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Capitolo 12

DIPOLI ED ANTENNE FILIFORMI

12.1

Elemento di corrente elettrica

E' la sorgente con la quale Hertz comp i suoi celebri esperimenti sulla generazione delle onde elettromagnetiche. Nella versione di Hertz esso costituito da un filo di lunghezza d, che collega due sferette. Queste si comportano come le armature di un condensatore, su cui sono localizzate due cariche oscillanti q e -q. Le sferette (che possono essere sostituite da altre strutture analoghe) si caricano e scaricano attraverso il filo, in cui fluisce la corrente I. Poich le cariche localizzate sul filo sono trascurabili, la corrente pressoch uguale in tutte le sezioni ed data da I=jq. Il momento elettrico risulta pari, come gi notato in un precedente paragrafo, a I d iz = J dV iz. La soluzione completa di questo problema gi stata ottenuta al Capitolo 8 (vedi la (8.27)) per quanto riguarda il potenziale vettore ed anticipata nelle sue linee essenziali nel paragrafo 9.1 per ci che concerne le espressioni complete del campo elettromagnetico; riprendendo le espressioni si ha:
M = I d i z = I d (cos i r sen i )

(12.1a)

conM = J dV per corrente volumetrica conM = JS dS per corrente superficiale conM = I d per corrente lineare e j k r A = Id i 4 r z e jk r = Id (cos i r sen i ) 4 r (12.1b)

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dove si sfruttata la relazione fra i versori iz, i e ir in un riferimento sferico, con origine al centro del dipolo e asse polare coincidente con il suo asse. Poich le dimensioni del dipolo sono molto minori della lunghezza d'onda, la zona di radiazione inizia intorno a r = 10 . Per tale zona di radiazione possibile utilizzare la (12.1a) unitamente alle (9.21a) e (9.21b) del capitolo 9 per ricavare direttamente le espressioni di E e di H. Volendo calcolare il campo a distanze anche minori, si devono utilizzare le (8.2) ed (8.11) e procedere come visto nel paragrafo 9.1, ottenendo Er 1 jk r = M j 2 3 e cos 2 4 r 2 r 1 jk r 1 = M j + j 2 3 e sen 2 8 r 2 r 4 r 1 1 jk r = Mj + sen e 2 r 4 r2
= 0 H = Hr = 0

(12.2a)

(12.2b)

H
E

(12.2c) (12.2d)

Nella zona di radiazione i termini in 1/r2 ed in 1/r3 sono trascurabili. In questa zona le uniche componenti significative sono: M e j r (12.3a) H j sin i r 2 M e jr (12.3b) sin E +j i 2 r Le (12.2a-d) mostrano che le linee di forza del campo magnetico sono circonferenze con centro sull'asse del dipolo, giacenti su piani perpendicolari al dipolo. Il campo magnetico trasversale rispetto alla direzione di propagazione. Il campo elettrico invece, giace su piani passanti per l'asse del dipolo e ha componente radiale non nulla; nella zona di radiazione, per, essa diviene trascurabile rispetto a E. Dunque l'onda di tipo TM, ma tende a divenire TEM a grande distanza. L'intensit di radiazione data da (vedi Tabella 2 del cap.10): Ir = M2 sen 2 8 (12.4)

Pertanto il diagramma di radiazione simmetrico rispetto all'asse del dipolo. Il suo andamento su di un piano passante per l'asse mostrato in Figura 12.1. L'intensit di
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Dipoli ed antenne filiformi

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Figura 12.1

radiazione massima in direzione perpendicolare al dipolo e nulla in direzione dell'asse. Si gi vista, nell'equazione (9.9), l'espressione del flusso del vettore di Poynting attraverso una sfera di raggio r con centro nell'origine, che qui riportiamo:

Ps + j Q s =

M 2 3 1 j 3 3 3 8 r

In prossimit del dipolo, lo sfasamento fra campo elettrico e campo magnetico di circa /2, cosicch la parte immaginaria del vettore di Poynting molto maggiore della parte reale. In particolare, il segno della potenza reattiva negativo, indicando che la densit di energia elettrica, nell'intorno del dipolo, prevale rispetto alla magnetica; si giustifica quindi anche in tal senso il nome di dipolo elettrico per l'elemento di corrente considerato. La densit della potenza reattiva, che nella zona di radiazione trascurabile rispetto a quella della potenza attiva, diviene preponderante in prossimit del dipolo. Questi risultati, validi per tutte le sorgenti di piccole dimensioni, giustificano il nome di zona dei campi reattivi dato alla regione che si estende fino a r = 10 . Sebbene il campo vicino non contribuisca alla potenza irradiata, esso rappresenta tuttavia un accumulo di energia magnetica ed elettrica nello spazio immediatamente circostante l'antenna e rende ragione della parte reattiva dell'impedenza vista dai morsetti d'ingresso dell'antenna. Quindi, a parte i problemi per il calcolo dell'impedenza, il campo vicino non ha grande interesse. La potenza irradiata pu essere ottenuta tramite la (9.31): Pr  = M 2 3 = d 2 2 I 3 (12.5)

