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Saggi politica estera italiana

La corona e le feluche. Influenza regia e amministrazione degli Affari Esteri nell Italia liberale. Dagli anni della Destra storica alla Grande Guerra.
Art. 5 Statuto Albertino ruolo preminente del Re nella conduzione degli affari esteri; vedremo la sua azione indiretta e di influenza nei confronti dell elemento governativo e i legami col corpo diplomatico. Sotto cavour si definisce il primo nucleo di una diplomazia nazionale. Riforme azegliane reclutamento amministrazione esteri nel 1850. Cavour interim Affari Esteri dal 1855 al 1859. Sotto cavour si passa a un sistema monarchico fortemente parlamentare e rappresentativo, meno costituzionale. Uguale in diplomazia: Cavour preferiva elemento borghese a quello aristocratico vicino alla Corte. Sovrano torna a occupare una posizione centrale con la scomparsa di Cavour, il 6 giugno 1861. Grande ascendente del monarca, Vittorio Emanuele II, sulla destra storica, portata a identificare il Risorgimento con l azione della monarchia sabauda. Uomini fedeli al Re: Cialdini, Menabrea (borghesi invece Lanza, Sella, ecc.). Re che interviene anche di pi in politica interna revocando primi ministri indipendentemente dalle maggioranze parlamentari (Ricasoli nel 1862, Rattazzi nel 1862 e 1867, Minghetti 1864). Mai si discusse di trattati internazionali in Parlamento (ecezione: trattato alleanza con francia e inghilterra nel 1855 voluta da Cavour). Tra morte Cavour e 1870 (presa di Roma) re che faceva nominare ministri degli esteri o vicini a lui (Rattazzi, 1862; La Marmora, 1864-1866; Menabrea, 1867-1869;) o completamente ininfluenti (come Pasolini 1862-1863; Pompeo di Campiello 1867;). Ma la diplomazia cavouriana permaneva: Emilio Visconti Venosta, segretario generale da dicembre 1862 a marzo 1863, ministro esteri da marzo 1863 al 1864, da giugno 1866 ad aprile 1867 e poi da dicembre 1869 a marzo 1876. Tra il novembre 1870 e marzo 1871 volle come segretario generale Isacco Artom, collaboratore storico di Cavour. A Parigi, fino al 1876, Costantino Nigra e a Berlino il De Launay, s savoiardo ma non rimasto insensibile alla lezione cavouriana. Dalla sinistra storica alla fine del regno di VE II, due fasi: una protagonismo del Re, un altra invece con crescita dell esecutivo, ma con il parlamento che paradossalmente rimaneva ancora pi tagliato fuori proprio perch pi viva la sensazione che esso cominci a essere un soggetto attivo e autonomo. Comunque il passaggio da dx a sx non porta sconvolgimenti nel campo degli affari esteri, anche per tranquillizzare casa savoia e le altri corti europee memori dei passati rivoluzionari di esponenti di governo. Primo min est sx storica fu Luigi Amedeo Melegari (1876-1877), ma a Londra venne mandato Menabrea, ultra moderato fedelissimo del Re, gi primo ministro e ministro degli esteri a interim tra 1867 e 1869. Simile mossa fu quella di mandare il generale Cialdini a Parigi, mentre Nigra fu spedito a San Pietroburgo. A berlino riconfermato De Launay conservatore e a Vienna Carlo Felice Nicolis di Robilant, vicino a corte (sarebbe stato a malincuore ministro degli esteri tra il 1885 e il 1887 con Depretis perch glielo chiese Umberto II). Stesso discorso di vicinanza con la corte pu essere fatta per i collaboratori di Depretis e poi di Cairoli al ministero: si alternarono al segretariato generale del Mae Giuseppe Tornielli-Brusati (aprile 1876-giugno 1878, dicembre 1878-luglio 1879) e Carlo Alberto maffei di Boglio (giugno-dicembre 1878, luglio 1879maggio 1881), funzionari moderati formatisi alla scuola della destra storica di Visconti Venosta. Ancora pi eclatante la chiamata a segretario generale dal 1881 al 1883 di Alberto Blanc (capo di gabinetto con La Marmora, segretario generale di Venosta) quando ministro era Mancini. Infine molta diplomazia era reclutata di gran lungo tra membri di estrazione nobiliare, per assurdo il dato fu pi alto durante gli anni della sx storica. Insomma, l urgenza di legittimazione della sinistra di governo trova riscontro nelle esigenze di conservazione delle prerogative regie nel campo della politica estera. Con la fine del regno di vittorio emanuele II (muore nel 1878) si registr s un calo irrimediabile del grado di accettabilit di una politica

estera di propriet eslcusiva del monarca, ma ci non elimin una volta del tutto le vecchie prerogative, anzi, spinse la sfera monarchica a confinare sempre pi la propria azione nell ambito delle affinit dinastiche (simbolo ne il viaggio di Umberto I, autunno 1881, a Vienna per avviare la preparazione della triplice). Periodo Crispino, con Umberto I, periodo critico. Idea alta dell istituzione monarchica, ma non sacrale della presenza del Re. La monarchia era nelle istituzioni, nelle abitudini, negl interessi, in tutto ci che moralmente e politicamente le circonda e le d forza . Egli voleva amplificare, almeno formalmente, la funzione del re in quanto capo dell esecutivo, ma al contempo rivestire l azione ministeriale di quell autorit e di quell autorevolezza che solo l iniziativa sovrana poteva conferirle . Tant che fu sia primo ministro che ministro degli Esteri da luglio 1887 e febbraio 1891. Fedele interpretazione dell art. 5: segreto diplomatico nelle trattative internazionali, incompetenza del parlamento a discutere materie di politica estera. Crispi poi non aveva fiducia nella diplomazia, che andava secondo lui rinnovata (anche dopo fallimenti congresso berlino e mancata occupazione Egitto) e che doveva informare il governo, perseguire gli obiettivi del paese, non solo quelli della corona. Nella sua concezione il gabinetto il vero nucleo propulsore dell azione diplomatica. Leggi 25 e 29 dicembre 1887: depotenziata la figura del segretario geneale, le cui funzioni amministrative venivano affidate al sottosegretario (Abele damiani)e quelle politiche al capo di gabinetto (carlo Pisani Dossi). Ristrutturazione degli uffici e funzioni principali assorbite dal gabinetto del ministro. C poi regolamento del concorso di ammissione alle varie carriere (1887), poi emenndato (1890): unificazione delle carriere, non si fa menzione per la 1^ volta della rendita, nel 1888 abolizione degli addetti onorari ulteriori limitazioni all influenza sul personale addetto agli esteri della corona. Giacomo Malvano. Supercarriera e dal 1885 Segretario Generale del MAE. Non firm il progetto di riforma di Pisani Dossi da cui sarebbe scaturita la riforma crispina. Allora mandato nell aprile 1888 alla sede punitiva di Tokyo.Caduto Crispi, nel febbraio 1891 Malvano fu richiamato come Segretario Generale del MAE, che lasci spontaneamente al ritorno di Crispi con letterra al ministro Blanc il 19 dicembre 1893. Ma nel 1896 (crispi in disgrazia dopo Adua) si rifa e manda Pisani Dossi a Rio De Janeiro (gi mandato nel 1891 a Bogot). Oltre a essere diplomatico del tipo inviso a Crispi, Malvano pur borghese era molto vicino a Corte e alla tradizione. Fu pi rispettoso, Crispi, della diplomazia periferica (non tocc De Launay a Berlino, NIgra a Vienna, menabrea o Blanc, cui poi and il ministero degli esteri dal 1893 al 1896. Nessuna esitazione invece nel rimuovere Luigi Corti da Londra, Giuseppe Greppi da Pietroburgo, Oldoini da Lisbona e Barbolani da Monaco.A Londra, sempre con occhio di riguardo per Umberto I, mandati di Robilant, Marocchetti a Pietroburgo, Avogadro di Collobiano a Lisbona. Insomma pur alla ricerca di una nuova diplomazia, la sua concezione del sistema politico non poteva fare a meno della corona come fonte di legittimazione di un incisiva azione di governo e quindi non si poteva permettere di sganciarsi da essa pi di tanto. Con ordinamento Caetani del 15 marzo 1896 la struttura dell amministrazione centrale messa in piedi con riforme crispine veniva cancellata. Ci fu poi il ritorno alla Consulta di Emilio Vesconti Venosta, nuovamente ministro degli esteri dal 1896 al 1898 e poi dal 1899 al 1901, atto particolarmente gradito alla corona (governi di rudin, pelloux, saracco) e anche mutamento della politica estera (ok triplice, ma occhio di riguardo a uk e francia), vedi accordo italo-francese del dicembre 1900. Vittorio Emanuele III ebbe una vocazione politica attiva e caldeggi questo riavvicinamento alla Francia anche perch l Austria non gli era simpatica. Nessuna riforma strutturale con Venosta, ma si riport fiducia nella sfera decisionale della politica estera italiana (migliori rapporti tra ministro e ambasciatori, anche). Ministro degli Esteri nel 1901 Giulio Prinetti, che un po bilanciava in senso conservatore il ministero Zanardelli Giolitti e ulteriore allontanamento dalla triplice. Rafforzamento dei legami con fra e uk e riordino

