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INDICE

Introduzione Capitolo I: Propriet del pianeta virtuale Capitolo II: Lvy e dintorni Capitolo III: I veli dellImmaginario Capitolo IV: Un filo dArianna per il cyberspazio Capitolo V: I fantasmi del cinema

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nonnopa

Introduzione

Da una certezza possiamo partire: non c pi scelta. Forse non labbiamo mai avuta. Di sicuro abbiamo a che fare con una scelta apparente, che somiglia tanto ad un gesto vuoto: dobbiamo quindi negarci la possibilit di interagire in maniera costruttiva con la realt come oggi ci viene mostrata, cio sotto forma di uno smagliante schermo che ci promette un aldil ad alta digeribilit? Credo che la domanda sia lecita e dovrebbe infondere una spinta inesorabile verso la ricerca di soluzioni, di linee guida per orientarci nei meandri della virtualit, cio nel complesso di situazioni generate da rapporti intersoggettivi mediati dalla grande rete interattiva, multimediale, scacciando gli spauracchi dei catastrofisti e dei pessimisti cosmici. Addirittura c chi pensa che siamo tuttora soggetti ad una sorta di assuefazione coatta alla tecnologia ipermediale odierna poich la scienza dellestremo si allontana dalla sua paziente ricerca della realt per partecipare ad un fenomeno di virtualizzazione generalizzata.1 La verit nel flusso che ci trascina verso lidi ignoti, luoghi in cui ci disperdiamo, nellaltalena di promesse e speranze di cui ci inebria uninformazione sempre pi pervasiva e nelle sensazione di essere circondati da una vera e propria crisi delle strutturazioni simboliche della cultura occidentale. Nuovi canali ci trasmettono messaggi che invadono le nostre vite comuni, ci condizionano a tal punto da influenzare decisioni e prese di posizione, la cosiddetta opinione pubblica in completa balia di questa spettacolarizzazione del reale e la televisione domestica cede il posto alla telesorveglianza. Si tratta di una concreta invasione della sfera privata, questa voice over impersonale che ci offre il meglio, costruendo un castello di sabbia sul prodotto che vuole venderci, riempiendo di significanti inutili i contenitori degli status symbol, trattandoci come soggetti liberi ma
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Paul Virilio, La bomba informatica, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000, p. 2.

inconsapevolmente legati al vero senso che ci influenza, quello dei messaggi subliminali. Parliamo degli strumenti funzionali allideologia, quelli che ormai lavorano sulla matrice e correggono le informazioni ad un livello che non affiora pi alla coscienza, eccoci chiaramente ridotti a una sostanza informe, preistorica nella tormenta di un caos primordiale. Regressione: una parola che spaventa, ma che per certi versi delinea perfettamente il paradosso in atto. Siamo permeati da mezzi di comunicazione, estensioni tecnologiche, supporti, macchine che alimentano le possibilit intrusive dei meccanismi di potere, annichilendoci in sostanza, ma allo stesso tempo alimentando formalmente lillusione di conquista, di arrivo insperato, di progresso. Uno scenario su cui vorremmo veder calare il sipario, ma fortunatamente il nostro cervello ci d in pasto di continuo delle considerazioni da assimilare, dacch contro questidea di privato violato si dovrebbe dire a chiare note che oggi lunica forma di rottura delle costrizioni della mercificazione alienata si pu avere inventando una nuova collettivit. Che cosa vuol dire? Chiaramente nulla. Collettivit una parola vuota, come democrazia, stato, fascismo, ma come tutte le nostre convenzioni, una parola ci aiuta a comprendere delle funzioni che potrebbero entrare in ballo. Se il dominio delluomo sulluomo pu essere nutrito dalle nuove tecnologie, a causa della loro indispensabilit, del costante contatto che hanno con le persone, vero altres credere allinfinita moltiplicazione di momenti fruitivi utili allarricchimento della sfera del sapere. Per quanti di noi diventato davvero portante il concetto di condivisione? Vorremmo forse negare la nostra partecipazione allutilizzo di programmi di file sharing? Il nostro veloce, immediato accesso a database sconfinati che, grazie alla rete, ci permette giorno per giorno di alimentare lesperienza personale e il reperimento di qualsiasi tipo di materiale sembra davvero alla portata di tutti, anche se su questo punto ci sarebbe ben altro da dire se si tiene conto
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di ci che avviene su scala mondiale. Ci sono ancora troppe etnie, culture, nazioni, gruppi discriminati che sono tagliati fuori da questo idillico mondo di pantofolai, cio i beneficiari degli insulsi aiuti umanitari, i destinatari privilegiati della biopolitica orrendamente paternalista, gli abitanti delle favelas in Brasile, gli afro-americani dei ghetti degli Stati Uniti, gli extracomunitari in Italia, etc. ( interessante notare come sotto questultimo appellativo vengano riuniti dalla coscienza popolare anche i cittadini romeni, nonostante siano a tutti gli effetti dei comunitari, una prova della connotazione essenzialmente negativa di cui si colorito il termine). Molti studiosi ci insegnano come sia facile che la tecnica si manifesti come manipolazione se il sapere e la possibilit e i modi di comunicarlo sono distribuiti in maniera disuguale. Fatta questa premessa trovo illuminante la forma in cui il filosofo sloveno Slavoj iek ci illustra il palleggio tra libert e ideologia:
La concezione totalitaria del mondo amministrato, in cui la stessa esperienza della libert soggettiva la forma in cui si manifesta la soggezione ai meccanismi di disciplina, fondamentalmente il risvolto fantasmatico osceno dellideologia (e della pratica) ufficiale pubblica dellautonomia individuale e della libert: la prima deve accompagnare la seconda, completandola come il suo doppio osceno che rimane nellombra in un modo che non pu non ricordare direttamente la scena centrale di Matrix: milioni di esseri umani che conducono una vita claustrofobica dentro loculi pieni dacqua, tenuti in vita solo per generare energia necessaria a Matrix.2

ovvio quindi che unapparenza di libert esista solo grazie al rapporto di verticalit che essa istaura con losceno supplemento ideologico sottostante, cio lincubo fondamentale di essere puppets passivi nelle mani del grande burattinaio. Ma non dimentichiamoci che, se psicologicamente questo il sacrificio che la storia inscena per noi cittadini agiati, il prezzo che abbiamo gi pagato per queste certezze la messa al bando di tutti gli
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Slavoj iek, Benvenuti nel deserto del reale, Meltemi, Roma 2003, p. 100.

esclusi: un mezzo che il sistema utilizza per garantirci una sicurezza morale oltre che concreta. Un meccanismo che si riassume in una frase del genere: stiamo facendo tutto quello che possiamo per integrarli, ma intanto ve li teniamo lontani dal cortile; cos il nostro spirito da crocerossine viene appagato e condito con la salvaguardia della propriet privata. Tengo a precisare come la riflessione cui stiamo prendendo parte, non includa la maggior parte delle persone che vivono su questo pianeta e oltre il puro divertimento bisogner ricordarsi di loro al momento in cui avremo acquisito una certa autonomia organizzativa e avremo finalmente voglia di comprare fiammiferi ai bordi delle strade, galvanizzati da un ritrovato equilibrio mentale. importante affermare tutto questo dato che il terrore stato elevato oggi allequivalente universale di tutti i mali sociali e siamo immersi nel complicato circolo vizioso in cui tutti cerchiamo di generare una chiara idea di nemico da espugnare lasciando esposta la nostra vulnerabilit verso ci che ci colpisce davvero, cio il concreto incedere delle problematiche quotidiane. Una di queste senzaltro la proliferazione incontrollata dei dispositivi tecnologici che, come vedremo, potrebbe essere davvero riconsiderata sotto una chiave concettuale che garantisca un minimo di guadagno per ognuno di noi; vero daltronde che visualizzare le nuove strade del progresso scientifico in maniera apocalittica non ha mai fornito un aiuto per la loro comprensione. Mi permetto di aggiungere inoltre che la stampa, la radio, il cinema, la televisione non abbiano mietuto cos tante vittime rispetto al bene che hanno prodotto nellaccrescimento delluniverso della comunicazione. E cosa sono i computer ed internet se non degli altri media ricchi di immense potenzialit? E innegabile che laccesso a delle realt alternative e in generale al mondo del cyberspazio, grazie a progetti come Second Life, radicalizzi il senso di appropriazione indebita della nostra sfera intima da parte di unentit astratta totalmente esteriore ai nostri bisogni e interessi. Inoltre la possibilit, ormai cos
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prossima, di venire imbalsamati da un nuovo acuto stato confusionale, condensato in un senso di realt indistinguibile dal suo equivalente digitale, sta generando con una velocit sconvolgente degli slittamenti considerevoli nelle maniere di concepire e assimilare gli eventi. Pu accadere che un fatto di cronaca, seppur grave venga introiettato in modo malsano da chi lo osserva, incarnando una fantasia ricorrente, un contesto visivo con cui si pu venire sovente a contatto. Il nodo strettissimo:
La realt virtuale non fa che generalizzare questa pratica di offrire un prodotto privato delle sue propriet: la stessa realt deprivata della sua sostanza, dello zoccolo duro e resistente del Reale, [] La realt virtuale viene vissuta come realt senza esserlo. Quel che ci attende alla fine di questo processo di virtualizzazione che cominciamo a percepire la stessa realt reale come unentit virtuale. Per la maggior parte del pubblico i crolli delle torri gemelle sono stati eventi televisivi, e quando abbiamo visto per lennesima volta le immagini della gente terrorizzata che correva in direzione della telecamera di fronte alla nube gigantesca di polvere che si sollevava dal crollo delle torri, quella scena ci ha ricordato le scene spettacolari dei film catastrofici, un effetto speciale che ha superato tutti gli altri dato che come sapeva gi Jeremy Bentham la realt la miglior apparenza di se stessa.3

La graduale colonizzazione ideologica dellEuropa da parte degli Stati Uniti non forse supportata dalla volgare imposizione di una visione unilaterale delle politiche globali? L11 settembre solo il culmine di questo processo, la messa a punto di un protocollo infallibile. Non infatti importante cercare di dimostrare il complotto dellauto-attacco americano, ma focalizzare tutti gli scenari successivi, come ad esempio la produzione da parte di Hollywood di un filone di kolossal mirati a rafforzare lidea mitologica di conquista da sempre radicata nellarchetipo collettivo occidentale, (si pensi a film come Troy, Alexander, Le crociate). Ecco una chiara manifestazione del supporto fantasmatico, in questo caso
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Ivi, p. 15-16.

perfettamente espresso dal cinema, come strumento esibito al fine di colmare a livello inconscio la pazzia etica di uno stratega militare che pianifica un attacco su larga scala, (come in Afghanistan e Iraq) rispetto al gesto forse meno perverso di un individuo che si suicida per un attacco al sistema imperante. Questa intromissione subliminale possibile ad un livello cos diffuso solo in un mondo percepito come non abbastanza reale o eccessivamente tale, in cui insomma si sia persa la mezza misura, lorientamento fondamentale. Unistanza superiore vi insegna a diffidare del negativo, del patologico mantenendo allo stesso tempo questo punto nellesteriorit delledificio ideologico, come sua trasgressione intrinseca e condizione di esistenza. Il principio che garantisce laccesso ad una riflessione pulita del fatto implicherebbe invece una sorta didentificazione col sintomo patologico, con la fantasia che sostiene la dinamica del desiderio attraverso un processo che Lacan definisce appunto attraversamento della fantasia. Ci vuol dire imparare ad elaborare le fantasie aderendo interamente ad esse, camminare mano nella mano con limmaginario invece che subirlo (abbracciando il motto consumistico be yourself), evitando cio limposizione esterna dellideologia che si nutre dei nostri orgogli come della naturale volont umana di dominare gli altri. Concentrando il discorso sullimperativo Guidate il vostro immaginario come pi vi piace, ci si rende conto di come tutto questo sia possibile o perlomeno augurabile oggi pi che mai. Cosa fa linterazione col mondo virtuale se non radicalizzare la nostra esperienza di sognatori ad occhi aperti? Non ci pone forse in una dimensione in cui venire a stretto contatto con le fantasie pi profonde? I media hanno da sempre sviluppato la tendenza a questo limite cio la capacit di farci aderire coscientemente alle narrazioni che incontriamo nelle verit del testo e quindi noi stessi, attraverso lesperienza virtuale di mondi simulati o linterconnessione con

altri s digitali, potremmo nutrire la speranza di costruire la nostra identit in maniera ponderata ma soprattutto autonoma:
Questo non certamente un fenomeno del tutto nuovo: i vecchi media, di tipo verbale, continuano a svolgere efficacemente una loro funzione di identificazione. Continuiamo a definire noi stessi attraverso le caratterizzazioni proposte dai romanzi di largo consumo e dai magazines di informazione svago e moda; continuiamo cio a identificarci con le voci che emergono in queste forme di narrazione scritta. I nuovi media offrono nuove possibilit di definizione del s, dal momento che possiamo identificarci con la grafica brillante e i video digitali dei computer games come con la vertiginosa visione in prospettiva offerta dai sistemi di realt virtuale, dai film e dai loghi televisivi realizzati in formato digitale. Possiamo definire noi stessi attraverso la convergenza di tecnologie della comunicazione come il telefono e Internet.4

Il punto cruciale risiede nellipotesi di incarnare altri vissuti dallinterno con lesigenza realizzata di manipolare attivamente le dinamiche di slittamento costruttivo delle identificazioni, dando adito allesperibilit di desideri repressi. Si tratta di una ricerca che mira ad abbattere alcuni dei pregiudizi esistenti riguardo il mondo del cyberspazio con lintento di recidere le cime spesse che inibiscono la naturale spontaneit nellapproccio a questi nuovi mondi. Ma il tentativo concreto consister nel porre in comparazione i testi di alcuni filosofi contemporanei che riflettono su alcune chiavi concettuali comuni, nella speranza di poter delineare i modi in cui le identit post-moderne entrano in contatto con i nuovi universi esperienziali del virtuale e perseguire unaccurata comprensione dei gradi di assimilazione di questi nuovi fardelli.

CAPITOLO I
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Jay David Bolter e Richard Grusin, Remediation, competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi, Guerini Studio, Milano 2002, p.265.

Propriet del pianeta virtuale


Per corpo virtuale intendo in primo luogo unimmagine digitale interattiva, il fenomenizzarsi di un algoritmo in formato binario nellinterazione con un utente fruitore.5 In questa definizione, che apre il saggio Estetica del virtuale, lo studioso Roberto Diodato istilla nel lettore un primo quadro di riflessione. Unimmagine digitale certamente il prodotto di un astratto calcolo matematico ma, dal momento in cui acquisisce lo statuto di interattivit con il soggetto, incarna una certa densit che la connota come evento, o fenomeno sensibile avente delle potenziali stimolazioni fisiche e mentali per chi ne fruisce. Ci avviamo dunque alla comprensione dei rapporti generati da tali relazioni. A complemento del primo indizio ho trovato di particolare interesse il delineamento dellimmagine digitale quale forma genetico relazionale che appartiene a un sistema multiplo di traduzione6, perch sottolinea come allinterno di questo mondo si debba trattare con i linguaggi e i codici annessi. Quando entriamo in connessione con un ambiente virtuale abbiamo gi sottoscritto un patto legato alla condivisione di un linguaggio, anzi di molti, stratificati luno sullaltro, dato che il codice binario attraverso degli step successivi si muove da una decodificazione allaltra fino a generare lultima superficiale manifestazione di questi calcoli e traduzioni. Cio limmagine che il nostro universo sensibile possa concepire come la pi familiare possibile: ad esempio linterfaccia intuitiva dei sistemi operativi, o in generale quella con cui poter stabilire uninterazione facile legata allutilizzo di estensioni tecnologiche (mouse, tastiera, visori, guanti). Entriamo quindi in una questione relativa alla comunicazione tra lindividuo e la macchina. Due
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Roberto Diodato, Estetica del virtuale, Bruno Mondadori, Milano 2005, p. 5. Ivi, p. 6.

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istanze che entrano in connessione attraverso una sorta di bugia condivisa, cio la completa accettazione del valore finzionale di ci che viene scambiato insieme alla visione di una certa trasparenza di contenuto dellimmagine che vada ad offuscare il motore del meccanismo generatore, cio il computer che effettua la serie di operazioni. Post-moderno un aggettivo usato spesso per descrivere latteggiamento di coloro che abbiano perso un chiaro senso di consapevolezza: quello radicato nella sensazione di avere sempre e comunque a che fare con un apparato tecnologico che ha il compito di creare una serie di meccanismi, impressioni. Se nellera della rivoluzione industriale il collante che legava prodotto, lavoratore e macchinario era ben saldo, consolidato da un corretto rapporto di causaeffetto, oggi il soggetto pensante sembra completamente rapito dal dolce naufragio che sconvolge il proprio statuto di presenza; a contatto con le immagini digitali sentiamo la perdita dellindizialit fisica del segno. Inoltre nel concetto di realt virtuale troviamo vari livelli di multimedialit e di interattivit collegati ad una certa ricchezza rappresentazionale dellambiente mediato. Pi questi valori sono alti, pi lesperienza risulter immersiva nel senso che tender ad assomigliare a quella reale. Daltronde unidea irreprensibile di Diodato ben espressa in questo passo:
Limmersivit fisica e mentale, che implica la sospensione dellincredulit (suspencion of disbelief) e lidentificazione del corpo col medium, non coincide e anzi per certi aspetti si oppone alla simulazione. 7

Egli sostiene cos lipotesi di una inconfondibilit tra RV e il reale normalmente inteso. Quindi una forte dose di fede percettiva escluderebbe a suo parere il terribile teatro di un orizzonte di sostituzione, scenario che invece viene profetizzato da Virilio e da altri teorici dello stesso stampo. Ma il gustoso senso aggiuntivo espresso da Diodato risulter
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Ivi, p. 13.

