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La supernova SN 1994D (il punto luminoso in basso a sinistra) nella galassia NGC 4526 Una supernova un'esplosione stellare

e che sembra risultare nella creazione di una nuova stella nella sfera celeste ("nova" il termine latino per "nuova". Il plurale a volte scritto alla latina, supernovae; ma anche, in italiano, "supernove"). Il prefisso "super" la distingue da una nova, la quale anch'essa una stella che aumenta la sua luminosit, ma in maniera nettamente minore e con un meccanismo diverso.Le supernovae sono contraddistinte dall'espulsione degli strati esterni di una stella, riempiendo lo spazio circostante di idrogeno ed elio (oltre ad altri elementi). I detriti formano quindi nubi di polveri e gas. Un'esplosione di supernova pu comprimere del gas preesistente che si trovava vicino alla stella e si suppone che ci possa innescare processi di formazione stellare.Difficilmente la mente umana pu comprendere la vastit di un cataclisma immane come una supernova: la sua luminosit tipicamente un miliardo di volte superiore a quella del Sole, e gli strati esterni della stella vengono espulsi a migliaia di chilometri al secondo. Qualunque pianeta orbitasse attorno alla stella verrebbe prima vaporizzato e poi spazzato via come un granello di polvere da una specie di valanga incandescente grande come il cielo intero. Al contempo, una supernova l'unico meccanismo naturale conosciuto per produrre gli elementi pi pesanti del ferro (tra cui cobalto, uranio, nichel, piombo, iodio, tungsteno, oro e argento), indispensabili alla nostra civilt e alla vita come la conosciamo, che si formano nell'atmosfera rovente della supernova sfruttando l'enorme energia a disposizione. Caratteristiche Gli astronomi hanno diviso le supernovae in diversi tipi, a seconda dei differenti elementi che appaiono nel loro spettro elettromagnetico. Queste differenze si traducono a volte in meccanismi totalmente diversi per l'esplosione.La prima caratteristica distintiva la presenza o l'assenza delle linee dell'idrogeno. Se lo spettro di una supernova non contiene linee dell'idrogeno, classificata di tipo I, altrimenti di tipo II. Le supernovae di tipo I sono molto pi luminose di quelle di tipo II: le prime arrivano ad una magnitudine assoluta di circa -20, con pochissima variazione tra una supernova e l'altra, mentre le seconde si fermano a -12,5 circa, con variazioni fino ad un'intera magnitudine (corrispondenti ad un fattore 2,5 nel flusso reale).I due gruppi sono a loro volta divisi in sottogruppi, a seconda della presenza o assenza di altre linee. Tipo Ia Le supernove di tipo Ia sono, con molte differenze, le stelle pi luminose e possono emettere un raggio di luce anche pi intenso di quello di un'intera galassia