dell amministrazione centrale, creando sia organi speciali sia dislocando funzionalmente in una nuova maniera il personale (tecnici all interno, fulcro amministrazione il personale diplomatico, con compiti quindi politici: insomma anche lui un po di diffidenza per gli uomini di carriera interna). Tittoni, novembre 1903, dicembre 1905 e poi, dal 1906 al 1909, uomo lontano dalla politica estera, ma Giolitti disse che riusciva meglio un uomo parlamentare a divenire un buon diplomatico che il contrario. Con RD 9 aprile 1908 ridisegno ministero: ritornano il gabinetto e il sottosegretario aboliti da Caetani: ci fu anche fusione di carriera interna e diplomatica. Malvano, contrario, si ritir. Pensionamento di Nigra nel 1904 a Vienna va il duca Avarna di Gualtieri.A Berlino de Launay Alberto Pansa, che arrivava da Londra, dove fu sostituito dal 1906 al 1910 da Antonino di San Giuliano. A Parigi, morto Tornielli Brusati, and il conte Giovanni Gallina. A Costantinopoli al posto di Obizzo Malaspina di Carbonara marchese Guglielmo Imperiali di Francavilla, dal 1910 a Londra. A Pietroburgo Roberto Morra Giulio Melegari, figlio di Luigi; a Madrid Avogadro Giulio Silvestrelli. insomma atteggiamento di favore nei confronti degli ambienti dell aristocrazia romana e papalina , a volte ci fu visto come strategia giolittiana nei confronti del mondo cattolico. Nomine comunque ancora attentamente vagliate dalla Corona. Antonino di San Giuliano fu ministro degli esteri dal dicembre 1905 al febbraio 1906 con Fortis, pochi mesi in cui per riesce a impostare la linea di condotta italiana alla conferenza di Algeciras, ma soprattutto dal marzo del 1910 al 16 ottobre 1914, giorno della sua scomparsa, nei governi Luzzatti, Giolitti e Salandra. Egli fu vicinissimo a Vittorio Emanuele III: il re aveva nominato suo padre senatore a vita, ma soprattutto gli arriv alla Consulta pur estraneo alla carriera con una preparazione specifica, tecnica quale forse nessun altro aveva accumulato sino allora nel settore della politica estera; inoltre i due condividevano il grande avvenire dell Italia nell arena internazionale, purch esso fosse perseguito con passi mirati. In pi era stato Ambasciatore a Londra e Parigi, dove cedette il posto a Tittoni che l aveva preceduto a Londra. Nel Regno Unito ebbe un azione positivissima, dove tra le altre cose riusc a stringere personalmente ottimi rapporti con Edoardo VII. Anche San Giuliano fece qualche modifica all ordinamento del ministero, ma di poco conto. Pi importante l istituzione del Ministero delle Colonie. Al MAE Giacomo de Martino fu segretario generale. Anni di grande mobilitazione del personale, fine della routine e molti ministri e consoli di grande preparazione inviati in sedi normalmente considerate di second ordine per testare la loro iniziativa, in quanto giovani. la sua scomparsa proprio prima della guerra furono un duro colpo. LA guerra fece s che ci si spinse verso un aderenza al dettato letterale dell art. 5, a partire dall ingresso nel conflitto a fianco di Francia e Regno Unito, quando il Sovrano respinse le dimissioni di Salandra, sancendo in pratica la scelta dell intervento (min est. Era Sonnino), perch l annullamento del Patto di Londra avrebbe comportato la sconfessione dell operato del re, provocando una crisi dinastica che in quel momento nessuno auspicava. Sonnino, pur se erano passati molti anni, era pur sempre l uomo del Torniamo allo Statuto , in cui il Re era esaltato come ruolo attivo, tradizione di governo, interesse generale della patria, elemento continuo dello Stato di fronte agli elementi mutevoli quali i governi. In conclusione rapporto di influenza tra corona e amministrazione degli esteri costante ma a intensit variabile, indipendentemente dall evoluzione del sistema costituzionale con il governo sempre pi svincolato dal Sovrano. Tale variabilit sembra sia soprattutto dipesa dalle diverse interpretazioni che del sistema nel suo complesso e quindi del proprio ruolo hanno dato i soggetti che si sono succeduti nell ambito della sfera decisionale della politica estera. Affari esteri permangono a essere sottratti al parlamento e rimangono nel quadrilatero corona-presidenza del consiglio-ministro degli esteri-diplomazia. Parlamento ebbe per una importante incidenza indiretta. La diplmazia, un elit politico amministrativa avente la sua coesione data da un affinit politica culturale con ideali liberali a fare da leva del riscatto nazionale e con la lealt al monarca per il riconoscimento

dell azione nazionale di casa savoia, guardava alla monarchia anche per rimanere cos lontani agli equilibri mutevoli del Parlamento e dall instabilit dei governi, che pure vengono serviti fedelmente nell interesse generale del Paese, ci che segno di una sorta di a-politicit funzionale della diplomazia. Legame con la monarchia sia politico-ideologico che tecnico-funzionale, in pratica inerente alla natura istituzionale della diplomazia, riemerger con la caduta del fascismo, quando funzionari seguirono il Re a Brindisi.

Politica estera e diplomazia negli anni del fascismo


Da ottobre 1922 al giugno 1924 la politica estera del I governo Mussolini fu una politica di prestigio . Nella linea e nella tradizione della politica estera liberale e liberal-democratica svolta fino ad allora dall italia, nel solco della tradizione della consulta, guidata dal segretario generale Salvatore Contarini. Guadagnare prestigio per rinforzare il fascismo all interno. Periodo in cui ci basiamo sull accordo con UK e Fra, sfruttandone per di volta in volta i contrasti e conquistando prestigio nei Balcani e nel Medio Oriente propugnando il reinserimento degli Stati vinti nell economia europea. Temi concreti della pol. Est. Ita in quel periodo: riparazioni, debiti di guerra, emigrazione della popolazione italiana all estero, ricerca dell affluenza dei capitali stranieri in italia. evitare una politica di avventure, perseguire una politica di utilit nazionale (pnf ancora minoritario in parlamento). agosto 1923: dopo l uccisione di militari italiani da terroristi filo greci, Mussolini ordin l immediata occupazione dell isola di corf il 31 agosto, sgomberata il 27 settembre dopo che si raggiunse un compromesso tramite la conferenza degli ambasciatori che sostanzialmente dava ragione all italia. gennaio 1924: trattato di Roma fra Italia e Regno SHS: Fiume attribuita all Italia ma questa lasci alla Jugoslavia buona parte del contado e Porto Baross, e ci fu anche la firma di un trattato quinquennale di amicizia. Ci fu anche grande attenzione nei confronti della Russia comunista. Febbraio 1924 riconoscimento italiano dell governo sovietico, stabilimento di normali relazioni diplomatiche e trattati di commercio. Comunque fino al 1930 la politica estera era assolutamente subalterna e subordinata a quella interna (pensa solo a quanto si deve rafforzare e cercare il consenso dopo il delitto Matteotti) e a quella economica finanziaria (agricoltura autarchica, quota 90). Tra il 1924 e il 1927 gli elementi caratterizzanti della politica estera fascista furono tre: 1) costante sforzo per un accordo stabile con l Inghilterra; 2) mantenere una forte opposizione a ogni ipotesi di Anschluss; 3) ricerca di una soluzione per i promessi, gi dalla conferenza della pace di Parigi, compensi coloniali ; 1) ruolo dell Italia alla conferenza di Locarno (ottobre 1925) riconosciuto. 2) Oltre giuba annessa alla Somalia e qualche rettifica di frontiera tra Egitto e Libia; stipulazione del trattato di tirana (novembre 1927) con cui l italia si assicur praticamente il controllo del piccolo e vicino Stato balcanico. 1924 trattato di amicizia italo-cecoslovacco, 1926 analogo trattato con la Romania, in concorrenza con la Francia (erano membri della piccola intesa) per l espansione delll influenza politico-econoomica nell area danubianobalcanica. Aprile 1927: trattato di amicizia italo-ungherese: L italia considerava ll Ungheria un paese a pieno titolo inserito nella sfera degli inteerssi italiani e Mussolini in persona dichiar proprio che in politica estera occorreva quanto pi urgentemente rivedere le clausole dei trattati di parigi del 1919, in particolare a favore proprio dello stato ungherese. Iniziano a deteriorarsi rapporti con francia e jugoslavia. Nel 1929-1930 politica estera pi dinamica per la stabilit interna raggiunta e il mutare quadro internazionale. Riesce a sganciarsi dai vincoli posti alla politica estera dalle grandi forze economiche (che volevano collaborazione con grandi potenze e interscambi commerciali). Centrali sin dall inizio, nonostante la mancanza di una visione lineare e precostituita della politica estera fascista, furono: 1) concretizzazione e difesa di una nuova sensibilit nazionale , 2) accettazione di un imperialismo di fondo ; 3) rifiuto del pacifismo , 4) ancora maggiore rifiuto del neutralismo . Nel maggio 1925 Dino Grandi sottosegretario