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ancor pi interessante esaminandolo alla luce di una considerazione: se la RV appare come una simulazione tendenziale della realt, che punta a riprodurne una copia esatta senza mai riuscirvi, sar proprio questo scarto a mantenere intatta unapertura artistica rilevante nei significati espressi dallimmaginario virtuale perch tecnicamente ne uscir indenne la possibilit effettiva di giocare con due dimensioni parallele, operando coscientemente su due livelli distinti ma osmotici della realt stessa. Lo psicologo americano Craig Broad ha coniato l'espressione Tecnostress,8 per indicare un disturbo causato dall'incapacit di gestire le moderne tecnologie informatiche. Il disagio accompagnato da ansia, attacchi di rabbia e panico, depressioni e incubi notturni. Questo problema uno dei pi diffusi in questo momento ma bisogna chiarire come la claustrofobia da web venga indotta esattamente, cio quali siano le dinamiche interne al soggetto. Ritengo che funzioni alla stregua di una comune droga, cio una sostanza che, attraverso il proprio principio attivo, stimola il cervello a riconoscere come tali delle alterazioni degli stati di coscienza. Quando assumiamo delle droghe allucinogene abbiamo il pieno discernimento dello statuto ontologico dellesperienza vissuta in quegli istanti, cio continuiamo a definirla come una situazione speciale chiaramente distinguibile dalla normalit. Su questo punto non credo ci siano dubbi, il fatto che luso cronico di qualsiasi sostanza dal caff allalcool, dalle sigarette alla marijuana, dai cellulari ai computer ha delle conseguenze studiate che determinano lo stravolgimento del metabolismo e delle connessioni neuronali a tal punto da modificare la percezione di s. Ne deduciamo che la particolarit di questo tipo di esperienze possa fornire a chi le vive dei raggiungimenti libidinosi molto elevati, nel senso che unalterit percettiva possa facilmente istaurarsi nellottica di amplificare i mezzi per sostenere uno sguardo interiore pi profondo del solito. Un
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http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/scienza_e_tecnologia/tecnostress/tecnostress/tecnostress.html.

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errore grave quindi quello di stigmatizzare in toto qualcosa senza garantire prima una corretta informazione (come fanno diverse testate giornalistiche di questi tempi). Invece di bombardare lopinione pubblica con intenti proibizionistici inneggiando ad una moderazione morale, la si dovrebbe mettere al corrente delle complesse implicazioni di abitudini gi diffuse a livello endemico. In tutte le societ possiamo riconoscere individui che ogni giorno scelgono di aprire le porte a visioni di questo tipo senza che la loro vita culturale e sociale subisca delle ripercussioni gravi, anche se ovviamente ci sono delle eccezioni, e non poche, la cui problematicit attribuibile solamente alla mala gestione da parte dello Stato del livello educativo e divulgativo di nozioni esatte riguardo luniverso in questione. Senza dilungarci ulteriormente sulle ripercussioni negative della disinformazione in tema di consumo di stupefacenti, notiamo come un parallelismo pregnante basti a demolire il catastrofismo legato al discorso dellutilizzo dei computer. Perch cosa fa lesperienza tecnologica se non offrirci unalterazione del senso di realt? Sembra evidente che il soggetto apprenda nel cyberspazio attraverso limmersivit maturando la sensazione di avere a che fare con una realt altra, simile a un prodotto dellimmaginazione e che questo processo produca una sorta di identificazione. per questo motivo che i programmatori multimediali hanno ideato una figura altamente funzionale per la comunicazione in rete: lavatar. Viene concepito abitualmente come la rappresentazione di un corpo umano non generico in ambiente virtuale e facilita un senso di immediatezza nelle relazioni intersoggettive. Sottolineandolo affermiamo che nel mondo del cyberspazio si effettua la ricerca di una percezione non mediata, cio pi diretta possibile, al fine di emulare una situazione simulata corrispondente ad un analogo possibile della sfera quotidiana. In tutto questo discorso rimane per il gap incolmabile ovvero la mancanza di congruenza assoluta tra la RV e la vita.
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Non esiste un rapporto di equivalenza tra loro. Lo ripetiamo. Del resto siamo portati ad affermare come entrino in gioco degli effetti psicologici significativi negli utenti-fruitori di questi spazi, effetti che influenzano la realt stessa, producendo un contributo stranamente rilevante al bisogno di concretezza onnipresente. La presenza avvertita in un mondo virtuale funziona solo se pu entrare in competizione con il sentire in ambiente non virtuale aumentando quindi lillusione di non mediazione capace di innescare laccesso ad un mondo dotato di propriet oggettive credibili. Se la realt, come espresso dalle fenomenologia husserliana, un insieme di dati contaminati da una serie di operazioni intenzionali, cio unit costituite che hanno una relazione col nostro passato, con la nostra esperienza di vita, possiamo affermare che il mondo conosciuto un apparenza di ci che l identit culturale ci mostra generando una costante proiezione eidetica collettiva. La percezione agisce sulla scorta di questi schemi trascendentali, proiettando lempirico soggettivo sulla rappresentazione che ci costruiamo della realt. Se linterazione fondante nel dialogo con il mondo ma in fondo non necessaria per lesistenza del mondo stesso e subisce queste dinamiche, in un luogo, la RV, in cui linterattivit garante della sua stessa esistenza non potrebbe essere interessante compiere unanalisi pi approfondita dei nostri dati culturali in un ambito di quasi completa inapplicabilit di morali, leggi, violenza? Ridefiniamo la nostra societ, ripuliamola dalle nefandezze, ormai schermati da questa Nabucodonosor, nave sotterranea di difficile controllabilit, coacervo di menti innumerevoli collegate in ununica grande rete liminale, parallela. Ma non finita. Adesso comprendiamo limportanza culturale della possibilit di interazione col fluido virtuale che incarna perfettamente la dinamica del nostro processo percettivo, nel senso della sua propriet proiettiva fantasmatica, passibile cio di una costruzione interna che ci propria: il
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corpo virtuale che vediamo generato sembra reale! E siamo stati noi a crearlo. In ci individuiamo la differenza sostanziale tra i due mondi. La realt inemendabile, la sua immagine intoccabile, non correggibile, al massimo sussiste la maniera automatica di sovrascrivervi una significazione aggiuntiva, di valenza culturale, determinante le funzioni rituali di tutto il mondo oggettivo, che rimarr identico al cane, al gatto, ma non alluomo, costantemente reso differibile dal Reale grazie a una certa dose di finzionalit: leidos che filtra la nostra mente. ovvio che non possiamo prendere in mano una mela e farla diventare una pera, per quanto possiamo credere che lo sia, o invertire i nomi dei due frutti, o concepirla come un ottimo combustibile, non saremo mai in grado di farla diventare oggettivamente una pera. A parte il fatto che il corpo virtuale per la sua interattivit, scioglie la differenza tra stimolo distale e stimolo prossimale, in quanto il corpo virtuale , per di cos, ontologicamente prossimo e percettivamente distante9 (cosa del resto fondante),
[]anche supponendo che sia possibile separare una semplice volizione da un movimento o una percezione, considerando che i corpi virtuali potranno essere, per mezzo di protesi sofisticate, connessi direttamente alle sedi degli impulsi nervosi, nulla vieta che un semplice atto di volizione possa emendare un corpo virtuale.[]Data la natura interattiva del virtuale non vedo impossibilit teorica perch ci possa avvenire, e perci produrre una forma di comunicazione intersoggetiva mediata dalla memoria informatica, la quale diverrebbe, a partire da una base programmata, memoria di esperienze.[] Il corpo virtuale non n esterno n interno, considerando che la sintesi non una somma, ma unaltra cosa, cio una testimonianza della novit ontologica del corpo virtuale.10

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Ivi, p. 40. Ivi, p.29.

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Proviamo allora ad estrarre unatmosfera visionaria da questa considerazione apparentemente asettica del visionario Pierre Lvy:
Il reale, la sostanza, la cosa sussiste o resiste. Il possibile racchiude forme non manifeste, ancora sopite: nascoste allinterno, queste determinazioni insistono. Il virtuale [] non nel ci, la sua essenza risiedendo nelluscita: esso esiste. Infine, manifestazione di un evento, lattuale accade, la sua operazione loccorrenza.11

come se il virtuale si manifesti in quanto attualizzazione nel momento in cui avviene linterazione con lutente, ponendo cos le basi ontologiche della propria esistenza grazie a un complesso nodo di relazioni dinamiche. La velocit cyberspazio, o meglio il grande insieme di velocit relative che si intersecano tra loro a partire da una preesistente configurazione di forze la quale tende a mostrarsi in atto, fenomeno, evento. Ma cyberspazio soprattutto non luogo, soglia liminale che connette esterno e interno, stato confusionale di elaborazione astratta di situazioni da affogare nel mondo empirico e ambiente virtuale che accetta lintromissione di altri corpi compenetranti in stretta osmosi tra loro. Non c pi scelta una volta dentro, si sonnambuli nello slittamento da unidentificazione allaltra, in perpetua assenza, soggetti sbarrati spinti a dare sfogo ai molteplici s che la nostra identit tiene in incubazione dallalba dei no inibitori. In pratica si verifica una riproduzione di ci che lindividuo avverte, quando riflette sul proprio vuoto esistenziale a contatto col nulla scovato allinterno, con la differenza che si hanno l a portata di mano soluzioni agevoli di riempimento da abbracciare in maniera totalmente intuitiva, alla stregua di un magico sogno:
Madre mia, perch fuggi mentre voglio abbracciarti, che anche nellAde, buttandoci al collo le braccia, tutti e due ci saziamo di gelido pianto? O
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Pierre Lvy, Il virtuale, Raffaello Cortina, Milano 1997, p.130.

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questo un fantasma che la lucente Persefone manda perch io soffra e singhiozzi di pi? Cos dicevo e subito mi rispondeva la madre sovrana: Ahi figlio mio, fra gli uomini tutti il pi miseronon ti inganna Persefone figlia di Zeus; questa la sorte degli uomini, quando uno muore: i nervi non reggono pi lossa e la carne, ma la forza gagliarda del fuoco fiammante li annienta, dopo che lossa bianche ha lasciato la vita; e lanima, come un sogno fuggendone, vaga volando. Ma tu cerca al pi presto la luce; per tutto qui guarda, per raccontarlo poi alla tua donna!12

La relazione tra linvocazione dei morti di Odisseo e il discorso che stiamo trattando chiaramente metaforica. LAde, in cui il protagonista del poema discende per ascoltare la profezia di Tiresia, un ambiente che riflette propriet oniriche, virtuali, (e ovviamente altre legate alle cosiddette Near Death Experiences), cio una serie di fenomeni vissuti durante stati alterati della coscienza la cui caratteristica peculiare rimane quella della sensazione di presenza. Unambiguit comune: nel sogno come nella RV la memoria ci che proprio o intimo del soggetto e ci che estraneo, differente. Odisseo avverte delle emozioni forti nel momento in cui entra a contatto col fantasma della madre Antclea, ma laspetto intimistico dellesperienza non viene colmato dal desiderio esaudito di un avvicinamento fisico. Il sogno infatti ha la capacit di stupire, affascinare, talvolta angosciare, poich la sua sostanza viene percepita come estranea nonostante si tratti di un effettivo prodotto della nostra mente, cosa che del resto non ci impedisce di viverlo come degli avatar. Esso incoerente infatti soltanto rispetto alla presupposizione di una regia unitaria e soggettiva, ovvero si manifesta anchessa come realt non controllabile, inemendabile. Inoltre se il corpo virtuale il frutto di una copula tra la macchina e lutente-fruitore, il sogno appartiene al versante scopico dellinconscio, alla proliferazione di verit interiori rivelate - da e soltanto
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Omero, Odissea, libro XI, v.210- 224, Einaudi, Torino, 1989, p. 303, 305.

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per noi. Ecco un'altra prova delloriginalit del virtuale, soglia di accesso intersoggettivo alla sfera del sapere universale in cui gli avatar sono connessi allinterno di una rete potenzialmente cosmopolita, mondata dalle discriminazioni ma perfettamente aderibile a tutte le propriet oniriche positive. Ma ora consideriamo per un attimo il concetto di mimesis come struttura fondamentale del desiderio umano inserendo laspetto estetico nellottica di un segno della volont di appropriazione del mondo, comprenderemo allora come la rappresentazione di un oggetto possa essere vista come una sorta di virtualizzazione delloggetto stesso se inquadriamo il procedimento di digitalizzazione di unimmagine allinterno del processo di creazione mimetica. Se la mimesis cos importante nella storia delluomo, nellarricchimento della vita culturale attraverso lesperienza dellarte, notiamo che liconografia stessa a colorire il concetto di rappresentazione con una sovrabbondanza dessere, un valore additivo che la distacca dalloriginale come prodotto analogo ad esso ma superiore per il senso attribuito culturalmente. Ora tutto questo presente nel mondo digitale. Ma c da puntualizzare una doverosa distinguibilit dellimmagine digitale dalla semplice rappresentazione mimetica in quanto la prima unione di cosa e immagine, in cui copia e originale si trovano sovrapposti dominando la dicotomia semantica degli stessi termini. E non detto inoltre che unimmagine digitale sia frutto della decodifica di un'altra immagine, poich grazie ai software di grafica si riesce a creare dal nulla, senza alcun processo mimetico, qualunque tipo di fantasma virtuale. Questa digitalizzazione del mondo conosciuto ci appare quindi tramite una radicalizzazione del processo mimetico, ma talmente eccedente dal concetto di mimesis da risultare esso stesso inadeguato per definirla. In un certo senso assistiamo ad un graduale svincolamento dal senso di imposizione delle nozioni culturali, al nascondimento delle pratiche convenzionali in cui risiedono alcune funzioni portanti. Parliamo di
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funzioni che per permangono, potenziate in un nuovo mezzo conoscitivo, anzi nelle immagini prodotte da esso che ci avvengono nella coincidenza assoluta di un originale e della sua copia, vibranti, nel recupero di un alone luminoso, sorta di aura benjaminiana riacquisita autenticamente dalle numerose creazioni delle immagini virtuali. La rappresentazione della realt ci aiuta a razionalizzare il mondo e a comprenderlo, allora lapporto del digitale, nelloltrepassare questo limite strutturale, ci impone un rinnovamento della conoscenza e forse un approfondimento dei riferimenti inconsci che ritroviamo nelle immagini di tutti i giorni, sulla scorta di un pensiero che rileva nel corpo-immagine virtuale una copiosa presenza di propriet oniriche e di dense connessioni ai significanti culturali che filtrano lassimilazione della realt stessa: un pozzo di informazioni oggi passibile di unemendabilit da parte del soggetto.
In seguito la nozione quadro di simulacro ha permesso di interpretare la pervasivit dellimmagine mediale e i relativi processi di estetizzazione della realt. Ora Il simulacro non unimmagine pittorica, che riproduce un prototipo esterno, ma unimmagine effettiva che dissolve loriginale, [...]limmagine di qualcosa che non esiste.[]Per ora un guadagno, sul quale provvisoriamente ci attestiamo, indica che per quanto le immagini digitali sfuggono alla dinamica mimetica, esse non hanno unessenza simulacrale.13

Il simulacro strutturato attraverso la mimesis in un rapporto di somiglianza in cui loriginale si ritrae allinfinito, ovvero loriginale in quanto modello permane, insistendo sullimmagine, come assente. In questo senso limmagine digitale non pu essere accomunata a quella simulacrale. Se col digitale si verifica un superamento del rapporto mimetico, attraverso lautonomia del momento interattivo dellimmagine inserito nella sua capacit genetico relazionale e deprivata da ogni tipo di
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Roberto Diodato, Estetica del virtuale, cit., p.85, 91.

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processo analogico, possibile orientare queste nuove propriet aldil dei concetti di indizialit fisica e di iconicit del segno, escludendo per di pi lessenza simulacrale, che come abbiamo visto si basa su una struttura mimetica particolare.

CAPITOLO II Lvy e dintorni

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Dopo questa breve descrizione delle peculiarit relative alluniverso in questione, tentiamo di analizzare i vari feedback che le persone fisiche ricevono una volta invischiate nella tela del ragno. Bolter e Grusin, esperti di comunicazione, portano avanti lidea di un mondo virtuale che utilizza le forme strumentali di altri media per favorire laccesso a situazioni pi complesse da vivere mouse alla mano. Nellottica di questo riuso in ambito di programmazione, lidentit del soggetto educato agli utilizzi sociali delle nuove tecnologie, subisce un processo di rimediazione sovrapponendosi ai mezzi che comincia a padroneggiare. Nei MUD (domini multi-utente), nelle chat, nei forum, negli spazi virtuali interattivi, nelle ambientazioni dei giochi di ruolo online, tante menti de-corporeizzate entrano in stretto contatto, felici della scoperta di un fresco universo ludico:
Il s rimediato si manifesta anche con grande evidenza nelle comunit virtuali presenti su Internet, allinterno delle quali i singoli individui controllano e occupano punti di vista sia visuali che verbali attraverso manifestazioni testuali e grafiche, ma, allo stesso tempo costituiscono le loro identit collettive come una rete di collegamenti tra questi s mediati. La comunit virtuale la comunit in quanto soggetto e insieme oggetto del processo di rimediazione; essa rimedia la nozione di comunit cos come stata definita allinterno e attraverso i precedenti media, quali il telegrafo, il telefono, la radio e la televisione.14

Il sipario si apre sul denso tessuto connettivo che la grande rete interattiva propina quotidianamente ai suoi utenti. come un grande muro di mattoni attraverso cui lintuizione umana abbraccia la libert di far breccia decomponendone gli elementi a proprio piacimento con la volont di ricostruirne linsieme in maniera creativa e di condividerlo con chicchessia. Il modo intuitivo quindi agevolato dallapprodo verso dimensioni conosciute che si ritrovano stratificate nei testi intarsiati di numerosi
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Jay David Bolter e Richard Grusin, Remediation, competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi, cit., p.267.

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vecchi media: nella cornice dellinterfaccia elettronica assistiamo al crollo della loro solitudine funzionale, raggianti in agglomerati perfiferici di dati, i banlieues della nuova comunicazione. Ma cosa succeder a noi, gli abitanti di questi spazi, quando voltandoci non scorgeremo pi Arianna e ci perderemo nel labirinto? Dove andremo a cercare la carne dispersa a terra, quando le menti vorranno scollegarsi e riacquistare il proprio legame corporeo? Basiamoci sulla gi citata espressione di Lvy: il virtuale prima di tutto la manifestazione di un evento, lattuale che accade e la sua operazione loccorrenza cio la ricorrenza di un qualsiasi fatto o fenomeno, la sua stessa evenienza. Preoccupiamoci allora delle necessit eventuali, e non della linea temporale di sviluppo, dato che siamo dentro e non ancora coscienti del senso di riaffioramento, vediamo invece se la nostra condanna gi quella del solipsismo, nella percezione di s quali monadi isolate oppure, magari, come monadi ben connesse tra loro. Per lappunto Diodato ci rammenta il concetto di monade come corpo del tutto sui generis, un corpo fenomeno peculiarmente sottile che insieme rappresentante e rappresentato.15 proprio la sua sottigliezza a definire il limite dellespressivit che le propria. E continua: la monade un tutto-parziale, o una parte-totale, e la connessione intermonadica consiste soltanto nellarmonia prestabilita dal programma.16 Ma solleva daltronde limpasse di Leibniz, cio limpossibilit di intendere un punto focale: se la rappresentazione e lespressivit sono propriet conoscitive della monade come qualit costitutive del mondo (cio lessenza della monade nel rispecchiamento conoscitivo) e il corpo della monade esiste solo grazie ad una riflessione interna che implica una minima istanza metafisica, cio un minimo di esterno, allora come possiamo identificarla al corpo-immagine virtuale, che il non rappresentato per eccellenza, nel senso che prodotto direttamente da una matrice immanente in esso, senza istanze
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Roberto Diodato, Estetica del virtuale, cit., p. 96. Ivi, p. 97.

