Luciano Arcella
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a anni parliamo della comunicazione e di una societ costruita attorno alla comunicazione.
Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo dellinformatica e della telematica ha aperto una nuova dimensione alla
comunicazione visiva e alla fruizione dei testi: quella dellinterazione cibernetica mediata da oggetti grafici.
Tutto cambia: cambiano gli artifici visivi, la interazione relazionale; cambiano i tempi, gli spazi, i processi di
significazione, la partecipazione, le sensazioni, le riflessioni; cambia la politica, leconomia, la progettazione, la
programmazione, i linguaggi; cambiano gli stimoli percettivi, in dispositivi semiotici, gli oggetti duso; cambia infine
la scrittura in un lessico fatto prevalentemente di interfacce grafiche, iconiche, da quando cursori e pulsanti hanno
sostituito penne e calamai popolando ormai il nostro spazio operativo di nuove funzioni Touch Screen. Ormai siamo
definitivamente nella comunicazione, dentro la florida e incessante dinamica della ipermedialit.
Ma non cambiamo noi. Cambiano molto pi lentamente le nostre capacit cognitive e culturali. Apprendiamo con le
vecchie metodologie, le scuole e le universit continuano ad ignorare i processi di apprendimento nuovi della societ
della comunicazione. Tra la vita scolastica istituzionale, pubblica e privata, e i processi di apprendimento della societ
della comunicazione c un vuoto in cui crollano quasi tutte le professioni.
Il Glocal University Network ha la grande ambizione di coprire quel vuoto, di entrare nella comunicazione globale con
una serie di strutture universitarie locali, organizzate in sintonia con la multimedialit della nuova didattica
Liliana Montereale
Profilo
Biografico
Luciano Arcella
Professore di Filosofia presso la Universidad del Valle di Santiago de Cali, Colombia.
Gi Docente di Storia delle religioni presso lUniversit dellAquila e addettu culturale
presso lAmbasciata dItalia a Mogadiscio.
I suoi campi di studio sono i movimenti religiosi afro-americani e la cultura tedesca
nietzsheana e post nietzscheana (la Rivoluzione Conservatrice).
Fra le sue pubblicazioni,
Rio macumba, Bulzoni, Roma 1980 e 1996;
Rio dAfrica, Mediterranee, Roma, 1996;
Oltre la storia: Nietzsche, Mimesis, Milano, 2003 e 2007.
Rio favela
Una pianta infestante
Sappiamo che cos la favela1, visto che piuttosto diffuso il termine che qualifica gli agglomerati di costruzioni
incerte, vivaci nei loro colori e pertanto esteticamente attraenti, purch osservate in una prospettiva a distanza.
Questi agglomerati caratteristici della citt di Rio de Janeiro, dove hanno assunto la loro denominazione
(esistono tuttavia ed hanno assunto la medesima denominazione anche nellambito di altre citt del Brasile),
sono chiamati anche morros, ossia colline, visto che in gran parte sono ubicati in zone montuose della citt.
Ma proprio a Rio, dove sorsero alla fine del XIX secolo, le favelas presentarono una singolare peculiarit, del resto
legata alla specificit della ex capitale del Brasile (lo stato sino al 21 aprile del 1960, allorch la capitale venne trasferita
a Braslia, sotto la presidenza di Juscelino Kubitschek). Particolare per la sua conformazione, che vede lalternarsi di
aree pianeggianti e di zone collinari, il territorio metropolitano determin nel corso del suo sviluppo una situazione
abitativa di estrema commistione, che desta meraviglia in chi proviene da altre realt urbane. Nelle quali solitamente il
centro separato dal suburbio, le zone residenziali di media o alta borghesia da aree pi o meno degradate, comunque
contraddistinte da pi evidenti segni di povert.
Ripartizione evidente nelle metropoli europee, parzialmente in quelle nordamericane, in alcune delle quali la city
dopo la chiusura degli uffici diviene area degradata, assolutamente assente a Rio de Janeiro, a causa della convivenza
tra abitazioni dalta rendita e le favelas, che senza pudore si sono fatto spazio allinterno dogni quartiere, inserendosi
fra strada e strada, sfruttando gli spazi lasciati liberi dalla cementificazione legale e resi disponibili da uninvadente
vegetazione che quotidianamente contende aree allasfalto.
Prima di considerare brevemente la storia di questa forma di urbanizzazione, insistiamo sulla meraviglia di chi, nel
vedere questi nuclei abitativi diffusi lungo le falde delle zone collinari, a ridosso delle spiagge di Ipanema o Copacabana,
di Leblon o di Sao Conrado (ci riferiamo rispettivamente alle favelas di Cantagalo, Pavao, Pavaozinho, Chcara do
Cu, Vidigal e Rocinha, per indicare alcune delle numerose baraccopoli situate nei luoghi pi suggestivi della citt
e nei pressi dei quartieri di pi alto reddito), si chiede come sia possibile che i luoghi pi attraenti della citt siano
appannaggio di gente povera e di costruzioni misere e non piuttosto aree per abitazioni eleganti riservate a una ricca
borghesia internazionale.
Interrogativo che impone una ricognizione storica, ossia uno studio relatvi al modo in cui si costituita la favela, e
le ragioni per cui ancor oggi, nel pieno fiorire del mercato edilizio di una metropoli in movimento, e nonostante una
maggiore attenzione alla pianificazione urbanistica, essa si incrementi a ritmi accelerati, incurante delle distanze sociali
e delle convenienze urbanistiche.
La denominazione deriva da quella di un vegetale portato a Rio dallo Stato di Bahia, che, trapiantato nello spazio collinare
dove sorgevano le nuove costruzioni, attecchiva ottimamante nel nuovo ambiente.
Rio dEuropa
Uno sguardo sul processo di urbanizzazione della ex capitale del Brasile suggerisce alcuni momenti significativi
della sua evoluzione. La prima fase della crescita della citt risale allarrivo della corte imperiale portoghese, nel 1808,
in seguito allinvasione napoleonica del Portogallo. Rio de Janeiro diveniva la capitale del Regno Unito di Portogallo,
Algarve e Brasile, e come tale vedeva un generale incremento della popolazione come delle costruzioni. In pochi anni
la popolazione passava da 60.000 a 250.000 abitanti circa, che occupavano unarea alquanto limitata suddivisa nelle
freguesias di Candelria, Sao. Jos, Sacramento, Santa. Rita, Santana, le quali comprendevano sia il centro urbano
(il palazzo reale era posto nellattuale Praa XV) che la zona portuale. Le prime tre accoglievano essenzialmente una
borghesia commerciale con le sue residenze e i suoi negozi, le altre una classe meno abbiente collocata in una situazione
abitativa di progressivo degrado.
Infatti in questarea, a breve distanza dai moli, sorgevano i quartieri di Sade, Sao Cristvao e Gamboa, abitati
da persone per lo pi occupate nellattivit portuaria e nei servizi. Le abitazioni di questi lavoratori dal basso reddito,
finalizzate ad uneconomia dello spazio oltre che suggerita da una tradizione comunitaria genericamente africana2 (gran
parte di questa popolazione era dorigine africana) erano inserite in grandi agglomerati, caratterizzati da uno spazio
centrale comune. Presero la denominazione di cortios e apparvero allufficialit progressista come luoghi di degrado
igienico e morale. S che sin dalla met del XIX secolo venne intrapresa unopera di saneamento (risanamento) sia di
carattere edilizio che medico. Nel primo caso si incominciarono ad abbattere queste costruzioni densamente abitate,
soprattutto per motivi igienici; nel secondo a proporre vaccinazioni obbligatorie legate soprattutto al diffondersi delle
febbre gialla (Abreu de Almeida, 1988).
La volont di rendere Rio de Janeiro una citt moderna, che significava al passo con il modello europeo, con la citt
di Parigi, sorta di capitale dEuropa, quale suo ideale urbanistico, si era manifestata immediatamente dopo larrivo della
corte portoghese e in maniera ancor pi decisa allorch saliva al trono, nel 1816, Joao VI. Nello stesso anno giungeva
a Rio una missione artistica francese guidata da Joachin Le Breton, di cui facevano parte larchitetto Grandjean de
Montigny e il pittore Debret, ai quali si aggiungeva un consistente numero di artigiani, vista la carenza in loco di mano
dopera specializzata. Altri artisti e scienziati provenivano successivamente dallAustria (tra questo il pittore Thomas
Ender e i naturalisti Martius e von Spinx), in seguito al matrimonio fra Leopoldina dAustria e dom Pedro.
In termini urbanistici il sostegno di questa europeizzazione della capitale si traduceva in costruzioni di pregio,
dal teatro reale Sao Joao alla residenza estiva del re, la Quinta da Boa Vista, al Museo Reale (oggi nazionale) e in una
ridistribuzione della popolazione sulla base della nuova stratificazione sociale. La parte pi antica del centro storico,
rappresentata dalla freguesia della Candelria, si trasformava da centro residenziale della nobilt portoghese in centro
puramante commerciale. Le vie originariamente eleganti, occupate da residenze di pregio, ossia la Rua Direita (oggi
Primeiro de Maro), Rua da Vela (oggi Uruguaiana), Rua da Cadia (oggi da Assemblia), rua do Rosrio e Rua do
Ouvidor3, divenivano arterie di grande transito, abitate da una nuova classe commerciale, che tendeva ad allontanare
tanto una classe aristocratica che si spingeva nelle aree pi tranquille della Zona Sud, quanto quel proletariato che
affluiva nella capitale a ritmo accelerato. Installatasi originariamente, come indicato, nei pressi della zona portuaria, a
ridosso quindi del centro storico, questa classe lavoratrice veniva spinta verso il Nord della citt, e specificamente nella
cosiddetta Cidade Nova, avente come punto nevralgico Praa Onze de Junho, centro di socializzazione, soprattutto per
i nuovi arrivati (generalmente provenienti dal Nord-Est del Paese), prodotto di un flusso migratorio interno che conobbe
il massimo incremento dopo labolizione della schiavit (1888).
In sintesi, nel corso del XIX secolo la citt di Rio de Janeiro acquisiva una tripartizione abbastanza netta, ancor oggi
esistente seppur meno evidente, fra un Nord proletario, un centro commerciale, con sacche di residenti a basso reddito
impegnati nei servizi, e un Sud, comprendente i quartieri di Glria, Flamengo e Botafogo, esclusivamente residenziale.
Questa situazione era stata prodotta tanto da uno spontaneo trasferimento della ricca nobilt verso aree meno affollate
e pi amene, quanto da un allontanamento, sovente forzato, della classe operaia dalle zone visibili della capitale.
Pronunziamo con una certa cautela il termine africano inteso nellaccezione di una cultura comune, data leterogeneit
delle civit di questo continente. Esso tuttavia appare giustificabile nella relt brasiliana, dove ha acquisito una certa omogeneit a
causa di una lunga convivenza fra gruppi che pur avevano una diversa origine. In ogni caso il riferirsi a redici africane comuni e
con ci a tradizioni originarie fonte di una certa ambiguit.