agli Esteri. Grandi e Mussolini avevano queste linee: mantenere una certa distanza dalla Francia, unita a vera paura nei confronti della Germania, sostenere la necessit dell Italia di proiettarsi nel Mediterraneo, innestata su una fortissima pregiudiziale antijugoslava; ma per essere grandi potenze come francia e Inghilterra occorreva tempo, era meglio evitare passi falsi. Diplomazia parallela accanto alla diplomazia ufficiale. Con Inghilterra rapporti buoni, perch sia nel continente che nel Mediterraneo e in africa Roma poteva rappresentare sempre un potenziale contrappeso a Parigi e alle richieste francesi. Con la Francia invece rapporti difficili sia per motivi politico ideologici, sia per la politica estera francese anti-revisionista e alla ricerca dell egemonia in Europa, sia per contrasti in Africa (Tunisia e Gibuti). scelte obbligate per italia: ratificare Locarno per non essere esclusi dalla garanzie delle frontiere nel continente e ribadire il concetto della sicurezza italiana. Comunque con la Francia, diceva Mussolini, bisognava trovare un accordo, senza arrivare alla rottura, perch solo cos i contrasti sarebbero potuti essere appianati e l italia avrebbe potuto fare la tanto agognata politica coloniale in Africa il colonialismo era la vera questione del fascismo, a questo puntava il nostro revisionismo, all Africa, al Mediterraneo orientale, non tanto all Europa, usata solo in modo strumentale (ad esempio eccitando il pericolo tedesco agli occhi della francia) per ottenere i propri scopi, i propri compensi coloniali (con s.giovanni moriana, poi non valida a causa dell urss, ci era stata promessa smirne mentre in anatolia ci attacchiamo con ataturk). settembre 1929: Dino Grandi Ministro degli Esteri, che voleva politica estera di pace, disarmo, collaborazione con SDN, conciliazione con potenze democratiche in modo da acquisire un ruolo autonomo nella politica internazionale e quel peso determinante (italia come arbitro dello status quo in europa, lucrando da questa posizione di pendolo della bilancia tutti i possibili vantaggi, sia morali che materiali. Ci era possibile solo mantenendo autonomia, libert di movimento cos da poter far pesare la propria scelta secondo i suoi interessi nazionali e i vantaggi che avrebbe potuto ottenere dagli altri Stati nelle varie situazioni) nella realt europea, che ci avrebbe permesso di arrivare alla creazione di un vero e proprio impero coloniale. conferenza per il disarmo navale a Londra nei primi quattro mesi del 1930. Limitazione armamenti. Alla fine Roma e Parigi parit di flotte. Facciamo politica pacifista in modo strumentale anti-francese. Ma il 14 luglio 1931 Francia e Inghilterra rinnovano bilateralmente col patto di Losanna la loro stretta collaborazione, cui sarebbe dipesa una concorde e comune politica estera. Scacco per l Italia. Mussolini riassume il Ministero degli esteri il 21 luglio 1931 (a me dice nel 32 serra) e dirott Grandi all ambasciata di Londra. In quegli anni politisca estera fascista asseconda una crescente ideologizzazione, tesa a esportare il fascismo (prima non era merce da esportazione , fenomeno solo italiano). Ecco le nuove linee della politica estera fascista: 1) prendere le distanze da francia e germania, assumendo un atteggiamento equidistante da entrambe, in maniera da mantenere intatte tutte le possibilit per una politica pendolare; 2) tendere a mettere in difficolt l accordo anglofrancese di Losanna per recuperare l appoggio inglese; 3) sostenere al massimo gli accordi con Austria e Ungheria sia per creare difficolt alla Francia che per frenare la spinta nell Europa centro-orientale tedesca. lo sbocco di questa politica doveva essere un accordo fra le quattro grandi potenze, Italia, Inghilterra, Francia e Germania, che avrebbero dovuto costituire una sorta di direttorio europeo in grado di assicurare al continente anni di stabilit e di pace. (anche perch pace europea = ripresa coloniale in africa per italia). Patto a quattro: nel marzo (lui dice 31 maggio, ma boh) 1933. Anni 1933-1935. Sempre peso determinante in relazione a 4 aspetti rilevanti politica internazionale dopo la stipulazione del patto: 1) allontanarsi gradualmente dalla Germania; 2) far comunque apparire la differenza dalla politica estera inglese e francese; il fulcro di questa politica si rilev in sostanza la questione austriaca, problema in funzione del quale tutti gli altri andavano visti; 4) essere riusciti a impedire, pi di ogni altra

cosa, la costituzione di due blocchi contrapposti. Con Dollfuss rapporti strettissimi. Intesa a tre tra Roma, Vienna e Budapest (patto tripartito mah) che rafforzava influenza a centro-europa anche in funzione antitedesca (14 giugno 1934, a Venezia primo incontro Mussolini e Hitler). Putsch nazionalsocialista contro Dolfuss il 25 luglio 1934. Comunque sia tra il nuovo atteggiamento inglese, il mutato muoversi tedesco, lontano dalla Francia, poteva dire che si era estinto lo spirito di Locarno. Si tenta un avvicinamento con Francia e Jugoslavia, ma il 9 ottobre 1934 Barthou e Alessandro I vengono assassinati da separatisti croati (guidati da Ante Pavelic, tra l altro finanziato da Roma). Ma comunque Laval la Roma dal 4 al 7 gennaio 1935: accordo che diceva che in caso di minaccia all integrit territoriale austriaca i due govenri si sarebbero consultati tra loro circa le decisioni da assumere, limitavano il riarmo in rapporto alla Germania, prevedendo reciproche consultazioni e decisioni comuni, rettifiche delle frontiere eritree e libiche a vantaggio italia, si prorogava la regolamentazione della nazionalit italiana a Tunisi. Era vantaggioso per la Francia che si sgravava del Patto di Londra, ma pare pare che Laval diede mano libera a Mussolini in Etiopia. 3 ottobre 1935 Italia inizia le operazioni in Etiopia. Sanzioni economiche sdn e ostilit francese e, soprattutto, inglese. Impero proclamato a maggio del 1936. Ora bisognava ricucire rapporti con Inghilterra. C era stato invece, strumentalmente, riavvicinamento con germania mussolini nell estate 1936 favorisce addirittura trattato di amicizia tra Austria e Germania. La carica realistica della politica estera italiana iniziava essere gradualmente sostituita da quella ideologica . Il fronte di Stresa non aveva supportato l Italia: ci non signficava per forza alleanza con germania, ma sicuramente fine della certezza di contare sull italia per attuare una politica di contenimento del revisionismo tedesco. luglio 1936: guerra civile spagnola. Intanto Roma non si era unita al coro delle proteste delle potenze democratiche per la militarizzazione della Renania da parte di Hilter e prese il tempo a Londra stipulando, nell ottobre 1936 un accordo, l asse roma berlino (con rispettive aree di interesse: mediterraneo e europa orientale) e nemici comuni: comunismo sovietico e imperialismo britannico (nelle parole di hitler mi pare strano). Comunque Mussolini ritenne conclusa l esperienza del societarismo e della risoluzione delle controversie internazionali in maniera pacifica: 11 dicembre 1937, l italiasi ritira dalla societ delle nazioni. Passi avanti verso Roma della Gran Bretagna: gentleman s agreement sullo status quo nel Mediterraneo fra italia e Uk, il 2 gennaio 1937e poi Accordi di Pasqua del 16 aprile 1938 con la quale ripristinavano formalmente la loro amicizia (volont comune di mantenere buone relazioni, ribadire intesa sullo status quo nel mediterraneo, regolavano le rispettive politiche medio-orientali, confermavano la libera navigazione lungo il canale di Suez) Il riavvicinamento italo-inglese permise a Mussolini di riprendere la politica del peso determinante per ottenere ci che non aveva ottenuto dalla francia. 6 novembre 1937, l italia aderisce al patto anti-comintern firmato il 25 novembre 1936 dalla germania e dal giappone. marzo 1938: Anschluss. Poi richiesta dei Sudeti. Conferenza di Monaco (settembre 1938). Italia annette l Albania nel marzo 1939 (di nolfo dice 7 aprile). Maggio 1939 Patto d acciaio da qui le politiche dei due paesi non sarebbero pi riuscite a separarsi. Ministro degli Esteri, dall 11 giugno 1936, era Galeazzo Ciano MA con patto d acciaio era impossibile perseguire la politica estera prima sperata da Mussolini, di peso determinante, di pendolo tra germania e Inghilterra, di pensare a lungo termine su Malta, Cipro, Gibuti, Corsica, ecc voleva ricreare un direttorio a quattro con due potenze maggiori (italia e Inghilterra) e due minori (francia e germania) e quindi perch chiudersi la porta stringendo tanto l alleanza con la Germania? Beh, perch era difficile far ci, riavvicinarsi a UK e non mettere in crisi i rapporti anglofrancesi, perch si sarebbe risistemata la geopolitica mediterranea tutta a favore dell Italia e a discapito dell UK, ci che Londra non poteva permettersi, e poi Londra non poteva essere sicura che quelle rivendicazioni di mussolini fossero anche le ultime, come fare a fidarsi di una politica costantemente pendolare? Alla fine del 1938 Londra aveva deciso di smetterla con l appeseament a Roma e Berlino e di riavvicinarsi a Parigi. E nel

contempo arrivavano le pressioni tedesche per legarsi di pi, a fare accordo militare. Ecco che, nonostante l iniziale volont italiana di non legarsi irrimediabilmente le mani, si giunse al patto d acciaio (un intesa desiderata soprattutto dagli elementi pi radicali del fascismo) quando ormai francesi e inglesi avevano capito che era inutile continuare a trattare con gli italiani. A met marzo l occupazione tedesca della Boemia e della Moravia fece naufragare le residue speranze di scelta: ormai era impossibile frenare l espansione tedesca, meglio allearsi piuttosto che rischiare di perdere tutto nei Balcani e nel Mediterraneo, anche vista la reazione nulla della Francia e dell Inghilterra davanti alla liquidazione della Cecoslovacchia. Valeva la pena chiudere l alleanza con Hitler, certo specificando alcune questioni: nessun interesse tedesco per il Mediterraneo, albania tranquillamente italiana e mano libera a ita se si fossero create condizioni per la creazione di uno stato croato indipendente. 7-8 aprile invasione Albania. Il 20 era gi tutto finito. Grandi ripercussioni su opinione pubblica, ma allora l asse ci porta vantaggi strada definitivamente spianata per la definizione del Patto d acciai: 6 maggio 1939. Il tutto veloce e senza preparazione della diplomazia italiana. Anche perch mussolini non pensava ancora alla guerra (aveva chiesto tre anni di preparazione ) ma si accinse alla brusca svolta per acquistare il diritto formale alla consultazione preventiva per poter esercitare influenza decisiva per poter quanto meno ritardare la guerra. Italia faceva capire a Inghilterra che non ci stava a essere accerchiata nel Mediterraneo e perch, se il Fuhrer avesse mantenuto la parola, Mussolini sarebbe stato il garante della pace per almeno tre anni, obbligando la Francia a scendere a trattative concrete. Ma le cose sarebbero andate diversamente: non sarebbe stata l italia a guidare il blocco italo-tedesco altro che stessa politica di pace alla fine del 1939. Mussolini ormai non aveva pi porte aperte alle spalle. Smacco nell agosto 1939 con patto di non aggressione germania urss. Non ci capivano pi niente: ormai persa la bussola i fascisti si gettarono in guerra la sera del 10 giugno 1940.

