Anda di halaman 1dari 23

Numero 20 anno III

25 maggio 2011 edizione stampabile

L.B.G. NULLA PI COME PRIMA Mario De Gaspari MILANO MINISTERIALE: LOSSIMORO Antonio Gelormini SARFATTI, IL SORRISO MATURO DI MILANO Guido Martinotti LA MORATTI E IL BARILE DI GRASSO DI MAIALE Emilio Vimercati PROGETTO PER 12 ASSESSORATI E UN COMUNE AMICO Salvatore Crapanzano COMITATI DI QUARTIERE LAST MINUTE: COSA VOGLIAMO Folco De Polzer IL PGT NON HA ORECCHIE PER LINQUINAMENTO ACUSTICO Mauro Ceruti MILANO: FARE RETE DENTRO PER FARE RETE FUORI Giacomo Properzj SINDACI PRIMA E DOPO L'ELEZIONE DIRETTA Massimo Cingolani PISAPIA, SINISTRA E SICUREZZA A MILANO Giuseppe Ucciero SINISTRA MILANESE: HABEMUS PAPAM? Fabio Arrigoni MILANOSPORT: CHE NE DICE PISAPIA?

VIDEO MONI OVADIA: LE ARMI DEI DEMOCRATICI. PISAPIA E BOERI

LA NOSTRA MUSICA Me Haces Bien "Acustico" Jorge Drexler

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

www.arcipelagomilano.org

NULLA PI COME PRIMA Luca Beltrami Gadola


Nulla pi come prima. Ma la Moratti lha capito? Proprio cos, comunque vadano le cose, sia che vinca Pisapia sia che vinca lei. I guasti di questa campagna elettorale sono tanto vasti e profondi che la societ milanese ne porter le tracce per molti anni. Questa intolleranza, questa violenza, questo spirito di sopraffazione ha invaso la citt: unesondazione drammatica che riuscita a seminare dissidi anche allinterno degli stessi nuclei famigliari. Ho visto amici da sempre smettere di salutarsi, guardarsi con sospetto, negarsi al confronto delle idee. Sia che vinca sia che perda, Letizia Moratti ha ferito la citt. Chi per difenderla ha mentito come lei e ha avallato le sue bugie, nella maggior parte dei casi sa di aver mentito ma forse non ha ancora capito perch lha fatto. Quando queste falsit corrono tra genitori e figli, tra amici dinfanzia, tra colleghi di lavoro lasciano il segno e sollecitano rancore. Che io mi ricordi questo non era mai successo a Milano e le diversit di opinione allinterno della societ civile erano vissute come una delle grandi ricchezze della democrazia. Ora non pi. Fino a oggi, al cessare dello scontro elettorale, la vita riprendeva normalmente e al massimo tra sostenitori di chi aveva vinto e chi aveva perso passava qualche battuta, magari greve ma nulla pi. Non sar pi cos. Se la Moratti vincer, vincer di strettissima misura e dunque non potr dire di avere tutta la citt con s ma non avr il coraggio di chiedere scusa a chi non lha sostenuta per come ha trattato con disprezzo e insultato tutti quelli che per lei non avrebbero votato. Insomma, governer Milano contro met dei milanesi. Dopo uno scontro tanto aspro chi con la violenza ha vinto deve sapere che in questo caso il governo della maggioranza - pi uno dei cittadini non funziona e non funziona in particolar modo perch queste due met non sono social-mente identiche a cominciare dallet per finire al reddito. Si pu governare, o per meglio dire amministrare una citt, solo con una maggioranza vasta perch i comportamenti collettivi sono decisivi per qualunque progetto si voglia condurre in porto. La ricchezza di una citt lamore che per lei e per le sue istituzioni nutrono i cittadini: distruggerlo fatale. Se Giuliano Pisapia vincer, in qualche misura sar pure lui vittima del clima che altri hanno prodotto e dunque il compito di ricostruzione della convivenza civile sar il primo sulla sua strada. Compito arduo che non potr certo esaurirsi nei famosi cento giorni cos come nessuno dei progetti del suo programma potr essere avviato nei primi cento giorni, tempo minimo necessario a fare linventario dei guasti provocati da tre legislature di centro destra che non solo han fatto danni ma hanno saputo e voluto occultarli agli occhi indiscreti. Conoscendo Giuliano Pisapia so che non far suo il ritornello berlusconiano il disastro lasciato da chi ci ha preceduto a giusti-ficazione delle difficolt che incontrer nel rimettere in sesto la citt e la societ ma il mio invito, questa volta, a non porgere troppo laltra guancia: quello che stato detto a lui e a chi gli ha dato fiducia non deve tramutarsi in spirito di vendetta ma non deve nemmeno essere dimenticato. Possiamo anche capire quel che successo ma, come dicono i francesi: Tout comprendre cest tout pardonner. Non proprio pi il caso.

MILANO MINISTERIALE: LOSSIMORO Mario De Gaspari


Le bugie della destra contro Pisapia e il suo programma non riescono a nascondere le tristi verit sui loro programmi per Milano. C davvero daver paura. Non penso alla criminalit o al terrorismo, e nemmeno ai penosi condoni di scambio cui stanno pensando in questi giorni: il tipo di citt che hanno in mente che preoccupa e angoscia. Il loro programma si pu sintetizzare cos: speculazione im-mobiliare (a volont) pi paras-sitismo statale (q.b.). Alla prima hanno gi provveduto (in parte) i vari programmi integrati e il piano di governo del territorio completer il disegno; al secondo vorrebbe provvedere la Lega che, conqui-stando per Milano un paio di ministeri, o qualche fungibile surrogato, chiede la sua libbra di carne. Proviamo a immaginare cosa sar la capitale morale se si dovesse inverare questo scenario. Niente fabbriche (ne sono rimaste gi poche), niente operai, paternalismo sociale e buffetti in alternativa a ordinanze e n.20 III 25 maggio 2011 ronde padane, la dialettica sociale ridotta a categoria penale, prezzi delle case alle stelle, poveri affidati alle dame di carit, stranieri foera di ball. E intanto cantieri che si aprono ovunque (che poi si chiudano anche sar tutto da vedere), con banche, immobiliaristi e bancarottieri vari impegnati a battere moneta sonante, replicando mattoni veri e virtuali, cos come i derivati replicano beni pi o meno reali. Milano che sogna uno sviluppo fondato sulla speculazione e il sottogoverno un ossimoro che fa accapponare la pelle. Fa lo stesso effetto dei gessetti che stridono sulla lavagna. Milano che rinuncia a essere Milano, Milano che un secolo e mezzo dopo ricalca il tragico palinsesto nel quale Roma ancora oggi intrappolata. Roma sogna le Olimpiadi e un nuovo patto con la propriet immobiliare, Milano lha gi fatto, e ora spera nellExpo e nel posto sicuro. Una volta, almeno, il patto lo proponevano gli immobiliaristi al comune, oggi lo chiedono i Comuni agli immobilia-risti. Altro che intrapresa, innovazione e sviluppo. la sindrome di Baumol, creativamente adattata alla capitale morale. Mancava giusto il pubblico impiego tra i settori a rischio. Ora hanno pensato anche a questo. Certo, sono solo canagliate elettorali, colpi di scena per ingannare lo spettatore. Sono pirlate, come direbbe Bossi, ma la logica proprio quella e, non ostante tutto, preoccupa, perch, dietro le pirlate, c un vuoto cosmico. E infatti anche per Napoli e Torino non riescono a pensare ad altro. E Gioia Tauro, perch no? Non ci sar proprio nessuno che chieder di portarci almeno unAutority? Come quei sindaci che chiedono i mondiali di ciclismo e poi si accontentano del traguardo volante al giro dItalia. Perch anche l la situazione sar davvero drammatica, dopo labban-dono del porto da parte di Maesck: forse un intero territorio si dovr reinventare per la 2

www.arcipelagomilano.org

terza o quarta volta, dopo labbandono dellagri-coltura, il fallimento dei poli di sviluppo, e la movimentazione dei containers. Forse

si dovranno accontentare dellindotto del ponte o inventeranno qualcosa su misura, pi locale. Per lo pi lasceranno fare alla ndran-

gheta. LItalia ha davvero bisogno che Milano torni a fare la capitale. Morale e reale, in fretta e senza ministeri.

SARFATTI, IL SORRISO MATURO DI MILANO Antonio Gelormini


Per chi sa leggerlo, c un sorriso che aleggia su questa svolta travolgente, ricca di entusiasmo, di impegno, di speranza, ma anche di una grande e consapevole responsabilit, come compete a una comunit cittadina che sente il carico di essere una delle grandi capitali europee, e a cui si sempre guardato come modello dinnova-zione, di modernit e di efficienza produttiva in senso lato. E il sorriso timido, velatamente malinconico, rassicurante e marcatamente soddi-sfatto, di Riccardo Sarfatti. Uno sguardo dolce, una voce e un pensiero ancora vivi nel dibattito politico lombardo e milanese in particolare. Non credo sia un caso, che le tappe del cammino verso il traguardo significativo di un ballottaggio liberatorio siano in qualche modo segnate, ancora, da quel colore arancione, che lui per primo fece suo e che volle abbracciasse gli sforzi e gli intenti comuni per un vero e diffuso Rinnovamento della politica. Il riscatto di un centrosinistra, che oggi si riunisce largo e compatto attorno a Giuliano Pisapia, era atteso da quel miglior risultato che Riccardo Sarfatti fece registrare nella corsa con Roberto Formigoni, per la presidenza della Regione Lombardia. Unevoluzione degli eventi e una maturazione delle coscienze che Riccardo avrebbe preferito fossero caratterizzate da un processo a matrice Partito Democratico, per cui vedeva in Stefano Boeri il protagonista a cui affidare il testimone per il rush decisivo. Ma che insieme a lui oggi avremmo ritrovato a sostenere Pisapia, nel suo lavoro di tessitura, per ricomporre una trama cittadina sensibile alle problematiche quoti-diane di ciascuno e attenta alle istanze di partecipazione di ognuno. Soprattutto di quelle pi trascurate e snobbate dal dilagare di un arrogante berlusconismo e di un pi miope formigonismo. Vorrei che fosse di tutti, sosteneva Sarfatti, la convinzione che da troppo tempo si persa la capacit di connettere in un progetto di ampio respiro, che voli alto e sappia proporre futuro, le due caratteristiche strutturali che definiscono oggi Milano e la Lombardia. Una forte carica di modernit, effettivamente connessa con lEuropa e con il Mondo, e unaltrettanto diffusa presenza di disagio sociale, di povert e di precariet crescente. Il merito di Giuliano Pisapia, del Partito Democratico lombardo e delle altre forze che ne sostengono la candidatura a Sindaco, di aver ridato slancio allauspicio di Riccardo: Un progetto capace di proporre un nuovo sviluppo, in armonia con le esigenze di qualit (non di tutti) del produrre, ma che trovi negli strumenti e nei modi del superamento del disagio sociale, ulteriore e decisivo impulso. Sia per la realizzazione effettiva di sviluppo, sia per rispondere al principio ineliminabile della universalit dei diritti. Perch una cosa certa, non pu esservi miglioramento comples-sivo della qualit della vita, se esso non tocca tendenzialmente tutti e ognuno. La risposta corale, univoca e per certi versi sorprendente, ripaga il lavoro perseverante di troppi anni e di altrettanta amarezza. Lorizzonte piatto, fin troppo verde e brumoso, finalmente squarciato dai colori arancio di unaurora annunciatrice di nuovi riverberi. Dobbiamo esserne orgogliosi, sarebbe stato ancora lo stimolo di Riccardo, perch lentusiasmo e la freschezza sono le caratteristiche di ogni nuovo stato nascente. La mitezza era una caratteristica evidentemente comune a Sarfatti e Pisapia. Sia essa la forza del nuovo vento di cambiamento che da Milano, di soffio in soffio, arrivi a scompigliare la deriva mediocre di unItalia rassegnata. Abbracciare con caloroso impeto il popolo dal sorriso arancione, per tenerlo compatto e determinato. E ripor-tarlo, magari con qualche amico in pi, verso lappuntamento cruciale di una domenica di fine primavera. Una storica domenica di maggio, immortalata dal sorriso di Giuliano Pisapia nuovo Sindaco di Milano.

LA MORATTI E IL BARILE DI GRASSO DI MAIALE Guido Martinotti


Nellottocento americano un barilotto di grasso di porco salato (pork barrel) era una presenza costante nelle cucine delle famiglie che se lo potevano permettere, perch serviva per cucinare (il burro non poteva essere conservato e lolio non si usava). Ai poveri e agli schiavi il porco salato veniva dato in premio dal padrone che apriva il barile e distribuiva il pork talvolta organizzando delle tristi competizio-ni tra gli sfortunati indigenti. Dopo la Guerra Civile, i politicanti in cerca di voti si presentavano nei villaggi e distribuivano il porco salato in cambio di voti. n.20 III 25 maggio 2011 Dal 1873 pork barrel (o semplicemente pork) diven-tato un termine per definire le elargizioni e le promesse dei gover-nanti per conquistare consensi prima del voto. Mi sembra che in questi giorni la destra stia distribuendo grasso di maiale a piene mani. Ma non solo pork che hanno tirato fuori dal barile; nelle solite penose imitazioni del peggio che c in USA, gli strateghi della Moratti si sono inventati il dirty tricks department, la macchina del fango in cui c un po di tutto, ROM che girano per la metropolitana dicendo di essere per Pisapia, ragazzotti che si dichiarano dopo aver angariato i viaggiatori con i ghetto blasters a tutto volume, con i pestaggi veri dei militanti di sinistra (denunciati con nome e cognome) e con quello finto della madre della signora Azzi che era lei a spintonare, e che poi caduta per terra, ha fatto la classica scena del calciatore che vuol provocare il fallo, come risulta da una testimonianza oculare da parte di una signora che si presentata nome e cognome a Radio Popolare ed disposta a testimoniare in tribunale. Quelli di CL, sfidando il ridicolo, la

www.arcipelagomilano.org

rabbia dei fedeli veri, e, suppongo, anche quella del Padre che sta nei cieli, sono arrivati a chiamare Pisapia lAnticristo. Bum! Su Pisapia hanno detto tutto e il contrario di tutto, la qualit delle bugie tale che d una idea del cretinismo che queste destre attribuiscono ai loro elettori. Ci manca solo che dicano che ebreo. E allora io mi sono immaginato questo discorso di Bossi: E se el Pisapia fudesse anche un ebreo? Pisapia un matto, vel disi mi, parola di Umberto Bossi, glielo si legge in faccia; guardate me, invece, come sono sempre posato, riguardoso, mai scalmanato, sempre bel pettinaa su cunt el gesto distensivo. Inveci lu l matt, guardatelo. Vardl! L propri matt. Anzi, savii che ve disi, a vederlo di profilo mah!. Mi viene un sospetto. Comunque un matto scalmanato, come tutti i terroni. Secondo me si buca e va anche a guardare i bambini nei cessi della stazione, me lha detto (ustia, non posso dire il nome perch in questo momento l vun ch el vota per noalter) che si sono trovati tutti e due in guardina dopo una retata. E poe, l un negher, la soa ma lera eritrea, me lhan dit el Maroni e anche lIgnazio che veden i archivi del Viminale e de lEsercito. Dovremmo chiedergli il certificato di nascita perch mi a ghu el suspett che non sia neppure cittadino italiano. La mamma entrata clandestina con i sodati, ma lui non lhanno neppure registrato allana-grafe, poi si risposata. Solo quando al comune cera quel comunistasc dellAniasi hanno fatto il truschino, me lha dit quellim-piegada esperta de anagrafi che an mandaa in Africa per sbass la data de nascita della Ruby. Domaa che sin sbaja e invece de ndaa a Marrakesh in Marocco l andada a Kafr-El Meselha in Egitto dove nato Moubarak . Ma adess ve disi unaltra roba, vera verissima, parola di Umberto, demm a traa, datemi retta cujuni, me lha detto mio figlio Trota, che ha accesso alle carte della Regione. Pisapia el s gi mis dacordi cunt quel comunistone del Tettamansi, che el ghe vend un bel poo de cubatura del Duomo (su suggerimento di Masseroli) per mett su una tendopoli modernissima per i tossici sul tetto del Duomo, con tucc i servissi e anche le docce, per bucarsi quando vogliono, anche nei giorni di pioggia, cos la smetteranno di lasciare le siringhe alla stazione o nei giardinetti davanti alle scuole. Il progetto si chiama la tenda del bun.20 III 25 maggio 2011

