconosce che il campo di valori per i quali C() `e maggiore del 50% del
massimo centrale, `e dato approssimativamente dalla condizione

1
2
t

<

2
,

t
< <

t
.
Dunque le frequenze angolari le cui ampiezze non sono trascurabili, sono quelli
che si trovano nellintorno di
0
per i quali `e soddisfatta la condizione
t 2.
Questa relazione mostra che quanto pi` u breve `e la durata dellimpulso, tanto
pi` u grande `e il campo di frequenze necessario per rappresentarlo accurata-
mente.
Analoga relazione si ottiene tra la lunghezza dellimpulso e lintervallo
dei numeri donda:
xk 2.
Dalle precedenti relazioni si deduce inoltre che per t molto grande, tende
a zero; ossia il segnale diventa armonico e si estende tra e +; in esso `e
presente una sola frequenza.
3. Soluzione dellequazione di DAlembert con assegna-
te condizioni al contorno; piccole vibrazioni di un lo
ssato agli estremi
Vogliamo ora studiare con maggior dettaglio le vibrazioni sta-
zionarie di un lo limitato. Si consideri un lo essibile e ine-
stendibile di lunghezza l, soggetto alla sola tensione T di modulo
3. Soluzione dellequazione di DAlembert con assegnate condizioni al contorno 525
costante, i cui estremi siano ssati a supporti rigidi e si assuma
come origine del riferimento lestremo di ascissa x = 0. Le forze
applicate agli estremi hanno valore invariabile, cos` come avviene
in uno strumento musicale a corde.
Per determinare il moto del lo occorre integrare lequazione
di DAlembert, con le condizioni al contorno:
x = 0, (0) = 0; x = l, (l) = 0; (t 0),
che impongono spostamento sempre nullo nei punti in cui `e ssato
il lo. A queste vanno aggiunte le condizioni iniziali
= (x),

t
=

(x); (t = 0, 0 x l),
ossia posizione e velocit`a di tutti i punti del lo per t = 0. Le
funzioni e

devono soddisfare le condizioni al contorno impo-
ste:
(0) = (l) = 0,

(0) =

(l) = 0.
Sotto queste condizioni, `e possibile trovare integrali particolari
dellequazione di DAlembert del tipo
= (x)(t).
Indicando con gli apici le derivate prime e seconde rispetto a x e
rispetto a t e sostituendo nella

t
2
= v
2

x
2
,
si ottiene

=
1
v
2

.
Questa equazione sar`a soddisfatta ponendo

= k
2
,
1
v
2

= k
2
.
dove k `e una costante, a priori, arbitraria. Poste le precedenti
nella forma

+k
2
= 0,

+v
2
k
2
= 0,
si riconosce che gli integrali generali sono:
= Acos kx +Bsin kx, = C cos v kt +Dsin v kt,
dove A, B, C, D sono costanti e k assume il signicato di numero
donda angolare.
Imponendo a le condizioni al contorno ssate, si ottiene
A = 0, Acos kl +Bsin kl = 0, Bsin kl = 0.
526 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
Poiche non pu` o essere identicamente nulla e la costante B
devessere diversa da zero, si deduce che kl deve essere un multiplo
intero di , cio`e
k =
n
l
.
Pertanto deve avere la forma
= Bsin
n
l
x.
Ponendo la costante B uguale ad uno, in corrispondenza ad ogni
intero n si ottiene una soluzione dellequazione di DAlembert del
tipo
n
=
n
(x)
n
(t):

n
= sin
n
l
x
_
C
n
cos
vn
l
t +D
n
sin
vn
l
t
_
, (22)
oppure, ponendo C
n
= A
n
cos e D
n
= A
n
sin ,

n
= A
n
sin
n
l
xcos
_
vn
l
t +
_
. (23)
A causa della linearit` a dellequazione di DAlembert, la serie for-
mata da tali soluzioni
=

n=1

n
=

n=1
sin
n
l
x
_
C
n
cos
vn
l
t +D
n
sin
vn
l
t
_
, (24)
`e soluzione di tale equazione.
Le vibrazioni espresse dalle (22) e (23) sono vibrazioni sta-
zionarie. Poiche inoltre devono essere soddisfatte le condizioni al
contorno, la lunghezza del lo deve contenere un numero intero
di semilunghezze donda
l = n

n
2
,
n
=
2l
n
.
Inoltre poiche per qualunque n devessere v =
n

n
, si trae che le
frequenze possibili sono

n
= n
v
2l
.
Pertanto la (23) diventa

n
= A
n
sin
2

n
xcos(2
n
t +).
Il moto di ogni punto del lo `e armonico con frequenza
n
, fase
iniziale e ampiezza
A
n
sin
2

n
x,
funzione armonica di x. Lampiezza si annulla per
2

n
x = n, x = n

n
2
, (n = 0, 1, 2 . . . ).
3. Soluzione dellequazione di DAlembert con assegnate condizioni al contorno 527
Oppure, essendo l/n =
n
/2, per
x = 0, x =
l
n
, x =
2l
n
, x =
nl
n
= l.
Tali punti sono sempre in quiete e sono i nodi di vibrazione. La
distanza tra un nodo e laltro `e ovviamente
n
/2. I punti in cui `e
massima lampiezza di vibrazione, ventri di vibrazione, si hanno
per
2

n
x = (2n + 1)

2
, x = (2n + 1)

n
4
.
Per n = 1 si ha la soluzione
1
, pi` u semplice, corrispondente alla
vibrazione fondamentale, di frequenza

1
=
v
2l
=
1
2l

,
e lunghezza donda

1
= 2l.
Essa presenta due nodi in x = 0 e x = l, e un ventre nel punto
x = l/2. Per n = 2 si ha la soluzione
2
, detta prima armonica,
corrispondente alla frequenza
2
= 2
1
e alla lunghezza donda

2
=
1
/2. Essa presenta tre nodi, nei punti x = 0, x = l/2,
x = l, e due ventri nei punti x = l/4, x = 3l/4. Per n qualsiasi,
armoniche superiori, si hanno n nodi e n 1 ventri. La vibra-
zione, per n = 4, `e mostrata in gura 4. In corrispondenza ad
ogni armonica si ha una frequenza che, nel campo di udibilit` a,
corrisponde allaltezza del suono, e una intensit` a proporzionale
ad A
2
n
.
Per trovare le costanti C
n
e D
n
si possono utilizzare le condi-
zioni iniziali ssate. Per t = 0, dalla (24) si ha
(x) =

n=1
C
n
sin
n
l
x,

t
=

n=1
D
n
nv
l
sin
n
l
x.
(0 x l)
Per mezzo delle (13) si ottiene
C
n
=
2
l
_
l
0
(x) sin
n
l
xdx, (25)
D
n
=
2
nv
_
l
0

t
sin
n
l
xdx. (26)
Le condizioni iniziali caratterizzano le intensit` a delle armoniche
che compongono la vibrazione del lo. Nel campo di udibilit` a esse
determinano lintensit` a del suono e il suo timbro, dato dai rapporti
delle intensit` a delle armoniche con lintensit` a della fondamen-
tale.
528 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
Esempi
Calcolo dei coecienti C
n
.
3. Corda pizzicata.
a
h
x=0 x=l
Fig. 19.12
Una corda tesa di lunghezza l, ssata agli estremi, viene spostata di
h dalla posizione di equilibrio, orizzontale, nel punto di ascissa a e quindi
abbandonata con velocit` a iniziale nulla gura 12. Le condizioni al contorno
sono

t
= 0, (x) =
h
a
x (0 < x < a);
(x) =
l x
l a
h, (a < x < l).
I coecienti D
n
sono nulli, mentre
C
n
=
2
l
h
a
_
a
0
xsin
n
l
xdx +
2
l
h
l a
_
l
a
(l x) sin
n
l
xdx.
Integrando per parti, si ottiene:
_
a
0
xsin
n
l
xdx =
_

lx
n
cos
n
l
x
_
a
0
+
l
n
_
l
0
cos
n
l
xdx
=
la
n
cos
n
l
a +
l
2
n
2

2
sin
n
l
a.
Analogamente:
_
l
a
(l x) sin
n
l
xdx =
_

l(l x)
n
cos
n
l
x
_
l
a
+
l
n
_
l
a
cos
n
l
xdx
=
l(l a)
n
cos
n
l
a +
l
2
n
2

2
sin
n
l
a.
Pertanto
C
n
= 2h
_
1
a
+
1
l a
_
l
n
2

2
sin
n
l
a =
2hl
2
a(l a)
2
1
n
2
sin
n
l
a.
Tale coeciente rappresenta lampiezza di oscillazione del ventre dellarmonica
di ordine n; si osservi che essa dipenda da 1/n
2
. Si capisce qualitativamente
che gli strumenti musicali come larpa, la chitarra,... hanno un timbro parti-
colarmente dolce.
Inne la vibrazione della corda `e data da
(x) =
2hl
2
a(l a)
2

n=1
1
n
2
sin
n
l
a sin
n
l
xcos
nv
l
t.
4. Corda percossa.
a x

x=0 x=l
0
.
Fig. 19.13
Supponiamo che un elemento x della corda, distante a dallorigine,
venga eccitato per mezzo di una percussione istantanea, che ha leetto di
porre in vibrazione lelemento di corda con una velocit`a iniziale

