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Universit` degli Studi di Roma - Tor Vergata a

` FACOLTA DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE NATURALI Corso di Laurea Magistrale in Fisica

Tesi di laurea triennale

Studio della vita media del mesone B a LHCb

Candidato:

Relatore:

Davide Cieri
Matricola 0131822

Dott. Emanuele Santovetti

Anno Accademico 20102011

Indice
1 Introduzione 1.1 Il Modello Standard . . . . . . . . . . . . . 1.2 Gli adroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2.1 I barioni . . . . . . . . . . . . . . . 1.2.2 I mesoni . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 Il decadimento particellare . . . . . . . . . 1.3.1 La legge di decadimento radioattivo 1.3.2 Cinematica relativistica . . . . . . 1.4 Descrizione generale della misura . . . . . 4 4 5 5 5 6 6 7 8 9 10 11 13 16 17 20 22 24 25 25 27 29 31 35 35 37

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2 Lesperimento LHCb 2.1 Il Rivelatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1.1 The VErtex LOcator (VELO) . . . . . . . . 2.1.2 I rivelatori Ring Imaging CHerenkov (RICH) 2.1.3 Il Magnete . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1.4 Il Sistema di Tracciamento . . . . . . . . . . 2.1.5 I Calorimetri . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.1.6 Il rivelatore di muoni . . . . . . . . . . . . .

3 Studio del decadimento B K J/ 3.1 Selezione degli eventi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.1.1 J/ + . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.1.2 Ricostruzione del vertice K + . . . . . . . . . 3.1.3 Tagli sugli impulsi trasversi del K e del J/ . . 3.2 Sottrazione del fondo e t . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Studio della robustezza del risultato . . . . . . . . . . . . 3.3.1 Variazione del taglio sullimpulso trasverso del K 3.3.2 Misura di in diversi intervalli di pT . . . . . . . 2

3.3.3 3.3.4 3.3.5 3.3.6

Variazione degli estremi dellintervallo del t . . . . . . Studio delle pull nel campione detached . . . . . . . . . Simulazione Monte Carlo . . . . . . . . . . . . . . . . . Misura con il metodo della funzione di verosimiglianza.

39 43 45 46 49 50

4 Conclusioni A ROOT

Capitolo 1 Introduzione
1.1 Il Modello Standard

Figura 1.1: Suddivisione delle particelle nel Modello Standard Nella Fisica delle Particelle elementari la teoria che descrive le particelle e le loro interazioni reciproche ` il cosidetto Modello Standard. Secondo tale e modello la materia ` costituita da particelle, dette fermioni, che interagiscono e fra di loro tramite altre particelle dette bosoni. I fermioni vengono a loro volta divisi in tre generazioni, ognuna composta da due leptoni e due quark, in base alle loro propriet` di interazione. I a 4

fermioni della prima generazione sono gli elettroni, i neutrini elettronici e i quark up e down e costituiscono la materia ordinaria. Le particelle delle generazioni successive sono dotate di una massa molto maggiore e sono particelle instabili; una volta formate, decadono in particelle della prima generazione attraverso linterazione debole. Per questo motivo i quark della seconda e della terza generazione possono essere originati solo in collisioni ad alte energie, le quali si vericano in natura nei raggi cosmici e vengono riprodotte articialmente negli accelleratori di particelle. Non sono mai stati osservati quark singoli, ma solamente a gruppi (Adroni ).

1.2

Gli adroni

Attraverso lanalisi di lastre fotograche esposte alla radiazione cosmica e mediante gli esperimenti agli accelleratori di particelle, furono scoperte un gran numero di particelle instabili, successivemente denominate adroni, con vita media breve, tra le quali anche gli stati eccitati dei nucleoni. Gli adroni possono essere classicati in due sottogruppi fondamentali: i barioni, fermioni con spin semi-intero (Es. Nucleoni), e i mesoni, bosoni con spin intero (Es. Pioni, Kaoni).

1.2.1

I barioni

I barioni, ad esempio il protone e il neutrone, sono composti da tre quark. Poich i quark hanno spin 1/2, i barioni avranno spin semi-intero. e Se in una reazione fra particelle viene prodotto un certo numero di barioni, un ugual numero di antibarioni sar` simultaneamente creato. Per descrivere a questo fenomeno venne introdotto un nuovo numero quantico, il numero barionico B, uguale a 1 per i barioni, a -1 per gli antibarioni e a 0 per tutte le altre particelle. Gli esperimenti indicano che il numero barionico si conserva in tutti i decadimenti e in tutte le reazioni fra particelle.

1.2.2

I mesoni

I mesoni sono particelle composte da una coppia di quark-antiquark. Hanno spin intero, risultante dalla somma vettoriale degli spin del quark e dellantiquark, e di un possibile contributo del momento angolare orbitale. I mesoni 5

sono tutti instabili e alla ne decadono in elettroni, neutrini e/o fotoni; non esiste, al contrario del caso barionico, alcuna conservazione di un numero mesonico. Ci` ` spiegato nellambito del modello a quark: essendo i mesoni oe formati da una coppia quark-antiquark |q q , ed essendo il numero barionico di un quark opposto a quello di un antiquark il numero barionico totale ` zero, e quindi ` possibile produrre o annichilare un numero qualsiasi di mesoni, ed ` e e solo una convenzione lassegnazione dello stato di particella o antiparticella.

1.3

Il decadimento particellare

Come gi` precedentemente accennato, particelle elementari di generazioni a successive alla prima sono instabili e decadono in altre particelle elementari. Questo processo avviene in modo completamente spontaneo ed ` chiamato e decadimento particellare. Durante il decadimento si generano particelle glie di massa minore, le quali possono essere a loro volta instabili e decadere nuovamente, e particelle mediatrici.