co . Ma mi a quel matt ghe disi scarliga merlss che l' minga el t ss, cacciamolo via, mandemel a ca. Poi quei brigatisti rossi della procura hanno messo tutto a tacere, ma noi abbiamo le registrazioni video e le prove che Pisapia assatanato come tutti i comunisti. E poeu varda, stamm atent, lui ha fatto la scuola comunista a Mosca, poche balle, lo so di sicuro perch me lha raccontato il Giuliano Ferrara che era suo compagno di banco. Poi quando rientrato a Milano si infiltrato nei sanbabilini per picchiare i ragassi con leskimo e far ricadere la colpa sui missini. Lo so di sicuro perch me lha raccontato lIgnazio La Russa che lha conosciuto in quella occasione. Massun? De la prima ora. Questo lo so per certissimo perch Silvio Berlusconi e quel scanagatt del Fabrizio Cicchitto mi hanno giurato che hanno fatto assieme la cerimonia di inziazione cunt el scossarin verd: solo che il P. ha dato un nome falso al poer Gelli, che lera un poo un bilot, e non risulta negli elenchi della P2. Insomma un matt balengh che pusse matt se po no. Basta vardal in facia. E peou, busiard, busiard, cunt quella facia de santarellina, sembra che in dei temp indree lan anca arrestaa per falsa testimoniansa. Mi ricordo benissimo il titolo de La Notte diretta dal Nutrisio: El Casciaball arrestato in aula per falsa testimonianza; roba daltri tempi vel disi mi. Oggi quei lavativi non arrestano pi nessuno e la citt piena di bugiardi come il Sindaco, lo dice il Salvini che se ne intende. E poi guarda, se fate sindaco uno come Pisapia la prima cosa che far sar di fare eleggere suo figlio in consiglio comunale, tel disi mi, che me ne intendo. Ma noi della Lega teniamo duro, ce labbiamo duro e ce lo teniamo, se fanno la moschea tiriamo fuori il Borghezio con lelmetto con le corna, lo spadone e la cotta. Abbiamo trecentomila elmetti in Val Brembana. Certamente Pisapia un po matto lo perch ha detto di non cedere alle provocazioni e invita a porgere laltra guancia, ma forse ha ragione. Anche oggi dobbiamo dimostrare che gli scatenati non ci fanno paura. Non come fa tutta la stampa indipendente che cerca di far passare per rissa un attacco lugubre e davvero rattristante come la storia di Zingaropoli e le altre balle messe in giro da Moratti & Co, ma dimostrando con i fatti che gli argo-

menti usati sono indecenti fanfaluche indegne di persone civili. Oggi persino il professore Della Loggia si svegliato (ventanni dopo, come Rip Van Winkle) per affermare con sussiego la scoperta del secolo Non si governa solo con la TV e le promesse. Ma capito che era difficile far passare Pisapia per ladro o picchiatore, il nuovo mantra stato subito messo a punto dalle officine di Arcore e ridistribuito sulla cosiddetta stampa indipendente: Pisapia un estremista circondato da estremisti. Fassino sarebbe un estremista? Fa ridere. Il Pd di Bologna sarebbe composto di estremisti? C da sganasciarsi. Chi lestremista? Bersani? Non riu-sciamo pi a fermarci, ragazzi! Il pi estremo della compagnia Vendola che per di l dalle alate parole sulla bont delluniverso mondo, non s mai sentito dire nulla di lontanamente comparabile alle volgarit estreme dette da Berlu-sconi, con le sue barzellette sulle cameriere, chiss forse imparate da DSK, dalla Moratti, con la bugia sparata dallanca, dalla Santanch (con-quella-boccapu-dire-quello-che-vuole e, modestamente, lo disse) di La Russa che non sa neppure chi il dittatore della Bielorussia, che lui probabilmente crede sia una squadra di calcio, eccetera. Sarebbe estremista Pisapia? Lelettorato milanese ha gi risposto con un NOOO! da 81 mm e 300mila e passa voti. Avendo fatto pfuit anche questo petardo, gli gnomi di Arcore hanno tirato fuori unaltra genialit. Pisapia gentile e mite, ma circondato da estremisti: una nuova edizione del vecchio utile idiota o compagno di viaggio. Ma oggi non ci sono pi n il vecchio PCI, n lUnione Sovietica, quindi un po difficile capire chi potrebbe essere lutile idiota della sinistra (a destra hai voglia; compreso uno sedicente di sinistra che ha fatto pi danni di Emilio Fede e Vespa messi assieme). Ma qui, fortunatamente, abbiamo un documento ufficiale che parla in modo incontrovertibile a chiunque voglia ancora ragionare (gli altri basta dirgli meno male che Silvio c, e si mettono a cantare) i nomi degli eletti al consiglio comunale che affiancheranno Pisa-pia, in ogni caso, sono gi noti: hanno nomi, cognomi, facce e se c qualche talebano a sostenere Pisapia lo dobbiamo trovare l, non si scappa. Andiamo a vedere i nomi dei consiglieri comunali gi eletti con Pisapia. Dei famosi centri sociali o del Leon4

www.arcipelagomilano.org

ka non ce n uno. Estremisti Stefano Boeri che ha preso il massimo delle preferenze o Pierfrancesco Majorino che stato cinque anni in consiglio comunale per il PD? Estremista la Daniela Benelli, per anni competente asses-sore alla cultura presso la provincia e militante del PD di lunghissima data? Il pi estremista di tutti po-trebbe essere Basilio Rizzo, in consiglio comunale da tempo immemorabile, che di estremo ha solo il rigore con cui ha sempre contestato le porcherie del potere, anche prima della Moratti.

Forse lestremista il giovane 5 stelle Calise? Staremo a vedere, ma a me sembra uno che assomiglia al Trota, con la differenza che lui il posto se lo guadagnato. Ma, dicono gli astuti strateghi alla Belpietro, non mica in Consiglio che troviamo quelli che contano, quelli l si trovano nei salotti, e difatti tra le personalit che hanno dato il loro appoggio a Pisapia troviamo estremisti come Piero Bassetti, Valerio Onida i fratelli Ranci di Ortigosa, lavvocato Ludovico Isola-bella, che ha una tradizione di sostegno

alla monarchia, e tanti altri pazzi furiosi imprenditori, profes-sionisti, docenti e tutti vogliono una cosa sola: che Milano diventi la Stalingrado dItalia (ma dove le prendono questi le parole dor-dine?). Devono essere pi vecchi di me, questa roba frusta, Stalin-grado non esiste neppure pi) semplicemente non vogliono essere pi obbligati a sentire dei poveri cristi come Berlusconi che si ridotto a usare argomenti di questo genere.

PROGETTO PER 12 ASSESSORATI E UN COMUNE AMICO Emilio Vimercati


Conseguentemente allalternarsi delle Giunte municipali con diverso orientamento politico e/o per contemperare gli equilibri interni delle componenti delle maggioranze in relazione alle assegnazioni degli assessorati e degli assessori designati, i Settori comunali hanno conosciuto di volta in volta com-plesse vicissitudini con conseguenti scorpori o accorpamenti, nuove denominazioni o soppressioni, spostamenti di sedi, uffici, personale e dirigenti, ecc., secondo il vecchio detto milanese fare e disfare pur sempre lavorare; queste procedure non hanno mai tenuto conto, per ovvie ragioni politiche ritenute prevalenti, della priorit di modernizzazione e razionalizzazione della macchina comunale sia per un suo migliore funzionamento interno che per una sua efficacia esterna a favore dei cittadini. Mettere mano alla riorganizzazione di questo servizio pubblico significa ritenere il suo riordino un compito prioritario, con dotazione di mezzi adeguati allo scopo e risorse umane sufficienti, retribuite il giusto, premiando le professionalit interne senza ricorrere a laute collaborazioni esterne, che comunque in certi casi sono necessarie in quanto ovviamente non tutte le competenze sono riassunte dal personale dipendente. Lassetto interno del Comune di Milano, al quale guardano con interesse anche altri comuni, richiede un deciso processo di innovazione e modernizzazione da attivare con un programma di rinnovamento delle proprie strutture e delle competenze attribuite ai Settori esistenti, oggi troppo spezzettati e poco comunicanti, frutto di suddivisioni compensative per conseguenti lenzuolate di nomine a incarichi dirigenziali. Un serio ripensamento del funzionamento della struttura comunale va fatto coinvolgendo sia i dirigenti che tutto il personale dipendente per concretizzare una riforma basata su regole semplici, elimi-nando le inutilit burocratiche, riqualificando e offrendo riconosci-menti economici adeguati. Lobbiettivo non avere una macchina perfetta in s ma ridurre la distanza fra tra cittadini e uffici comunali, ritrovando una dimen-sione di reciproco interesse e non conflittuale: sappia il dipendente comunale che di fronte non ha uno scocciatore da trattare con fastidio ma chi gli paga lo stipendio e il cittadino ha sempre ragione nel rispetto di regole semplici e non vessatorie che valgono per tutti. Il servizio pubblico deve continuamente sapersi adeguare alle novit e orientarsi a riconoscere il soddisfacimento dei bisogni socioeconomici in un modello integrato che deve caratterizzare la citt e larea milanese nel suo insieme perseguendo uno sviluppo governato recuperando i ritardi accumulati in questi anni che hanno causato ulteriore degrado nel modus operandi del Comune. Ai sensi delle recenti leggi sul funzionamento degli enti locali, la citt di Milano ha la facolt di suddividere le proprie competenze attribuendole a 12 assessori (dal latino assessor, chi siede accan-to, da assidere, sedere) oltre al Sindaco cui fa capo la Presidenza che comprende lufficio cerimoniale, le direzioni editoriali e lufficio stampa, gli uffici per le deliberazioni di Giunta e del Consiglio comunale mentre il segretario generale, nomi-nato dal ministero dellinterno, residuo centralistico malgrado gli annunci di autonomia federale, vigi-la sulla conformit degli atti e sul funzionamento dellorganizzazione dei settori comunali di cui al seguente progetto. 1) Settore Rapporti con le Istituzioni attualmente detto Set-tore decentramento sovrin-tende agli attuali 9 Consigli di circoscri-zione in applicazione delle norme contenute nello Statuto e nel Regolamento del decentramento. Il vecchio modello non pi allaltezza dei compiti ed maturo proporre un nuovo assessorato agli affari istituzionali in senso lato: autonomia delle zone, assetto dellarea metropolitana, rapporti con Provincia, Regione, Stato, le altri capitali europee e mondiali, una sorta di ministero degli esteri che allarghi la prospettiva milanese ai confini internazionali. In questo contesto cos concepito il Settore dovr raccogliere i dati urbani e agire come osservatorio della qualit urbana. 2) Settore Bilancio, Finanze, Controlli economici E il Settore dedicato alla formulazione dei bilanci preventivi e consuntivi, alla contabilit generale, impegni di spesa, entrate e uscite correnti e in conto capitale, servizi finanziari e patrimoniali, cassa civica oltre al controllo delle aziende partecipate. Unisce le competenze del settore finanze tributarie, tasse locali e imposte varie. E opportuno, per la loro connessione logica e funzio-nale, accorpare a questo assesso-rato anche gli incarichi riferiti al Settore Personale e al Settore Economato. Alle risorse umane competono lorganizzazione del lavoro, produttivit, concorsi, pen-sionamenti, liquidazioni, provvedi-menti disciplinari, idoneit luoghi di lavoro, rapporti sindacali. 5

n.20 III 25 maggio 2011

www.arcipelagomilano.org

AllEconomato sono affidati la gestione economale, contratti, contabilit, assicurazioni, mense, acquisti, magazzini, depositerie, laboratori, arredo, vestiario, mezzi di comunicazione, albi fornitori. 3) Settore Cultura Si occupa della programmazione delle attivit culturali, ricorrenze, mostre, biblioteche civiche, musei e raccolte darte, centri studi, spettacoli, cinema, teatro, musica, libri, audiovisivi. Utile aggiungere itinerari storici, spazi alternativi, giovani creativi. Organizza le grandi manifestazioni cittadine, Carnevale, Notti bianche, Milano estate, Capodanno, attivit ricreative in genere. Il Settore deve inoltre meglio sviluppare le proprie potenzialit con le altre realt distruzione culturale in una citt che vanta dieci Universit. 4) Settore Educazione Il Settore merita una sua unicit e specificit dedicata allistruzione distinta dai servizi sociali. Occupa in particolare la maggior parte del personale: ben oltre 6.000 dipendenti su 18.000 con pi di 500 complessi scolastici e conseguente manutenzione. Le principali attivit consistono nelledilizia scolastica, diritto allo studio, asili nido, scuole materne, elementari e medie, scuole serali, civiche diurne e scuole speciali. 5) Settore Servizi Sociali Igiene e Sanit I due settori hanno subito per vari motivi continui accorpamenti e divisioni ma non hanno motivo di distinguersi in quanto entrambi dedicati al tema della cura alle persone. I Servizi svolti si integrano fra loro: assistenza sanitaria, minori, anziani, inabili, spedalit, geriatria domiciliare, fondo sociale, vacanza per anziani, consultori, handicappati, mini comunit, case di riposo, libretti sanitari, profilassi e vaccinazioni, disinfezioni, malattie infettive, igiene mentale, igiene del lavoro, veterinaria. 6) Settore Stato Civile e Servizi civici Il settore conosciuto come una fabbrica di certificati, nascita, residenza, stato di famiglia, carta didentit, matrimoni, decessi. Provvede al servizio mortuario, gestisce cimiteri e obitorio. Oltre ai servizi di anagrafe segue in particolare gli stranieri, lelettorale, il cartografico. E necessario potenziare le sedi decentrate affinch diventino vere case civiche che avvicinino il Comune ai cittadini. Il Settore deve adeguarsi ai temi attuali e occuparsi inoltre di convivenza civile e integrazione,

questione femminile e pari opportunit, problemi etici legati alla famiglia e alla vita. 7) Settore Attivit Produttive Da sempre identificato come il Settore Commercio in modo del tutto riduttivo anche se la maggior parte degli impegni riguardano le autorizzazioni commerciali, i pubblici e esercizi, gli orari dei negozi, i mestieri ambulanti, i mercati settimanali oltre alla grande e media distribuzione. Ha competenze sullOrtomercato e Sogemi, provvede alle rilevazione dei prezzi, gestisce la polizia annonaria. Il Settore deve per meglio potenziarsi per le altre attivit produttive, artigianato, industria, agricoltura (ben presenti nel sud della citt), costituendo un vero e proprio assessorato alleconomia e al lavoro, alloccupazione dei giovani, alla ricerca e innovazione tecnologica, programmare la Logistica e gli orari della citt. Si occupa delle regole per le manifestazioni speciali, Fiera degli Oh Bej Oh bej, Fiera di Senigallia, Movide a Brera e ai Navigli, ecc. Si propone di accorpare il Settore Turismo che ben si coniuga con la promozione delleconomia milanese. 8) Settore Demanio e Patrimonio Interventi di Edilizia sociale Anche questi Settori hanno conosciuto varie collocazioni ma la loro unificazione pi che funzionale. Il Settore Demanio e Patrimonio provvede allamministrazione, gestione e manutenzione delle aree e degli stabili di propriet comunale, contratti di affitto attivi e passivi, vendite. Il settore dedicato alla Casa programma e attua gli interventi di edilizia residenziale sociale, provvede allassegnazione degli alloggi, alla custodia e vigilanza degli stabili: compiti che richiedono un particolare impegno di rinnovamento e di risorse per meglio affrontare il tema casa. 9) Settore Ecologia, Igiene Ambientale, Verde, Parchi e Giardini, Sport Ciascuna di queste tematiche stata sballottata pi volte da un Settore allaltro ma occorre definitivamente provvedere a un loro efficace coordinamento e accorpamento. I Settori si occupano di inconvenienti igienici dovuti agli scarichi abusivi, allinquinamento acustico, dellaria e delle acque, smaltimento rifiuti, rete di fognatura, depuratori, residui tossici, bonifica delle acque e dei terreni. Segue la manutenzione e realizzazione di parchi e