0
diversa da
zero, gura 13. Le condizioni al contorno sono: spostamento nullo per tutti i
valori di x, velocit`a

0
nellintervallo x, nulla altrove.
Per quanto detto prima, i coecienti della serie di Fourier risultano:
C
n
= 0, D
n
=
2
nv
_
l
0

t
sin
n
l
xdx.
Ma lintegrale `e nullo in tutto lintervallo, /t = 0, tranne in corrispondenza
allelemento x. Perci`o il suo valore `e semplicemente
D
n
=
2

0
nv
xsin
n
l
a.
4. Vibrazioni di una membrana rettangolare ssata al contorno 529
La vibrazione complessiva della corda risulta
(x) =
2

0
x
v

n=1
1
n
sin
n
l
a sin
n
l
xsin
nv
l
t.
Questa volta lampiezza delle armoniche decresce come 1/n, dunque la vibra-
zione `e pi` u ricca di armoniche. Senza entrare nei dettagli che in realt`a possono
modicare in qualche modo il risultato conseguito, si pu`o concludere che il
timbro di uno strumento musicale, come il pianoforte, `e pi` u squillante.
4. Vibrazioni di una membrana rettangolare ssata al con-
torno
x
y
O a
b
Fig. 19.14
Consideriamo una membrana omogenea, rettangolare di lati
a e b, ssata al contorno in modo che la tensione T per unit` a di
lunghezza, applicata al contorno, abbia valore costante, gura 14.
In questo caso, lo spostamento di ogni elemento della membrana
`e ortogonale al piano x-y, che la contiene. Detta la densit` a
areica e T la tensione, lequazione di DAlembert (12)-XVIII, in
due dimensioni, si scrive

t
2
=
T

x
2
+

2

y
2
_
, (27)
dove la velocit` a di propagazione `e data da
v =

.
Le condizioni al contorno impongono = 0 per t 0, nei punti
dei segmenti che delimitano la membrana, ossia
x = 0, x = a; (0 y b)
y = 0, y = b; (0 x b).
Le condizioni iniziali impongono:
t = 0, = (x, y),

t
=

(x, y),
vale a dire posizione e velocit`a iniziali per t = 0. Soluzioni parti-
colari della (27), soddisfacenti alle condizioni assegnate, sono del
tipo
= (x)(y)(t).
Sostituendo nella (27) si ottiene

v
2
_

_
= 0, (28)
alla quale si soddisfa ponendo

=
2
,

= k
2
x
,

= k
2
y
, (29)
530 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
con
2
, k
2
x
, k
2
y
, costanti legate dalla relazione
k
2
x
+k
2
y
=

2
v
2
.
Gli integrali generali delle (29) sono notoriamente:
= A
1
cos k
x
x +A
2
sin k
x
x
= B
1
cos k
y
y +B
2
sin k
y
y
= C
1
cos t +C
2
sin t,
dove A
1
, A
2
, B
1
, B
2
, C
1
, C
2
sono costanti da determinare. Impo-
nendo alla funzione (x)(x)(t), le condizioni al contorno, si
deduce:
A
1
= B
1
= 0, k
x
a = m, k
y
b = n,
essendo m ed n interi. Pertanto:
k
x
= m

a
, k
y
= n

b
, = v

m
2
a
2
+
n
2
b
2
. (30)
In corrispondenza ad ogni copia di interi m ed n, si ha una solu-
zione che ha la seguente forma

mn
= sin m

a
xsin n

b
y (A
mn
cos
mn
t +B
mn
sin
mn
t).
La serie:
=

m,n=1
sin m

a
x sin n

b
y (A
mn
cos
mn
t +B
mn
sin
mn
t),
data la linearit` a dellequazione di DAlembert, `e soluzione della
(27).
Come nel caso della corda ssata agli estremi, la soluzione
trovata `e somma di innite soluzioni semplici, corrispondenti a
vibrazioni stazionarie. Le frequenze possibili sono date da

mn
=
v
2

m
2
a
2
+
n
2
b
2
.
Si hanno dunque rette nodali di equazioni
x = 0
y = 0
x =
a
m
y = bn
x =
2a
m
, . . .
y =
2b
n
, . . .
e ventri di vibrazione nei centri dei rettangoli delimitati dalle rette
precedenti. Per m = 1 e n = 1 si ha la frequenza fondamentale:

11
=
v
2

1
a
2
+
1
b
2
=

T
4
_
1
a
2
+
1
b
2
_
.
5. Vibrazioni di un parallelepipedo rettangolo ssato al contorno 531
Le altre frequenze, a dierenza di quanto avviene per la corda,
non sono multiple della fondamentale, poich`e lo stesso valore della
frequenza si pu` o ottenere per varie combinazione di m ed n; tali
valori si dicono degeneri.
Il calcolo delle costanti A e B si esegue tenendo conto delle
condizioni iniziali, che diventano:
(x, y) =

m,n=1
A
mn
sin m

a
xsin n

b
y

m,n=1

mn
A
mn
sin m

a
xsin n

b
y.
I coecienti A
mn
e
mn
B
mn
degli sviluppi in doppia serie di Fou-
rier, si calcolano nel modo gi` a visto. Data la ricchezza di armoni-
che presenti, dovuta al fatto che le frequenze dipendono da coppie
di numeri interi, vi `e la possibilit` a, eccitando convenientemente
la membrana, di riprodurre quasi ogni suono. In virt` u di questa
propriet` a, non goduta dalle corde, le membrane trovano un ampio
impiego acustico, nei microfoni, negli altoparlanti e la collocazione
naturale nellorecchio umano.
Il problema relativo ad una membrana circolare `e matemati-
camente pi` u complesso; si trova ancora che le frequenze possibili
sono discrete. La simmetria suggerisce che le linee nodali e anti-
nodali sono circonferenze e linee radiali.
5. Vibrazioni di un parallelepipedo rettangolo ssato al
contorno
In maniera analoga a quanto avviene per la membrana, le
vibrazioni stazionarie di un parallelepipedo di spigoli a, b, c, risul-
tano discrete, qualora si ricerchino soluzioni del tipo
= (x)(y)(z)(t),
che soddisfano allequazione di DAlembert:

t
2
= v
2
_

x
2
+

2

y
2
+

2

z
2
_
,
dove `e lo spostamento dellonda che si propaga in una direzione
generica rispetto al riferimento costituito dagli spigoli del parelle-
lepipedo. Con un procedimento analogo a quello descritto per la
membrana, si trova che le frequenze possibili sono

lmn
=
v
2

l
2
a
2
+
m
2
b
2
+
n
2
c
2
. (31)
Anche in questo caso le frequenze delle armoniche superiori alla
fondamentale sono degeneri, poich`e la stessa frequenza pu`o essere
ottenuta mediante combinazioni diverse degli interi l, m, n. Il
532 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
parallelepipedo considerato costituisce un risuonatore per le fre-
quenze permesse, come altres` accade per una sfera o un cilindro.
In tali casi il problema risulta matematicamente pi` u complesso,
ma le frequenze permesse risultano in ogni caso discrete. In parti-
colare si possono studiare cavit` a adatte, in acustica, allanalisi del
suono. Cavit` a risonanti per le onde elettromagnetiche, con pareti
perfettamente riettenti, sono usate per immagazzinare energia
elettromagnetica, per lanalisi o il controllo delle frequenze di cir-
cuiti oscillanti e in moltissime altre applicazioni.
5.1. Numero dei modi di vibrazione con frequenza minore o uguale a

Questo problema `e molto importante nellanalisi dei modi di oscillazione


delle cavit`a risonanti e nelle oscillazioni dei reticoli atomici, in Fisica della
Materia. Supponiamo, per semplicit`a, che il sistema sia costituito da un cubo
di un mezzo continuo isotropo di lato a; le frequenza possibili sono
=
v
2a
_
l
2
+m
2
+n
2
;
da cui si ottiene
l
2
+m
2
+n
2
=
4a
2

