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Una teologia nella comunit cristiana

Il Signore del cielo e della terra parla ai piccoli.

1. Pensiero scientifico e patrimonio spirituale dei credenti.


La cultura odierna, nei nostri Paesi occidentali, segnata dal pensiero scientifico, logico-matematico, che ha dimostrato di avere grandi potenzialit capaci di tradursi in sviluppi utili per il miglioramento di vita dell'uomo, e di essere quindi feconda di risultati ancora per un tempo futuro, che per altro non conosciamo. La sua prospettiva epistemologica, per, si limita - e deve limitarsi - ad indagare ci che misurabile e strumentalmente verificabile, escludendo dai suoi interessi quella parte della realt che non possiede tali caratteristiche. La domanda che si pone allora come possano il patrimonio spirituale della Chiesa e la cultura cristiana continuare a portare un contributo prezioso allo sviluppo di una civilt dagli orizzonti ampi e orientativi. La speranza di poter dare risposta a questo interrogativo si fonda sulla riflessione dei credenti riguardo la loro fede; qui essa gioca un ruolo determinante. La fede, quindi. Tutto si costruisce a partire da questo fondamento primario, che dev'essere una fede solida, matura, consapevole, aperta; una fede fondata e alimentata continuamente dalla Parola di Dio come veicolo di una Rivelazione proveniente dall'Alto e ricevuta in dono e mediata dalla Chiesa agli uomini; una fede che ha bisogno del dono dello Spirito, dono di grazia desiderato e invocato, e ricevuto nella comunione della Chiesa; una fede che vive di preghiera, perch incontro personale con il Dio vivo, Padre celeste, con il suo Figlio unigenito, Ges Cristo, e con lo Spirito Amore; una fede testimoniante che si traduce coerentemente in scelte quotidiane personali e pubbliche. Questa fede va fatta pienamente propria dall'uomo attraverso un processo di interiorizzazione che passa attraverso la riflessione, il vaglio della ragione, e la rielaborazione culturale. La fede per essere personale e autentica, comunitaria e illuminante, deve attingerne tutte le dimensioni.

2. Carattere scientifico della teologia.


L'elaborazione teologica gode di una connotazione scientifica in forza del metodo, perch rielabora i dati della fede con i criteri propri della ragione umana e secondo le norme della ricerca critica; ma i contenuti del suo studio, sono ricevuti dal teologo attraverso una rivelazione divina, sono previ, gi dati, ed hanno essi stessi un carattere soprannaturale. Ci che appartiene allo specifico del teologo sono gli strumenti della conoscenza e la limpidezza della spiritualit, mentre i dati della fede appartengono al deposito della Chiesa, sono accessibili a tutti e di tutti (gli autentici credenti): Io ti d lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perch hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. S, o Padre, perch cos piaciuto a te (Mt. 11, 25-30). Secondo le parole del Signore, la conoscenza di Dio non riservata a sapienti e intelligenti, agli esperti di una cultura alta, ma aperta ampiamente a tutti, soprattutto a chi sa farsi umile, piccolo. La teologia, secondo il costante Magistero della Chiesa, deve essere sempre attenta a

conservarsi una scienza libera, che pensa e agisce solo sotto lo sguardo sovrano di Dio; e deve conservarsi umile, per rendere gloria a Dio, e mai a se stessa. Consapevole della misericordia di Dio, che dalla sua Maest sublime ha voluto farsi uno con noi e per noi e stabilirci nella comunione divina, la teologia piena di gioia e di gratitudine per la sublime umilt di Dio.

3. Marginalit degli studi teologici in Italia.


La teologia, come complesso degli studi sacri, soffre di una condizione di marginalit, non solo dal punto di vista economico e occupazionale, ma anche dell'interesse sociale. In Italia essa ha bisogno di tornare ad essere significativa e appetibile da parte dei giovani, degli studenti e dei cristiani in senso generale. Sembra uno degli ambiti di studio pi deserti e poco frequentati, non solo perch espulso dai dipartimenti universitari. Eppure la teologia, anche in una societ secolarizzata come quella post-moderna, interlocutrice ineludibile di quegli interrogativi profondi che si agitano nel cuore di ogni uomo. Il problema riguarda semmai l'adeguatezza del discorso teologico, la sua capacit di intercettare le vere questioni, la comunicativit di un linguaggio che non pu essere autoreferenziale, la significativit di una proposta che deve sapersi fare ascoltare nell'agor delle comunicazioni mediali globali. Le questioni teologiche sono considerate, nel comune sentire, come eccessivamente astratte e accademiche, incapaci di incidere efficacemente sulla realt delle cose. Si tratta, evidentemente, anche del portato di una cultura mirata sul risultato e debitrice di un materialismo che mostra sempre pi spesso crepe e segni di invecchiamento. Ma si tratta anche del sintomo di una scollatura rispetto all'uomo della strada e rispetto alla base della gente - fedeli, credenti, pi o meno praticanti - che ha come normale riferimento la parrocchia. L'unico titolato a prendere la parola in nome della teologia spesso l'esperto, il teologo, perch dedito ad alti studi, ma difficilmente accessibile: lo si ascolta in un dibattito televisivo, lo si frequenta attraverso le pagine di un libro, lo si presenta come esponente di una Chiesa ufficiale, difficilmente ci si sente toccati e provocati dalle sue considerazioni. L'equivoco sta proprio nel considerare la teologia come lo studio riservato tradizionalmente al clero o come l'interesse culturale riservato ad una lite accademica.