3
Era questa la via pi commerciale della citt; nel 1862 contava 205 negozi, dei quali 91 appartenevano a Francesi, 68 a
Portoghesi, 35 a Brasiliani, 4 a Svizzeri, 2 a Italiani, 2 a Nordamericani e, uno ciascuno a Spagnolo, Tedesco, Inglese (Enders, 2000).
Momento significativo di questo allontanamento fu la distruzione del cortio Cabea de Porco nel 1893, ad opera del
sindaco Barata Ribeiro. Il che comport lallontanamento obbligato, da parte delle forze dellordine (si determinarono
violenti disordini con numerose vittime), di circa duemila persone, che andarono a incrementare la popolazione delle
Cidade Nova, che nelloccasione assunse la denominazione di Pequena Africa do Rio de Janeiro, vista la prevalenza
di Afro-Brasiliani, che in questa concentrata realt rafforzarono i loro tratti tradizionali. Essi utilizzarono infatti come
modalit espressive in particolare la musica e la danza (in quella fase nasceva il samba), oltre che una religiosit di
carattere popolare e una pratica cultuale basata sulla possessione. Acquis una notevole fama in quella fase la casa
della mae-de-santo, ossia sacerdotessa del culto denominato Candombl, Tia Ciata4, quale punto di convergenza e di
elaborazione culturale degli Afro-Brasiliani del Nord-Est. Nata infatti nello Stato di Bahia, ella port a Rio molte
tradizioni della terra dorigine (unAfrica comunque gi brasilianizzata), non ultima quella culinaria, i cui prodotti erano
riservati tanto agli uomini che alle divinit invocate nel rituale.
Lo spostamento della classe lavoratrice carioca verso aree eccentriche non avvenne esclusivamente attraverso azioni
violente, ma fu anche favorita da un intelligente incremento dei mezzi di trasporto, simbolo pregnante della ricercata
modernit, che vedeva il pi fervente sostenitore nella figura del colto monarca dom Pedro II, che dava il proprio nome
alla prima ferrovia costruita nel 1858, che portava dalla Cidade Nova verso la periferia settentrionale e occidentale (oggi
la stazione di partenza ha il nome di Central). Ancora al fine di favorire il trasporto delle persone, venne creata una linea
regolare pubblica, i cosiddetti bondes de burro (carri trainati da asini), che congiungeva il centro urbano con Flamengo
per reggiungere in una fase successiva i quartieri di Botafogo e di Jardim Botnico.
Non seguiamo ora passo a passo il mutamento urbanistico della citt, n analizziamo puntualmente i complessi eventi
politici e culturali che si produssero nel corso dellOttocento, ma ci limitiamo a individuare i fatti pi significativi dai
quali ha avuto origine la Rio contemporanea.
Per quel che concerne laspetto culturale, elemento decisivo nella formazione della mentalit dominante dellepoca,
fu laffermarsi del positivismo, segno distintivo di un progresso impersonato dallevoluto mondo europeo, e assunto
in Brasile assieme al modello politico repubblicano, inteso tra laltro anche come affrancamento dagli antichi padroni
doltreoceano. Nel 1881 veniva fondata, dietro impulso di Miguel Lemos, la Chiesa Positivista del Brasile, e nel 1897 si
inaugurava il Tempio dellUmanit nel quartiere Glria. Il 3 dicembre del 1870 usciva il primo numero del giornale A
Repblica, manifesto di fondazione del Partito Repubblicano, nel quale Quintino Bocaiuva indicava nella monarchia
un regime passatista e auspicava la separazione fra Stato e Chiesa.
Nello stesso periodo si formavano associazioni carnevalesche fondate sullideologia repubblicana. Dai Democrticos
ai Fenianos (nome di una lega di indipendentisti irlandesi), al Club dei Socialisti, che portavano avanti la loro
propagnada in favore della repubblica attraverso unazione capillare di comizi e pubblicazioni.5
Fu prodotto peculiare del positivismo la ricerca di una purezza razziale, determinata in particolare dalla diffusione
delle idee di Arthur de Gobineau, che si tradussero in Brasile in una volont di embranquecimento (imbiancamento)6,
messa in atto favorendo limmigrazione di elementi europei.
Nellambito della progressiva trasformazione di Rio de Janeiro in moderna capitale, il momento decisivo, caratterizzato
da una particolare accelerazione del processo, si ebbe con i primi anni del Novecento, sotto lamministrazione del
sindaco Francisco Pereira Passos (1902-1906), che non a caso venne denominato Bota Abaixo (butta gi), dal momento
che comp una grandiosa opera di smantellamento di vecchi edifici situati nellarea centrale della citt per fare posto
alla hausmaniana Avenida Central, avente come modello gli Champs Elises, arteria pulsante delle attivit cittadine
e insieme palcoscenico di una conquistata modernit. Per questopera di ammodernamento vennero allontanati circa
20.000 abitanti da quellarea e indirizzati a Nord della citt, soprattutto nella Cidade Nova.
Lavenida, che sostituiva la troppo angusta Rua do Ouvidor, tagliava il nucleo urbano in due parti, secondo la
direzione Nord-Sud, e collegava le due zone litorali di Largo da Prainha (oggi Praa Mau) e lAvenida Beira Mar.
Questa scorreva lungo la costa per un tratto di 5.220 metri, raggiungendo il quartiere residenziale di Botafogo. Nel
punto di congiunzione fra la Avenida Central e questo lungomare, si formava un ampio spiazzo, che successivamente
veniva ulteriormente allargato in seguito allo spianamento del Morro do Castelo, utilizzato come area di mondanit e
intrattenimento. Esso ospitava infatti il Teatro Municipale, sale da ballo e ristoranti, e nel 1921, in seguito allavvento
del cinema e linstallazione di varie sale di proiezione, prese il nome di Cinelndia. Mentre fra le costruzioni sontuose
dellAvenida, spazio di attivit economiche ma anche culturali, si segnalavano la Scuola di Belle Arti e la Biblioteca
Nazionale (oggi la pi grande del Sud America).
Altro fenomeno che caratterizz quel periodo, nella volont di costruire una citt moderna, fu la lotta contro le
epidemie. In questo fu notevole limpegno del Ministro della Salute, Osvaldo Cruz, che port avanti una campagna
per la vaccinazione contro il vaiolo, cui si oppose una parte della popolazione, scatenando una decisa rivolta e una
conseguente, violenta repressione.
La modernizzazione della citt veniva comunque celebrata in pompa magna nel 1908, con la prima Esposizione
Nazionale, proprio mentre si verificavano i primi scioperi operai in grande stile. Due anni prima si era avuto il Primo
Congresso Operaio Brasiliano, che vide una forte militanza anarchica, e lanno successivo veniva emanata la cosiddetta
Lei Celerada, che autorizzava lespulsione di capi operai stranieri nel nome della sicurezza nazionale. In questo clima
ambiguo, fra lespansione capitalistica e la protesta nel nome delle rivendicazioni operaie (per la giornata lavorativa di
8 ore) nonch della libert despressione, si aveva la cosiddetta primavera di sangue. Studenti universitari vanivano
massacrati in Largo de Sao Francisco7.
Ma ecco, che proprio in questa fase di perseguita modernit, di tentativo di adeguamento della capitale tropicale
al modello europeo, si produceva quella singolarit specificamente brasiliana o ancor pi carioca, che andava contro
ogni criterio di ripartizione sulla base del prestigio sociale e del reddito: il sorgere spontaneo di una pianta infestante
quanto forte e prolifera, quale fu ed la favela. Non a caso il simbolismo vegetale si rivela particolarmente calzante,
in quanto la favela appunto una pianta, che, come abbiamo minizialmente indicato, fu portata dal Nord-Est e posta a
decorazione del nuovo paesaggio, nel quale seppe integrarsi e proliferare, cos come lagglomerato che da questa prese
nome. La favela resist infatti ad ogni tentativo di igienizzazione adottato dallautorit politica nel suo vano tentativo di
far s che venisse rispettata quella tripartizione voluta dalla ricercata modernit.
Nel suo saggio Do quilombo favela (2005), Andrelino Campos, come gi dichiarato dal titolo, coglie lorigine
di questa formazione residenziale spontanea in quella pi antica del quilombo, comunit di fuggitivi dallautorit, sia
padronale che statale (in gran parte si trattava di schiavi che si davano alla macchia), che trovavano la propria libert in
comunit indipendenti situate in luoghi poco accessibili in grado di nasconderli e proteggerli. Ne sorsero varie di queste
comunit: fra loro la pi nota quella di Palmares, che resistette per un centinaio di anni (1603-1694), ma ne sorsero
molte nel corso del XIX secolo, di ben minor durata, e sovente situate in aree molto vicine alla citt, come nota Campos
(Op. cit.: 34 ss.). Si tratta comunque di aree coperte da una fitta vegetazione, come quelle situate nelle foreste di Andara
e della Tijuca (tuttora foresta urbana), o nelle zone di Inhama, Iraj ed Engenho Velho, distanziate sia dal centro degli
affari che dai quartieri residenziali.
I componenti di queste comunit, che loro originariamente non chiamavano quilombos, bens cercas o mocambos
(Sodr 1988: 64), non utilizzavano questa loro residenza come base abitativa da dove muoversi per raggiungere il posto
di lavoro, ma svolgevano in questa ogni loro attivit rimanendo tuttal pi nei dintorni, comunque in aree boschive
e difficilmante percorribili da chi non avesse acquisito pratica della zona. Qui si viveva in comunit e si lavorava in
comunit, sfruttando il terreno per una agricoltura elementare che fornisse la base dellalimentazione, eventualmente
arricchita attraverso furti operati nelle fattorie vicine. Dopo i quali ci si rifugiava in questa concentrazione, sotto la
protezione della natura e di una comunit solidale che si considerava nemica del potere statale.
7
In tale prospettiva appare arbitrario il collegamento fra quilombo e favela, ossia vedere nel primo lorigine della
seconda, mentre cogliamo piuttosto un nesso pi evidente fra queste comunit di fuggiaschi e i cosiddetti sem terra,
tuttora operanti, con le loro occupazioni abusive del suolo, allo scopo di installarsi e radicarsi al fine di sfruttare la terra
generalmente tenuta incolta dagli antichi proprietari.
In sintesi consideriamo che la favela altro rispetto alle precedenti formazioni di insediamenti spontanei e non
autorizzati: un fatto assolutamente innovativo, per il quale non a caso venne utilizzato un termine originale ed indicato
un evento specifico, ancorch simbolico, comunque inteso come suo momento di fondazione. La favela non nasce
da gruppi di schiavi fuggitivi, non costituisce una comunit autonoma (nella favela non si produce niente, ma i suoi
abitanti sono occupati altrove) e non esprime una volont dopposizione allautorit governativa: elementi questi che
caratterizzavano il mocambo o il quilombo8 (nuclei anche qualificati come campos negros).
I quilombos e i mocambos erano costituiti da schiavi ribelli, mentre noto il carattere filo-monarchico e quindi in
opposizione al governo repubblicano del paese della comunit di Belo Monte , guidata da Antnio Conselheiro, sorta di messia.