2
v
2
.
In una terna cartesiana, sugli assi della quale sono riportati gli interi l, m, n,
ogni frequenza `e rappresentata da un punto che costituisce il vertice di un cubo
elementare di lato v/2a e volume (v/2a)
3
. Nello spazio l, m, n, la relazione pre-
cedente rappresenta una sfera di raggio 2a/v, entro cui sono contenuti i cubi
suddetti; pertanto il problema consiste nel trovare le combinazioni possibili
dei numeri l, m, n, che soddisno la disuguaglianza:
l
2
+m
2
+n
2

4a
2

2
v
2
.
Se i numeri l, m, n sono sucientemente grandi, linsieme discreto dei cubetti
pu`o essere approssimato ad un continuo ed essendo gli interi l, m, n positivi, il
numero dei modi di vibrazione cercato sar`a contenuto nellottante della sfera
suddetta; dunque il numero dei modi di vibrazione di frequenza minore o
uguale a , `e dato da
N

=
1
8
4
3

_
2a
v
_
3
=
4
3
a
3
3v
3
.
Poiche il volume della cavit`a `e a
3
, il numero dei modi per unit`a di volume `e
n

=
4
3
3v
3
.
Questa espressione `e valida per i modi longitudinali. Se le onde sono trasver-
sali, si deve tenere presente che esistono due possibili stati di polarizzazione,
perci`o in questo caso si avr`a
n

=
8
3
3v
3
.
Il numero dei modi compresi nellintervallo innitesimo d, si ricava dieren-
ziando le espressioni precedenti; cos` per i modi longitudinali, si avr`a
dn

=
8
2
v
3
d.
6. Interferenza di onde sferiche 533
6. Interferenza di onde sferiche
Consideriamo due onde sferiche sincrone, di uguale frequenza,
emesse dalle sorgenti puntiformi S
1
, S
2
, poste alla distanza a.
Linterferenza in un punto dello spazio distante r
1
e r
2
dalle sor-
genti, come per le onde piane, `e descritta dalla somma delle due
onde in quel punto. Supporremo che tale somma possa essere
eettuata scalarmente, ossia che i vettori spostamento
1
e
2
siano paralleli, come accade per le onde trasversali polarizzate
linearmente e nella stessa direzione, mentre se le onde sono lon-
gitudinali assumeremo che la propagazione avvenga nella stessa
direzione, oppure che r
1
e r
2
siano molto grandi rispetto alla
distanza a tra le sorgenti, gura 15.
P

1
r
1
S
1
S
2
r
2
Fig. 19.15
Sotto queste ipotesi, dette A
1
= A
0
/r
1
e A
2
= A
0
/r
2
le
ampiezze delle onde in P, dove A
0
`e lampiezza ad una distanza
pressata dalla sorgente, londa risultante sar` a
= A
1
sin(t kr
1
) +A
2
sin(t kr
2
).
Essendo le sorgrnti sincrone, le quantit` a kr
1
e kr
2
hanno il ruolo
di fasi iniziali
1
,
2
nel punto considerato; dunque la dierenza
di fase risulta
= kr
1
kr
2
=
2

(r
1
r
2
).
Ricordando le formule (7)-IV e (8)-IV, lampiezza dellonda risul-
tante `e data da:
A =
_
A
2
1
+A
2
2
+ 2A
1
A
2
cos . (32)
Pertanto essa assume valori compresi tra
A
1
+A
2
, (cos = 1, = 2n)
e
|A
1
A
2
|, [cos = 1, = (2n + 1)]
dove n un intero positivo o negativo. Nel primo caso si ha un
rinforzo dellonda risultante, o interferenza costruttiva, mentre nel
secondo caso si ha la massima attenuazione, interferenza distrut-
tiva. Pertanto nei due casi si ha
2

(r
1
r
2
) = 2n,
2

(r
1
r
2
) = (2n + 1),
dalle quali si ricava
(r
1
r
2
) = n, (r
1
r
2
) = (2n + 1)

2
.
Lequazione r
1
r
2
= cost, denisce iperboloidi di rotazione
attorno allasse congiungente le due sorgenti, con fuochi in S
1
e S
2
. Le intersezioni con un piano passante per tale asse sono le
534 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
iperboli di gura 16. Sulle superci degli iperboloidi di equazione
r
1
r
2
= , 2, . . .
le due onde interferiscono costruttivamente. Tali superci sono
dette superci ventrali o antinodali. Sugli iperboloidi di equazione
r
1
r
2
=
1
2
,
3
2
, . . .
le onde interferiscono distruttivamente. Tali superci sono dette
superci nodali.
P
S
1
r
1
r
2
S
2
Fig. 19.16
O

A
A
1

A
2

kr
1
kr
2
Fig. 19.17
In un punto dello spazio ampiezza e fase dellonda risultante
possono essere rappresentate per mezzo dello schema vettoriale di
gura 17 e dallequazione
= Asin(t ).
Perci`o londa risultante, in ogni punto dello spazio, non ha la-
spetto di unonda progressiva, bens` di una vibrazione stazionaria
di determinata ampiezza. Questo comportamento `e dovuto al
fatto che le sorgenti delle onde sono sincrone e mantengono una
dierenza di fase costante, ossia sono coerenti.
La coerenza `e dunque il requisito fondamentale per eviden-
ziare il fenomeno descritto. Lanalogo ottico `e linterferenza di
Young, per la quale rimandiamo allargomento specico. Va tut-
tavia osservato che, in generale, due sorgenti luminose distinte non
sono coerenti perch`e gli atti elementari di emissione della radia-
zione elettromagnetica sono completamente casuali; quindi vanno
usati particolari accorgimenti che omettiamo di descrivere.
Linterferenza pu` o essere osservata su un piano parallelo al-
lasse congiungente le sorgenti, dove sono disposti opportuni rive-
latori. Nel caso della luce, su uno schermo piano, appare una
serie di frange chiare alternate a frange scure, determinate dal-
lintersezione delle superci antinodali e nodali con lo schermo.
Nellipotesi che la distanza a tra le sorgenti sia piccola rispetto
alla distanza D delle sorgenti dal piano, la piccola dierenza tra r
1
e r
2
pu` o essere trascurata e possiamo assumere A
1
A
2
; pertanto
6. Interferenza di onde sferiche 535
la (32) pu` o essere riscritta come
A = A
1
_
2(1 + cos ) = 2A
1
cos

2
.
Dalla gura 18, osservando che langolo `e piccolo, si ottiene
sin tan = x/D e r
1
r
2
= a sin = ax/D; pertanto la
dierenza di fase diventa
=
2

(r
1
r
2
) =
2

a sin =
2ax
D
.
a
D
O P
x

r
1
r
2
S
2
S
1
r
1
r
2
Fig. 19.18
Quindi lintensit` a dellonda risultante `e:
J = 4A
1
cos
2

2
= J
0
cos
2
_
ax
D
_
,
dove J
0
`e lintensit` a corrispondente a = 0. Il suo andamento in
funzione di x `e mostrato in gura 19; i punti di massima intensit` a
si ottengono per
ax
D
= n, x = n
D
a
,
dove n `e un intero positivo o negativo. La distanza tra due punti
di massima intensit`a, n + 1, n, `e x = D/a. Dunque la misura
di questa distanza, noti D ed a, permette di ricavare la lunghezza
donda. Questo `e uno dei metodi standard usato in ottica.
0
ax/D
1 2 3
J

3 2 1
Fig. 19.19
sin
a

a
S
1
S
2
S
3
S
4
S
5
Fig. 19.20
Complementi ed esempi
5. Interferenza di N sorgenti sincrone di uguale frequenza.
O
P
Q
C
A
A
T
S

N/2
Fig. 19.21
Supponiamo che le sorgenti, distanti a luna dallaltra, siano allineate e
che linterferenza venga osservata a distanza molto grande rispetto ad a, in
modo che i raggi che interferiscono si passano ritenere paralleli, gura 20. Si
riconosce, come nel paragrafo precedente, che la dierenza di fase tra ogni
coppia di raggi contigui `e = ka sin , dove `e langolo che un particolare
insieme di raggi forma con la normale al piano delle sorgenti. Lampiezza
risultante nella direzione individuata dallangolo , `e la somma vettoriale dei
vettori ruotanti relativi a ciascuna sorgente; poiche queste sono uguali tali
vettori hanno tutti la stessa ampiezza A e ciascuno `e ruotato rispetto al pre-
cedente dello stesso angolo , gura 21. Si ottiene un poligono di N + 1 lati,
536 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
in cui il lato di chiusura rappresenta lampiezza risultante A
T
. I vettori ruo-
tanti costituiscono le corde di archi uguali di una circonferenza di raggio R;
pertanto la corda che rappresenta lampiezza risultante, sottende un angolo
uguale a N. Dalla gura 21 si deduce:
A
T
= OP = 2PQ = 2Rsin
N
2
,
e dal triangolo COS:
A = 2Rsin