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esteriori di sorta? Forse dobbiamo smetterla per un momento di paragonare ogni concetto allimmagine corpo-virtuale, e tentare di allacciare il discorso alluomo reale, quello seduto costantemente davanti allo schermo; egli non si chiede se la sua esperienza sia simile a un sogno, a una droga, a limmersione in un quadro, ma quali benefici concreti pu trarre dallutilizzo del nuovo mezzo di cui dispone. Infatti a un livello concettuale profondo non vedo soluzione, ma se trasponiamo la cosa verso un punto di vista pi sociologico notiamo il passo ulteriore. Citiamo da Lintelligenza collettiva di Lvy:
Tenendo conto delle particolarit soggettive di ogni monade, di ogni anima individuale, il collettivo intelligente simile al Dio di Leibniz, calcola il migliore dei mondi possibili.[]Leconomia delle qualit umane dal canto suo, non prevede assolutamente istanze trascendenti, seppur infinitamente rispettose delle libert. una monadologia senza Dio. In essa nessuno detiene il potere. Nessuno detiene la conoscenza assoluta del tutto. Il calcolo del meglio dunque viziato da unincertezza ineluttabile ed preferibile che sia cos. Siccome non si ha una conoscenza perfetta della totalit ed impossibile prevedere il futuro, il calcolo non pianifica il meglio una volta per tutte , ma procede in una serie continua e indefinita di approssimazioni, seguendo in tempo reale larrivo di nuove informazioni e il cambiamento delle situazioni. []Ecco la differenza principale tra la monadologia di Leibniz e leconomia delle qualit umane: questultima non ammette un architetto esterno, un grande calcolatore che determini il meglio per tutti. Lungi dallessere centralizzata, lattivit di calcolo distribuita ovunque. Infatti esistono almeno tanti calcolatori elementari quante sono le monadi: si tratta delle persone.17

Leconomia, infatti verter intorno alla produzione del legame sociale, sviluppando un ambito relazionale non gerarchico, ma questa economia delle qualit umane rimane il vero limite utopico della sua idea. Come
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Pierre Lvy, Lintelligenza collettiva, per unantropologia del cyberspazio, Feltrinelli Milano 2002, p. 93-94.

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potremo essere sicuri che le necessit economiche convergeranno con lesigenza etica? Il filosofo francese un esperto delle ripercussioni sociali dellinformatizzazione e vede nella nuova realt un progetto in cui il calcolo del meglio non pu basarsi su un bene unilaterale, cio non pu (e non deve) sussistere un istanza di potere che determini lo scioglimento degli eventi, la produzione e la distribuzione dei beni di consumo, includendo anche linformazione stessa in questo insieme. Sostanzialmente egli osserva come il calcolo non sia pi una prerogativa di pochi, ma, grazie alla diffusione di numerosi calcolatori, sia in costruzione una collettivit che interagisce attivamente per la creazione di una sfera del sapere comune, il vero relativismo, un concetto di pluralit che entra in gioco nella creazione e nella gestione delle utilities di tutti quelli che partecipano al gioco. Cio il contesto del cyberspazio una universalit per chi ne fa parte, ma non totalizzante, perch inseparabile dalla particolarit degli individui e delle relazioni interpersonali. Se il testo letterario conosce una certa universalit, esaurisce altres la propria natura totalizzante a causa della sua caratteristica di prodotto limitato e conchiuso, mancante di connessioni dinamiche autonome. chiaro come la letteratura operi il riuso e la risemantizzazione di altre opere ma questi link, se non sono resi espliciti da note, citazioni, non sono immediati, cio risultano comprensibili solo a coloro che, per istruzione, tipo di cultura, riescono a scorgerli nella fitta rete dei rimandi impliciti. Tra laltro a imporre i link nel testo letterario troviamo in cattedra soltanto lautore unico. Oltre a questo molto facile che la lettura di un libro venga presa nellottica di unacquisizione omologante di uno o pi status symbol, o come luce sempiterna contenente delle verit dogmatiche, a causa del rapporto di insubordinazione che si istaura facilmente con questo tipo di testo. I giornali, le televisioni e per certi versi il cinema, proseguono nella realizzazione di questa traccia, poich sono forme di comunicazione di tipo
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uno-tutti che si propongono di diffondere messaggi che aderiscono al minimo comune denominatore mentale dei destinatari. Sono media che sollecitano lutente-fruitore alla passivit, utilizzano la sospensione dellincredulit come unarma per infierire sul target medio in maniera intrusiva e demagogica. A causa di questo sono stati sfruttati per gestire linnesco ideologico nelle societ totalitarie, attraverso una certa propaganda politica unilaterale. Gli antichi greci invece non avevano ancora distaccato la ritualit dei loro testi orali dal contesto del flusso vitale in cui erano immersi (pensiamo alla tragedia attica). La parte centrale dellOdissea di Omero, cio la lunga digressione del protagonista al cospetto dei Feaci riguardo il lungo naufragio che lo ha sconvolto, una vera e propria captatio benevolentiae per convincerli della propria virt morale e fisica al fine di essere ricondotto al pi presto ad Itaca. Se Omero utilizza questo spunto per definire appunto il contesto di fruizione dellopera antica, inserito nel complesso dei rituali sociali dellepoca: le regole dellospitalit, la teatralit del racconto, il banchetto sacro. Luso sociale veniva cos ricondotto al senso pratico e comunitario indispensabile allesistenza civile e armonica delle antiche societ orali. Il contatto diretto tra questo medium e la vita era fondamentale, perch stata proprio la distanza culturale tra mondo intellettuale raziocinante e mondo popolare istintuale, prodotta secondo Nietzsche da secoli di filosofia, ad aver favorito le strumentalizzazioni delle opere testuali ai fini di controllo, indottrinamento ideologico, politico e morale. Ma vediamo come il mondo virtuale entri nel merito di questa digressione. La rete rende pensabile qualcosa di differente sia dalla totalit senza universale delle culture orali, sia dalluniversale totalizzante delle culture scritte e mediatiche. Al dispositivo comunicativo del tipo uno-uno (posta, telefono) e di tipo unotutti (televisione, giornale), si aggiunta la possibilit di una comunicazione tutti-tutti, cio di un nuovo modo di distribuire la
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conoscenza,

cui

coloro

che

sono

connessi

possono

partecipare

interattivamente e ove non esiste un emittente virtualmente privilegiato. Diventa cos possibile sia comunicare linformazione in maniera universale, come nella civilt della scrittura, sia interagire e creare contesti ben delimitati, come nelle culture orali. Uno scenario come questo pu senzaltro essere definito come un universale senza totalit: ce lo illustra Lvy in Cybercultura, gli usi sociali delle nuove tecnologie. La rete, la cui unica pretesa la connessione in un ordine non gerarchico, esprime la tendenza alluniversalit che non per totalizzante, poich non racchiude in essa un unico senso, ma molteplici, che si auto-determinano deprivati dellarchitetto-modello disciplinante. Il trascendente: francese listanza propone superiore cos Inoltre, invasiva una e teorico e visione

dellinformazione quale bene pubblico alla portata di tutti, il cui valore sta nellaccessibilit nellinterconnessione. tecnicamente lapplicazione di questa idea potrebbe sollevare dei capovolgimenti ancora pi rivoluzionari. Per dirimere una controversia giuridica abbiamo bisogno del libro, dato che non possibile sostenere un processo sulla base di un contesto di universale senza totalit, poich un codice penale per esempio non viene redatto al fine di permettere infinite interpretazioni (e nessuna dotata di autorit), perch non sarebbe pi un testo giuridico. Se si verificasse che un ipertesto prenda il suo posto, con lincedere degli usi del cyberspazio nellincorporazione di alcune funzioni degli altri media, potremmo salutare certe forme di potere statale e ritenere che le potenziali libert di interazione del mondo virtuale si attualizzino anche nel mondoreale umano in una sorta di anarchia cooperativa. Ecco che vedremmo realizzarsi un primo passo verso la riacquisizione diretta di libert prima impensabili, in uno slancio diretto verso lempireo di questa monadologia senza Dio. Ed proprio Diodato a tradire le proprie aspettative teologiche

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in questi passaggi, in cui sembra tendere la mano a Lvy, sospeso nel proprio galleggiamento teorico:
Lungi dallessere anarchico, lo spazio dellipertesto (IP) dotato di unorganizzazione cos sofisticata da produrre un effetto di libert.[]LIP costituisce unimmagine teologica di un certo tipo: lAutore plurale dellIP un Deus absconditus, un Dio trascendente, pi che un orologiaio programmatore che predetermina i percorsi e le scelte costruendo attraverso la loro quantit un effetto di libert.[]Che succede se oltre allhyper text aggiungiamo il transfert protocol nel particolare ambiente World Wide Web? []Il web invece politeista, uno spazio pagano, in cui ci sono molti dei, ed uno spazio sul quale non si d uno sguardo di sorvolo: nessun iperautore pu avere uno sguardo totalizzante sul web.[]Questo mondo ha carattere totale: nel suo dinamismo tutti i possibili che possono attualizzarsi si attualizzano, ma non dotato di alcuna teleologia, in quanto non possibile uno sguardo esterno dominante: si tratta quindi di unulteriore e alternativa metafora del mondo.18

Abbiamo allora circoscritto il discorso giungendo ad una conclusione che ci porta ad escludere lesistenza di un iperautore che tessi la grande tela dellipertesto magari a sua immagine e somiglianza. Del resto la parola ipertesto si riferisce ad una forma di testo elettronico strutturato attraverso una modalit di scrittura non sequenziale e dei blocchi di testo collegati tra loro attraverso link che generano una sembianza multilineare: in questo senso evidente unesibizione delle moltiplicazioni delle possibilit, ma soprattutto la scelta di uno dei vari collegamenti elettronici sembrerebbe a completa discrezione dellutente che pu beneficiare cos di una libera scelta personale. Tuttavia dal momento in cui ci troviamo in un mondo, il web, molto vasto, ma certamente ben delineato, in cui abbiamo la necessit di orientarci, non detto che i dispositivi allinterno della rete ci permettano di trovare il migliore dei siti possibili secondo le nostre
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Roberto Diodato, Estetica del virtuale, cit., p.191-192-194.

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esigenze. C da ricordare come ognuno di noi acceda al web secondo pratiche comuni, per esempio attraverso luso di motori di ricerca come Google, il pi utilizzato nel mondo, o ricorra a Wikipedia e Youtube per reperire informazioni di ogni tipo, foto, video. Lo spettro quello di una radicalizzazione ulteriore del nascondimento del controllo. Parliamo di una mise en abme di queste dinamiche, il cui fine sempre stato quello di celarsi sempre di pi ai nostri occhi mantenendo allo stesso tempo lillusione di libert che i nuovi dispositivi hanno offerto di volta in volta. Il potere viene esercitato in maniera sempre pi indiretta, immerso nella tendenza perversa di illudere oltre che di manipolare. Ma non abbiamo bisogno di tutto questo delirio paranoico se verifichiamo quanto il nuovo mezzo stia accrescendo in realt le potenzialit dello spazio del sapere, ovvero il nuovo spazio antropologico teorizzato da Lvy, in cui troviamo realmente un arricchimento personale nellimmediata reperibilit di fonti e dati inesauribili, qui stiamo parlando di una finestra sul mondo, un diamante unico nellottica di un rinnovamento delleducazione, del lavoro, delle agevolazioni negli spostamenti tramite trasporti, dellelusione dai meccanismi intrusivi della macchina statale: dai ricorsi contro le contravvenzioni, alle associazioni no profit, dalla controinformazione ai trucchi per agevolare le scappatoie burocratiche. Inoltre a sostegno di unidea ottimistica di sovvertimento delle disposizioni imposte da internet annoveriamo limpresa del fisico di Pisa, Federico Calzolari, esperto di grid computing (calcolo distribuito), il quale ha dimostrato la fallibilit del meccanismo di ricerca di Google, arrivando in testa alla top ten delle parole pi cliccate nel novembre 2007.19 In quel mese infatti nel ranking di Google si classificato al primo posto Federico Calzolari (e il suo sito) battendo Natale per il numero di ricerche registrate fatte dagli utenti italiani. Lo studioso ha cos dimostrato la fattibilit di una manipolazione
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http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2007/12/14/svelare-i-segreti-di-google-per-gioco/

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degli algoritmi che regolano il page ranking di Google ingannando il motore di ricerca grazie ad un raffinato gioco di calcoli matematici introdotti nella macchina che generava la ricerca ricorsiva del sito. Un motivo in pi per galvanizzare liniezione di fiducia positiva promossa da questo lavoro. Del resto con internet il tempo si fermato, viviamo nel regno della simultaneit, nellessenza della comunicazione, ma fondamentale non lasciarsi narcotizzare da questa ennesima trovata per annichilirci, siamo posti ormai di fronte allesigenza irrimandabile della salvaguardia della corporeit in tutti i suoi aspetti di manualit artistica, di contatto umano (fisico), e in generale di tutti i legami naturali: rimaniamo quindi in allerta per frenare lintrusivit di questo spazio antropologico, dotato di nuove propriet ontologiche cos invasive grazie al fascino discreto che esercitano sulle nostre menti. Ma lo ripetiamo ci non elimina la necessit di capire in quali termini tutto questo universo possa aiutarci, dato che ormai c e non risulta depennabile di punto in bianco. Un tale spazio virtuale che pu essere esemplificato dalle reti telematiche, per Pierre Lvy lo spazio della cybercultura, dei computer lo e spazio delle aperto memorie dallinterconnessione mondiale

informatiche20, ed grazie allestensione di queste reti che i teorici hanno potuto formulare il concetto di comunit virtuale ed una relativa ingegneria del legame sociale connessa allidea di questo centro relazionale per eccellenza, quale stato eletto il cyberspazio.
Oltre a unindispensabile strumentazione tecnica, il progetto dello spazio del sapere spinge a reinventare il legame sociale in funzione dellinsegnamento reciproco, della sinergia delle competenze, dellimmaginazione e dellintelligenza collettiva.[] unintelligenza distribuita ovunque,

continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze[]In questa prospettiva, il
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Pierre Lvy, Cybercultura, gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano 1999, p. 91.

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cyberspazio diventerebbe lo spazio mutevole delle interazioni tra le diverse competenze dei collettivi intelligenti deterritorializzati.21

Ci ritroviamo come lastricati in una strada di mattoni doro in cui il valore calpestabile misurabile con lumano, niente pi prezioso di esso. Ecco perch Lvy esige che si realizzi questeconomia dellumano partendo proprio dallo spunto dellevoluzione delle tecniche contemporanee e in particolare delle tecniche di comunicazione, suggerendo approcci che qualche decina di anni fa erano ancora inconcepibili.
Allopposto delle tecnologie molari, che considerano i loro oggetti in blocco, alla cieca, in modo entropico e sommario, le tecnologie molecolari si accostano in maniera molto fine agli oggetti e ai processi che controllano. Evitano la massificazione. Ultrarapide, precisissime, agiscono sui propri oggetti a livello di microstrutture, dalla fusione a freddo alla superconduttivit, dalle nanotecnologie allingegneria genetica, le tecniche molecolari riducono al minimo gli sprechi e gli scarti.[]Linformatica una tecnica molecolare perch non si accontenta di riprodurre e diffondere i messaggi (cosa che comunque fa meglio dei media classici), essa permette soprattutto di generarli, di modificarli a piacimento, di conferire loro capacit di reazione molto raffinate grazie a un controllo totale della loro microstruttura.22

Una concezione di questo tipo vuole privilegiare la sfera dellumano in tutto e per tutto dato che un gruppo molecolare non ha bisogno di una mediazione trascendente, e mira alla sollecitazione dellespressione attiva dei singoli, ma anche alla valorizzazione della diversit, del contatto con laltro da s. evidente che lautore utilizzi la parola molare riferendola ad un approccio globale ai fenomeni, a un atteggiamento che considera i suoi oggetti esclusivamente in rapporto alla massa che li compone senza
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Pierre Lvy, Lintelligenza collettiva, per unantropologia del cyberspazio, cit., p. 31-34-35. Ivi, p.56-62.

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dar conto alle variazioni minime e alle evoluzioni specifiche delle singole parti. Lvy inoltre non nasconde come lamministrazione ricorra ai sistemi informatici per gestire e perfezionare la macchina burocratica e si scosti continuamente dal tentativo di approcciare nuove forme di organizzazione che per inesorabilmente spifferano le potenzialit del nuovo mezzo dal pertugio microscopico di una finestra sbarrata. Ma la vera scommessa sembra quella di dare ai collettivi intelligenti la capacit di esprimere la propria opinione plurale attraverso una sorta di democrazia diretta, senza il filtro dei rappresentanti politici. Unagor virtuale in cui prevarrebbero i fautori di idee e soluzioni sempre meno offensive o negligenti nei confronti degli altri, per una vittoria dei pi cooperativi e non degli arrivisti sociali. Ormai il rappresentante politico talmente inutile, ma essenziale alla macchina statale, da incarnare una funzione sempre pi evidente, quella di farsi specchietto per le allodole, fantoccio da bastonare nellespiazione fasulla dei malesseri sociali, dei suoi antagonismi. Si tratta di riti apotropaici che non risolvono i problemi di disintegrazione sociale, ma riconducono sempre e comunque luomo a raccontarsi la favola del mitico consumatore, parola che splende davvero di una luce abbagliante, presa a m di totem nella ricerca della realizzazione di una classica esistenza felice. E cos lideologia si nutre continuamente dellirrisolto producendo in maniera forsennata questepidemia dellimmaginario, cui soggiacciamo inscatolati, rosicchiandoci, e intanto il mondo grida, l fuori.
Ora la democrazia in tempo reale concretizza non locchio del potere sulla societ, sulle persone (totalitarismo), non lo spettacolo del potere (regime dei media), ma la comunicazione della comunit con se stessa, la conoscenza di s da parte del collettivo.[]Ogni definizione trascendente del sapere esclude forzatamente coloro che rifiutano di sottomettervisi o coloro la cui forma di intelligenza non vi corrisponde.[]Nello spazio emanato dallintelligenza collettiva, io incontro cos laltro essere umano, non pi come un corpo di
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carne , una posizione sociale, un proprietario di oggetti, ma come un angelo, unintelligenza in atto in atto per lui ma in potenza per me.[] cos che laltro mondo o il mistero della teologia diventa il mondo dellaltro o lenigma dellantropologia. 23

Unapertura allalterit, lincontro tra gli universi fantasmatici di ognuno di noi, ecco cosa prospettiamo. Lasceremmo volentieri libere le nostre fantasie, in aperto dialogo tra di loro, per una fusione fatta di immagini che non tenga pi conto della molarit-moralit che confina le persone negli spazi annessi a esaurire lespressione di unetichetta sociale. Pensiamo alla carne del sensibile di Merleau-Ponty, tematizzata come appartenente alla natura nellesplosione di una chiave comunicativa dinamica: tessuto che ci dice la comunanza corpo-mondo in un intreccio di attivit e passivit, per una reversibilit di soggetto e oggetto. Se il virtuale va interpretato nellambito di una certa pregnanza del possibile, nellespressione del chiasma dei corpi, lidea di carne aderente ai nostri propositi come un raccoglimento della moltitudine intorno a un nucleo mai intenzionale nella sua purezza, in rappresentanza di uno strato dellessere precedente alla dicotomia organico-inorganico, cio un elemento che d senso ai fatti particellari, esibendo la loro plausibile attualizzazione nel cyberspazio: luogo cos tanto rassomigliante ad un giardino orientale da cui poter drizzare lo sguardo oltre i confini del nostro corpo, in unempatica comunanza con lAltro.