Siccome d , potenze irradiate significative possono aversi solo con correnti piuttosto intense. Ad esempio se d/ =1/10, per irradiare 100 W nel vuoto bisogna avere una corrente di circa 5 A. Dalla (9.46) e dalla (12.5) si ottiene immediatamente la resistenza di radiazione per il dipolo hertziano: Rr = 80
2 d 2

(12.6)

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essendo d la lunghezza del dipolo, che coincide praticamente con l'altezza efficace. Dall'espressione dell'intensit di radiazione e della potenza si ottiene: D = 1.5 (12.7)

Il diagramma di radiazione corrisponde alla funzione sin2 . La direttivit del dipolo molto bassa. Ci dipende dal fatto che, escludendo le direzioni prossime all'asse, la radiazione distribuita piuttosto uniformemente. Il vettore di polarizzazione coincide con i, a parte un termine di fase dipendente dalla fase della corrente di alimentazione. Dunque la polarizzazione lineare. Poich il rapporto (d/) piccolo (minore di 1/10), la resistenza di radiazione dell'ordine degli ohm o delle frazioni di ohm. Con valori cos piccoli, la potenza dissipata pu non essere trascurabile rispetto a quella irradiata. Dunque il dipolo hertziano spesso un'antenna a bassa efficienza, specie quando (d/) molto piccolo. Infine possibile mostrare come, nella zona d r in cui i termini dominanti sono quelli con le potenze pi alte di r, il campo elettrico ed il campo magnetico sono formalmente identici ai campi generati da un dipolo statico e da un elemento di corrente continua rispettivamente. Pertanto, in prossimit del dipolo, il campo elettrico ed il campo magnetico oscillano in fase, il primo con le cariche, l'altro con le correnti. Quando un campo variabile nel tempo ha andamento molto prossimo a quello di un campo stazionario, viene detto quasi stazionario. Troviamo ora l'area efficace del dipolo elementare: per antenne filiformi, l'altezza efficace coincide ai fini pratici con la lunghezza geometrica, per cui, in condizioni di adattamento al carico e alla polarizzazione, la tensione a vuoto, V, ai capi del dipolo usato come antenna ricevente data da:
V = E d

(12.8)

D'altra parte, nell'ipotesi di adattamento perfetto, la potenza ricevuta legata a tale tensione dalla relazione: Pr = V2 4 Rr (12.9)

e quindi, ricordando la definizione (9.50) dell'area efficace, si ottiene: d 2 A eff = 4 Rr  Ora, sostituendo l'espressione della resistenza di radiazione (12.6), si ha: A eff = 3 2 8 (12.10)

(12.11)

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Assumendo infine che l'antenna sia ideale e priva di perdite, per cui il guadagno pu essere confuso con la direttivit e posto pari a G = 3/2, si ricava la relazione : A eff = 2 G 4 (12.12)

Si visto che la relazione fra area efficace e guadagno, trovata per il dipolo, universale e quindi essa valida per qualsiasi tipo di antenna.

12.2

Elemento di corrente magnetica o spira elementare

Un'altra sorgente molto semplice costituita da una spira circolare di raggio a in cui circola una corrente sinusoidale I, uguale in tutte le sezioni della spira. Per studiare il campo conviene usare un sistema di riferimento con origine al centro della spira e asse polare coincidente con il suo asse. La densit di carica diretta secondo i, ma non dipende da ; quindi essa solenoidale e la densit di carica nulla e con essa il momento di dipolo elettrico. D'altra parte, definita una spira elementare di corrente di area S tale che I S rimanga costante quando S0, il principio di equivalenza di Ampere afferma che una spira elementare di corrente equivalente ad un dipolo magnetico, ortogonale al piano della spira e di verso tale che la corrente si avviti lungo il verso del dipolo; l'intensit del dipolo pari a I S. Questo vale nel caso statico; nel caso dinamico di corrente sinusoidale si ha un dipolo magnetico oscillante, detto anche dipolo magnetico di Hertz. Cos come ad un dipolo ordinario di Hertz corrisponde un elemento di corrente di conduzione, al dipolo magnetico di Hertz deve corrispondere un elemento di corrente magnetica: questo il caso pi semplice di sorgente magnetica. Utilizzando il teorema di dualit, le espressioni per i campi sono: 1 jk r 2 1 (12.13a) = a I +j 2 e Hr cos r3 r 2 H = 1 jk r 1 2 a I 2 + j + sen e 2 r2 4 r3 r 1 a2 I j 2 e jk r sen 2 r2 r
E = Er = 0