4. Linee dell'evoluzione storica della teologia occidentale.


Cos non stato all'origine storica della sua formazione. Fino alla seconda met dell'XI secolo, l'elaborazione culturale della rivelazione cristiana avveniva nell'ambito delle scuole monastiche, conventuali o cattedrali. Oggetto dello studio era la Bibbia, con il suo spessore storico, letta e commentata alla luce della fede. Progressivamente si assiste alla sua trasformazione verso un'indagine della dottrina cristiana, operata mediante gli strumenti razionali e critici della ricerca, e intesa a sistematizzare concetti astratti. La funzione magisteriale della Chiesa finisce per separarsi, lentamente, dalla funzione pastorale, sacramentale e santificatrice. Questa complessa evoluzione si compie con la nascita delle universit, tendenzialmente autonome nei confronti del potere politico come di quello ecclesiastico. Questa svolta stata fatta propria dagli Ordini Mendicanti. Domenicani e francescani provengono dai ceti emergenti della societ post-feudale. Con loro l'interpretazione della Bibbia e la ricerca teologica vengono separate.

L'epicentro del loro sforzo sono le summae come organiche raccolte di quaestiones, strutturate secondo uno schema astratto, indipendente dalla Sacra Scrittura. La speculatio prevale sulla contemplatio, la disputatio sulla oratio. L'influenza aristotelica perviene a dettare nuove regole di metodo per la ricerca teologica, ispirate ad una razionalit radicale, e a condizionare i contenuti stessi dell'elaborazione teologica, sottoposti ad una concettualizzazione metafisica indipendente dalla storicit della narrazione biblica e della predicazione del Cristo1.

5. Sintesi tra lavoro teologico e vita delle comunit cristiane.


Tra le conseguenze provocate da questa evoluzione, tipica della tradizione occidentale e latina, sono da sottolineare due dati. Il primo riguarda un processo di specializzazione degli studi e dei metodi di ricerca sempre pi spinta. Questo fenomeno fa s che si suddividano e si frammentino talmente gli ambiti disciplinari e i dati della ricerca, da rendere difficoltosa una sintesi culturale capace di abbracciare la conoscenza e l'esperienza cristiana, lo studio teologico e la fede, la dimensione personale e comunitaria. In secondo luogo, si produce uno scollamento sempre pi marcato tra le comunit cristiane con i dinamismi della loro vita, e, dall'altra parte, il gruppo professionale degli esperti, i teologi. E' necessario quindi riscoprire le sorgenti fresche di una fede accolta, pensata e testimoniata, a partire dalla Parola di Dio, nella comunit cristiana e capace di diventare cultura. Il teologo consapevole che il suo lavoro e la sua fatica sono necessari come un servizio alla fede stessa e alla comunit cui appartiene. Egli non mai un solitario, un intellettuale chiuso nella torre d'avorio della sua speculazione. Il sapere teologico (...) una funzione ecclesiale fondamentale, ossia va vissuto e perseguito nella comunit ed in rapporto ad essa2.