Ben quattro spedizioni furono inviate per annientarla. In proposito, Teixeira-Monteiro, 1985; Mazzoleni, 1993..
loro inarrestabile crescita. Chi vi risiedeva aveva la consapevolezza di agire al margine della legge, ma nella prospettiva
che labuso divenisse uso e quindi comportamento legale. Che si abitasse ai margini dellarea metropolitana, verso
la Baixada Fluminense o nel Morro de Dona Marta, nel quartiere centrale di Botafogo, la rendita necessaria per la
sopravvivenza derivava dalla citt, con la quale si intratteneva un rapporto diretto, facilitato ora dalla vicinanza, ora
dallincremento dei mezzi di comunicazione che permettevano un agevole pendolarismo.
Rio dAmerica
Risulterebbe eccessivamente prolisso seguire passo passo lampliarsi e il moltiplicarsi della favelas a Rio, che si attua
parallelamente allo sviluppo in chiave industriale della citt; basti pertanto considerare alcune fasi significative di questa
crescita. Giungiamo cos rapidamente agli anni Quaranta, allorch da tempo era al potere il dittatore GetlioVargas,
dopo la deposizione del presidente Washingron Lus, che proprio a partire dallinizio della Seconda Guerra Mondiale
trascurava lantico rapporto amichevole con la Germania per avvicinarsi agli Stati Uniti. Fu quella la fase significativa
in cui in politica come nelle espressioni ludiche e culturali il Brasile si americanizzava, lasciando da parte il modello
francese per acostarsi piuttosto a quello statunitense.
Importante accordo industriale, che rinsald il legame con gli Stati Uniti, fu la creazione della Compagnia Siderurgica
Nazionale, attraverso il prestito di venti milioni di dollari ottenuto dallamericana Export-Import Bank. Importante
rapporto culturale fu la realizzazione della Walt Diseny del film danimazione Saludos amigos, nel quale si vede Donald
Duck Paperino visitare Rio con la guida del pappagallo Z Carioca; nonch il successo negli Stati Uniti della show
girl Carmen Miranda, prototipo della Brasiliana bianca con la sua straripante vitalit, sia in ambito teatrale che
cinematografico.
Per quanto concerne specificamente la citt di Rio de Janeiro, si realizzava una seconda rivoluzione urbanistica
(individuando la prima nellopara di Pereira Passos), a partire dallamministrazione di Henrique Doodsworth, che
nel quadriennio 1940-44 realizzava la mastodontica arteria Presidente Vargas. La quale, potremmo dire, sta allaltra
arteria di ampio respiro, la Avenida Central, come gli Stati Uniti alla Francia, New York o forse Miami, a Parigi. La
prima, pur nella sua ampiezza, mantenne e mantiene una dimensione familiare: percorribile a piedi in tutta la sua
lunghezza, rimane caratterizzata da un traffico misto, di auto, di gente (impiegati di uffici, persone in giro per compre,
per pratiche burocratiche, per svago), di posticce bancarelle per vendita di prodotti dogni genere. E quindi pullula duna
vita estremamente vivace e ricca di suoni, che vanno al di l di quello comunque ben marcato del traffico diurno. E
mantiene questo carattere di vivacit per lintera giornata, almeno sino alla chiusura, prima degli uffici, poi dei negozi,
allorch in gra parte si vuota, lasciando che solo una delle due estremit, Cinelndia continui ad essere animata dai
frequentatori di locali e da occasionali venditori di cibo.
Laltra, estesa per oltre 4 chilometri e dottanta metri dampiezza, esprime tuttora quella vana grandiosit finalizzata a
soprendere piuttosto che a servire. Essa, incrociando la Central (oggi Rio Branco), attraversa prima Praa Onze, quindi
la Estaao Central, trasformando questi spazi originariamente contenuti in aree prive dorientamento. In particolare
questa considerazione vale per la tradizionale Praa Onze, narrata come centro duna solidale cultura negra, fondata
sulla condivisione nello spazio comune della musica e del cibo. Con la nuova arteria, questa spariva come piazza,
divenendo un luogo di transito veloce, indefinitamente limitata da costruzioni diesguali che di fatto ne cancellano la
propriet di piazza9. Ancor oggi lintera Vargas non adatta ai pedoni, che rari si riuniscono presso le fermate di mezzi,
autorizzati e non, per raggiungere, con la Avenida Brasil, la sequenza duna ininterrotta periferia.
Segno di americanizzazione dunque come di volont di esprimere, attraverso la dimensione, o meglio la
sovradimensione, (non pi attraverso la ricerca duno stile europeo), il potere dun paese in crescita, questa nuova
costruzione accompagnava lincremento della popolazione della capitale, che superava, allinizio degli anni Quaranta,
i 2 milioni di abitanti, mentre parallelamente si incrementava il numero dell favelas e della loro popolazione. Nel 1948
venivano censiti 105 di questi agglomerati, con 138.837 abitanti; 25 erano ubicati nella Zona Sud e contavano circa
40.000 abitanti. Il che indica che in questa fase di forte sviluppo quella delle favelas costituiva oltre il 10% dellintera
popolazione della citt, e che una buona parte si era stabilita nella zona pi ricca, in quanto essenzialmente impiegata
nei servizi.
Altro dato importante per quanto concerne questi non pianificati luoghi di residenza, la provenienza dei loro
abitanti. Per lo pi gente di recente immigrazione da zone interne meno sviluppate (il Nord-Est specificamente), per la
Nel 1942 si realizz in Praa Onze lultima concentrazione carnevalesca, nel corso della quale veniva lanciata la canzone
appunto intitolata Praa Onze, che esprimeva tutto il rimpianto per un luogo storico definitivamente cancellato.
quale il problema basilare consisteva nellalloggio, visto che lavori umili non mancavano certo nella citt in crescita. S
che il sistema pi agevole era quello di entrare in queste comunit autogestite (la denominazione ufficiale data alla favela
appunto quella di comunit), ora pagando una somma ridotta a chi aveva una piccola area edificabile da vendere,
ora pagando un affitto a chi aveva avuto lintelligenza di costruire qualche stanza in pi per una rendita supplementare.
Il tutto avveniva in uneconomia assolutamente informale, in cui vigeva ora, nei casi prima indicati, il diritto di
prelazione dei primi venuti, ora liniziativa dei nuovi venuti, che si approprivano di spazi da sottrarre alla rigogliosa
vegetazione duna invadente foresta urbana. A questa invasione lo Stato reag in maniera difforme, mostrando ora
grande tolleranza, ora con interventi decisi, che data la loro saltuariet non riuscirono ad impedire lincontrollato
proliferare. Lo sgombro del Morro de Santo Antnio, avvenuto fra il 1952 e il 1955, non fece altro che causare il
trasferimento dei suoi abitanti in altre aree, ossia verso il Morro da Providncia, di Catumbi e in particolare di Santa
Teresa, area di antiche e ricche dimore. N ebbero risultati concreti i successivi sgomberi che fra il 1962 e il 1974
produssero labbattimento di oltre 80 favelas e il trasferimento di circa 140.000 persone (Campos, 2004: 76).
Il che indica come da un lato lautorit cercasse di rendere Rio una citt moderna, creando la tipica partizione fra le
aree di pregio e una periferia popolare, ma come questo tentativo avesse effetti di scarso rilievo, visto che la popolazione
di Rio continu a distribuirsi nellintera zona urbana senza riconoscere alcuna ripartizione.
Intanto nel 1960 gli abitanti della favelas erano ben 335.063 distribuiti in 147 favelas, delle quali 33 erano ubicate
nellelegante Zona Sud, mantenendo la medesima percentuale rispetto al totale degli abitanti della citt, che proprio in
quella fase veniva declassata da capitale dello Stato nazionale a capitale dello Stato di Guanabara (che poi diventer
Stato di Rio de Janeiro). Unico segno confortante di questa progettata deportazione era il forte incremento di
comunit periferiche; aumentava notevolmente il numero delle favelas ubicate lungo il corso della Leopoldina, ossia
dellAvenida Brasil, ai cui margini il distretto della Penha contava ben 47 favelas. Alcune di queste sorgevano in seguito
allabattimento del Morro do Esqueleto, dove veniva costruita la UEG, Universt dello Sato di Guanabara, divenuta nel
1975 UERG, Universit dello Stato di Rio de Janeiro.
Considerando il quarantennio che va dal 1950 al 1991, vediamo come la progressiva crescita del numero delle favelas
e dei loro abitanti sia ben superiore, in proporzione, al numero degli abitanti di Rio de Janeiro10.
N. favelas
Popolazione di Rio
1950 59
2.377.000
1960 147
3.381.000
1970 162
4.251.000
1980 377
5.090.000
1991 537
5.488.000
Sulla base di questi dati si evidenzia come il numero dei favelados nel 1991 raggiungeva circa il 17,6% del totale degli
abitanti della citt, mentre nel 1950 costituiva il 7,12%. Il che dimostra con estrema evidenza il fallimento della politica
di eliminazione di questi quartieri abusivi perseguita dai vari sindaci che si succedettero alla guida della citt oltre che
dei governatori dello Stato.
Si potrebbe anche osservare come i favelados crescano di pari passo con limpoverimento degli abitanti di Rio, come
nota Costa (2004), ma crediamo che lincremento della povert sia significativo soltanto al fime di segnalare il continuo
afflusso di immigranti indigenti che vanno ad intasare una citt il cui sviluppo economico non in grado di far fronte
alle nuove esigenze. Ed ancor pi importante evidenziare che per labitante di Rio non del tutto corretta lequazione
favelado = povero, perch il settore meno abbiente piuttosto quello dei desfavelados, di coloro che, non potendosi
neppure permettere dabitare in favela, bivaccano ai margini dellabitato.
Da sottolineare in proposito, che non si pu fare di tutta lerba un fascio neppure tra i favelados, in quanto non tutti
questi slums esprimono il medesimo tenore di vita. Esistono favelas relativamente ricche, la Rocinha ad esempio,
con discrete abitazioni e buoni servizi, nelle quali da tempo vive una piccola borghesia che sfrutta i vantaggi di tale
collocazione, di contro ad agglonerati nei quali al basso livello economico fa da controparte lalto livello di pericolosit.
Mi permetto, in riferimento a tale situazione, di ricordare una personale esperienza presso lUniversit di Miami,
nellambito di un corso tenuto da un docente di antropologia esperto in cultura brasiliana, del quale per discrezione non
10
indico il nome, che mostr agli studenti un suo cortometraggio relativo a una certa Carolina Maria de Jess, negra11
abitante di favela, divenuta nota per un suo diario pubblicato nel 1960, dal titolo Quarto de despejo12, in cui narrava la sua
misera esistenza di favelada. Dopo la proiezione gli studenti, sollecitati dal docente, si espressero in maniera unanime
sulla vita disgraziata della povera donna e degli abitanti, neri, delle favelas brasiliane. Il documentario esordiva con le
belle e musicali immagini della citt di Rio, Pao de Azcar, Cristo, spiagge e quantaltro, accompagnate dai samba pi
noti, per poi mostrare momenti della faticosa esistenza della donna. Alla mia obiezione che lessere nero in Brasile non
significa necessariamente essere emarginato, e che per prima cosa occorresse determinare quale fosse la favela dove la
donna abitava, visto che a Rio ogni morro ha la sua specificit, il docente mi corresse, affermando che in realt la donna
non viveva a Rio ma a San Paolo, e che lui aveva mostrato le immagini di Rio solo perch esteticamente pi attarenti.