Ammissione Italia nell ONU


14 dicembre 1955. Momento che finalmente sancisce la fine della nostra soggezione al trattato di pace e della nostra posizione di ex nemici . Ricorda che fummo esclusi dalla conferenza di san francisco dell aprile giugno 1945. Critiche di Croce a questa scelta: ci siamo riscattati nel 43-45, e non saggio lasciar esposto a seduzioni pericolose un popolo, grande o piccolo che sia, insanabilmente ferito nell anima. quando la conferenza si apre il 25 aprile Alcide De Gasperi mmanda una nota di protesta contro l esclusione dell italia democratica al presidente dell assemblea. Conferenza, andata avanti con reciproca diffidenza fra le grandi potenze, che si chiude il 26 giugno 1945. Disappunto in Italia al punto che c quasi indifferenza e disaffezione nei confronti dell onu negli anni successivi. La questione dell ammissione dell Italia all ONU fu, di fatto, una questione legata alle vicende che caratterizzarono il passaggio, a livello di relazioni internazionali, dalla fase della guerra fredda a quella della coesistenza competitiva. cobelligeranza . Quando appoggiamo lo sforzo degli alleati con la dichiarazione tripartita del 13 ottobre 1943 non perdiamo il nostro status di paese sconfitto, in quanto il 29 settembre a Malta era stato sottoscritto il principio della resa incondizionata. Eppure in Italia la percezione fu un altra. Dovevamo superare questo status: quale migliore circostanza che l ammissione all onu? comunque l apertura e la specialit del caso italiano era gi stata riconosciuta al punto IX del documento finale di Potsdam in cui pareva che la firma del trattato di pace fosse la condizione per ottenere l ammissione all onu e la circostanza che avrebbe gettato le premesse per una futura revisione del trattato stesso. Carlo Sforza Ministro degli Esteri dal 2 febbraio 1947 al 16 luglio 1951. Firmiamo il trattato di pace il 10 febbraio 1947, il 7 maggio facciamo domanda d ammissione all ONU prima ancora di ratificare il trattato di pace, il che ci

fa sgamare su quanto volessimo utilizzare l ONU proprio per modificare il trattato di pace stesso (che poi in realt l AG ONU poteva solo, entro un anno dopo l entrata in vigore del trattato, formulare proposte che avrebbero impegnato i Grandi sulla sorte delle colonie). 1 ottobre 1947 veto sovietico all Italia. (per questione di equilibrio dei blocchi). Furono gli Usa a riprendere il discorso in vista delle elezioni dell aprile 1948: accompagnarono l iniziativa per l attribuzione del Territorio Libero di Triste all Italia con la promessa di sostenere l ammissione dell Italia all Onu nella sessione straordinaria di primavera (non si poteva certo aggirare il veto sovietico, ma sfruttare il suo no tornato il 10 aprile 1948 per scopi elettorali. 28 maggio 1948. La CIG in parere consultivo dice che l ammissione di uno Stato all organismo internazione non poteva essere subordinata a quella degli altri stati. Nostre aspirazioni giuridicamente acquistano maggior valore, ma politicamente non cambia nulla. Per assurdo Italia non nell onu fu nominata potenza amministratrice fiduciaria della Somalia, applicando quindi di fatto i principi della Carta Onu. proviamo anche ad aggirare voto CDS ricorrendo all AG ma senza fortuna. Comunque l interesse era diminuito, anche di importanza, per le nostre scelte atlantiche ed europeiste (Consiglio d Europa), segnando la fine di un periodo nella vita italiana del dopoguerra, con l italia di nuovo parte attiva della comunit internazionale. Cercare insistentemente l ammissione all onu e non riuscirci a un certo punto fu quasi controproducente per forze filooccidentali (vedete, diceva la sx neutralista o sovietica, il prezzo dell aver scelto il campo degli USA?). Ultima fase dell epoca staliniana. Urss con aura di pacifismo e volont negoziale. Nota del 10 marzo 1952 URSS propone un accordo sulla Germania che avrebbe permesso a questa il superamento delle limitazioni concernenti il riarmo. Era anche una strategia per fare leva sui partiti neutralisti (tipo PSI di Nenni) per allentare il legame atlantico. Nota fu rifiutata. Nomina di Gaetano Martino il 19 settembre 1954 a Ministro degli Esteri. Rid impulso alla ripresa dei negoziati per togliere l italia dalla condizione, non era l unica, quasi di ostaggio della controversia russaamericana in tema di ammissioni. Oper cercando di far arrivare a un compromesso e provando a sfruttare le altre grandi questioni attuali della politica internazionale es: riconoscimento Cina Popolare vs Taiwan (che s, diceva di appoggiare il nostro ingresso, ma poi era intransigente sulla Mongolia esterna)? Alberico Casardi osservatore italiano a New York: ad aprile del 54 se non si sblocca questione del governo di Pechino non possiamo sperare nella nostra ammissione all ONU . addirittura il 25 settembre 1954 gli Usa si inventano proposta dell ammissione di membri associati che avrebbero potuto esprimere solo un voto morale per provare ad aggirare il problema, ma nessuno ne entusiasta. 15 maggio 1955. Firma del trattato di Stato austriaco. All improvviso Austria con le carte in reogla per essere ammessa all onu, ci che spaventava l italia per la vertenza alto-atesina. L italia si preoccup per il silenzio delle grandi potenze e soprattutto per il silenzio dell urss. A fine giugno urss propone un pacchetto che prevedeva ammissione all onu dei cinque stati firmatari dei trattati di pace di parigi (italia, bulgaria, romania, ungheria, finlandia) con l aggiunta dell austria, una delusione, la riproposizione di una proposta fatta gi l anno prima. [comitato dei buoni uffici, incaricato di facilitare la soluzione del problema delle nuove ammissioni, composto da Per, Egitto e Paesi Bassi. Il peruviano Belaunde ne era il presidente dal 1953]. In Austria ministro degli esteri era Leopold Figl e segretario di Stato Bruno Kreisky speravano che, proprio perch era impossibile la soluzione pacchetto , alla fine sarebbe stata la sola Austria a spuntarla. Gli uffici del Ballhaus invece la pensavano diversamente. Ci nonostante era pur vero che era in corso un operazione di Mosca volta a favorire quei paesi che, abbandonando il campo occidentale, si attestassero su posizioni neutrali. Operazione tipica dell era post-staliniana (l idea che nel lungi periodo paesi neutrali potevano essere pi vulnerabili alla penetrazione ideologica del comunismo) la cosa fu intuita anche dall ambasciatore italiano a Mosca, Di Stefano, che si disse certo del buon fine della candidatura austriaca

