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BOLTANSkI E LE APORIE ANTROPOLOGIChE DEL LIBERALISMO di Paola Molinatto

La Kabbalah racconta che Dio creava a ogni istante un numero sterminato di nuovi angeli, tutti destinati soltanto a cantare per un attimo le sue lodi davanti al suo trono prima di dissolversi nel nulla. Il mio era stato interrotto in tale compito: i suoi tratti non avevano alcuna sembianza umana. Walter Benjamin, Agesilaus Santander (1933) Quello che ci ha traditi che tu volevi avere luniversale, cio quello che io chiamo un bambino. Jacques Derrida, La carte postale (1980)

La condition ftale di Luc Boltanski (2004), la cui traduzione italiana uscita lo scorso anno per i tipi di Feltrinelli1, un testo particolarmente importante, sia dal punto di vista teorico, sia per le sue implicazioni politiche. Il programma di Una sociologia della generazione e dellaborto, come enunciato nel sottotitolo, si inserisce infatti nel solco da sempre pi promettente della tradizione sociologica, coniugando ricerca empirica ed elaborazione teorica. Ci nonostante, sulloggetto in questione sullaborto su cui si sono concentrate molte delle reazioni francesi allopera e di cui occorrer anche tenere conto. A pi di trentanni dallapprovazione della legge Veil in Francia (1975) da noi si sarebbe dovuto aspettare il 1978 , laborto e i
Ho ragionato su questi temi prensando a Martina e Claudia, le mie bambine: questo lavoro naturalmente dedicato a loro. Un grazie speciale invece per Ota de Leonardis e Realino Marra, per le preziose discussione su Boltanski e il sostegno dato alle mie esplorazioni.
1 L. Boltanski, La condition ftale. Une sociologie de lengendrement et de lavortement, Paris, Gallimard, 2004, trad. it. di L. Cornalba, La condizione fetale. Una sociologia della generazione e dellaborto, a cura di T. Vitale, Milano, Feltrinelli, 2007. I testi citati nel presente articolo sono tradotti dalloriginale: il testo sar pertanto richiamato con lindicazione della pagina delledizione francese (in tondo), seguita da quella della traduzione italiana (in corsivo).

MATERIALI PER UNA STORIA DELLA CULTURA GIURIDICA a. XXXVIII, n. 1, giugno 2008

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conflitti ad esso collegati, tuttaltro che sopiti, come evidenzia ripetutamente Boltanski, costituiscono un campo di indagine aperto e complesso. A differenza di quanto allepoca fosse immaginabile, o auspicabile, da parte dei movimenti di emancipazione delle donne che avevano promosso e accompagnato i percorsi normativi nei diversi contesti nazionali europei, la legalizzazione dellaborto e il suo progressivo ingresso nello spazio pubblico2, pur conseguendo risultanti importanti e irrinunciabili, non ne hanno sciolto le contraddizioni profonde. Lindagine condotta per un anno e mezzo negli ospedali parigini dallquipe di ricercatori che ha lavorato con Boltanski, con interviste approfondite a donne, medici e operatori sanitari, documenta come laborto, tuttoggi, continui a essere unesperienza che ruota intorno a un nucleo tragico e irrisolto (e, per questa stessa ragione, resistente a unemersione in piena visibilit), che tende a situarsi a scavalco tra lufficiale e lufficioso, listituito e linformale, decisamente povera di rappresentazioni e produzioni discorsive. Si abortisce, ma non se ne parla. Si tollera (sempre meno, a dire il vero), ma allo stesso tempo si chiudono gli occhi3. 1. Laborto: un tema di ricerca per la sociologia In unipotesi di rilancio di una sociologia morale e politica di ispirazione durkheimiana, che mette al centro dellattenzione lanalisi delle giustificazioni, delle legittimazioni e dei dilemmi morali con cui si misurano gli attori sociali, nonch i relativi processi di costruzione e validazione collettivi, la ricerca di Boltanski sullaborto si caratterizza per una duplice opzione metodologica. In primo luogo, per linquadramento dellaborto allinterno di una riflessione sulla generazione, di cui esso non costituisce una semplice negazione o contrapposizione fattuale, bens un elemento integrante di un pi generale dispositivo di produzione di nuovi esseri umani, i cui tratti di liminarit, contribuendo a evidenziarne alcune contraddizioni interne, permettono, per ci stesso, di risalire a una grammatica della generazione. In secondo luogo, per la costituzione dellaborto come oggetto propriamente sociologico. Anche in questo caso, il richiamo ovviamente a Durkheim e a Le suicide del 1897, di cui Boltanski riprende le linee portanti del progetto, ribaltando per il problema dalla fase finale della vita a quella iniziale
2 O. de Leonardis, Londa lunga della soggettivazione: una sfida per il welfare pubblico, in La rivista delle politiche sociali, 2, 2006, pp. 13-37, in part. pp. 20 ss. 3 L. Boltanski, La condition ftale, cit., pp. 15, 6.

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e spostando linterrogazione dal rapporto societ/suicidi al rapporto societ/feti o esseri umani futuri4. una linea di ricerca che va di pari passo con una risoluta opzione a favore di una posizione di neutralit assiologica nei confronti del fenomeno studiato, secondo i presupposti weberiani della ricerca scientifica in campo sociologico. Da cui consegue la mancanza, nella voluminosa ricerca di Boltanski, di prese di posizione o valutazioni politiche sulle ricorrenti discussioni pubbliche intorno alla questione aborto, oggi alimentate e riproposte soprattutto dagli interrogativi suscitati dallimpatto delle biotecnologie sulle esperienze della generazione e della nascita. Una circostanza, questultima, che rende il libro, la cui rilevanza come si detto subito evidente, talvolta sinceramente irritante. Anche se non bisogna dimenticare, nel valutare questa presa di distanza metodologica, che il dialogo di Boltanski con le tematiche weberiane, oltre che costante, di fatto pi complesso; il che dovrebbe suggerire unassunzione circostanziata dello stesso concetto weberiano di Wertfreiheit, da porre al riparo in questo caso soprattutto da semplificazioni affrettate5. Basti pensare al tratto tipico-ideale assegnato ai diversi arrangement6, ossia ai dispositivi che storicamente hanno organizzato la relazione tra sessualit e generazione (riconducibili, a seconda dei casi, a istanze sovra-individuali quali Dio, parentela, Stato, progetto genitoriale), oppure alla precedente ricerca su Le nouvel esprit du capitalisme, condotta con ve Chiappello7, che incrocia il percorso proposto sullaborto a partire dalla messa a fuoco del problema del liberalismo, e il cui calco weberiano del titolo cos palese da renderne inefficace la stessa evidenziazione. E che, in definitiva, anche se occorrer mostrare come, il problema della critica, e delle forme della critica oggi praticabili (in tempi di liberalismo), in questo testo apparentemente cos restio a ogni tentazione di engagement nel dibattito politico8, tuttaltro che estraneo alle intenzioni dellautore. Questi richiami, seppure nella loro rapidit, dovrebbero consentire di inquadrare, fin dallinizio, lesplicita portata teorica (A) de La
4 B. karsenti, Arranger linjustifiable. Sujet fminin et contradiction, in Critique, LXVIII695, 2005, pp. 321-336, in part. pp. 323 ss. 5 R. Marra, Weber, Mommsen e il significato della avalutativit, in Materiali per una storia della cultura giuridica, XXX-2, 2000, pp. 479-492; Id., Capitalismo e anticapitalismo in Max Weber. Storia di Roma e sociologia del diritto nella genesi dellopera weberiana, Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 298 ss. 6 Su questo concetto cfr. infra, par. 4, nota 38. 7 L. Boltanski, . Chiappello, Le nouvel esprit du capitalisme, Paris, Gallimard, 1999. 8 Cfr. L. Boltanski, La condition ftale, cit., pp. 14, 5.

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condition ftale, senza tuttavia sottovalutarne la dimensione politica (B). Nelle pagine che seguono, come vedremo, intendo sostenere limportanza di entrambi gli aspetti, ma anche la necessit di cominciare da A per capire B. Per tentare di farlo, vorrei procedere nel modo seguente. Lipotesi da cui intendo partire quella che mi sembra suggerire Fssel9, quando afferma che la critica di Boltanski ha di mira le rappresentazioni liberali e, in altri termini, gli stessi presupposti antropologici del liberalismo10. unipotesi che vorrei approfondire e verificare concentrando lattenzione sul concetto di chair, che fa da filo conduttore al montaggio teorico elaborato attraverso lanalisi grammaticale del cap. II, ed poi ripreso a livello fenomenologico nel cap. VII; concetto che solleva non pochi problemi e di cui occorrer discutere approfonditamente. Sebbene si tratti di una lettura ovviamente selettiva rispetto allampio materiale proposto dal libro, credo che la scelta possa essere almeno in parte giustificata sia dalla complessit della teoria della generazione proposta da Boltanski, sia dalla necessit di trovare un modo per venire a capo delle conclusioni a cui perviene la ricerca. Penso, in particolare, alla fortissima e inaspettata tesi di unanalogia tra la condizione di uomini schiavi e liberi in epoca romana e al (rischio del) costituirsi, nelle attuali esperienze della generazione, di nuove forme di suddivisione degli esseri umani in due classi dotate di uno statuto di umanit radicalmente ineguale, nonch, su questa base, dellipotesi di una sostanziale coincidenza tra la condizione fetale e la stessa condizione umana, con cui si chiude il libro11. Il che sembrerebbe confermare, a dispetto delle reiterate affermazioni di neutralit e di presa di distanza nei confronti di una dimensione valoriale, lenjeu propriamente politico della ricerca di Boltanski. 2. Carne/parola La distinzione tra esseri umani secondo la carne ed esseri umani secondo la parola il cardine su cui ruota il modello della generazione proposto ne La condition ftale. Da dove trae origine tale distinzione? A prima vista, essa sembra limitarsi a recepire un dato an9 M. Fssel, La chair et le social. propos de La Condition ftale de Luc Boltanski, in Esprit, 1, 2005, pp. 76-85, per questa cit. p. 83. 10 In La condition ftale, cit., Boltanski parla di liberalismo, nella sua accezione generica e corrente di dottrina politica liberale, di giustificazioni liberali dellaborto o di altri temi biopolitici (cap. VI), di concezione liberale del soggetto, in relazione sia a giustificazioni morali e giuridiche (p. 216, 385) sia ai risultati dallindagine empirica (cap. VII). 11 Ivi, pp. 331-332, 286-288.