6. Teologia e stupore.
La scintilla che fa scattare il pensiero, la ricerca, e quindi anche la teologia, lo stupore che nasce dall'incontro con la realt che ci circonda, con la sua bellezza e con il suo enigma. Parlando agli alunni della sua pluridecennale esperienza, il grande teologo evangelico Karl Barth testimoniava con grande umilt il sentimento di stupore che l'autentica scoperta del vero genera nel cuore e nella mente di chi sente di aver attinto a qualcosa di fondamentale: Quando mi occupo di teologia [...] mi metto immancabilmente in relazione [...] con la realt di Dio, [...] col miracolo di questo Dio. [...] E con ci [...] sono gi divenuto un uomo stupito nel pi profondo del suo essere3. E' proprio questa considerazione che fa capire come non sia possibile fare teologia con distacco e freddezza, senza sentirsi profondamente e personalmente implicati in ci che ci sta davanti, con questo Dio che ci affascina, ci interpella e ci impegna. E' una meraviglia resa possibile da una specie di accorta ingenuit, capace di aprirsi all'accoglienza dell'inatteso, senza pregiudizi o gabbie ideologiche. L'incontro allora trasforma radicalmente la persona, genera stupore, conoscenza e amicizia; cos l'incontro con Dio fa scaturire quella fede vitale, che
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cf. G. ALBERIGO, Sviluppo e caratteri della teologia come scienza, in Cristianesimo nella Storia, , n. 2 (1990): 264266. G. LORIZIO e N. GALANTINO (edd.), Metodologia teologica: avviamento allo studio e alla ricerca pluridisciplinari, Cinisello Balsamo 2004, 31. K. BARTH, Introduzione alla teologia evangelica, Cinisello Balsamo 1990, 116.

rappresenta l'humus naturale della riflessione teologica e dell'amore che con essa strettamente legato. E' questa la condizione per potersi accostare al Mistero di Dio lasciandosene sfiorare e guardandosi bene dalla tentazione di volersene appropriare. Il miracolo di Dio, del suo amore, indeducibile, inatteso, non riconducibile ai sentieri e ai pensieri dell'uomo, coglie sempre l'uomo di sorpresa e lo afferra nel profondo, illuminandolo con la luce dello Spirito, nella quale la persona trova la verit di se stesso e di tutto4. Oggetto del pensiero riflesso della fede il mistero. La teologia, pensiero della vita divina che si offre nella storia ed accolta nell'esperienza credente, sapienza del Mistero. Il compito dell'intelligenza della fede non altro che quello di penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cio Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col. 2, 2-3). La teologia consapevole della perenne trascendenza di questo Oggetto puro, al quale sa di relazionarsi come povera e serva, nella condizione dello stupore e dell'adorazione5.

7. L'atto teologico, atto di tutto l'uomo.


L'atto di fede che sta alla base della riflessione teologica non deve avere una connotazione puramente intellettualistica, ma deve coinvolgere l'uomo in tutte le sue dimensioni, quella volitiva, quella conoscitiva e quella affettiva. Tutti tre questi aspetti devono essere messi in atto anche nella riflessione sulla fede, perch abbia risvolti profondamente personali. La teologia come atto comunicativo, nel momento in cui viene trasmessa e insegnata, diviene tanto pi efficace , quanto pi capace di toccare l'intero spettro dell'essere umano: la decisione di vita, l'emozione della scoperta, la forza che nasce dal senso di partecipazione comunitaria, l'appartenenza ad una storia radicata nel passato e protesa verso il futuro, la decisione della vita.

8. La sapienza teologica.
I rischi non mancano. Quando l'intrapresa diventa solo umana, perde l'eloquenza dello Spirito, condivide l'inconsistenza delle cose che passano senza lasciare gran segno; se scienza che non porta con s il sale della sapienza rischia di essere accantonata al prossimo tornante culturale. Con accenti poetici Karl Barth condanna la teologia avvitata su se stessa: Dio si ritira da quest'opera intrapresa e avviata da uomini, nasconde il proprio volto dinanzi a questa loro attivit e si volge lontano da essa. [...] Il mulino gira, ma a vuoto. Tutte le vele sono spiegate, ma non c' vento che le gonfi e spinga la nave. Qui c' la fontana con molte cannelle, ma non buttano acqua. Qui c' una scienza, ma non una conoscenza che illumini con la forza del proprio oggetto. [...] Dio stesso [...] mantiene il silenzio a proposito di tutto ci che qui si pensa e si dice - purtroppo non a partire da lui, ma soltanto su di lui6. Secondo le parole di Karl Barth, allora, Il primo e fondamentale atto di lavoro teologico (...) la preghiera. Certo, fin dall'inizio e ininterrottamente il lavoro teologico anche studio e, sempre nel suo complesso, servizio; (...) e certamente sarebbe compiuto invano se non fosse (...) anche un'opera d'amore. Esso per un lavoro (...) che non solo comincia e non solo accompagnato dalla preghiera, ma
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Ibid. 112. Cfr. B. FORTE, La teologia come compagnia memoria e profezia. Introduzione al senso e al metodo della teologia come storia, Cinisello Balsamo 1996, 148-150. K. BARTH, Introduzione, 174-175.

deve essere espletato, come sua caratteristica peculiare, nell'atto della preghiera7. La grandezza della teologia quindi consiste nel suo carattere profondamente divino e, allo stesso tempo, profondamente umano; nello sgorgare dalle profondit dell'uomo di fede, che ascolta, conosce, si affida, pensa e ama, e nel parlare toccando le corde profonde dell'uomo. Se dobbiamo collocare il discorso credente e razionale su Dio sulla mappa delle conoscenze umane, essa pu trovare il suo posto alla convergenza del parallelo e del meridiano del pensiero e della tradizione storica, ma sicuramente nell'emisfero della sapienza.