giardini, il controllo e la sicurezza degli spazi a verde e le valutazioni di impatto ambientale. Sovrintende inoltre allArredo e al Decoro Urbano, temi che andrebbero potenziati. In questo contesto di spazi aperti funzionale inserire il tema dello sport e del tempo libero. Il Settore gi provvede alla Gestione degli impianti sportivi (San Siro, Piscine, Centri sportivi) e autorizza le manifestazioni sportive pubbliche (Stramilano) e private. 10) Settore Lavori Pubblici Il Settore gestisce sotto laspetto tecnico tutti gli appalti e i relativi contratti di tutti i Settori comunali: edilizia comunale e monumentale, cimiteriale, scolastica, strade, fognature, illuminazione, acquedotti, nonch le case residenziali pubbliche. Provvede allalbo appaltatori, allaggiudicazione degli appalti, ai collaudi, stipula contratti, verifica stime e revisione prezzi, sovrintende agli interventi della protezione civile. 11) Settore Trasporti, Traffico e Viabilit, Polizia Locale Lattivit del Settore tra le pi conosciute, trasporti pubblici, regolazione del traffico, codice della strada, contravvenzioni, occupazione spazi pubblici, licenze taxi. Tipico il ruolo del Comando dei Vigili, oggi Polizia Urbana, con le proprie competenze amministrative, tecniche, investigative, nuclei mobili, polizia giudiziaria, comandi di zona, presidi di quartiere. Occupa circa 4.000 addetti. 12) Settore Urbanistica e Sportello Unico per lEdilizia Anche questi due Settori hanno conosciuto nel tempo divisioni e accorpamenti e un loro coordinamento appare consono per governare e normare luso del territorio. Il Settore Urbanistica, titolo migliore dellattuale Sviluppo del territorio, ha come compiti la gestione del Piano di Governo del Territorio e la preparazione dei conseguenti Piani Attuativi. Coordina la pianificazione generale e provvede alla redazione degli strumenti urbanistici conseguenti. Lo Sportello Unico per lEdilizia sovrintende ai permessi di costruire, esamina la corrispondenza dei progetti esecutivi alle norme del Regolamento Edilizio e del Piano di Governo del Territorio. Verifica la corretta esecuzione delle costruzioni e delle opere di urbanizzazione.

n.20 III 25 maggio 2011

www.arcipelagomilano.org

COMITATI DI QUARTIERE LAST MINUTE: COSA VOGLIAMO Salvatore Crapanzano*


Chi si impegna da anni nei Comitati di Quartiere lo fa perch ha idee molto precise, anche politicamente, ma non univoche (basta vedere i risultati elettorali quartiere per quartiere). Questo non un limite, ma una ricchezza. Nei Quartieri si confrontano posizioni politiche e atteggiamenti personali molto diversi, ma i Comitati si trovano poi uniti per affrontare quei problemi che esasperano quotidianamente i normali cittadini: traffico e inquinamento, mancanza di controlli e disparit di trattamento, degrado ambientale e sociale, interessi e disinteresse! Chiederemo alla nuova Amministrazione - qualunque sar il risultato del ballottaggio - di affrontare i problemi sui quali i Comitati si sono impegnati negli anni scorsi senza vedere i necessari risultati. Un ventaglio di esempi: 1) Decisioni chiare e motivate su Ecopass, piste riservate per i mezzi pubblici, ciclabilit, parcheggi per residenti (molti non ancora completati o neppure avviati) ma in una strategia di comportamento coerente e valida anche tecnicamente. 2) Il Piano di Zonizzazione Acustica, finalmente approvato insieme agli indispensabili Piani di Risanamento. 3) Lapprovazione del nuovo Regolamento Commerciale chiesto dalla Regione per i pubblici esercizi, perch garantiscano una presenza vivificante e compatibile con il tessuto abitativo circostante; risolvendo non solo cos le forme esasperate di movida, data la necessit di aumentare e qualificare gli spazi pubblici e privati nei quali i giovani possano incontrarsi e dialogare 4) Una migliore costante attenzione alla manutenzione dellarredo urbano, arginando anche cos quel degrado sociale e culturale che, non dimentichiamo, necessita forme adeguate di partecipazione (nuovo ruolo dei Consigli di Zona). 5) Non perdere loccasione di un Expo pi utile, pi coinvolgente e pi sostenibile; ecc. Chiederemo in particolare che il PGT, oggi in salvaguardia, non diventi subito vigente con la pubblicazione sul BUR; e che il nuovo Consiglio Comunale decida (pur considerando lurgenza di dotarsi dello strumento urbanistico) di ripartire subito dall'esame delle Osservazioni pervenute e non discusse, per modificare e integrare puntualmente il PGT su diverse scelte fondamentali. Verso l'Amministrazione (qualunque sar quella che uscir dal voto) l'atteggiamento del Coordinamento Comitati Milanesi sar - come sempre - rispettoso del ruolo istituzionale, sar come sempre collaborativo in tutto quanto potr servire per recuperare vivibilit in Citt per questa volta sar certamente pi impaziente. Metteremo ancora maggiore impegno nel dialogare con i nuovi Consiglieri comunali e con i nuovi Consigli di Zona, ripartendo ancora una volta senza preconcetti, ma senza perdere altro tempo con chi dimostrer di perseguire altri obiettivi. ai quali entrambi hanno detto che gi ci si potr rivedere gi nel prossimo mese, per affrontare insieme i problemi irrisolti. Vorremmo che questa foto, scattata oggi - domenica 22 maggio - in via Vetere durante un incontro con tanti cittadini esasperati da una Movida selvaggia in una zona franca della Citt, sia esemplificativa di come si dovranno affrontare subito, concretamente, quei problemi che altrimenti sarebbero destinati a incancrenirsi. Comunque il Coordinamento Comitati Milanesi amplier tutte le possibili forme di collaborazione con altre Associazioni e Comitati, saltando tutte le (inutili e deleterie) discussioni su quanto divide, per concentrarci su proposte operativamente efficaci, da definire e poi sostenere insieme. Alla prossima Amministrazione chiediamo subito un cambio di direzione e di passo. E basteranno poche settimane per capire se vi sar nuovo metodo e rinnovata volont nellaffrontare questioni importanti; se subito conteranno le parole, subito dopo conteranno ancora di pi i fatti. La Pubblica Amministrazione non pu abdicare. All'Amministrazione entrante chiediamo di dimostrare che spende in volont per affrontare i problemi nellinteresse della larga maggioranza dei Cittadini, senza farsi condizionare dagli interessi di pochi. Sappiamo per esperienza che non sar facile; per questo rinnoviamo limpegno prevedendo nuove forme di coinvolgimento e partecipazione.

Boeri che sorregge il megafono a Salvini mentre parla con i Cittadini,

*Presidente del Coordinamento dei Comitati Milanesi

IL PGT NON HA ORECCHIE PER LINQUINAMENTO ACUSTICO Folco De Polzer


Si cerca qui solo di confrontare due strumenti che vorrebbero programmare luso del territorio: sono stati impostati nel 1995 il Piano di Zonizzazione Acustica, nel 2009 il Piano di Governo del Territorio e coesistono oggi. Stiamo parlando delle norme che riguardano il limite delle emissioni sonore tollerabili dagli abitanti nelle varie parti della citt. La vulgata del PGT di Milano dice: paga gli oneri, fai quel che vuoi, dove vuoi. Si pu anche capire che un Comune amministrato dalla destra voglia sfuggire ai miti negativi della pianificazione sovietica ma c modo e modo. Il barone Hausmann che sventr Parigi nella seconda met dell800, sembra un progressista rispetto a Masseroli, fatte le debite proporzioni fra drago e formica. Qual la coerenza? Assoluta vista dallo schizofrenico, labile vista dal cittadino. Io abito a Milano e vorrei sapere cosa arriver vicino a casa sua. Non pu saperlo fino a che non vede sorgere una recinzione provvisoria, in plastica arancione e issare un cartello con un disegno (a volte) e la meravigliosa descrizione del

n.20 III 25 maggio 2011

www.arcipelagomilano.org

prossimo casermone. O torre a uffici? O supermercato con parcheggio per 500 auto? O casa di riposo? Saperlo! Quanto sar alta la torre? Quale prospettiva nasconder al nostro? Quanta ombra far? Il PGT fa unoperazione apparentemente virtuosa: 1,5 mq/mc invece di 3. Ma se vado a prendere la volumetria di aree agricole e la porto dove mi serve, il risultato ovviamente un altro. Il nodo sta nella totale libert di destinazione duso, lasciata alla proposta della propriet delle aree, al mercato. Lidea interessante per la duttilit ma si sdraia sulle pi bieche semplificazioni delle idee di Adam Smith, trecento anni fa. La semplificazione eccessiva produce complessit. Il Piano di Zonizzazione Acustica, invece, si basa su regole, vale a dire legge quadro 447/95 e decreti esecutivi, scritti tra il 1995 e il 1998, quando la pianificazione usava i Piani regolatori, nei quali gli amministratori esponevano le loro scelte per lassetto del territorio nel futuro, qui le case, l le fabbriche, l le scuole e cos via. Coerentemente le classi acustiche, da disegnare nel territorio hanno un legame con le destinazioni duso prevalenti delle aree sulle quali si sta ragionando. (vd.Tabella 1) I valori in decibel rappresentano il massimo che tutte le sorgenti sonore insieme possono immettere in corrispondenza di un qualunque ricettore. La misura viene eseguita al ricettore, quindi conta dove si trovano le persone colpite e non dove si trova la sorgente. I valori sono crescenti in funzione della destinazione duso prevalente delle aree classificate. Nella tabella qui sotto (vd Tabella 2) la descrizione che guida il redattore del Piano Acustico. Le definizioni, pur ampie, differiscono fra loro e permettono di utilizzare la classificazione per iniziare il processo di protezione degli abitanti dallinquinamento acustico ambientale. E evidente che insediare attivit potenzialmente rumorose accanto a luoghi che richiedono quiete, creer problemi a tutti. Com trattato lo spazio dai due strumenti pianificatori (si fa per dire). I piani regolatori, come il PGT, prendono in considerazione le aree catastali, indipendentemente dalle loro dimensioni, singole o aggregate: il criterio base la propriet fondiaria. I Piani acustici (PZA) devono anche tenere conto di un fenomeno

fisico: il suono si propaga nellaria, si riflette sulle facciate degli edifici, sul fondo stradale, viene assorbito dal terreno molle o erboso, decade con le riflessioni e la distanza. Non il catasto che ci pu dire quando il rumore diminuito di 5 decibel, equivalente energetico del passaggio da una classe acustica allaltra. Risulta che le dimensioni delle zone classificate acusticamente, dovranno essere maggiori, comprendere perci anche aree a destinazione duso diversa. Le scelte devono essere guidate dal concetto di prevalenza . Se vi sono condomini di 5 piani, ad esempio 30 appartamenti, con 6 negozi al piano terra, qual la destinazione prevalente? Un sempliciotto direbbe che la residenza. Lamministrazione Moratti dice invece che sono i negozi. Da una possibile II classe, prevalentemente residenziale, assegna invece la IV classe, definita dintensa attivit umana. Il limite maggiore di ben dieci decibel. Le conseguenze: poich il rumore causato quasi interamente dalle auto e dai camion, vi sar una scarsissima spinta a risanare acusticamente larea. Ma vediamo cosa pu succedere con lapplicazione del PGT. Si prende unarea, si ottiene una autorizzazione, si costruisce e si vendono appartamenti, loft, laboratori, capannoni di trasportatori, una carrozzeria auto, una pescheria. Il PGT lo ammette. Il diligente redattore del Piano acustico potr fare una scelta tra una classe con limiti alti, ancora la IV classe, permettendo alle attivit economiche di fare pi rumore. O potr favorire le residenze con la II classe prevalentemente residenziale: pi protezione ai cittadini pi costi per le attivit. Lo spostamento delle attivit economiche in aree dedicate serve anche a tenere le emissioni sonore lontane dalle case. Difficilmente accadr con lapplicazione del PGT di Milano. Se metto 30 abitanti in un grande complesso con uffici per 200 persone, e li lascio arrivare in auto perch non ho migliorato i servizi dellATM, porter rumore e gas di scarico sotto le finestre degli abitanti. Lasciamo arrivare solo veicoli elettrici? Si scherza s ma fino ad un certo punto. Il sottoscritto aveva redatto una osservazione al PGT in questo senso, per le aree ex ferroviarie fra Corso Lodi e via Ripamonti. Lhanno cassata con le altre ma credo che abbiano riso di gusto leggendo una

simile mostruosit. Il Consiglio comunale ha adottato il Piano di Zonizzazione Acustica nel 2010, il 5 maggio 2011 ha accolto una parte delle osservazioni presentate dai cittadini e ha provveduto a una seconda adozione. Le linee di fondo dimostrano lassunto: sono state fatte delle scelte: la maggior parte del territorio in IV classe, la II classe, prevalentemente residenziale occupa meno del 10% del territorio, per lo pi su parchi e giardini, non sui quartieri residenziali. Una citt senza industrie, non ha quindi quartieri residenziali: cos rimasto? I confini fra le aree sono ad angolo retto, seguendo le strade e le particelle catastali. La scelta politica stata di tenere la classe pi alta possibile per favorire linsediamento di attivit, per non dover risanare dal rumore da traffico, fa niente se i cittadini subiranno pi rumore. La coerenza trovata dal gruppo di Letizia Moratti consiste nelladattare il Piano acustico al PGT, tenendo i limiti pi alti possibile e senza curarsi della corrispondenza alle definizioni di legge. Illegale ma che importa, c il voto popolare, quindi la legge non conta pi. La versione del duemila del potere assoluto ma con scadenza, come gli yogurt.
Tabella 1
Classe Valori limite immissione diurno Leq in dB(A) I II III IV V VI 50 55 60 65 70 70 40 45 50 55 60 70 notturno

Tabella dei valori (D.P.C.M. 14 novembre 1997).

n.20 III 25 maggio 2011

www.arcipelagomilano.org

Classe

Descrizione

I Aree particolarmente protette

rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo e allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici ecc.

II Aree destinate a uso rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con basprevalentemente residensa densit di popolazione, con limitata presenza di attivit commerciali e assenza di attivit artigianali. ziale rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densit di popolazione, con presenza di attivit commerciali, uffici, con limitata presenza di attivit artigianali e assenza di attivit industriali; aree rurali interessate da attivit che impiegano macchine operatrici.

III Aree di tipo misto

rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densit di popoIV Aree di intensa attivit lazione, con elevata presenza di attivit commerciali e uffici, con presenza di attivit artigianali; le aree in umana prossimit di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie. V Aree prevalentemente rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsit di abitazioni. industriali VI Aree prevalentemente rientrano in questa classe le aree interessate esclusivamente da attivit industriali e prive di insediamenti industriali abitativi.