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tropologico quasi scontato: il fatto che la generazione via sessualit e corporeit non sarebbe di per s sufficiente a consentire lingresso di nuovi esseri nel collettivo umano, come indirettamente comprovato dallampia gamma di rituali di investitura e conferma dellumanit dei nuovi nati di cui si trova traccia pressoch in tutte le esperienze sociali12. In questo senso, la distinzione in questione articolerebbe il rapporto bios/polis, natura/cultura, secondo una specifica modalit gerarchica (dove il primo termine subordinato al secondo) che qualificherebbe lesperienza umana in quanto tale. Proseguendo la lettura del cap. II, anche solo per qualche pagina, si finisce per presto col rendersi conto che, con un minimalismo interpretativo del genere, non si fa molta strada. Alcuni ostacoli, in particolare, vi si frappongono. Essi hanno principalmente a che fare con il modo in cui, fin dallinizio, Boltanski utilizza la distinzione tra esseri umani secondo la carne ed esseri umani secondo la parola per accedere a un piano specificamente formale. Tale scelta gli permette di differenziare, allinterno di una stessa classe di equivalenza luniversale U (con il quale possiamo indicare linsieme degli umani futuri) , un insieme a, virtuale e potenzialmente numeroso, di esseri generati via sessualit, e un insieme b, che costituisce un sottoinsieme di a (e intrattiene con il primo una relazione del tipo b a), ottenuto prelevando dal primo un numero di esseri confermati nella loro umanit sul piano simbolico che, in virt di un valore distintivo definito per semplice opposizione ad a, avranno effettivamente accesso al collettivo umano. Laborto, in quanto possibile esito del carattere probabilistico della conferma (oltre a identificare un secondo sottoinsieme c, costituito da esseri umani secondo la carne, ma non secondo la parola, e perci stesso distrutti, per il quale vale la relazione c a, con c b), costituirebbe quindi una sorta di operatore logico indispensabile
12 Si tratta di una ritualizzazione significativamente assente nel caso delle pratiche di aborto, come sottolinea Boltanski nellefficace lettura antropologica proposta nella parte iniziale del libro. I feti abortiti sono sotterrati in modo approssimativo, bruciati o annegati, senza che la loro distruzione sia accompagnata da gesti o parole specifiche (ivi, p. 36, 24). Lumanit che contraddistingue gli esseri umani (attuali e futuri) ha infatti le caratteristiche pi di un processo di umanizzazione che di un dato constatabile o di uno stato acquisito, sulla cui base organizzare in classi distinte gli esseri umani e quelli non-umani. In tale prospettiva, pu essere utile sottolineare come le esperienze della nascita e della morte costituiscano delle soglie particolarmente significative per valutare, sia in ingresso sia in uscita, i tratti riconducibili alla comune umanit. Tali soglie, oggetto di ritualizzazioni e simbolizzazioni complesse, evidenziano il carattere processuale dellumanizzazione attraverso il trattamento di quelli che potremmo definire, a seconda dei casi, germi o resti di umanit che attengono ai non-ancora o nuovi nati e agli appena morti, la cui rispettiva fragilit o persistenza ne un elemento integrante. Per una lettura antropologica di tali soglie, con riferimento allevento della morte, cfr. A. Favole, Resti di umanit. Vita sociale del corpo dopo la morte, Roma-Bari, Laterza, 2003.

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alla proceduralizzazione della generazione, posto che, trattandosi di produrre esseri umani, la sessualit contemporaneamente indispensabile e insufficiente13. Quali vantaggi d un approccio di questo genere? A ben vedere, la formalizzazione proposta consente, da un lato, di situare laborto allinterno del dispositivo della generazione, nella duplice forma di una possibilit e di uneffettivit, come il carattere probabilmente universale di questa pratica14 sostanzierebbe; dallaltro, di sottolinearne, da un punto di vista fattuale, il ruolo di punto di snodo nella generazione, che per fa tuttuno con la sua intrinseca problematicit, derivante dal diverso trattamento riservato a una classe di esseri tra loro equivalenti e, in quanto tale, difficile, se non impossibile, da legittimare15. Se le cose stessero davvero cos, se almeno in questa fase la preoccupazione teorica di Boltanski fosse grosso modo riconducibile a tali esigenze, non ci si potrebbe ragionevolmente anche aspettare che, una volta assolto il lavoro di modellizzazione, questo dualismo
13 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 70, 55. Vale forse la pena notare che questa differenziazione, se consente di distinguere formalmente, sulla base del modello proposto, allinterno dellinsieme c, comprendente gli esseri che non giungono al termine del processo, tra aborti spontanei (resti del processo di generazione, ma umani secondo la carne e la parola, sottoinsieme c), e intenzionali (aborti in senso stretto, ossia, esseri non confermati e perci distrutti, sottoinsieme c), lascia fuori alcuni casi di infanticidio dei nuovi nati che, invece come suggerisce Boltanski , sembrerebbero intrattenere con laborto una continuit almeno di tipo cognitivo (ivi, p. 78, 63), in una medesima difficolt di riconoscerne lumanit (U infatti luniversale degli esseri umani futuri o comunque ancora in lavorazione). Tracce dello statuto incerto degli appena nati trovano un riscontro, per esempio, sia nei casi dei bambini appena nati e non ancora attaccati al seno che i Sedang considerano simili a un pezzo di legno, come riferito da Devereux (ivi, p. 356, 298), sia nel periodo di latenza (dellumanit) presupposto da un articolo del codice penale francese del 1810, che definisce infanticidio luccisione di un bambino appena nato, ma non ancora registrato presso lo stato civile, e invece omicidio, lo stesso reato, se riferito a un neonato gi registrato (ivi, p. 65, 50). Per rendere il tutto meno confuso, possibile visualizzare la formalizzazione di Boltanski con un diagramma di Venn (vedi fig. 1). 14 Ivi, p. 28, 18. 15 Ivi, p. 60, 46. Si tratta di una riflessione che Boltanski aveva gi avviato con L. Thvenot nel volume De la justification. Les conomies de la grandeur, Paris, Gallimard, 1990, con la costruzione del modello della cit. Senza entrare nel merito di quella discussione, pu essere utile solo ricordare come il principio della comune umanit (primo assioma) dei membri della cit, implicava in quel caso lindividuazione di una classe di equivalenza, priva di differenziazioni interne, e dunque identificabile come un eden e un Adam, mentre il principio della comune dignit (terzo assioma) consentiva di identificare ordini che non fossero supportati da valori legittimi, in quanto non fondati in generalit. Significativamente, il caso di valore illegittimo preso in considerazione in quelle pagine era quello eugenetico, in cui la messa tra parentesi del principio della comune umanit nel caso del nazismo, per esempio supponeva la costituzione di due classi gerarchicamente ordinate di uomini, una classe di persone e una di non-persone, non priva di contraddizioni interne, che ne mettevano in discussione la stessa partizione: come far suonare il violino ad alcune non-persone ammettendo allo stesso tempo che suonare il violino appannaggio di persone? (ivi, p. 106). Analogamente in Id., La condition ftale, cit., p. 71, 56.

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venisse in qualche modo abbandonato, ricucito o superato? Dopo tutto, abbastanza chiaro che i problemi sollevati dalla distinzione tra esseri umani secondo la carne e secondo la parola sono almeno pari a quelli che consentirebbero di risolvere. Non soltanto perch, come sottolinea anche Boltanski, il rischio pi immediato potrebbe essere quello di introdurre unartificiosit eccessiva, se non uneffettiva forzatura nel processo di generazione (dato che le madri non si pongono, a ogni gravidanza, il problema di sapere se esse intendono, o meno, confermare lessere che portano in grembo oppure rifiutarlo. Laborto non costantemente allorizzonte della generazione)16. Ma, soprattutto, in quanto difficile non pensare che un dispositivo costruito intorno allopposizione chair/parole non trascini con s tutta una strumentazione concettuale, filosofica ed epistemologica, in fondo riconducibile agli standard metafisici della modernit e, in primo luogo, alla frontiera uomo/animale (e al ruolo che in essa giocano i temi del logos e del cogito), che a sua volta rinvia al rapporto sarx/pneuma, di cui la relazione chiar/parole sembra costituire palesemente un calco. Anche se la cosa pi curiosa, in fin dei conti, che Boltanski sembra non preoccuparsene. Nel cap. II la distinzione viene introdotta in assenza di una vera e propria discussione, di giustificazioni di sorta o comunque di una qualche forma di cautela. Cos come non pu non dar da pensare il fatto che, in questo modo, la sessualit si trovi collocata interamente sul lato della chair (non almeno improbabile?). E neppure, dalla lettura del testo, si evince che Boltanski intenda in qualche modo sfumare la distinzione in questione; tuttaltro. Alcuni passaggi sono abbastanza espliciti. Come il seguente.
In effetti, se tutti gli esseri generati in seguito a un rapporto sessuale quali ne siano state le condizioni andassero necessariamente a termine, nascessero e prendessero posto nella societ secondo un processo fatale, allora tale acconsentimento avrebbe un carattere di necessit che lo contraddirebbe in quanto tale. Allo stesso tempo, gli esseri generati non sarebbero attraversati dalla differenza radicale tra la loro appartenenza allumanit secondo la carne e la loro appartenenza allumanit secondo la parola. Essi sarebbero cos privati di questa profonda dualit che costitutiva della loro umanit (dualit che, manifesta a livello della modellizzazione in cui ci troviamo qui, pu e, senza dubbio, in un certo modo deve come vedremo nel
16 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 89, 72. Ci che tuttavia qui Boltanski trascura di considerare come sottolinea Thry un altro aspetto di questa relazione: non solo che le gravidanze volute mantengono uno stretto rapporto con gli aborti non voluti, tant che questi due aspetti, nellesperienza di molte donne, procedono affiancati, ma che, in tutte le societ, le donne si sono basate sulla loro conoscenza di questo fatto naturale, che subiscono, per cercare di provocarlo in talune circostanze, qualche volta anche a rischio della propria vita. Cfr. I. Thry, Avortement, engendrement et singularisation des tres humains, in Annales. histoire, Sciences Sociales, LXI-2, 2006, pp. 483-503, per questa cit. p. 497.

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capitolo successivo essere attenuata o sfumata per mezzo di arrangement iscritti nei dispositivi empirici, affinch nuovi esseri umani possano giungere a inscriversi nel collettivo dei viventi e dei morti)17.