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Ivi, p. 93- 110- 111.

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CAPITOLO III I veli dellImmaginario


Ora che abbiamo compreso quanto oggi sia elevato il livello di pervasivit dellimmagine grazie allevoluzione degli strumenti informatici, soprattutto nellambito della sospensione dellincredulit che si verifica grazie allinterazione con i mondi virtuali, dobbiamo armarci per scovare lintrusione di un meccanismo esteriore che agisce su di noi, forte del nostro stato di vulnerabilit accresciuta. Pi possiamo, pi ci esponiamo:
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questo sembra essere il paradosso. Infatti allaumentare delle possibilit della tecnica cresce in maniera direttamente proporzionale il livello di manipolazione e il suo occultamento ulteriore. A questo proposito noto a molti lescamotage ideato dalla cricca di Silvio Berlusconi per ottenere il consenso alle prime elezioni del 1994: prima della nascita ufficiale del partito, con discorso a reti mediaset unificate, le maggiori citt italiane sono state sommerse da immagini pubblicitarie anonime che richiamavano i colori del nascente partito, o parte del logo; lelettorato stato letteralmente bombardato da una sfilza di messaggi subliminali, che insieme a tutta la cornice di presentazione successiva, hanno favorito il dilagare delle adesioni, con una rapidit mai verificatasi prima. Il conflitto di interessi non dovrebbe essere visto come il motivo cercato continuamente dalla magistratura per farlo dimettere, ma proprio come lantagonismo intrinseco del suo progetto ideologico: evidenziato dallesibizione del proprio centro di potere economico-commerciale ai fini della strumentalizzazione politica. Ecco perch il nodo che ci proponiamo di sciogliere in questa riflessione impone un passaggio ulteriore sulla scorta di un approccio sistematico dal punto di vista lacaniano di Slavoj iek, filosofo sloveno che tratta le implicazioni del mondo dellimmagine ad un livello psicologico, sociale e semiotico. Lepidemia dellimmaginario un opera in cui vengono analizzate le complesse dinamiche di relazione tra soggetto e mondo fantasmatico, cio il luogo criptico in cui interviene lideologia con i suoi adombramenti allinterno delle convenzioni simboliche umane. Lautore intende delineare le tracce degli inserti ideologici della cultura nei testi che essa si propone di promulgare e va ad individuare le varie ripercussioni psicologiche sullindividuo. Il grande successo analitico della seconda parte del novecento nasce sotto il segno dellaccomunamento nella definizione di testo di tutte le opere dellingegno umano in cui possibile delineare una
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narrazione, ma ancor meglio un linguaggio. Lacan unisce questo bagaglio alla psicoanalisi ed ecco che viene partorita una delle metodologie critiche pi composite e affascinanti: questa limpronta di iek. LImmaginario visto come una stratificazione di alcuni veli, sette per la precisione, che intervengono senza alcun tipo di ordine temporale sui protocolli mentali dei soggetti, ma simultaneamente attraverso vari livelli. Questi vengono descritti in maniera consequenziale, tuttavia credo che lautore non intendesse colorarli di una connotazione di senso lineare, ma operanti in maniera dinamica e dialettica senza che alcuno di essi avesse un valore di priorit assoluta rispetto agli altri. Del resto un punto fondamentale su cui si basa tutta la costruzione iekiana dellImmaginario riguarda appunto lideologia che si fonda sul suo antagonismo intrinseco, manifestato proprio nellesteriorit delledificio ideologico, parliamo di tutte quelle immagini totemiche che rivelano il fulcro del meccanismo socio-politico imperante. Gli edifici burocratici della Russia stalinista erano sormontati da grandi statue rappresentanti lUomo Nuovo idealizzato:
Questa caratteristica materiale esteriore, del progetto architettonico, non rivela forse la verit dellideologia staliniana, in cui gli individui reali, effettivi, sono ridotti a strumenti, sacrificati come un piedistallo per lo spettro del futuro Uomo Nuovo, un mostro ideologico che schiaccia gli uomini veri e propri sotto i suoi piedi?24

Una considerazione che sembra volerci destare dal sonnambulismo, indicandoci come la contraddizione, lirrisolto, sia da sempre l fuori sotto i nostri occhi, in una lampante manifestazione esteriore, ed ovvio che questa funzioni sempre come utilit nel comportare il corretto funzionamento dellapparato ideologico, cio come sua condizione necessaria. Essa gioca proprio sulla sua funzionalit apparente, infatti
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Slavoj iek, Lepidemia dellimmaginario, Meltemi, Roma 2004, p.14.

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eleggendo a scopo di vita del cittadino medio lideale feticizzato (cio inserito in un oggetto totemico), si adempie il lavoro sporco di nascondere la stessa materia alienante ponendola semplicemente sul trono dei simboli sociali. Il paradosso ridiede in questo: una bugia condivisa pi forte di qualsiasi verit, infatti il potere tenta di occultare le funzioni ideologiche delle sue costruzioni simboliche rendendole maggiormente visibili, inserendole in uno status symbol appetitoso. Ma immergiamoci in questa parentesi: il primo velo descritto da iek, inserito nello schematismo trascendentale kantiano, ci dice che lImmaginario media tra la struttura formale simbolica e il reale concreto, ovvero
fornisce uno schema secondo cui alcuni oggetti che incontriamo nella realt possono avere la funzione di oggetti del desiderio, riempiendo gli spazi vuoti aperti dalla struttura formale simbolica.25

Va premesso che limpostazione lacaniana dellautore sloveno si basa su un processo di rispecchiamento conoscitivo molto preciso: $ (il vuoto iniziale del soggetto) diviene S nel momento in cui entra in gioco una dimensione fantasmatica che media tra il mondo dei simboli culturali e il Reale, riempiendo il contenitore vuoto (quale il soggetto ) di una o pi caratteristiche significanti che lo rappresentano momentaneamente: una visione di soggetto molto dinamica che vede lindividuo libero di fluttuare da unidentificazione allaltra grazie allopera dellImmaginario che crea una vasto repertorio di posizioni soggettive da incarnare. Ed una considerazione che evidenzia la presenza necessaria dellImmaginario stesso per lesistenza effettiva del soggetto culturale: le sue fondamenta ontologiche si basano quindi sulla forma relazionale, sullinterazione. Concetti di cui abbiamo evidenziato la radicalizzazione nel circoscrivere le propriet del pianeta virtuale. Non a caso il secondo punto
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Ivi, p. 19.

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lIntersoggettivit cio la perpetua ricerca di una risposta alla domanda: cosa sono per gli altri? Concretamente stiamo parlando della sfera del giudizio, cos importante per gli essere umani. Tutti abbiamo bisogno di sentirci parte di qualcosa, cercando di ottenere unaccettazione formale allinterno di una societ, di un gruppo. iek si appropria di questa semplice idea inserendo lintersoggettivit nelle caratteristiche strutturali dellImmaginario, una pratica determinante per lequilibrio dellidentit del soggetto.
Nellultimo Lacan lattenzione si sposta sulloggetto che il soggetto stesso , sullagalma, sul tesoro segreto, che garantisce il minimo di consistenza fantasmatica allessere del soggetto. Questo significa che: lobjet petit a, in quanto oggetto dellImmaginario, qualcosa in me pi di me stesso, per mezzo del quale io percepisco me stesso come degno del desiderio dellAltro;[]il desiderio realizzato messo in scena nellimmaginario non propriet del soggetto, ma desiderio dellAltro.[]La domanda originaria del desiderio non direttamente che cosa voglio?, ma che cosa gli altri vogliono da me? Cosa vedono in me?26

Questo Altro che d corpo ad un eccesso di jouissance (godimento) il tipico oggetto della psicoanalisi. Il desiderio dellAltro funge da mediatore tra il soggetto barrato ($) e loggetto perduto che il soggetto (objet petit a). Loggetto perduto il senso di mancanza strutturale dellindividuo che si traduce in una spinta verso la jouissance dellAltro, procedimento che ripropone il bisogno dellAltro nellidentificazione soggettiva dei vari oggetti perduti in cui ci rispecchiamo immediatamente dopo aver ottenuto di volta in volta un raggiungimento di momentanea stabilit emotiva: lo slancio vitale che ci pervade di un senso di ricerca incessante, come un nirvana dei desideri, in un circuito in cui si nota una coincidenza di acquisizione e perdita. Dobbiamo quindi inquadrare subito
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Ivi, pag. 21.

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il concetto di desiderio nella circolarit con cui esso si ripresenta, mano a mano che compiamo le nostre scelte di identificazione simbolica. In seguito, sullonda della lezione post-strutturalista, iek stende un altro velo: lImmaginario una forza primordiale di racconto che risolve gli antagonismi intrinseci risistemandone i termini in una successione temporale; parliamo dellOcclusione narrativa dellantagonismo. Tutte le narrazioni (e le relazioni) tentano alla fine di risolvere in qualche modo un conflitto, per esempio quello tra leroe e il suo antagonista, ricollocando le loro identit-funzioni in maniera differente nellevoluzione temporale. Ed automatico concepire lantagonismo come il movente, cio il vero uncino che rende la storia avvincente, che la fa sussistere. Ci sembra chiaro adesso il motivo per cui lideologia utilizzi il proprio antagonismo intrinseco come significante-padrone (Master) imponendo alla gente comune una fede cieca: pare che il potere comprenda i mezzi per manipolarci usando la matrice strutturale dellarchetipo collettivo, offrendoci sotto una veste simbolica gli zuccherini narrativi che siamo soliti gustare nei prodotti testuali. Inoltre incredibile come le rotture storiche, i capovolgimenti rivoluzionari, sospinti dalla pretesa ideologico-politica di utilizzarenascondere gli antagonismi interni, generino un cambiamento nella stessa griglia che ci permette di misurare le varie perdite e acquisizioni, cio operino lo slittamento della struttura dellobjet petit a, riconfigurandola nella focalizzazione di nuovi oggetti del desiderio e di nuovi supplementi osceni ideologici (gli antagonismi stessi).
Il problema nella definizione di totalitarismo come eclissi della legge simbolica neutrale, cos che lintero dominio della legge macchiato dal Super-io osceno, : come possiamo concepire lepoca precedente cio dovera loscenit del Super-io prima della venuta del totalitarismo?[]la legge stata sporcata, stigmatizzata, dal godimento nel preciso istante in cui emersa come legge formale universale-neutrale. Il vero emergere di una
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legge neutrale pura, libera dal suo legame organico con il concreto mondo effettuale, d luogo allosceno lato nascosto superegoico, poich questo stesso legame organico, un tempo opposto alla Legge pura, improvvisamente percepito come osceno.27

non forse vero che la pratica disciplinante della legge ci induca a disprezzare il legame organico naturale, evidenziandolo al tempo stesso come proprio supplemento osceno? Questultimo non rappresenta soltanto lo scoglio da cui ci allontaniamo inesorabilmente, ma la stessa causa dellesistenza della legge, che sussiste solo grazie alla violenta soppressione di gran parte dellistintualit umana: un teatro che la legge mette in scena per ricordarci continuamente che la configurazione dei nostri desideri (indotti) gi mutata da molto tempo in qualcosa di pi artificiale. Tutto questo ci figura limmagine degli esclusi in coloro che effettuano una scelta differente, magari votati ad una vita densa di un empatica relazione con il mondo naturale, privi, nel loro contesto, di esigenze economiche e di localizzazioni giuridiche. In seguito il velo successivo: Dopo la cacciata dal paradiso illustra la narrazione fantasmatica che inscena latto stesso della sua instaurazione e tenta di mostrare il momento della castrazione simbolica. LImmaginario in questo senso molto vicino alla perversione. Ora loggetto perduto del perverso la Legge stessa che egli cerca di recuperare emulandola nelle pratiche sessuali del sado-masochismo. Il perverso un trasgressore apparente che in effetti brama esattamente la regola, come soglia che lo proietti verso lalterit della jouissance. La castrazione simbolica laggiunta di una X puramente potenziale, rispetto alla quale qualunque esperienza realizzabile sembri insoddisfacente, mancante (objet petit a); la chiave di accesso alla struttura formale simbolica, tramite la perdita della jouissance edenica, nella regressione ad uno stato in cui il desiderio
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Ivi, p.24-25-26.

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determina ossessivamente le nostre azioni e i rapporti intersoggettivi . Questo punto serve a iek per inserire allinterno dellImmaginario la dimensione psicanalitica, e nel definire il momento castrante come nodo necessario alluniverso fantasmatico per immedesimarsi nella mediazione delle categorie simboliche culturali. Dopo ci segue Lo sguardo impossibile, sempre implicato dal racconto fantasmatico, si tratta di uno dei veli meno esplicativi che si risolve nella presenza di un punto di vista neutro che osserva la situazione-narrazione di ogni costrutto ideologico, il terzo sguardo impersonale e mai collocabile, al massimo identificabile con lobiettivo della cinepresa. Esso fa pensare tutto luniverso dellImmaginario come se fosse generato per uno spettatore invisibile che mostra daltronde i segni della sua presenza aldil dello schermo: cio si tratta di uno dei modi per descrivere lo sguardo dellAltro. Ma il concetto successivo, quello relativo al sesto velo rivela un pensiero molto pi interessante:
Per poter essere operativo, lImmaginario deve rimanere implicito, deve mantenere una certa distanza nei confronti della struttura simbolica esplicita che sorregge, e deve funzionare come la sua trasgressione intrinseca. []Proviamo a illustrare il divario tra struttura esplicita e il suo supporto fantasmatico con un esempio tratto dal cinema. Contrariamente alla sua apparenza fuorviante, MASH di Robert Altman un film perfettamente conformista,[]il clich che presenta MASH come film antimilitarista, che denuncia gli orrori della carneficina senza senso della guerra, che pu essere sopportata soltanto attraverso una salutare dose di cinismo, di scherzi volgari, di prese in giro dei pomposi rituali ufficiali e cos via, non coglie lessenziale proprio questa distanza ideologia.28

Capiamo in questo passo fino a che punto iek veda con pessimismo il potere delle immagini, e come lImmaginario stesso si avvicini
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Ivi, p. 36.

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pericolosamente allIdeologia persino quando espresso da mezzi di comunicazione sdoganati come il cinema. Ci dimostra come larte stessa sia stata vittima di questa distanza ironica durante tutta la modernit, intorpidita dal ripetitivo crogiolarsi intorno al bello ideale, al concetto di rappresentazione e cos lontana dal Reale; la coerenza con la vita stata riacquisita secondo Adorno dallarte contemporanea nellesibire il non senso lampante della realt del secolo appena passato, ma soprattutto nellimpossibilit di ricreare limmagine figurativa, in un mondo in cui il dinamismo tecnologico, lo spazio delle merci, la guerra, hanno preso il sopravvento sul divertissement estetico, allora che larte scende in campo, si militarizza e combatte nellimporre una propria rivisitazione sofferta dellesistenza umana. Per finire il nostro autore ci spiega come lideologia abbia bisogno di un nocciolo trans-ideologico per funzionare alla perfezione. Il Nazismo ricorre ad una certa estetizzazione della politica con il suo riferimento esterno alla mitologia, alle immagini simboliche arcaiche, dal gesto del saluto romano allimpiego dello stendardo militare dellaquila imperiale. Un innesto di questo tipo funziona come diversivo fantasmatico nellinserire la lotta per la conquista dellEuropa in un contesto pi ampio, come se la pratica bellicosa tedesca fosse gi scritta nella linea evolutiva della tradizione culturale occidentale; la sospensione dellossessione politica di conquista indiscriminata viene cos istillata nella mente di un popolo giovane tramite il riferimento a una chiave extra-ideologica. Ma ancora pi calzante lesempio della comunit militare che opera in ogni contesto sociale censurando il proprio fondamento libidinale, il supplemento osceno, la propria trasgressione intrinseca: cio la sottile tensione omoerotica rimossa dalla facciata dellistituzione militare, ma fondamentale in quanto componente chiave del legame maschile tra soldati.

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La forma dominante di saluto fra commilitoni nel mio reparto era di dire, invece di un semplice Ciao!, Fumami il cazzo!; questa formula era talmente standardizzata da aver perso ogni connotazione oscena ed era enunciata in modo talmente neutrale, come un puro segno di gentilezza. I rimandi allomosessualit permeavano anche gli scherzi maneschi dei soldati. []Il punto chiave da non perdere qui come questa fragile coesistenza di estrema e violenta omofobia con una rimossa economia libidinale omosessuale renda ragione del fatto che il discorso della comunit militare pu operare solo censurando il proprio fondamento libidinale.29

La forza che mantiene coesa ogni struttura organizzativa imposta dalla societ agisce solo grazie al suo supplemento osceno, e alla censura pubblica di questa sua trasgressione implicita. Perci il potere genera la propria resistenza, per mantenere il controllo sugli sfoghi fantasmatici dei pi irritabili. Si pu dire inoltre che potere e contropotere si generino reciprocamente a causa di questo legame necessario, ed quindi evidente che in ogni relazione simbolica umana esista un antagonismo intrinseco creato sulla base di una trasgressione deliberata ad un livello individuale, introspettivo, e repressa dal sistema nellovattare questo supplemento osceno tramite lo strumento divulgativo mass-mediatico. Il gesto vuoto lultimo velo cio la bugia condivisa che regola la struttura stessa del patto sociale:
Il paradosso di volere (di scegliere liberamente) ci che in ogni caso necessario, di nascondere (mantenendo le apparenze) che c una libera scelta bench di fatto non ci sia, strettamente co-dipendente dalla nozione di un gesto simbolico vuoto, un gesto che deve essere rifiutato:[]quando dopo essere stato impegnato in una dura competizione con il mio migliore amico per una promozione vinco io, la cosa giusta da fare da parte mia offrire di ritirarmi, cos che prenda lui la promozione, e la cosa giusta da fare da parte sua di rifiutare la mia offerta in questo modo, forse, la nostra amicizia
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Ivi, p. 45.