Oh gran bont della scienza antropologica americana! mi venne da pensare e non da esprimere per ovvio riguardo
nei confronti dellantropologo. Come mi viene da ripensarci in questo contesto, meno per evidenziare lapprossimazione
scientifica di quel docente, che per sottolineare linesattezza dellidentificazione del favelado col povero, assieme alla
notevole differenza esistente tra le varie favelas, anche nellambito della medesima citt.
Da qui la necessit di evitare luoghi comuni (che sia lidea generalizzata dello slum come espressione di assoluto
degrado o quella di un luogo idilliaco per la semplicit e la solidariet dei suoi abitanti sorta di Gemeinschaft in
contrapposizione alla Gesellschaft della massificata urbanizzazione legale) e di considerare la specificit di queste
comunit abitative in una citt di per s unica per la disposizione urbanistica, come per i rapporti sociali, insieme causa
e conseguenza di questo singolare paesaggio.13
politici implicati in questa attivit ci fossero il governatore di Rio Nilo Batista, il sindaco Cesar Maia e persino il
presidente della repubblica Collor de Mello (gi inquisito nel corso della sua presidenza ed oggi senatore).
Fra i numerosi interventi dellautorit per smantellare questa attivit ovviamente senza alcun risultato, visto che
le estrazioni proseguono nel totale rispetto dei tempi e degli assidui scommettitori ricordiamo larresto, nellaprile
del 2007, di potenti bicheiros: Antnio Kalil, detto o Turcao, poi Ansio e Capitao Guimaraes, presidente della Lega
Indipendente delle Scuola di Samba, ente di prestigio che gestisce notevole quantit di danaro per lorganizzazione del
Carnevale.
Tornando alla specificit della favela, dunque significativo che in particolare attraverso questo jogo do bicho, vi
penetrasse la prima forma di attivit illegale organizzata e con questa incominciassero a circoliare importanti somme di
danaro, che, se andavano ad arrichire i pochi, finivano col recare dei benefici allintera comunit, la quale offriva come
merce di scambio ai capi benefattori, la propria riconoscenza e soprattutto la propria complicit.
Aspetto positivo del morro era invece la sua valenza di luogo legato alla tradizione, ossia centro di sviluppo di una
ricca cultura popolare. Senza essere quel luogo magico e colorato di una certa filmografia (Orfeo negro14 in primis,
pur con i suoi forti accenti di realismo), fu effettivamente anche luogo di preservazione di importanti manifestazioni
artistiche, a partire dal samba e dalla citata celebrazione carnevalesca.15 Basti in proposito ricordare come una delle
prime Scuole di Samba scendesse dal Morro da Mangueira per sfilare nel 1931 in quella Praa Onze che presto sarebbe
stata distrutta, e che fra i pi antichi samba (1926) annoverato quello che reca appunto il titolo Morro da Mangueira.
Altro morro, espressione e riserva di cultura popolare, fu quello gi indicato di Salgueiro, altura situata nel quartiere
medio e picolo borghese di Tijuca, che gi negli anni Venti vantava varie formazioni carnevalesche, inizialmente
denominate blocos16, dalle quali si originava, alcuni anni dopo, lattuale Scuola Acadmicos do Salgueiro.
Tra le espressioni di cultura tradizionale popolare radicate nelle comunit individuiamo ancora i centri di sincretismo
afro-cattolico, ossia dei culti Candombl ed Umbanda.17 Due importanti templi del culto erano infatti ubicati nel morro
di Salgueiro: quello di Oscar Monteiro, situato nella parte alta della collina, denominata Pedacinho do Cu (pezzetto
del cielo), e il tempio di Umbanda di Paolino de Oliveira, che fu tra laltro visitato da personaggi noti cone lattrice
francese Martine Carol e lo scrittore Aldous Huxley, oltre ad essere riprodotto nel citato film di Camus.
Da questi dati si evidenzia che, se pur non luoghi di idilliaca covivenza, per molti aspetti le favelas favorirono forme
di solidariet nella partecipazione ad esperienze comunitarie (dalla musica al culto), e che, sulla base della loro storia
e dellaffabulazione che si svilupp al margine, alcune favelas ancor oggi vantano una sorta di primato culturale nei
confronti di altre. Queste ci tengono pertanto ad evidenziare la nobilt della loro origine e ad evidenziare il lustro dato
loro dai personaggi famosi che ne furono abitanti e portavoce.
Sulla base di queste considerazioni appare consequenziale che, per uno studio approfondito, occorrerebbe riferirsi
meno in generale a questo complesso fenomeno, che analizzare ciascun agglomerato nella sua storia e nei valori che
esprime, oltre che individuare le sue specifiche problematiche.
Prima dunque di procedere in una visione dinsieme, obbligatoria tra laltro visti i necessari limiti di questo saggio,
proviamo a considerare le specificit storiche e urbanistiche di alcune di queste comunit urbane, a dimostrazione tra
laltro dellatteggiamento erroneo di chi tende ad omologarle nella generica valutazione di povert e degrado.
14
Opera del regista francese Marcel Camus, 1957, fu arricchito da una colonna sonora firmata da grandi autori, da Jobim a
Vinicius de Morais.
15
Per il legame fra le favelas e le espressioni musicali e carnevalesche, si veda Arcella, 2004.
16
Formazioni precedenti le Scuole e di minore dimensione.
17 Per un approfondimento di queste tematiche, si veda Arcella, 1980 e 1998.
Folha on Line dell8 gennaio del 2008 viene riportata la notizia di una decisa operazione della Polizia Civile, che con
250 uomini invade la favela. Nella loro avanzata allinterno dellagglomerato gli effettivi si imbattono in una specie
di fortezza, ossia una casa circondata da alti muri, utilizzata come base per i banditi. Trovano inoltre un locale, dalla
denominazione beffarda quanto macraba di microonde, nel quale vengono bruciati i corpi dei nemici. Ovviamente
viene sequestrata una notevole quantit di marjuana, circa una tonnellata.
In seguito a questa azione, veniva inviato un reparto dellesercito a presidiare il morro, ma non appena lautorit
abbass la guardia siamo nel marzo del 2008 i trafficanti riprendevano la loro attivit, s da determinare un ritorno
del militari, i quali tra laltro cercavano di recuperare 10 fucili e la pistola rubati al battaglione di Sao Cristvao
(http://noticias.terra.com.br). Aggiunge la notizia che il morro da Mangueira uno dei pi armati di Rio, disponendo
almeno di 50 fucili e che la vendita di droga frutta ai trafficanti una media di un milone di Reais a settimana (circa
350.000 Euro). Lesercito del malaffare composto di circa 150 uomini, ed obbedisce agli ordini di Leandro Monteiro
Reis, denominato Pitbull, di Paulo Testa Monteita, il Tucinha (zio di Pitbull e persona influente nellambito della Scuola
di Samba del morro), e di Alexander Mendes da Silva, il Polegar, esponenti della fazione criminosa Comando Vermelho.
Con ci entriamo nelle articolate vicende delle bande criminali, del controllo e della divisione, mai pacifica, del
territorio, soprattutto per la gestione del commercio della droga. Vicende complesse, che riprenderemo pi avanti, nel
loro intersecarsi con quelle di un altro gruppo marginale, sorta di autodifesa armata, denominato milcia.
Morro armato
Trascorreva meno di un anno dallirruzione in grande stile da parte delle forze di polizia nel Morro da Mangueira,
durante il quale si avevano alcune operazioni di minor portata, che non smantellavano certamente il ricco traffico18,
n raggiungevano lo scopo di catturare i capibanda, allorch si dava il via ad azioni pi decise. Il 14 gennaio del 2009,
infatti,come riporta il quotidiano O Globo, veniva compiuta una decisa operazione, con 150 uomini della Polizia
Militare, appoggiati da due elicotteri e da un carro blindato, il cui risultato fu per alquanto modesto: un trafficante
morto, alcuni catturati, ma non i capi, e poche armi sequestrate (fra queste una mitragliatrice).
Passavano solo due settimane quando, come riporta Rio+, si assisteva a un Giorno di terrore nel Morro da
Mangueira. Era una mattina di mercoled 28 gennaio 2009, allorch 50 poliziotti della Delegacia de Combate as
18
Del resto la cronaca citata sembra riproporre fedelmente un copione gi recitato. del marzo 2006 la notizia riportata da
notcias.terra.com.br linvasione del Morro da Mangueira da parte di truppe del Battaglione di Sao Cristvao e della rioccupazione
del morro da parte di trafficanti dopo la loro ritirata. Anche in quelloccasione i capi della banda, Pitbull in testa, non furono
catturati.
Drogas (Dcod), con il sostegno della Coordenadoria de Recursos Especiais (Core) e della Delegacia Especial de Apoio
ao Turista (Deat), facevano irruzione nella favela per catturare Pit Bull. Nellintero quartiere di Sao Cristvao, dove
sorge il morro, il clima appariva teso: venivano bruciati quattro autobus per distrarre la polizia, e due vie chiuse al
traffico, s che dovevano intervenire i pompieri per spegnere le fiamme. Si trattava di una decisa azione di guerriglia
urbana, con un elicottero della polizia che dallalto teneva sotto controllo lo svilupparsi degli eventi. Nota positiva
che i bamditi, prima di appiccare il fuoco ai mezzi di trasporto, fecero scendere i passeggeri (cosa non avvenuta in altre
circostanze, allorch i passeggeri non vennero risparmiati dalle fiamme).
Risultato delloperazione fu la morte di tre trafficanti e di due persone ferite per pallottole vaganti (sono queste
tra laltro causa di molte incolpevoli morti con cadenza giornaliera nella citt di Rio), senza che il famigerato Pit Bull
venisse catturato. Ma la cosa non finiva qui, perch il giorno seguente i banditi, per vendicarsi della morte dei loro,
incendiavano due autobus e unautomobile, e imponevano ai negozi della zona di rimanere chiusi per lutto. Ancora per
solidariet con i colleghi di Mangueira, unaltra auto era incendiata nellAvenida Brasil, nei pressi dellaccesso della
favela denominata Cidade Alta.
Gli eventi venivano cos commentati da Srgio Cabral Filho, governatore dello Stato, che tra laltro prometteva polso
di ferro contro i banditi: Si tratta di banditi, ma la popolazione di Mangueira che io conosco, la gente che rappresenta
Cartola, Nelson Cavaquinho, Dona Neuma, questa gente vuole tranquillit e pace, non vuole che persone emarginate
creino terrore nella comunit (Epoca Estado Indipendente, 29/1/2009).
Con tale considerazione Cabral indicava la profonda contraddizione rappresentata da questa comunit, legata a
un glorioso passato ricco di cultura popolare, ma ora divenuta una delle zone di maggior sviluppo di traffici illeciti
nelle mani di una potente banda armata. Contraddizione che si esprime tra laltro nella figura dellabitante di questo
agglomerato, espressione per lo pi duna classe lavoratrice anche di discreta rendita e operante nellambito di una
condivisa legalit, che diviene obbligato collaboratore di un gruppo criminale che lo utilizza come scudo nei confronti
di polizia e militari, i quali, nelle loro frequenti incursioni non vanno troppo per il sottile.