Se lopposizione chiar/parole costituisce quella profonda dualit o differenza radicale che attraversa gli esseri umani, per la quale ne va della loro stessa humanitas (e che lesigenza di unattenuazione, sul piano empirico degli arrangement, lascia intatta se non ne evidenzia addirittura il ruolo chiave), occorrer allora cercare di capire meglio le ragioni di questa insistenza. Lipotesi che intendo proporre che tale distinzione sia direttamente riconducibile al patrimonio delle categorie onto-teologiche della tradizione occidentale18; e che, a partire da queste caratteristiche, informi sia le scelte teoriche sia i temi che costituiscono lintelaiatura del libro. Del resto, sufficiente andare al cap. VII, in cui Boltanski elabora la sua lettura fenomenologica della generazione richiamando la riflessione di Michel henry sullautoaffezione della carne, per trovare un richiamo alle categorie neotestamentarie19. Nellintento di fornire qualche argomento a sostegno di questa chiave interpretativa, utile a chiarire il ruolo svolto dalla distinzione chair/parole in La condition ftale, vorrei allora provare a precisare matrice e significati della nozione di carne ripercorrendo sinteticamente la riflessione di Agamben sul tema della sarx in Paolo; per poi valutarne via via alcune ricadute (e cortocircuiti) sullimpianto teorico messo a punto da Boltanski. 3. Sarx/pneuma Il fuoco del commento alla Lettera ai Romani di Agamben20 e, pi precisamente, delle dieci parole che ne costituiscono lincipit
L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 78, 62, corsivi miei. Del concetto heideggeriano di onto-teologia (cfr. M. heidegger, Identitt und Differenz, Pfullingen, Neske, 1957), in questo contesto, mi pare solo indispensabile evidenziare, sulla scorta dellinterpretazione di G. Vattimo (Id., Dopo la cristianit. Per un cristianesimo non religioso, Milano, Garzanti, 2002) due aspetti: 1) lintreccio di storia dellessere e storia della salvezza come elemento costitutivo della metafisica occidentale; 2) il darsi di un suo superamento solo nella forma di una Verwindung, ossia di una ripresa, di un approfondimento e di una distorsione della stessa storia della metafisica. in questa linea che collocherei la ricostruzione delle categorie di Paolo fatta da Agamben, di cui si dir tra poco. 19 Sulla connotazione religiosa della distinzione chair/parole e sui problemi che essa solleva sul piano della neutralit assiologica si vedano, rispettivamente, I. Thry, Avortement, engendrement et singularisation, cit., p. 488 e F. keck, Comment les foetus sont devenus visibles. Approches phnomnologique et structuraliste des contradictions biopolitiques, in Annales. histoire, Sciences Sociales, XVI-2, 2006, pp. 505-520, in part. p. 518. 20 G. Agamben, Il tempo che resta. Un commento alla Lettera ai Romani, Torino, Bollati Boringhieri, 2000.
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(Paolo schiavo del messia Ges chiamato inviato separato per la buona notizia di Dio)21, riguarda il messianismo (storicamente sfumato, espunto, cancellato) di Paolo. Per noi, laspetto pi rilevante lanalisi delle conseguenze che le categorie tradizionali del pensiero, e innanzi tutto la coppia sarx/pneuma, subiscono per effetto dellevento messianico. Il complesso e controverso rapporto di Paolo con la legge pi che noto. A scanso di equivoci, tuttavia necessario precisare che ci che il messianismo rende urgente, secondo questa lettura, non una sorta di fine della legge. Ci comporta che il nesso tra il concetto di carne-sarx e il pensiero liberale, che fa da filo rosso alla nostra discussione, non sar esplorato individuando nelle categorie neo-testamentarie una sorta di liberalismo ante litteram, come alcuni studi sembrano suggerire22. Se, in effetti, in Paolo, listanza messianica svolge un ruolo decisivo nella trasformazione di tutte le categorie, e soprattutto di quelle giuridico-fattuali, costitutive delle divisioni tra esseri umani (ebreo/non ebreo, circonciso/non circonciso, libero/schiavo, uomo/donna), occorre tuttavia sottolineare, sulla base dellinterpretazione di Agamben, che esse non vengono semplicemente abolite, bens sottoposte a un pi radicale processo di mutazione e revocazione. Per comprenderne la dinamica, dobbiamo andare allincipit della Lettera, in cui Paolo si definisce schiavo, chiamato, inviato, separato. Riducendo allosso il ragionamento di Agamben, mi sembra che
21 Per le citazioni dal Nuovo Testamento, la traduzione utilizzata sar sempre quella di Agamben che, oltre a essere spesso illuminante, inscindibile dalla sua argomentazione (Id., Appendice). Lintero saggio attraversato da uno stretto confronto tra il messianismo di Paolo e quello di Benjamin, che colloca il commento di Agamben al centro di numerose questioni filosofico-politiche, di cui non possibile qui rendere conto. Per un inquadramento di Paolo nel pensiero contemporaneo, si veda il numero monografico di Esprit, AA.VV., Lvnement Saint Paul: juif, grec, romain, chrtien, in Esprit, 2, 2005 (numero monografico con testi di Stan. Breton, M. Fssel, P. Ricoeur, J.-C. Monod). 22 In questo senso, pur soffermando lattenzione sul medesimo rapporto, risultano poco convincenti, ma soprattutto a rischio di fraintendimento, sia lipotesi secondo la quale il rapporto di Paolo con la legge anticiperebbe il soggetto autonomo e privo di costrizioni (con leccezione di quelle derivanti dal libero gioco dei contratti) presupposto dal liberalismo, come riproposto recentemente da A. Supiot (Id., Homo juridicus. Essai sur la fonction anthropologique du Droit, 2005, trad. it., Homo juridicus. Saggio sulla funzione antropologica del diritto, Milano, Bruno Mondadori, 2006, pp. 78-79 e p. 50), sia quella per cui esso veicolerebbe unistanza a favore del superamento di ogni differenza, oggi rintracciabile in una cultura politica informata da una benevolente o tollerante indifferenza alle differenze, come ipotizzato da A. Badiou (id., Saint Paul. La fondation de luniversalisme, 1997, trad. it., San Paolo. La fondazione delluniversalismo, Napoli, Cronopio, 1999, p. 153). Per un inquadramento di questi temi e, in particolare, delle trasformazioni del principio di terziet e del tessuto normativo nelle societ del capitalismo maturo cfr. O. de Leonardis, Nuovi conflitti a Flatlandia: la crisi del principio di terziet e le libert politiche, seminari del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Universit di Milano-Bicocca, 5.4.2006, paper.

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i passaggi essenziali per comprendere la posizione di Paolo nei confronti della legge (e quindi della carne, quale criterio di costituzione delle differenze) siano tre, e ruotino intorno ad altrettanti termini strategici: doulos, Klets, apho rismnos. In termini molto schematici. 1) Nei testi di Paolo, lespressione Paulus doulos, ossia servo, schiavo del messia, ha una specifica valenza giuridica, come risulta dai numerosi passi in cui doulos opposto a eletheros, libero. Come sottolinea Agamben, sebbene essa designi la nuova condizione di Paolo nel momento in cui la chiamata lo ha costituito da uomo libero a schiavo del messia23, allo stesso tempo, costituisce una particolare formula, che prefigura la trasformazione che tutte le categorie giuridiche subiscono per effetto della venuta del messia. 2) Kl sis, la chiamata di Dio, il secondo termine fondamentale. e Per coloro che sono chiamati, le conseguenze sono quelle specifiche della logica messianica, descritte in I Cor. 7, 17-2224. Ma kl sis ane che una delle parole pi influenti della storia delle scienze sociali: infatti il termine che Lutero tradurr con Beruf (vocazione-professione), e a cui Weber attribuir un ruolo strategico nella genesi del capitalismo. Che cosa comporta tale kl sis, sul piano delle classi, e ossia delle partizioni fondamentali tra esseri umani? A prima vista, un generale processo di destituzione e svuotamento della condizione di ognuno. Tale revoca, tuttavia, non esaurisce gli effetti messianici, e neppure ne costituisce una forma pi autentica. Essa invece qualcosa che lavora e scava allinterno, nella forma del comparativo negativo ho m , come non, di I Cor. 7, 29-3225. Il come non s e di Paolo allora qualcosa che, senza annullare le differenze, definisce un particolare rapporto tra concetti, un tensore di tipo speciale, che non tende il campo semantico di un concetto in direzione di un altro concetto, ma lo mette in tensione con se stesso nella forma del come non: piangenti come non piangenti26.
G. Agamben, Il tempo che resta, cit., p. 18. Per il resto, a ciascuno come il signore ha dato in sorte, ciascuno come Dio ha chiamato, cos cammini. Cos dispongo in tutte le comunit. Uno stato chiamato circonciso? Che non si tiri il prepuzio. Uno stato chiamato col prepuzio? Che non si faccia circoncidere! La circoncisione nulla e il prepuzio nulla []. Ciascuno rimanga nella chiamata in cui fu chiamato. Sei stato chiamato schiavo? Non preoccupartene. Ma se anche puoi diventare libero, piuttosto fa uso (chre sis). Chi stato chiamato schiavo nel signore, un liberto del signore. Allo stesso modo, chi stato chiamato libero, schiavo del messia (ivi, Appendice). 25 Questo poi dico, fratelli, il tempo si contratto; il resto affinch gli aventi donna come non (ho me aventi siano e i piangenti come non piangenti e gli aventi gioia come non s ) aventi gioia e i compranti come non possedenti e gli usanti il mondo come non abusanti. Passa infatti la figura di questo mondo. Voglio che siate senza cura (ibidem). Sul come non cfr. anche G. Vattimo, Dopo la cristianit, cit., pp. 129 ss. 26 G. Agamben, Il tempo che resta, cit., p. 30. La discussione di Agamben sul rapporto che intercorre tra le nozioni di kle sis, Beruf e classe di particolare interesse. In questo contesto, mi
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A ben vedere, i termini-chiave del vocabolario messianico di Paolo ci portano dunque nelle immediate vicinanze dei temi che guidano la riflessione de La condition ftale, ossia quelli della schiavit, della classificazione degli esseri e, soprattutto, delle partizioni concettuali fondamentali, carne/parola in primis. infatti a questultima che spetta il compito di mettere in discussione le distinzioni metafisiche operate dalla legge.
Tutto il corpo a corpo di Paolo con la legge, non soltanto nella Lettera ai Romani, , infatti, scandito da una serie di divisioni, fra le quali quella sarx/pneuma, carne/soffio, occupa una posizione decisiva. Qual il senso e la funzione strategica di questa divisione che Paolo fa agire contro le partizioni nomistiche27?