2
.
Dividendo membro a membro le due relazioni, si ottiene
A
T
= A
sin N/2
sin /2
.
Per N = 2 si ha il risultato del paragrafo precedente, A
T
= 2Acos /2.
Lintensit`a ha lespressione
J = J
0
_
sin N/2
sin /2
_
2
= J
0
_
sin(Na sin /)
sin(a sin /)
_
2
,
dove J
0
`e lintensit`a di ciascuna sorgente.
x
x
0 1 2
J
J
N=4
N=8
1 2
0 1 2
1 2
Fig. 19.22
Lintensit`a ha massimi molto intensi per = 2n, che sostituito
nella precedente darebbe un valore indeterminato. Tuttavia, ponendo
x = /2, si verica che il limite di sin Nx/ sin x, per x , `e N.
Infatti scelto un angolo piccolo, di cui x dierisce da , si ha
sin Nx
sin x
=
sin(N N)
sin( )
= (1)
N+1
sin N
sin
.
Ma per x 0, possiamo scrivere:
sin Nx
sin x
=
Nx (Nx)
3
/6 +
x x
3
/6 +
= N
1 (Nx)
2
/6 +
1 x
2
/6 +
= N,
pertanto:
sin Nx
sin x
= (1)
N+1
N = N.
Dunque si ottengono massimi principali per
a sin = n,
dove n `e un intero qualsiasi, incluso lo zero. Ogni volta che questa rela-
zione `e soddisfatta lintensit`a risulta J = N
2
J
0
. Lintensit`a `e peraltro
nulla ogni volta che
1
2
N = n

, a sin =
n

N
,
dove n

`e un intero, esclusi i valori 0, N, 2N, . . . che darebbero massimi


di intensit`a. Poiche tra due minimi successivi deve esserci un massimo,
possiamo concludere che tra due massimi principali si hanno anche
N2 massimi secondari. Tuttavia le loro ampiezze sono piccole rispetto
a quelli principali, in particolare se N `e molto grande. In gura 22 `e
illustrato landamento dellintensit`a per alcuni valori di N. Si osserva
che al crescere di N il sistema diventa fortemente direzionale, nel senso
che lintensit`a risulta notevole solo per bande ristrette di valori di .
Questa propriet`a viene sfruttata in radiotrasmissione e radioricezione;
per ottenere un eetto direzionale, le antenne trasmittenti e riceventi
vengono disposte alla distanza a per la quale si ottiene il massimo
dellintensit`a.
6. Radiointerferometri.
Un radiointerferometro `e costituito da vari radiotelescopi disposti a schie-
ra, la cui mutua distanza viene stabilita tra qualche decina ed alcune centinaia
7. Mezzi dispersivi 537
di metri. Esso viene usato in Astrosica per lo studio della radiazione elettro-
magnetica emessa da corpi celesti e per individuare nellUniverso la posizione
di tali sorgenti. Sfruttando linvertibilit`a del percorso delle onde, le sorgenti
di radioonde sono poste allinnito, mentre le sorgenti considerate ai para-
gra precedenti costituiscono le antenne riceventi dei radiotelescopi. In gura
23 `e schematizzato un radiointerferometro costituito da due radiotelescopi; le
antenne rigorosamente allineate, sono orientate in una direzione che forma un
angolo con la verticale. I segnali ricevuti, di lunghezza donda dellordine
di qualche decina di centimetri, vengono analizzati da una stazione ricevente
accordata, la quale rivela massimi di intensit`a quando `e soddisfatta la condi-
zione
a sin = n,
dove a `e la distanza tra i radiotelescopi; naturalmente aumentando il numero di
radiotelescopi si ottiene una direzionalit`a molto elevata. Il radiointerferometro
di Sidney `e costituito da 32 elementi.
a
Ricevitore

Fig. 19.23
7. Mezzi dispersivi
Nei mezzi dispersivi la relazione di dispersione (43)-XVIII non
`e lineare. Ci proponiamo di descrivere alcuni sistemi dispersivi
molto interessanti in cui la velocit` a di propagazione delle onde
elastiche dipende dalla frequenza. Lanalogo ottico si fonda su
presupposti simili.
7.1. Corda di massa trascurabile, ssata agli estremi, con masse
distribuite
m
nd
T
(n +1 (n 1 )d

n

(n +

(n 1 )
Fig. 19.24
Nel paragrafo 5-X, abbiamo considerato un sistema di
due particelle collegate ad una corda di massa trascurabile,
ssata agli estremi e soggetta a tensione T. Essendo l la
lunghezza della corda e d = l/3 la distanza tra le particelle,
si `e trovato che i modi normali di vibrazione hanno frequenze
angolari che soddisfano le relazioni:

2
1
=
T
md
,
2
2
= 3
T
md
,
dove m `e la massa delle particelle. Nel caso di n particelle uguali,
disposte a distanza d luna dallaltra, gura 24, detto lo sposta-
mento, lequazione della dinamica per la particella n `e
m
d
2

n
dt
2
=
T
d
(
n+1

n
)
T
d
(
n

n1
). (33)
Risolvendo questa equazione, che `e valida per un qualunque moto
oscillatorio del sistema, `e possibile ricavare la forma e la frequenza
angolare dei modi normali di vibrazione.
Tuttavia poiche la forma di un modo normale `e determinata
dai rapporti delle ampiezze di oscillazione, considerando un modo
di frequenza angolare , ciascuna particella oscilla con la stessa
frequenza angolare e con la stessa fase. Dunque per il modo di
538 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
vibrazione considerato, le oscillazioni saranno del tipo:

n1
= A
n1
cos(t +)

n
= A
n
cos(t +)

n+1
= A
n+1
cos(t +).
(34)
Dalla seconda si ha
d
2

n
dt
2
=
2

n
=
2
A
n
cos(t +). (35)
Sostituendo la (35) e le (34) nella (33), si ottiene:
m
2
A
n
=
T
d
(A
n+1
2A
n
+A
n1
),
ossia
A
n+1
+A
n1
= A
n
_
2
md
T

2
_
. (36)
Questa equazione, note la ampiezze, fornisce la forma del modo.
Possiamo risolverla con una ragionevole ipotesi. Sappiamo
che per una corda continua di lunghezza l, ssata agli estremi,
sede di vibrazioni stazionarie, lampiezza `e data da
A(x) = Asin
2

x. (37)
A questa forma si deve ridurre lampiezza A
n
del modo, nel limite
in cui il numero di particelle `e innito, limite di continuit` a della
corda. Ponendo nella (37) x = nd, si ha
A
n
= Asin
2

nd = Asin k nd.
Inoltre:
A
n+1
= Asin k(n + 1)d = Asin(k nd +kd)
= A(sin k nd cos kd + cos k nd sin kd)
A
n1
= Asin k(n 1)d = Asin(k nd kd)
= A(sin k nd cos kd cos k nd sin kd).
pertanto,
A
n+1
+A
n1
= 2Asin k nd cos kd = 2A
n
cos kd.
Sostituendo la precedente nella (36), si ottiene
2A
n
cos kd = A
n
_
2
md
T

2
_
.
Da questa equazione si ricava

2
=
2T
md
(1 cos kd) =
2T
md
_
1
_
cos
2
kd
2
sin
2
kd
2
__
;
7. Mezzi dispersivi 539
Ossia

2
=
4T
md
sin
2
kd
2
, (k) =

4T
md
sin
kd
2
, (38)
che `e la relazione di dispersione cercata.
1)
2)
3)
5)
4)
d
x=0 x=l
Fig. 19.25
In gura 25 sono mostrati i modi normali di vibrazione di
cinque masse uguali, ssate ad un lo di massa trascurabile di
lunghezza l e soggetto alla tensione T. Per ciascun modo si ha

1
= 2l,
2
= l,
3
=
2
3
l,
4
=
l
2
,
5
=
2
5
l.
Per la (38):