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potrebbe salvarsiQui siamo di fronte allo scambio simbolico nella sua essenza: un gesto fatto per essere rifiutato,[]il risultato complessivo delloperazione non zero ma un guadagno distinto per entrambe le parti, il patto di solidariet.30

Se per caso decidessi di accettare lofferta del mio amico, la soluzione diverrebbe catastrofica, il legame di amicizia si dissolverebbe, cio la convenzione sociale che ci vede legati da un simile rapporto di condivisione cadrebbe distrutta da un adesione libera a un possibilit di scelta in realt apparente: c della formalit persino nel contatto umano pi confidenziale. Questo esempio ci illustra come il supporto fantasmatico dellordine simbolico pubblico sia pervaso da una moltitudine di regole non scritte che testimoniano della vulnerabilit del sistema. iek ci fa notare quanto queste regole siano potenzialmente trasgressive, mostrando la possibilit di violare le norme sociali esplicite e simultaneamente coercitive, proibendo concretamente le possibilit che vengono permesse apparentemente dal gesto vuoto. Limmaginario quindi chiude lo spazio concreto delle scelte e mantiene la falsa apertura colmando il vuoto fra la cornice simbolica e la realt.
La lezione da trarne che almeno talvolta la cosa davvero sovversiva non trasgredire la lettera esplicita della legge, in base alle fantasie soggiacenti, ma aderire a questa lettera contro le fantasie che la sostengono. In altre parole latto di prendere alla lettera il gesto vuoto (lofferta che deve essere rifiutata) ossia di trattare la scelta forzata come una scelta libera forse uno dei modi di mettere in pratica ci che Lacan definisce attraversamento della fantasia.31

Questo attraversamento della fantasia interpretato da iek come una sorta di rassegnazione alla chiusura radicale della struttura del desiderio
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Ivi, p.49-50. Ivi, p.51.

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dellAltro, ma soprattutto la maturazione di una consapevolezza che permetta di svelare il meccanismo fantasmatico soggiacente alla struttura formale simbolica, nellidea di aderire alla regola per dominarla, uscendo dalle convenzioni, scegliendo di prendere le scelte apparenti per vere e tentando di allargare le libert parziali verso manifestazioni eteree di libert assoluta: lImmaginario viene descritto sempre di pi come un muro da abbattere, ma c dellaltro da aggiungere per arrivare a delle conclusioni soddisfacenti, nel tentativo di far aderire luniverso iekiano al discorso sul cyberspazio. Proseguiamo quindi la nostra esposizione introducendo il mondo della pulsione, oltre la soglia del nirvana del desiderio, aldil di un circolo vizioso ormai attraversato grazie a questultima chiave concettuale. Il punto che il ruolo designato alla pulsione risiede nel quadro di una sfera totalmente libera dallinflusso dellImmaginario nel senso fin qui descritto. Infatti lImmaginario lo schermo stesso che separa il desiderio dalla pulsione, cio allestisce la scena in cui la jouissance di cui siamo privi si concentra nellAltro che ce lha sottratta: e quindi ne consegue che lintera struttura del desiderio dellAltro emerga quando la pulsione stessa viene presa nella ragnatela della legge-proibizione. Ma laccettazione della chiusura radicale della struttura del desiderio, che ci permette di accedere a questa pulsione eterna-non-morta ci rammenta dunque una altro circuito, o per dir meglio un nietzschiano eterno ritorno delluguale, esso
indica la tendenza che attivamente si fa carico del confronto passivo con lobjet petit a, oltrepassando il ruolo intermedio dello schermo dellImmaginario.[]Che cosa accadrebbe se fosse lImmaginario stesso che, in quanto riempie il vuoto del desiderio dellAltro, supporta la (falsa) apertura lidea che c una radicale Alterit che rende il nostro universo incompleto? E di conseguenza, cosa accadrebbe se lattraversamento della fantasia comprendesse laccettazione di una chiusura ontologica radicale? Laspetto
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insostenibile dell eterno ritorno delluguale la radicale chiusura che questa idea implica,[]significa rinunciare a ogni apertura, a ogni fede in unAlterit messianica.32

Con laccettazione della struttura perversa del desiderio, si verifica il risucchio degli oggetti parziali, che sostengono lapparato dellImmaginario, allinterno del circuito pulsionale, e perci arriviamo a concludere che il primordiale Altro della nostra realt fisica spaziotemporale non nientaltro che una sublime materialit: una jouissance fatta carne, ed forse la stessa arte moderna e contemporanea a garantirci la corretta visione di questa realt nellinsistere sullimprigionamento dellaspetto metafisico e astratto allinterno della cornice del quadro, nel nocciolo della sostanza incorrotta dellartista. Il desiderio dellAltro da sempre inserito nella configurazione di uno schema trascendentale che imposta un determinato piano di lavoro grazie al nostro cervello. Ecco lo svelamento di un freddo meccanismo che include la percezione della spiritualit e dellesperienza del sublime in seno ad un protocollo mentale che risponde alle chiavi funzionali espresse dai concetti delluniverso iek. chiaro quindi come il linguaggio stesso ci crei laccesso a questo ordine di idee, una convenzione che ci svela la rete dei significanti ottenuti dalla ricerca dei processi della nostra mente. E per di pi abbiamo un Lacan di troppo:
A questo seno nella sua funzione di oggetto, di oggetto a causa del desiderio, cos come io ne presento la nozione dobbiamo dare una funzione tale da poterne dire il posto nella soddisfazione della pulsione. La formula migliore ci sembra essere questa che la pulsione ne fa il giro.[] Loggetto della pulsione va situato a livello di ci che ho chiamato metaforicamente una soggettivazione acefala, una soggettivazione senza soggetto, un osso, una struttura, un tracciato che rappresenta una faccia della
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Ivi, p.54.

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topologia.[]Il soggetto un apparato. Questo apparato qualcosa di lacunare, ed nella lacuna che il soggetto istaura la funzione di un certo oggetto, in quanto oggetto perduto. Ecco lo statuto delloggetto a in quanto presente nella pulsione.[]le pulsioni, quali si presentano nel processo della realt psichica sono pulsioni parziali.33

In effetti sappiamo bene come Freud e in seguito Lacan abbiano suddiviso le pulsioni parziali attraverso la disamina di molti stadi di apprendimento del soggetto nellambito dellappercezione della realt: mi riferisco alla distinzione tra pulsione orale, anale, scopica, etc. Vedremo in seguito come a noi interessi soprattutto la pulsione scopica (relativa allo sguardo come oggetto a), per esaurire una possibile conclusione di questo lavoro. Per il momento consideriamo due termini che operano nella pratica psicanalitica: la ricostruzione, cio la fase di raccoglimento e messa in ordine degli eventi scatenanti, che hanno avuto uninfluenza rilevante nel paziente nella gestazione di qualche patologia mentale (dati rimossi di solito a livello inconscio) e linterpretazione, che concerne lo svelamento di elementi sintomatici allinterno degli eventi stessi. Diremo che linterpretazione tende alla verit del desiderio del soggetto e la ricostruzione esprime la conoscenza della pulsione. Con linterpretazione entra in gioco il rapporto di fiducia comunicativa che si istaura tra analista e paziente, poich essa tende a scoprire la verit che si cela dietro alcune manifestazioni dellinconscio come i lapsus e i sogni; questi ultimi hanno bisogno di essere soggettivati dal paziente per divenire operativi ai fini del processo terapeutico. Ma la ricostruzione pi che altro la fase violenta in cui lanalista pone davanti agli occhi del paziente lo scenario diretto della fantasia traumatica, situazione che verr accettata difficilmente come propria, essendo il nocciolo della patologia in esame, ma sar assunta su di
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Jacques Lacan, Il seminario, Libro XI, I quattro concetti della psicoanalisi 1964, Einaudi Editore 1979, p.172-178187-188.

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s in maniera distaccata, attraverso una conoscenza desoggettivata e priva di codifiche simboliche: uno sguardo diretto sullinsostenibile Reale. Ora chiariamo che la scienza pu essere considerata come un nucleo di ricerca tendente ad una conoscenza acefala, cio mancante di una soggettivazione. Infatti la scienza dellestremo persegue i propri fini incurante dellesigenza etica (pensiamo alla manipolazione genetica) e mira alla cieca soddisfazione pulsionale della conoscenza stessa.
Ci che Lacan ci costringe ad aggiungere che, forse la scienza reale anche in un altro senso assai pi radicale: si tratta del primo (e probabilmente dellunico) caso di un discorso che stricto senso non-storico, persino nel senso pi radicalmente heideggeriano di storicit delle epoche dellEssere cio il cui funzionamento intrinsecamente indifferente riguardo a gli orizzonti di apertura dellEssere storicamente determinati. Proprio in quanto la scienza non pensa essa sa, ignorando la dimensione della verit, ed , come tale pulsione allo stato puro[]Non vi in essa una dimensione liberatoria gi percepibile? Non forse la sospensione della Verit ontologica nel funzionamento senza intoppi della scienza gi una sorta di attraversamento della chiusura metafisica? Entro la psicoanalisi questa conoscenza della pulsione, che non pu mai essere soggettivata, assume la forma della conoscenza della fantasia fondamentale del soggetto, la formula specifica che regola il suo accesso alla jouissance.34

Il senso pi profondo del progresso tecnologico viene qui accostato ad una fase della cura psicanalitica, come se entrambi mirino alla sospensione del limite metafisico, cio allevasione dallintrappolamento inconsapevole nella struttura del desiderio dellAltro (Altro che Dio, lo Stato, vostra madre, il sesso sado-masochistico, il mare etc.), con la deliberata accettazione e metabolizzazione di essa, tramite lattraversamento delluniverso fantasmatico soggiacente. Non un caso che il cinema e lo schermo virtuale del cyberspazio, grazie alle propriet descritte nella prima
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Slavoj iek, Lepidemia dellimmaginario, cit., p.65-66.

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parte di questo scritto, pongano in maniera cos lampante le soglie del mondo pulsionale manifestando la pi profonda materia emotiva e relazionale dellessere umano. Sono entrambi frutto di invenzioni scientifiche che riproducono in varie forme lanima dellapporto tecnologico. Ovviamente stiamo parlando di quella serie di prodotti cinematografici che si possono autorevolmente considerare come opere valide per esaurire i misteriosi scenari fantasmatici che mediano la nostra realt quotidiana; dobbiamo escludere tutti quei film che risultano intrisi di ideologia o godono di un eccessivo tenore commerciale. Difficilmente saranno questi a risucchiarci nel buio risanatore della sala cinematografica. Del resto credo fermamente che il cinema metta a disposizione una possibilit unica, quella di accedere alla libert di coerenza con noi stessi, allaccettazione dei limiti che ci tartassano, allo svelamento sincero di tutto lirrisolto, nel porci ad esempio di fronte alle conseguenze dellamore, cos tanto ricercato e magari rimasto inappagato fino a quel momento. una finestra di dialogo con la nostra interiorit fintanto che produca lillusione di una realt parallela e una storia, cio una linea narrativa seducente da poter comparare con quella della propria vita. La tecnologia ci mette a disposizione, da pi di un secolo, un mezzo di conoscenza che agisce per molti versi in chiave terapeutica, nella misura in cui lo sguardo gettato nello schermo produca identificazioni forti, esperienze simulate che appaghino qualche lacuna libidinale dello spettatore, e infine funziona come una delle forme fondamentali di collante sociale, in linea con la tradizione dello spettacolo antico che esplicitava questa funzione allinterno della pratica rituale. Questo per dire che il cinema permette unimmersione che priva lo spettatore della propria vergogna poich implica spesso una conoscenza distaccata di se stessi. Infatti identificarsi non significa letteralmente abbracciare un determinato punto di vista, ma vuol dire soprattutto ubiquit, cio la percezione di essere in carne ed ossa
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al di qua e aldil del quadro, senza che una delle due condizioni escluda laltra, entrambe fuse nella corrispondenza luminosa di uno sguardo che si fa oggetto, e che ci de-soggetiva interamente per metonimia. Il cinema pone davanti agli occhi degli ignari paganti un coacervo immenso di objets petit a, di oggetti del desiderio facilmente aggirabili in modo soddisfacente, una volta che ci si immessi nella direzione del circuito pulsionale, cio dal punto di vista della pulsione che ne fa il giro. Ecco perch in seguito parler di alcune opere in cui si rintracciano degli elementi metacinematografici, che illustrano cio un discorso sul cinema e raddoppiamento fantasmatico che particolarmente unesibizione del

opera nella fruizione di questo medium. Ma sar interessante anche osservare in che modo il cinema profetizzi lavvento del cyberspazio dato che sappiamo gi come il medium informatico includa gi le interfaccia dei media precedenti, quella riflessione risulter utile a fornire una riprova dei concetti che leggerete nel prossimo capitolo. Intanto concludo inserendo un accenno al prossimo desublimato di iek, cos calzante per comprendere il germoglio della sua ossessione che viene proiettata, con qualche ambiguit di fondo, sul discorso del cyberspazio :
Lelemento fantasmatico che soggiace al testo ideologico pubblico come suo osceno supporto non-riconosciuto serve allo stesso tempo da schermo contro lintrusione diretta del Reale.[]anche nel momento del pi intenso contatto fisico reciproco, gli amanti non sono soli ma hanno bisogno di una seppur minima narrazione fantasmatica come supporto simbolico[]Il problema, naturalmente che un minimo di sintesi dellimmaginazione (per usare un termine dello stesso Kant) che (ri-)crei il suo oggetto necessario alla sessualit per funzionare normalmente. Questa parte immaginaria diventa visibile in una spiacevole esperienza nota a molti di noi: nel bel mezzo dellatto sessuale pi intenso, pu capitarci allimprovviso di staccare allimprovviso pu sorgere una domanda Cosa ci faccio qui, a sudare e a ripetere questi stupidi gesti?[]come nei film di David Lynch, in cui un
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oggetto diventa la disgustosa essenza della vita quando la telecamera lo inquadra troppo da vicino. La distanza che separa la bellezza dalla bruttezza cos esattamente la distanza che separa la realt dal Reale.35

Perci quel che costituisce la realt quel minimo di idealizzazione di cui il soggetto ha bisogno per essere in grado di sopportare lorrore del Reale. La costruzione che media la conoscenza umana del mondo che esperiamo cos posta nella direzione di un referente altro, per dirlo in un modo, metafisico, che ci trascende attirando un senso di distacco effettivo da noi; si tratta di un significante molto forte che definiremmo padrone di cui si percepisce appunto la lontananza, che necessaria affinch si instauri un corretto atto di simbolizzazione-mediazione dellintrusione insostenibile del Reale. La grande paranoia di iek risiede nella sospensione di questa istanza mediatrice, nel porci di fronte allo scenario terribile di un faccia a faccia con lorrore. Inoltriamoci allora nel cuore di questo percorso.

CAPITOLO IV Un filo dArianna per il cyberspazio


La prospettiva proposta dallavvento del mondo virtuale, mediato dallinterfaccia informatica, paragonabile a quella di un aldil ad alta digeribilit. La condensa di uno schermo illuminato si dipana finalmente evidenziando sotto gli occhi di tutti un significato incredibilmente rivoluzionario e pregnante rispetto alle esigenze del mondo contemporaneo. Infatti lidea di cyberspazio propriamente un sintomo chiave della nostra costellazione socio-ideologica, cio pu essere assorbito entro il mondo concettuale fin qui espresso, nellottica di definire ulteriormente le problematiche in questione, per osservare se ci siano dei chiarimenti da
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Slavoj iek., Lepidemia dellimmaginario, cit., p. 97-98-99.

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fare, aggiungendo magari qualche fonte di luce da puntare sulloggetto analizzato. Per certi versi, iek guarda con sospetto la possibilit di un annullamento totale della struttura simbolica che media luniverso fantasmatico e lo esprime in maniera esplicita allinterno del capitolo il cyberspazio o linsostenibile chiusura dellessere. Vedremo cosa vuol dire, ma ci che rileva in un altro momento, allinterno della prefazione del suo libro una costatazione molto interessante che anticipa il nucleo della ricerca:
Ci che la droga permette non forse una jouissance puramente artistica, una jouissance accessibile senza passare attraverso lAltro (lordine simbolico) una jouissance generata non da rappresentazioni fantasmatiche, ma da un assalto diretto ai nostri centri-di-piacere neuronali? Proprio in questo senso la droga implica la sospensione della castrazione simbolica, il cui significato pi elementare sarebbe proprio quello che la jouissance accessibile solo attraverso il medium di (come mediata da) una rappresentazione simbolica. Questo Reale brutale della jouissance linverso dellinfinita plasticit dellimmaginazione, non pi costretta dalle regole della realt. Significativamente, lesperienza della droga racchiude entrambi questi estremi: da una parte, il Reale della jouissance noumenica (non schematizzata) che oltrepassa le rappresentazioni; dallaltra la selvaggia proliferazione di fantasmi. 36

E abbiamo gi visto come ci sia una connessione tra lutilizzo delle tecnologie e le droghe, entrambi generanti dipendenze pi o meno forti a seconda della frequenza con cui se ne viene a contatto. Non solo, notiamo come unesperienza di alterazione dello stato di coscienza sia accomunabile allimmersione totale in un ambiente virtuale che tende ad una simulazione tendenziale della realt, cos come vengono a contatto con essa la dimensione onirica e in qualche modo il concetto di rappresentazione
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Ivi, p. 10

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mimetica. Ma iek afferma che la droga ci pone in contatto con la jouissance in maniera diretta, in una comunione che rimane a suo parere insostenibile o per lo meno incompleta, cio egli si limita a dire che non possiamo aspirare alla visione diretta della jouissance nellAltro, ma avremo sempre bisogno della strutturazione simbolica per gioirne momentaneamente e in maniera inappagante allinterno del circuito incessante del desiderio (aggiungo) mai esaudito. Inoltre credo volesse intendere che leffetto delle droghe provochi una proliferazione di fantasmi totalmente incontrollata, priva di schematismi, il che ci porta al di fuori della struttura formale simbolica, oltre la realt mediata metodicamente dallImmaginario. Il cyberspazio comprende, sempre secondo lui, sia la promessa di una falsa apertura, quella di gettare via la consistenza futile dei nostri corpi per gioire di una comunicazione del tutto mentale, eterea, sia quella di unaspettativa di azzeramento radicale dellintrusione ossessiva del potere statale, una piazza utopica da cui Lvy ci spedisce messaggi crittografati di sapore anarcoide. Insomma se ci sono delle possibilit per accomunare lesperienza informatica e le droghe, c forse un potenziale condiviso di distruzione delle strutture formali simboliche, o perlomeno cos piace pensarla a iek, ma ci torneremo a breve. Per il momento un primo giudizio prudente quello sulla trasparenza dellera postmoderna che occulta la macchina che effettua le operazioni, implicando linstaurazione di una fiducia ingenua nello schermo. Il prezzo di questa illusione l assuefazione dellutente all opaca tecnologia il meccanismo digitale oltre lo schermo si ritira nella pi totale impenetrabilit, persino invisibilit.37 E proprio in questo punto che la sospensione dellincredulit di Diodato si traduce in una sorta di fiducia ingenua nello schermo, la quale riflette tutta la problematica di iek, un uomo che sa bene quanto loggetto in discussione sia delicato e
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Ivi, p.188.