3) La questione ruota intorno alla parola apho rismnos, separato, fariseo. In effetti, Paolo appartiene alla setta dei farisei che, seppure laici, seguono un ideale sacerdotale della legge: essi sono dunque separati, non solo dai pagani, ma dagli stessi Ebrei. Ora, non difficile notare il cortocircuito che questa definizione autobiografica di Paolo provoca in relazione al problema delluniversalismo, e al superamento della divisione tra Ebrei e non-Ebrei, quale elemento portante del suo pensiero. Tuttavia, se inteso come un termine proprio del vocabolario messianico, apho rismnos designa piuttosto la nuova condizione determinata dalla venuta del messia (che coincide con una separazione, per cos dire, di secondo livello, interna alla precedente), e, principalmente, con labolizione del muro della separazione, quella legge dei comandamenti, fondata sulla carne, che aveva diviso gli uomini in prepuzio e circoncisione28. Ed esattamente in questo modo, introducendo una distinzione di secondo livello, che Paolo prende definitivamente le distanze dalle partizioni metafisiche, rendendole inoperanti. Vediamo come. In base alla legge dei comandamenti, il criterio circoncisione/prepuzio permette di differenziare, allinterno di una medesima classe di equivalenza luniversale U (linsieme degli esseri umani) due sottoinsiemi, a e b, a e non-a, Ebrei e non-Ebrei, come tali esaustivi. Che cosa succede se, invece come fa Paolo, sepreme solo evidenziare lipotesi di una matrice messianica della nozione marxiana di classe e, insieme, il suo effetto di destituzione della propriet a favore del semplice uso (chre sis). Sempre in questo senso, il come non di Paolo presenterebbe qualche analogia con la fictio legis, un istituto del diritto romano: anche se la condizione giuridico-fattizia non verrebbe negata a vantaggio di diversi o addirittura opposti effetti legali, ma ripresa e trasposta in una zona che non n di fatto n di diritto, che si sottrae alla legge come luogo di una pura prassi, di un semplice uso (ivi, pp. 32 e 35). Sulla fictio legis anche L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 68, 53. 27 G. Agamben, Il tempo che resta, cit., p. 49. 28 Ibidem.

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condo lepistemologia messianica , si divid[ono] le divisioni tracciate dalla legge29? Il sottoinsieme Ebrei si divider a sua volta in Ebrei secondo la carne e in Ebrei secondo il soffio, e, la stessa cosa, da un punto di vista logico, si potr evidentemente fare per il sottoinsieme non-Ebrei (cfr. fig. 2). Leffetto-vertigine provocato da questa operazione (la divisione della divisione), spiega Agamben, immediato: la partizione Ebrei/nonEbrei perde sia in chiarezza, sia in esaustivit: poich vi saranno degli Ebrei che non sono Ebrei, e dei non-Ebrei che non sono non-Ebrei, con due conseguenze molto importanti. La prima che ciascuna delle due classi contiene ora un resto, in quanto, oltre allopposizione A/ non-A, ammette un terzo, che ha la forma della doppia negazione non non-A30; la seconda che ogni classe, ogni kl sis, diventa un none tutto, con il risultato che luniversale U non evidentemente pi un universale. La logica messianica, mettendo in discussione il principio del tertium non datur, disattiva dunque le partizioni metafisiche nella forma del come non, e impedisce allebreo e al greco
di coincidere con se stessi. La vocazione messianica separa [infatti] ogni kl sis da se e stessa, la mette in tensione con se stessa, senza fornirle unidentit ulteriore: ebreo come non ebreo, greco come non greco31.

Se le cose stanno cos e, in effetti, lopposizione sarx/pneuma svolge un ruolo strategico di decostruzione nel pensiero di Paolo delle partizioni metafisiche, senza che esse vengano tuttavia n abolite n superate (ma occorrer capire fino a che punto valga per Boltanski), allora probabile che lanalisi della funzione svolta dalla distinzione carne/parola nel dispositivo della generazione possa orientarsi diversamente. Quanto alla plausibilit di stabilire una connessione tra lepistemologia messianica e limpianto concettuale di La condition ftale mi sembra interessante sottolineare un passo, che si trova allinizio del cap. II, in cui Boltanski affronta il problema dellindividuazione di una differenza suscettibile di qualificare gli esseri umani in quanto tali32:
Se essa non passa n tra il regno umano e il regno della natura, n tra classi di umani gerarchizzate (tra pi umani e meno umani), dove passa la differenza che costituisce gli umani? Noi diremo che essa passa allinterno di ciascun essere umano33.

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Ibidem. Ibidem. Ivi, p. 55. L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 62, 48. Ivi, p. 63, 48-49, corsivo mio.

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4. Tra bos e polis. Una generazione senza resto? In che modo queste considerazioni ci aiutano ad approfondire lipotesi che abbiamo preso a prestito da Fssel, secondo cui la critica di Boltanski ha di mira le rappresentazioni liberali34? Da quale punto di vista la riflessione di Paolo sui temi delluniversalismo, della legge e della carne pertinente con i problemi affrontati da La condition ftale? Per rispondere a queste domande, pu essere utile qualche precisazione. In discussione non infatti solo in quali termini la critica al liberalismo costituisca uno degli obiettivi principali della ricerca di Boltanski sullaborto, ma anche se questa critica, per ragioni che hanno a che vedere con limpianto del libro e, non da ultimo, con alcuni temi e concetti che sono in relazione con quelli di Paolo, a sua volta, non attinga e tragga spunto dallo stesso pensiero liberale, o comunque da alcuni suoi presupposti. In altri termini, se non si verifichi una sorta di cortocircuito tra obiettivi critici e strumenti teorici impiegati per perseguirli, di cui la riflessione sulla carne sarebbe la cartina al tornasole. Per iniziare a fissare qualche punto, propongo di ripartire dalla nozione di resto35 che, come abbiamo visto, al centro del lavoro decostruttivo di Paolo, e su cui si concentra anche lattenzione di Boltanski. In un certo senso, il problema del resto, degli esseri umani che potremmo definire, sulla scorta del contributo di Agamben, non nonumani umani secondo la carne, ma non secondo la parola , anche quello della generazione e dellaborto (cfr. fig. 3)36. Com emerso dallanalisi formale, grammaticale, la generazione non un processo che, per cos dire, vada da s: non ogni essere generato nasce ed entra a far parte del collettivo umano. Paradossalmente, la possibilit di un resto, o di uno scarto (laborto), allora indispensabile affinch la generazione garantisca lumanit di coloro che vengono a iscriversi nella societ; per questa stessa ragione, un semplice acconsentimento, nella forma di una mera passivit della carne, non sarebbe sufficiente a farne degli esseri propriamente umani37. Questo dato (costante, generale), che Boltanski riconduce alle esigenze contraddittorie che
M. Fssel, La chair et le social, cit., p. 83. Sul tema teologico-politico del resto di Israele in Paolo e nellAntico Testamento si veda G. Agamben, Il tempo che resta, cit., pp. 55-59; sul rapporto generazione/resto in Boltanski la riflessione pi puntuale si trova invece in B. karsenti, Arranger linjustifiable, cit. 36 Un esplicito riferimento a come tali esseri sfidino il principio di non contraddizione si trova in F. keck, Comment les ftus sont devenus visibles, cit., p. 520. 37 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 290, 249.
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presiedono alla generazione, trova riscontro nellesperienza storica e sociale, e ha il suo punto di partenza nella sfasatura che intercorre tra sessualit e generazione. Per comporre questo scarto, cos come quello tra sessualit e parentela, i collettivi umani hanno tradizionalmente approntato dispositivi sociali (o arrangement)38 allo scopo di affrontare, gestire e codificare larticolazione di tali dimensioni. Ma laspetto pi interessante, che occorre sottolineare, che essi hanno avuto la funzione di aggirare, e se possibile evitare, che si ponesse la questione di un resto della generazione. Come spiega Boltanski,
in effetti, larticolazione di queste due dimensioni molto complicata, quale che sia il modello di societ. La sessualit non mai del tutto controllabile, n costantemente agganciata alla generazione. Di conseguenza, si pone invariabilmente il problema di ci che resta, di tutte le nascite non confermate. Esistono modelli differenti di arrangement. Il modello pi risolutivo larrangement con il Creatore: ogni essere generato secondo la carne gi confermato. Nellarrangement con la parentela la legittimit ancestrale che costituisce il punto centrale. Nellarrangement con lo Stato, che non mai stato completamente realizzato (e che comporterebbe una combinazione tra Malthus e leugenetica), invece lutilit a essere centrale39.

Osservati da questo punto di vista, i dispositivi che definiscono il rapporto tra sessualit e generazione si presentano come quadri predefiniti di legittimit e giustificazione, nonch come un insieme di procedure di evitamento40, il cui scopo di attenuare le contraddizioni. Allinterno di ciascun arrangement, gli esseri generati sono cos nella maggior parte dei casi adottati e socialmente confermati (Boltanski parla infatti di preconferma41), pur essendo tollerata una certa percentuale di pratiche abortive, infanticidi e abbandoni, che tuttavia rimane relegata a margine dello spazio pubblico ed esclusa dal novero delle legittimazioni condivise. Ci comporta che il problema della generazione e del suo resto, mantenuto in questo cono dombra (come un segreto di Pulcinella42), oltre a non assumere la forma di una contraddizione sociale altrimenti insostenibile, non ricada direttamente sui singoli individui, e soprattutto sulle donne;
38 Arrangement un termine che Boltanski prende a prestito da un articolo di Goffman del 1977, The arrangement between the sexes (per unedizione recente, in francese, si veda Id., Larrangement des sexes, Paris, La Dispute, 2002); su questo punto cfr. B. karsenti, Arranger linjustifiable, cit., p. 322. Vale forse la pena sottolineare come in inglese e in francese (nel calco italiano in modo meno immediato), nella sua accezione giuridica, esso designi una situazione in cui un conflitto o una controversia vengono discussi di fronte a unautorit terza. 39 M. Fssel, M.-O. Padis, a cura di, Contraintes et expriences de lengendrement. Entretien avec Luc Boltanski, in Esprit, 1, 2005, pp. 86-93, per questa cit. p. 88. 40 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 15, 7. 41 Ivi, p. 90, 73. 42 Ivi, p. 32, 21.