1.3.1

La legge di decadimento radioattivo

La legge di decadimento radioattivo fu dedotta sperimentalmente allinizio del sec. XX da Rutherford e Soddy e aerma che lattivit` di un campione a radioattivo decade esponenzialmente nel tempo. Pu` essere derivata facilo mente considerando che un processo di decadimento nucleare ` governato da e una probabilit` di transizione per unit` di tempo, , caratteristica del cama a pione considerato. Se una particella ha pi` di un modalit` di decadimento, u a allora equivale alla somma delle singole probabilit` di decadimento a = 1 + 2 + 3 + . . . (1.3.1)

In un campione di N particelle, il numero medio di particelle decadute in un tempo dt `: e dN = N dt (1.3.2) dove si ` supposto N >> 1 in modo da poter essere considerato nel caso e continuo. La 1.3.2 pu` essere considerata come la forma dierenziale della o legge di decadimento. Quindi integrando si ottiene: N (t) = N0 et 6 (1.3.3)

Dove N0 ` il numero di nuclei allistante t = 0. La diminuizione esponenziale e dellattivit` di un campione radioattivo ` quindi goveranta dalla costante . a e Pi` abitualmente viene utilizzato, invece, linverso di : u = 1/ che ` detto tempo di vita medio e N (t) = N0 et/ (1.3.5) (1.3.4)

1.3.2

Cinematica relativistica

In ogni decadimento e in ogni interazione particellare il p si conserva. Nel caso di un decadimento di una particella A di massa M in due particelle B e C di massa mB e mC : AB+C la conservazione del quadrimpulso si scrive: pA = pB + pC da cui: pA pB = pC elevando al quadrato: p2 + p2 2pA pB = p2 A B C Il quadrato del quadrimpulso ` denito come la dierenza tra il quadrato e dellenergia E e il quadrato del tri-impulso p, ed ` uguale al quadrato della e m: p2 = E 2 (p)2 = m2 (1.3.8) quindi: M 2 + m2 2(EA EB pA pB ) = m2 B C supponendo che la particella madre A sia inizialmente ferma pA = 0 7 EA = M (1.3.7) (1.3.6)

e M 2 + m2 2M EB = m2 B C da cui si ricava: M 2 + m2 m2 B C 2M e similmente per laltra particella: EB = EC = M 2 + m2 m2 C B 2M (1.3.9)

(1.3.10)

1.4

Descrizione generale della misura

Lo scopo dellesperimento ` quello di misurare il tempo di vita medio del e mesone B attraverso lo studio del canale di decadimento: B K J/ (1.4.1)

Questo canale ` uno dei pi` studiati, in quanto facilmente osservabile. Se e u infatti si ricostruisce la J/ attraverso il suo decadimento in una coppia + (Branching Ratio=5.93 0.06 %), le particelle glie sono tutte particelle cariche e, quindi, ben rivelabili. Inoltre questo modo di decadimento del B ` fra i pi` frequenti (probabilit` di (1.013 0.034) 103 )) ed ` molto e u a e interessante per lo studio delle asimettrie CP.

Capitolo 2 Lesperimento LHCb

LHCb (Large Hadron Collider beauty) ` uno dei quattro principali espee rimenti localizzati nei laboratori sotterranei del CERN, a Ginevra. Ad esso ` collaborano circa 700 scienziati di 52 istituzioni dierenti. E in funzione dal 10 Settembre 2008 e sar` attivo per altri 10 anni. a In LHC fasci di protoni vengono accellerati no a velocit` vicine a quella a della luce e poi fatti scontrare fra loro, ricreando cos` le condizioni esistenti un centesimo di miliardo di secondo dopo il Big Bang. Particelle, come ad esempio i quark beauty, presenti nellimmediato post-Big Bang, ma assenti nelluniverso attuale, sono riprodotte in grandi quantit` da LHC, cos` come a le loro relative antiparticelle, i quark antibeauty. I quark b e sono particelle instabili con una breve vita media, e deb cadono, quindi, in altre particelle. Studiando questi decadimenti si ritiene di poter scoprire la ragione per cui la natura preferisce la materia rispetto allantimateria. Sebbene altri esperimenti in questo campo siano gi` stati a eettuati con successo, la grande energia a disposizione di LHC permette a LHCb di rilevare molti decadimenti dei quark b e mai osservati nora. b

2.1

Il Rivelatore

Lesperimento LHCb ` situato in uno dei quattro punti intorno al collie der LHC dove si scontrano fra loro fasci di protoni (punti dinterazione), producendo cos` una serie di particelle dierenti.

Figura 2.1: Mappa dellesperimento LHC Lobiettivo di LHCb ` quello di rivelare i decadimenti di particelle cone ovvero dei mesoni B. Il rivelatore dellesperimento ` tenenti i quark b e b, e costruito in modo da poter selezionare queste particelle e i loro prodotti di decadimento dalla grande quantit` di particelle prodotte in LHC. a Anzich` volare in tutte le direzioni, i mesoni B, formatisi dopo le interae zioni p p, restano vicini alla direzione del fascio, e questo si riette nella forma scelta per il rivelatore. LHCb si estende per 20 metri lungo la direzione del fascio e i suoi sottorivelatori sono posizionati uno dopo laltro.

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Figura 2.2: Schema del rivelatore LHCb Ognuno dei sottorivelatori ` specializzato nel misurare una dierente cae ratteristica della particella prodotta nel decadimento. Alla ne lintero rivelatore raccoglier` informazioni circa lidentit`, la traiettoria, la quantit` di a a a moto e lenergia di ogni particella generata, e sar` in grado di distinguere a ogni singola particella prodotta. In sequenza ogni particella prodotta incontrer` dapprima il VErtex LOcaa tor (VELO), il primo rivelatore Ring Imaging Cherenkov (RICH-1), il Magnete, il sistema di tracciamento (T1-3), il secondo rivelatore RICH (RICH-2), il calorimetro elettromagnetico e quello adronico (ECAL, HCAL), e inne le camere muoniche (M1-5).

2.1.1

The VErtex LOcator (VELO)

I fasci di protoni di LHC attraversano lintera lunghezza del rivelatore, incanalati allinterno di tubi di berillio. Lunico punto dove i fasci collimano ` e allinterno del sottorivelatore VELO. 11

Il compito del VELO ` quello di fornire precise misurazioni delle tracce e delle particelle vicino al punto dinterazione. Queste informazioni sono utilizzate per ricostruire i vertici di interazione e di decadimento (rispettivamente vertice primario e secondario) e, quindi, per calcolare la vita media delle particelle. Le informazioni ricavate dalle misurazioni del VELO permettono poi di isolare i mesoni B dalla moltitudine di particelle prodotte. I mesoni B prodotti da un fascio di protoni collimati vivono in media per un tempo di ca. 1.6 ps, durante il quale percorrono al pi` una distanza di un millimetro, u prima di decadere in altre particelle. Il VELO ` stato costruito in modo da e eseguire unaccurata misura del loro punto di decadimento.