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potenzialmente devastante per la cultura di massa. Ma su questo possiamo dire tutto e niente, poich in realt stiamo sperimentando da pochissimo tempo le ripercussioni socio-culturali delluso delle tecnologie informatiche, cio non siamo ancora riaffiorati col senno di poi. Inoltre stiamo forse parlando di un possibile ritorno al pensiero concreto premoderno, in cui la pura apparenza rimane irriducibile alle sue cause fisiche e per certi versi proprio cos; dato che limmagine digitale perde ogni collegamento con la propria matrice indiziale, da ci levidente sentimento di dispersione generato da una nave evanescenente di cui non si scorge n ncora n corpo morto. Ci che manca appunto il senso dellapprodo sulla terraferma, come se ci si trovasse in una dimensione X, di cui non si avverte tangibilit, e proprio lapparenza, questa proliferazione di fantasmi che ci avviene ormai giorno per giorno sostenuta da una credenza insostituibile, quella del suo statuto illusorio, essendo generata consapevolmente da un meccanismo artificiale, da un esercito di macchine. Ma questa solo un'altra convenzione per principianti, per chi si limita a viverla superficialmente, o perlomeno una proposta naif per la cultura occidentale in risposta ai cambiamenti sociali legati alla marcia delle nuove tecnologie. Ecco perch penseremmo facilmente che il mondo stesso sia solo un'altra illusione di cui non si conosce la vera paternit dopera, infatti lo schermo elettronico che assorbe lAltro al cospetto di una nuova natura illusoria producendo consapevolezze simili a questa: Non c una realt esterna, la vita reale solo un'altra finestra.38, in una parola, Matrix. Ma abbiamo qui un pensiero che illumina il lettore, nellavvistamento di un orizzonte da poter bramare, se solo
potessimo reinventare uno spazio nel quale poterci abbandonare del tutto a piaceri fisici liberandoci dei nostri corpi concreti. In breve, questa visione

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Ivi, p.189.

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quella di una condizione di libero galleggiamento nello spazio virtuale nel quale il desiderio nondimeno sopravvive39

Credo che il tipo di percezione attiva dello spettatore cinematografico, tramite cui ci si affaccia al mondo delle pulsioni, sia un aspetto che profetizza in qualche modo la credibilit del medium informatico, grazie ad entrambi infatti sopravvive il desiderio, non come struttura ingabbiante cui ci rivolgiamo passivamente, ma come mondo pulsionale in cui si afferra il pugnale dalla parte del manico, nella piena comprensione della sua struttura, se ricordiamo come la scienza sia pulsione allo stato puro e la tecnologia appartenga ad essa. Quindi molto probabile che la scienza produca dei mezzi di comunicazione che tendano a palesare sempre di pi il motore iniziale che la stimola, questa volont di conoscenza acefala, desoggettivata, che pulsione. Nel nostro caso il fatto unico risiede nel connubio indivisibile tra scienza e immagine, cio tra scienza e arte, perch limmagine deriva il proprio percorso dalla rappresentazione artistica, e da molto tempo protende i propri tentacoli verso la sperimentazione scientifica con i suoi tentativi di realizzare prospettive, illusioni ottiche, camere oscure, macchine da presa, etc. Limmagine ormai nello schermo, allinterno di una cornice che radicalizza tutto il significato attribuibile alle visioni da dare in pasto allo sguardo, essa per noi, in quanto potenziale banco di analisi di traumi, desideri repressi, bisogni incessanti. Ricorderemo come alcuni media propongano una sorta di simulazione virtuale di possibili identificazioni soggettive da incarnare nella nostra vita. In queste sedi come se avessimo a che fare con una dimensione che ci permette di testare i modi che pi odiamo o amiamo essere, in vista dellesame finale nella realt, una volta sconnessi dallipnotica immersione in questo spazio mediato e trasparente allo stesso tempo. Uno spazio del genere estremizza tutto il contenuto di concetti dinamici come
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Ivi, p.190.

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lImmaginario e la struttura formale simbolica, aumentandone le possibilit di relazione e la messa in atto delle varie possibilit di concatenamento di molti dei loro aspetti contingenti. Una parola chiave di questo nodo relazionale lindeterminatezza del soggetto che si pone ormai come polo dinamico, nel ricreare continuamente il proprio universo, nelladattare se stesso a ogni nuova condizione, secondo iek, Lacan a completare questa idea inserendovi il suo esatto rovesciamento:
a livello dellImmaginario, che come noto - Lacan colloca lemergere dellIo nellatto della subitanea identificazione con lalienata ed esteriore immagine-allo-specchio che fornisce lunit ideale del S in contrapposizione alleffettiva debolezza e mancanza di coordinazione del bambino. La caratteristica che qui va sottolineata che ci stiamo occupando di una sorta di congelamento nel tempo: lo scorrere della vita sospeso, il Reale del processo vitale dinamico rimpiazzato da unimmagine morta, immobile Lacan stesso usa la metafora della proiezione cinematografica e paragona lIo allimmagine fissa che lo spettatore percepisce quando la pellicola si inceppa. Cos, gi a questo livello elementare bisogna invertire il luogo comune secondo cui un animale preso nel suo ambiente circostante, nellautoconchiusa totalit organica di Innenwelt e Aussenwelt [mondo interno ed esterno], mentre luomo pu superare questa chiusura, sovvertire dialetticamente i confini del suo ambiente, costruire un nuovo ambiente artificiale, e cos via cio, s, pu farlo, ma ci che rende possibile questo superamento proprio uneccessiva fissazione sullimmagine-allo-specchio.40

Secondo me la fissazione di cui parla iek tenderebbe ad eliminare la linea divisoria che separa le due dimensioni dello specchio, in vista di una sorta di attraversamento di questo, cio portando il soggetto a dimenticare i confini definiti del proprio corpo in una fusione con le dinamiche emotive e psicologiche che solitamente lo manipolano violentemente. Immergersi nello specchio significa attraversare la fantasia e non un caso che il
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Ivi, p.137

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filosofo sloveno collochi latto di formazione e autocoscienza dellIo (lidentificazione con lalienata ed esteriore immagine-allo-specchio) insieme alla possibile creazione di un ambiente artificiale (come il cyberspazio), luogo deputato allestremizzazione dei processi di costruzione e conoscenza del S, creato solo ed esclusivamente alla condizione di un eccessiva fissazione sul significato attribuito allo stadio dello specchio. Ora lIo per Lacan in origine il luogo dei misconoscimenti e ci a partire da un riconoscimento, quello della propria immagine allo specchio, evento situato in un tempo (tra i sei e i diciotto mesi) nel quale la propria immagine biologica viene confrontata ad unimmagine intera di s nella quale lIo si aliena, si oggettiva, diventando Me (pronome personale complemento indicante lIo contrapposto al soggetto). Il bambino, che inizialmente ha esperienza di un corpo in frammenti, in pezzi, osserva la propria immagine riflessa e vede se stesso, in seguito si volta verso la madre e quelli che lo circondano (persone che percepisce come esseri unitari) e guarda nuovamente limmagine davanti a s. Queste azioni gli conferiranno la sensazione che anche lui un essere integrato. Questa non tanto una fase di riconoscimento quanto una fase di costruzione vera e propria dellunit del soggetto. In seguito al primo sguardo traumatico di scissione tra Io e Me, lunit del soggetto si ricompone subito dopo aver gettato un secondo sguardo verso le persone intorno e di nuovo allo specchio, ma lindividuo conserver per sempre memoria di questa prima visione scissa di s. la madre, indicando lo specchio con il dito, a rinforzare il falso riconoscimento che conduce il bambino a percepire limmagine riflessa come la somma fedele del suo intero essere, unit che per Lacan totalmente illusoria poich non si riferisce ad una condizione interna e preesistente allimmagine, ma si forma proprio grazie allidentificazione con essa. Infatti lidentit del soggetto altro non che una funzione narcisistica che mantiene coesi i vari frammenti del soggetto.
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Ne deduciamo che lo stadio dello specchio esprime un meccanismo di costruzione in cui lIo non si costituisce come soggetto, ma come oggetto composto dallunione delle varie identificazioni e tutto il processo viene veicolato dallo sguardo. Inoltre Lacan individua qui lincipit della storia dellIo secondo quel registro chiamato Immaginario che regola la relazione intersoggettiva (originariamente quella madre-figlio), la quale si basa sulla struttura del desiderio dellAltro; in pratica la chiave daccesso al mondo simbolico che ci permette di sostenere il peso del Reale. Ma leccessiva fissazione di cui parlavamo prima non forse una sorta di incremento di questo processo? O magari addirittura un attraversamento di esso? Abbiamo fatto accenno al concetto di narcisismo, vediamo come potrebbe entrare nel merito di questo discorso. Il mito raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi ci parla di Narciso, fanciullo che usava porsi in maniera scontrosa nei confronti di coloro che bramavano i piaceri del suo bellissimo corpo, egli infatti rifiut ogni spasimante, essendo troppo innamorato di s per potersi cedere a qualcun altro. Sua madre, la ninfa Liriope, alla nascita del figlio, si rec da Tiresia per ottenere una predizione sullavvenire e il veggente le comunic che Narciso sarebbe vissuto fintanto che avesse evitato di conoscere la propria immagine. Per quanto la madre mise in guardia Narciso, il fatto avvenne un giorno in cui il ragazzo si trovava nei pressi di una fonte e, specchiandosi in essa, si innamor talmente del fanciullo che vide, da tentare di abbracciarlo, finendo inesorabilmente per affogare. Si tratta di un caso eccessivo di dipendenza dalla propria immagine (Narciso viene da Nark, da cui narcosi), di un innamoramento di s talmente forte da generare lesperienza di una scissione nellidentit speculativa, attraverso la creazione di un doppio. E uno dei modi per raccontare lo stadio dello specchio, ma nel senso del rifiuto di esso, poich Narciso, escludendo gli altri dalla propria esperienza, manca laccesso alla struttura formale simbolica, alla relazione intersoggettiva. Quindi il mito,
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attraverso la fine tragica che propone ci comunica che non dovremmo imitare Narciso, se vogliamo partecipare al gioco completamente, ed includere gli altri nella nostra vita: la societ, la religione, il lavoro, lamore. Ma come poniamo questo mito nei confronti del cyberspazio? I mondi virtuali rappresentano la radicalizzazione del rifiuto narcisistico? Credo di no, piuttosto andando per gradi, possiamo farlo aderire allottica della percezione di s come doppio, nel rapporto con lavatar, il vero e proprio alter ego virtuale. E possiamo anche aggiungere che lesperienza dellavatar, come doppio virtuale, viene avvertita come se fosse quella di un essere integrato, infatti tra le sue propriet ricordiamo quella di essere un corpo-immagine, rispecchiante cio una fusione ideale, la quale viene a mancare proprio durante lo stadio dello specchio che sancisce lintegrit del soggetto tramite la fondazione di una delicata dicotomia tra Io-soggetto e immagine di s. Il dramma di Narciso il dramma dell uno, dell uno del corpo, corpo unificato per diventare loggetto del desiderio dellAltro. Egli non pu separarsi da s stesso e quindi neanche dallAltro. Invece il bambino separato dalla sua immagine allo specchio: lIo-soggetto non fa parte dellimmagine riflessa, resta al di fuori dello specchio, quindi non fa uno con la sua immagine: egli pu incontrare laltro. Invece Narciso prigioniero della sua immagine e non pu conoscere che un amore narcisistico: soggetto e immagine corrispondono perfettamente, laltro ancora lui stesso. Se il mito di Narciso indica il consiglio di non rinchiudersi eccessivamente nel proprio mondo interiore, professando labbattimento di un certo egotismo, a favore della considerazione dellAltro e del suo desiderio, il mondo del cyberspazio sembra riprodurre lo stesso tipo di schema formale, escludendo per il precetto morale che inebria il racconto. Infatti finora i computer ci insegnano lintrospezione pi assoluta, rinchiudendoci nelle nostre stanze di fronte agli schermi, o perlomeno promuovono lillusione di una
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comunicazione diretta, veloce, multipla in cui tante menti de-corporeizzate vengono a contatto in unesperienza di simulazione tendenziale della realt. In questo senso credo ci sia una differenza sostanziale sul significato espresso a livello di struttura simbolica. Ovvero sarebbe interessante capire in che modo il cyberspazio si pone nei confronti della struttura formale simbolica che regola laccesso alla norma del desiderio dellAltro: esso la rifiuta o continua ad includerla? Innanzitutto, simulazione meccanica:
a) La biotecnologia mina la differenza tra realt di vita naturale e realt generata artificialmente: gi con la tecnologia genetica di oggi, la natura vivente si pone come qualcosa di manipolabile tecnicamente; cio di principio la natura in quanto tale coincide con un prodotto tecnico.[] b) In quanto lapparato della Realt Virtuale (VR) potenzialmente in grado di generare lesperienza della vera realt, la VR mina la differenza tra vera realt e apparenza.[] c) La tecnologia dei Domini Multi Utente (MUD) nel cyberspazio minano lidea di S, o lauto-identificazione del soggetto percipiente.[]La morale che si dovrebbe appoggiare questa dispersione del S singolare in una moltitudine di agenti concorrenti, in una mente collettiva, una pluralit di immagini-di-s priva di un centro globale coordinatore, e disconnetterlo dal trauma patologico: giocare nello Spazio Virtuale mi permette di scoprire nuovi aspetti di me, una ricchezza di mutevoli identit, di maschere senza dietro una persona reale, e cos di esperire il meccanismo ideologico della produzione del S, la violenza e larbitrariet intrinseche di questa produzione/costruzione.41

iek pensa che questa

esperienza si basi su tre linee di separazione tra la vita reale e la sua

Abbiamo gi delineato grazie allapporto di Pierre Lvy, limportanza teorica dellimpiego di tecnologie molecolari (biotecnologie, ingegneria genetica, informatica) che operano un controllo attivo a livello di microstrutture, di contro alle usurate tecnologie molari che considerano
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Ivi, p.190-191.

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gli oggetti in blocco, a livello di massa, senza tenere conto dei singoli elementi che li compongono. Il secondo punto invece, che rappresenta la paranoia fondamentale, potrebbe essere bypassato grazie ai concetti di Diodato che ho analizzato nel primo capitolo; le sue riflessioni ci portano infatti ad escludere che il cyberspazio rappresenti un orizzonte di sostituzione della realt vera, proprio a causa, lo ripetiamo, del suo carattere di simulazione tendenziale, nel senso che ricostruisce la realt in maniera incompleta. Per quanto riguarda il terzo punto, notiamo come iek faccia riferimento in maniera indiretta proprio a un pensiero de Lintelligenza collettiva di Lvy e della capacit presente nei MUD di costruire uno spazio interattivo in cui deflagrino molteplici identificazioni del S, con lesaudirsi della possibilit di analizzare approfonditamente le dinamiche emotive e psicologiche, per una attenzione verso la loro costruzione ed evoluzione. Quindi aldil delle preoccupazioni, il nostro filosofo sembra comprendere a pieno alcune potenzialit del mezzo. Daltronde afferma che
con la Realt Virtuale e le biotecnologie, abbiamo a che fare con la perdita della superficie che separa linterno dallesterno. Questa perdita mette a repentaglio la nostra pi elementare percezione del nostro stesso corpo in quanto relazionato al suo ambiente.[]Da una parte, linterno sempre esterno: con il progressivo impianto e sostituzione dei nostri organi interni, le protesi tecno computerizzate (bypass, pacemaker)[]Dallaltra, lesterno sempre interno: quando siamo immersi direttamente nella Realt Virtuale, perdiamo il contatto con la realt le onde elettromagnetiche bypassano linterazione dei corpi esterni e attaccano direttamente i nostri sensi.42

Come per le droghe si tratta di una stimolazione diretta dei centri neuronali, ed questo secondo iek, il punto fondamentale che determina il distacco, la perdita del senso di realt. Mettere in scena nella realt virtuale una
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Ivi, p.192

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fantasia ci permette di oltrepassare il punto morto della dialettica del desiderio e il suo rifiuto intrinseco. E questo punto ci chiarisce la possibilit di un attraversamento della fantasia tramite limmersione nello schermo virtuale, ma il filosofo sloveno continua decretando che in linea di massima ci che si perde allinterno delle comunit virtuali proprio labisso dellAltro, del resto credo che invece di svanire, questa componente si trovi cristallizzata nel nuovo mondo del cyberspazio. LAltro non pu perdersi, dato che, sebbene le relazioni intersoggettive istaurate nelle comunit virtuali, potrebbero essere interpretate come inautentiche o funzionali, nulla ci pu sottrarre del tutto lillusione di questo contatto, e con esso la consapevolezza di essere sottoposti ad un giudizio, un dialogo. Si tratta di un contesto di indecidibilit che iek osserva sparire, mollare gli ormeggi e naufragare verso altri lidi, verso centri di interesse che non ci appartengono pi. Ma, ecco lambiguit espressa dal nostro autore, egli non si astiene dal definire in modo preciso la dinamica dello slittamento delle identificazioni allinterno della RV, cio il plausibile sviluppo di una dinamica costruttiva a livello psicologico, supportato da Lacan anche nellennesimo passo che presento qui:
Sarebbe a dire: i molteplici S esternati sullo schermo sono ci che voglio essere, il modo in cui mi piacerebbe vedere me stesso, le rappresentazioni del mio ego ideale;[]il soggetto decentrato di Lacan non semplicemente una molteplicit di buoni vecchi S, di centri parziali; il soggetto diviso non significa che ci sono semplicemente pi Ego/S in uno stesso individuo come nei MUD. Il decentramento il decentramento di $ (il vuoto del soggetto) rispetto al suo contenuto (il S, in nodo dellidentificazione immaginaria e/o simbolica).43

Il decentramento rileva loscillazione tra identificazione simbolica e immaginaria, fino allindecidibilit su dove sia realmente la mia essenza,
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Ivi, p. 201.