1
=

4T
md
sin
d

1
=

4T
md
sin
d
2l

2
=

4T
md
sin
d

2
=

4T
md
sin
d
l

3
=

4T
md
sin
d

3
=

4T
md
sin
3d
2l

4
=

4T
md
sin
d

4
=

4T
md
sin
2d
l

5
=

4T
md
sin
d

5
=

4T
md
sin
5d
2l
;
ed essendo l = (n + 1)d = 6d, si ha

1
=

4T
md
sin

12
,
2
=

4T
md
sin

6
,
3
=

4T
md
sin

4
,

4
=

4T
md
sin

3
,
5
=

4T
md
sin
5
12
.
O
k
(k)
1
2
3
4
5
max

/d
Fig. 19.26
Landamento della legge di dispersione `e mostrato in gura
26; si osservi che il valore
max
si ha per k = /d. Mostriamo
ora che nel limite di continuit` a della corda, d piccola rispetto alla
lunghezza donda, ossia per
kd =
2

d 1,
la (38) si riduce ad una legge lineare. Poiche
sin =
1
6

3
+
540 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
sostituendo nella (38), si ottiene
(k) =

4T
md
_
1
2
kd
1
48
(kd)
3

_
=

Td
m
k
_
1
1
24
(kd)
2
+
_
,
ossia
(k)

Td
m
k, (39)
che `e la relazione di dispersione, lineare, per la corda continua.
Osservando che m/d non `e altro che la massa lineica, la precedente
diventa
(k) =

k.
In gura 22 la retta tangente nellorigine alla curva (k), equa-
zione (38), rappresenta la legge di dispersione lineare. La formula
(38) `e molto importante in Fisica della Materia; essa d` a la legge
di dispersione delle vibrazioni di un insieme lineare di atomi, con
una distanza interatomica d.
7.2. Onde sulla supercie di liquidi
Lo studio generale delle onde su uno specchio dacqua (mare,
laghi, ecc...) presenta qualche dicolt` a matematica se si deve
tenere conto di tutte le forze che intervengono nel fenomeno.
Semplicheremo opportunamente il problema, considerando onde
piane che si propagano in una direzione.
Uno specchio dacqua in equilibrio sotto lazione della gravit` a,
presenta una supercie libera piana ed orizzontale. Una pertur-
bazione impressa su tale supercie (lancio di un sasso, vento,...)
imprime uno spostamento delle particelle vicine alla supercie, che
si propaga per onde, mentre le particelle che si trovano in profon-
dit` a restano praticamente in quiete e non hanno, in ogni caso,
componenti verticali della velocit` a. Prendiamo in considerazione
spostamenti piccoli rispetto alla profondit` a dello specchio dac-
qua, e tali che, nellequazione della dinamica dei uidi ideali (14)-
XVII, si possano trascurare i termini quadratici. Supponendo che
agisca la sola forza di gravit` a, detta u la velocit` a delle particelle,
possiamo scrivere
du
dt
= g
1

p.
Assunto un riferimento con asse z volto in alto, asse x orizzontale,
coincidente con la supercie libera in condizioni statiche, essendo
g = (gz),
7. Mezzi dispersivi 541
la precedente diventa
du
dt
=
_
gz +
p

+C
_
.
Esiste dunque una funzione potenziale delle velocit` a, tale che
u = (x, y, z, t).
Pertanto:

t
() =
_
gz +
p

+C
_

t
=
_
gz +
p

+C
_
,
cio`e

t
=
_
gz +
p

+C
_
. (40)
Poiche possiamo considerare il liquido incompressibile, lequazione
di continuit` a, equazione (10)-XVII, `e

2
= 0. (41)
z
x
O
h
Fig. 19.27
Il problema `e piano, ossia pu` o essere studiato nel piano x-z, gura
27. Stabilito un riferimento con origine sulla supercie libera
e detto lo spostamento verticale delle particelle in tale riferi-
mento, si tratta di determinare le due funzioni (x, z, t) e (x, t),
quando al liquido viene impressa una perturbazione. Nel caso in
considerazione, la (41) diventa

x
2
+

2

z
2
= 0, (42)
e la (40):

t
+g +
p

= C. (43)
Ma sulla supercie libera la pressione `e quella atmosferica; perci` o
includendo le costanti C e p/g nel potenziale , si ottiene
=
1
g
_

t
_
z=
.
In virt` u dellipotesi che gli spostamenti siano piccoli rispetto alla
profondit` a h dello specchio dacqua, possiamo ammettere che la
precedente si possa scrivere
=
1
g
_

t
_
z=0
. (44)
Poiche
u
z
=

z
=

t
,
542 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
derivando la (44) rispetto a z e tenendo conto della precedente, si
ha
_

z
_
z=0
=
1
g
_

t
2
_
z=0
. (45)
Occorre ora determinare la funzione (x, z, t), tale che soddis
lequazione di Laplace (42), in ogni punto del liquido compreso
tra la supercie libera, z = 0, e il fondo, z = h, assegnata la
condizione al contorno (44) e la condizione, anchessa al contorno,
che le particelle sul fondo non abbiano componenti verticali della
velocit`a:
_

z
_
z=h
= 0. (46)
Una eventuale componente orizzontale costante, indica che il li-
quido `e in moto, come avviene in un canale o in un ume.
`
E possibile soddisfare la (42) e le condizioni al contorno,
ponendo
= (x)(z)(t).
Infatti derivando e sostituendo nella (42), si ottiene

,
alle quali si soddisfa ponendo

= k
2
,

= k
2
, (47)
con k costante, a priori, arbitraria. Gli integrali generali delle (47)
sono:
= Acos(kx +), = Bcosh(kz +);
dove A, B, , sono costanti e k assume il signicato di numero
donda angolare.
Imponendo che la funzione (x)(z)(t) soddis alla (46),
dovr` a essere
Bk sinh(kh +) = 0,
da cui si trae:
= kh.
Tenendo presente questo risultato, la condizione al contorno (45)
si traduce nella seguente equazione in :
k sinh(kh)(t) =
1
g
cosh(kh)

(t),
ovvero:

(t) +kg tanh(kh)(t) = 0.


Questa equazione `e soddisfatta dalla funzione:
(t) = C cos(2t +);
7. Mezzi dispersivi 543
essendo

2
=
g
2
tanh
_
2

h
_
, (48)
C e costanti.
Inne ponendo D = ABC, lequazione di Laplace (42), le
condizioni al contorno (45) e (46) imposte, sono soddisfatte dal
potenziale
= Dcos(kx +) cosh(kz +kh) cos(2t +). (49)
Dalla (44), ponendo z = 0, si deduce facilmente lequazione del-
londa:
=
2D
g
cosh(kh) cos(kx +) sin(2t +). (50)
Questa equazione rappresenta vibrazioni stazionarie della super-
cie libera, con frequenza , lunghezza donda e ampiezza il cui
massimo valore `e dato da
2D
g
cosh(kh),
che cresce notevolmente con la profondit` a h. La vibrazione `e
dunque il risultato di due onde che si propagano in verso opposto,
con velocit`a v = , che si ricava immediatamente dalla (48):
v =

g
2
tanh
_
2

h
_
. (51)
In particolare, se la profondit` a `e grande rispetto alla lunghezza
donda,
tanh
_
2

h
_
1,
la velocit` a di propagazione diventa
v

g
2
; (52)
oppure, sostituendo i valori delle costanti:
v = 1, 25

.
Le onde in questo caso sono dette onde di gravit` a; la loro velocit` a
di propagazione `e proporzionale alla lunghezza donda.
Se viceversa `e grande rispetto ad h, nella (51) `e
lim

_
tanh
_
2

h
__
= 2h;
perci`o risulta:
v
_
gh.
544 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
`
E questo il caso tipico delle maree che si svolgono in acqua poco
profonda.
Essendo v = /k, dalla (51) si ottiene la legge di dispersione
(k) =
_
kg tanh(kh). (53)
In acqua poco profonda, viceversa, la legge di dispersione `e lineare.
Il fatto di avere ottenuto le vibrazioni stazionarie espresse
dalla (50), non deve sorprendere. Infatti per vericare lequazione
di Laplace abbiamo scelto una soluzione del tipo (x)(z)(t), in
cui ogni termine `e funzione di una sola variabile.
Poiche si `e voluto essenzialmente stabilire la legge di disper-
sione, equazione (53), `e irrilevante prendere in considerazione le
vibrazioni stazionarie oppure le onde progressive, che eettiva-
mente si propagano su uno specchio dacqua molto vasto come il
mare o un lago. Daltra parte londa progressiva si ricava imme-
diatamente dalla (50) ed ha la forma:
=
2D
g
cosh(kh) cos(t kx).
Per studiare il moto delle particelle di liquido, prendiamo in con-
siderazione lespressione (49) del potenziale delle velocit`a che, per
unonda progressiva, scriviamo
= Dcosh(kz +kh) cos(t kx).
Nellipotesi che h sia molto grande rispetto alla lunghezza donda,
si pu` o scrivere
cosh(kz +kh) =
1
2
_
e
(kz+kh)
+e
(hz+kh)
_