N daltro canto sarebbe possibile fare dei distinguo, quando si tratta di una vera guerriglia, con le truppe che
avanzano dal basso, con lutilizzazione anche di carri e di elicotteri, e il gruppo armato che si difende dalle nascoste
postazioni situate negli anfretti della collina, fra casa e casa, da dove impedisce lavanzata degli effettivi, che sparano
a raffica, poco attenti ai possibili danni collaterali.
Da questa condizione contraddittoria, del luogo come dei suoi abitanti, deduciamo come sia complesso esprimere un
giudizio di carattere socio-economico su questa favela, cos come per molte favelas di Rio, mentre risulta evidente come
la sola valutazione errata sarebbe quella genericamente pregiudiziale di luogo demarginazione, di insanabile indigenza,
che solo la vista miope di antropologi della domenica potrebbe generare.
In quel tempo il regime militare che vigeva in Brasile aveva emanato una Legge di Sicurezza Nazionale, finalizzata a
combattere la dissidenza, per la quale la lotta politica veniva equiparata alla criminalit comune, s che, compiendo una
sorta di percorso inverso, sovente i banditi si presentarono come dissidenti politici. Con questo gruppo sorgeva quindi
una sorta di banditismo sociale, non nuovo nella storia del Brasile, che vestiva sovente i panni della lotta di classe. Da
qui lassunzione della nuova denominazione, dalla colorazione politica appunto, di Comando Vermelho (comando
rosso) e linizio duna attivit criminosa organizzata con la quale il gruppo di alimentava e finanziava le sue azioni
basate su una compiuta pianificazione.
Era il 1981, quando un comando guidato da Z Bigode (potrebbe essere reso in italiano con Beppe Baffo), uno dei capi
forndatori del Comando Vermelho, trattato da eroe popolare, uccideva vari poliziotti prima dessere fatto fuori. Cronaca
passata, che segnava per linizio duna rapida ascesa del contropotere, dovuta allenorme afflusso di danaro derivante
dai proventi del commercio della droga agevolato dalla possibilit di fruire di un nuovo mezzo di comunicazione. Il
telefono cellulare, con il quale era possibile coordinare le azioni anche dallinterno dei presidi carcerari, dai quali, pur
se rinchiusi in carceri di massima sicurezza e sottoposti a rigido controllo, i capibanda potevano continuare a controllare
e dirigere i loro affiliati.
Intanto, siamo ancora nella decade dellOttanta, i banditi catturati non vennero rispediti nella Ilha Grande, nella
convinzione che fosse meglio isolarli, s che vennero distribuiti nelle varie carceri del paese. Soluzione infelice, in
quanto favor un diffuso proselitismo, con il conseguente allargamento e potenziamento del gruppo. Altro capo storico
fu Orlando da Conceiao detto Orlando Jogador, che nel 1994 veniva ucciso da un suo luogotenente dissidente, Ernaldo
Pinto de Medeiros, detto U (aveva il suo quesrtier generale nel Morro do Adeus), il quale fondava un suo gruppo detto
Amigos dos Amigos (amici degli amici) che si alleva a una nuova banda, sorta da qualche anno, denominata Terceiro
Comando.
Questa aveva acquisito in breve tempo notevole potere, divenendo diretta avversaria del Comando Vermelho, alla
cui guida si era intanto posto il famigerato Fernandinho Beira Mar, con i suoi luogotenenti Isaias do Borel, Elias Maluco
e Sapinho, in grado di controllare un centianio di favelas di Rio, fra le quali il famigerato Complexo do Alemao, il
Complexo da Mar e Mangueira, per citare le comunit pi estese.
La storia del Terceiro Comando per meno gloriosa, visto che il suo effettivo potere ebbe la durata duna dozzina
danni, dal 1990 cio, allorch Celso Luis Rodrigues, detto Celsinho creava il gruppo dissidente assieme a Jos Carlos
dos Reis Encina, detto Escadinha, al 2002. In tale data Fernandinho Beira-Mar, catturato lanno precedente in Colombia
con laiuto di elementi dei servizi segreti statunitensi, e rinchiuso nel carcere di Campo Grande, ordinava una sommossa
nel carcere di Bangu, finalizzata alluccisione di U e dellintera cupola del gruppo armato.
Risultato della mattanza fu che i superstiti trovarono nuove alleanze e costituirono il Terceiro Comando Puro (TCP),
che assumeva il comando nelle aree pi degradate della citt, e poneva il suo quartier generale nella favela di Parada
de Lucas. Suo leader era Falcao, detto anche Furica, che pur incarcerato continuava a impartire ordini dalla sua cella di
massima sicurezza (cosa che fa tuttora).
Ancora dal carcere proveniva nel 2002 lordine perentorio di uccidere il giornalista della TV Globo, Tim Lopes,
reo di aver filmato con una telecamera nascosta un ballo funk nel Complexo do Alemao, zona sotto il controllo del
Comando Vermelho. Era lo stsso anno nel quale assumeva la prima presidenza loperaio metalmeccanico Incio da
Silva, detto Lula, la cui figura veniva tra laltro celebrata con un guna gigantesca figura in cartapesta in un carro della
sfilata carnevalesca dellanno successivo. Festeggiamenti che non si aprivano nel migliore dei modi, visto che le bande
di trafficanti erano in lotta tra loro, oltre ad aver mosso un aspro attacco contro lautorit. La causa scatenante fu il
carcere duro dato ai due capibanda, Fernandinho Beira Mar ed Elias Maluco, che, messi sotto rigida sorvegliana e senza
poter ricevere visite, avevano giurato di sconvolgere le celebrazioni carnevalesche, creando tra laltro un notevole danno
economico alla citt.
Pur senza poter usare i loro cellulari, avevano dato lordine ai loro accoliti di mettere a ferro e fuoco la citt. Cos la
cronaca annunciava in data 28 febbraio del 2003, il deceso di una donna dopo alcuni giorni di agonia per le bruciature
riportate in seguito alla combustione dellautobus 410 provocato da trafficanti della favela di Dona Marta. Questa
situata nel quartiere borghese di Botafogo e lautobus stava percorrendo una via di grande flusso, la Rua Sao Clemente,
allorch la banda lattacc con bottiglie molotov.
Nella cronaca della medesima giornata si legge: Distruzione e morte nellAvenida Brasil. Al mattino di oggi, dopo
aver incendiato un autobus, trafficanti di Vila do Joao uccidono a revolverate lautista di una Fiat Palio nellAvenida
Brasil, in direzione centro, vicino allimboccatura della Linha Amarela, e si affrontano in uno scontro armato con la
polizia per oltre mezzora (quotidiano Extra). E ancora, un pullman della compagnia 1001, linea Rio Sao Paulo,
attaccato e incendiato con molotov; altro autobus incendiato presso il Morro da Lagartixa: totale, 37 mezzi incendiati
dal luned al venerd.
A queste intimidazioni lautorit reagiva con estrema durezza. Cinque trafficanti venivano uccisi nel Morro da
Lagartixa, uno nella favela di Jacarezinho e una serie di operazioni della Polizia Militare in favelas controllate dal
gruppo di Beira-Mar: Fallet, Borel, Mnaguinhos, Mangueira, Providncia, Arar, Pavao, Pavaozinho, Mineira,
Fogueteiro, Beira-Mar, Dois Irmaos e Salgueiro. In questa serie di operazioni denominate Rio sicuro, in cui le forze
dellordine avevano carta bianca, venivano uccisi otto trafficanti. O almeno ufficialmente definiti tali, perch lavanzata
della polizia nella favelas, in schieramento da battaglia, andando poco per il sottile nellaprirsi varchi anche a colpi
darmi pesanti, costava la vita anche a residenti che non avevano niente a che fare con i banditi, e che magari servivano,
loro malgrado, da scudi umani per proteggere chi, incalzato, trovava rifugio nelle abitazioni di incolpevoli vicini.
Dinanzi a questa controffensiva delle forze dellordine, gli avvocati dei banditi incarcerati protestarono per le torture
subite in carcere dai loro clienti e criticarono le dichiarazioni del sindaco Csar Maia, che ha suggerito alla polizia di
invadere le carceri in caso di rivolta dei prigioniei e di ucciderli, se necessario (Extra, 28/2/2003).
Nel caos generale, che tuttavia non impediva il regolare svolgimento delle sfilate carnevalesche, e che non riusciva
ad affettare il turismo, visto che tutte le zone nevralgiche venivano presidiate con la massima cura, un gran numero di
persone invedava alcuni supermercati del quartiere Vigrio Geral, sacheggiandoli, cosa avvenuta qualche giorno prima
con i supermercati di Bonsuceso, che riaprivano dopo la chiusura forzata di tre giorni.
Da queste azioni violente, fra le tante che si verificarono in quei giorni, e che tra laltro non costituirono eccezione
significativa rispetto a una abituale cronaca quotidiana, Rio de Janeiro appare pi che come metropoli problematica per
una diffusa delinquenza, una sorta di citt in guerra, o meglio di area nella quale forme di guerriglia si distribuiscono
a macchia di leopardo, interessando ora le favelas, ora zone urbane a queste prospicienti. Ma non risparmiando neppure
quartieri buoni, quando i marginais decidono di passare alloffensiva.
Si tratta quindi di una sorta di caos calmo, tipico del resto dei paesi in guerra, in cui la violenza si scatena in maniera
improvvisa e localizzata, per la quale la pur elevata temperatura della citt in certo modo tenuta sotto controllo,
lasciando che cresca purch non supero il livello di guardia.
Espressione dellimprovviso scoppio di violenza, peculiare di questa citt, ma che tuttavia basilarmente non provoca
vittime, il cosiddetto arrastao, sorta di pesca miracolosa, che si configura come uninvasione di cavallette su un
campo coltivato. Una massa umana compatta, costituita in gran parte di giovani, invade correndo unintera spiaggia,
o una strada, e sottrae alle gente ferma o di passaggio borse o altro: tutto ci che si pu strappare via. Poi si dilegua,
prima che possa intervenire la polizia, il cui intervento del resto sarebbe inutile o ancor pi disastroso, perch qualche
ligio agente potrebbe incominciare a sparare tra la folla.
Stato di guerra o di guerriglia, dicevamo, tenuto a malapena sotto il livello di guardia, come in quei paesi in cui sono
allordine del giorno scontri fra gruppi armati e forze doccupazione. Paragone non del tutto peregrino se una delle aree
calde della citt ha preso a modello una realt di guerra, la realt palestinese, e si autodenominata Faixa de Gaza
(striscia di Gaza).