Tabella 2

MILANO: FARE RETE DENTRO PER FARE RETE FUORI Mauro Ceruti
Milano una citt di mezzo. Lo , in primo luogo, per la sua collocazione geografica: a mezzo fra le colline e la pianura, fra il Ticino e lAdda, fra Europa occidentale (Barcellona Lione - Torino) ed Europa centroorientale (Trieste Budapest Vienna), fra il mondo germanico (Stoccarda Zurigo - Monaco) e il mondo mediterraneo (Genova Roma - Napoli). Lo , in secondo luogo, rispetto alle tante culture e alle tante citt di cui l'Italia fatta, oggi come ieri. Milano non ha guidato il processo politico dellunificazione del nostro paese, non ha governato lItalia, non ha avuto nemmeno una classe politica abbastanza rappresentata a Roma. Ma ha avuto un ruolo decisivo nel fare lItalia, se per Italia intendiamo un felice equilibrio fra unit e diversit, da mantenere e rafforzare. A Milano, nellet industriale, sono affluiti cittadini da tutte le parti d'Italia, cittadini dalle identit professionali molto diversificate. E questi cittadini cos diversi hanno imparato a conoscersi, a convivere, a lavorare insieme, a condividere idee, prospettive e innovazioni. Ci sta alle radici di quella creativit che Milano ha avuto un tempo e che oggi deve san.20 III 25 maggio 2011 pere ritrovare e rilanciare. Milano sapeva mediare, tradurre, intercedere, facilitare, fare regia. E tutto ci stato decisivo per creare e innovare. Da vent'anni non pi stato cos. Ma oggi Milano pu diventare di nuovo un laboratorio della citt globale. In Milano hanno preso corpo in forma esemplare, quasi sperimentale, tensioni, limiti, utopie della citt moderna. Ed proprio per il suo profondo radicamento nelle contraddizioni della modernit che Milano pu diventare un laboratorio per rispondere alle nuove sfide dellet globale. Con la svolta politica che speriamo inizi con l'elezione di Giuliano Pisapia a sindaco, Milano ha unoccasione unica per rompere con la sua tradizione di capitale subordinata, capitale a met, o capitale mancata. Oggi esiste davvero la possibilit di infrangere la falsa alternativa fra il tessuto urbano tradizionale della citt moderna, che esprime unidea di autorit e di progetto centralistica, unilateralmente volta dallalto verso il basso, e il tessuto urbano che si sviluppato negli ultimi decenni, che quasi ha rinunciato a ogni valore simbolico per privilegiare in maniera miope una presunta efficienza funzionale, un pragmatismo fine a se stesso, i valori del breve e del brevissimo termine. Milano oggi si trasforma da centro in nodo di reti: anzich esercitare un controllo monodirezionale su un territorio unico e continuo, sede di relazioni multi direzionali entro territori molteplici e discontinui, prossimi e globali. Tuttavia, impossibile che Milano faccia rete all'esterno se non fa rete al suo interno. Milano oggi troppo segnata da dinamiche monocentriche, da confini rigidi, da ostacoli allaccessibilit reciproca fra individui, fra gruppi, fra spazi. La storia della Milano moderna segnata dalla rapida ascesa e dallaltrettanto rapido fallimento della citt modernista, retta dallauto, con i suoi flussi veloci che comprimono gli spazi fra i luoghi di partenza e i luoghi darrivo. Ci ha peggiorato la qualit di vita delle persone, impoverendone lesperienza, lesposizione alla diversit dei modi di vita e delle culture, la possibilit degli incontri. In breve, si ridotta la creativit complessiva della citt. Il problema della qualit e della quantit delle interazioni fra le persone nella Milano di oggi si pone 9

www.arcipelagomilano.org

con particolare importanza, perch Milano storicamente stata, e oggi ancora pi vuole porsi, come citt della conoscenza e citt delle professioni. La progettualit urbana deve quindi prendere consapevolezza del fatto che oggi operare nellambito della conoscenza (non importa se nellambito della ricerca, dellinnovazione, della formazione,

dellorganizzazione) e nellambito delle professioni significa tessere una ricca rete di relazioni fra individui e fra gruppi dotati di differenti linguaggi e di differenti punti di vista. A Milano, i gruppi di esperti e specialisti sono stati lasciati soli e isolati dalla mancanza di una visione progettuale da parte della politica, che ha mancato nel suo ruolo oggi ine-

ludibile: facilitare le relazioni, le collaborazioni, la costruzione di un tessuto sociale connettivo. proprio qui che, con il sindaco Giuliano Pisapia, pu e deve partire una forte inversione di tendenza: la costruzione di nuovi legami sociali interni come precondizione per una citt della conoscenza, per una citt nodo della rete globale. Per una citt.

SINDACI PRIMA E DOPO L'ELEZIONE DIRETTA Gicacomo Properzj


Nella lontana primavera del 1975 la giunta di Milano cambi colore politico e dal centrosinistra (DC, PSI, PSDI) pass alla sinistra (PCI, PSI). Per poterla costituire c'era voluto pi di un mese perch i partiti portassero a termine le loro trattative segrete e il soccorso, in Consiglio Comunale, di cinque transfughi (due della DC e tre del PSDI). L'opinione pubblica, cio i cittadini, non seppero nulla sino all'ultimo momento e, anzi, la maggior parte di loro apprese del fatto, rilevante non solo per Milano, leggendo la mattina i giornali. Era quello che oggi si chiama la prima repubblica, cio le gerarchie partitiche svolgevano il loro lavoro al riparo da ogni sguardo e influenza dell'opinione pubblica. Gli stessi giornalisti sapevano poco anche perch il ristretto gruppo dei politici si rendeva conto che una indiscrezione giornalistica poteva rovinare tutto un disegno politico: i partiti e i loro dirigenti ritenevano di avere una delega completa dagli elettori, anche se costoro cominciavano a essere insofferenti a questo sistema e chiedevano pi partecipazione. Nel caso specifico, che ho portato come esempio, una parte degli elettori fu tradita dai cinque transfughi che risultarono determinanti per la maggioranza della Giunta ma la Giunta che ne venne fuori (per un anno presieduta da Aniasi e poi da Tognoli per dieci anni) fu una delle pi efficaci e laboriose della storia post bellica di Milano. Il sindaco Tognoli divenne molto popolare ma quando fu eletto nel '76 era assai poco conosciuto dai cittadini e se avesse dovuto affrontare, come oggi, un ballottaggio avrebbe avuto molte difficolt ad affermarsi. Quanto era avvenuto per la Giunta di sinistra era avvenuto prima, nel 1960, per la Giunta di centrosinistra che sostituiva una Giunta centrista e cos sempre nel corso delle legislature dove il Sindaco e gli Assessori erano frutto di lunghe negoziazioni, equilibri difficili anche all'interno delle correnti dei vari partiti, difficolt e tensioni infinite ma mai percepite chiaramente dai cittadini elettori che votavano per un partito e poi leggevano, se mantenevano ancora un certo interesse, le notizie del Comune sulle scarne cronache della politica locale. Oggi, con l'elezione diretta, sarebbe praticamente impossibile candidare a sindaco qualcuno che non abbia un retroterra nell'opinione pubblica e non sia conosciuto, come si dice banalmente, dalla gente o perch frutto, come avviene nei partiti di sinistra, di elezioni primarie o perch dispone di mezzi pubblicitari che gli permettono di farsi conoscere. Ci sono vantaggi e svantaggi nell'un caso e nell'altro: noi che abbiamo vissuto anche la prima repubblica conosciamo bene gli svantaggi della politica partitocratica che si autodistrutta ma ricordiamo anche che la classe dirigente dei partiti riusciva spesso a esprimere personalit, magari modeste e riservate, capaci per di reggere senza eccessivi protagonismi la vita amministrativa della citt. Parliamo non solo dei grandi sindaci del principio del secolo scorso (Mussi, Caldara, Mangiagalli) ma anche di Antonio Greppi e Virgilio Ferrari nel dopoguerra che furono molto efficaci per la ricostruzione senza farsi mai ritrarre nei tabelloni o apparire con insistenza maniacale sui media. Oggi per, come dimostrano le giornate che stiamo vivendo, l'opinione pubblica partecipa, ancorch divisa, e segue non solo gli aspetti pi volgarmente scandalistici della campagna elettorale ma anche quelli programmatici e incomincia a percepire meglio la differenza tra la propaganda e la verit. Quello che si veramente realizzato e quello che solo promesso. I partiti, per quello che esistono ancora, sono costretti a esporsi prima del voto ed difficile, ma non impossibile, che operazioni di trasformismo o capovolgimento dei risultati elettorali possano concretamente realizzarsi. E' meglio? E' peggio di un tempo? Nessuno pu dirlo oggi, la storia scorre secondo un ritmo ineluttabile che non separa mai completamente il bene dal male.

PISAPIA, SINISTRA E SICUREZZA A MILANO Massimo Cingolani


PDL e Lega hanno iniziato lattacco prima del ballottaggio su un tema molto scivoloso per il centrosinistra: il problema della sicurezza. Tema sul quale sono state perse citt come Roma. Non c tempo per approfondite elaborazioni sul perch sicurezza e legalit sono n.20 III 25 maggio 2011 10 percepite come debolezze nellarea democratica. E un dato che ci accomuna a livello mondiale e non da oggi. Basta pensare che anche Nixon vinse le elezioni su questa questione nelle citt americane, nonostante la guerra in Vietnam. E necessario che Pisapia risponda con delle proposte a effetto. Non si pu continuamente usare il basso profilo e la buona educazione contro chi fa ricorso alla disinformazione e alla menzogna. Davanti a unaggressione non reagire significa farsi distruggere, e avere la coscienza a posto quando poi non si

www.arcipelagomilano.org

governa inutile. C un tema, legato alla sicurezza o almeno alla sua percezione da parte dei milanesi: quello dei lavavetri ai semafori. La sicurezza percepita, anche se non reale, condiziona in modo negativo nello stesso modo e sposta voti. Sembra un problema banale, ma ci sono addirittura casi di incidenti stradali causati dal passaggio col semaforo rosso, infrazione largamente diffusa nel nostro paese a prescindere, per evitarli. Poi c la sottile violenza verso le donne e gli anziani che sono visti come persone deboli alle quali si pu imporre la prestazione, e poi generalmente sono evitate le auto di grossa cilindrata, magari con autista, quasi incutessero un generale rispetto.

Le persone che praticano questa attivit sono non solo sfruttate, ma generalmente sono minori o affetti da gravi handicap. Credo sarebbe molto di sinistra mandare i minori a scuola e gli svantaggiati in una struttura, magari una cooperativa sociale, per poter imparare unattivit compatibile con il proprio deficit. Tra laltro la stragrande maggioranza sono cittadini comunitari per cui non sarebbe difficile trovare la soluzione burocratica relativa a eventuali permessi di soggiorno o di residenza. Questo solo un problema tecnico Invece di mandare i Vigili Urbani ai semafori a fare retate, come piace molto ai leghisti, si potrebbero mandare degli assistenti sociali per spiegare che ci sono altre opportu-

nit in questa citt che amiamo, senza infastidire chi in giro per lavoro o per diporto. Dovremmo anche sollecitare i Carabinieri ad arrestare chi queste persone le sfrutta. Credo che questo sarebbe anche il segnale di un modo di sinistra di declinare un problema che riguarda la sicurezza e la legalit, che infastidisce i milanesi, e che solo gli ipocriti pensano non ci sia. Qualcuno potr dire che questo vuol dire parlare alla pancia e anche in questo caso non ci vedo niente di particolare, rimanendo sul piano dietetico una pancia va riempita con 2000 calorie, limportante rifocillarla con una dieta equilibrata e non con cibo spazzatura, finora su molte questioni lunica dieta stata quella proposta da Salvini.

SINISTRA MILANESE: HABEMUS PAPAM? Giuseppe Ucciero


Tredicimila preferenze sono unenormit, una sfida, anzi una provocazione. Un guanto sul viso di chi non vuole, o non crede possibile, innovare il Partito Democratico, e anche di chi si nasconde dietro ai vorrei ma non posso: come sottrarsi alla valanga di consenso che indica in Stefano Boeri il Leader di un cambiamento urgente e finalmente possibile, il Papa Nero tanto atteso e forse temuto? Il plebiscito democratico ha dato forma antropomorfica al progetto riformatore, affiancando plasticamente alla figura di Pisapia quella di un Boeri forte di un mandato senza equivoci. Certo, si potr dire, che il capolista PD stato risarcito affettivamente del dolore patito alle primarie, o che si voluto attraverso di lui affermare una generica identit democratica, o che lapparato del PD lha davvero sostenuto, o chiss che diavolo. Tutte cose con un loro peso, ma che non spiegano un diffondersi cos rapido nel popolo democratico della fascinazione di una figura che dista le mille miglia da quelle finora proposte dalla sinistra sul mercato della politica milanese, una figura che sintesi dei caratteri essenziali di una nuova stagione riformatrice ambrosiana.. Ma i tanti voti non sono solo apprezzamento, sono anche fonte di responsabilit. Tanta responsabilit, a tutti i livelli. Se da decenni la piazza milanese non si identificava con una figura riformatrice cos forte, loccasione non va sprecata, n da chi oggi governa il Partito n da n.20 III 25 maggio 2011 11 Giuliano Pisapia, n dallo stesso Stefano Boeri. Dar allora prova di responsabilit il gruppo dirigente di un Partito che, dopo aver sbagliato disastrosamente tempi e modi della candidatura di Boeri alle primarie, ha trovato riparo dietro la sua figura? O ha gi dimenticato che Stefano Boeri, cui non mancava alcuna valida ragione per abbandonare il campo, ha condotto la nuova battaglia politica in prima fila, intestandosi il Partito Democratico, avendo tutto da perdere e poco da guadagnare, ma alla fine convincendo tutti. Difficilmente si potr trovare una scelta cos felice nellesito quanto sofferta nella sua gestazione. E ora, quale sar il ruolo disegnato dal gruppo dirigente del PD per Boeri? Sar davvero gruppo dirigente, o nomenklaturina gelosa delle sue piccole prerogative? Ci saranno modo e tempi per rispondere, che ora c da battere Moratti, ma la questione pi che sottotraccia e tende nervi gi al limite. Del resto, il problema non principalmente personale, anche se come sempre anche i rapporti tra le persone giocano un loro ruolo. La questione politica, assolutamente politica, e sincardina nel vivo della governance della coalizione. Giuliano Pisapia ha tenuto a bada finora il nodo essenziale che al tempo stesso la costituisce e la condiziona strutturalmente, fondamento di ineliminabile tensione tra la componente maggioritaria riformatrice del PD e quella che, con vetero linguaggio, potremmo chiamare minoritaria massimalista. Il paradosso della vicenda sta in questo, che il candidato sindaco espressione della proposta politica della seconda e non della prima, ma dovr il suo sperabile successo principalmente a questultima. E non si tratter solo di mediare tra appetiti e personalismi pi o meno legittimi o giustificabili, ma tra visioni politiche che avranno direzioni non immediatamente convergenti. Sotto pesare la componente maggioritaria non solo negli organigrammi ma nella proposta politica, sar premessa certa di difficolt di governo e allontanamento dal sentire prevalente della citt. N pare un buon segno laver presentato le linee guida del suo governo cittadino senza averlo condiviso minimamente con Boeri. In tutto questo, PD e Giuliano Pisapia comprenderanno la necessit del ruolo politico centrale di Boeri nel governo della citt? Saranno allaltezza della responsabilit che, anche su di loro, stata caricata dal plebiscito democratico del 16 maggio? O, dopo aver incassato la plusvalenza del suo contributo, faranno spallucce, disattendendo un pronunciamento politico popolare tanto ampio e chiaro? Ma, infine, come si pone lo stesso Boeri di fronte al carico di responsabilit che il popolo democratico gli ha gettato addosso come una immane soma? Di responsabilit ci si angoscia, se ne viene schiacciati o terrorizzati, e, se anche vi fu un solo gran rifiuto,

www.arcipelagomilano.org

certo la millenaria storia vaticana fitta di non nobis, domine. Se la sente allora Boeri? E a quale compito pensa: entrare in giunta, se verr, se gli verr proposto e come, condividendo con Pisapia lonere di un ticket al tempo stesso necessario e delicatissimo? Oppure, prendere su

di s il compito di un ampio rinnovamento di un Partito Democratico milanese che lo ha incoronato Papa Nero? Sono grandi responsabilit, compiti possibili solo a patto di un grande sforzo prolungato, esercitabile da una persona a cui non dovranno

mancare n amplissimo sostegno n visione n coraggio n soprattutto grande tenacia. Questa persona Stefano Boeri? Noi lo speriamo, la risposta dipende in gran parte da lui, ma non solo. Habemus Papam?