al Consiglio. Nell impossibilit di provocare un veto occidentale, alla diplomazia italiana (segretario generale Alberto Rossi Longhi, Direttore Generale degli Affari Politici Massimo Magistrati) spettava l unico compito di adoperarsi per l ingresso dell Italia nell organismo internazionale. Altra preoccupazione italiana, oltre l Austria, era data dai paesi non allineati, che a Bandung avevano fatto appello al CDS perch appoggiasse l ammissione di tutti gli Stati in possesso dei requisiti, a cominciare da quelli che partecipavano alla conferenza. Balaunde prospett ammissione di paesi numericamente uguali dei due blocchi oltre che di gruppo di stati neutrali , in cui per urss avrebbe dovuto ricomprendere austria e giappone. Ancora una volta palla in mano all urss (che poteva anche decidere di far entrare solo i neutri, con scacco italiano), piuttosto che fare Albania, Bulgaria, Mongolia Esterna, Romania, Ungheria contro austria, Ceylon, FInlandiia, Giordania, Irlanda, Italia, Libia, Nepal e Portogallo). luglio 1955 costituito il governo Segni, rimane Gaetano Martino alla guida di Palazzo Chigi. La nostra politica estera doveva mantenere una posizione chiara e non equivoca (martino esalt il ruolo dell italia nei vari organismi onu pur non facendone ancora parte, tipo fondo per l infanzia, consiglio di amministrazione fiduciaria per affari concernenti la somalia. Lo stesso fece Segni al senato nel luglio del 1955). Conferenza di Ginevra dal 18 al 23 luglio 1955 su sicurezza europea e riunificazione tedesca. Alleati minori (come l Italia) esclusi ma come osservatore per noi c era Massimo Magistrati, che sottoline con i Grandi come un ulteriore esclusione dell italia all onu sarebbe stata percepita necessariamente come un gesto non amichevole. Occasione per fare sondaggi sull appoggio a Roma. Appoggio inglese (Macmillan all Ambasciatore Zoppi), tedesco (che non aveva voce in capitolo, ma fronteggiava l offensiva neutralista sovietica), giapponese (anche il giappone doveva entrare). Il 5 settembre 1955 i paesi UEO concordarono sulla proposta inglese di opporsi a qualsiasi package-deal limitato nelle ammissioni di cui si sarebbe discusso nella prossima AG ONU. ci furono giusto riserve olandsi sulla mongolia esterna e inglesi sull Albania. La Francia su di noi: a Manlio Brosio (ambasciatore a Washington) Pinay aveva dato il pieno sostegno, ma le tensioni in Nord Africa fecero s che, una volta inseritaa la questione algerina nell ordine del giorno dei lavori, i francesi abbandonarono i lavori finch non fosse stata stralciata la discussione. Tuttavia l ambasciatore a Parigi Quaroni aveva avuto impressione che Francia non si volesse impegnare fino in fondo, tant che Martino chiese e ottenne altre rassicurazioni da Pinay, ma i dubbi persistevano: il 10 ottobre Faure disse a Quaroni che i francesi erano contrari all ammissione globale all Onu finch questo non si fosse rimangiato le decisioni sull Algeria e sul Marocco, diventando quindi un ostacolo indiretto per l ammissione dell italia. Intanto a Ginevra, proseguio della conferenza di luglio sotto forma di conferenza dei ministri degli esteri (dal 27 ottobre al 16 novembre). Osservatore italiano fu Renato Bova Scoppa, che cerc di parlare sia con Dulles che con Molotov di ammissioni. Ma Usa faceva riserve a Mongolia Esterna e Urss a Giappone (con cui ancora non aveva trattato di pace) sul progetto di ammissione canadese (avrebbe fatto entrare 18 paesi su 22 richiedenti) e su quello inglese (escludeva il giappone, usa contrari). Comunque Dulles e il Dipartimento rassicurarono Bova Scoppa e Brosio sull appoggio certo all Italia, anche perch pareva che l URSS non voleva fare della mongolia esterna una conditio sine qua non. La Francia peraltro il 25 novembre fece sapeere che se quel giorno stesso fosse stata approvata la mozione relativa alla cancellazione dell ordine del giorno dell AG della discussione sull Algeria la Francia non si sarebbe opposta al package deal nonostante l ostilit all idea di un rafforzamento del blocco arabo-asiatico. E l URSS? Si pensava sarebbe stato contrario a ci e avrebbe fatto naufragare tutto. Poi all improvviso tutto si sblocc nel corso delle sedute del consiglio di sicurezza delle nazioni unite del 13e del 14 dicembre.il 13 era finito maale: sovietici fermi nella formula 18 o nessuno. Cina irremovibile nel veto alla mongolia. Poi il 14 la richiesta sovietica di una riunione urgente del cds sulle ammissioni: urss proposero di far entrare 16 stati, facendo cadere sia la Mongolia che il Giappone pur in imbarazzo era occasione troppo ghiotta, e gli altri Stati accettarono. La svolta era dovuta anche all atteggiamento americano nuovo, finalmente deciso a non opporsi all ingresso dei satelliti. L italia finalmente entrava nell ONU.

Ginevra 1955. La diplomazia italiana e l apogeo del disgelo


Per Niglia il disgelo, ossia ripresa del dialogo tra le potenze della coalizione antihitleriana, pu essere situato in un periodo tra la morte di Stalin e la ripresa della tensione internazionale con le crisi del 1956. In realt la fine della prima guerra fredda che, lungi dal rappresentare un arresto del confronto tra i due blocchi, port a una ridefinizione delle modalit di relazione e competizione tra i contendenti, che prima (tra il 1948 e il 1953) non dialogavano, non riconoscevano le posizioni raggiunte dall avversario e volevano evitare che il nemico potesse estendere il proprio dominio oltre i suoi confini territoriali e ideologici, il che portava a una tensione perpetua difficilmente sostenibile sul lungo periodo, anche a causa degli armamenti nucleari. Con Stalin ancora in vita nota del 10 marzo 1952 a Francia, Uk, Usa con proposta trattato di pace per germania riunificata, iniziativa viziata per dall aspirazione di Stalin a creare una situazione lesiva sia della solidit del governo della Germania occidentale che della coesione del blocco occidentale. Dopo morte Stalin invece: 27 luglio 1953 armistizio sulla corea, nel 1954 soluzione Indocina. E i problemi europei? conferenza dei ministri degli esteri di berlino nel gennaio-febbraio 1954, fallimento totale. 23 ottobre 1954 RDT nell Alleanza Atlantica. Maggio 1955 nascita patto di varsavia. eppure tentativo pi alto proprio nel 1955 di trovare accordi su trattati di pace con Austria e Germania, creazione di un sistema di sicurezza in Europa e sistemazione di rapporti Est-Ovest. Cambiamenti evidenti quando Bulganin sostituisce Malenkov l 8 febbraio 1955 alla guida dell esecutivo: riavvicinamento urss jugoslavia e promozione trattato di pace con l Austria. 15 maggio 1955: trattato di Stato austriaco. Fine dello stato di occupazione quadripartita del paese e neutralizzazione permanente. Nonostante le critiche di Adenauer sulla leggerezza con cui gli austriaci avevano ceduto alle avance di Mosca senza valutare ricadute su altri paesi dell europa occidentale, il riavvicinamento permise di convocare, a dieci anni da Potsdam, un vertice dei capi di governo in estate a ginevra su tre temi: trattato di pace con germania, sicurezza europea e rapporti est-ovest. L sarebbero state solo discussioni, mentre negoziazione eventuali accordi a una conferenza dei ministri degli esteri da tenere in autunno. Comunque non si riusc a mettersi d accordo neanche sull ordine di priorit di discussione: per occidentali prima il tema della riunificazione, per urss sicurezza in europa e poi pensare alla germania. Nessuna intesa n l n alla conferenza dei ministri degli esteri (27 ottobre 16 novembre). Stagione del disgelo che tramont. Da parte occidentale, nonostante la speranza per la distensione, poca flessibilit per paura che un eccessiva apertura diplomatica potesse generare instabilit e incomprensioni nel proprio blocco. Del resto iniziativa sovietica era un tentativo di abbassare la tensione internazionale in un momento di dissenso dei propri paesi satelliti o una mossa strategica per propagare il neutralismo come pensavano i tedeschi? Si cre un asse Washington Berlino. Ambasciatrice in Italia degli sa nei 50 fu Claire Booth Luce (1953-1956), che giudicava l apertura al centro sx come slittamento verso il comunismo. 6 luglio 1955: si forma il Governo Segni, dopo Scelba. Americani ancora pi preoccupati. Ministro degli Esteri Gaetano Martino (dal 19 settembre 1954 fino al 19 maggio 1957, quando arriv il governo Zoli). Segretario Generale prima Vittorio zoppi e poi dal dicembre 1954 al febbraio 1958 Alberto Rossi Longhi. C erano ancora due esponenti della diplomazia politica : Sergio Fenoaltea e Manlio Brosio, che azionista e terza forzista uno, liberale ma neutralista l altro, divennero convinti sostenitori dell atlantismo. Altri diplomatici importanti erano Massimo Magistrati, Attilio Cattani, Gastone Guidotti, Pietro Quaroni. Un gruppo ideologicamente coeso il cui obiettivo principale era quello di arrestare lo scadimento della credibilit internazionale dell italia ed evitare che si facesse largo una tendenza delle forze politiche a cavalcare i facili entusiasmi dell opinione pubblica e a cercare di trarre dalle iniziative di politica estera un tornaconto elettorale. trattato di pace austriaco e il nuovo piano di disarmo urss, per Brosio, determinando una psicosi di distensione non solo negli alleati ma nella stessa America, mirano ad addormentare l opinione pubblica