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che, anzi, risultano in un certo senso spossessate dal loro potere di conferma e trasmissione dellumanit, essendo predominante il ruolo svolto dalle istanze sovraindividuali. Come viene invece gestita la questione del resto nel quadro liberale? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, come sostiene Boltanski, la depenalizzazione (e/o la legalizzazione) dellaborto non ha risolto il problema. Ci che nellarrangement con il progetto genitoriale si tratterebbe di tenere fuori dal campo di visibilit e riconoscimento in cui laborto ha fatto ingresso, sulla spinta dei movimenti di rivendicazione dei diritti delle donne degli anni Sessanta e Settanta, la possibilit di non confermare gli esseri non progettati. In una cultura in cui linfanticidio, labbandono, cos come la mancanza di cura nei confronti dei nuovi nati, sono divenuti oggetto di riprovazione diffusa43, sono infatti questi ultimi, i nuovi esseri non nonumani, resi nel frattempo visibili dalle tecniche diagnostiche come nuovi soggetti sociali, a evidenziare le contraddizioni della produzione di nuovi esseri umani nellepoca del liberalismo. Daltra parte, anche nel quadro liberale, lideale di una generazione senza resto non mai del tutto venuto meno. Basti pensare che nel vocabolario dei movimenti femministi laborto era considerato una pratica marginale, residuale, data la progressiva diffusione delle tecniche contraccettive, da inquadrarsi, in ogni caso, come una scelta autonoma e responsabile delle donne in un pi ampio processo di liberazione e riappropriazione di s. Tuttavia, se osserviamo che cosa successo negli ultimi trentanni, la situazione non quella che alcune premesse lasciavano supporre. Anzich un aspetto residuale della generazione, laborto si rivelato una pratica funzionale, e persino centrale, dellarrangement dominato dallistanza del progetto: sia nel caso in cui tale progetto venga spostato nel tempo, distinguendo tra un progetto attuale, non realizzabile, e un progetto differito, a cui si dar corpo in futuro; sia che si metta [laborto] in conto a un progetto come si usa dire abortito, in quanto la convergenza di intenzioni necessaria, perch fosse dotato di una base autonoma e duratura, non ha potuto realizzarsi44. A ci si aggiunga che la depenalizzazione, pur costituendo un passaggio decisivo in un percorso di progressiva messa in visibilit e riconoscimento pubblico dellaborto, cos come di altre materie sociali45, difficilmente pu essere iscritta
Ivi, p. 143, 120-121. Ivi, p. 148, 125. 45 Cfr. L. Bifulco, O. de Leonardis, Sulle tracce dellazione pubblica, in Le politiche sociali. Temi e prospettive emergenti, a cura di L. Bifulco, Roma, Carocci, 2005, pp. 193-221, in part. pp. 196-200.
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nella prospettiva liberale della realizzazione di un individuo autonomo, a cui spetta la piena disponibilit del proprio corpo. Non fosse altro perch, come osserva karsenti, i precedenti arrangement (sebbene meno influenti) non sono certo scomparsi e, in particolare,
per ci che riguarda larrangement con lo Stato, tributario dellapparizione della forma societ opponibile alla famiglia e alla Chiesa, si pu anche dire che stato rimesso in campo esplicitamente, a partire dalla constatazione che la depenalizzazione non per nulla una privatizzazione, e che un controllo molto stretto pesa sulla pratica autorizzata. Ma esso non fornisce lo stesso sostegno di quando ci si poneva nellottica della generazione senza resto. Pi esattamente, ammettendo pubblicamente e legalmente che c un resto, che ogni essere generato non ipso facto destinato a nascere, si posto sulla scena ci che si era tenuto dietro le quinte. E, su questa stessa scena, la donna compare ormai sola, con tra le mani una decisione da prendere46.

Non deve dunque stupire che laborto rimanga al centro di discussioni spesso aspre e conflittuali. vero, per un verso, come sostiene Boltanski, che la tendenza a farne un mero problema di carattere medico, che ha fatto seguito alla depenalizzazione (privando tra laltro le donne di quei supporti collettivi allindividuazione e alla generazione su cui in precedenza potevano contare), tende oggi a cancellarne le tracce e a riprivatizzarlo, facendolo rientrare nellombra47. Per un altro, ci che invece emerso in piena luce il fallimento dellarrangement liberale nel risolvere le contraddizioni della generazione e, soprattutto, nel far fronte al deficit di giustificazione che attiene alla natura tragica dellaborto, come si evidenzia dalla difficolt di fondare la distinzione tra feti autentici (umani) e tumorali (non-umani) sul solo criterio della conformit al progetto genitoriale. Ora, questa analisi, che Boltanski sviluppa lungo il filo del resto e sintetizza nella formula di una legalizzazione senza legittimazione48, pur svolgendo un ruolo chiave sia nel mostrare gli aspetti irrisolti del rapporto generazione/aborto nel quadro liberale, sia nel saldare teoricamente i vincoli grammaticali con i dispositivi sociali di produzione di nuovi esseri umani, lascia aperte alcune questioni. Ne elenco tre, di tipo diverso. 1) Dellopzione avalutativa che caratterizza La condition ftale si detto fin dallinizio; cos come non vi sono dubbi che per Boltanski esistano numerose ragioni (di ordine etico tanto quanto prag46 47 48

B. karsenti, Arranger linjustifiable, cit., p. 333. L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 312, 270. Ivi, p. 259, 223.

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matico) che giustificano il diritto ad abortire49. Ci nonostante, sebbene il rischio che la tesi secondo cui laborto non legittimabile50 si presti a orientamenti politici e culturali volti a una sua delegittimazione non possa essere messo in conto al lavoro di ricerca, allo stesso tempo, esso non sembra adeguatamente contrastato dal punto di vista teorico. Non solo perch, in nome di unoggettivit di stampo weberiano, nel libro non si trovano esplicite prese di distanza al riguardo: anche se si potrebbe ricordare come, per Weber, da un approccio di tipo scientifico non ne discende in alcun modo che i giudizi di valore, in quanto essi si basano in ultima istanza su determinati ideali e sono perci di origine soggettiva, siano sottratti alla discussione scientifica in generale51. Ma soprattutto in quanto largomentazione di Boltanski, in alcuni passaggi, d limpressione di sottovalutare quellimportante patrimonio di esperienze, vocabolari e riflessivit acquisito su questo tema dagli attori sociali (e dalle donne, in primo luogo), che fa tuttuno con lassunzione della sua dimensione politica e pubblica. Basti pensare al capitolo destinato alla discussione sulle giustificazioni dellaborto, in cui le posizioni femministe svolgono in definitiva un ruolo piuttosto marginale. Con il risultato che principi come quelli dellautodeterminazione e della responsabilit, fondati sul riconoscimento di una soggettivit morale femminile imperniata sulla relazione, sulla potenzialit dellesperienza di essere contemporaneamente una e due, su una riappropriazione del corpo sessuato e potenzialmente fecondo52, siano scarsamente impegnati sul versante di un rinforzo della legittimit e di una regolazione leggera dellaborto. Al punto che, la stessa insistenza sul tema della rimozione e della cancellazione dellaborto dalla scena pubblica, su cui converge la parte conclusiva del libro, sembra accreditare lipotesi della possibilit di un rapido, quanto improbabile, dissolvimento di questo patrimonio collettivo. 2) Soffermare lattenzione su questultimo aspetto, ossia sugli arrangement come dispositivi sociali di rimozione e transfert delle contraddizioni che presiedono alla produzione di nuovi esseri umani,
M. Fssel, La chair et le social, cit., p. 82. L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 316, 274. 51 M. Weber, Die Objektivitt sozialwissenschaftlicher und sozialpolitischer Erkenntnis, 1904, trad. it., Loggettivit conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, in Saggi sul metodo delle scienze storico-sociali, a cura di P. Rossi, Torino, Edizioni di Comunit, 2001, pp. 147-208, per questa cit. p. 151. 52 T. Pitch, Un diritto per due. La costruzione giuridica di genere, sesso e sessualit, Milano, Il Saggiatore, 1998, p. 93.
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pu essere interessante anche per unaltra ragione. Interrogandosi sui rischi di uno scenario caratterizzato dalla cancellazione dellaborto, quello che Boltanski non dice che esso comporterebbe la scomparsa della contraddizione. Le due cose, evidentemente, non coincidono. Che ne , allora, nellarrangement centrato sul progetto, della contraddizione dellaborto? Per trovare una risposta a questa domanda occorre andare al cap. VII. infatti lanalisi fenomenologica, attraverso la quale Boltanski mette sotto osservazione il modo in cui le donne (in prima persona, nella propria carne) vivono e raccontano lesperienza dellaborto, a fornire unindicazione piuttosto precisa di tale transfert: ci che emerge in quelle pagine, infatti, che la donna il soggetto sociale che incarna le contraddizioni del dispositivo liberale della generazione53. Ora, se quello che dice Boltanski grosso modo sintetizzabile in questi termini, ci significa, non solo che sulle donne si concentra oggi tutto il peso della generazione e dei suoi aspetti irrisolti, ma anche, pi essenzialmente, che tale contraddizione sarebbe reperibile nel loro corpo54, inteso come ricettacolo, nutrice, e dunque come chra55. In questo senso, la fenomenologia del corpo-chra, che Boltanski contrappone al corpo-topos del pensiero liberale, costituisce un punto di osservazione privilegiato per valutare il nesso che intercorre tra il tema di carne e lanalisi del liberalismo. Senza contare che, in questa prospettiva, risulterebbe anche pi chiaro e fondato il rapporto tra analisi grammaticale e analisi fenomenologica, i cui punti di coincidenza, pi che avere del miracoloso come annota Fssel56 , trarrebbero origine dal nucleo stesso dellarrangement con il progetto. 3) La terza questione riguarda luniversalismo (esplicito, ma anche latente) di Boltanski, che rimanda sia al problema del resto sia a quello del liberalismo. Sullintrecciarsi di questi temi (ancora una volta, quelli di Paolo) occorrer evidentemente tornare, ma qualcosa si pu dire gi ora. Il problema del resto, in La condition ftale, non attiene solo alla discussione sullaborto, ma anche agli obiettivi e allepistemologia della ricerca. Lintento di Boltanski , infatti, da un lato, di individuare una logica suscettibile di integrare [i fatti, in un modello] in
53 M. Fssel, La chair et le social, cit., p. 83; F. keck, Comment les foetus sont devenus visibles, cit., p. 514. 54 La citazione qui una forzatura (si veda il contesto da cui stata estrapolata). Il senso, per, mi sembra lo stesso. 55 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 270, 231. 56 M. Fssel, La chair et le social, cit., p. 85.