Figura 2.3: Schema del sottorivelatore VELO Il sottorivelatore ` costituito da due le di sensori di silicio a forma di e mezza-luna di spessore 0.3 mm, ognuno dei quali fornisce una misura della coordinata radiale r e di quella azimutale . Un piccolo taglio al centro dei sensori permette al fascio di passare impertubato. Le particelle cariche prodotte dalla collisioni di protoni attraversano il silicio e generano coppie di elettroni-lacuna, i quali vengono rivelati utilizzando delle apposite schede di elettronica. Durante lacquisizione dei dati i sensori sono posizionati a ogni lato del fascio a una distanza di circa 7 mm. Un sistema di movimentazione permette al VELO di allontanarsi dalla sua posizione nominale di 35mm. Questa essibilit` ` necessaria per prevenire ae danni durante le fasi di iniezione e rimozione dei fasci. Il VELO ` il principale dispositivo di tracciamento prima del magnete e e i suoi dati sono utilizzati anche nel trigger di secondo livello.

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Figura 2.4: Vista della linea del fascio attraverso VELO

2.1.2

I rivelatori Ring Imaging CHerenkov (RICH)

I rivelatori RICH hanno la funzione di identicare particelle, in particolare particelle cariche nellintervallo di quantit` di moto tra 1 e 150 GeV/c2 , con a unaccettanza angolare di 10-300 milliradianti (mrad). Allinterno dei RICH particelle cariche possono avere velocit` superiori a a quella della luce nel mezzo, emettendo cos` un cono di luce Cherenkov. Misurando langolo a cui viene emessa la luce ` possibile risalire alla velocit` e a della particella tramite la relazione: c (2.1.1) v dove n ` lindice di rifrazione del mezzo, c la velocit` della luce nel vuoto e e a v la velocit` della particella. a Una volta misurata la velocit` ` possibile, conoscendo il valore dellimpulae so della particella, calcolare la massa della particella e, tramite la relazione 1.3.8, anche il valore della sua energia. Lidenticazione delle particelle ` fondamentale per ridurre il background e nello stato nale e per riconoscere il sapore del quark b. cos = n

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Figura 2.5: Simulazione che mostra la capacit` del rivelatore RICH di a identicare il kaone Il sistema consiste di due rivelatori, il RICH-1, con gas radiatori di C4 F10 e aerogel di silice, situato subito dopo il VELO, e il RICH-2, con gas radiatore CF4 , posizionato dietro al magnete e al sistema di tracciamento. Specchi e radiatori Laerogel di silice ` una forma colloidale di un quarzo con una densit` estrae a memente bassa, ma con un indice di rifrazione alto (1.01-1.10), che lo rende perfetto per particelle con quantit` di moto di pochi GeV/c. Per coprire le a regioni di media e alta quantit` di moto, LHCb utilizza una combinazione a dei radiatori C4 F10 e CF4 , per intervalli tra circa 10 e 65 GeV/c e tra 15 e 100 GeV/c, rispettivamente. Per questo il RICH-1 ` adatto allidenticazione di particelle con bassa e quantit` di moto, mentre laccettanza del RICH-2 ` limitata a una regione a e di piccoli angoli, dove si trovano soprattutto particelle con alta quantit` di a moto.

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Figura 2.6: Schema del rivelatore RICH-1 Le particelle prodotte dalle collisioni devono traversare attraverso gli specchi del RICH-1 per poter raggiungere gli altri sottorivelatori. Per ridurre lo scattering sono stati utilizzati speciali specchi sferici leggeri di polimero rinforzato a bra di carbonio (CFRP). Poich` il RICH-2 ` situato dopo il magnete, per la costruzione degli spece e chi, che in questo caso sono composti di elementi esagonali, ` stato utilizzato e il vetro. Hybrid Photon Detectors (HPDs) Entrambi i rivelatori utilizzano Hybrid Photon Detectors (HPDs) per la misurazione dei fotoni Cherenkov emessi in un intervallo di lunghezze donda fra 200 e 600 nm. LHPD ` un rivelatore di fotoni in cui un fotoelettrone, e prodotto quando un fotone incidente si converte allinterno di un fotocatodo, ` accellerato da un alto voltaggio, tipicamente di 10-20 kV, su un rivelatore e di silicio polarizzato inversamente. Quando un fotoelettrone perde energia nel silicio, crea in media una coppia di elettroni-lacuna per ogni 3.6 eV di energia depositata. Il voltaggio nominale con cui operano gli HPDs in LHCb ` -20 kV, il quale corrisponde a circa 5000 coppie di elettroni-lacuna prodotti e nel silicio.

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Figura 2.7: Diagramma del rivelatore HPD

2.1.3

Il Magnete

Per poter misurare la quantit` di moto delle particelle cariche, in LHCb, a viene utilizzato un campo dipolare prodotto da un magnete con unapertura di 300 mrad orizzontalmente e 250 mrad verticalmente.

Figura 2.8: Vista frontale del Magnete di LHCb I sistemi di tracciamento presenti prima e dopo il magnete forniscono una misura della quantit` di moto per le particelle cariche con una precisione dello a 0.04% per quantit` di moto superiori a 200 GeV/c. Ci` richiede un campo a o integrato Bdl = 4 Tm per cammini originati vicino al punto dinterazione 16

primario. Il campo magnetico ` orientato verticalmente e questo fa s` che il e percorso delle particelle venga curvato lungo il piano orizzontale x z (piano di bending).

2.1.4

Il Sistema di Tracciamento

Il compito principale del sistema di tracciamento ` quello di fornire unee ciente ricostruzione del cammino delle particelle cariche, che verr` poi utia lizzato per determinare la quantit` di moto delle particelle cariche, per ria costruire gli anelli Cherenkov nei rivelatori RICH e avere una ricostruzione completa degli eventi. Il principale sistema di tracciamento comprende quattro stazioni di tracciamento: la prima (TT) ` posta tra il RICH-1 ed il magnete, mentre le e altre tre stazioni (T1-3) sono situate dopo 3 metri dal magnete prima del RICH-2. Sono state utilizzate due dierenti tecnologie: Il Silicon Tracker, il quale utilizza microstreap di silicio, di spessore 200 m. Comprende lintera stazione TT e la zona pi` interna (vedi u g. 2.9) (Inner Tracker) delle stazioni T1-3. La sua supercie attiva totale ` approsimativamente di 11 m2 . e LOuter Tracker, che utilizza camere a ionizzazione di forma cilindrica (Straw tubes) con un diametro di 5 mm, e che copre la maggior parte dellarea attiva nelle stazioni T1-3.