Palestina dAmerica
In Brasile non esiste alcuna forma di scontro razziale, non si hanno rivendicazioni da parte di minoranze etniche
n di comunit religiose. Convivono infatti nel pi assoluto rispetto reciproco molteplici ideologie, anche perch la
scelta duna fede non presenta alcun carattere radicale. Lesser cattolico non impedisce dessere frequantatore dei culti
afro-brasiliani, n la decisione di avvicinarsi a movimenti pentecostali crea angosce kierkegaardiane in chi sino a poco
prima era legato alle Comunit Ecclesiali di Base. Esiste per uno scontro sociale, che trova espressione in particolare
nel movimento dei sem terra, oltre che in scioperi e marce di protesta, come in qualsiasi democrazia del mondo; ma
la vera tensione che interessa in particolare le grandi citt del Sud, Sao Paulo e Rio de Janeiro, data da una difusissima
criminalit comune, che trova i suoi punti caldi soprattutto nelle favelas.
Dicevamo della famigerata Striscia di Gaza, che corriponde al gruppo di favelas costituenti il Complexo do Alemao
(del Tedesco), che si estende in una vastissima area situata lungo lAvenida Brasil e allinterno della Linha Vermelha,
arteria a grande scorrimento che conduce dal centro urbano allaeroporto internazionale Carlo Jobim, nella Ilha do
Gobernador. E singolare lorigine di questo nome, infatti non fu mutuata da un Tedesco, bens da un Polacco, Leonard
Kaczmerkiewicz, che in epoca postbellica aveva acquistato linter area per costuirvi modeste abitazioni da dare in
affitto. Il commercio prosper in pochi anni, soprattutto a causa del miglioramento delle vie di collegamento con il
centro cittadino. Nel 1946 veniva costruita lAvenida Brasil, nel 1951 la linea ferroviaria Leopoldina, che rendeva
possibile un conveniente pendolarismo.
Nella sua inarrestabile crescita, a partire dalla collina denominata Morro do Alemao, il Complexo arrivava a comprendere
varie comunit, ossia il Morro da Baiana, Morro da Matinha, Morro des Mineiros, Morro do Adeus, Nova Braslia,
Pedra do Zapo, Palmeiras, Grota, Alvorada, Fazendinha e Vila Cruzeiro, che ora appiano come uninterrotta distesa
di abitazioni approssimative senza tratti di discontinuit. Su questa distesa domina laltura sulla quale si erge la chiesa
di Nossa Senhora da Penha, che d il nome al quartiere, che ha cura nel differenziarsi, a partire dalla denominazione
(bairro, quartiere cio e non favela) dalle circostanti comunit.
La crescita della popolazione era anche determinata dal sorgere di numerose fabbriche, che disseminavano nellarea
capannoni e depositi, divenuti oggi per lo pi testimonianze archeologiche. Gli abitanti del complesso raggiungono
attualmente il numero di circa 130.000, mentre la vorace urbanizzazione ha divorato del tutto gli spazi verdi ed ha
trasormato in fognature i corsi dacqua della vallata. S che lintera zona ora definita protetta e si cerca di impedire un
suo ulteriore popolamento.
Ma veniamo ora alla causa, del resto abbastanza evidente, dellaquisizione della singolare denominazione di Striscia
di Gaza, e quindi ad alcuni eventi che hanno accompagnato la sua storia recente. La data fatidica, prima indicata, fu
quella delluccisione del giornalista Arcanjo Atonino Lopes, noto come Tim Lopes, che veniva condannato a morte e
ucciso dal capo del Comando Vermelho e del complexo, Elias Maluco. La sua registrazione di ballo funk con relativo
smercio di droga e prostituzione minorile era stata trasmessa dalla Rete Globo nellagosto del 2001, e dopo circa un
anno cadeva la vendetta della banda, che doveva servire a mo desempio. Per questo la tortura prima delluccisione e il
corpo fatto a pezzi con una spada da samurai dallo stesso Elias.
Il fatto avvenne esattamente in Vila Cruzeiro, e segn un momento drammatico di quellarea, meno per quanto
accduto che per quel che sarebbe successo. Da quel momento il governo della citt e quello dello Stato intensificavano il
loro controllo, nella consapevolezza che tutta quella zona andava costituendosi come Stato entro lo Stato. Alle invasioni
da parte della polizia e del BOPE (Battaglione di Operazioni di Polizia Speciali), a creare panico e morte fra gli
abitanti si aggiungevano le lotte fra le bande, che si contendevano il controllo delle varie comunit del Complexo. In
una fase, almeno sino al 2006, il gruppo ADA tenne sotto controllo il Morro do Adeus, mentre qualche anno prima
alcuni morros erano sotto lautorit dal Terceito Comando, ma negli ultimi tempi pare si sia stabilizzato il dominio del
Comando Vermelho, il cui ostacolo principale ora dovuto allazione del governo intenzionato a riprendersi il territorio
e della formazione paramilitare della cosiddetta milcia, simile per costituzione e per finalit a quella giustizia fai da te,
sviluppatasi decenni ors sono, con lo squadrone della morte.
Tra i numerosi eventi violenti dei questo secolo che hanno interessato larea, rendendola degna del soprannome, si
segnala loperazione in grande stile condotta dalle forze governative nel periodo maggio giugno 2007. Il rendiconto
indica una sessantina di morti tra i favelados (non tutti banditi), massacro che non si traduceva per nelleliminazione
del Comando, che reagiva creando barricate, onde impedire alle truppe di avanzare. Fu costruito tra laltro una sorta
di fortino, da dove i trafficanti sparavano e lanciavano le loro bombe; erano forniti di bombe anticarro, mitra, bazooka,
con cui riuscirono ad impedire lavanzata di quelli del BOPE.
A questo punto si scatenava una singolare polemica, poich i banditi, ergendosi a protettori della comunit,
denunciavano gli assalitori governativi, per il loro colpire a caso, che provocava vittime fra i pacifici abitanti della
favela. Considerazione corretta, che vale per questa Gaza americana come per laltra, ossia per qualsiasi azione di guerra
che suggerisce di non badare troppo al sottile a chi rischia la propria vita, ma che non tiene conto duna significativa
differenza fra le due Strisce. Gli abitanti di quella orientale sono pressoch privi darmi e di mezzi di sussistenza;
questi dOccidente hanno abbondante armamento e godono di ricchi guadagni dati dal commercio della droga, guadagni
che si concentrano nella cassa dellorganizzazione centrale, che preleva i frutti di una settantina di favelas sulle quali
esercita il proprio controllo.
Dinanzi a questa guerra incerta, con battaglie ufficialmente vinte dallautorit ma mai decisive, anche il governo
centrale si rese conto di giocarsi la propria credibilit, e cos, oltre ad utilizzare le armi, nel tentativo di eliminare
bande e droga, tent di ricolonizzare larea, con operazioni in favore degli abitanti e di una pacifica e costruttiva
convivenza. Il 4 dicembre del 2008, il Presidente Lula, assieme al Governatore dello Stato di Rio, Srgio Cabral, e ad
altri politici di rilievo, protetto da una massiccia scorta, teneva un incontro con gli abitanti del Complexo in un vecchio
deposito di gas, situato tra le favelas Braslia e Grota, nellambito di unoperazione denominata Territorio della pace.
Qualche settimana dopo veniva abbattuta una grande fabbrica abbandonata per costruire al suo posto un centro
sociale, quale segno di distensione nei confronti di tutti quegli abitanti del complesso di favelas, vittime tanto delle
organizzazioni criminali che dello Stato con la sua sommaria azione repressiva.
Da allora ad oggi, a meno di un anno di distanza da quel tentativo di recupero, le cose non sono mutate in maniera
signficativa. Momenti di tranquillit continuano ad alternarsi ad altri di terrore, non diversamente in questo da quanto
accade nellaltra Gaza, con diverse motivazioni ma con simili sofferenze.
19 Comunidade morro do Timbau, Baixa do Sapateiro, Comunidade Marcinho Dias, Comunidade Parque Mar,
Comunidade Roquette-Pinto, Comunidade Parque Rubens Vaz, Comunidade Parque Uniao, Comunidade Nova Holanda,
Comunidade Praia de Ramos, Conjunto Esperana, Comunidade Vila do Joao, Conjunto Vila do Pinheiro, Conjunto Pinheiros,
Conjunto Bento Ribeiro Dantas, Conjunto Nova Mar, Conjunto Novi Pinheiro, detto anche Salsa e Merengue. Sono qui indicate
in ordine cronologico, in base al oro sorgere, a partire dal 1940, sino allanno 2000.
200 ai 400 Reais mensili (70 140 Euro), mentre in citt queste somme costituiscono lesborso minimo per spese di
condominio. A ci da aggiungere il flusso di danaro irregolare e quindi non calcolabile che corre nelle favelas, s da
rendere incerto il calcolo del reddito del favelado.
Tornando al tema della criminalit, consideriamo a proposito del Complexo da Mar, come le sue comunidades
non siano esenti dal controllo di gruppi armati per il commercio della droga, e quindi da episodi di violenza che
coinvolgono, oltre gli abitanti, sovente anche chi percorre il tragitto verso Nord e la Ilha do Galeao, dove si trovano la
UERJ (Universidade do Estado do Rio de Janeriro) e laeroporto internazionale. Infatti coloro che percorrono questo
tragitto corrono un duplice rischio: quello di essere colpiti da pallottole vaganti, prodotto di battaglie che si scatano nella
zona fra banda e banda o fra trafficanti e polizia, e quello di subire un furto del tipo arrastao precedentemente indicato.
In questo caso i banditi occupano la carreggiata con alcune auto piazzate di traverso e bloccano il traffico, quindi, sotto
minaccia delle armi, in una rapida questua, costringono i passeggeri a vuotarsi le tasche. Ovviamente si dileguano nel
circostante dedalo urbano prima dellarrivo della polizia.
Allo scopo di controllare questo complesso di favelas, e con loro proteggere la trafficata e cruciale Linha Vermelha,
la polizia ha piazzato prima delle trincee in cemento armato ai piedi del Morro di Timbau, e poi due cabine blindate
fornite di bagno e aria condizionata, che servono come rifugio agli effettivi che pattugliano la zona.
A proposito del rischio delle balas perdidas (pallottole vaganti), evidenziamo come si tratti dun rischio ben presente
nellintera citt, nella quale, secondo un calcolo fornito dllISP (Instituo de Segurana Pblica) nel gennaio del 2007
venne colpita per casualit una persona al giorno (O Globo on line del 27/4/2007). Il problema si aggravato in tempi
recenti a causa del perfezionamento delle armi, della loro maggiore potenza e gittata, ed ha un significativo risvolto
economico. Un appartamento, pur se situato in una zona di pregio e in posizione panoramica, perde molto del suo valore
se si trova sulla linea di tiro di qualche favela, anche se questa ubicata a una certa distanza.
Il che significa che non esiste quartiere, di pregio che sia, risparmiato da pallottole vaganti, generalmente provenienti
dalle favelas, e che, grazie alla potenza di tiro, raggiungono agevolmente la gente dellasfalto.
Ancora la cronaca del 2007 indica la morte di un sedicenne ucciso da pallottola vagante nella zona di Engenho Novo,
di un uomo di 28 anni in Manguinhos, e di altri casi comunque prevalentemente allinterno di favelas (le pallottole
vaganti hanno lunga gittata ma preferiscono bersagli vicini), ma non mancano casi di colpi accidentali in quartieri
centrali. Una cronaca del 31 maggio del 2008 riporta la morte del ventitreenne Victor Muanis, colpito da pallottola in
viso, mentre percorreva la Rua Slvio Romero, nel quartiere della Lapa, zona di locali nei pressi del quartiere Glria. Il
giovane camminava assieme ad amici che non serano resi conto di quel che fosse accaduto e credevano che il giovane
fosse svenuto per un malore (da O Globo on line).