Le supernovae di tipo Ia non contengono elio, e mostrano invece linee di assorbimento del silicio. Si pensa che siano causate dall'esplosione di una nana bianca, che si trova in corrispondenza o molto vicina al limite di Chandrasekhar. Una possibilit che la nana bianca fosse in orbita ad una stella moderatamente massiccia. Parte della massa della compagna viene trasferita alla nana bianca, finch questa non arriva al limite di Chandrasekhar. La nana inizia a collassare in una stella di neutroni o in un buco nero, ma l'energia potenziale gravitazionale del collasso e la condizione di alta densit derivante dallo stato degenere della materia della stella innescano una rapida fusione nucleare degli atomi di carbonio e ossigeno rimanenti in un processo a feed-back positivo regolato principalmente dalla temperatura del plasma coinvolto. L'improvviso rilascio di energia produce una potentissima onda d'urto che accelera i prodotti di fusione oltre la velocit di fuga della stella (10000 chilometri al secondo) e per un periodo di circa tre settimane la palla di fuoco mantiene una luminosit straordinaria;[1] la stella viene cos fatta a pezzi. Poich il limite di Chandrasekhar sempre lo stesso, queste supernovae hanno sempre la stessa energia, ed osservarne una in una galassia distante permette immediatamente di trovarne la distanza esatta. Ci ha reso queste supernovae indispensabili nella cosmologia, dove il comportamento delle galassie distanti viene studiato per derivare le propriet dell'Universo nel suo complesso. Il meccanismo di una semplice nova simile ma meno drammatico: la materia in eccedenza viene fusa prima che il limite di Chandrasekhar venga raggiunto. La fusione produce quindi abbastanza energia per aumentare drasticamente la luminosit della stella, ma questa sopravvive all'evento. L'incremento in luminosit della supernova dato dall'energia liberata nell'esplosione, e durante il tempo piuttosto lungo che occorre perch la luminosit si riduca, la supernova alimentata principalmente dal decadimento nucleare di nichel e cobalto radioattivo (cobalto-56) in ferro. Tipo Ib e Ic Le supernovae di tipo Ib e Ic non mostrano linee dovute al silicio, e sono ancora meno comprese. Si pensa che abbiano origine da stelle alla fine della loro vita (come il tipo II), ma che avrebbero gi perso tutto il loro idrogeno, e quindi impossibilitate a mostrare righe H nel loro spettro. Le supernovae di tipo Ib sono forse il risultato del collasso di una stella di WolfRayet. Tipo II Le supernovae di tipo II hanno origine quando il nucleo di una stella molto massiccia (almeno 8 masse solari, se non di pi) ha prodotto una notevole quantit di ferro, la cui fusione assorbe energia invece di liberarla. Quando la massa del nucleo di ferro raggiunge il limite di Chandrasekhar (bastano pochi giorni), esso decade spontaneamente in neutroni attraverso un processo di fotodisintegrazione e cattura elettronica (con emissione di una prima ondata di neutrini elettronici) e, sotto l'effetto della sua stessa gravit, implode. La massa di neutroni cos formatasi presenta una temperatura dell'ordine dei cento miliardi di gradi kelvin, che sarebbe virtualmente sufficiente a "vaporizzare" l'astro appena formato. Per questa ragione, i neutroni in alto stato di eccitazione termica perdono energia attraverso l'emissione di bosoni Z che decadono immediatamente in coppie di neutrini-antineutrini di tutti i sapori. Ne

consegue una seconda e molto pi intensa ondata di neutrini, che sottraggono un'enorme quantit di energia alla stella e iniziano a viaggiare verso l'esterno. Attraverso un processo non del tutto compreso, una parte dell'energia trasportata dai neutrini viene ceduta agli strati esterni della stella. Quando, alcune ore dopo, l'onda d'urto raggiunge la superficie della stella, la sua luminosit aumenta drasticamente e gli strati esterni vengono sparati nello spazio. Il nucleo della stella pu quindi diventare una stella di neutroni o un buco nero, a seconda della sua massa. I dettagli del processo sono ancora poco compresi, e non si conosce il valore esatto di massa che discrimina tra i due risultati. Ci sono leggere varianti del tipo II, come il tipo II-P e quello II-L, ma si limitano a descrivere il comportamento della curva di luce dell'evento (le II-P mostrano un plateau temporaneo nel livello di luminosit, mentre le II-L no), e non riflettono cause fondamentalmente differenti. Ipernovae Alcune stelle eccezionalmente grandi al momento della loro morte potrebbero produrre un'ipernova, un tipo di esplosione relativamente nuovo e per la maggior parte teorico. Nel meccanismo proposto per un'ipernova (o collapsar), il nucleo della stella collassa direttamente in un buco nero, e due getti di plasma estremamente energetici sono emessi dai poli di rotazione, ad una velocit quasi pari a quella della luce. Questi getti emettono raggi gamma molto intensi, e sono una delle possibili spiegazioni per i lampi gamma. Nomenclatura Le scoperte di supernovae sono comunicate all'IAU, che manda quindi una circolare con il nome assegnato. Il nome formato dall'anno della scoperta, e una designazione progressiva di una o due lettere. Le prime 26 supernovae scoperte in un dato anno ottengono le lettere da A a Z. Quelle seguenti ripartono con aa, ab e cos via. Supernovae storiche

185 - nella costellazione del Centauro, SN 185, osservata dai Cinesi. 1006 - nella costellazione del Lupo, SN 1006, osservata da astronomi europei ed orientali. 1054 - nella costellazione del Toro, SN 1054, formazione della Nebulosa del Granchio, registrata dagli astronomi cinesi e forse dagli indiani d'America. 1181 - nella costellazione del Cigno, SN 1181, probabile formazione della pulsar 3C 58, osservata da astronomi cinesi e giapponesi. 1572 - nella costellazione di Cassiopea, supernova osservata da Tycho Brahe, il cui libro De Nova Stella (Sulla stella nuova) dette origine al nome "nova" per queste stelle. 1604 - supernova nell'Ofiuco, SN 1604, osservata da Giovanni Keplero (stella di Keplero). L'ultima supernova osservata nella Via Lattea.