9. Teologia e amore.
Molto stato scritto sul rapporto tra fede e ragione, e sul rapporto tra teologia e ragione (fides quaerens intellectum); molto meno, invece, si ragionato sui rapporti che collegano la teologia con l'amore e sulla necessit di evitare una teologia iperrazionalista, ricordando che il Dio cristiano ha voluto rivelarsi come amore: Deus charitas est. In genere si liquida sbrigativamente questa questione, rimandando alla contemplazione e alla preghiera come alla via che conduce l'uomo all'unione con Dio in forza dell'amore. Ma rimane ineludibile la domanda: quale rapporto esiste tra teologia e amore di Dio? La teologia una conoscenza di Dio basata sulla pura ragione e quindi sterilizzata da ogni possibile contaminazione che ne metta in pericolo la scientificit del procedere? Il lavoro teologico opera buona l (soltanto l, ma l certamente) dove esso pu essere compiuto e viene decisamente compiuto nell'amore8. Unica la via dell'amore che porta all'incontro con l'Amore: essa di volta in volta si esprime nella contemplazione della bellezza del volto di Dio, nella lode liturgica e nella celebrazione ecclesiale del Mistero, nell'indagine razionale della fede nelle sue connessioni e nelle sue conseguenze, alla luce della Parola.

10. Una teologia dal volto semplice.


Nel 2002 il documento della Congregazione per la Dottrina delle Fede Donum Veritatis pone il teologo all'interno dell'ambente vitale della Chiesa. In quest'ottica, la teologia pu rimanere un fenomeno storicamente significativo solo se sa mantenersi fedele da un lato al rigore metodologico proprio di chi lavora scientificamente, e dall'altro alla fede, che preghiera, contemplazione e vita. Solo nel contesto di questi tre fattori si d teologia viva. Di sua natura la fede fa appello all'intelligenza, perch svela all'uomo la verit sul suo destino e la via per raggiungerlo. Anche se la verit rivelata superiore a ogni nostro dire e i nostri concetti sono imperfetti di fronte alla grandezza ultimamente insondabile (cfr. Ef 3, 19), essa invita tuttavia la ragione dono di Dio fatto per cogliere la verit a entrare nella sua luce, diventando cos capace di comprendere in una certa misura ci che ha creduto. La scienza teologica, che rispondendo all'invito della voce della verit cerca l'intelligenza della fede, aiuta il popolo di Dio, secondo il comandamento dell'apostolo (cfr. 1 Pt 3,15), a rendere conto della sua speranza a coloro che lo richiedono (Donum Veritatis 6). La teologia nel contesto dell'evangelizzazione, partecipa del dinamismo missionario delle comunit cristiane, offre il suo contributo perch la fede divenga comunicabile, e l'intelligenza di coloro che non conoscono ancora il Cristo possa
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Ibid. 196. K. BARTH, Introduzione, 228.

ricercarla e trovarla. La teologia, che obbedisce all'impulso della verit che tende a comunicarsi, nasce anche dall'amore e dal suo dinamismo: nell'atto di fede l'uomo conosce la bont di Dio e comincia ad amarlo, ma l'amore desidera conoscere sempre meglio colui che ama (Donum Veritatis 7). Sar allora una teologia dal volto semplice e nobile, secondo lo stile del Vangelo, con la sua straordinaria forza comunicativa, attraverso la mediazione della metafora e dell'analogia, del volto misterioso di Dio. Il Vangelo rivendica anche per i semplici la facolt di comprendere ci che proprio e peculiare dell'uomo, altrettanto bene di quanto lo comprendano i dotti, anzi meglio dei dotti. Il bene primario di cui la Chiesa responsabile, la fede dei semplici. L'attenzione per la fede dei semplici deve essere anche l'intimo criterio di ogni dottrina teologica. Di questo deve essere consapevole chi non fa ricerche puramente private, ma insegna in nome della Chiesa9.

don Goffredo Sciubba piazza Europa, 5 18014 Ospedaletti (IM) Italia goffredo.sciubba@alice.it

J. RATZINGER, Natura e compito della teologia. Il teologo nella disputa contemporanea, Milano 1993, 63.

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