americana, e di conseguenza a rallentare le spese militari, a condurre a un graduale rimpatrio delle truppe e a far risultare meno urgente la costruzione di quella rete di basi che, a poco a poco, va cingendo il mondo comunista. Questo l obiettivo lontano, mentre quello a medio termine ha per oggetto la germania e l indebolimento della Nato e va per tre direttrici: neutralizzazione germania, tentativo di ricostruire il blocco dei neutri, neutralizzazione della Jugoslavia. Italia sostenne la campagna di Adenauer contro a quest offensiva diplomatica sovietica (modell Osterreich), anche perch avevamo solo da rimettere dall ingresso dell austria nell onu prima di noi. A Vienna Enrico Anzillotti prima e Angelino Corrias poi non riuscivano a capire e a fronteggiare l irrendentismo germanico per il tirolo dopo la firma del trattato di stato austriaco. L ammissione dell Italia all Onu divent il primo punto dell agenda diplomatica italiana, anche per evitare che l opinione pubblica mettesse in discussione la bont delle scelte di politica estera atlantiche seguire da De Gasperi in poi. Riuscimmo a superare il problema, ma c era da confrontarsi ancora con il pi vasto problema della distensione. Rossi Longhi vedeva in essa un arma della guerra fredda e criticava le speranze inglesi e francesi in essa. Ma l irremovibilit di Rossi Longhi era scarsamente difendibile, sia per le critiche suscitava sul piano interno, sia perch non teneva conto delle ricadute negative per l Italia derivanti dall appiattimento sul rigido atlantismo perseguito dal governo tedesco. Andavamo indirettamente a sostenere un Paese che aspirava a distaccarsi dal gruppo degli alleati minori dell Alleanza Atlantica per entrare in quello dei grandi, superando cos l Italia nella gerarchia di potenza europea (gi erano dentro a un comitato di studio a quattro sulla riunificazione e a uno standing group politico a ginevra con fra, uk, usa). Provammo allora a sfruttare malcontento paesi minori alleanza atlantica (come belgio e olanda, azione di Adolfo Alessandrini al consiglio atlantico) ma alla fine non potemmo fare altro che attestarci su una rigidit analoga a quella di Bonn di fronte all asse Usa-Germania. Insomma, nell estate 1955 giochiamo il ruolo degli alleati fedeli e disciplinati rigetto della distensione, o stabilizzazione distensiva giudicata un illusione da Fenoaltea, che vedeva una fuga delle posizioni marginali , ossia i paesi occidentali si agganciavano al sistema politico-militare atlantico solo nelle fasi di contraddizione bipolare venendo meno nei momenti in quei questa si attenuava. Non solo germania e Italia (vedi socialisti), ma anche Usa, che in distensione allentavano rapporti con Europa! Strategia in 4 mosse: 1) richiamo sui pericoli della distensione, 2) appoggio all approccio che subordinava l accordo sulla sicurezza europea a quello sulla riunificazione; 3) la definizione di una strategia di contenimento del comunismo all interno del Paese; 4) il rilancio della politica di costruzione europea. Opinione di Fenoaltea condivisa da tutte le altre ambasciate tranne che dal russo Di Stefano. Zoppi, d accordo con F., spinse per riarmo Germania, rilancio europeo, maggiori consultazioni a livello di primi ministri Nato per superare dissidi e divergenze nel blocco occidentale. Il Consiglio atlantico del 25 ottobre provoc molte tensioni tra gli alleati, ma per fortuna il fallimento della conferenza dei ministri degli esteri di Ginevra e indurimento dei sovietici fece venir meno la stagione del disgelo e il rischio di dissidi eccessivi a occidente. Fronte interno. L opzione atlantica sembrava aver perso molta della sua carica iniziale. In molti, e ovviamente il partito comunista (a fini elettorali, di rilegittimazione nazionale e non solo), spingevano sul processo distensivo. A palazzo Chigi ostilit per socialisti e comunisti, visti come nemici stessi della libert e della democrazia e doppiamente leali (non solo a Italia, ma a Mosca). Neutralismo interno visto come pi pericoloso del neutralismo internazionale. La risposta a una sfida politica doveva essere politica, non amministrativa, con Palazzo Chigi che insisteva su una risposta di politica interna , per Quaroni chiaramente prioritaria a quella estera, affrontando la scelta della crescita economica e il superamento degli squilibri regionali. Piano Vanoni (schema decennale di sviluppo dei redditi e dell occupazione), dicembre 1954, che pur con i suoi difetti era il primo tentativo di affrontare i nodi strutturali dello sviluppo del Paese e di individuare concrete priorit per l azione politica. Dal punto di vista diplomatico era lo strumento con cui la Democrazia Cristiana e le altre forze democratiche combattevano povert e

disoccupazione e sottraevano consensi a PCI e PSI, dando cos un contributo fattivo alla lotta al comuismo che veniva portata avanti all interno del blocco occidentale . Ma Scelba era timoroso che un appoggio americano al piano si sarebbe potuto tradurre in una pericolosa ascesa politica del ministro del Bilancio (Vanoni) e chiese sostegni finanziari agli americani senza consultarsi col suo ministro degli esteri. Americani perplessi alla richiesta. Ma comunque tramite l azione di Martino, il sostegno di Segni, le iniziative di Carli lo schema Vanoni venne addirittura inserito nel pi ampio dibattito dell integrazione europea e incluso tra gli allegati ai trattati di Roma del 25 marzo 1957. In tal modo si cercava anche di arginare chi, come Gronchi (eletto presidente della repubblica nell aprile 1955), pensava di poter fare del protagonismo in politica estera un mezzo per rilancia le quotazioni del Paese nel mutato contesto internazionale. Egli, convinto che l occidente dovesse combattere sovietici sul loro stesso terreno la propaganda notava l incapacit della diplomazia occidentale di dare una risposta all ansia di distensione delle popolazioni dell Europa occidentale, fomentate dalle iniziative dell URSS. Allora, secondo lui, serviva una grande apertura negoziale abbandonando il vecchio approccio della guerra fredda discrasia esplicita tra governo e Capo dello Stato. Oltre a episodi contraddittori e spiacevoli, Gronchi fece sostituire il sottosegretario agli Esteri Ludovico Benvenuti a lui ostile con il fedele Alberto Folchi. resa dei conti il 14 novembre 1955, riunione di politica estera al quirinale tra massimi vertici politici e diplomatici, che resistettero al tentativo di Gronchi di imporre la sua linea, fallimentare e pericolosa. Solo dopo la caduta del governo Segni, nel maggio 1957, sarebbe pesantemente intervenuto per eliminare dalla scena di palazzo chigi chi si era frapposto alla sua strada. Martino non pi Ministro degli Esteri. Fu poi Fanfani a estromettere definitivamente la vecchia guarda diplomatica. La caduta della vecchia diplomazia va spiegata innanzitutto con il mancato instaurarsi di un dialogo tra l amministrazione degli Esteri e la clsse politica, pi che da diverse visioni di politica estera. Il ministero degli esteri fin per subire una progressiva colonizzazione politica, da cui deriv una forte limitazione dell autonomia interna, complice anche il moltiplicarsi dei soggetti cui veniva demandata la gestione dell attivit democratica (vedi potenziamento della figura del consigliere diplomatico presso la presidenza del consiglio, specie sotto Fanfani).

Verso i Trattati di Roma. L Europeismo di Palazzo Chigi.


Non si pu prescindere dal collegamento tra il rilancio europeo partito nel 1955 e il sentimento del paese. Nonostante le istanze europeistiche degli anni venti molto ci voleva ancora per trasformarle in patrimonio della coscienza collettiva del paese, tant che a lungo rimase a lungo circoscritto all interno di minoranze illuminate. Tre momenti all interno della fase di rilancio dell idea europea: 1) Dall ottobre 1954 al giugno 1955, cio dalla firma del Trattato UEO riveduto alla Conferenza di Messina. Nel pieno segreto; 2) Dalle decisioni di Messina alla Conferenza di Venezia del maggio 1956, una sorta di prenegoziato confidenziale con minimi dibattiti del pubblico. 3) Da quel momento fino alla firma dei Trattati, con qualche discussione pubblica anche a livello parlamentare. Ma comunque opinione pubblica sostanzialmente marginale. Partiti non davano particolare rilievo al tema. Comunisti ostili, Nenni e Psi neutrali che poi si convincono ma non entusiasti (alla fine s all euratom, no alla cee). Entusiasti invece i liberali e DC non coesa (la componente di sinistra era, se non ostile, almeno critica o disinteressata alle dinamiche dell integrazione europea). Poi posizione strane: La Malfa critico perch secondo lui mercato comune privo di forza necessaria a far assurgere Europa a soggetto competitivo nelle relazioni internazionali. MSI appoggio solo per legittimarsi contrapponendosi a comunisti (in realt disprezzo del primato dell economia sulla politica). Insomma la diplomazia italiana si mosse in completo isolamento ma and avanti con ambizione senza peraltro scadere nell utopismo.

All inizio, specie con Nenni ministro degli Esteri (19 ottobre 1946, 2 febbraio 1947) si pensava all europa e alla sua integrazione come uno strumento con cui adottare una politica di neutralismo, quasi un recupero del peso determinante . Questo approccio mut con Alcide De Gasperi e Carlo Sforza. Felice immagine di Roberto Gaja: all idea di sicurezza colleghiamo la partecipazione dell alleanza atlantica, a quella di progresso quella dell integrazione europea., utile anche a fronteggiare derive neutralistiche del paese e di frange della maggioranza, e utile a contenere la germania (ci provammo con la ced, ma il suo fallimento dimostr che l integrazione europea non poteva essere concepita solo come un modo per forzare le politiche nazionali dei singoli paesi). C poi Ueo. Ma c anche preoccupazione per far sentire la propria voce con Usa da una parte e potenze come UK, Francia e Germania dall altra tentativi di ridare autonomia alla politica estera italiana: Gronchi, formula neoatlantica di Giuseppe Pella, diplomazia economica di Enrico Mattei. Italia come ponte Nord-sud ed est-ovest preoccupavano uomini palazzo chigi, che sapevano come l italia non potesse dettare i tempi della distensione... se ci avesse provato avrebbe messo in crisi la credibilit internazionale faticosamente conquistata con gli sforzi di un decennio di diplomazia. Fu l europa a rilanciare spazio politico ed economico congeniale per l italia. Jean Monnet integrazione settoriale vs. integrazione orizzontale paesi Benelux. ripresa del dialogo nel maggio 1955. Disposizione diplomatica: a Parigi Quaroni, a Washington Manlio Brosio, a Londra e a Bonn Vittorio Zoppi e Umberto Grazzi. A Roma, direttore generale degli Affari Economici Attilio Cattani. (marzo 1955). Roberto ducci incaricato di presiedere il comitato di redazione dei trattati di Roma. Come scrisse Quaroni a Fenoaltea, a Ottawa, l Alleanza Atlantica era strumento difensivo privo di un anima e inadatto a fungere da raccoglitore di consensi, mentre l integrazione europea rappresentava un valido mezzo per arginare la propaganda russa (che stava creando problemi anche ad Adenauer in Germania addirittura c il timore, italiano e usa, di una nuova Rapallo. Dall incontro Ludovico Benvenuti con il Ministro degli esteri tedeschi Heinrich Von Brentano si capisce ancora di pi quanto sia necessario coinvolgere Adenauer nel discorso europeo). integrazione europea strumento utile anche per dare un anima e un identit a Occidente e per accentuare coesione blocco atlantico. Diplomatici e Martino si trovarono d accordo su integrazione europea. proposta olandese all Assemblea consultiva Consiglio d europa di convocazione dei sei paesi membri della CECA per discutere delle iniziative europeistiche. Maritino invita ministri a conferenza di Messina (1-2 giugno 1955) memorandum Benelux: proposta integrazione economica generale e creazione di un mercato comune europeo. Nomina Ren Maier all Alta Autorit CECA e decisione di promuovere sviluppo e potenziamento della Ceca attraverso l integrazione economica dei settori previsti dal trattato istitutivo dell organismo e concordarono una integrazione generale o orizzontale dell economia europea da realizzarsi attraverso il mercato comune, sviluppo e potenziamento trasporti e fonti energetiche, coordinamento politica monetaria, costituzione di un fondo investimenti europeo. Insomma vennero abbandonate le tesi federalistiche in favore di una visione funzionalista del cammino europeo. Poi comitato delegati e esperti guidato da ministro degli esteri belga Paul Henri Spaak, incaricato di preparare le conclusioni tecniche sulla base delle quali assumere le decisioni finali. [Intanto Jean Monnet aveva creato un comitato d azione per gli Stati Uniti d Europa, gruppo di pressione con dentro anche il liberale Malagodi e il repubblicano La Malfa.] Spaak per superare l impasse, affid a un comitato ristretto (a Nizza furono Pierre Uri, Hans von der Groeben e Walter Hallstein) il compito di predisporre una bozza di rapporto poi passato alla storia come rapporto Spaak .Nella Riunione dei ministri degli esteri della Ceca, il 6 settembre 1955 a Noordwijck, present il rapporto sottolineando che il suo obiettivo principale era la crezione di un mercato comune (senza cooperazione economica europea non si va da nessun altra parte), nonostante le obiezioni francesi (volevano pi l euratom che il mercato comune) che si fecero sentire anche a Bruxelles il 11 e 12 febbraio 1956 con Pinay. 29-30 maggio 1956 a Venezia, isola di San Giorgio, la conferenza dei ministri degli esteri dei sei paesi della Ceca esamina e approva i lavori del comitato Spaak e quindi il rapporto. Nuova fase negoziale, discussioni. Francesi che non vogliono un avanzamento troppo rigido del