Le supernove del 1572 e del 1604 furono usate da Galileo come prova contro l'immutabilit delle sfere celesti, dottrina sostenuta dai filosofi del tempo, dottrina che veniva fatta risalire ad Aristotele ed alla scuola peripatetica. Supernovae importanti La supernova 1987a

1987 - Supernova 1987a osservata entro poche ore dopo la sua esplosione, stata la prima occasione per testare le moderne teorie sulla formazione di supernovae con le osservazioni. 2006 - Supernova SN 2006gy osservata la prima volta il 18 settembre 2006, si trova nella galassia NGC 1260 a circa 240 milioni di anni luce. La prima analisi del fenomeno stata pubblicata dalla NASA il 7 maggio 2007 e descrive questo evento come "la maggiore esplosione stellare mai registrata". La stella originaria, che aveva una massa pari a 150 volte quella del sole, presenta analogie con la vicina Eta Carinae.

Le supernovae lasciano spesso al loro posto dei resti di supernova. Lo studio di questi oggetti utile per migliorare la nostra conoscenza sul fenomeno. Ruolo delle supernovae nell'evoluzione stellare Le supernovae tendono ad arricchire lo spazio interstellare circostante con metalli, che per gli astronomi includono anche elementi chimici non metallici pi pesanti dell'elio. Cos ogni generazione di stelle ha una composizione leggermente differente, che va da una mescolanza quasi pura di idrogeno ed elio a una composizione pi ricca di metalli. La differente abbondanza di elementi chimici ha un'influenza importante sulla vita di una stella, e pu influenzare in maniera decisiva la possibilit di avere dei pianeti che le orbitino intorno. Effetto delle supernovae sulla Terra Speculazioni sugli effetti di supernovae vicine alla Terra si focalizzano spesso su stelle massicce, come Betelgeuse, una supergigante rossa a 427 anni luce che una candidata a divenire una supernova di tipo II. Diverse stelle visibili entro poche centinaia di anni luce dal Sole sono candidate a diventare supernovae entro i prossimi 1000 anni. Sebbene spettacolari, si ritiene che queste supernovae "prevedibili" abbiano poco potenziale di provocare qualche effetto sul nostro pianeta. Le supernovae di tipo Ia, tuttavia, si pensa siano potenzialmente molto pi pericolose se nascono abbastanza vicino alla Terra; poich esse hanno origine dalle comuni e poco luminose nane bianche, probabile che una supernova che possa produrre degli effetti sulla Terra possa nascere in modo non prevedibile in un sistema solare non ben studiato. Una teoria suggerisce che una supernova di tipo Ia dovrebbe essere pi vicina di 1000 parsec (3300 anni luce) per produrre un effetto sulla Terra. Stime recenti predicono che una supernova di tipo II dovrebbe essere pi vicina di 8 parsec (26 anni luce) per distruggere met dello strato protettivo di ozono della Terra. Tali stime si sono occupate soprattutto di modelli atmosferici e hanno preso in considerazione soltanto il flusso di radiazioni proveniente da SN 1987A, una supernova di tipo II nella Grande Nube di Magellano. Stime del tasso di formazione delle supernovae entro 10 parsec dal nostro pianeta danno un risultato variabile da una volta ogni 100 milioni di anni a una volta ogni 10 miliardi di anni. Nel 1996 gli astronomi dell'Universit dell'Illinois hanno teorizzato che tracce di supernovae del passato potrebbero essere rintracciabili sulla Terra sotto forma di firme radioattive dovute a isotopi metallici negli strati di roccia. In seguito, isotopi di ferro-60 sono stati segnalati nelle rocce del fondale profondo dell'Oceano Pacifico da ricercatori dell'Universit Tecnica di Monaco.

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