Tentativi dautogestione
Per quanto abbiamo sinora considerato stato possibile notare come la politica nei confronti delle favelas, associata
a quella nei confronti del banditismo e del traffico di droga, sia risultata alquanto ambigua. Questa continua e intensa
partica della costruzione abusiva, se a volte ha trovato delle opposizioni (forti solo quando si tratt di eliminare i
cortios dal centro urbano in quella campagna di generale saneamento dalle tinte eugenetiche), in altri momenti ha
avuto dei concreti sostegni, visto che, attraverso questo tollerato abusivismo si toglieva gente dalla strada per collocala
in residenze, se pur malferme e approssimative, almeno stabili, anche allo scopo di rendere la comunit maggiormente
controllabile.
Lintervento politico da parte dei sindaci come dei governatori avvenne talvolta attraverso un risanamento di aree
gi abusivamente occupate, cui si cerc di fornire servizi essenziali, ora con progetti di agglomerati popolari che la
denominazione di comunit doveva sottrarre alla negativa categoria della favela, pur non elevandoli alla qualifica
di quartiere20. Tra laltro il concetto di comunit intendeva enfatizzare la valenza sociale, quel senso di solidariet
fondamentale in uneconomia di scarsit e soprattutto in situazioni di carenza di servizi pubblici. L dove lo Stato sa di
non avere i mezzi per intervenire, fondamentale laiuto mutuo, liniziativa del gruppo, la collaborazione, a cominciare
dalla cura dei bambini. Infatti, dove c carenza di scuole materne, risulta indispensabile lopera assistenziale duna
famiglia allargata, nel cui ambito vengono ad alterarsi i gradi di parentela. In Brasile la nonna che fa crescere il nipote
duna figlia occupata nel lavoro, sovente acquisisce il nome di mamma per il bambino, mentre la mamma diviene zia o
20
Un quartiere, voluto dallautorit, che in un progressivo degrado di trasformato in favela, Cidade
de Deus, che ha ispirato il noto film che dal quartiere ha mutuato il suo nome.
Soluzione per momentanea, visto che non era possibile militarizzare lintera comunit, cui segu la proposta, da parte
del governatore Srgio Cabral, di applicare un sistema gi utilizzato in Palestina: la costruzione di alte mura in grado
di isolare la favela al fine di esercitare su questa un maggior controllo. Idea che immediatamente scaten polemiche,
perch vista da molti come effettiva forma di segregazione nellambito di un paese democratico ufficialmente in pace.
S che immediatamente lautorit corresse il tiro e cancell linfamenta termine di muro per sostituirlo con quello,
politicamente gradevole, di eco limites, indicando in alte mura un sistema protettivo della natura.
Polemiche a parte, liniziativa sembra comunque avviata, e interassa non solo la Rocinha, la quale godr della
maggior lunghezza del vallo (2,8 km x 3 metri daltezza), ma altre due favelas, Pedra Branca, in Jacar-pagu, e Chcata
do Ceu, in Leblon. Alle ultime due toccheranno poche centinaia di metri di muro, in quanto di dimensioni piuttosto
ridotte.
Liniziativa di Cabral, che intende affermare una maggior presenza dello Stato non solo nella geografia delle
favelas, ma in molte aree che negli ultimi anni sono sfuggite al suo controllo, nasce appunto dallesigenza, mostrata
alla popolazione e rilanciata con ampia enfasi dalla stampa, di dare ordine a una realt che andava sottraendosi a ogni
controllo. Insomma lo spunto di questa soluzione del muro non altro che il prosieguo di quelle invasioni saltuarie da
parte della polizia e del successivo controllo del territorio da parte dellesercito, con una presenza stabile, evidente,
segno concreto dellesistenza dello Stato.
Del resto sin dallinizio del suo mandato, il governatore aveva inteso inviare forti segnali a una cittadinanza resa
sempre pi timida e timorosa da illegalit e criminalit crescenti, che del resto preoccupavano lo stesso presidente della
repubblica Lula: fu lui stesso in alcune occasioni a prendere liniziativa di inviare lesercito a presidiare delle zone di
Rio. La rivista Veja in data 11/9/2008 segnalava la decisa azione dei militari che andavano occupando varie favelas
della Zona Ovest della citt, al fine di asegurar votaao, ossia di rendere possibile la libera votazione del parlamento
dello Stato di Rio, evitando imposizioni e ricatti da parte della complessa rete politico-criminale che controllava quella
vasta area. Vennero impegnati nelloperazione 500 militari, distribuiti nelle favelas Cidade de Deus, Rio das Pedras e
Gardnia Azul in Jacar-Pagu, oltre che nel Complexo do Alemao.
Al tempo, come attualmente, le favelas di Jacar-Pagu risultano sotto il controllo della milizia, che, ancor pi che
delle fazioni di trafficanti, legata al potere politico. In proposito, leggiamo ancora sulla rivista Veja (29/8/2008):
Candidata arrestata perch faceva parte della milizia. Si tratta della candidata a deputata dello Stato di Rio, Carminha
Jerominho, del PT, figlia del deputato Jerominho Gumaraes (PMDB), gi incarcerato sotto laccusa di comandare un
gruppo miliziano conosciuto come Lega della Giustizia. Questo gruppo, come precisa la rivista, agiva in Campo
Grande, nella Zona Ovest, e faceva uso della forza per costringere gli elettori a votare per la donna. La Lega avrebbe
inoltre aumentato il prezzo delle bombole di gas, del cui commercio aveva il monopolio nellintera zona. Larresto fu
compiuto nellambito dellazione di polizia denominata voto libero.
A proposito della volont di Cabral di utilizzare il pugno di ferro per riportare lordine a Rio, ovvero per far sentire
la presenza dello Stato, leggiamo un commento, ancora di Veja (24/12/2008) relativo alla presenza dellesercito nelle
favelas, in cui questa presenza viena considerata necessaria ma non risolutiva, se non resa stabile. Da qui limportanza
della nuova politica di sicurezza, con loccupazione permanente, decisa specificamente per una favela caratterizzata
da unantica fama di violenza, il Morro de Dona Marta a Botafogo, dal quale i suoi 10.000 abitanti, nota il redattore
Ronaldo Soares, sfruttano una vista favolosa verso le tre principali cartoline della citt: il, Cristo Redentore, il Pan di
Zucchero e la Lagoa Joao Freitas.
Quel che qui appare significativo il tentativo da parte dello Stato (di Cabral come di Lula) di riprendere il controllo
di un paese in cui lillegalit rischia di non costituire leccezione, ossia in cui un sistema politico-criminale parallelo di
fatto si gi impossessato di alcune aree al cui controllo lo Stato aveva abdicato.
In questa prospettiva si inquadra lulteriore passo compiuto da Cabral, quello delle mura di recinzione, dopo la
collocazione in pianta stabile dellesercito nelle zone a rischio. Soltanto che dinanzi allopinione pubblica, pur biosognosa
di sicurezza, oltre che dinanzi a quella mondiale, guidata dal formalismo della correttezza politica (a livelo internzaionale
ciascun paese obbligato a mostrare la sua faccia pulita), occorreva cambiare linguaggio e ammorbidire gli obbiettivi.
Cos veniva escogitata da parte dellautorit la definizione di eco limiti, onde apparire non segregazionista ma buona
protettrice della natura.
In concreto, a che cosa serve il muro? Meno a proteggere le aree circostanti dalle pallottole vaganti o a difendere chi
dentro da cariche di assaltanti, che a stabilire un limite territoriale, che anche il limite di sopportabilit dellillegalit.
Sanatoria parziale per chi ha commesso il reato minore (occupazione di suolo pubblico), ma tolleranza zero per chi
dora in poi intender superare i nuovi limiti. Affermazionee del potere dello Stato, gi tollerante ma ora intransigente:
dora in poi, dal muro in poi. Dentro le mura si operer secondo il principio della tollerabilit, ma fuori le regole
saranno rigide. E questo il messaggio mandato dal muro, che va oltre la sua funzione pratica di impedire un eccessivo
allargamento delle favele interessate.
Intanto, per quel che concerne la Rocinha, si avuta di recente una riunione dellAssociazione degli Abitanti, sotto
la guida del suo presidente, Antnio Ferreira de Melo, detto Shaulin, che ha criticato il progetto, considerando che in
tal modo non sar pi possibile andare a raccogliere la frutta che cresce nei boschi circostanti, n lacqua della quale la
favela scerseggia. Nello stesso tempo listituto di ricerca Pereira Passos ha fatto notare che mentre la media di crescita
delle favelas di Rio stata lo scorso anno del 6,8%, quella della Rocinha ha avuto una crescita dei suoi abitanti del solo
1,41%. Il che non giustificherebbe la creazione di barriere atte ad impedirne lallargamento.
Dopo una serie di sondaggi dallesito incerto fra i favorevoli e i contrari al muro, pare che negli ultimi tempi, sotto
la forza di persuasione del governatore, siano nettamente in vantaggio i favorevoli, s che Cabral si sente icoraggiato in
questa sua politica. Che non si tuttavia limitata ad unazione di repressione e di controllo, ma ha anche assunto una
direttiva di sostgeno a quelle favelas virtuose, nelle quali cio il livello di vita, assieme alla dignit delle costruzioni,
le avvicina alla categoria di quartire. Ci riferiamo in particolare al complesso costituito dalle difavelas di Cantagalo,
Pavao, Pavaozino, situate tra i quartieri di Copacabana e Ipanema in posizione privilegiata, visto che dalle loro alture
si gode del magnifico panorama delle spiagge sottostanti oltre che della laguna Rodrigo de Freitas. Abitate da circa
5.000 individui, non sono tuttavia esenti da problemi, come la carenza dacqua e lasservimento al gruppo di trafficanti
Comando Vermelho, che tuttavia assicura una relativa tranquillit. Nel novembre del 2007 il presidente Lula fu in visita
al complesso, scortato da un nutrito contingente di polizia e dopo aver avuto il benestare dei trafficanti. Che di fatto
costituiscono lautorit del complesso, arrogandosi i compiti che dovrebbero essere svolti dallo Stato.
Nelloccasione Lula, accompagnato dal governatore Cabral, inaugur opere compiute in base al PAC (Programa
de Aceleraao do Crescimento)21 e promise agli abitanti di concedere un certificato di propriet delle abitazioni da
loro occupate.
Si segnala in queste favelas la presenza di varie associazioni dalle finalit sociali e culturali: dal gruppo Afro Reggae
al progetto Danzando per non danzare, a un Centro Integrato de Istuzione Pubblica, con un notevole numero di
corsi. Si segnala infine il progetto sperimentale di un bread & breakfast nel Cantagalo, realizzato dallindustriale della
fotografia Daniel Pl.