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modo intelligibile e senza resto57; dallaltro, di superare la divisione tra le discipline che si occupano della natura (studiandone i caratteri invarianti, universali) e quelle che si occupano della cultura, a cui spetta, di solito e pi semplicemente , di fare linventario del resto58. Il capovolgimento di prospettiva che qui registriamo sulla questione del resto, nel passaggio dalloggetto alla teoria, sintomatico dellimpostazione levi-straussiana che, combinata con lapporto della linguistica, e del programma generativista di Chomsky, orienta significativamente la prima parte del libro59. Se teniamo tuttavia conto del percorso fatto, il quadro teorico che sembrava fare da sfondo allapproccio grammaticale non solo mutato, ma presenta alcuni elementi contrastanti. Perdendo le caratteristiche di una coppia concettuale neutra, la distinzione carne/parola sembra infatti aver depotenziato, o comunque ridimensionato, alcuni aspetti dellimpianto strutturalista di Boltanski, innanzi tutto il ricorso a vincoli di carattere universale. Allo stesso tempo, ricondotta alla sua matrice ontologica, tale distinzione non solo ha proficuamente perso certi tratti di rigidit iniziali, ma ha continuato a svolgere un ruolo chiave nellarticolare il campo dei temi e dei problemi propri di una sociologia della generazione. Dovremmo allora concludere che, sottraendo terreno allindividuazione di caratteri invarianti e universali della generazione, il percorso di Boltanski guadagni in chiarezza e linearit, risultando in definitiva pi incisivo? Questa strada richiede probabilmente di essere esplorata: anche perch, seppure in modo indiretto, essa chiama in causa il rapporto di Boltanski con il pensiero liberale; almeno se si ammette che il soggetto astratto e universale della teoria liberale dei diritti, su cui si converge lo sforzo critico del

L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 16, 7. Ivi, p. 25, 15. Sulluniversale degli invarianti di Levi-Strauss, ripreso da Boltanski, cfr. I. Thry, Avortement, engendrement et singularisation des tres humains, cit., pp. 499 ss. Anche la linguistica di Chomsky, volta allevidenziazione di una grammatica profonda, ossia di un sistema organico di regole a cui ricondurre gli aspetti morfologici e fonologici delle lingue storiche, svolge un ruolo importante a questo riguardo. infatti in analogia a tale impostazione che Boltanski definisce il rapporto tra grammatica e arrangement. Rifacendosi a riformulazioni critiche della teoria generativa standard, che hanno evidenziato la presenza di regole universali spesso incompatibili, Boltanski individua un modello interpretativo che, anzich escludere le contraddizioni, spiega come esse assumano la forma di compromessi nelle lingue particolari, oppure permangano allinterno del sistema come stati di tensione, se non come conflitti aperti. Il che implica che nessuna soluzione pienamente soddisfacente: come nelle metafore di Freud, le costrizioni scartate bussano alla porta della stanza da cui le si escluse, cos che in ogni grammatica c un fattore dinstabilit (Id., La condition ftale, cit., p. 348, 290). Lo stesso varrebbe, in sostanza, anche per le regole che presiedono alla generazione.
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libro, possa avere qualcosa a che fare con gli aspetti della ricerca appena evidenziati60. Nella logica delle considerazioni fatte, la discussione si sposta di nuovo sul piano della carne, dellesperienza della carne durante la gravidanza. La domanda : qual lantropologia della carne che, con lintroduzione del concetto platonico di chra, Boltanski contrappone a quella liberale? 5. Carne come chra Come si visto, al centro della riflessione di Boltanski si trova la messa a fuoco del paradosso della generazione. In sintesi: a) senza resto non si d umanizzazione; b) il resto non giustificabile. Questo paradosso, che evidenzia la presenza di una tensione (allo stesso tempo, irrisolta e costitutiva) allinterno del processo sociale della generazione, non venuto meno n con il riconoscimento pubblico dellaborto, n con i tentativi di giustificazione di impronta liberale che, richiamando largomento lockiano della propriet di s (e della privacy), oppure quello della libert61, hanno finito per interpretare
lo stato della gravidanza nei termini di un conflitto, nel quale i rispettivi diritti della madre e del feto sono messi sulla bilancia, con lintento di opporli, gerarchizzarli o stabilire tra loro un arbitraggio62.

Ci che fa innanzi tutto difetto a tali concezioni, secondo Boltanski, un dato antropologico di fondo, vale a dire che la generazione, cos come laborto, non coinvolge solo il corpo della donna, ma anche un altro corpo embricato in lei63; come viceversa emerge in modo consapevole dai racconti delle persone intervistate nel corso della ricerca (indipendentemente dal fatto che abbiano portato a termine o meno la gravidanza). Che in una ricerca sulla generazione e sullaborto non si parli quasi mai del corpo, e molto poco anche della sessualit, di per s
60 Nonostante Boltanski dichiari: Nellambito della sociologia benpensante, quando voglio fare imbestialire la gente dichiaro di essere universalista. E subito tutti pensano che io sia un reazionario, cfr. T. Vitale, a cura di, Una sociologia politica e morale delle contraddizioni. Intervista con Luc Boltanski, in Rassegna italiana di Sociologia, 1, 2006, pp. 91-116, per questa cit. p. 102. 61 L. Boltanski, La condition ftale, cit., pp. 232 ss., pp. 199 ss.; T. Pitch, Un diritto per due, cit., pp. 85 ss. 62 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 262, 225. 63 Ivi, p. 234, 201.

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indicativo. A maggior ragione, occorre cercare di capire in che modo nellindagine fenomenologica, il cui oggetto lesperienza che i soggetti fanno in prima persona (in carne e ossa si potrebbe dire), sia invece messa a tema, e discussa, la questione del corpo. Il tentativo di Boltanski sembra infatti duplice: da una parte, evidenziare la concezione antropologica sottointesa al liberalismo, cos come alle riflessioni sullaborto che sono maturate allinterno di tale quadro politico; dallaltra, individuare un concetto di corpo, e di soggettivit, in grado di rendere conto della particolare esperienza della gravidanza, in cui le dimensioni delluno e del due, dellidentit e dellalterit, dellautonomia e della dipendenza, tendono in qualche modo a sovrapporsi, implicandosi a vicenda. Linnesto della nozione di chra su quella di chair, che Boltanski attua a questo scopo, costituisce il punto nodale del ragionamento. Quello che in questo modo Boltanski vuole mettere in discussione una certa concezione della corporeit e della spazialit (la res extensa cartesiana), in base alla quale, nella gravidanza, la donna e il feto costituirebbero due soggetti distinti, separati, e potenzialmente in conflitto, quasi a prescindere dalla condizione dellessere intimamente luno dentro laltra che li caratterizza. Con lintroduzione dellidea di corpo-chra (che del concetto platonico riprende, in termini metaforici, sia limmagine della madre-nutrice, sia il carattere di luogo, o contrada, sottolineandone il duplice aspetto di contenente-contenuto), Boltanski pu meglio analizzare, e supportare dal punto di vista categoriale, le risultanze provenienti dalle interviste raccolte nel corso dellindagine empirica, anche in vista di una loro generalizzazione. A differenza di quanto avviene in alcuni tentativi di giustificazione che hanno assimilato il corpo della madre a una casa (protetta dal diritto alla vita privata o, se si vuole, nel linguaggio di Locke, alla propriet di s), nel quale un intruso farebbe irruzione chiedendo di essere accolto, riparato e nutrito64, considerato come chra, il corpo della gravidanza, anzich un mero contenitore, diventa un luogo di relazioni, dinamico e complesso, irriducibile alla soggettivit dellio e alla sua volont di rappresentazione e progettazione. Pi precisamente, nei termini di una fenomenologia della vita (e della nascita), che Boltanski riprende da henry, ci comporta che in nessun caso il generarsi della vita sia qualcosa di oggettivabile, neppure da parte della donna che lingloba e dalla cui carne indissociabile. In quanto autoaffezione, il venire allessere del vivente si d infatti in un sentire-provare64

Ivi, p. 249, 214.

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percepire originario la sensibilit nella sua struttura specifica , di cui costituisce, indissociabilmente, il contenuto che riceve e che laffetta65. Spostata su questo piano, la gravidanza diventa una condizione diversa da come siamo soliti pensarla. Non solo, in questa prospettiva, il corpo gravido il luogo del confronto tra le istanze contraddittorie dellIo e del S, della soggettivit e della carne, che trovano espressione negli stati contrastanti di pienezza e inquietudine, ma anche nelle percezioni ambivalenti del proprio corpo, riferiti dalle donne intervistate, e di cui Boltanski offre una lettura particolarmente ricca e articolata. Ci che soprattutto colpisce che, cos descritto, esso si caratterizza per una dinamica che implica, per un verso, unenfasi su aspetti fusionali, e di indistinzione, della relazione madre-feto, per un altro, il rapporto con un elemento inoggettivabile e indisponibile , in conseguenza della quale il corpo della donna, in un certo senso, si de-soggettivizza66, come sottolineato dallespressione con cui Boltanski riassume la riflessione sul corpo: diremo allora che chra un certo stato della carne che si realizza nella gravidanza67. Oppure, con le parole di una delle persone coinvolte nella ricerca, le corps il est l, cest lui qui vit, cest lui qui parle et il le sent et la sensation intrieure elle existe68. Se a questo si aggiunge che, insieme alla centralit che assume il tema della soggettivit (e della sua ridefinizione), ci che in tal modo viene in primo piano una sorta di slittamento della tesi-guida dellaborto come contraddizione, da elemento integrante del dispositivo di produzione di nuovi esseri umani, evidenziato dallanalisi grammaticale, a dilemma politico-morale che prenderebbe corpo, in senso stretto, nellesperienza delle donne, si comprende come la discussione inquadrata dal cap. VII vada ben oltre gli obiettivi di una fenomenologia della gravidanza e dellaborto, elaborata a partire dalle risultanze dellindagine condotta presso i servizi sociali, sanitari e ospedalieri dellle-de-France. Come per altro sembrerebbe confermare lanalisi del rapporto madre-feto riferita al corpo-topos:
La concezione dello spazio come topos si accorda con la problematica del liberalismo. In effetti, la dissociazione dellessere e del luogo [che lo contiene] necessaria perch il soggetto liberale possa essere costituito, nella sua autonomia, ossia
65 M. henry, Quest-ce que cela que nous appellons la vie, 1978, in Id., De la phnomnologie. Tome 1. Phnomnologie de la vie, Paris, Presses Universitaires de France, 2003, p. 49. 66 T. Pitch, Un diritto per due, cit., p. 20. 67 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 272, 234. 68 Ivi, p. 265, 227.

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indipendentemente dal contesto in cui si trova immerso, momentaneamente o stabilmente, in quanto detentore di diritti che gli sono attribuiti in proprio, quale che sia il suo ambiente, vale a dire di diritti soggettivi. Al contrario, definito nella sua dipendenza a una contrada, egli perde questa autonomia che lo costituisce, in quanto se stesso e non un altro, come soggetto di diritto69.