1
2
e
(kz+kh)
=
1
2
e
kz
e
kh
.
Includendo il termine exp(kh)/2 nella costante, si ha
= Ae
kz
cos(t kx).
Le componenti della velocit` a delle particelle nel punto x, z risul-
tano
u
x
=

x
= kAe
kz
sin(t kx)
u
z
=

z
= kAe
kz
cos(t kx).
I punti del liquido, nel riferimento adottato, corrispondono a valori
negativi di z, perci`o lampiezza delle componenti della velocit` a
diminuisce con la profondit` a. Ad una profondit` a `e exp(2) =
1/500, lampiezza diventa 1/500 di quella alla supercie e decresce
rapidamente allaumentare di z in valore assoluto. Dati sperimen-
tali confermano sensibilmente tale comportamento.
8. Velocit`a di gruppo 545
Integrando rispetto al tempo le componenti della velocit` a, si
ottengono le componenti dello spostamento delle particelle:
s
x
=
kA

e
kz
cos(t kx)
s
z
=
kA

e
kz
sin(t kx).
Da queste relazioni si deduce che le particelle descrivono traietto-
rie circolari in senso orario, di raggio
kA

e
kz
=
A
v
e
kz
,
O
z
x
Fig. 19.28
che decresce con la profondit` a. In gura 28 `e mostrato un
insieme di tali traiettorie e in grassetto, la congurazione
ondosa che assume la supercie libera.
8. Velocit`a di gruppo
La velocit`a di unonda che si propaga in un mezzo non disper-
sivo, v = /k, `e chiamata velocit` a di fase. Essa dipende, come
abbiamo constatato, dalle caratteristiche elastiche del mezzo.
Unonda armonica di una certa frequenza si propaga dunque con
una certa velocit` a caratteristica; tuttavia unonda di questo tipo
non `e atta a trasmettere informazioni, quindi deve essere modu-
lata in qualche modo. Abbiamo accennato a questa circostanza
a proposito dellinterferenza di due onde progressive di diversa
frequenza. Se il mezzo non `e dispersivo le (3) danno proprio la
velocit`a di fase, mentre se `e dispersivo le relazioni citate danno
valori diversi.
Fig. 19.29
Trasmettere informazioni o un segnale implica modulazione
del segnale stesso, il quale dunque risulta limitato nel tempo e
nello spazio; in altri termini londa deve assumere una forma simile
a quella mostrata in gura 29. Una tale onda `e detta impulso o
pacchetto donda. Mediante lanalisi di Fourier si `e dimostrato che
londa cos` rappresentata contiene, in dipendenza della sua durata
o della sua estensione, un numero molto elevato di frequenze e lun-
ghezze donda, pertanto in un mezzo dispersivo, ciascuna compo-
nente dellonda ha una velocit` a di propagazione diversa. Nel caso
citato di due onde di frequenze diverse, la prima delle (3), che d` a
la velocit` a di gruppo, si scrive
v
g
=

1

2
k
1
k
2
=

k
,
e, se il pacchetto donde contiene molte frequenze
v
g
=
d
dk
,
546 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
dove la derivata `e valutata nel punto medio di e di k. Poiche
= kv, sostituendo nella precedente, si ottiene
v
g
= v +k
dv
dk
. (54)
In un mezzo non dispersivo dv/dk = 0, e la velocit`a di gruppo
coincide con la velocit` a di fase; solo in un mezzo dispersivo la
velocit`a di gruppo pu` o essere minore o maggiore di quella di fase.
Nel caso di onde superciali di un liquido in acqua profonda,
la velocit` a di fase `e data dallequazione (52), ossia
v =

g
2
=
_
g
k
.
Dunque
dv
dk
=
1
2k
_
g
k
=
v
2k
.
La velocit`a di gruppo, equazione (54), risulta
v
g
=
1
2
v;
essa `e met`a della velocit` a di fase. Se unonda `e prodotta in mare
aperto, essa risulta distorta in modo tale che le componenti di
lunghezza donda maggiore sfuggono dallonda (creste) muoven-
dosi pi` u velocemente dal resto dellonda, che si propaga con la
velocit`a di gruppo. Viceversa le componenti di unonda di risacca
su una spiaggia poco profonda, si muovono con la stessa velocit` a
poiche, come si `e dimostrato, il mezzo non `e dispersivo.
9. Preliminari di meccanica ondulatoria
I risultati conseguiti nei precedenti paragra costituiscono il
fondamento della meccanica ondulatoria, che per opera di Born,
De Broglie, Heisenberg e Schrodinger, negli anni venti, permise di
dare una soddisfacente descrizione della dinamica delle particelle
elementari.
Lipotesi fondamentale di De Broglie consiste nellattribuire
alle particelle un comportamento ondulatorio, associando ad esse
una lunghezza donda e una energia date rispettivamente da
=
h
p
, E = h,
dove h `e la costante di Planck, p la quantit` a di moto e la fre-
quenza. Queste relazioni possono essere scritte anche:
p =
h
2
k, E =
h
2
,
oppure:
p = k, E = , (55)
dove = h/2.
9. Preliminari di meccanica ondulatoria 547
Il comportamento ondulatorio `e presente anche in situazioni
ordinarie; tuttavia poiche la costante di Planck `e estremamente
piccola (h = 6, 610
34
J s) tale comportamento `e completamente
trascurabile e sono valide le leggi della Meccanica classica. Vice-
versa nel caso di particelle atomiche o subatomiche, essendo le
masse molto piccole, la lunghezza donda associata alla particella
risulta dellordine di grandezza delle distanze atomiche. Infatti
nel caso di un elettrone, massa 9, 1 10
31
kg, carica 1, 6 10
19
C,
soggetto alla dierenza di potenziale V , lenergia cinetica acqui-
stata `e p
2
/(2m) = eV , dove e `e la carica dellelettrone; si ha
dunque p =

2meV . Dalle relazioni di De Broglie si ottiene


=
h

2meV
=
1, 23 10
9

V
.
Se la dierenza di potenziale `e di 100 V , la lunghezza donda asso-
ciata allelettrone risulta = 1, 23 10
10
m. Lipotesi ondulatoria
`e confortata da numerose conferme sperimentali; una delle quali
`e la dirazione di un fascio di elettroni che avviene in maniera
analoga a quella della radiazione elettromagnetica (1927). Per-
tanto, ad una particella che possiede velocit` a v ed energia cinetica
E = p
2
/2m, va associata unonda , che si propaga con velocit` a
di fase
v
f
= =
h
p
=
E
p
=
p
2m
=
1
2
v,
met`a della velocit` a di cui la particella `e animata. Tuttavia, poiche
unonda monocromatica, come s`e detto, non trasporta alcuna
informazione, questo risultato non pu` o fornire alcun dato sulla
localizzazione della particella.
In conformit` a a quanto si `e detto in precedenza, ad una parti-
cella localizzata in una certa regione dello spazio deve corrispon-
dere un pacchetto donde, la cui ampiezza `e diversa da zero nella
regione anzidetta e nulla altrove. Essendo la velocit` a di gruppo
del pacchetto donde
v
g
=
d
dk
,
facendo uso delle relazioni di De Broglie (55) e dellespressione
E = p
2
/2m, si ottiene
v
g
=
d
dk
=
dE
dp
=
p
m
= v.
In accordo con lintuizione, si trova che la velocit` a di gruppo del
pacchetto donde `e proprio uguale alla velocit` a della particella.
Tuttavia nche la particella `e libera, i risultati ottenuti non
presentano rilevante signicato sico. Se viceversa la particella
`e connata in una buca di potenziale o in generale, si trova in
un sistema chiuso, londa associata d` a luogo, per riessione, a
548 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
vibrazioni stazionarie, che assumono un signicato fondamentale
nello studio di un sistema quantizzato.
Consideriamo infatti una particella connata in una buca di
potenziale lineare di lunghezza l, tale che lenergia potenziale U(x)
sia nulla per 0 < x < l ed innita agli estremi. Ci` o signica
che in tali punti agiscono forze talmente intense da costringere la
particella ad invertire il suo moto, perci` o londa associata verr` a
riessa. Questa situazione `e formalmente identica a quella che
si verica per le vibrazioni stazionarie, in cui lampiezza delle
armoniche `e data da

n
= Asin
nx
l
,
che in meccanica ondulatoria sono dette funzioni donda o auto-
funzioni.
Supponendo che la particella abbia solo energia cinetica, per
lipotesi di De Broglie, si ha
E =
1
2
mv
2
=
p
2
2m
=
1
2m
h
2