Da questi dati si pu dedurre che la vita dei favelados in questo agglomerato abbastnza agevole, ossia tutto sommato
essi godono di una certa tranquillit che per si fonda su accordi mai scritti e su condizioni comunque provvisorie.
Il Comando Vermelho potr infatti assicuare la tranquillit della favela sino a che il Governo riterr tollerabile la sua
attivit criminale, e le altre organizzazioni criminali, di trafficanti e non, dallADA al III Comando Puro, alla milizia,
si piegheranno al suo potere.
21
Fra le opere, miglioramento del sistema idrico, delle fognature, la creazione di un asilo nido e un ascensore che coduce
sino allaltura di Cantagalo.
Da ci, per labitante di questo complesso, deriva una vita da Damocle, generalmente gradevole, anche per lo sviluppo
delle attivit ludiche, fruibili con modesta spesa (si ammira tra laltro nel contesto di Cantagalo un bel campetto
sportivo), con feste e balli di vario genere: dal fumk alla roda de samba, a improvvisazioni teatrali, nelle quali appare
regnare la pi gradevole armonia. S che tra birre e musica, sovente il pubblico notturno risce a vedere la magnifica alba
sullinsenatura dopo una notte trascorsa nella pi serena armonia. Purch non si sia reso conto che proprio al margine
della festa, in posizione strategica per controllarne lo svolgimento e per sorvegliare larea, vi erano alcuni uomi armati
con mitra e bombe, pronti ad intervenire in caso di necessit. Ossia nel caso che unimprovvisa spedizione della PM o
un attacco di un gruppo rivale, avesse deciso di fare irruzione per un ordine dallaltto, per una vendetta o soprattutto
per assumere il controllo della comunit.
Aggiungiamo che il costo di un piccolo appezzamento di terreno nellalto del complesso costa infinitamente meno di
un medesimo spazio nel sottostante quartiere di Ipanema, s che con alcune decine di migliaia di Euro sarebbe possibile
costruirsi una casetta di pregio nellalto della collina e condurre una vita generalmente serena, anche perch tra loro i
favelados si rispettano e non c bisogno di sbarrae le abitazioni per evitare furti. Solo aspetto negatrivo della vantaggiosa
operazione, quella pericolosa spada assicurata a una corda della quale non si pu calcolare la resistenza, simbolo che
in termini concreti si traduce nellampio spazio dombra del sopportabilmente illecito e del sopportabilmente rischioso,
che caratterizza in diversa misura questa ed altre favelas.
Vi per un altro prezzo da pagare: la rinuncia a quella tipica vita comunitaria di quartiere, basata su riunioni
informali presso i botequins dangolo, dove ci si incontra, si discute dattualit, rimananedo anche per ore con un
bicchiere di birra tra le mani, obbligaroriamente in piedi. Si tratta di bar di modeste dimensioni, con molto da bere e
qualcosa da mangiare, utilizzati come punti dincontro per amicizie di lunga data od occasionali, impronta sbiadita ma
ancora evidente dellintensa vita sociale di quei vecchi cortios abbattuti per motivi igienici nel corso del Novecento.
Diversamnete da quelli infatti questi baretti, a volte anchessi caratterizzati da unigiene approssimativa, resistono.
Essi non sono infatti oggetto di programmi di saneamento da parte dellautorit, ma rischiano lestinzione nel modo in
cui cedono i loro abituali frequentatori alle feste private nelle sale deputate a tale scopo dei condomini chiusi.
Potremmo dire allora che il condominio chiuso, con il suo spazio riservato, come una sorta di favela, i cui vantaggi
non si pagano per in carenza di sicurezza, ma in isolamento, in privazione di contatti quotidiani occasionali. Nel
territorio popolato da questi condomni non si passeggia, non ci si muove a caso, guardando e lasciandosi guardare,
soprattutto perch si costantemente osservati dallocchio indiscreto di telecamere, per le quali le persone curiose
possono apparire immediatamente sospette. Del resto che senso avrebbe passeggiare in unarea dove non c altro che
costruzioni simili e barriere simili?
Ecco allora che per poter ancora passeggiare, divagarsi guardando vetrine anche se noin si ha intenzione di comprare
e tantomeno danaro per poterlo fare, sono state create le nuove edificazioni dei centri commerciali, gli shopping, come
dicono a Rio. Sono aree ben protette, fornite dogni servizio e liberate dalla dipendenza climatica dallambiente esterno
mediante un efficace impianto daria condizionata. Dorigine nordamericana, i centri commerciali da tempo hanno
assunto una funzione perduta o mai posseduta dei centri urbani, e in particolare dalla piazza in quanto non programmato
luogo dincontro. Esistono citt, e mi riferisco in particolare agli Stati Uniti, dove il centro urbano generalmente inteso,
non appare, o dove questo, desclusiva funzione commerciale (uffici pi che negozi), si vuota gi nel tardo pomeriggio.
In entrambi i casi la carente funzione di intrattenimento, di punto dincontro del down town, stata assunta da
questi centri del commercio e dello svago, nei quali le due funzioni si assommano e si confondono. Si pu allestire uno
spettacolo musicale per vendere scarpe, si possono esporre opere darte di valore a scopo puramente decorativo assieme
ad auto in vendita, s che il frequentatore potrebbe trascorrere ore in questo paese delle meraviglie senza comprare
niente, o pensare di andare al cinema e uscire dal centro con un aspirapolvere, dato che proprio in quel giorno veniva
venduto a un prezzo scontatissimo.
Considerazioni riferibili ai centri commerciali in generale, valide certamente per i numerosi di cui dispone la citt
di Rio, e in particolare per il Barra Shopping, che, come altri centri commerciali della citt, o ancor pi di questi,
viene frequentato soprattutto per una motivazione fondamentale: la sicurezza. Nel nome di questa una fetta notevole
degli abitanti di Rio sta rinunciando a vivere la propria citt, limitandosi a glorificarne le bellezze, ma lasciando che a
goderne siano o i turisti o coloro che, provenendo da una meno sicura periferia, non ne temono gli imprevisti.
Da notare in proposito che leffettiva sicurezza, per quanto concerne la Barra, esiste solo allinterno di strutture,
abitazioni o attivit commerciali, visto che anche in quellarea esiste criminalit. Sin dal sorgere del quartiere e quindi
col suo prosperare, sorsero nei suoi paraggi costruzionispontanee e progressive: dalla favela Avenida das Amricas, a
Cambalacho, a Vila Autdromo a Santa Luzia, per citarne alcune fra quelle che ancora vanno sorgendo. Tra laltro la
Barra non lontana dalle aree popolari e ricche di favelas come e il complesso Cidade de Deus, i cui abitanti gravitano,
soprattutto per motivi lavorativi, nellambito del ricco quartiere che affaccia sullAtlantico.
Il che significa che anche muoversi per la Barra non del tutto sicuro, per cui le persone di riguardo, fra le quali si
segnalano soprattutto attori della TV Globo, che ha dislocato i suoi grandi studios proprio in Jacar-Pagu, cercano di
muoversi nellanonimato protetti dai vetri opachi dellautovettura. Il che non fu daiuto a un noto calciatore, al quale
venne rubata la Mercedes mentre lui ne era alla guida. Azione particolarmente vantaggiosa, perch oltre allaffare della
vettura c anche quello del riscatto. Positiva o non che sia, lespansione di questo quartiere sorto secondo princpi e
valori del tutto diversi da quelli che hanno sinora ispirato la citt, non sembra arrestarsi. Cos come non si arresta il
processo di favelizzazione, nonostante le forme di repressione dellautorit che risultano parziali e contraddittorie, a
causa ora di unindecisione della classe politica che si succeduta nel corso di centanni, ora per una impossibilit della
politica in s di organizzare la societ secondo princpi e schemi determinati. Il che significa che la citt in generale e
non soltanto Rio, solo in parte si forma sulla base di un progetto politico, come stata lhaussmanizzazione delle capitali
sudamericane, mentre per il resto si sviluppa in maniera spontanea, con o senza il consenso di chi detiene il potere. E
la favela il tipico esempio di questa forza spontanea della societ che non si riesce a circoscrivere n a indirizzare, ma
addirittura che si finisce col subire, legalizzando quel che nasce come dichiaratamente illegale.
Le favelas di Rio attualmente superano le 600 unit, con circa due milioni di abitanti, in una citt che raggiunge
i sette milioni. E non si intravede n un arresto nella formazione di nuovi nuclei, n un decremento dei loro abitanti,
nonostante che per lo pi, in queste comunit, dovunque esse si trovino, regni una basilare insicurezza. Alla quale
tuttavia ci si adatta, per necessit ma anche per godere dei vantaggi di una vita al margine del lecito, che permette di
non pagare imposte (dai consumi, al condominio allIPTU, la nostra ICI) o di pagarne in maniera notevolmente ridotta,
e di condurre una vita comunitaria del tutto assente nei condomni chiusi della Barra.
In prospettiva futura dunque non vi sar azione politica in grado di frenare la favelizzazione, come non la sola
volont politica a favorire la Rio 2: entrambe le contrapposte forme di urbanizzazione procederanno di pari passo
e forse con ugual passo. Quel che potr oscurarsi, ma a lungo termine, sar la Rio delle piazzette, dei baretti agli
incroci, insomma quella citt dalle abitudini piccolo borghesi, che potrebbe cedere il passo ad aree abitative riservate,
controllate, grazie al crescente bisogno di sicurezza, nel cui ambito tra laltro sta prosperando un mercato composito. La
sicurezza pubblica (dalla Polizia Civile alla Militare al BOPE, ad altri corpi qualificati con varie sigle), affiancata da una
vasta schiera composta da polizia privata, da guardiani e portinai armati e non, che trova ora un ambiguo antagonista
nella potente milizia, con i suoi agganci politici. Linsieme di questo complesso adibito alla sicurezza rende da un lato il
terriorio carioca sufficientemente sorvegliato, ma non effettivamente controllato e sicuro. N un ulteriore intensificarsi
di questa gi diffusa sorveglianza potr essre in grado di ridurre in maniera sensibile unillegalit essenzialmente basata
sul ricco commercio della droga.
Ecco allora che lo Stato, assieme ai muri incentiva le associazioni degli abitanti, e mentre si impegna in sgomberi
ad effetto, chiude gli occhi su nuove occupazioni, per unazione di contenimento elastica, nella consapevolezza che non
in grado di esercitare un compiuto controllo. E nello stesso tempo cerca di sostenere quelle forze sociali che in certo
modo accompagnano se non sostituiscono la direzione politica, e che possono incentivare forme di solidariet in grado
di contrastare la criminalit e di dare dignit abitativa ad aree che rischierebbero di degenerare in una irrecuperabile
marginalit.
Consideriamo infine che la favela costituisce nella grande citt quella linea dombra che indica il limite della politica
e fa intravvedere unarea piuttosto ampia nella quale lillegalit convive con la solidariet, il senso comunitario con
lestremo individualismo, in un processo che vede da un lato il possibile recupero di questo agglomerato quale forma di
futuro vivibile, al quale si oppone, con uguale forza, lisolamento del condominio chiuso, nuova trincea in uno spazio
attraverso il quale i privilegiati dellordine si difendono da un irrecuperabile caos.
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