Se la contrapposizione topos-chra, secondo Boltanski, ha dunque immediate conseguenze politiche, come questultimo passaggio sullautonomia del soggetto quale presupposto della titolarit dei diritti evidenzia (ma occorrer capire meglio che cosa comporti discuterlo), meno scontata appare invece lopzione di lasciare da parte le implicazioni metafisiche70. In primo luogo, perch lintroduzione di categorie ontologiche in una ricerca che, seppure con tratti fortemente innovativi, si pone nel solco principale della riflessione delle scienze sociali richiederebbe maggiori giustificazioni. In secondo luogo, perch con la scelta di tenere sotto-traccia al testo il tema della sarx di Paolo, e di privilegiare un uso metaforico per quello platonico di chra, Boltanski sembra trascurare lopportunit di assegnare una pi ampia portata decostruttiva alla sua teoria della generazione. Basti pensare che, per Derrida, il nome di chra, nel Timeo di Platone, ha innanzi tutto la funzione di mettere in discussione le partizioni metafisiche (siano esse sensibile/intelligibile, mythos/logos, padre/figlio), ponendosi, allo stesso tempo, come spazio (o spaziatura) in cui ha luogo listituzione e la destituzione dellordine stesso della polarit71. In questo senso, chra questa madre strana, che d luogo senza generare, come la definisce Derrida72 , nome privo di referenti, e quindi contrassegnato dallimpropriet, intorno al quale ruotano i temi della generazione, del ghenos e della differenza sessuale, costituisce un terzo genere (che non n questo n quello, e neppure questo e quello); di cui non difficile scorgere la sostanziale simmetria con la sarx di Paolo, cos come con i suoi effetti di decostruzione delle categorie tradizionali del pensiero. Ora, se consideriamo che uno degli esiti pi rilevanti di La condition ftale consiste nel fatto di situare la generazione, quale tema di ricerca per la sociologia, nel punto di articolazione dei suoi diversi piani (umano/non-umano, biologico/sociale, singolarizzazione/classificazione), forse possibile ipotizzare che il tema della chair (come
Ivi, p. 271, 233. Ibidem. 71 J. Derrida, Chra, 1993, trad. it., Chra, in Id., Il segreto del nome. Chra, Passioni, Salvo il nome, a cura di G. Dalmasso e F. Garritano, Milano, Jaca Book, 1997, pp. 41-86, per questa cit. p. 50. 72 J. Derrida, Chra, cit., p. 83.
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sarx e chra), pi che sul versante della relazione fusionale madrefeto e delle contraddizioni della carne, avrebbe potuto essere pi efficacemente spinto nella direzione di una radicale messa in discussione delle categorie analitiche e interpretative. Con il vantaggio di evitare, limitare o contenere alcuni dei problemi che caratterizzano soprattutto la parte conclusiva della ricerca. 6. Aporie della carne/aporie del liberalismo Tirando le fila del discorso, mi sembra si possa dire che nellimpostazione teorica de La condition ftale vi siano due aspetti, strettamente collegati, che sollevano un certo numero di interrogativi. Il primo riguarda il concetto di corpo emerso dalla lettura fenomenologica della gravidanza, allinterno di una pi ampia riflessione sulla carne; il secondo la critica di Boltanski alla concezione liberale dei diritti. A fare da trait dunion la questione del montaggio antropologico dellOccidente (vale a dire il problema del soggetto), nella sua versione liberale, nonch delle sue interazioni con il cristianesimo. Come ha sottolineato Supiot73, alla base della cultura giuridica occidentale si trovano le nozioni di individuo, soggetto, persona. Tuttaltro che universali, queste nozioni suppongono quella di imago dei luomo concepito a immagine di Dio74 e sono state integraA. Supiot, Homo juridicus, cit. Con la formulazione, molto efficace, di Supiot: Come lui [Dio], [luomo] un essere uno e indivisibile; come lui, un soggetto sovrano, dotato della potenza del Verbo; come lui, infine, una persona, uno spirito incarnato. Tuttavia, concepito a immagine di Dio, luomo non Dio. La sua particolare dignit non procede da se stesso, ma dal suo Creatore, e la condivide con tutti gli altri uomini. Da cui lambivalenza di questi tre attributi dellumanit che sono lindividualit, la soggettivit e la personalit. Come individuo, ogni uomo unico, ma anche simile a tutti gli altri; come soggetto, sovrano, ma anche assoggettato alla Legge comune; come persona, spirito, ma anche materia (ivi, p. 48). La riflessione di Supiot, gi richiamata (cfr., infra, nota 22), pur fornendo un contributo interpretativo di rilievo per i temi discussi in questo articolo, si distanzia da quella qui privilegiata su un punto chiave, ossia per il fatto di analizzare processi e dinamiche di secolarizzazione del diritto in mancanza di unesplicita teoria della secolarizzazione. Non a caso, lindividuazione del trend di una rifeudalizzazione dei legami contrattuali, cos come la polemica anti-scientista che percorre il libro, non sono esenti da una connotazione umanistica e vagamente nostalgica, a scapito di uninterpretazione pi radicale di tali processi (in altri termini, non chiaro, in Supiot, che cosa significhi ripensare il tema del Terzo, o della terziet della legge, in versione secolarizzata). Viceversa, nella prospettiva qui assunta, la secolarizzazione non un aspetto contrario, bens costitutivo, del cristianesimo (e del pensiero che prende le distanze dalla metafisica come onto-teologia). In questo senso, come scrive Vattimo, risalire alle archai che hanno retto le metafisiche del passato, e che sono lo sfondo storico da cui proveniamo giacch non possiamo neppure buttarle via come errori, posto che non abbiamo altre archai da sostituirvi significa anche riconoscerle nella loro storicit e contingenza. Riconoscerle, attribuendo loro valore, ma cos anche assumerle in un senso debole che non le condanna alloblio, ma le lascia
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te nel vocabolario e nella riflessione moderna sui diritti, nonch in una corrispondente idea di corpo come luogo di sintesi della singolarit, dellautonomia e della sovranit del s. Questa concezione di corpo-individuo, che Boltanski identifica con quella di corpo-topos (o corpo-sostanza), non appare tuttavia adeguatamente contrastata, n messa in discussione, dallanalisi fenomenologica. Ci che pi si frappone alla messa a tema della dualit che caratterizza la relazione madre-feto la mancata discussione del dualismo introdotto con la distinzione carne/parola. Sebbene, com emerso dallanalisi della nozione di resto, Boltanski ne incorpori importanti elementi decostruttivi, il suo tratto implicito continua a lavorare e a scavare sotto-traccia al testo, un po come se si trattasse di una talpa75, la cui presenza viene segnalata dai piccoli cumuli di terra (o di difficolt) che possiamo scorgere in superficie. Tant che, a ben vedere, la nozione di corpo e di soggettivit che la discussione su chra ci consegna non sembra prendere del tutto congedo dallidea liberale di un soggetto universale, autonomo, normativo, assunto come punto di riferimento dallodierna riflessione sui diritti, finendo cos, paradossalmente, per attingere ad alcuni dei suoi stessi presupposti. Un indizio di questa situazione lo si pu trovare nella nozione di feto tumorale76. Oltre che infelice, e probabilmente incongrua, rispetto al vissuto delle donne, questa nozione, che Boltanski oppone a quella di feto autentico, con lintento di evidenziare il carattere arbitrario della conferma (o meno) degli esseri umani secondo la carne nellarrangement con il progetto, problematica sotto vari punti di vista. In primo luogo, perch la correlazione gravidanza-malattia e fetotumore, che Boltanski esplicita nel cap. VII, sottolineando il carattere ontologico del feto come accidente (in quanto elemento fortuito, non essenziale, esteriore, [che] saggiunge al S senza alterarne la natura) ed esperienza insolita e incomprensibile [trange] della carne77, contraddice quelle istanze della soggettivit richiamate dalla riflessione sul corpo-chra (il suo essere al di qua delle distinzioni interno/esterno, contenente/contenuto, soggetto/oggetto, s/altro), ricalcando in tal modo lo schema di un corpo maschile, sterile-infevalere come pure eredit, senza laura sacrale che le tradizioni hanno spesso preteso di avere (Id., Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica, diritto, Milano, Garzanti, 2003, p. 161, corsivo mio). 75 Oltre che intuitivamente immediata, limmagine della talpa ha svolto un ruolo importante nella tradizione filosofica. Basti pensare, per esempio, alla vecchia talpa di Bataille, nel suo studio su Nietzsche, oppure a quella evocata da Gadamer nel commento a una poesia di Celan (Von Ungetrumtem getzt). 76 Per questa nozione, cfr. L. Boltanski, La condition ftale, cit., in part. i capp. V e VI. 77 L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 275, 236.

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condo e, perci stesso, sano, assunto come norma. Come in questo testo:
lesperienza della carne gravida pu anche imporsi non nel modo della pienezza ma in quello dellinquietudine, oppure oscillare, con successioni pi o meno rapide, tra questi due sentimenti. La gravidanza allora sperimentata come lo sarebbe una malattia, non soltanto a causa dei malesseri che laccompagnano, soprattutto allinizio (nausea, stanchezza, problemi digestivi, ecc.), ma anche per il fatto stesso di costituire una condizione insolita e incomprensibile [trange particularit], una sorta di proliferazione di una carne estranea nel tessuto della propria carne78.

In secondo luogo, e pi essenzialmente, perch lipotesi alternativa di un corpo-relazione, e quindi, in un certo senso, di una persona duale, o corporativa, definita da legami di reciprocit e dai rapporti sociali che la istituiscono come quella che gli antropologi individuano, per esempio, nella cultura del popolo kanak (Melanesia), allinizio del XX secolo , stata storicamente alternativa alla concezione, o meglio allinvenzione, cristiana del corpo, inteso come corpo-individuo, presupposto dal soggetto moderno. Viceversa, per la cultura kanak, nella definizione di persona, la parit gioca il ruolo di ununit di base: due non costituito dalla somma di due unit, al contrario uno che una frazione di due, e rappresenta non lunit semplice, ma ci che resta di una dualit frammentata79. per questo motivo che ci si pu
rivolgere a una donna, anche non sposata, con un termine designante una speciale forma di collettivit grammaticale chiamata duale, che la lega al suo bambino a venire (si tratta di una categoria di numero, come il singolare e il plurale). Anche se non lha ancora messo al mondo, egli costitutivo della sua persona, e si pu rivolgersi a lei dicendo voi due80.