MILANOSPORT: CHE NE DICE PISAPIA? Fabio Arrigoni


A cosa serve, o, meglio, serve ancora Milanosport? Domanda legittima per la societ tutta comunale che gestisce impianti sportivi e organizza corsi di sport e non solo. Una societ che vanta, nel suo curriculum raccontato via sito internet, di operare con modalit di timbro privato, pur essendo un ente esclusivamente pubblico. Ente che ha ricevuto nel tempo pi di una iniezione di soldi pubblici per evitare linsolvenza. E al quale il Comune, con strumenti che aggirano (legittimamente ma qui discutibilmente) la modalit della gara fra aziende competitrici, ha affidato la sostanziale gestione dei Cam (ossia i centri comunali di aggregazione sparsi sul territorio e prima organizzati dalla Zone): tutto per ulteriormente tentare di coprire le difficolt di bilancio. Sul servizio concretamente offerto da Milanosport ci sono chiaroscuri. Ma non questo il punto. Di fronte ad una azienda comunale che fatica a stare in piedi, occorrerebbe chiedersi, almeno, quale , o dovrebbe essere, la missione di Milanosport. Per farlo, occorre avere presente che lo sport praticato corre attraverso diverse strade: una buona parte, in specie giovanile, con una anima sociale, si muove nelle associazioni diffuse sul territorio, che aderiscono alle federazioni e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni (dal Csi alla Uisp, dallUs Acli, alla Pgs allAics): si tratta di uno sport che vive di contributi dei soci che coprono le spese e di migliaia di volontari, spessissimo alla ricerca di impianti che non si trovano; una altra parte, di timbro privato e individualista, fa capo a palestre e centri fitness; una altra parte ancora, vive in autoorganizzazione; infine, ci sono centinaia di corsi, in scuole e centri, volti soprattutto allavviamento allo sport. Ora, in tutto questo panorama di grande movimento spesso misconosciuto, che soprattutto nello sport di tutti a carattere sociale trova la sua espressione pi vitale, torna la domanda iniziale circa lutilit di avere una societ comunale, che peraltro non ha dato prova di efficienza. Ci si pu domandare, infatti, se pi utilmente i compiti di Milanosport non possano essere affidati agli Enti di Promozione sportiva o a un consorzio fra questi. E ancora, se gli impianti non possano essere affidati alle Zone, con una attenzione pi puntuale rispetto ai bisogni del territorio. Milanosport, infatti, appare come una duplicazione, non molto efficace, di quanto gi agisce, con buoni risultati, in modo diffuso. Le grandi risorse, che specie negli ultimi anni sono servite a coprire i bilanci della societ pubblica, potrebbero essere investite per sostenere lo sport associativo, cui oggi vanno, purtroppo, solo le briciole. Fermo restando che gli impianti rimangono in propriet al Comune (affidati alle Zone) e al Comune spetta i compito di creare nuovi impianti e mantenere in efficienza quelli che ha, il riconoscimento della valenza educativa dello sport di base passa da un riconoscimento concreto della missione di promozione che il Coni ha affidato agli enti sportivi associativi (oltrech alle sue federazioni). Insomma, di Milanosport non si sentirebbe la mancanza. Del resto, nel programma del Sindaco uscente Moratti, Milanosport omessa, essendo cos omessa una qualche prospettiva, malgrado la gestione (quantomeno zoppicante) tenuta saldamente in mano sinora. Nel programma del candidato Sindaco Pisapia si indica, invece, la prospettiva del superamento dellattuale modello organizzativo con lapertura di un tavolo fra assessorato e associazioni sullo sport di base. Una ultima nota: finora, il ruolo del Comune si sentito ben poco, ad esempio, nella promozione dello sport delle persone con disabilit: un capitolo che meriterebbe pi di una riflessione, non solo per la valenza sociale che racchiude, ma anche per le prospettive che pu fornire. E sul quale c stata grande assenza; purtroppo.

Scrive Massimo Gargiulo


Io, centrista convinto, voter Giuliano Pisapia il 29 maggio. Amo Milano, citt nella quale sono nato 65 anni fa e nella quale ho sempre vissuto, ho alle spalle una lunga militanza nella Democrazia Cristiana, lo scorso 15 maggio ho votato per Manfredi Palmeri sindaco e per la n.20 III 25 maggio 2011 12 lista dellUnione di Centro. Il 29 maggio voter per Giuliano Pisapia. Lo far principalmente per due motivi: perch Letizia Moratti non vuole aprire Milano allarea metropolitana milanese per difendere gli interessi di pochi. Il comune di Milano, cos com oggi, una realt arcaica che non in grado di rispondere n alle esigenze di chi lo abita n a quelle di chi lo usa, talvolta quotidianamente, per motivi di studio o di lavoro venendo dallhinterland o da pi lontano. Nonostante che Milano sia stata in

www.arcipelagomilano.org

prima linea, fin dagli anni 70, nel dibattito sullistituzione della Citt Metropolitana, da quando si sono realizzate le condizioni giuridiche (nel 1990) e costituzionali (nel 2001) per realizzarla il Comune non ha fatto assolutamente nulla. Ma questa inerzia dovuta a una precisa scelta politica della maggioranza che governa Milano. Una scelta che privilegia interessi consolidati allinterno della cinta daziaria di Milano, a scapito delle fasce pi deboli della popolazione milanese e di quanti vivono al di fuori di essa, compresi quanti cittadini milanesi lhanno dovuta abbandonare. Per questo il Comune ha rinunciato al dialogo con i comuni dellarea metropolitana e ha fatto le proprie scelte in perfetta solitudine, com evidente nellimpostazione che ha voluto dare al Piano di Governo del Territorio. Un Piano che non sapr cucire la citt, il suo hinterland e i comuni della provincia per la riqualificazione delle periferie, il recupero delle aree

industriali dismesse e la valorizzazione dei centri urbani, vanificando in tal modo le potenzialit strategiche di questo strumento urbanistico per la crescita dellintera area metropolitana e il miglioramento della qualit della vita di tutti i suoi abitanti. E poi perch Letizia Moratti e i suoi sostenitori sono incapaci di gestire i cambiamenti di Milano. Lattuale maggioranza, per un calcolo miope e ormai controproducente, ha fatto finta di non accorgersi che nel 1990, a fronte di una popolazione residente di 1.432.184 persone, Milano contava soltanto 39.729 stranieri, pari al 2,8% degli abitanti della citt, mentre nel 2010, 20 anni dopo, i residenti ufficiali in citt erano scesi a 1.310.384 mentre quelli stranieri erano saliti a 217.902, pari al 16,6% degli abitanti ufficiali della citt: cio 1 su 6. Ancora pi grave che lattuale maggioranza non abbia prestato alcuna attenzione alle previsioni del Settore Statistica del Comune di Mi-

lano che indicano che nel 2020, cio al termine del decennio, i residenti ufficiali a Milano sono destinati (sulla base di unipotesi media) a scendere a 1.292.220 e di questi ben 314.539, cio 1 su 4 residenti ufficiali, saranno stranieri (per poi salire a quasi 1 su 3 nel 2028). Letizia Moratti, e tanto meno le forze che la sostengono, non hanno fornito alcuna indicazione su come gestire queste trasformazioni, bench da esse dipendano il benessere e la sicurezza dei milanesi residenti, presenti e futuri, nonch dei suoi abitanti stranieri che diventeranno in gran parte cittadini a tutti gli effetti. Giuliano Pisapia, invece, ha dimostrato in questi mesi, a differenza di Letizia Moratti in tutti questi 5 anni, non soltanto una grande capacit di ascolto e di dialogo con i cittadini di Milano, con gli immigrati, con le comunit dellarea metropolitana, ma anche un forte impegno per risolvere i problemi degli abitanti di Milano, a partire, come spero, da quelli che ho qui indicato.

Scrive Riccardo Lo Schiavo a Guido Martinotti


Mi permetto di scriverle per ringraziarla dell'ultimo articolo che ha confermato la mia lettura dei dati. Di mestiere faccio il business analyst (conto i pezzi venduti....) per cui a urne ancora calde ho visto i totali e subito ho notato che non eravamo cresciuti a Milano ma avevamo comunque vinto. Subito mi sono confrontato con gli amici di ArcipelagoMilano e tra questi anche con "l'inquilino dell'articolo sotto il suo" su ArcipelagoMilano, Walter Marossi. Noi tutti concordiamo che il messaggio politico a "Piselloni", come lo chiamano alla radio, sia eloquente; quello che mi turba che il dato vittoria, ma con ferite, tuttavia "strutturale". Se a Napoli era largamente previsto il disastroso, il dato di Torino, dove Chiamparino aveva fatto bene ma Fassino non un carneade, conferma se non acuisce Milano: vittoria ma con perdita (e... maggiore) di voti. Naturalmente, all'interno della cerchia dei disincantati, si pu parlare e osservare il fenomeno. Se viceversa ci si rivolge a quelli di stretta obbedienza ex DS/DC si viene subito bollati come disfattisti. I sondaggi e le aspettative a Milano erano di un 21-22% (e li si sussurrava di nascosto) e si ottenuto il 28%... La dirigenza, oserei dire sino a ieri allo sbando, non in grado di prevedere con un decente margine di errore il risultato. A mio parere la genesi di questo voto alloctona, sta nel default del centro destra e non farina del nostro sacco. "Commercialmente" avrei preteso una dichiarazione pre elettorale dove ci si aspettava di tenera "la quota" o si aspirava a un pi modesto 22%, il nostro Piave. Ma non ha mormorato neppure il Lambro ... A questo punto appariranno i soliti padri della vittoria ma riprodurranno meccanicamente gli stessi schemi fallimentari di cui si sono resi artefici sino a oggi. Come capitalizzare una tale vittoria senza disperdere l'eredit del nonno (il riformismo lombardo)?

Scrive Nicola Iannacone a Francesca Zajczyk


Solo la lista di SEL offre alla citt la presenza di due donne sui possibili 3 o 4 candidati che potrebbero passare. se si tiene in conto che in Regione sempre SEL ha un unico consigliere donna, possiamo dire con certezza che (riprendendo le parole di Vendola al comizio dell'8 maggio) SEL una PARTITA.

Scrive Felice C. Besostri a Walter Marossi


Moderato dovrebbe significare esclusivamente credibile riformatore, cio che sa che per raggiungere obiettivi, anche radicali, occorre tempo, un progetto e un'alleanza in grado di vincere le resistenze al cambiamento e di difesa degli inten.20 III 25 maggio 2011 13 ressi costituiti. Non c' bisogno di essere collocati politicamente al centro per non essere un estremista. Un moderato centrista non in grado di suscitare partecipazione popolare e senza partecipazione non si governa n con il popolo e neppure per il popolo: sognare coi piedi per terra Essere un fabiano e un po marziano, cio essere percepito come non appartenente alla nomenklatura. Pisapia c' riuscito e anche per questa ragione ha contenuto i Grilli-

www.arcipelagomilano.org

ni. I Grillini hanno maggiore successo dove il candidato appare un apparatciniki del PCI-PDS-DS-PD: Bologna, Rimini, Cesenatico, Torino sono nella media dl 5%, ma Fassino ha uno spessore (non vuole essere una battuta!) ben pi consistente di

Merola; le percentuali pi basse dei Grillini si sono registrate a Milano, Napoli e Cagliari: dove si sono fatte primarie vere o dove il candidato non era stato il frutto di primarie avvelenate. La sinistra deve comunque fare i conti con i Grillini, ma tra

un'elezione e l'altra. Tra l'altro non sono un fenomeno solo italiano. In Spagna in vista delle elezioni autonomiche e amministrative PSOE e IU hanno grosse preoccupazioni per il movimento 15-M di rifiuto e rinnovamento della politica

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Armonia per Pisapia
Sabato sera, 21 maggio, a met strada fra il primo e il secondo turno elettorale, a Milano accaduta una cosa straordinaria. Grazie al tam tam di Internet, molte centinaia di persone - non vorrei dire quante! hanno riempito la piazza Gramsci quel bello slargo che si apre in via Procaccini, laddove inizia via Canonica, devastato anni fa dalla pessima sistemazione a copertura di uno sciagurato parcheggio interrato - per ascoltare un concerto a dir poco sorprendente cos annunciato: Concerto spontaneo dei musicisti di Milano: Armonia per Pisapia Scrive Sergio Casesi, prima tromba dellorchestra dei Pomeriggi Musicali, uno dei protagonisti del concerto: La piazza colma di gente. Settanta musicisti a darsi il cambio. Trii, quartetti, pianisti, e poi un'orchestra intera. Mozart, Liszt, Chopin. E le note angolari di Marco Detto al pianoforte, e le parole stremate e vibranti di Andrea Faciocchi. E i bambini seduti a bocca aperta, o di corsa a spiare da vicino strani strumenti di ferro o di legno. E le parole di Giuliano Pisapia, commosso da un concerto nato dal basso, nato fra le parole dei musicisti milanesi che vogliono sperare in un futuro e in un'Italia migliore. Ecco cosa stato il concerto spontaneo di piazza Gramsci. Un intenso rollio del cuore, una profonda e condivisa gioia. Eppure, per dire il successo e il significato di questa iniziativa, dobbiamo andare oltre. Abbiamo visto pi che un buon concerto di grande musica. C'era qualcosa di pi, qualcosa di profondo, di tellurico e fondamentale. A unire musicisti e pubblico stato un forte sentimento di fraternit, di uguaglianza, di amore e di speranza. Una speranza fatta di musica, di poesia, una speranza n.20 III 25 maggio 2011 14 spiegata dalle melodie che hanno voluto affollare la piazza per sventolare con le bandiere, su fino ai balconi che sporgono severi su piazza Gramsci. Ed era la speranza di tutti, viva come un forte profumo. In ogni angolo era possibile sentirla, forte, ma gentile. E proprio questa speranza, sulle guance addolcite dagli accordi di Mozart, si rifletteva luminosa e potente: per una citt diversa, fatta di valori veri, di diritti, di amore e rispetto per la cultura, di rispetto per le diversit, d'amore disinteressato per il bene comune. In un concerto si concretizzata la visione di un futuro possibile, di l dalle differenze, di l dalla bestemmia continua di un governo contro i cittadini, specie se pi deboli. In piazza Gramsci accaduto un concerto che rester nella memoria per molto tempo. Dopo la volgarit di questi anni, dopo la bassezza delle orge presidenziali, dopo i furti ai danni dei pi deboli, dopo il silenzio per una guerra nemmeno dichiarata, dopo lo strapotere dell'interesse e del denaro, ecco che ci si ritrova per una festa, fatta di armonia e gioia, di musica e parole, di cuore e ragione. Qualcosa cambiato. Giuliano Pisapia apparso sinceramente commosso. Ha parlato dopo aver ascoltato la Sinfonia in La maggiore di Mozart, una delle pi dolci del compositore. Il suo sguardo era luminoso e pieno dei volti dei tanti che gli chiedono di portare Milano fuori della volgarit di un'epoca triste, di un'epoca cupa e maleodorante.E con le parole ha abbracciato tutti, e tutti lo hanno stretto. E Gioia Francisci, accorsa ad ascoltare, commenta: stata una bella esperienza collettiva di musica, speranza e gioia. Nemmeno la presenza estemporanea di un ubriaco che farfugliava ad alta voce riuscita ad alterare il piacere di ascoltare della bella musica, suonata magistralmente, e di stare in mezzo a gente che vuole cambiare le sorti di questo paese. Limpressione, arrivando nel piazzale, era quella di persone contente di trovarsi e di riconoscersi nel comune desiderio di un futuro migliore, di cui sentirsi protagonisti. Qualche bandiera della pace e macchie di colore arancione . fermacapelli, magliette, fiori di carta... un colore per dare voce alla gente dopo il tempo del silenzio e della confusione. A un certo punto arrivato anche Giuliano Pisapia, accolto con grande entusiasmo, ha ringraziato le persone presenti e constatato che il cambiamento a Milano si avverte gi ed pronto a manifestarsi. Ha invitato i presenti a sentirsi partecipi alla campagna elettorale, per far vincere prima di tutto lidea della democrazia. E cosa centra la musica in tutto questo? E il trait-dunion perch nella orchestra gli strumenti dialogano tra loro e larmonia che ne scaturisce la metafora del migliore dei confronti politici, il fine quello di ottenere unesecuzione soddisfacente per tutti. Abbiamo ascoltato musica classica che, fuori dai suoi luoghi canonici, sorprende e arriva ancor di pi al cuore. Il cielo, le case intorno, la gente assiepata a semicerchio, i balli dei bambini, la musica, hanno emozionato e coinvolto anche i pi piccoli. E stato un po come essere immersi con la vita di tutti i giorni nelle sinfonie che ascoltavamo, larmonia ha dato corpo alla speranza di poter cambiare le cose. I musicisti sono stati generosi e ci hanno regalato tre ore di buona musica e la possibilit di riconoscerci come cittadini con un pensiero co-

