APPENA USCITI
SECOLO DITALIA
SECOLO DITALIA
APPENA USCITI
Ho portato al successo la canzone sul mercenario di Lucera ma senza capire nulla di politica. Al Bagaglino avevamo idee differenti ma sono sempre rimasto amico con loro, con cui ho vissuto momenti bellissimi
tissimi autori americani che prima di allora per me erano sconosciuti. Si figuri che quando ho cominciato a fare il cabaret credevo che Moravia fosse un vermut e Ferrarotti un amaro e fra laltro Amaro Ferrarotti suonava pure bene! Sono stato un autodidatta povero. Nel mio libro c un aforisma in cui scrivo che lautodidatta uno che insegna a se stesso la propria ignoranza. Ed vero, perch la condizione di ignoranza comporta che sono i libri a scegliere il lettore e non il contrario, dato che lui, lautodidatta, non ha un metodo di approccio ai libri e li legge alla rinfusa. Ecco, allinizio io ero cos. Ho avuto una maturazione lenta. Il primo libro che ho scritto, Luomo comune, stato un successo. Poi sono venuti gli altri. Come vede la narrativa italiana? Il problema della scrittura attuale che oggi tutti scrivono libri, ma perch la situazione possa migliorare dovrebbe diminuire il numero di scrittori e aumentare quello dei lettori. Credo che labbondanza di libri pubblicati danneggi quelli buoni, che non sempre riescono ad avere respiro. La sua satira per anni ha preso di mira la crisi economica, il debito pubblico e altri temi che ancora oggi sono attualissimi. Gli argomenti dei miei sketch sono gli stessi della realt odierna. In questo libro li ho voluti riproporre quasi tutti e posso dire che per colpa dellattualit, Nasco improvvisamente a Palermo un libro attualissimo. Al suo interno si parla dellemergenza immondizia, della crisi e di argomenti che sono allordine del giorno oggi, come lo erano venti o trentanni fa. Il fatto anomalo che nel nostro Paese si pensa che tutto ci che attiene alla comicit sia inferiore a ci che serio, ma la realt che non c niente di pi serio di una cosa che faccia ridere. Ed per questo che ho spesso esercitato la satira e lironia proprio nei confronti dei temi cosiddetti seri, perch la comicit la lente dingrandimento su un fatto e consente a tutti di vederlo meglio. Gli aforismi che inserisco nel mio libro sono poesie, pura filosofia. Laforisma non mica una battuta, ma la sintesi di unanalisi. Nietzsche - che questo lo sapeva - invece di riempire pagine e pagine di cose noiose, scriveva aforismi. Lei ha iniziato come attore drammatico e dopo una vita a far ridere tornato a teatro con ruoli drammatici. Perch questo ritorno allorigine? Quando Il Bagaglino mi scopre, vengo preso da questo fare comico, che ho mantenuto fino a dieci anni fa, ma adesso, pur non escludendo il comico, sono tornato a fare ruoli drammatici semplicemente perch mi piace. Il teatro drammatico per me come uno che mangia sempre pastasciutta, ma che ogni tanto vuole mangiare anche un po di polenta. E la polenta non guasta affatto. Di recente, poi, ho interpretato Il berretto a sonagli di Pirandello e ci sono critici che hanno plaudito alla mia interpretazione come una delle pi riuscite della storia di questa commedia. Insomma, alternare comico e drammatico mi piace. Ha altre iniziative letterarie in cantiere? Assolutamente s. Sto preparando tre libri. Uno sintitola I delitti di via della Loggia: un romanzo breve che avevo pubblicato anni fa, al quale sto aggiungendo dei capitoli. Poi sto lavorando a un giallo, un poliziesco ricco di colpi di scena che si intitoler Spavento al museo SantAnna ed ambientato a Palermo. E per ultimo, ho quasi pronto un nuovo libro di aforismi e ragionamenti su molti temi, dal titolo Ho raggiunto la giovinezza in tarda et.