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nella maschere simboliche che mi attribuisco o nel mio s reale, per questo che ora ci beviamo un po di Lacan, quando parla di questo contesto in rapporto al transfert psicanalitico:
Ecco ci che ci porta alla funzione del transfert. Infatti questo indeterminato di puro essere che non ha alcun accesso alla determinazione, questa posizione primaria dellinconscio che si articola come costituito dellindeterminazione del soggetto ecco ci cui il transfert ci d accesso, in modo enigmatico. un nodo gordiano che ci conduce a questo il soggetto cerca di avere la sua certezza.44

Ebbene oggi non trovo uno strumento migliore per vivere questo meccanismo sottile, una chiave di accesso allindeterminatezza pi assoluta che mantenga aperto e vivo il limite da ricercare incessantemente: una chiara e delineata percezione della propria identit. La prima conclusione di Slavoj iek per questo non-luogo insondabile : il cyberspazio semplicemente radicalizza la scissione costitutiva dellordine simbolico: la realt (simbolica) era gi-sempre virtuale.45 Infatti ogni accesso alla realt simbolica prescinde il supporto di un implicito ipertesto fantasmatico, ma proprio il concetto, troppo aperto, di ipertesto a conferire lo scettro della paranoia nelle mani di iek. Cio il fatto che nellipertesto elettronico non c pi una versione definitiva, ogni opera, ricerca, effettivamente aperta a qualsiasi tipo di modifica in ogni momento, a nulla si pu mettere un punto. questo che determina la sospensione della funzione del Master, il collasso dellargine del Significante-Padrone, che secondo lui porrebbe il soggetto di fronte ad un ambiguit nei confronti del desiderio. La preoccupazione molta proprio perch il bisogno del Master sorge in risposta alla confusione del soggetto,
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Jacques Lacan, Il seminario, Libro XI, I quattro concetti della psicoanalisi 1964, cit., p. 131. Slavoj iek., Lepidemia dellimmaginario, cit., p.204.

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confusione di cui ci pervadono i media di oggi, ma soprattutto la pubblicit che ci bombarda visivamente da decenni con il suo motto fai la scelta giusta. I nuovi media privano continuamente il soggetto della cognizione di ci che vuole, rivolgendosi ad un individuo estremamente malleabile che necessita di una spinta, uniniezione di fiducia per convincersi delle proprie scelte, ecco lattaccamento al Grande Altro, al Master, che subiamo solitamente e in linea inferiore da sempre, grazie alla presenza confortante di Dio. Tutto ci comporta, secondo iek, delle libert impensabili, che sono chiaramente quelle di Lvy, ma per lui rappresentano un impedimento poich quando tutto il peso della scelta, della libert di azione, su di te, il Grande Altro ti domina completamente, sei totalmente manipolato. Teoricamente si tratta della paranoia di un controllo celato ulteriormente trasposto in termini diversi, nel linguaggio gergale zizekiano, che rende in maniera inopinabile il senso devastante dellimposizione senza precedenti di una chiusura radicale. Inoltre, sempre seguendo la sua particolare ottica pessimistica, la velocit con cui si viene a contatto con lesperienza dellAltro nel cyberspazio, compresa la sua prossimit, richiama un senso di vicinanza della jouissance stessa che , come sappiamo, insostenibile, nauseante, claustrofobica se si avverte la mancanza della struttura simbolica che dovrebbe fare da spessore distanziandoci dallorrore del Reale. Ma come? In che modo devo prendere le tue parole se prima affermi che il cyberspazio semplicemente radicalizza la scissione costitutiva dellordine simbolico, e che la creazione di un ambiente artificiale possiede determinate propriet cos tanto estraibili da un eccessiva fissazione sullimmagine allo specchio? Penso che una contraddizione derivi dal dubbio, ma tendo a dare meno peso a considerazioni pessimistiche poich in questo caso le ritengo maggiormente superficiali, le attribuisco al frutto di unaria malsana, alla doxa che in questo periodo non fa altro che vedere le cose in maniera negativa, assillandoci con le sue considerazioni
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distruttive e apocalittiche. Invece ripongo fiducia nella ricerca e nello studio, cio nella visione costruttiva che iek ha di questo nuovo mezzo comunicativo, opinione che esprime in maniera lampante in diversi passi del suo testo. A sostegno di questa ipotesi aggiungo che proprio Lacan, nellaffermare che linconscio strutturato come un linguaggio, a permettere al filosofo sloveno di operare le proprie anamorfosi sui prodotti culturali e di effettuare parallelismi con la psiche delluomo che ne usufruisce. A mio parere il Significante-Padrone, che regola i modi di intrusione dellAltro nelle coscienze individuali, pu essere facilmente percepito come cristallizzato nello schermo-specchio, un Grande Altro che radicalizza ulteriormente le strutture formali simboliche, una presenza che si sente, ma estremamente finzionalizzata dal mezzo, grazie a questo scarto lillusione che crea la sospensione dellincredulit si adagia a strumento analizzabile ed emendabile. In questo senso possiamo creare una dimensione meno ossessiva della questione, nel vedere questo nuovo universo come una virtualit in senso stretto, cio una possibilit plausibile di esternare il nostro lato represso, una sorta di transfert salvifico che ci lasci esternare le difficolt della vita reale nella RV elaborando nel modo pi funzionale le componenti delle nostra identificazione soggettiva. Ritornare indenni alla vita normale potrebbe scagionare il cyberspazio da quel senso di eccessiva pienezza, il vero pericolo della vicinanza dellAltro in agguato col suo modo di jouissance troppo intrusivo, claustrofobico. Forse lAltro veramente e soltanto oggetto di rappresentazione nello schermo, il che ci porta a desublimarlo, portando sulla terra lIdea la quale, ormai immanente al mondo sensibile, riduce quella distanza concettuale che rende difficoltose le ricostruzioni, le elaborazioni e le scelte del soggetto. Secondo la concezione pi costrittiva di iek, la consapevolezza che lAltro non esista imporrebbe al soggetto una schiavit ancor pi radicale, ma scongiuriamo del tutto questo vicolo cieco eleggendo il nostro
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nuovo Altro miniaturizzato nello schermo virtuale a qualcosa di misurabile, correggibile digitalmente, cio come un Altro emendabile. Se lidea di cyberspazio un sinthome della nostra costellazione socioideologica, ma sembra sfuggire alle dinamiche del controllo, del diritto dautore, siamo portati a rifiutare il pensiero di essere assoggettati unicamente alla paranoia della pervasivit indiscriminata, di un dominio ulteriore delle nostre esistenze (o perlomeno non superiore a quello gi esistente). Anche se i prodotti culturali degli ultimi tempi ci portano a queste inflessioni mentali pessimistiche, possibile ritrovare in altri lavori delle simboliche pi vantaggiose verso possibili equilibri mentali come in certi spunti di P. Dick, di E. A. Poe, di W. Gibson. Tutto questo potrebbe significare la reinvenzione di uno spazio nel quale poterci abbandonare ai piaceri fisici in una condizione di libero galleggiamento, alla stregua di un dolce naufragar leopardiano, se lo si capta nellambito di un riuso di natura quasi letteraria.
La prospettiva della digitalizzazione completa di tutte le informazioni (di tutti i libri, i film, i dati computerizzati e disponibili istantaneamente) promette la quasi completa materializzazione del Grande Altro: l fuori nella macchina, ogni cosa verr scritta, avr luogo un completo raddoppiamento simbolico della realt.[]forse, la virtualizzazione radicale - il fatto che lintera realt verr presto digitalizzata, trascritta, raddoppiata nel Grande Altro del cyberspazio redimer in qualche modo la vita reale, aprendola a una nuova percezione, proprio come Hegel aveva gi presentito che la fine dellarte (in quanto apparenza sensibile dellIdea) che si verifica quando lIdea si ritira dal mezzo sensibile entro la propria pi diretta espressione concettuale avrebbe liberato allo stesso tempo la sensibilit dalle costrizioni dellIdea?46

46

Ivi, p.234-235.

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Slavoj iek chiude cos il capitolo Il cyberspazio, o linsostenibile chiusura dellessere lasciando aperto uno spiraglio che impone un ulteriore analisi, nellottica di uno sforzo di ricerca che andrebbe alimentato per far chiarezza sui significati contenuti da questo argomento cos inafferrabile. Il motivo della sua imperscrutabilit risiede nel fatto che difficile comprendere un ambito dal quale siamo tuttora narcotizzati e per cui siamo costretti a sperare in un riaffioramento completo, per sondarne laspetto una volta in superficie, sulla scorta di una lucida cognizione di causa.

CAPITOLO V I fantasmi del cinema


Sembra ormai chiaro come il fine ultimo di questo lavoro sia stato quello di rispondere ad un esigenza ben precisa, quella di reagire ad uno stimolo, lo zampillo che ha permesso lo sviluppo della tensione creativa, stato, nel mio caso, un banco di analisi ancora fresco e in pieno sviluppo, perci una riflessione di questo tipo potrebbe esservi sembrata prolissa in alcuni punti e abbastanza lacunosa in altri. I tentacoli di uno scrittore alle prime armi sono desiderosi di ogni cosa e tendono ad abbracciare elementi che vanno a comporre mano a mano un insieme sempre pi grande, spinto ai limiti percepibili da un orientamento dei pi acuti, perci spero di non essere biasimato per aver tentato di tracciare un percorso cos vasto, seppur incorniciato in un ambito concettuale ben delineato e preciso. Concludo esaminando alcuni film che credo possano entrare nel merito, e magari gettare degli spunti anche in relazione al dialogo tra i media su cui il mio ambito di studi si propone di far luce, dato che oggi proprio i mezzi di comunicazione del passato si trovano praticamente tutti nell immane Cariddi dello schermo informatico. Nella raccolta di saggi Dello sguardo e

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altri oggetti47, iek

compie

unanalisi

dettagliata

di

film

che

richiamerebbero lattenzione su alcuni punti che fanno parte dei suoi studi sullImmaginario, la dialettica desiderio-pulsione, il doppio e il Reale in tutte le sue forme. La prima digressione interessante quella su Alfred Hitchcock e sui sinthomi rilevabili allinterno delle sue trame, sorta di leitmotiv che non hanno un preciso significato da decodificare, ma, con la loro ripetitivit, danno corpo a un elementare matrice di jouissance: ad esempio la vertigine in Vertigo (Hitchcock A.,Usa,1958). Nel compiere le sue analisi iek elimina qualunque forma di gerarchia tra cinema e teoria, operando un passaggio fondamentale di svincolamento, affermando che
il cinema non rispecchia la realt ma la produce: non solo nel senso ideologico per cui il cinema influenza direttamente i nostri modi di comportarci, di vestire e di parlare, spostando nel contempo sempre pi in l la linea che separa il vero dal falso, ma anche e soprattutto nel senso per cui nel cinema ne va di unesperienza particolare che cambia lo statuto soggettivo dello spettatore.[]Anzi, proprio il suo rapporto fondamentale e particolare con una diversa concezione dello sguardo , per iek, ci che rende il cinema pi reale della realt: il cinema il luogo in cui, attraverso lo sguardo inteso come oggetto, emerge il Reale.48

Lesperienza ci insegna che un certo tipo di cinema ha la capacit di trasportarci in un luogo illuminante, dove lapparire dello sguardo apre la prospettiva ad unesperienza del sublime talmente forte da risultare diretta e immediata: percepiamo situazioni bizzarre che sono totalmente aliene rispetto alla realt conosciuta; infatti questultima nasconde il senso di queste visioni imprigionandolo nel risvolto fantasmatico implicito, e tutto
47

Slavoj iek., Dello sguardo e altri oggetti, Saggi su cinema e psicanalisi, Campanotto Editore, Pasian di Prato (UD) 2004.
48

Ivi, p.13-14.

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ci avviene grazie alla barriera dellImmaginario che garantisce un efficacia simbolica, volta a bilanciare un certo equilibrio allinterno di un dato ambiente culturale. Ma qual lo statuto dello sguardo di cui stiamo parlando? Ecco una serie di connotazioni di stampo lacaniano:
Lo sguardo non appartiene al soggetto che vede n all(altro) soggetto dal quale il soggetto viene visto[]lo sguardo si situa dietro limmagine che invece appartiene al soggetto, visto che da lui introiettata e proiettata;[]lo sguardo cieco, ovvero, lo sguardo non corrisponde allocchio del soggetto n a quello dellaltro;[]lo sguardo sta quindi dalla parte delloggetto (reale), di un vuoto non assoggettabile lo sguardo corrisponde alloggetto non oggettivato che mi guarda (senza vedermi).49

Limpressione che si avverte nello star seduti in una sala cinematografica, effettivamente quella di manipolare ma soprattutto lasciarsi agire da uno sguardo che si fa oggetto, in termini concreti si ha a che fare con una visione particolare, un punto di vista necessariamente neutro, cieco, una sorta di sguardo impossibile che iek non a caso pone tra i veli strutturali dellImmaginario. Ma la dimensione pi significativa per lappunto questa addomesticazione del Reale pulsionale, del recesso pi profondo delle nostre verit interiori, che permette allo spettatore di giocare con le immagini e i sentori che scaturiscono dalla fruizione di esse. Parliamo di occhio e sguardo, due termini operanti tra loro grazie a una certa schisi, in cui si manifesta la pulsione a livello del campo scopico.
Fin di primo acchito, noi vediamo, nella dialettica tra occhio e sguardo, che non c affatto coincidenza, ma fondamentalmente inganno. Quando nellamore, domando uno sguardo, quel che c di radicalmente insoddisfacente e di sempre mancato che - Tu non mi guardi mai l dove io ti vedo.[]A livello della dimensione scopica, in quanto in essa gioca la
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Ivi, p.19.

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pulsione, si ritrova la stessa funzione delloggetto a reperibile in tutte le altre dimensioni.[]In modo generale, il rapporto dello sguardo con ci che si vuole vedere un rapporto di inganno. Il soggetto si presenta come altro da ci che , e quello che gli si d da vedere non ci che vuole vedere. Per questo locchio pu funzionare come oggetto a, vale a dire a livello della mancanza (-). 50

Tornando ad Hitchcock, i sinthomi o leitmotiv dei suoi film condensano un certo investimento libidico dal momento che lo sguardo sta dalla parte delloggetto che rappresenta il punto cieco nel campo del visibile; grazie a questa dinamica, limmagine stessa a fotografare lo spettatore, a porlo di fronte allinsondabile abisso della propria impossibilit. Si tratta di oggetti chiave come la vertigine, la scala, gli stessi uccelli, che rappresentano la materializzazione della schiavit simbolica umana, lapparizione del desiderio dellAltro. sotto questa luce che i sinthomi hitchcockiani appaiono ripetutamente dando corpo ad un matrice di jouissance smodata. Il punto che limpossibilit di determinati sguardi, sorge soprattutto dal momento in cui ad irradiarli sono oggetti veri e propri, materia inorganica che pulsa una vibrante energia, nel ripercuotersi violentemente scuotendo la pelle dei personaggi, e degli spettatori in sala.
Ci troviamo qui di fronte allantinomia tra occhio e sguardo presa allo stato puro: locchio del personaggio il soggetto vede la casa, ma la casa loggetto - sembra poter ritornare lo sguardo,[]questo sguardo, in effetti mancante, il suo status puramente fantasmatico.51

Il discorso vale per Mulholland Drive (Lynch D.,Usa,2001), in cui le due protagoniste, immerse nella ricerca dellidentit della bruna, si ritrovano di fronte ad una casa, dove reputano ci possano essere degli indizi importanti. Lynch gioca qui con un campo-controcampo nel mostrare prima le due
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Jacques Lacan, Il seminario, Libro XI, I quattro concetti della psicoanalisi 1964,cit., p 104-105-106. Slavoj iek., Dello sguardo e altri oggetti, Saggi su cinema e psicanalisi,cit., p.34.

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donne, dallo sguardo impaurito, sondare la facciata della casa, e in seguito la casa stessa, in unimmagine tendente al deforme, che sembra davvero ritornare lo sguardo incutendo loro timore. Un espediente di suspence cui solo il cinema pu far ricorso e che viene impiegato per anticipare un momento tragico: la scoperta di un cadavere che ricorda fortemente la figura di una delle due protagoniste, momento che si eleva a climax psicologico, per il grande effetto di orrore provocato. In effetti secondo la teoria cinematografica lo sguardo il motore che d luogo allidentificazione, nel senso di ricognizione da parte dello spettatore delle immagini che gli scorrono davanti, cio egli si appropria letteralmente di esse riconoscendole come proprie.
Limmagine non sembra soltanto rappresentare il soggetto in modo perfetto, essa sembra anche essere unimmagine della perfezione del soggetto. Questo rapporto pare basarsi su una definizione comune del narcisismo: il soggetto sinnamora dellimmagine di se stesso in quanto immagine del suo io ideale [ideal self]. Definizione comune, salvo poi rendersi conto che, secondo questa analisi, il narcisismo costituirebbe la struttura che orchestra un rapporto armonioso tra lio [self] e lordine sociale[], mentre invece la teoria psicoanalitica sostiene che il rapporto narcisistico del soggetto con se stesso entra in conflitto con e disturba i rapporti sociali.52

Premesso che, al cinema il soggetto assume limmagine come una rappresentazione piena e convincente di se stesso e del suo mondo, ed ha imparato, con laccumularsi degli anni, a metabolizzare coscientemente il carattere di costruzione illusoria di questo meccanismo, imprimendo su di s la cornice cinematografica, come un doppio effettivo della realt conosciuta, vi illustro il mio pensiero a riguardo. Ci che vorrei aggiungere sul rapporto tra cinema e narcisismo, intanto, linequivocabile propriet della settima arte di vampirizzare letteralmente la vita, donando nuova
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Ivi, p.223.