www.arcipelagomilano.org

mune da affidare a un uomo cui interessa il bene comune e che vorremmo diventasse il nostro Sindaco. Valeria Perretti flautista dellorchestra Verdi ed Elsa Righetti violino dei Pomeriggi musicali sono state le due grandi animatrici del concerto e sono riuscite a mettere insieme trii, quartetti e unintera orchestra sinfonica, composta da elementi di ogni provenienza. Cerano i pianisti Alice Baccalini e Luca Schieppati (con le arie del Rigoletto, perch se vince la sinistra bene che i milanesi si abituino fin da subito a vivere in mezzo a mostri deformi ), larpista Donata Mattei, un violista dellorchestra della Scala accompagnato dalla sua bimba neonata, docenti e allievi del Conservatorio, ma anche il jazzista Marco Detto e lattore Andrea Facciocchi. Cera la soprano giapponese, Akiko, che vive a Milano da 17 anni con il marito italiano ma che, non avendo la cittadinanza, non pu votare, e dice ... per, con la mia Bela Madunina, spero di aver portato tanti voti al futuro sindaco e le scrive Paola Bonora: Grazie Akiko e brava! Ieri stato davvero molto bello. Sapere che possibile stare bene tutti e che pure facile. Non una montagna da scalare... a portata di mano. Dobbiamo ricominciare a credere. Milano una miniera di potenzialit e di energie nuove, sempre stata la citt dell'avanguardia. Riappropriamoci di ci che nostro. Gran finale con tutti i musicisti che, diretti dal giovanissimo Stefano Ligoratti (non ha ancora compiuto i 25 anni!), si uniscono in unimprovvisata orchestra sinfonica ed eseguono - molto pi che decorosamente - la Sinfonia in la mag-

giore K. 201 e, con la Baccalini, il meraviglioso Concerto in re minore per pianoforte e orchestra K. 466 di Mozart. Un pubblico eterogeneo ma compatto, attento, colto, visibilmente felice, con un Pisapia alle lacrime che riuscito a trascinare nella commozione anche il suo popolo.

Musica per una settimana Siamo ai concerti di chiusura della stagione, in giugno avremo le ultime occasioni di sentir musica poi dovremo andarci a cercare i festival estivi o attendere la ripresa autunnale; vediamo dunque come possiamo goderci questi ultimi giorni. * gioved 26, venerd 27 e domenica 29, allAuditorium, penultimo concerto della stagione della orchestra Verdi che, diretta da Oleg Caetani, eseguir un programma tutto russo con opere di ostakovi (Due pezzi di Scarlatti, pastorale e capriccio, e la suite da Il naso), Musorgskij (Canti e danze della morte) e ajkowskij (la seconda Sinfonia detta la Piccola Russia in do minore opera 17) *gioved 26 al teatro Dal Verme, lorchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Tadaaki Otaka eseguir How slow the wind di Toru Takemitsu, il Concerto per violino e orchestra n.1 in sol minore opera 26 di Max Bruch, e la Sinfonia n. 6 Patetica di aikowskij *venerd 27 ancora al Dal Verme, la stessa orchestra ma diretta da Andrea Pestalozza in un programma di musiche contemporanee: Niccol Castiglioni (Inverno In-Ver), Unsuk Chin (Doppio Concerto per pianoforte, percussioni e orchestra prima esecuzione italiana) e Beat

Furrer (Concerto per pianoforte e orchestra) *domenica 29, ore 10.30 alla Palazzina Liberty, lorchestra Milano Classica diretta da Marcello Scandelli in un programma tutto settecentesco: Mozart, Sinfonia in re minore n. 13 K. 173; Stamitz, Sinfonia n.1 in sol maggiore; Haydn, Concerto per violino, archi e basso continuo (violinista Enrico Casazza); e infine C. Ph. E. Bach, Concerto in la minore per violoncello, archi e basso continuo (solista lo stesso Scandelli) *luned 30, al Conservatorio per le Serate Musicali, concerto con ben quattro pianisti (Francesco e Vincenzo De Stefano, Olga e Natalia Tatievskaya) e un programma assolutamente inusuale: Brahms, Sonata in fa minore opera 34 bis; Liszt, Les Preludes per due pianoforti a otto mani; Smetana, Sonata in mi minore per due pianoforti a otto mani; aikowskij, Ouverture-Fantasia da Romeo e Giulietta; Rubinstein, Tarantella *luned 30, alla Scala, concerto di Lieder della mezzosoprano Angelika Kirchschlager accompagnata al pianoforte da Helmut Deutsch: gli autori sono, ovviamente, Schubert, Mahler, Brahms e Liszt *marted 1, al Dal Verme, un interessante Incontro Musicale: Emanuele Ferrari, pianista, relatore e direttore, insieme allorchestra dei Pomeriggi Musicali, prima illustra e poi esegue il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra opera 37 di Beethoven; sar una lezione-concerto con il commento dei passi pi significativi del pezzo, in modo da ricostruire la rete di relazioni e significati che danno senso e ricchezza allopera.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Ritorna Brera mai vista
Dopo tre anni di assenza riprende liniziativa Brera mai vista, unoccasione unica per vedere dal vivo, nelle sale della sempre affascinante Pinacoteca di Brera, dipinti poco noti, generalmente conservati nei depositi della Pinacoteca per problemi di spazio, ma che prendono vita attraverso speciali esposizioni incentrate su di essi. Importante anche la presentazione che di n.20 III 25 maggio 2011 questi dipinti viene fatta: studiosi e storici dellarte si mettono in prima linea per studiarli, analizzarli e presentarli al grande pubblico. Ma questanno c una novit. Lopera in questione non da sempre un bene di Brera, bens un nuovo acquisto. E la piccola ma preziosa tavola della Madonna con il Bambino, datata 1445 circa, attribuita al Maestro di Pratovecchio. Una tavola presumibilmente creata per la devozione privata, visto il piccolo formato, e che mostra una giovane Madonna dallo sguardo rassegnato, intenta a scrutare lavvenire, che sa essere gi carico di dolore. La madre e il Bambino, nellatto di benedire, sono racchiusi in una sorta di nicchia coperta da quello che sembra essere un motivo damascato. La tavola 15

www.arcipelagomilano.org

un dipinto poco noto, non solo per il pubblico ma anche per gli esperti, e che fu studiato e fotografato gi da Roberto Longhi, che dedic anche un saggio per ricostruire le vicende del misterioso pittore. Un artista fino a poco tempo fa anonimo, conosciuto appunto come Maestro di Pratovecchio, ma a cui recentemente si potuto dare un nome: Giovanni di Francesco del Cervelliera. Non un illustre sconosciuto per, ma un collaboratore artistico di Filippo Lippi, tra gli anni 1440-1442. E che sia proprio di quegli anni evidente guardando il suo disegno, attento al rigore prospettico tipico fiorentino, ma anche interessato ai colori luminosi e cangianti che compaiono nelle vesti della Madonna. Riprendendo in questo sia il pi noto Filippo Lippi, con i suoi personaggi inquieti, che i colori di Domenico Veneziano. La somiglianza con lo sfondo damascato della sua Madonna Berenson davvero notevole. Gli stessi espedienti e artifici formali che hanno ispirato anche altri artisti, presenti

nella raccolta della Pinacoteca: Giovanni Boccati, Giovanni Angelo di Antonio, Fra Carnevale e naturalmente Piero della Francesca, allievo di Domenico Veneziano.

tivo, ma che non ha alterato i tratti e la storia del dipinto, fattore importante per ricostruirne le vicende e non cancellare quelli che sono i segni del tempo della storia dellarte. Ecco dunque che la piccola tavola potr essere unutile scusa per rivedere la Pinacoteca, integrando anche questo dipinto nel percorso storico e cronologico che la Pinacoteca propone.

Prima di essere esposta la tavola ha subito anche un restauro conserva-

Brera mai vista. La Madonna con il Bambino del Maestro di Pratovecchio - Pinacoteca di Brera, sala XXXI, fino all11 settembre - Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica - Costo: intero euro 9, ridotto euro 6.50.

Lanello debole che spezza la catena


Termina con la mostra L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, lultimo quarto di Terre Vulnerabili, progetto curato da Chiara Bertola presso lHangarBicocca, contrassegnato dal tema della vulnerabilit. Quattro le mostre che si sono succedute e integrate luna allaltra, per un totale di nove mesi, divise in quattro fasi come quelle lunari, e che hanno raccolto ben trentuno artisti internazionali e altrettante opere che sono via via cresciute, evolute, cambiate, modificate e si sono adattate agli spazi dellHangar. Lultima mostra, inaugurata il 5 maggio, vede la presenza di quattro nuovi artisti, gli ultimi in ordine cronologico che sono stati inseriti nel progetto: Roman Ondk, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e litaliano Alberto Tadiello. Il titolo della quarta fase, L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, forse la dichiarazione pi significativa rispetto allo scopo del progetto. La vulnerabilit anche forza. Bisogna assecondarla e accettarla, farla diventare il punto di forza. Le catene rappresentano anche una struttura dinamica - dice Chiara Bertola - che conduce alla produzione di forme e di lavoro; allinterno del ciclo (o del processo) rappresentato da una catena, esiste sempre un anello debole (non allineato) che alla fine pu rivelarsi come il pi forte perch rompe uno schema di comportamenti prevedibili diventando cos il pi creativo. Lanello "difettoso" interrompe un ingranaggio e rompe dunque la normale successione delle azioni. Ecco il significato di questa nuova fase, tutta in divenire, che presenta quattro nuovi interessanti lavori. Lartista slovacco Ondk, presenta Resistance, un video nel quale a un gruppo di persone stato chiesto di recarsi a un evento pubblico presso il quale essi si mescolano nella folla con i lacci delle proprie scarpe slacciati. In questa opera lartista da una parte lavora sul rituale dellopening, dallaltro crea una condizione straniante in chi guarda il video, abbandonato e incerto sulla corretta interpretazione. Pascale Marthine Tayou, camerunese, costruisce nel CUBO Plastic bag una spettacolare installazione con un grande cono rovesciato interamente costituito da diecimila sacchetti di plastica biodegradabili di cinque tonalit diverse. Una prima versione dellopera era gi stata esposta nel 2010 in Australia, in questa sede stata appositamente rivisitata e viene presentata per la prima volta in Italia. Gi dal titolo si pu intuire il materiale favorito di Tayou, il sacchetto di plastica, un oggetto assolutamente banale e anonimo, accessorio della quotidianit, che diventa simbolo della crescente globalizzazione, del consumismo, ma anche simbolo del nomadismo che sempre pi caratterizza luomo moderno, una sorta di vagabondo che trascina nei sacchetti i pezzi importanti della sua vita. Con un risvolto assolutamente nuovo: oggi che i sacchetti di plastica sono banditi dal commercio, entrano di diritto a far parte dei materiali usati per larte. E presente anche Nari Ward, giamaicano ma newyorkese di adozione, artista che usa come veicolo darte i materiali di riciclo della vita moderna e industriale, spesso raccolti direttamente nel suo quartiere, Harlem, ai quali d nuova funzione e significato, usandoli per affrontare temi sociali come la povert, limmigrazione e la questione razziale. Per Terre Vulnerabili ha realizzato Soul soil, un grande contenitore ovale dove sono intrappolati e dal quale fuoriescono resti di oggetti abbandonati, materiali di recupero, parti in ceramica di sanitari e alcuni dei vestiti usati provenienti dallinstallazione di Christian Boltanski, Personnes, esposta allHangar lo scorso anno, sfuggiti

n.20 III 25 maggio 2011

16

www.arcipelagomilano.org

allo smantellamento di fine settembre 2010, interpretando cos, in linea anche con la sua poetica, uno dei temi portanti di Terre Vulnerabili. Lultimo artista presente litaliano Alberto Tadiello, con il suo Senza titolo (Adunchi), una installazione di tubi di ferro, lamiere, dadi e bulloni su una colonna aggettante e spigolosa. Il significato pi che mai legato al tema della vulnerabilit e della precariet. Cos lartista stes-

so, spiega la sua opera: Un grumo di forze. Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta. Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione. solo metallo, ferro. Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato. Si affaccia. Pesa, pende, gravita. E il momento di tirare le somme e vedere queste quattro fasi al completo, per comprendere a pieno co-

sa sia oggi la vulnerabilit secondo questi artisti ma soprattutto per vedere quanto questi progetti siano davvero definitivi. Lo sono? Terre Vulnerabili 4/4 L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla Hangar Bicocca Fino al 17 luglio. Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

Al Museo del Novecento larte scende in piazza


Il Museo del Novecento ha da poco inaugurato la sua prima mostra temporanea, intitolata Fuori! Arte e spazio urbano 1968-1976. La mostra, curata da Silvia Bignami e Alessandra Pioselli, allestita al piano terra del museo, uno spazio piccolo e raccolto ma forse, c da dirlo, non troppo funzionale per questa mostra, fatta da video, filmati, pannelli e grandi fotografie. Il tema tra i pi interessanti: far luce su un periodo particolare della vita politica, artistica e sociale italiana, quella manciata danni che va dalle contestazioni giovanili del 68 fino al decennio successivo. Momento sociale importante ma non solo, anche larte e gli artisti giocarono un ruolo cruciale nel risveglio delle coscienze popolari. Sono gli anni in cui larte si allontana da musei, gallerie e luoghi tradizionalmente deputati alla fruizione, per uscire fuori, appunto, in strada, per coinvolgere il pubblico e il mondo reale. Performance, azioni, installazioni, poco importa il medium, limportante era la riappropriazione del tessuto urbano cittadino e il farlo insieme al pubblico. Per capire la vicenda artistica di quegli anni, la mostra ne ripercorre alcune tappe significate, quali Arte povera + azioni povere (Amalfi, 1968; a cura di Germano Celant); Campo Urbano (Como, 1969; a cura di Luciano Caramel); il Festival del Nouveau Ralisme (Milano, 1970; a cura di Pierre Restany); Volterra 73 (Volterra, 1973; a cura di Enrico Crispolti), ma anche la Biennale di Venezia del 1976. Per spiegare queste azioni e performance cos effimere sono stati usati video, filmati restaurati, registrazioni sonore, fotografie e manifesti, le armi di quella rivoluzione artistica che tanta importanza ebbe nel risvegliare pensieri e passioni. Ecco allora in mostra le fotografie di Ugo Mulas per Campo Urbano; i gonfiabili di Franco Mazzucchelli allestiti fuori dai cancelli dellAlfa Romeo di Milano (1971); i lenzuoli di Giuliano Mauri alla Palazzina Liberty di Milano contro la guerra in Vietnam (1976); le azioni incomprese sul territorio fatte da Ugo La Pietra e le prime ricerche sulla comunicazione, rivolte agli studenti, del Laboratorio di Comunicazione Militante. E ancora le pratiche di progettazione partecipata di Riccardo Dalisi a Napoli, per creare asili nei rioni disagiati; le fotografie della gente qualunque di Franco Vaccari; la passeggiata con la sfera di Michelangelo Pistoletto, riproposta dal film di Ugo Nespolo (1968/69); le interviste di Maurizio Nannucci, fatte di una sola parola ai passanti (Firenze, 1976). Ma anche le indimenticabili e scioccanti performance di Rotella, Restany e Niki de Sainte Phalle, durante il Festival del Nouveau Realisme a Milano, con il banchetto funebre, una sorta di macabra ultima cena per decretare la fine del gruppo, fatta dai membri del gruppo stesso; i monumenti impacchettati di Christo; le espansioni gommose di Cesar in Galleria Vittorio Emanuele e il monumento fallico di Tinguely. Tutto visibile attraverso filmati, documenti preziosi di momenti ormai perduti. Insomma una carrellata di artisti e azioni che hanno profondamente influenzato larte di oggi e che idealmente completano il percorso espositivo del Museo del Novecento, che si conclude allincirca agli anni Sessanta, con lavori pensati per superare il limite tradizionale del quadro o della scultura: dagli ambienti programmati e cinetici allarte povera alla pittura analitica. In contemporanea, il Museo ospita anche altre due esposizioni: una sala dedicata alla famiglia Carpi e ai suoi maggiori esponenti, Aldo e Pinin; allultimo piano invece sar possibile studiare una selezione di disegni e ceramiche di Alessandro Mendini, provenienti dalla collezione di Casa Boschi-Di Stefano. Per concludere, nellultima vetrata dello spazio mostre stato allestito un white cube, dove dal 15 aprile al 30 giugno sar esposta Nice ball, opera di Paola Pivi. Una composizione fatta di sedie di design in miniatura che, illuminate dallinterno, proiettano sulle pareti giochi di ombra. Seguiranno poi a rotazione anche unopera darte, un oggetto di design e una fotografia. Fuori! Arte e spazio urbano 19681976 - Museo del Novecento - fino al 4 settembre. Lun 14.30-19.30; mar, mer, ven e dom 9.30-19.30; giov e sab 9.30-22.30 Biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro.