2
;
poiche = 2l/n, con n intero, si ottiene
E
n
=
1
2m
h
2
4l
2
n
2
. (56)
Lenergia risulta quantizzata secondo lintero n; si ottengono cio`e
gli autovalori dellenergia. Il ragionamento pu` o essere esteso ad
una particella connata in una scatola a forma di parallelepipedo;
si ottengono autofunzioni ed autovalori corrispondenti alle vibra-
zioni descritte in proposito. Va sottolineato che lenergia minima
della particella, n = 1, non `e zero. Questo valore, energia di punto
zero, ha un ruolo estremamente importante in molti sistemi quan-
tizzati.
Le funzioni donda, opportunamente normalizzate, vanno in-
terpretate in maniera probabilistica. Indichiamo con (x) la fun-
zione donda di una particella connata nella buca di potenziale
considerata. Poiche lintensit` a di tale onda `e proporzionale a
|(x)|
2
, che `e la grandezza misurabile, si deduce che la proba-
bilit` a di trovare la particella in una certa regione dello spazio,
pu` o essere espressa per mezzo dellintensit`a. Siccome talvolta `e
opportuno esprimere la funzione donda con una grandezza com-
plessa, indicando con

la coniugata di , si avr` a
|(x)|
2
= (x)

(x).
Questa relazione va interpretata come densit` a di probabilit` a nel
senso che, nel caso della buca di potenziale unidimensionale, la
quantit` a
P(x)dx = |(x)|
2
dx,
9. Preliminari di meccanica ondulatoria 549
d` a la probabilit` a che la particella si trovi nellintervallo compreso
tra x e x +dx.
Vogliamo ora stabilire come ottenere le funzioni donda di
una particella, che ovviamente dipendono dal suo stato dinamico.
Tale stato dipende dalle forze agenti e dallenergia totale della
particella
E =
p
2
2m
+U,
dove U `e lenergia potenziale.
Lequazione alla quale devono soddisfare le funzioni donda `e
lequazione dierenziale formulata nel 1926 da Erwin Schr odinger,
che nel caso unidimensionale si scrive:
d
2

dx
2
+
8
2
m
h
2
(E U) = 0, (57)
in cui E ed U sono lenergia totale e lenergia potenziale della par-
ticella. Questa equazione, estesa in tre dimensioni, insieme alle
opportune condizioni al contorno, permette di trovare le autofun-
zioni e gli autovalori dellenergia del sistema; essa in meccanica
quantistica ha lo stesso ruolo dellequazione di Newton della mec-
canica classica.
Possiamo chiarire la struttura dellequazione di Schr odinger
ricordando lequazione donda per lampiezza delle vibrazioni sta-
zionarie:
d
2

dx
2
+k
2
= 0.
Poiche per le relazioni di De Broglie, k = 2p/h; la precedente
diventa
d
2

dx
2
+
4
2
h
2
p
2
= 0.
Se il moto si svolge in una regione in cui la particella ha energia
totale E ed energia potenziale U, si ha
p
2
= 2m(E U).
Si ottiene cos` lequazione di Schr odinger nella forma (57). Con-
sideriamo ora due casi semplici.
Particella libera
In questo caso U = 0, pertanto lequazione di Schr odinger
(57) assume la forma
d
2

dx
2
+
2mE

2
= 0. (58)
Essendo
E =
p
2
2m
, p = k,
550 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
risulta
E =

2
k
2
2m
,
e lequazione (58) diventa:
d
2

dx
2
+k
2
= 0,
identica allequazione per lampiezza delle vibrazioni stazionarie.
Questa equazione `e soddisfatta dalle funzioni donda:
= e
ikx
, = e
ikx
.
La prima rappresenta una particella che si muove nella direzione
x, la seconda una particella che si muove nella direzione x. Nella
notazione complessa si `e omesso il termine temporale exp(t). Si
osservi che per entrambe le soluzioni si ha
|(x)|
2
= (x)

(x) = e
ikx
e
ikx
= 1.
Ci`o signica che la probabilit` a di trovare la particella `e la stessa
in tutti i punti.
Particella in una buca di potenziale di lunghezza l
`
E il problema considerato allinizio e che ora risolviamo fa-
cendo uso dellequazione di Schr odinger. Poiche nellintervallo
0 < x < l, U = 0, lequazione
d
2

dx
2
+k
2
= 0, (59)
con k
2
= 2mE/
2
, va risolta imponendo le condizioni al contorno
x = 0, (0) = 0; x = l, (l) = 0.
Soluzione della (59) sar` a la funzione donda
(x) = Ae
ikx
+Be
ikx
,
dove A e B sono costanti. Imponendo le prima condizione al
contorno, si ha
(0) = A+B, B = A;
pertanto:
(x) = A(e
ikx
e
ikx
) = 2iAsin kx = C sin kx. (60)
La seconda condizione al contorno impone
(l) = C sin kl = 0,
ed essendo C diversa da zero, si deve avere
k =
n
l
, p = k =
n
l
,
che d` a i possibili valori della quantit` a di moto.
10. Attenuazione 551
Sostituendo il valore di k nella (60), si ottiene la
funzione donda che rappresenta la particella:
(x) = C sin
n
l
x,
e gli autovalori dellenergia
E
n
=
k
2

2
2m
=

2

2
2ml
2
n
2
,
come espresso dallequazione (56). In gura 30 sono
mostrate le funzioni donda, le densit` a di probabilit` a
e le energie per n = 1, 2, 3.
10. Attenuazione
2
| |

1
2
| |

2
2
| |

3
n=1
n=2
n=3
x=0 x=l
x=0 x=l
Fig. 19.30
La propagazione delle onde elastiche nei mezzi
reali `e inevitabilmente soggetta a fenomeni dissipa-
tivi che, in generale, determinano conversione di ener-
gia meccanica in energia di altro genere. Lampiezza
dellonda decresce al crescere della distanza dalla sor-
gente.
Consideriamo unonda piana che si propaga lungo lasse x e
sia A lampiezza in corrispondenza ad una certa ascissa. Nellin-
tervallo x, x+dx, tale ampiezza si riduce di dA. Assumendo che la
diminuzione relativa di A sia proporzionale allo spessore elemen-
tare dx, attraverso un coeciente , coeciente di assorbimento,
in formule si ha:

dA
A
= dx.
Fissata la condizione iniziale, A = A
0
per x = 0, e integrando la
precedente si ha
_
dA
A
=
_
dx, ln A = x +C.
Essendo C = ln A
0
, si ottiene:
ln
A
A
0
= x, A = A
0
e
x
. (61)
Il coeciente di assorbimento ha le dimensioni dellinverso di una
lunghezza. Landamento della (61) `e mostrato in gura 31.
x O
A
Fig. 19.31
La legge di attenuazione dellintensit` a ovviamente risulta
J = J
0
e
2x
. (62)
Le formule (61) e (62) sono simili a quelle che regolano lattenua-
zione di altre grandezze; numero di particelle che attraversa un
certo materiale, assorbimento di radiazione elettromagnetica, ecc.
In ogni caso il coeciente d` a informazioni sulle grandezze che
552 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
determinano lattenuazione e lesperienza mostra che gli eetti
dissipativi dipendono dalla frequenza dellonda. Tra le cause che
danno origine allattenuazione, possiamo citare: la viscosit` a del
mezzo, scambi termici tra le parti del mezzo, ossia condensazioni e
rarefazioni non perfettamente adiabatiche, fenomeni di risonanza
dellassorbimento, che si possono vericare quando la frequenza
dellonda `e dellordine dei MHz, e coincide con la frequenza di
vibrazione propria delle molecole del mezzo. Si pu` o pertanto aer-
mare che lo studio dellassorbimento della radiazione, in gene-
rale, costituisce un potente mezzo dindagine della struttura della
materia.
11. Principio di Huygens
La propagazione di unonda `e stata nora descritta in confor-
mit`a al tipo di sorgente e alle propriet` a del mezzo.
`
E possibile
tuttavia determinare londa in un punto del mezzo, ossia le sue
grandezze caratteristiche: ampiezza, intensit`a e fase, senza un
riferimento diretto alla sorgente. Questa possibilit` a `e stabilita dal
principio di Huygens e dalla successiva teoria di Kirchho.
Ricordiamo che la supercie donda `e denita come il luogo
dei punti in cui londa ha la stessa fase ad un determinato istante.
Se londa `e piana e la sua equazione `e (vt u r), la supercie
donda avr` a equazione
vt u r = cost,
che corrisponde ad un piano perpendicolare al versore u; analoga-
mente, le onde sferiche hanno superci donda, anchesse sferiche,
espresse da vt r = cost.
A
A
B
B
C
C
n