mercato comune, tedeschi ce propongono la priorit di un unione doganale, Martino che sottolinea l opportunit di stabilire che i criteri per la liberalizzazione del mercato comune fossero correlati alla specificit dei settori (es: in agricoltura pi lentamente) ma fu anche contro (essendo di formazione liberale) a una tariffa doganale comune. Sottoline anche l argomento, importante per Italia, delle zone depresse (per cui venne istituito un fondo d investimento). Una decisione importante fu decidere di stabilire un collegamento con l OECE per evitare politiche scoordinate. Fu deciso inoltre di costituire un nuovo comitato intergovernativo, sempre presieduto da Spaak, che elaborasse i trattati sulla base del rapporto. Negoziati tra giugno 1956 e febbraio 1957. Per Italia c era Benvenuti, Cattani come suo vice, Roberto Ducci (presidenza comitato redazione dei due trattati, uno su mercato comune uno su energia atomica, a cui si era deciso di non rinunciare a priori), Achille Albonetti, Franco Bobba, Nicola e Felice Catalano oltre a diretti generali dei ministeri economici e il segretario generale del comitato per l energia nucleare. Ducci e Bobba vinsero battaglia per creazione di una Banca Europea degli Investimenti. Lo sviluppo equilibrato e armonioso delle economie europee doveva passare necessariamente per la progressiva eliminazione degli squilibri esistenti all interno dei singoli paesi partecipanti. Questo perch la delegazione italiana chiedeva che venissero accettati alcuni squilibri dell economia italiana, in particolare la persistenza di un deficit strutturale della bilancia dei pagamenti. E chiedeva che venisse temperato il principio del parallelismo nell applicazione progressiva del mercato comune. Infine niente doveva costringere l Italia a dover pregiudicare il piano di sviluppo nazionale. Ci venne accettato alla successiva conferenza dei ministri degli esteri della CECA di Parigi il 20 ottobre 1956. Qualche contrasto su regime prezzi e salari particolare per Francia,, sulla durata del periodo transitorio e sula procedura di voto basata sulla decisione a maggioranza in sede di consiglio. Nuova conferenza ministri degli esteri dal 26 al 28 gennaio e il 4 febbraio 1957 a Bruxelles: definiti gli organi, la loro struttura e le loro funzioni. Martino prova per la 2^ volta a definire la data da cui ci sarebbe stata l elezione diretta del parlamento europeo (in quanto per lui la cee era comunque premessa per comunit politica) ma niente. Ripartizione oneru: funzionamento due comunit (fra ger 30%, ita 28%), fondo formazione professionale e mobilit lavoratori (fra ger 32, ita 20) Euratom (fra ger 30, ita 23). Riunione conclusiva il 27 febbraio 1957, proposta Bruxelles come sede e Roma come luogo per la firma dei Trattati. Di fronte a tanta professionalit e impegno della diplomazia italiana, esemplari e meritevoli di nota a fronte del limitato interesse governativo per l approfondimento di temi comunitari. I governi Scelba e Segni non discussero frequentemente come in Francia. Alla fine due riunioni ristrette interministeriali volute dal presidente del consiglio per sentire rapporti dei funzionari su negoziati ormai alla vigilia della conclusione. Il Senato solo una seduta, il 13 febbraio 1957 mercato comune, disse martino, non voleva solo abolire qualche cosa, come ad esempio i dazi doganali e le restrizioni degli scambi, ma voleva essere anche uno strumento di una nuova economia dell Europa. Sul mercato comune dell energia atomica invece, tutto da costruire. In ogni caso creando il Mec e l Euratom si gettavano le premesse di una Europa unita anche sul terreno politico, che certamente sarebbe stata un Europa di uomini e popoli liberi, non neutrale. Questa priorit della costruzione economica dell europa come premessa di quella politica la ribad pi volte, era la scelta del metodo . Firma dei trattati il 25 marzo 1957 a Roma. Emergeva il funzionalismo monettiano, che si esplicava attraverso la cosiddetta teoria istituzionalistica, nel senso che le istituzioni avrebbero dovuto, attraverso la prassi del negoziato permanente realizzare tutte quelle misure legislative e di armonizzazione fiscale necessarie per conseguire gli obiettivi definiti dai trattati. (dubbi di europeisti federalisti come Spinelli, smentiti dalla realt, sull effettiva funzionalit dell edificio comunitario cos costruito): ratifica dei trattati il 30 luglio ala Camera e il 9 ottobre 1957 al Senato. Grande successo di credibilit e rilancio per la politica estera italiana, indebolita per anni dall instabilit politica e per il riaffiorare di un nazionalismo strisciante che, vedi Triste, rischiava di far apparire gli italiani come alleati interessati solo a obiettivi di politica

nazionale. In tal quadro (questi furono dubbi di Adenauer sul tentennare di Scelba sulla CED) la diplomazia americana decise di puntare sull integrazione europea come su un mezzo utile per rilanciare l Italia in ambito occidentale ((NSC 5411/2 del 1954). Dulles nel 56 incoraggi Martino ad andare avanti nonostante l opposizione dei britannici (anche perch con la CEE ci sarebbe stato un abbassamento delle barriere commerciali tra i paesi del continente, e ci avrebbe cementato il legame esistente tra le due sponde dell atlantico.

Diplomazia repubblicana Riflessioni sul quadro istituzionale della politica estera italiana dall 1943 al 1992
8 settembre 1943: proclamazione armistizio italia. 13 ottobre 1943: dichiarazione di guerra alla germania (dopo dichiarazione tripartita con cui Gran Bretagna, Stati Uniti e URSSS accettano contributo Italia alla lotta contro la Germania e si impegnano a tenerne conto al momento dell elaborazione del trattato di pace). Svolta nella nostra pol. Est. Gi anticipata nell animo da tecnocrati, ecc Feliec Guarnieri, ministro scambi e valute, politica antitedesca dal 1939 per evitare subordinazione dell economia italiana a quella del Reich. La diplomazia aveva appoggiato Mussolini fino a quando questi aveva mantenuto come priorit della politica estera la salvaguardia dell assetto di Versailles e il contenimento del revisionismo tedesco ma dopo guerra etiopia contro volont uk e francia e dopo anschluss perplessit mondo diplomatico. La cesura del 1943 quasi una liberazione dalle contraddizioni degli anni precedenti. Subito dopo caduta Mussolini Ministro degli Esteri fu Raffaele Guariglia. Ripristina la figura del Segretario Generale del Ministero:fu Renato Prunas. Dovevamo rilanciarci presso gli alleati, riaccreditarci come democratici dialogando. Dal dicembre 1944 Alcide De Gasperi ministro degli Esteri del Regno d Italia (dal 10 dicembre 1945 anche Presidente del Consiglio). Tra 1947 e 1949 grandi dibattiti di pol. Est. Ma centralit del MAE, che assorbe anche altri dicasteri (tipo sull africa italiana, istituti di cultura, ecc.). c anche diplomazia politica : liberali Carandini e Brosio, azionisti Fenoaltea, Tarchiani e Arpeesani, il comunista Eugenio Reale, repubblicanoo Egidio Reale, democristiano Enrico Martino. Importanti anche i tecnocrati economici, che reinseriscono italia nel sistema monetario e commerciale internazionale Birs, FMI (addirittura executive board), integrazione economica europea. Discutibile l apporto delle camere alla pol. Est. Nonostante art. 80 Cost. dicese le camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti internazionali, o importano variazioni del territorio od oneri delle finanze o modificazioni di legge . Accesi dibattiti su Patto atlantico, Trieste, CED, accordi di parigi su UEO, ma parlamento pi cassa di risonanza delle posizioni dei due schieramenti che un effettivo luogo di definizione delle scelte del paese, nonostante la pol. est. sia ormai sempre pi dibattuta l effettiva riflessione sulle posizioni da prendere in politica estera affidata a pochi. Continuit di pol. Est. anche dopo morte Sforza e De Gasperi con Segni e soprattutto Martino. Comunque basti pensare, sul parlamento, che ci furono casi di aggiramento del principale potere sovrano del parlamento in materia di politica estera, quando venne utilizzata la forma semplificata di ratifica peril memorandum di intesa su Trieste come anche per il trattato di adesione dell italia all ONU. Da seconda met anni 50, emergono istanze che mettono in discussione modello pol. est considerato troppo ingessato. La spinta al rinnovamento data dal nuovo quadro internazionale di (timido) disgelo e dalla decolonizzazione. Gronchi, pres rep da aprile 1955, sferra attacco all assetto istituzionale della pol est italiana, con l occidente che doveva prendere in maxno il processo di distensione per evitare di farne uno strumento di propaganda nelle mani dell URSS. Italia come mediatrice tra i blocchi. Gennaio 1956 intervista al Christian Science Monitor. Espressione delle sue vedute personali all ambasciatore sovietico. A marzo 1957 prova a mandare lettera privata sull argomento a Eisenhower. Gronchi viene arginato, ma poi si avvia un processo di riequilibrio di competenze tra il Ministero degli Esteri e la Presidenza del Consiglio sullo svolgimento di attivit inerenti alla politica estera (non chiaro quando De