Il Silicon Tracker Come gi` accennato, il Silicon Tracker comprende due rivelatori: il Trigger a Tracker (TT) e lInner Tracker (IT). Il Trigger Tracker ` una stazione di tracciamento piana, larga 150 cm e e alta 130 cm, situata prima del magnete e copre lintera accettanza dellesperimento. LInner Tracker, largo 120 cm e alto 40 cm, copre una regione a forma di croce al centro delle tre stazioni piane poste dopo il magnete. La tecnologia a silicio fornisce una risoluzione spaziale molto elevata, ma, per via dei suoi alti costi, viene utilizzata solo nelle zone dove la densit` di particelle ` pi` a e u alta, ovvero vicino alla linea del fascio. 17

Figura 2.9: Schema dei due sistemi di tracciamento: il Silicon Tracker (in viola) e lOuter Tracker (in blu). Le particelle cariche passano attraverso il rivelatore e generano coppie elettrone-lacuna, producendo, quindi, una carica elettrica che pu` muovero si liberamente allinterno del silicio. Questa carica, tramite lutilizzo di un potenziale elettrico di pochi Volt, viene successivamente raccolta sugli elettrodi, dove si crea un impulso elettrico, che verr` amplicato e registrato. a Gli elettrodi sono segmentati nemente quindi, guardando quale elettrodo ha prodotto il segnale, ` possibile capire dove la particella ha attreversato e il rivelatore. In totale, il Silicon Tracker possiede 270,000 elettrodi e pu` o misurare la posizione di una particella con una precisione di 0.05 mm. LOuter Tracker I tre Outer Tracker hanno una forma modulare, ognuno costituito da 72 moduli separati appoggiati su quattro cornici mobili di alluminio (18 moduli per cornice). Ogni modulo consiste di due pannelli e due muri laterali, che formano una scatola meccanicamente stabile e a tenuta di gas, e contiene no a 256 tubi, riempiti con una miscela di argon (70%) e diossido di carbonio (30%). I tubi sono organizzati su due livelli sfasati e sono incollati al pannello utilizzando una dima ad alta precisione per denire accuratamente posizione e allineamento dei tubi. Essi sono costituiti da due lamine: la lamina interna 18

Figura 2.10: Schema degli strati del Trigger Tracker di Kapton dopato con il carbonio (Kapton XC), che agisce come catodo, e quella esterna di laminato di poliimmide-alluminio, che fornisce uno schermo e insieme col lo anodico costituisce una linea di trasmissione per il trasporto di segnali ad alta frequenza.

Figura 2.11: Sezione dellOuter Tracker La tecnologia a tubi straw ha una risoluzione inferiore rispetto al silicio (ca. 0.2 mm), ma ` molto pi` economica ed ` stata utilizzata in LHCb nelle e u e zone dove la densit` di particelle ` pi` bassa. a e u

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2.1.5

I Calorimetri

Lo scopo principale dei calorimetri in LHCb ` quello di identicare elettroni, e fotoni e adroni e di fornire misure di energia e posizione delle particelle, che verranno poi utilizzati nellanalisi dati nale. ll sistema di calorimetri ` diviso in quattro strati: il rivelatore a Scintile lating Pad (SPD), il rivelatore Pre-Shower (PS), il calorimetro elettromangetico di tipo shashlik (ECAL) e il calorimetro adronico (HCAL). I rivelatori Scintillating Pad e Pre-Shower Il rivelatore SPD determina se le particelle che colpiscono il sistema di calorimetri sono cariche o neutre, mentre il PS determina il carattere elettromagnetico. Vengono utilizzati insieme con lECAL nel sistema di trigger per individuare la presenza di elettroni, fotoni e pioni neutri. I rivelatori SPD e PS sono costituiti da pad scintillanti con uno spessore di 15 mm, distanziati fra loro da un convertitore di piombo spesso 2.5 X0 1 . La luce viene rivelata tramite lutilizzo di bre a wavelenght shifter (WLS).

Figura 2.12: Loop di bre WLS


Si denisce lunghezza di radiazione X0 la distanza entro la quale un elettrone ha una probabilit` 1/e di creare un fotone di bremstrahlung e un fotone ha una probabilit` 1/e a a di produrre una coppia e+ e .
1

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Il rivelatore ECAL Il rivelatore ECAL utilizza la tecnologia shashlik , che alterna scintillatori a lastre di piombo, ed ha lo scopo di individuare gli elettroni emessi. Per un uso combinato nella separazione fotoni/elettroni la granularit` delle celle a corrisponde a quella degli SPD/PS. Lintero rivelatore ha unaccettanza tra 25 e 300 mrad nel piano orizzontale e tra 25 e 250 mrad in quello verticale. La luce viene rivelata da fotomoltiplicatori (Hamamatsu R7899-20) con un voltaggio regolato individualmente.

Figura 2.13: Tre moduli ECAL

Il rivelatore HCAL Il rivelatore HCAL ` situato dopo lECAL ed ` composto di piastre di fere e ro e piastre scintillanti disposte parallelamente allasse del fascio. La luce nel dispositivo viene rivelata tramite lutilizzo di bre WLS, poste lungo il rivelatore no al retro di esso, dove sono collocati i fotomoltiplicatori. La lunghezza delle piastre scintillanti e quella delle piastre di ferro poste fra loro corrisponde alla lunghezza di interazione adronica nel ferro I .

Figura 2.14: Schema del calorimetro HCAL 21

Lecienza media dellintero sistema di calorimetri nellindividuare elet0 troni in un decadimento J/ e+ e da eventi di tipo B0 J/KS ` circa e del 95%.