(12.13b)

E
H

(12.13c) (12.13d)

= 0

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Nella zona di radiazione i termini in 1/r2 ed in 1/r3 sono trascurabili. In questa zona le uniche componenti significative sono: H E 2a 2 2 e jk r I sen i r (12.14a)

2a 2 ejk r I sen i r 2

(12.14b)

Le (12.14) mostrano che le linee di forza del campo elettrico sono circonferenze giacenti su piani paralleli alla spira con centro sul suo asse. Inoltre si nota come, rispetto al caso di dipolo elettrico, i ruoli giocati da campo elettrico e campo magnetico sono stati scambiati. Tuttavia l'intensit o il diagramma di radiazione e la direttivit non sono mutati; infatti l'intensit di radiazione data da: Ir 2 a 4 2 I sen 2 = 32 (12.15)

Pertanto il diagramma di radiazione identico a quello del dipolo. L'intensit di radiazione massima sul piano della spira e nulla in direzione dell'asse. La potenza irradiata pu essere ottenuta tramite la (12.15): Pr = 2 a 4 2 I 12 (12.16)

Siccome a , anche nel caso della spira per irradiare potenze significative sono necessarie correnti molto intense. Ad esempio se 2 a / = 1/10, per irradiare 100 W nel vuoto bisogna avere una corrente di circa 100 A. Paragonando questo risultato con quello trovato per un dipolo elettrico della stessa lunghezza, si vede che, a parit di potenza irradiata, la corrente nella spira deve essere molto pi intensa di quella che si ha nel dipolo elettrico. Cio a parit di corrente l'irraggiamento della spira molto pi debole di quella del dipolo. La (12.16) permette anche di capire perch nello studio dei circuiti a bassa frequenza lecito ignorare l'irraggiamento. Ad esempio se si considera una spira di diametro 1 m in cui circola la corrente di 1 A alla frequenza di 50 Hz ( = 6000 km), la potenza irradiata assolutamente insignificante (7.2 10-24 W). Si ottiene pure la resistenza di radiazione e la direttivit per il dipolo magnetico: Rr = 20
2 2 a 4

(12.17)

D=1.5

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La resistenza di radiazione della spira molto piccola perch essa dipende dalla quarta potenza della lunghezza della spira rispetto alla (ad esempio, se 2 a / = 0.2, la resistenza di radiazione di circa 0.3 ). Pertanto l'antenna a spira ha bassa efficienza. Se si utilizzano N spire, la resistenza di radiazione aumenta come N2. Spire elementari sono spesso usate come antenne riceventi per radio portatili. Sebbene siano poco efficienti, esse forniscono prestazioni accettabili perch si dispone in genere di elevati livelli di segnale. Naturalmente le spire elementari sono raramente usate come antenne trasmittenti; il guadagno infatti molto basso perch la resistenza ohmica del filo generalmente molto maggiore della resistenza di radiazione e quindi il rendimento molto basso.

12.3

Elemento di Huyghens

Si tratta dell'accoppiamento tra un dipolo elettrico e un dipolo magnetico, disposti ortogonalmente fra loro e alimentati in modo opportuno. Il rapporto tra i due momenti, magnetico ed elettrico, deve essere pari all'impedenza intrinseca . L'importanza di questa antenna risiede soprattutto nel suo significato fisico; essa infatti riconducibile, tramite il teorema di equivalenza, alla sorgente rappresentata da una porzione infinitesima (cio le cui dimensioni sono piccole rispetto a ), ds, di un fronte d'onda piano e uniforme. In essa il campo elettrico e magnetico risultano ortogonali fra loro e il campo da essi prodotto equivalente a quello generato da due correnti superficiali, una di tipo elettrico ed una di tipo magnetico, anch'esse orientate ortogonalmente. Infatti sull'areola vanno disposte correnti superficiali:
Js JmS = i z H0 = H0 iy = E 0 ix

(12.18a) (12.18b)

= iz E 0

a cui corrispondono un dipolo magnetico, polarizzato secondo ix e di corrente magnetica totale pari a E0 y, ed un dipolo elettrico, polarizzato secondo iy e di corrente elettrica totale pari a - E0 y/. Il campo elettrico irradiato dal dipolo magnetico dato (a grande distanza) da: Em E S e j k r j 0 ix ir r 2

(12.19a)

mentre il campo magnetico irradiato dal dipolo elettrico :

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He

E 0 S e jk r iy i r j r 2

(12.19b)