Nel 1965 incomincia la sua avventura con Il Bagaglino. Nella storica cantina romana di vicolo della Campanella, a due passi da piazza Navona, entra a far parte della ciurma scanzonata guidata da Pierfrancesco Pingitore e dal giornalista del Candido, Mario Castellacci. Insieme a loro ci sono Luciano Cirri, a capo della redazione romana de Il Borghese, il musicista Dimitri Gribanovski, Raffaello Della Bona del Secolo dItalia, oltre ai giornalisti del settimanale Lo Specchio, Gianfranco Finaldi e Piero Palumbo. E poi ancora, lindimenticabile Oreste Lionello, il cantautore Leo Valeriano,
Prima di fare lattore, volevo diventare uno scrittore. Da ragazzo leggevo romanzi americani in biblioteca, la mia stata la formazione di un autodidatta povero
Gabriella Gazzolo e Claudia Caminito. Sono gli anni memorabili in cui Pino Caruso canta Il mercenario di Lucera, il brano dedicato al mondo sommerso e romantico dei soldati di ventura, che nei decenni successivi diverr canzone cult per i ragazzi di destra. Poi, il successo e lapprodo in tv e al cinema, fino alle fiction e al ritorno a teatro, frontiera pi recente nella quale Caruso conferma la sua arte di attore a tutto tondo. Lei fu il primo a cantare Il Mercenario di Lucera. Era un canto politico. Era un canto politico e io infatti di politica
non capivo niente. Era una canzone nella sostanza fascista e io lho portata al successo senza sapere bene di che cosa si trattasse. A scritturarmi al Bagaglino era stato Luciano Cirri che era fascista; lo era per il semplice motivo che non voleva omologarsi alla cultura di sinistra. Era un ribelle che non accettava lomologazione culturale e proprio per questo suo senso di ribellione era diventato fascista. Poi lui and via dal Bagaglino per fondare Il giardino dei supplizi e la colorazione politica della compagnia divenne cos un po meno marcata. Io per non ero fascista, ideologicamente ero socialista. Quando ne presi coscienza abbandonai il Bagaglino, ma ho sempre mantenuto una grande amicizia con Pierfrancesco Pingitore e con tutti gli altri, con cui avevo diviso momenti bellissimi. La diversit di pensiero che cera fra noi costituiva un arricchimento. Erano tempi decisamente diversi da quelli attuali. Come nasce lo scrittore Pino Caruso? Prima di voler fare lattore, volevo diventare uno scrittore. Siccome per ero povero, non ero andato a scuola e perci mi rendevo conto che non avevo gli strumenti e la cultura necessaria per scrivere. Cos ho lavorato tutta la vita per acquisire quegli elementi che erano mancati nella mia formazione. Tanto ero povero che da ragazzo non avevo nemmeno i soldi per comprare i libri e allora leggevo quelli che cerano in parrocchia. Poi nel dopoguerra gli americani avevano istituito nelle grandi citt delle biblioteche che si chiamavano Usis (United States Information Service), dove si potevano trovare i libri della letteratura americana, e fu cos che incominciai a leggere tan-
900
aspetti controversi: il consenso dilatato, la proclamazione dellimpero, la pena di morte, la gura del Boia, le leggi razziali. E al contempo, sul piano esistenziale, il romanzo dove campeggia il forte legame col padre, totale, tormentato, amoroso e tirannico. Fatale soggezione da cui Stefano si liberato proprio scrivendo, trovando lui stesso una parola da lasciare. Romanzo di tutta una vita, dunque, come ricorda la professoressa Zappulla Muscar dellUniversit di Catania, ripercorsa, per obliqui e misteriosi rimandi autobiograci, attraverso la narrazione di due vite a specchio: quella dello scrittore Simone Gei, irretito nella stesura di unopera di esaltazione del fascismo, e quella dellalbanese Selikdar Vrioni, sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta privata della sua stirpe. Fra fedelt alla memoria e trasgurazione letteraria, in un sottile, turbinoso gioco di rinvii, ribaltamenti, sovrapposizioni, con i componenti della tormentata famiglia Pirandello e gli amici pi intimi di Luigi e di Stefano, saccampano esponenti di primo piano della politica e della cultura. Dispiegandosi su un doppio registro, interiore ed esteriore, Timor sacro insieme serbatoio di verit e mascheramento della realt. Pervaso dallansia di unirraggiungibile perfezione, lo scrittore Simone-Stefano consente al lettore di sorprenderlo nellaffanno della creazione. Timor sacro si dipana infatti lungo il resoconto dellarduo farsi e disfarsi del romanzo per tentativi esaltanti ed esiti deludenti, spostando lattenzione dalla trama alla progettualit, allo strenuo esercizio compositivo. Un romanzo sulla genesi del romanzo, innovativo, Timor sacro, che restituisce la storia di una delle pi tormentate e complesse famiglie di primo piano nella cultura internazionale fra Otto e Novecento e insieme quella di unintera epoca, come osserva la curatrice Sarah Zappulla Muscar. In vita, Stefano Pirandello pubblic un unico romanzo, Il muro di casa, con il quale vinse il Premio Viareggio nel 1935. Romanzo pericoloso e di tutta una vita, linedito Timor sacro scrive nella prefazione Sarah Zappulla Muscar erudito, alchemico, cui compete la dimensione dellimmaginario, come vuole Milan Kundera, ma pure della realt, talora tragica, inesorabilmente violentata e compassionevolmente stravolta. Romanzo che, prosegue poco dopo la Muscar, dellitinerario esistenziale di Stefano ripercorre le tappe fondamentali. Lentusiasmo irredentista, la partenza per il fronte, la dura cattivit, la beffa risorgimentale, il non facile reinserimento del reduce, la vicenda amorosa, lemancipazione dal padre, la scelta denitiva dellarte. V.G.