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fragranza ad un antropocentrismo, minato da rivoluzioni copernicane, darwinismo e via dicendo. In questo vi un recupero formale della centralit auto-esibita dellessere umano. Ma soprattutto, se pensiamo al narcisismo tout court, la riflessione ci traghetta verso una rivisitazione del mito antico. LAltro emendabile del cyberspazio, che abbiamo cercato di delineare nel capitolo precedente, si mostra qui come un accenno, un sospiro, se il mito di Narciso riproduce in un certo senso la struttura formale del cyberspazio, nella ricerca di unintrospezione che includa s laltro, ma in forma miniaturizzata, cristallizzata, e correggibile digitalmente, abbiamo compreso come la finestra virtuale abbia la capacit di manipolare le matrici delle dinamiche psicologiche. Ma il cinema cosa ci insegna, in quanto doppio? Che la realt carpita entro la cornice strutturata secondo delle regole meccaniche (il cinematografo), e semiotiche (i cinemi pasoliniani) ben acquisite dallo spettatore. come se limmagine perfetta di s, da cui ci lasciamo catturare quando siamo in balia di un film, richiami un necessario potenziamento del mito. Cosa sarebbe successo se Narciso fosse stato fin da subito al corrente della profezia di Tiresia, cio conoscesse gi le regole che strutturavano la sua realt? Ci gli avrebbe permesso di affacciarsi ogniqualvolta avesse voluto alle sponde dello specchio lacustre che altrimenti avrebbe sancito la fatale unit col suo io-ideale. Il cinema ci propone cos un assaggio del rifiuto della struttura del desiderio dellAltro, con la sicurezza di non affogare in questo abisso, proprio a causa della nostra piena consapevolezza di cosa c dentro e dietro lo schermo, ma principalmente ci offre una chiave di lettura di questo schema sotteso, proponendo la possibilit di giocare con la pulsione scopica e trasgredire, incarnare, volare, auto-analizzarsi. Mi ricorda la parola di conforto di mia madre quando da piccolo osservavo delle scene crude: Non avere paura, tutto un gioco, tutto finto!. Con il conseguente messaggio implicito: Goditi questa finestra sulle tue fantasie,
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ora non potrai subirla a tal punto da perderti nel suo abisso di orrore!. Una dimensione cos profonda ed elaborata dello sguardo, che si sviluppa a pieno nellambito della pulsione acefala, presente in tutti quei film dautore che evidenziano scene bizzarre, conturbanti in strutture narrative insolite attraverso trovate totalmente innovative che mirano a produrre nuovi modi per trasferire e comunicare il senso, imponendo daltronde una riflessione individuale ed escludendo cio il vacuo nonsense presente in tante altre opere. Infatti il dato pi rilevante, che certo cinema regala al mondo, dichiarato apertamente da iek in queste righe:
Questa caratteristica ci permette di inserire Hitchcock in una schiera di artisti la cui opera ha anticipato luniverso digitale odierno, gli storici dellarte hanno spesso notato il fenomeno per il quale delle forme artistiche ormai vecchie cominciano a forzare i propri limiti usando procedure che, almeno dal nostro punto di vista retroattivo, sembrano puntare verso una nuova tecnologia; soltanto questultima sar capace di servire da correlato oggettivo pi naturale e appropriato alle esperienze di vita che le vecchie forme artistiche tentano di rendere attraverso le loro sperimentazioni. Un intero insieme di procedure narrative usate nei romanzi del diciannovesimo secolo non solo preannuncia cos gli stili narrativi standard del cinema (si pensi alluso complesso del flashback in Emily Bront o a quello del montaggio incrociato e dei primi piani in Dickens) ma, a volte anche quelli del cinema modernista (si pensi al fuori campo in Madame Bovary). []Oggi giorno non stiamo forse per avvicinarci a una simile soglia? Una nuova esperienza di vita nellaria, una percezione della vita che fa esplodere le forme narrative centrate e lineari rendendo lesistenza un flusso multiforme;[]Si potrebbe obiettare che lipertesto del cyberspazio costituisca gi il nuovo mezzo in cui questa nuova esperienza di vita trova il suo naturale, appropriato correlato oggettivo; perci solo con lavvento dellipertesto del cyberspazio che possiamo effettivamente intendere ci a cui puntavano registi come Altman, Kieslowski e, implicitamente, lo stesso Hitchcock.53
53

Ivi, p.40-42.

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In questo modo il filosofo sloveno ipotizza il potere profetico di opere testuali che hanno segnato in qualche maniera delle cesure particolari nel sovvertire le regole narrative classiche, esponendo il fruitore moderno ad ambiguit interpretative ed a sforzi di comprensione non indifferenti. Autori come Lynch, Hitchcock, Bergman, Buuel, Tarkovski, ci indicano delle strutture che si immettono sui tracciati impostati dal progresso culturale. Un ragionamento del genere segue la logica in cui ogni mezzo di comunicazione anticipa il successivo esprimendosi grazie ad opere che mostrano, ad esempio, scenari fantasmatici duali, e posti in sequenza, i quali si risolvono in un finale che sintetizza entrambi. Oppure il criterio si adatta alle rappresentazioni, su livelli differenti, dei momenti di verit subiti da identit disintegrate e moltiplicate a seconda del grado di scompaginamento della realt. Se lessere umano tale e quale al suo milieu, cio tende a rispecchiare lambiente che lo circonda, baster dotare un personaggio di una serie di qualit bizzarre, insolite, che potranno risultare congrue a quelle del luogo in cui si muove e comunica. Un po come in Eraserhead (Lynch D.,Usa,1977), il cui mondo morboso, si allinea, mormora, ci restituisce le inquietudini del protagonista a tal punto da non farci mai uscire dal surreale, donandoci la sensazione di esplorare fino alla fine le viscere della mente, tanto che la realt ci sembra essere unicamente la proiezione eidetica del soggetto presente sullazione. E in molti film di Lynch la realt asettica viene presentata in maniera lineare rispetto al suo osceno supplemento fantasmatico, osserviamo quindi una realt cosiddetta normale insieme al suo risvolto implicito, che spesso corrisponde ad un lato oscuro o traumatico: si pensi a opere come Blue Velvet (Usa,1986), Strade Perdute (Usa,1997) e Mulholland Drive (Usa,2001). Il parallelismo con le tecniche innovative presenti nel mondo del cyberspazio relativo soprattutto
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alla

presenza

ingente

dellImmaginario in molte delle sue manifestazioni tanto qui quanto nelle opere che corrispondono ai criteri citati pocanzi. Anche se a molti potrebbe sembrare un legame troppo forzato, tendo ad essere daccordo con iek dal momento che sostiene, in un libro cos incentrato sul dialogo teorico, e non vincolante, tra critica cinematografica e psicanalisi lacaniana, un parere a sostegno dellidea che certe opere anticiperebbero le tematiche del digitale, della rete, della cybercultura. bizzarro, ma mentre leggevo la sua raccolta di saggi ero come convinto, che la parola cyberspazio sarebbe saltata fuori da un momento allaltro, perch si trattava di una connessione che stavo covando proprio mentre cercavo di entrare nel suo universo concettuale. Cera come un sentiero che mi portava irrimediabilmente verso quello che stavo ricercando, e per di pi, non potevo pensare che iek escludesse il nuovo mezzo dalle proprie riflessioni sul cinema, essendo queste puntate potenzialmente verso ulteriori accenni, spunti di riflessione. Sul tema onirico del doppio, c ad esempio qualcosa da dire su Mulholland Drive, infatti la trama a mio parere dispiega lo svelamento di un rimorso, quello da parte di Diane, per aver commissionato lomicidio della sua amica attrice Camilla: sentimento che si sviluppa in maniera estremamente articolata, nella realt onirica creata dalla protagonista. In questa realt evidente lo slittamento delle identificazioni, lo scambio di identit, operato dalla mente di Diane. La cosa interessante che Lynch non utilizza dei segni di punteggiatura chiari per delimitare il passaggio da una soglia allaltra, per le pone consequenzialmente, in maniera arbitraria ma non sregolata, operando quindi una sorta di passaggio dalla struttura naturalmente verticale delle due realt, ad una struttura appunto orizzontale, lineare, creando i propri segni particolari di accesso: uno di questi il buco, luogo deputato allattraversamento della fantasia fin dal suo primo lungometraggio Eraserhead. Questo buco, pu essere tranquillamente rapportato allo schermo elettronico, un oggetto che
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effettivamente ci risucchia nella sua instabile e profonda realt che obbliga continuamente il fruitore ad effettuare le sue carrellate ottiche per immedesimarsi nei dispositivi utilizzati al fine di appagare i propri bisogni. Tornando al film, la Diane di Mulholland Drive cerca di instaurare un circuito alternativo, che diremmo pulsionale, in cui accalappiare le funzioni dei personaggi del suo mondo, per poterli regolare, manipolare a suo piacimento: nel sogno diviene infatti unattrice apprezzata, una donna sicura di s, e generosa nei confronti degli altri. Inoltre non si astiene, allinterno della propria fantasia, ad aiutare Rita (la trasfigurazione di Camilla), che, vittima di unamnesia, cerca la propria identit. E non forse questo laiuto che lei stessa vorrebbe nella vera realt? Cio quella di trovare un posto, un volto tra i volti di Hollywood? Non un caso che lamnesia di Rita, avvenga a causa di un incidente automobilistico su Mulholland Drive, la strada che idealmente divide Hollywood dal resto del mondo. Essendo probabilmente un sogno, la realt creata da Diane si dissolve nel momento della presa di coscienza di unimpossibilit, quella di operare una volizione su di essa; del resto il sogno dar sempre unillusione di passivit, e ci far esperire comunque il senso di alterit di una visione prodotta realmente da noi, una visione che raffigura simbolicamente tante sfaccettature della nostra identit. Diane ricerca un luogo in cui i misconoscimenti operati nel sogno seguano delle regole emendabili, un approdo per uscire dal flusso vorticoso che la annega nella propria apatia quotidiana. Se Lynch non ha mai voluto operare una decodifica dei propri film, proprio perch raffigurano delle verit uniche, inoppugnabili, linterpretazione ci porter sempre verso una soluzione del genere, forte dellevidenza di uno schema strutturale, che si avvicina paurosamente al minimo comune denominatore di tutti gli spettatori possibili. Ecco lo sforzo di Lynch, metterci in contatto con una dimensione parallela di analisi, quella operata dallattraversamento della fantasia, che svela la struttura del
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desiderio dellAltro: una chiave daccesso alla lamella lacaniana, il nucleo condensato e malleabile della libido. Rivedendo Eraserhead, mi ha impressionato quelloggettino, lesserino che Henry deposita dentro il suo armadietto totemico nella propria stanza. Quando luomo in preda alle sue ossessioni, relative alla paternit e alla completa spersonalizzazione che essa comporta, il mobiletto si apre e il nucleo della libido, inizia a danzare in maniera forsennata passando da un foro allaltro della terra, e finendo in un grido stilizzato, un vuoto in cui veniamo risucchiati improvvisamente: il segnale che porta lo spettatore ad identificarsi col protagonista, nel compiere il passo finale della propria cura, luccisione del neonato mostruoso, o fallo castrante simbolico, dopo che il piccolo lo ha deriso per la sua disfatta nelle questioni sentimentali. Eliminato il blocco mentale, il trauma castrante, il protagonista sar libero di godersi labbraccio angelico con la ragazza del termosifone, lo spirito metafisico, ma gi presente nel palco, gi miniaturizzato nello schermo, che lo spinge a compiere il gesto svincolante, liberatorio. Ora capiamo qualcosa in pi che va a collimare col nostro discorso. Vediamo ora qual lo sconvolgimento primario di Vertigo:
La furia omicida che investe Scottie quando scopre infine come Judy che lui stesso aveva cercato di trasformare in Madeleine sia in realt (la donna che riteneva essere) Madeleine, rappresenta alla perfezione la furia caratteristica di un platonico il quale si rende conto che loriginale che vuole ricostruire [remake] in una copia perfetta gi, in se stesso, una copia. In questi casi, lo shock non causato tanto dal fatto che loriginale si rivela essere una semplice copia inganno contro il quale il platonismo ci mette costantemente in guardia ma piuttosto dal fatto che (ci che supponevamo fosse) la copia in realt un originale.54

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Ivi, p.68.

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La copia in realt un originale: la riproducibilit tecnica, lavvento del digitale, la maschera opaca ma eterea della tecnologia. Judy travestita da Madeleine non era una sua copia, ma una delle proprie identificazioni, forma che ha dovuto incarnare per portare a termine il suo compito delittuoso insieme ad Elster, luomo che le ha commissionato il lavoro. Una volta messa in scena la morte accidentale di Madeleine, i due hanno potuto sbarazzarsi della vera moglie. E il testimone inconsapevole della finta morte accidentale, proprio Scottie che viene strumentalizzato per condurre a buon fine il vero assassinio della moglie di Elster, il cui corpo verr fatto sparire subito: egli vittima di un teatro costruito appositamente per lui. E per di pi, Scottie si innamora perdutamente di questo personaggio, reale, emulato, finto, doppio. Tutto ci non ha molta importanza, ma il senso quello di un amore che si instaura grazie allinganno, condizione necessaria al dialogo amoroso, secondo Lacan. Un amore esperito in una dimensione parallela, eterea che grazie a Judy/Madeleine, mira ad una simulazione tendenziale del carattere della moglie di Elster. Infatti Scottie si immerger sempre di pi in questa finzione, questamore sotto forma di inganno, non contingente ma addirittura paradigmatico. La delusione verr quando Judy/Madeleine le riveler il trucco e la circostanza criminale che li ha fatti conoscere ed innamorare luno dellaltro. la visione del Reale brutale a determinare lo shock di Scottie, il quale trascina la donna sul luogo del delitto, determinandone la morte accidentalmente. Judy precipita dal campanile, spaventata dallarrivo improvviso di una suora, dopo che la tensione fra lei e Scottie si era accesa incredibilmente. Sar solo allora, dopo una fuga in questa scioccante realt parallela, che Scottie potr finalmente affacciarsi dal campanile per osservare la cruda fine della sua amata multiforme. Sar una visione cos forte da abbattere il sinthome del film, lacrofobia di cui il protagonista soffre. Cos lultimo fotogramma, cos la guarigione
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subliminale cui siamo testimoni, una nodo pulsionale, sottolineato per di pi dal famigerato effetto Vertigo: movimento di macchina ideato da Hitchcock per loccasione. Vediamo come lesperienza del protagonista si chiude su una catarsi magica che suggella definitivamente un ritrovato potere sul circuito pulsionale: tema formale anticipato dalla bellissima carrellata circolare che abbraccia i due protagonisti innamorati, facendoli viaggiare da un luogo allaltro della loro storia, sognanti. proprio qui che letteralmente, la pulsione ne fa il giro. Un film bellissimo, che si allinea perfettamente con la tendenza, la voglia di varcare la soglia del cyberspazio, con tutta la sua opacit, tale alla dimensione vaporosa in cui Scottie incornicia lartificialit sublime di Madeleine. Ecco un altro esempio calzante, la scena del ristorante:
la coppia seduta a un tavolo, uno di fronte allaltro, ed chiaro che la conversazione langue. Tutto dun tratto, lo sguardo di Scottie fissa un punto dietro Judy: vediamo che si tratta di una donna vagamente simile a Madeleine, che indossa un vestito da sera grigio identico al suo. Quando Judy nota ci che attrae lo sguardo di Scottie, ne viene ovviamente ferita. qui di fondamentale importanza il momento in cui vediamo le due donne nella stessa inquadratura, dal punto di vista di Scottie: Judy sulla destra, vicina a lui; la donna in grigio sulla sinistra sullo sfondo.[]Il breve istante in cui Scottie pensa di vedere Madeleine coincide con il momento in cui lAssoluto appare, in quegli istanti sublimi in cui una dimensione soprasensibile splende nella nostra realt di ogni giorno, lAssoluto appare in quanto tale proprio nella sfera delle apparenze [appearances].55

Vi sono delle opere artistiche che testimoniano di queste apparizioni e richiamano direttamente le ripercussioni mentali che la tecnologia e i cambiamenti sociali ci stanno fornendo. Penso che sia necessario iniziare a
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Ivi, p.71-72.

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dialogare direttamente con i nostri fantasmi o perlomeno cercare di capire quali siano i livelli di dipendenza strutturale e psicologica verso lideologia, le dinamiche del desiderio e i veli dellImmaginario, perch siamo sempre pi a contatto con dispositivi e macchine che ci permettono di affrontare esperienze di vita simulate tali da sciogliere il nodo che tiene separata la soglia interna da quella esterna, tanto da rendere cos labile il confine tra Reale e Virtuale. Sembra di avere a che fare sempre di pi con un Reale radicalizzato in piena comunicazione con limo della nostra interiorit, cercheremo di capire come gestire le nostre emozioni e come evitare il senso claustrofobico di queste nuove sollecitazioni, in breve come fare uso di queste nuove droghe senza cadere nel vortice delle dipendenze croniche. Resta purtroppo il problema del controllo cui ho riservato un solo accenno in questa ricerca insieme al dubbio delleffettiva produttivit di un Villaggio Globale che riuscir forse un giorno a mollare gli ormeggi verso il dolce naufragar dellintelligenza collettiva magari annullando locclusione e loscurantismo dei centri di potere interessati a mantenere una maggioranza ingabbiata nellignoranza, nella disinformazione. Ai posteri lardua sentenza.

Quando Platone rigetta larte in quanto copia di una copia, dimentica che lidea pu emergere unicamente dalla distanza che separa la nostra comune realt materiale dalla sua copia, cio in seno al processo creativo stesso, tanto che loggetto artistico entrerebbe in diretta competizione con lIdea, reificata nellApparenza in quanto Apparizione. Lidea che dapprima si scorge col telescopio, Altra. Registi come Hitchcock tentano dincorniciarla, miniaturizzarla, sperando che un giorno, il polo energetico che regge lo scettro del nostro equilibrio mentale e relazionale, sar finalmente correggibile, magari digitalmente. La Madeleine del film,
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lIdea che dimezza le distanze ed era destino dellarte, grazie al suo graduale avvicinamento alla scienza, quello di dettare le condizioni e le possibilit in cui ce lavremmo finalmente fatta, noi tutti, a scioglierci, a capirci, ad amare senza preoccupazioni. Perch capire linganno, le dinamiche di questo abisso insondabile che chiamiamo amore, ci porta forse a dominarne le ripercussioni pi sofferenti, a renderci pi comprensivi. Ecco sono convinto che larte, in quanto attivit che obiettiva in forme il ritmo del vissuto, abbia innalzato a proprio fine la piena comprensione del patrimonio fondamentale delle nostre vite, che per me sempre lamore. In partenza cerc di sublimarlo, sostituendolo, ma era solo una forma di emulazione, un apprendistato in vista dellesame finale, entro la cornice, in cui la densit emotiva si sarebbe tagliata con un coltello, e ci saremmo equipaggiati per sostenere una problematica pi grande e pervasiva, quella dellinvasione: lartificialit entro i nostri corpi, entro i nostri pensieri e nervi. Una mediazione forse non tanto oppressiva, magari potenziante, una lente. Credo che dovremmo prenderla cos. E per questo auguro la fine dei pessimismi perch aspiro alla continuit del tutto, alla clemente accettazione del cambiamento, alla fiducia nella specie.

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Bibliografia:
Opere di Pierre Lvy: Lintelligenza collettiva, per unantropologia del cyberspazio, Feltrinelli Milano 2002 - Cybercultura, gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano 1999
-

Opere di Slavoj iek:


- Benvenuti nel deserto del reale, Meltemi, Roma 2003 - Lepidemia dellimmaginario, Meltemi, Roma 2004
-

Dello sguardo e altri oggetti, Saggi su cinema e psicanalisi, Campanotto Editore, Pasian di Prato (UD) 2004

Opere di Jacques Lacan:


- Il seminario, Libro XI, I quattro concetti della psicoanalisi 1964,

Einaudi Editore 1979


-

Lo stadio dello specchio come formatore della funzione dellio, in Scritti, Einaudi, Torino, 1966
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Altre opere:
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Paul Virilio, La bomba informatica, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000 Jay David Bolter e Richard Grusin, Remediation, competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi, Guerini Studio, Milano 2002 Roberto Diodato, Estetica del virtuale, Bruno Mondadori, Milano 2005

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