S(t)
(t + t) S
Fig. 19.32
Il principio o costruzione di Huygens (1624-1695) `e fondato
sulla caratteristica fondamentale della propagazione ondosa, ossia
sul fatto che la supercie donda `e costituita dal luogo dei punti
in cui le particelle del mezzo hanno lo stesso spostamento. Pre-
cisamente, gura 32, consideriamo le particelle A, B, C, . . . , inve-
stite dalla supercie donda S, allistante t; ogni particella diventa
sorgente di onde sferiche elementari o onde secondarie che, alli-
stante t+t raggiungono le particelle immediatamente successive
A

, B

, C

. . . ; queste ultime subendo lo stesso spostamento, for-


mano la nuova supercie donda S

, inviluppo delle onde elemen-


tari. Il processo si ripete e d` a luogo alla propagazione attraverso
il mezzo. Si osservi che le onde elementari hanno due superci
inviluppo; una interna e laltra esterna che `e quella atta a descri-
vere la propagazione. Nel caso delle onde elettromagnetiche que-
sta costruzione `e ancora valida, ma non ha il semplice signicato
meccanico che le abbiamo attribuito. Infatti le onde elettromagne-
tiche si propagano anche nel vuoto dove non esistono particelle che
12. Dirazione 553
vibrano; tuttavia esse soddisfano allequazione delle onde, dove al
posto dello spostamento va sostituito il campo elettromagnetico.
P
n
dS
S

2
Fig. 19.33
Nella seconda met`a del secolo scorso la costruzione di Huygens
fu rielaborata da Kirchho (1824-1887) in una teoria che com-
prende qualunque propagazione ondosa. Senza entrare in dettagli
che vengono svolti pi` u opportunamente in ottica, questa teoria
stabilisce che, noti i valori di (r, t) in tutti i punti di una generica
supercie chiusa S che include le sorgenti , gura 33, `e possibile
ricavare londa risultante in un punto P dello spazio esterno alla
supercie mediante lequazione:
(P, t) =
_
S
f()
(vt r)
r
dS. (63)
Linterpretazione della (63) `e piuttosto semplice: il termine (vt
r)/r rappresenta unonda sferica emessa dallelemento di super-
cie dS allistante tr/v, che ha raggiunto P allistante t; il termine
f() `e un fattore direzionale che indica come le onde elementari
non abbiano la stessa ampiezza in tutte le direzioni. Infatti detto
langolo tra la normale allelemento dS ed il vettore che indica
la posizione del punto rispetto a dS, `e
f() =
1
2
(1 + cos ).
Lampiezza massima corrisponde a = 0, propagazione in avanti;
lampiezza minima a = , propagazione allindietro. Pertanto
londa in P `e data dal contributo delle onde sferiche emesse da
ogni elemento della supercie chiusa che contiene le sorgenti, alle
quali dunque non `e necessario fare alcun riferimento.
In realt` a lespressione di (P, t) `e leggermente pi` u complicata
della (63), che in ogni caso risulta adatta alle considerazioni che
verranno fatte; va inoltre detto che, svolgendo la teoria generale, si
trova che occorre moltiplicare per il fattore i, il quale indica che
le onde elementari vengono emesse con una fase uguale a /2.
12. Dirazione
I fenomeni di dirazione nella propagazione ondosa sono mol-
to comuni. Sappiamo che `e possibile udire suoni da una sorgente
posta dietro un ostacolo che intercetta la propagazione diretta,
per raggi, verso il nostro orecchio; unonda in acqua si sparpa-
glia oltre una diga frangiutti, ecc. In genere questi fenomeni
si vericano quando unonda, nel propagarsi, `e distorta da un
ostacolo che ha dimensioni confrontabili con la lunghezza donda.
Lostacolo pu` o essere uno schermo con una apertura, di grandezza
confrontabile con la lunghezza donda, che permette il passaggio
di una piccola porzione del fronte donda incidente o viceversa un
oggetto, di dimensioni che rispettano i criteri suddetti, che impe-
554 Capitolo 19 - Interferenza e dirazione
disce la propagazione di una piccola porzione del fronte donda.
In gura 34 `e mostrata la dirazione di unonda piana, prodotta
sulla supercie di un liquido, incidente su uno schermo in cui `e
praticata una piccola apertura.
Fig. 19.34
I fenomeni di dirazione danno luogo a massimi e minimi
di intensit` a o meglio a una ridistribuzione dellintensit` a, come
avviene per linterferenza. Anzi si pu` o aermare che sostanzial-
mente interferenza e dirazione sono la stessa cosa; solo che lin-
terferenza `e determinata da due o pi` u sorgenti, la dirazione `e il
risultato dellinterferenza dellonda con se stessa. Distinguiamo
la dirazione in due categorie: dirazione di Fraunhofer e dira-
zione di Fresnel. Nella prima londa incidente `e piana; la gura di
dirazione viene osservata a distanza sucientemente grande, cos`
da poter assumere piana anche londa diratta; nella seconda o
londa incidente `e sferica oppure londa diratta viene osservata in
un particolare punto dello spazio, ovvero sono vericate entrambe
le condizioni. La sede pi` u appropriata per studiare questi feno-
meni, che hanno bisogno di una adeguata elaborazione matema-
tica, `e lottica. Ci limiteremo pertanto ad esaminare la dirazione
di Fraunhofer prodotta da una fenditura rettangolare, come tipico
esempio di applicazione della formula di Kirchho.
O
r
r
0
y sin
dy
x
y

b/2
b/2
Fig. 19.35
Consideriamo unonda piana che incide su una fenditura, di
altezza b e lunghezza L, praticata su uno schermo. In conformit` a
alla (63), possiamo scegliere una supercie chiusa, contenente la
sorgente e di cui una parte sia costituita dalla fenditura. Con
buona approssimazione si pu` o assumere che solo questa parte della
supercie costituisca il luogo dei punti sorgenti di onde sferiche
elementari, mentre il resto sia perfettamente opaco. Stabilito un
riferimento con origine nel centro della fenditura, come in gura
35, suddividiamo la fenditura in elementi di supercie dS = Ldy
paralleli. Tali elementi costituiscono le sorgenti di onde sferiche
che, per maggiore semplicit`a nei calcoli, scriviamo con la nota-
zione esponenziale:
(r, t) =
A
r
e
i(krt)
, (64)
dove A/r `e lampiezza alla distanza r dalle sorgenti. Se non ci
fossero eetti di dirazione londa che attraversa la fenditura si
propagherebbe solo attraverso la sezione da essa delimitata; lin-
tensit` a sarebbe diversa da zero solo per = 0. Poiche viceversa
sono presenti tali eetti, si avr` a una distribuzione angolare dellin-
tensit` a, gura di dirazione. Supponiamo che gli angoli siano
piccoli e che la dirazione venga osservata a una distanza grande
dalla fenditura, come richiede la condizione di Fraunhofer. Allora
possiamo ritenere che il fattore di obliquit` a f() sia pressocche
costante e che il termine A/r non vari sensibilmente rispetto alle-
12. Dirazione 555
sponenziale del numeratore. In conformit` a a queste ipotesi la (63)
diventa
= C
_
S
e
i(krt)
dS, (65)
dove C comprende i fattori costanti anzidetti. Dalla gura risulta
r = r
0
+y sin ,
dove r
0
corrisponde ad y = 0; pertanto la (65) si scrive
= CLe
ikr
0
e
it
_
+b/2
b/2
e
iky sin
dy.
Omettendo il termine exp(it) e integrando, si ottiene
= CLe
ikr
0
_
+b/2
b/2
e
iky sin
dy =
CLe
ikr
0
ik sin
_
e
iky sin

+b/2
b/2
=
2CLe
ikr
0
2ik sin
_
e
i(kb sin )/2
e
i(kb sin )/2
_
= bCLe
ikr
0
sin[(kb sin )/2]
(kb sin )/2
.
Indicando con = (kb sin )/2, lintensit` a risulta
J = J
0
sin
2

2
.
In gura 36 `e mostrato landamento dellintensit` a relativa J/J
0
in
funzione di (b sin )/; essa risulta massima per = 0, nulla per
= n, oppure per (b sin )/ = n, ossia per
b sin = n,
che `e la formula elementare per la dirazione prodotta da una
fenditura.
O
J/J
0
Fig. 19.36

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