Ma laspetto forse pi interessante di uno sguardo esterno (o antropologico) alla nozione di corpo, e di individuo, integrata dal diritto moderno81 che, come ha mostrato Breton, ci che, dunque, il cristianesimo ha apportato [] il corpo82. Questo apparente paradosso, che Breton mette in evidenza richiamando lattenzione su una sorta di scena primaria dellantropologia, mi sembra particolarmente pertinente al nostro discorso, e per pi di una ragione.
Ivi, p. 281, 241, corsivo mio. Stph. Breton, Vous nous avez apport le corps, in Esprit, 6, 2006, pp. 45-62, per questa cit. p. 47. 80 Ibidem. 81 A. Supiot, Homo juridicus, cit., p. 49. 82 Stph. Breton, Vous nous avez apport le corps, cit., p. 51.
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La cornice tra le pi classiche: siamo in Nuova Caledonia, secondo decennio del Novecento. Al termine di una seduta di lavoro, in lingua houalou, in cui stanno traducendo [] [!] la Lettera ai Romani83, lantropologo-missionario Maurice Leenhardt chiede al suo informatore e traduttore indigeno Boesoou Erijisi se lapporto del suo insegnamento sia stato in definitiva la nozione di spirito. La risposta spiazzante di Boesoou come anticipato che, al contrario, si trattato del corpo. Dellampia discussione antropologica che ha fatto seguito a questo breve dialogo, mi interessa riprendere brevemente solo due considerazioni. La prima che la nozione di duale, e il relativo scambio di battute tra Leenhardt e Boesoou, non mette in evidenza una sorta di mentalit primitiva indigena, poco incline allindividuazione o alla distinzione di esseri e cose dai loro collettivi, bens che le concezioni del corpo sono altrettanto normative di quelle della persona, e dipendono dalla grammatica sociale in uso84. La seconda che la sottigliezza della risposta di Boesoou consiste in due aspetti. Da una parte, nel trattare il punto di vista occidentale sul corpo come una credenza indigena tra le altre: ci che il dialogo mette in scena infatti un Boesoou-antropologo che illustra a un Leenhardt-indigeno il contenuto della propria credenza, ossia la centralit del corpo, e non quella dello spirito85. Dallaltra parte, nellevidenziare come il corpo pensato dal cristianesimo (non certo quello del mondo kanak) sia in realt un corpo-mutilato: innanzi tutto della sua relazione con lo spirito, ma anche da fasci multipli di relazioni sociali86, cos che la nozione di corpo-individuo, autonomo e sovrano di s, che ne derivata, fa tuttuno con il dualismo sarx/pneuma e la sua interpretazione metafisica87. Se teniamo conto di queste considerazioni, allora pi propriamente unidea di corpo e di soggettivit mutilata, in quanto slegata dal sistema di relazioni e appartenenze, cos come dalle determinazioni biologiche, storiche e culturali (o bio-politiche, in senso stretto)88 che la istituiscono, che sembra fare da supporto alla nozioIvi, p. 52. Ivi, p. 50. Ivi, pp. 52-53. 86 Ivi, p. 46. 87 In realt, come scrive Breton, Boesoou restituisce a Leenhardt una riflessione ancora pi complessa. Vale a dire, che il corpo la verit del cristianesimo (ivi, p. 54); non per nellaccezione del corpo-sostanza della metafisica, bens in quella del corpo-relazione istituito dalla relazione tra Dio e luomo, ossia dallincarnazione. In questo senso, Boesoou, oltre che antropologo, un fine teologo, pi vicino a Vattimo e Agamben che a Leenhardt. 88 Ossia in senso foucaultiano. La questione del rapporto di Boltanski con la riflessione di Foucault ovviamente centrale, ma anche cos ampia e complessa da richiedere una discussione a parte. Su questo punto si veda F. keck, Comment les foetus sont devenus visibles, cit.
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ne di feto tumorale, e che riaffiora anche in altri punti nodali di La condition ftale. Per altro, c almeno un ulteriore punto di osservazione da cui considerare la ripresa, da parte di Boltanski, di elementi riconducibili al liberalismo. Mi riferisco allimpianto costruttivista ( la Rawls89) che, insieme allo strutturalismo e alla linguistica, informa la grammatica messa a punto nel cap. II. Nella prospettiva di un approccio procedurale alla generazione, la selezione tra feti autentici e tumorali, umani e non non-umani, deve infatti soddisfare un vincolo di nondiscriminazione. A questo scopo, come sottolinea Boltanski
occorre che sia operata sotto un velo di ignoranza (il che coincide con il fatto che il feto , o lo era fino a tempi recenti, un perfetto sconosciuto), cio senza tenere conto delle propriet attribuibili preliminarmente agli esseri secondo la carne eletti, di cui non sarebbero in possesso degli esseri secondo la carne scartati90.

Questa situazione ipotetica, immaginata da Boltanski, ricalca quella originaria in cui si trovano i partecipanti allesperimento di Rawls, che devono raggiungere un accordo su determinati criteri di giustizia senza conoscere la propria posizione sociale, ossia senza tenere conto dei propri interessi. Sebbene tale modello sia ispirato a una concezione inclusiva, partecipativa ed egualitaria del contratto sociale (o della comune umanit, nel caso del modello procedurale della generazione) che punta sulla dimensione cooperativa degli attori sociali, unanalisi pi attenta, come quella proveniente dal patrimonio della riflessione femminista sui diritti, ne ha evidenziato alcuni limiti. Come ha mostrato Martha Minow91, il modello astratto di Rawls, analogamente ad altri approcci contrattualistici che si ispirano alla tradizione politica liberale, ne condivide alcuni presupposti. Il profilo del soggetto che partecipa alla definizione euristica del contratto sociale coincide infatti, ancora una volta, con quello delladulto, maschio, bianco, che si riconosce nella razionalit e nelle credenze dellOccidente, le cui caratteristiche costituiscono sia un prerequisito dello stato di natura di partenza, sia lo standard di riferimento per la definizione di profili non omogenei e/o differenti. Tuttavia, per il nostro tema, laspetto pi interessante costituito da due ulteriori argomenti critici proposti da Minow. Il primo che lo schema di Rawls presume che gli attori che si trovano a operare sotto il velo di ignoranza (gruppo A), facendosi portatori di un punto di vista
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L. Boltanski, La condition ftale, cit., p. 355, 297. Ivi, p. 81, 65-66. M. Minow, Making All the Difference, Ithaca, Cornell University Press, 1990.

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universalistico e non situato, di fatto non coincidano con coloro che stanno peggio (gruppo B). Il secondo che, per questa stessa ragione, le persone che appartengono al gruppo A non sono probabilmente in grado di comprendere il punto di vista di chi appartiene al gruppo B92. Cos che questo approccio, pur prendendo le distanze dalle ipotesi utilitaristiche, finirebbe per condividere ancora troppi assunti dellimpianto liberale, per rispondere alle esigenze della differenza e dellinclusione sociale. Se ribaltiamo questi rilievi critici sul modello procedurale della generazione, che cosa ne ricaviamo? A me sembra interessante annotare, in forma di conclusione, qualche breve considerazione. La prima sottolineatura riguarda il ruolo che Boltanski attribuisce alla selezione degli esseri umani in ingresso: con il rischio sia di contraddire le dinamiche relazionali madre-feto evidenziate dalla riflessione su chra, sia di attribuire al feto lo status di persona a tutti gli effetti, e di riproporre cos il modello liberale di due diritti soggettivi tra loro in conflitto. Anche se, come annota Thry,
difficile concepire i feti in gestazione come entranti che bussano alla porta della vita, dal momento che non sono veramente dissociabili dalla loro madre che nella e con la nascita, oppure con laborto, che una gestazione interrotta93.

Laltro lato della questione riguarda invece il punto di vista di chi si pone linterrogativo su come legittimare la selezione degli esseri umani futuri. Coerentemente con limpostazione procedurale, Boltanski individua tale sguardo in quello dello spettatore imparziale di Adam Smith (che, se interiorizzato, pu coincidere con quello di una madre che osservi dallesterno il processo di generazione che la coinvolge, oppure la sua interruzione). Ma tale scelta non finisce forse per supporre, anche in questo caso, che il vincolo di non discriminazione sia in definitiva soddisfatto adottando il punto di vista di un soggetto che non la madre (basti pensare al criterio dellarbitrariet), e che probabilmente, per questa stessa ragione, non in grado di comprendere il suo punto di vista (vale a dire la relazione madre-feto sintetizzata nellesperienza del corpo-chra)?
92 Christopher Nolan un ragazzo di cui si sono occupati i media in quanto, pur essendo completamente paralizzato, con leccezione di alcuni muscoli del collo, ha scritto un libro. Nel corso di unintervista, un giornalista gli ha chiesto: Qual la prima cosa che vorresti fare se potessi lasciare la tua carrozzella?. Nolan ha risposto: Tornarci immediatamente (ivi, p. 155). Minow considera questa risposta uneccellente esemplificazione della differenza che, nel caso specifico, intercorre tra il punto di vista di una persona che vive la disabilit e quello di una che pu disporre liberamente del proprio corpo e, pi in generale, tra quello di chi in posizione di svantaggio e quello di chi in posizione di vantaggio. 93 I. Thry, Avortement, engendrement et singularisation des tres humains, cit., p. 496.

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Dopo tutto, non anche quello che lascerebbe supporre la correlazione schiavit-aborto che Boltanski propone a conclusione della sua ricerca, non senza il rischio di avallare forme di delegittimazione politica delle pratiche abortive?
La situazione di oggi assomiglia in questo senso a quella che si stabilita, quasi duemila anni fa, quando il carattere inevitabile e naturale della schiavit, vale a dire la ripartizione, data per scontata, degli esseri umani in due classi dotate di uno statuto di umanit radicalmente ineguale sul quale riposava il funzionamento di un impero , stato messo in questione94.

Trovandoci a fare i conti con una tesi politicamente tanto scomoda, in cui riemerge il tema della schiavit introdotto dalle categorie di Paolo, perch allora non riprendere il nesso schiavit-aborto, distorcendone per il senso, e sottolineando i limiti, in entrambi i casi, di un approccio volto a privilegiare solo formalmente il punto di vista di chi, come le donne nel dispositivo della generazione, si trova in una situazione di svantaggio? Gli esempi, dal punto di vista storico, non mancano. Come sottolinea Martha Minow, sufficiente pensare alla Costituzione degli Stati Uniti, che
un documento prodotto attraverso un indiscutibile processo di esclusione. La Convenzione per la Costituzione ebbe un limitato gruppo di partecipanti: non solo non erano presenti donne, nativi americani o neri, ma neppure persone prive di salute o privilegi.

Non casualmente, come si comprende,


la Costituzione che fu approvata attraverso questo processo conserv la schiavit e riserv la partecipazione politica ai maschi bianchi liberi95.

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L. Boltanski, La condition ftale, cit., pp. 331-332, 287-288. M. Minow, Making All the Difference, cit., p. 149.

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U a c c c

Fig. 1 Ebrei partizione trazionale divisione della divisione Es Ec non-Ec non-Es non-Ebrei

resto messianico Fig. 2

non non-Ebrei

non non-Ebrei

Umani

non-Umani

Up Uc non-Uc

non-Up

resto Fig. 3

non non-Umani non non-Umani

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