2.1.6

Il rivelatore di muoni

Il trigger e lidenticazione dei muoni sono requisiti fondamentali dellesperimento LHCb. I muoni sono presenti nello stato nale di molti decadimenti del 0 0 B, in particolare nei decadimenti Bd J/(+ )Ks e Bs J/(+ ), e giocano un ruolo fondamentale nelle misure di asimmetria CP e nelle misure doscillazione. Infatti muoni prodotti da decadimenti semileptonici di b contengono uninformazione sul sapore dello stato iniziale del mesone B. Il rivelatore di muoni fornisce velocemente informazioni per il trigger di muoni con alto momento trasverso (pT ) al primo livello (Livello 0) e identica i muoni per il trigger di secondo livello (HLT) e per lanalisi dati.

Figura 2.15: Diagramma delle camere muoniche. Il sistema ` composto da cinque stazioni (M1-M5) di forma rettangolare, e con un accettanza di 300 mrad orizzontalmente e 250 mrad verticalmente. M1 ` situata di fronte ai rivelatori SPD e PS, mentre M2-M5 sono poste e dopo il calorimetro HCAL e sono separate da ltri di ferro. 22

Ogni stazione ` divisa in quattro regioni (R1-R4), le quali hanno approssie mativamente la stessa accettanza, e la loro granularit` ` adattata alla densit` ae a delle particelle, in modo da ottenere un rate di conteggi per canale di lettura costante su tutto il rivelatore (maggiore lungo il piano orizzontale, per avere una misura accurata dellimpulso trasverso pT ). Il rivelatore fornisce, inoltre, informazioni sulla posizione in cui ` passato e il muone.

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Capitolo 3 Studio del decadimento B K J/


Lobbiettivo dello studio ` quello di ottenere una misura della vita media e del mesone B attraverso lanalisi del decadimento: B K J/ (3.0.1)

I dati utilizzati in questo esperimento sono stati registrati dal rivelatore LHCb al CERN di Ginevra durante lanno 2011, per una luminosit` integrata totale a di circa 1 fb1 . Questo canale ` uno dei pi` studiati, in quanto facilmente osservabile. Se e u infatti si ricostruisce la J/ attraverso il suo decadimento in una coppia + (Branching Ratio = 5.93 0.06 %), le particelle glie sono tutte particelle cariche e, quindi, ben rivelabili. Inoltre questo modo di decadimento del B ` fra i pi` frequenti (probabilit` di (1.013 0.034) 103 )) ed ` molto e u a e interessante per lo studio delle asimetrie CP. Data la struttura del trigger del rivelatore si sono utilizzati due diversi campioni: il campione unbiased, in cui gli eventi vengono registrati immediatamente dopo la collisione tra i protoni. Questo campione ` anche detto e prescalato poich`, dato lalto numero di particelle prodotte, viene ree gistrato solo una percentuale di tutti gli eventi. Per questa ragione la selezione unbiased contiene un gran numero di eventi di fondo. il campione detached ` composto da eventi registrati dopo circa 200 fs e dalla collisione. Al contrario dellunbiased, qui non vi ` alcun prescalae 24

mento ma viene registrata la totalit` degli eventi. Perci` il campione a o detached contiene una quantit` sensibilmente maggiore di eventi di sea gnale, ma ` soggetto ad un errore sul tempo signicativo nei pressi del e punto dinterazione, dovuto alla risoluzione temporale del rivelatore. Per lanalisi dei dati stato utilizzato il software ROOT [vedi app. A].

3.1

Selezione degli eventi

Per riconoscere un evento B K J/ si deve prima identicare il decadimento J/ + e quindi le risonanze J/. Mettendo poi insieme la J/ con una traccia di un K si potr` ricostruire il vertice K J/(+ ). a

3.1.1

La particella J/ prodotta dal decadimento del mesone B non viene rivelata direttamente, ma si rivelano i due muoni, + in cui questa decade. Per vericare che i due muoni siano eettivamente stati prodotti dal decadimento di una J/ si ricorre alla cinematica relativistica. In particolare, dovendosi conservare il quadrimpulso nel decadimento, la massa invariante dei due muoni dovr` essere uguale, entro la risoluzione dellapparato sperimentale, a alla massa della J/. (E + E+ )2 (p + p+ )2 = MJ/ (3.1.1)

J/ +

Dove E e p sono, rispettivamente, le energie e gli impulsi dei muoni e MJ/ ` la massa della J/. e In gura 3.1 sono mostrate le distribuzioni della massa invariante dei due muoni per i due campioni. Si ` proceduto, inoltre, a fare un t delle distrie buzioni utilizzando una doppia Gaussiana per il segnale e unesponenziale decrescente per il fondo. Si osserva chiaramente il picco alla massa della J/ sovrapposto ad un fondo costituito da coppie + non provenienti da J/ ma accidentali. In conclusione verranno considerati eventi di tipo J/ tutti gli eventi entro una distanza massima di 32 dal centro della gaussiana.

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(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.1: Distribuzione della massa invariante delle coppie + . Il t ` una somma di una doppia Gaussiana (segnale) e di unesponenziale e decrescente (fondo). 26

3.1.2

Ricostruzione del vertice K +

Per riconoscere un evento di tipo B K J/(+ ) ` necessario che le e + particelle K , e , poich` il decadimento della J/ ` istantaneo (tempo e e 21 di vita medio: J/ = 7.2 10 s), siano state prodotte nello stesso punto. Per questo vengono ricostruiti i cammini delle singole particelle e, nel caso di sovrapposizione in uno stesso vertice, possono essere considerate glie di una stessa particella madre, entro una certa tolleranza dovuta alla risoluzione del rivelatore. Analogamente al caso della J/, se la massa invariante delle due particelle, entro la risoluzione del rivelatore, sar` uguale alla massa del mesone a B, levento verr` considerato del tipo B K J/: a (EJ/ + EK )2 (pJ/ + pK )2 = MB (3.1.2)

Dove EJ/,K e pJ/,K sono rispettivamente le energie e gli impulsi del J/ e del K e MB ` la massa della mesone B. e In gura 3.2 vengono mostrate le distribuzioni della massa invariante del K e della J/. Si osserva chiaramente che il rapporto segnale-fondo ` molto e maggiore nel campione detached, in cui il picco del B ` molto pi` evidente. e u

27

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.2: Distribuzione della massa invariante della J/ e del K