Gasperi era sia pres che min est). Dopo morte De Gasperi vari pres cons vogliono dire la loro in pol est. Ma Fanfani (nel suo secondo governo) a marcare un ulteriore svolta, ripartendo competenze e sancendo la nuovca centralit del pres cons nellla conduzione e gestione della pol internazionale. Rafforza ruolo di diplomatici alle dirette dipendenze del presidente del consiglio (es consigliere diplomatico presso presidenza del consiglio, figura di raccordo tra questa e il MAE). Comunque soggetti competenti a fare politica estera rimangono, fino ai primi 60, gli stessi, il che per anche un limite, nella misura in cui vengono prese decisioni di importanza capitale senza che vi sia una compartecipazione ad essa da parte dei soggetti che a vario titolo possono essere interessati (es: imprese e sindacati nei trattati di roma). Angustia dell opinione pubblica e del gruppo dirigente di fronte al modo di fare prettamente diplomatico, soprattutto a partire da ultimi governi centristi e da governi di centrosinistra. Socialisti di Nenni che vogliono una politica estera pi autonoma rispetto all eccessiva sudditanza atlantica (spinelli dice: ita non ha una politica estera). Commissione diplomatici ed esperti presieduta da Dino Del Bo: Indagine sulla diplomazia italiana con proposte di riforma a macchina diplomatica. Dpr 18 5 gennaio 1967: unificazione delle varie carriere esistenti, apertura carriera alle donne, riorganizzazione dell amministrazione centrale del ministero basata sulla prevalenza del criterio funzionale rispetto alla ripartizione per aree geografiche ma fallisce l obiettivo principale: rafforzare la pianificazione strategica e di lungo periodo della politica estera, anche perch al MAE manca (o mancava?) un ufficio di coordinamento e pianificazione della politica estera e in pi tutti gli uffici principali, essendo pi a contatto con il potere politico, diventano meno idonei a svolgere un compito di pianificazione indipendente dai tempi e dalle logiche di politica interna. Diplomazia, anche dopo rapporto Fornari, sempre pi burocratizzata, con meno autonomia di giudizio. Tra la fine dei 60 e la fine dei 70 l Italia appare incapace di adattarsi, proprio l appianamento dei contrasti tra i due blocchi sospinge l italia ai margini della scena internazionale. Allargamento dei temi, dell agenda internazionale, siamo impreparati, non abbiamo sufficienti forze materiali, economiche e politiche. Nonostante fattori destabilizzanti come crisi economica, guerra del vietnam e ripensamento pol est USA, transizioni politiche nell Europa meridionale, l emergere della dimensione mediorientale non riusciamo a ripensare i nostri schemi di pol est. In particolare rimangono fuori dall ambito della politica estera quello militare e quello economico. 1) Interpretiamo restrittivamente il concetto di difesa e c quasi un tab delle stesse gerarchie militari ad adottare una visione pi politica del ruolo delle forze armate, ma ci ci impedisce anche di capire come queste avrebbero potuto contribuire all azione internazionale del paese. 2) non siamo capaci di includere in modo organico e strategico l azione internazionale delle imprese e degli operatori economici italiani nel contesto della politica estera nazionale, nonostante i buoni presupposti (partenariati con imprese estere, stimolo della domanda e del reddito nazionale tra 58 e 63 dovuto a integrazione internazionale dell economia italiana). Ma insufficiente visione politica e incapacit dell industria italiana di rinnovarsi di fronte alle sfide globali traino dell economia allora pmi, ma ci fa venir meno il senso strategico della politica economica estera (neomercantilismo fossilizzato sulle esportazioni). Insomma nei 60 e 70 il problema che emerge quello della visione di politica estera e quello della capacit della classe dirigente di fornire politiche e strumenti necessari a far fronte alle nuove sfide. Per Panebianco l alleanza atlantica e la cee hanno rappresentato due paraventi dietro ai quali nascondere una volont di non fare passi impegnativi. Tentativi di risposta: Aldo Moro promotore di distensione e del ruolo dell italia nell ONU. Emergono strutture dedicate alla ricerca continuativa sui problemi della politica internazionale: c erano gi la SIOI (societ italiana per l organizzazione internazionale), l ISPI (Istituto di studi di politica internazionale), l IPO (Istituto per l Oriente), l istituto per il Medio ed Estremo Oriente. Su impulso di Spinelli nel 1967, nasce l Istituto Affari Internazionali (think tank indipendente su politica internazionale). E i partiti? Psi -> 1976 Istituto per la Cooperazione Politica ed economica culturale internazionale (ICIPEC) e nel partito il dipartimento affari internazionali (Margherita Boniver). Nel PCI

dipartimento degli esteri diretto da Giancarlo Pajetta. Creata anche la sezione Affari comunitari. Al di fuori del partito Centro studi di politica internazionale (CESPI). DC, stando sempre al governo, non fa questa riflessione, demandata sempre all esecutivo. Partito liberale si inserisce nel network dei partiti liberali europei, rete internazionale significativa. Anni ottanta stagione di passaggio. Il peso dei limiti e degli errori accumulatisi nei tre decenni precedenti inizia a divenire eccessivo. Sempre nella morsa del bipolarismo, ma importanza crescente per problematiche regionali, soprattutto il Mediterraneo. In questo quadrante operativo prende avvio un primo ampliamento dei soggetti attivamente coinvolti nella decisione e nella gestione della politica estera e a beneficiarne, in primis, il mondo militare, che sfrutta il coinvolgimento delle truppe italiane nelle prime missioni internazionali (sinai 1981, Libano 1984, sminamento canale suez, pattugliamento golfo persico) per avviare un adeguamento delle proprie strutture. Anche universo partitico pi ricettivo a sfide internazionali che in passato, con psi di craxi che abbandona clich della sx pacifista e terzo forzista perch non si poteva lasciare alla controparte la gestione di paure e tensioni,provocate anche dall inasprirsi delle relazioni internazionali .Crisi di sigonella. 16 aprile 1986: camera approva nuovo ordinamento presidenza del consiglio, che sancisce l unit d azione nella conduzione della politica estera e istituzionalizza il consiglio di gabinetto,istituito per la prima volta da Craxi nell agosto 1983. Ma manca la riforma del Mae e la visione strategica. Incapacit di riformare il MAE indicativa di una pi ampia difficolt di ridefinire il pi ampio assetto gestionale della politica estera italiana, complicata dai vari livelli (sovranazionale e ora pure locale) in cui si estrinseca, creando ulteriori problemi di coordinamento (che sul piano economico si riflette anche in una compartimentalizzazione del ruolo internazionale del paese, con settori molto attivi e altri refrattari a modificare i propri atteggiamenti provinciali e corporativi). Manca un collegamento tra politica industriale e politica di internalizzazione, nel senso che si continua a favorire il modello di specializzazione degli anni Sessanta con un arretratezza nelle produzione science based e scale intensive. Le premesse della futura politica europea dell Italia. Da partecipazione a SME (1978) a Maastricht (1992). La politica europea entra in quella italiana. Con la fine del confronto bipolare viene meno la rendita di posizione italiana, che ci permetteva di disinteressarci a una sicurezza che, qualunque cosa fosse avvenuta,sarebbe sempre stata garantita dalla Nato e dagli Stati Uniti, che ci aveva permesso di portare avanti un micro gollismo nei confronti dei paesi del mediterraneo e del mondo arabo senza pi ragione d essere. Centrale il ripensamento delle direttrici di fondo: fondamentali sono allora i vincoli esterni dovuti all ancoraggio alle regole europee e multilaterali che impongono al paese una serie di riforme nel senso della trasparenza e della competitivit interne e dell integrazione con sistemi politici e normativi sovranazionali. Tra 92 e 2001 sette ministri degli esteri (Amato, Colombo, Andreatta, Martino junior, Agnelli, Dini, Ruggiero), ma politica coerente che prende atto della fine dell impostazione ideologica delle relazioni internazionali: nel rigettare le istanze di tutti coloro che rifuggono il processo di integrazione internazionale, la nuova politica estera italiana coincide sempre pi con il perseguimento di una integrazione cosciente nei diversi ambiti della politica internazionale , con anche la presa d atto della necessit di considerare la politica estera anche come politica militare e di sicurezza e come politica economica estera. Riforma ministero degli esteri nel 2000. Si va ormai abbandonando quella visione diplomatico-centrica che per tanti decenni ha contrassegnato la politica estera italiana.

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