Milano in carta e cartone


Vivere e pensare in carta e cartone tra arte e design, questo il titolo della mostra esposta al Museo Diocesano fino al 29 maggio. Un inedito connubio, quasi tra sacro e profano, che porta il Museo a stretto contatto con opere darte e oggetti quotidiani nuovissimi fatti con materiali di riciclo. Unoccasione che n.20 III 25 maggio 2011 permette di visitare, con lo stesso biglietto dingresso, anche le collezioni permanenti del Museo, la mostra su cui tante polemiche sono nate, Gli occhi di Caravaggio, la mostra Cruciale di Giulio Iacchetti e lesposizione sul design, inizialmente legata al Salone del Mobile. Unesposizione, questa, ideata e curata da COMIECO, Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, ovvero, una mostra di oggetti fatti di carta e cartone riciclato, declinati in arte e design. 21 sono gli artisti coinvolti nella rassegna, come Perino&Vele e Pietro Ruffo, mentre 23 17

www.arcipelagomilano.org

sono i designer presenti, con nomi internazionali quali Frank O. Gehry e una moltitudine di italiani giovani ed emergenti come Marco Giunta, Giorgio Caporaso e Nicoletta Savioini. La carta esce dallottica di semplice materiale comune, quotidiano, per diventare mezzo e veicolo di nuove costruzioni e idee funzionali, decorative e innovative. Si spazia dalle costruzioni in cartone e cartapesta, pi tradizionali, a opere realizzate con il taglio al laser, in un panorama che comprende tecniche antiche e moderne. Si potranno cos ammirare O, opera darte traforata e creata con ritagli fotografici, Aria, di Marco Corsero, una sagoma rannicchiata scavata tra decine di libri, Lultima cena con pistola di James Hopkins tra le opere darte, ma anche tantissimi oggetti di design, come i tavolini per bambini di A4Adesign, sedie di cartone, le sedute allungate di Molo design, librerie, gli anelli e i bracciali di Sandra

Di Giacinto, manichini, vasi e coprivasi di Ulian e Mari, lampade, le cornici di Andrea Gianni e la poltrona di Ghizzoni. Tutti rigorosamente di carta riciclata. Un percorso di ricerca che dura da pi di dieci anni, curato da Comieco e che oggi conduce a questi nuovi prodotti. Ma solo linizio. La mostra, curata dal direttore del Museo Diocesano Paolo Biscottini con il sostegno della Galleria Rubin, si inserisce in un ideale percorso nellambito di Milano di carta, a cura sempre di Comieco, che vede la carta protagonista di tante iniziative originali, in una commistione tra arte, design, musica e iniziative culturali, iniziato con il Salone del Mobile ma che durer fino a fine maggio. Perino&Vele esporranno fino al 17 luglio presso la Fondazione Pomodoro le loro opere fatte di cartapesta nella mostra Luoghi comuni, 25 opere per ripercorrere diciassette anni di carriera; si continua con

CArte, dal 3 al 30 maggio presso lAcquario Civico, dove la carta diventer ispiratrice per la realizzazione di oggetti in ceramica. Il quarto appuntamento sar il 21 maggio, con la manifestazione Abi-tanti, una performance collettiva in cui i protagonisti saranno tanti piccoli oggetti-robot di legno rivestiti con materiali di scarto e recupero, nellambito di Milano Green Festival. Il 30 maggio, allinterno del progetto Sans Papier ci sar un concerto con strumenti di carta e cartone, con sette ballerine e performer. Gran finale con la mostra Fashionin paper 2011, mostra itinerante di abiti, gioielli e accessori di moda e design realizzati in carta da studenti delle scuole italiane di design, accademie e universit.

Arte e design. Vivere e pensare in carta e cartone, Museo Diocesano, fino al 29 Maggio 2011, Intero 12 , ridotto 10 , mar-dom.

Tra sale, segni e memorie storiche. Paladino a Milano


Maschere, croci, volti, rami, legno, pittogrammi, teste, elmi, simboli dal sapore alchemico. Tutto questo Mimmo Paladino, tutto questo ci che il visitatore potr vedere nella mostra appena inaugurata presso il piano nobile di Palazzo Reale. Curata da Flavio Arensi, la personale prende in esame oltre trentanni di attivit dellartista campano, attraverso un nucleo di oltre 50 opere, tra cui 30 dipinti, sculture e installazioni. Una mostra creata con la collaborazione dello stesso Paladino, che ha scelto personalmente i lavori secondo lui fondamentali per ricreare la sua lunga carriera artistica. Paladino infatti nasce come artista concettuale, tra gli anni 60 e 70, per poi arrivare a far parte di quel gruppo di artisti che Achille Bonito Oliva, presentandoli alla Biennale di Venezia del 1980, defin Transavanguardia. Un mondo, quello di Paladino, fatto da segni e simboli ancestrali, magici, legati indissolubilmente alle memorie culturali del territorio, soprattutto campano e beneventano, che porta con s memorie primitive e longobarde che diventano quasi archetipi. Unaccumulazione di reperti storici e di modelli egizi, romani, etruschi, ma anche di reperti mnemonici, di tracce che diventano sostrato per la fantasia dellartista, liberando una potenza creativa che a volte non si riesce a decifrare. Larte non un fatto di superficie fine a se stesso, n di abbandono viscerale ad atteggiamenti poetici. Larte sempre indagine sul linguaggio, cos dichiara lartista in una recente intervista. Questa, daltra parte, lottica con cui lavora Paladino: contrario a dare chiavi di letture univoche e universali, spesso non definisce un significato preciso n un titolo per le sue opere, lasciando spazio alla libera interpretazione del singolo. Opere misteriose ed essenziali, figure frontali e ieratiche, colori presi dalla terra o inaspettatamente accesi. Ecco allora che in questo percorso storico ci accoglie il grande Rosso silenzioso, dal quale spuntano facce scavate come maschere, o la testareliquario di San Gennaro, custodita in una elaborata e geometrica teca e circondata tutto intorno da scarpe di bronzo appese al muro, sostenute da piccoli passerotti. Quasi fossero dei voti fatti al santo. Uno dei pezzi forti dellesposizione quello che allora fu il rivoluzionario Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro, 1977, una stanza bianca decorata con segni dipinti di nero, croci, teste e numeri. Unici oggetti di arredamento una sedia di legno e un quadro figurativo appeso alla parete. Fra le sale pi affascinanti senza dubbio quella dedicata allinstallazione dei Dormienti, trentadue sculture rannicchiate a terra, in posizione fetale, immerse nella penombra e circondate dalle musiche di David Monacchi, il giovane compositore marchigiano che Paladino ha voluto coinvolgere per questa collaborazione artistica. Le musiche, intitolate Notte in mutazione, ricordano i rumori della foresta, grilli, animali sibilanti, voli di uccelli notturni, che accompagnano il sonno di questi inquietanti dormienti fatti di legno, pietra e altri materiali poveri. Sporchi e rovinati, coperti da pezzi di vasi e tegole, polverosi e ruvidi, mantengono unespressione serena durante il loro sonno eterno, cos somiglianti ai corpi pietrificati di Pompei, ma anche cos lontani, come tiene a precisare lartista, che smentisce in modo assoluto ogni riferimento o affinit. La mostra non si esaurisce per allinterno di Palazzo Reale, ma inizia, anzi, dalla piazzetta, con la monumentale Montagna di sale, dalla quale fuoriescono venti cavalli (riprendendo integralmente o per sezione la statua di un cavallo di quasi 4 metri di altezza), riedizione di unaltra Montagna di sale, esposta a Napoli in piazza del Plebiscito nel 1985. Unistallazione che ben si adatta a dialogare con unaltra opera fondamentale, il Neon di Fontana che troneggia dallalto del Museo del Novecento.

n.20 III 25 maggio 2011

18

www.arcipelagomilano.org

Ma non finisce qui. Nel cortile interno di Palazzo Reale sono posizionati quattro scudi di cinque metri di diametro ciascuno in terracotta, incisi con i segni e i simboli tipici di Paladino ma in versione tridimensionale. Il percorso si conclude ide-

almente nellOttagono della Galleria Vittorio Emanuele, in cui esposto un aeroplano a grandezza naturale della Piaggio Aero, la cui livrea stata dipinta dallartista campano ma milanese di adozione.

Mimmo Paladino Palazzo Reale 7 aprile 10 luglio 2011; orari: marted, mercoled, venerd, domenica h 9.30 19.30. luned h 14.30 19.30. Gioved e sabato h 9.30 22.30; costi: 9,00 intero, 7,50 ridotto

Le anime fragili di Giacometti


Sono figure esili e sottili, fragili e a volte piccolissime, quelle che attendono il visitatore alla mostra su Alberto Giacometti, Lanima del Novecento, presso il MAGA, Museo dArte di Gallarate. Annette, Diego, Silvio, Bruno, Ottilia, questi sono i principali protagonisti delle opere di Giacometti, sculture e disegni, che raccontano e costruiscono unantologia famigliare tutta particolare e densa di ricordi. Non un caso che la maggior parte dei lavori esposti provenga dalla collezione privata della famiglia, che ha accettato per la prima volta di esporre pubblicamente in Europa alcuni delle opere pi significative di uno dei maestri del Novecento. Tutto nasce grazie al curatore della mostra, Michael Peppiat, autore di un interessante libro, In Giacomettis studio, racconto-analisi di quel luogo straordinario che stato lo studio di rue Hippolyte-Maindron a Parigi. S perch questo atelier, in realt una stanza piccolissima e polverosa, stato il mondo in cui Giacometti cre le sue incredibili sculture filiformi, il luogo in cui schizz e disegn ritratti di parenti e amici; un luogo, anche, estremamente evocativo dellanima stessa di Giacometti: sempre in subbuglio, sempre affaccendato in pi progetti contemporaneamente. Il tempo e lo spazio non gli bastavano mai, perennemente insoddisfatto delle sue creazioni, sempre alla ricerca della testa perfetta, come dice lartista stesso in una video intervista. Ecco perch sulle pareti dello studio e della sua casa si possono vedere ancora oggi abbozzi e schizzi preparatori delle sue opere. Ogni superficie era un utile supporto creativo. Esposti in mostra troviamo 95 opere in cui la moglie, i fratelli, il nipote, gli amici, sono tutti trasformati in busti modellati prima in argilla e poi in bronzo, lavorati con le dita, scavati nella carne, immagini famigliari che lartista ha modellato in tutta rapidit, rispondendo ad unurgenza interiore. Teste e busti che dagli anni 40 in poi diventano di dimensioni minuscole, piccolissime, sovrastate quasi dal loro piedistallo, cambiamento che si pu legare alla prematura morte della sorella Ottilia, davanti alla quale luomo e larte nulla pu fare, se non rendersi conto della propria piccolezza e fragilit. Presenti anche opere di dimensioni maggiori e ben famose, quali Homme qui marche, Femme debout, corrosa ed evanescente, e Femme de Venise. Sculture sottili ma allo stesso tempo pesanti: per colore, prevalentemente il nero, per materiale, il bronzo, ma soprattutto per i sentimenti che esprimono: malinconia, inquietudine, tristezza. Gli occhi non sono mai stati cos tanto lo specchio dellanima. Sono energumeni che prendono forma dalla materia grezza, ma che al tempo stesso rischiano di far ritorno a questa materia, sgretolandosi. Figure esili e precarie, appunto, create da Giacometti sulla scia del suo interesse per la filosofia esistenzialista. Non a caso era amico di Sartre. Lo dichiara lui stesso: La fragilit insita negli esseri umani () sempre con la minaccia di crollare. Lo stare in equilibrio, il compiere movimenti per Giacometti una meraviglia e un miracolo continuo. Sculture ma non solo per. Una sezione ampia e importante dedicata ai disegni e ai dipinti che il maestro cre per tutta la vita. Schizzi veloci, approntati su fogli qualunque, giornali, ricevute, libri, ma anche copie di opere classiche, studi preparatori, svaghi creativi. I dipinti infine rimarcano di nuovo la dimensione tutta famigliare dellopera di Giacometti, riproponendo gli stessi soggetti, in una pittura che un omaggio a Cezanne, a Boccioni, nei ritratti della madre, a Braque e a Francis Bacon. Alcuni ritratti sembrano fatti dalla sua stessa mano. Unesposizione curata e ambiziosa, che vuol dare una visione globale del lavoro di Giacometti, della sua dimensione lavorativa (lo studio sempre sullo sfondo), e della sua vita privata, cos inscindibilmente legata alla sua arte. Giacometti. Lanima del Novecento. Fino al 5 giugno, MAGA - Museo Arte Gallarate, Orari: 9.30 19.30 mar-dom. Chiuso lun., Costi: intero 9 , ridotto 6

La formazione giovanile di Caravaggio tra Venezia e la Lombardia


Ritorno a Milano in grande stile di Vittorio Sgarbi, che firma una mostra, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano, tutta da vedere e che non mancher di catalizzare lattenzione del grande pubblico. Gi linaugurazione stata un grande evento, che ha visto protagonisti anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivato da Roma appositamente, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Certo, dopo i nuovi tagli alla cultura appare buffo che certe autorit partecipino alle inaugurazioni di mostre e musei, ma questa lItalia. I nomi della mostra sono di gran richiamo, Caravaggio appunto, ma anche quello dello stesso Sgarbi che, si sa, nel bene e nel male fa sempre parlare di s. E bene per fare fin da subito alcune precisazioni su che cos questa mostra e su cosa si deve aspettare il visitatore, visto che questa non una delle tante mostre su Caravaggio che si sono fatte in Italia fino ad oggi, ma ha un altro scopo. Per spiegare al meglio di cosa tratta questa mostra, bene concentrasi, pi che sul titolo, sul sottotitolo: Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Perch questo lobiettivo dellesposizione, ricostruire il possibile itinerario svolto dal Merisi nella sua giovinezza, prima di trasferirsi a Roma nel 1592-93 circa. Se di sicuro si sa che il Caravaggio fu allievo di Simone Peterzano per quattro anni, dal 1584 al 1588, poco si sa di quegli anni e di quelli, totalmente avvolti nel buio, che precedettero il suo viaggio nella capitale. La mostra, con le sue sessanta opere, crea un percorso geografico che

n.20 III 25 maggio 2011

19

www.arcipelagomilano.org

ricrea i possibili viaggi fatti dal Merisi, come disse gi nel 1929 Roberto Longhi: non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di l a Lodi e a Milano. Gi ai tempi dei suoi Quesiti caravaggeschi, il Longhi, pur credendolo ancora nativo del borgo di Caravaggio, tracci quellideale itinerario di citt e pittori che rappresentarono davvero gli albori della pittura del giovane Michelangelo Merisi. Ecco allora che proprio su queste citt si concentrano le cinque sezioni della mostra: Venezia, Cremona, Brescia, Bergamo e Milano. Al loro interno possibile ammirare capolavori preziosi di Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Lorenzo Lotto e Jacopo da Bassano, maestri veneti dalle incredibili abilit coloristiche e tonali; nella sezione di Cremona sono rac-

colti i diretti precedenti per i notturni e le pose caravaggesche, ovvero le enormi pale di Antonio e Vincenzo Campi; nella sezione di Brescia non possono mancare Savoldo e il Moretto, cos come nella rivale Bergamo spadroneggiano i ritratti di Giovan Battista Moroni. E a Milano poi che troviamo i maestri pi diretti del Merisi, come Simone Peterzano e altri artisti che probabilmente conobbe e da cui prese lattenzione per la natura e la realt: il Figino, Fede Galizia, Lomazzo, Giovanni Agostino da Lodi. Questi i nomi importanti che conducono il visitatore a capire come sono nate, tra le altre, anche due opere di Caravaggio presenti in mostra: la Flagellazione di Cristo (1607-08), del Museo di Capodimonte, opera matura, posta accanto alle monumentali tele dei fratelli Campi (non si potr non riconoscere gli stessi artifici); e la giovanile Medusa Murtola, seconda versione di quella pi famosa Medusa esposta agli Uffizi. Anche una terza opera era prevista

e indicata (dai giornali) come punto centrale della mostra: Il riposo dalla fuga in Egitto della galleria Doria Pamphilj di Roma, eseguita nei primi anni romani. Al momento, per motivi tecnici, il quadro non ancora per esposto in mostra. Lo si attende con impazienza ma da sottolineare come la presenza o meno di quellopera non alteri il senso di unesposizione che per la prima volta mette in luce le origini davvero lombarde del Caravaggio, mettendo fianco a fianco opere di pittori lombardi e veneti che il Merisi vide e di cui serb memoria per tutta la sua breve, ma assolutamente rivoluzionaria, esistenza.

Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10 marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ridotto: euro 10.

Il lascito dei Clark: gli impressionisti e un museo raro


Milano torna ad ospitare, a dieci anni di distanza dallultima volta, una vecchia passione, gli Impressionisti. E Palazzo Reale a presentare la prima tappa di un tour mondiale, che, partito da Williamstown, Massachusset, arriver a toccare tante citt importanti. 73 capolavori della collezione americana dello Sterling and Francine Clark Art Institute saranno esposti da qui a giugno per permettere anche al pubblico milanese di osservare opere importanti di maestri dellImpressionismo come Monet, Manet, Sisley, Pissarro, Renoir, Degas, Caillebotte, Berthe Morisot e Mary Cassat (uniche due donne del movimento), e altri ancora. Impressionisti ma non solo. Lesposizione comprende anche opere di artisti accademici dell800, quali William-Adolphe Bouguereau, Jean-Lon Grme e Alfred Stevens, ma anche i pittori della cosiddetta Scuola di Barbizon, diretta precedente dellImpressionismo, con nomi quali Corot, Rousseau e Millet. Una carrellata che ci porta per a conoscere anche alcune importanti opere di maestri del postimpressionismo, come Gauguin, con le contadine bretoni, Bonnard, con le sue ragazze colorate a campiture piatte, Daumier e, infine, il genio di Toulouse-Lautrec con i suoi ritratti pensosi e assorti. Una mostra varia e variegata, divisa in 10 sezioni tematiche che analizzano i principali temi trattati dagli Impressionisti: la luce, limpressione, la natura, il mare, il corpo, la citt e la campagna, i viaggi, i volti, i piaceri e la societ. Il percorso espositivo riunisce dunque i capolavori dei pi grandi artisti francesi che, nelle loro varie evoluzioni e declinazioni, dal realismo, allimpressionismo al postimpressionismo, si sono confrontati con queste tematiche rivoluzionando il concetto di pittura e il ruolo dellarte nella societ borghese dellepoca. Societ con cui tutti gli artisti esposti si sono dovuti scontrare, spesso nel vero senso del termine. La mostra propone quindi un percorso gradevole, una piacevole passeggiata da fare attraverso le sale, rimirando opere che ottennero successi strepitosi al Salon francese, luogo deputato per esporre opere di pittura accademica; ma anche opere, alcune davvero notevoli, che non furono nemmeno prese in considerazione ai tempi, e anzi furono assolutamente incomprese e schernite. Opere che, in realt, portarono ad una rivoluzione totale dellarte e del modo di dipingere, per tecnica e soggetti. Certo la mostra non brilla per avere capolavori a livello assoluto, ma questo facilmente spiegabile raccontando la storia e il carattere di chi questa collezione mise insieme. Robert Sterling Clark fu uno di quei personaggi fuori dalla norma, allora come oggi. Nato nel 1877 da una famiglia americana ricchissima (il nonno fu socio in affari di quel Singer delle macchine per cucire), eredit una fortuna da parte di padre e di madre, e questo gli permise di vivere una vita agiata e lontana dalle preoccupazioni pi banali. Spirito indomito, allergico alle formalit della sua famiglia, organizz una spedizione di studio a cavallo nella Cina e ne scrisse un libro. Visti i rapporti tesi con uno dei fratelli, decise di sfuggire allambiente borghese di New York trasferendosi a Parigi. Tappa fondamentale questa, che gli permise, oltre che di iniziare a collezionare arte, anche di conoscere una graziosa attrice della Comdie-Franaise, Francine Clary, con la quale inizi uno straordinario percorso di vita, e che spos nel 1919. Gi dagli anni 10 Clark inizi a interessarsi e a comprare opere darte, per lo pi dipinti, dei grandi maestri del Rinascimento italiano come Piero della Francesca e Ghirlandaio. Poi la sua passione sindirizz, quasi per caso, verso gli Impressionisti, conosciuti attraverso mercanti darte suoi amici. Uomo che non amava le

n.20 III 25 maggio 2011

20

www.arcipelagomilano.org

luci della ribalta, Sterling inizi la sua attivit di collezionista quasi nellombra, scegliendo opere s di grandi autori, ma che soprattutto colpivano e affascinavano lui e la moglie. Una scelta istintuale, lontana dalle logiche di mercato o dalle mode. E fu cos che nel 1913 arriv a comprare il suo primo Renoir, primo appunto, di oltre 30 quadri del maestro francese, che divenne il suo preferito in assoluto e di cui am circondarsi esponendo queste opere nelle sue varie case. Se gi dal 1913 aveva pensato ad organizzare un suo museo privato, solo a 70 anni Sterling arriv a decidere di crearne uno suo per davvero. Dopo una vita trascorsa tra New York, Parigi e la casa di famiglia dei

Clark a Cooperstown, la coppia decise di creare un nuovo edificio in stile classico a Williamstown, Massachusset. Unala di questo palazzo, inaugurato nel 1955, divenne la loro casa, finch la morte non colse Sterling a poco pi di un anno dalla creazione di questo museo. Un lascito importante, quello di Robert e Francine, fatto da unincredibile collezione di dipinti ma anche di oggetti dargento, porcellane, libri antichi, stampe e disegni. Listituto fu corredato anche da una generosa donazione e da unintelligente e liberale statuto che ha permesso allistituzione di non essere solo un museo, ma anche un centro di ricerche di fama mondiale, promotore di attivit e stanziamenti a favore

dellarte e delle persone che di arte si occupano. Quello stesso statuto permette che, anche oggi, la collezione venga accresciuta e integrata da nuovi acquisti, fatti sempre pensando a quei criteri di scelta che usavano Sterling e Francine e che hanno permesso lacquisto di nove nuove opere presenti in questa mostra. Gli impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale 2 marzo 19 giugno 2011 Orari: lun. 14.30 - 19.30. Mar, mer, ven e dom 9.30 -19.30. Giov e sab 9.30 - 22.30 Biglietti: Intero 9,00. Ridotto 7,50

La commedia delle arti di Savinio


Prima settimana di apertura per una mostra affascinante quanto complessa. Protagonista il grande dilettante, come amava definirsi lui, Alberto Savinio, al secolo Andrea De Chirico. Fratello proprio di quel De Chirico, Giorgio, che fu per certi versi pi famoso di lui ma anche diversissimo, e proprio questo gli fece decidere di assumere il nome darte di Savinio. La mostra vuol essere unantologica a tutto campo sullarte saviniana, la pi grande mai fatta da trentanni a questa parte. Cento e pi opere esposte, dipinti ma non solo, divise in cinque sezioni tematiche: mito, letteratura, architettura, oggetti e scenografie. S, perch Savinio fu un artista a tutto tondo, di quelli eclettici che forse al giorno doggi non esistono pi. Scrittore, pittore, compositore, drammaturgo, scenografo e regista teatrale. Scopo della mostra proprio il ripercorrere tutte le attivit a cui si interess nel corso della vita, analizzando temi e modi del suo linguaggio. La mostra, curata da Vincenzo Trione (lo stesso curatore dellepica mostra di Dal chiusa un mese fa), propone un incipit e una fine di percorso molto particolari. La voce di Toni Servillo, infatti, accoglie il visitatore nella prima e nellultima sala, declamando a gran voce testi e pensieri di Savinio. Perch solo con le parole di Savinio si pu capire larte e il Savinio-pensiero. Non sproloqui di critici, esperti ecc., ma parole vere, autentiche del maestro, che tanto lasci scritto e che tanto si prodig affinch la sua arte fosse spiegata per ci che era veramente. Difficile inquadrare Savinio a priori, in qualche corrente artistica predefinita. Certo, conobbe i Surrealisti, certo suo fratello fu esponente di spicco della Metafisica. Ma Savinio elabor una poetica tutta sua, non convenzionale neanche per queste correnti di rottura. Apollinaire, amico dei De Chirico ed estimatore dellopera di Savinio, disse di lui che era grande come i geni del Rinascimento toscano. Nato in Grecia, rimase profondamente influenzato dalla cultura classica di quella terra, tanto che dipinse a pi riprese miti classici ed eroi, fino a identificarsi con Hermes, il pi misterioso e ambiguo dio dellOlimpo. Per Savinio la pittura deve essere antinaturalistica, non deve mai assomigliare alla realt, deve essere un mezzo per guardare oltre. E operazione mentale, concettuale, esercizio della mente. Limportante lidea, ed per questo che ogni medium pu essere valido: pittura, disegni, teatro, parole. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, teatralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e maquette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, disse. Oggi non possiamo che dargli ragione. Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.3022.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7,5 euro.

n.20 III 25 maggio 2011

21

www.arcipelagomilano.org

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Limitless


di Neil Burger [USA, 2011, 105'] con: Bradley Cooper, Robert De Niro, Abbie Cornish, Andrew Howard, Anna Friel, Johnny Whitworth
Want some Morra?, termina con questo slogan elettorale Limitless [USA, 2011, 105'] di Neil Burger. Slogan scritto sui manifesti per la campagna di Eddie Morra (Bradley Cooper), in lizza per la carica di senatore. Eddie, fino a qualche tempo prima, era uno scrittore poco ispirato, abbandonato alla sua vita da perdente. Poi, l'incontro con Vernon (Johnny Whitworth) gli cambia la vita: l'ex cognato gli offre l'NZT40, una pillola capace di portare l'attivit cerebrale al cento per cento. La sceneggiatura di Leslie Dixon (tratta dal libro The Dark Fields, di Alan Glynn) fa raccontare la storia direttamente alla voce fuori campo del protagonista che, un po' stupito dagli effetti della droga, si accorge di come tutto quello che avevo letto era ben organizzato e disponibile. L'NZT non porta a effetti di degenero inebriante, ma riesce a stimolare la velocit intellettiva in maniera precisa ed efficace. Senza pillola, sei perduto. Neil Burger sfrutta il ritmo rapido e coinvolgente del film (specialmente nella prima parte) per trascinare lo spettatore in uno stato di empatia con Eddie. Limitless un film per gli occhi: movimenti di camera dinamici e accelerati, e forti giochi di luce ci portano a vedere come Eddie vede. A provare ci che Eddie prova. La fotografia asseconda gli effetti della pillola: luce viva e colori pieni soltanto quando il protagonista sotto l'influenza della droga. L'identificazione tra noi ed Eddie forte e, forse, rimaniamo un po' storditi quando ci accorgiamo di desiderare anche noi un po' di NZT40. Quindi, oltre a essere per gli occhi, grazie alla partecipazione visiva, Limitless anche un film nell'ottica. Siamo nell'ottica di Eddie e condividiamo il suo dubbio: tornare alla normalit o continuare a sfruttare la potenza della droga? Da perdente di natura, Eddie scala rapidamente le gerarchie sociali diventando un guru della finanza: la forza della pasticca come da titolo senza limiti. Ma gli alti e bassi indotti dalla droga, la dipendenza spietata e la forza di volont di Morra, sono un cocktail micidiale per l'uomo che non pi convinto di poter sopravvivere senza l'aiuto di NZT. Nemmeno noi, in sala, siamo certi di poterne fare a meno; la brillantezza di Eddie sotto l'influsso della pillola attraente. Contagiante. Burger si congeda lasciandoci nel dubbio: sar riuscito Eddie Morra a trovare un pacato compromesso con la sua dipendenza? Chiss. Ma, soprattutto, cosa ne sar di noi? Cosa avremmo fatto nei suoi panni? Lo slogan finale, sembra chiederci: volete ancora Morra?; anche se per assonanza potrebbe anche essere un want some more?, il cui intento sarebbe molto pi provocatorio. Paolo Schipani In sala: The Space Cinema Le Torri Bianche, Vimercate

Un perfetto gentiluomo
di Shari Sprinter Barman e Robert Pulcini [USA, Francia, 2010, 105'] con Kevin Kline, Katie Holmes, John C. Reilly, Paul Dano, Alicia Goranson
Louis Ives (Paul Dano) un professore di letteratura licenziato in tronco dalla preside a causa di un inopportuno quanto inaspettato travestimento femminile in aula professori. Non c scelta pi insolita e bizzarra che trasferirsi a New York per ritrovare se stessi e per sciogliere ogni dubbio sui propri orientamenti sessuali. Il ragazzo segue involontariamente il consiglio di Melvin Udall, personaggio interpretato da Jack Nicholson in Qualcosa cambiato, che, buttando il proprio cane nel canale dellimmondizia, lo incoraggiava dicendogli Siamo a New York: se ce la fai qui, ce la puoi fare ovunque. La Grande Mela non certamente lIndia, di conseguenza il percorso di autoanalisi di Louis Ives supportato da uneccentrica guida spirituale, Harry Harrison (Kevin Kline). Luomo uno stravagante commediografo mancato che, dietro una parvenza da intellettuale conservatore, nasconde lespediente che gli permette di frequentare e sfruttare un mondo altrimenti inaccessibile, lextra man. Lespressione, titolo originale dellopera, rappresenta la forma edulcorata e poetica della sua attivit di accompagnatore raffinato di vedove attempate e facoltose. Tutti i singolari e bizzarri particolari che caratterizzano la sua vita perennemente improvvisata conquistano irrimediabilmente Louis cos profondamente affascinato dallidea di diventare un perfetto gentiluomo. La coppia di registi, non solo dietro la macchina da presa, ci immerge nel microcosmo newyorkese sempre attraverso gli occhi e le parole del protagonista. Se nella loro ultima pellicola, Il diario di una tata, si erano serviti di unimprovvisata babysitter per prendere di mira le mamme dei quartieri benestanti della citt, in Un perfetto gentiluomo la loro satira sugli squattrinati intellettuali aggrappati a un mondo lussuoso e benestante frutto delle esperienze e della sensazione del timido e insicuro ammiratore di Francis Scott Fitzgerald. Paul Dano cos bravo nellimpersonare il suo tormentato personaggio da cucirgli perfettamente addosso le caratteristiche di un tipico personaggio dello scrittore amato. Marco Santarpia In sala a Milano: Cinema Apollo

n.20 III 25 maggio 2011

22

www.arcipelagomilano.org

GALLERY

VIDEO

MONI OVADIA: LE ARMI DEI DEMOCRATICI. PISAPIA E BOERI


http://www.youtube.com/watch?v=8mQ86SRq9pY

n.20 III 25 maggio 2011

23

Anda mungkin juga menyukai