28

3.1.3

Tagli sugli impulsi trasversi del K e del J/

Come ` facilmente osservabile, soprattutto nel campione Unbiased, le due e selezioni contengono un grande numero di eventi di fondo. Per ridurre il numero di eventi di fondo si impongono dei tagli sugli impulsi trasversi pT del K e della J/, ovvero si considerano solo le particelle con pT maggiore del taglio, e sulla distribuzione di probabilit` 2 del vertice dinterazione a 2 primario, quindi si selezionano eventi con < 2 . cut Al ne di trovare i tagli ottimali si introduce una variabile S, detta signicanza, denita come: S= Nsegnale Nsegnale + Nf ondo (3.1.3)

Dove Nsegnale e Nf ondo sono, rispettivamente, il numero di eventi di segnale e di fondo. I valori dei tagli sono stati ottimizzati massimizzando la signicanza. In tabella sono riassunti tali valori con altre informazioni rilevanti. Campione unbiased detached 2.0 GeV 1.0 GeV 2.0 GeV 0.75 GeV 7 2 46.311725 474.157772 7598 318955 19318 133540

pT (J/) pT (K ) 2 cut S Eventi di Segnale Eventi di Fondo

Tabella 3.1: Valori dei tagli In gura 3.3 sono mostrate le distribuzioni della massa invariante 3.1.2 per gli eventi che hanno passato i tagli.

29

B+ mass after cuts


45000 40000 35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 5150 5200 5250 5300
Entries Mean RMS 2 / ndf Prob A mass 1 2 wrel c s

h1006
375957 5282 42.81 1244 / 69 0 4.625e+04 1.397e+02 5281 0.0 8.549 0.059 17.95 0.37 0.8692 0.0083 -0.001075 0.000035 0.9664 0.0002

5350 5400 B+ mass (MeV/c2)

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.3: Distribuzioni della massa del mesone B dopo aver apportato i tagli. 30

3.2

Sottrazione del fondo e t

Per poter eettuare un graco dei tempi di decadimento del mesone B ` e necessario poter distinguere tra eventi di fondo e eventi di segnale. Per questo abbiamo denito delle zone duciali per il fondo e per il segnale allinterno dei graci della massa invariante. Per il caso del fondo sono state riconosciute due zone a sinistra e a destra simmetriche rispetto al picco gaussiano, dette sidebands: tra 5195 e 5225 MeV/c2 e tra 5335 e 5365 MeV/c2 ; in queste regioni gli eventi sono solo di fondo. Per il segnale lintervallo considerato ` e 2 fra 5250 e 5310 MeV/c ; in questa regione abbiamo sia eventi di segnale che eventi di fondo in una proporzione che possiamo ricavare dal t. Successivamente ` stata sottratta la distribuzione temporale del fondo e delle due sidebands da quella del segnale, in modo da ottenere la distribuzione temporale del solo segnale. La grandezza degli intervalli delle sidebands ` stata presa, infatti, pari alla met` di quella del segnale, in modo che il e a numero di eventi di fondo nelle sidebands sar` uguale al numero di eventi di a fondo nella regione del segnale. Le distribuzioni ottenute vengono riportate di seguito (Fig. 3.4).

31

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.4: Distribuzioni del tempo di decadimento del mesone B dopo la sottrazione delle sidebands 32

Per eettuare il t sui tempi di decadimento del mesone B ` stata utie lizzata una funzione esponenziale decrescente convoluta con una gaussiana centrata nellorigine con equazione:
+

f (t) = A

exp(

t2 t + t ) exp( )dt 2 2t

(3.2.1)

dove A ` un parametro che si ricava dai dati e t viene fornito dal programma e di simulazione Monte Carlo uciale dellesperimento LHCb ed ` uguale a e 50 fs. Il campione detached contiene un taglio sul tempo (t > 0.2s) eettuato nella preselezione dei dati (trigger di alto livello). Quindi, data la risoluzione del rivelatore nella determinazione dei tempi, per evitare bias sui dati, si ` considerata una regione duciale nei tempi t > 1ps. Viceversa, per il e campione unbiased questo problema non si pone, perci` il t sui tempi pu` o o partire direttamente dallistante dinterazione (t = 0). I due t risultanti vengono mostrati nei graci a pagina seguente (Fig. 3.5).

33

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.5: Fit del tempo di decadimento del mesone B

34

3.3

Studio della robustezza del risultato

Laver applicato dei tagli cinematici, anche severi, sui campioni dei dati, impone di vericare se e quanto il risultato della misura dipende da tali tagli. Sono stati dunque eettuti delle misure di variando: il taglio sullimpulso trasverso del K , ovvero prendendo eventi con pK minori del valore del taglio. Non si ` studiata la variazione sugli e T impulsi della J/ supponendo che i risultati siano identici a quelli per il K. lintervallo di impulsi trasversi pK , ovvero scegliendo eventi con pK T T compreso in un certo intervallo. gli estremi dellintervallo dei tempi [t1 ; t2 ] in cui viene eettuato il t. Al ne di vericare eventuali distorsioni nellaccettanza geometrica del rivelatore ` stato, inoltre, studiato un campione di eventi detached simulati e con tecnica Monte Carlo, in cui il rivelatore ` descritto in tutti i minimi e dettagli. Inne, per un ulteriore controllo del risultato ottenuto, la vita media ` stata misurata nuovamente utilizzando un t non binnato, attraverso la e massimizzazione della funzione di verosimiglianza.

3.3.1

Variazione del taglio sullimpulso trasverso del K

Variando il taglio sullimpulso trasverso di K, ovvero prendendo pT maggiori del valore del taglio, si pu` notare che sia nel campione detached che in quello o unbiased la misura del tempo di vita media non vari molto. Si osservano, inoltre, errori maggiori nel campione unbiased. Aumentando il valore del taglio, naturalmente, lerrore sulla misura aumenta poich` un minor numero di eventi riesce a passare il taglio. e In gura 3.6 vengono mostrate le distribuzioni di in funzione del taglio sullimpulso trasverso del K.

35

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.6: Distribuzioni del tempo di decadimento al variare del taglio sullimpulso trasverso pT del K 36

3.3.2

Misura di in diversi intervalli di pT

Sono state eettuate misure di considerando intervalli di impulsi trasversi allincirca equipopolati, ovvero con lo stesso numero di eventi. In gura 3.7 viene mostrata la misura della vita media in funzione dellintervallo di impulsi trasversi del K considerato. Nei graci vengono riportati i punti centrali dellintervallo, ad esempio, il punto pT = 1750 MeV/c rappresenta lintervallo 1500-2000 MeV/c. Anche in questo caso si pu` notare come gli errori nel campione detached o siano minori rispetto a quello unbiased. Non si osservano tuttavia forti dipendenze dallimpulso trasverso pT e le variazioni osservate sono tutte riconducibili a uttuazioni statistiche.

37

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.7: Distribuzioni del tempo di decadimento al variare dellintervallo di impulso trasverso pT del K. 38

3.3.3

Variazione degli estremi dellintervallo del t

Sono state eettuate delle misure della vita media variando dapprima lestremo superiore t2 dellintervallo [t1 ; t2 ] in cui viene eseguito il t, tenendo sso lestremo inferiore, e successivamente, in modo analogo, variando t1 e tenendo sso t2 . In gura 3.8 ` mostrato landamento di al variare di t2 . Si osserva che e per tagli bassi, no a 6 ps, la misura varia molto, soprattutto nel campione detached. Viceversa, quando lestremo superiore dellintervallo del t, t2 , ` e maggiore 6 ps, i valori di tendono a stabilizzarsi e lerrore diventa anche pi` piccolo; questo comportamento ` dovuto principalmente al fatto che, u e aumentando il valore di t2 , cresce anche la statistica degli eventi considerati e si ` meno sensibili alle uttuazioni dei singoli bin. e

39

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.8: Distribuzioni del tempo di decadimento al variare dellestremo superiore t2 dellintervallo in cui viene eettuato il t. 40

In gura 3.9 viene mostrato landamento di nei due campioni al variare questa volta di t1 . Si osserva, nel campione detached, che la misura per tempi vicini allo zero ` aetta da un errore sistematico, dovuto alla risoluzione temporale del e rivelatore. Per questo motivo si ` deciso di utilizzare eventi con t > 1 ps nel e t nale della vita media. Viceversa, nel campione unbiased la misura appare stabile gi` dallistante a iniziale, perci` sar` possibile eettuare il t sin da t = 0. o a

41

value vs t1
1.7 1.69 1.68 1.67 1.66

(ps)

1.65 1.64 1.63 1.62 1.61 1.6

0.2

0.4

0.6

0.8

1.2

1.4

1.6

1.8

t 1 (ps)

(a) Campione detached

(b) Campione unbiased

Figura 3.9: Distribuzioni del tempo di decadimento al variare dellestremo inferiore t1 dellintervallo in cui viene eettuato il t. 42

3.3.4

Studio delle pull nel campione detached

Per vericare la bont` del t del tempo di decadimento sono state studiate a le pull, ovvero la distanza di ogni punto dalla funzione del t. Nel primo riquadro della gura 3.10 viene mostrata la distribuzione dei tempi di vita nel campione detached in carta semilogaritmica, mentre nel secondo ` illustrata la distribuzione delle pull. La distribuzione delle pull ` e e in ottimo accordo con quanto ci si aspetta (valore centrale in zero e assenza di signicativi scostamenti) Si nota tuttavia un chiaro andamento per tempi inferiori a 1 ps, che conferma le conclusioni precedentemente tratte. Inoltre, si nota un lieve andamento positivo delle pull per tempi maggiori di 10 ps, che leggittima la scelta di eettuare il t no a questo istante. Va infatti osservato che andare oltre t2 = 10 ps aggiunge una statistica quasi irrilevante al campione totale (dunque lerrore del t rimane lo stesso) ma daltra parte si va in una regione dove ci si aspetta qualche problema di accettanza del rivelatore (vertici troppo lontani per essere ricostruiti).
B+ decay time (signal-bakg)
h3
Entries 186454 Mean 1.894 RMS 1.666 2 / ndf 55.48 / 43 Prob 0.09614 constant 4.746e+04 2.250e+02 tau 1.643 0.004

104

103

102

10

1 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18
Entries Mean RMS

20
h4 92 6.897 6.007

5 0 -5 0 2 4 6 8 10 12 14 16

18 20 time (ps)

Figura 3.10: Distribuzione del tempo di vita e delle pull nel campione detached 43

Gli intervalli scelti per il t, inne, sono: [1 ps ; 10 ps] per il campione detached [0 ps ; 7 ps] per il campione unbiased In gura 3.11 viene mostrato il t nale dei tempi di vita del mesone B e le distribuzioni delle pull nel campione detached, mentre in gura 3.12 viene mostrato lo stesso t per il campione unbiased. I risultati nali del tempo di vita media sono: (1.646 0.004) ps per il campione detached (1.696 0.024) ps per il campione unbiased I due risultati sono diversi tra loro per circa 2 e dunque compatibili.
A RooPlot of "time"
Events / ( 0.2 ) tau = 1.6456RMS = 1.6663 0.0020 0.0038 Mean = 1.8940 0.0029 Entries = 334995 104

2/NDF = 1.48

103

102 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

time
4 2 0 -2 -4 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 time (ps)

Figura 3.11: Fit dei tempi di vita del mesone B e distribuzione delle pull negli intervalli di ducia trovati (campione detached ).

44

Figura 3.12: Fit dei tempi di decadimento del mesone B negli intervalli di ducia trovati (campione unbiased ).

3.3.5

Simulazione Monte Carlo

Al ne di vericare eventuali distorsioni nellaccettanza del rivelatore si ` e studiato un campione di eventi simulati con tecnica Monte Carlo. Il programma di simulazione utilizzato ` il programma uciale dellesperimento e LHCb e riproduce in modo fedele il rivelatore in tutti i suoi dettagli. In g. 3.13 viene mostrato il t di della vita media sui dati Monte Carlo, con la relativa distribuzione delle pull. Si nota come esse uttuino intorno al valore centrale del t nel modo aspettato, senza mostrare anomalie. Questo conferma ancora una volta la bont` dellintervallo scelto. Anche il risultato a del t ottenuto dal Monte Carlo ( = 1.641 0.008 ps) ` compatibile col e risultato ottenuto.

45

A RooPlot of "time"
Events / ( 0.2 ) tau = 1.6405RMS = 1.6411 0.0041 0.0079 Mean = 1.8413 0.0058 Entries = 81364 103

2/NDF = 0.98

102

10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

5 4 3 2 1 0 -1 -2 -3 -4 -5 1

time

9 10 time (ps)

Figura 3.13: Fit dei tempi di vita nel campione Monte Carlo e relative pull.

3.3.6

Misura con il metodo della funzione di verosimiglianza.

Unulteriore verica del risultato della misura pu` essere ottenuta usando un o t non binnato, con il metodo della funzione di verosimiglianza. Sul campione detached si ` costruita la funzione di verosimiglianza e si e ` quindi proceduto alla sua massimizzazione. In questa procedura i t della e massa invariante e del tempo di vita sono eettuati contemporaneamente, sia per il segnale che per il fondo. Per il t della massa ` stata utilizzata una distribuzione di probabilit` e a di tipo doppio gaussiano per il segnale e unesponenziale decrescente per il fondo. Il t ottenuto ` mostrato in gura 3.14. e

46

A RooPlot of "mass"
35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 5150 Events / ( 3 )

RMS = 46.427 0.054 Mean = 5283.869 0.076 Entries = 375957

5200

5250

5300

5350

5400 5450 B+ mass (MeV/c 2)

Figura 3.14: Fit della massa invariante per il segnale (verde) e per il fondo (rosso). In blu viene indicato il t risultante. Per il t dei tempi, la distribuzione del segnale `, come nel caso binnato, e unesponenziale decrescente convoluta con una gaussiana centrata nellorigine (3.2.1). Per il fondo, invece, si ` utilizzata la funzione seguente: e (3.3.1) 1 + (t/)2 Tale funzione ` stata trovata ttando la distribuzione dei tempi degli e eventi di fondo (dalle sidebands) in un sottocampione detached (vedi gura 3.15). Pf (t) = exp(t) +
B+ decay time (SB)
Entries Mean RMS Underflow Overflow Integral 2 / ndf Prob p0 p1 p2 p3 h1302 19628 0.7627 1.523 1 53 1.957e+04 170 / 164 0.3574 2.748e+04 2.573e+03 8.611 0.344 1.234e+06 4.004e+05 0.01525 0.00246

10

103

102

10

1 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20

Figura 3.15: Fit dei tempi di vita del fondo in un sottocampione detached

47

In conclusione ` stato ottenuto il t seguente (gura 3.16): e


A RooPlot of "dt"
Events / ( 0.11 )

104

103

al = 76486 20167 be = 3.0000 0.0069 de = 0.0589 0.0077 ga = 2999709 2262584 mean = 5280.913 0.020 msigma1 = 8.331 0.026 msigma2 = 16.87 0.13 nbkg = 103336 352 nsig = 272621 516 rc = -0.0011092 0.000034 tau = 1.6412 0.0032 wg1 = 0.7334 0.0042

102

10

12 dt (ps)

Figura 3.16: Fit dei tempi di vita di segnale (verde) e fondo (rosso), in blu ` e riportato il t globale. ` E stata ricavata una misura di vita media pari a 1.642 0.004 ps che ` e compatibile con il risultato ottenuto dal metodo binnato e lo valida ulteriolmente.

48

Capitolo 4 Conclusioni
Sono state trovate due misure della vita media del mesone B per i due dierenti campioni: (1.646 0.004) ps per il campione detached (1.696 0.024) ps per il campione unbiased ` E possibile mettere insieme queste due misure in un unico risultato facendo una media pesata e considerando che si tratta di due misure indipendenti. = E lerrore risultante sar`: a =
2 2 un de 2 2 un + de 2 2 (de /de ) + (un /un ) 2 2 (1/de ) + (1/un )

Si ottiene, quindi, una misura di vita media nale = 1.647 0.004 ps. Questo risultato ` compatibile con la misura che si trova attualmente in e lettaratura let = 1.641 0.008 ps [6]. Non ` stato possibile purtroppo eettuare unanalisi approfondita degli e errori sistematici. Tuttavia, i test di robustezza fatti suggeriscono che lerrore sistematico sia dellordine di quello statistico.

49

Appendice A ROOT
ROOT ` un pacchetto software scritto in C++ orientato ad oggetti di analisi e dati ideato dai ricercatori del CERN Rene Brun e Fons Rademakers nel 1991 nellambito dellesperimento NA49, che data la grande mole di dati fornita, ca. 10 Terabytes per ciclo, rese necessario lo sviluppo di uno strumento di elaborazione dati eciente e veloce. Tramite lutilizzo delle librerie contenute in ROOT `, tra le molte funzioe nalit`, possibile: a analizzare i dati tramite degli strumenti statistici; visualizzare e analizzare distribuzioni e funzioni tramite istogrammi e graci; fare t di funzioni; interfacciarsi con generatori Monte Carlo; creare le in vari formati graci; Unimportante caratteristica di ROOT ` il contenitore di dati tree (ale bero), con le sue sottostrutture branches (rami) e leaves (foglie). Questa struttura ` la nestra con cui il programma accede ai dati grezzi. Incremene tando lindice associato al tree considerato ` possibile accedere a un record e diverso nel le. Questa tecnica permette di esaminare i dati senza lausilio di grandi allocazioni di memoria e, quindi, di poter lavorare con le di grandi dimensioni, come quelli generati da LHCb, in modo veloce e eciente. 50

Scrivendo uno script in C o C++ e eseguendolo in ROOT ` possibile utie lizzare le librerie del pacchetto software allinterno del programma e, quindi, automatizzare il processo di analisi dei dati. In questo esperimento stata utilizzata la versione di ROOT 5.30/02 del e 21 Settembre 2011.

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Bibliograa
[1] B. Povh, K. Rith, C. Scholz, F. Zetsche; Particelle e Nuclei: Unintroduzione ai concetti sici, Berlin-Heidelberg, Ed. Bollati Bollinghieri, 1998. G. Sabatino; Charmonium production at LHCb: measurement of the to J/ production ratio with the rst data; CERN-THESIS-2010-029; Rome: Universit` degli Studi di Roma Tor Vergata, 2010. a W. R. Leo; Techniques for Nuclear and Particle Physics Experiments, New York-Berlino-Heidelberg, Ed. Springer-Verlag, 1994. http://lhcb-public.web.cern.ch : Copyright CERN 2008. Sito web uciale di LHCb;

[2]

[3] [4] [5] [6]

http://root.cern.ch : Sito web uciale di ROOT; Copyright The ROOT Team 1995-2011. http://pdg.lbl.gov : Sito web uciale del Particle Data Group; Copyright University of California.

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