Il campo elettrico totale irradiato dalla coppia di dipoli dato da: E = E m + Ee = E m + He i r = (12.20) E 0 S e j k r = j [ ix ir + ( iy ir ) ir ] r 2

Da questa espressione si ricava facilmente l'intensit di radiazione ed il diagramma di radiazione (Figura 12.2): Ir = = 1 E 0 S 1 + cos 2 2 E S e j 0 r 2
jk r 2 2

(12.21a)

(1 + cos )(cos i sen i )

ir

1 + cos 2 = 2

(12.21b)

Si pu osservare che non dipende da e quindi dotato di simmetria rotazionale attorno all'asse z. La direzione di zero ovviamente quella negativa dell'asse z ( = 180) ed opposta a quella di massimo ( = 0). La direttivit di questa antenna si valuta immediatamente per integrazione e risulta pari a 3. L'introduzione di sorgenti superficiali equivalenti risale Figura 12.2 al ben noto principio di Huygens che afferma, nella sua versione pi semplice, che tutti i punti di un fronte d'onda possono essere considerati come sorgenti di una onda sferica locale e che la nuova posizione del fronte d'onda pu essere ottenuto come sovrapposizione dei contributi provenienti da tutte le sorgenti elementari. Ci trova quindi una serie notevole di applicazioni sia nel problema della diffrazione sia in quello dell'irradiamento da antenne ad apertura, su cui torneremo in seguito.

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12.4

Antenne filiformi

Queste antenne sono costituite da due bracci metallici allineati, alimentati al centro (Figura 12.3). La lunghezza L dei bracci dell'ordine di mentre la dimensione trasversale trascurabile rispetto alla lunghezza d'onda. Per questa ragione , nel calcolo del campo lontano, lecito considerare i bracci come conduttori filiformi, qualunque sia la loro reale struttura (tondini, tralicci,ecc..). Se la lunghezza dell'antenna comparabile con , la z corrente non pu pi venire considerata costante lungo l'antenna. E' sempre possibile, tuttavia, spezzare l'antenna L in tanti dipoli elementari e sovrapporre i campi prodotti r da tali elementi. Si noti che, mentre lecito sovrapporre i I(z) campi o i potenziali, che dipendono linearmente dalla corrente, non lecito sovrapporre la potenza che varia con il quadrato della corrente. Nella teoria elementare di tali antenne, il campo lontano viene determinato I O assumendo che sia nota la funzione I(z) che rappresenta l'intensit della corrente sui bracci. Poich il campo di radiazione poco sensibile ai dettagli della sorgente, i risultati cos ottenuti sono accettabili se l'ipotesi fatta sull'andamento di I(z) ragionevole. -L Per determinare l'andamento di I(z), Halln ha studiato in dettaglio la distribuzione della corrente in un modello Figura 12.3 di dipolo costituito da due conduttori infinitamente vicini, eccitati da una sorgente agente nello spazio infinitesimo compreso fra i due cilindri. I risultati di quest'analisi mostrano che l'andamento approssimativo della corrente rappresentato dall'espressione: Lz I(z ) = I 0 sen k(L z ) = I 0 sen 2 (12.22)

dove I0 una costante. Secondo questa espressione la corrente ha l'andamento di un'onda stazionaria con nodi all'estremit del dipolo e lunghezza d'onda (Figura 12.4). La (12.22) tanto pi accurata quanto pi sottile il dipolo. Gli errori maggiori si hanno in prossimit degli eventuali nodi intermedi dove, in realt, la corrente piccola ma non nulla. Si noti che si pu pensare di ottenere il dipolo divaricando la parte terminale di una linea bifilare a vuoto (Figura 12.4). E' piuttosto stupefacente osservare che l'andamento della corrente nel dipolo coincide con quello della corrente nella parte terminale della linea, nonostante la divaricazione modifichi fortemente l'andamento del campo.
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I0 I gen. L
L

/2 gen.

I gen.

Figura 12.4

Assumendo che la corrente abbia la forma (12.22) risulta: M = = = iz I(z ) e


L L L jkz cos

dz
jkz cos

iz I0 sen k(L + z ) e
L

dz + i z I 0 sen k (L z ) e
L

jkz cos

dz (12.23)

iz 2I0

cos(k L cos ) coskL k sen 2

Poich i z = i r cos i sen si ottiene: M = 2 I0 cos(k L cos ) coskL k sen M = 0 (12.24)

Assumendo che la fase di I0 sia nulla, il vettore di polarizzazione dato da p = j i dove il segno dipende dalla direzione; dunque il campo polarizzato linearmente secondo i. Dalle (9.21) si ricava poi l'espressione dei campi: E = H = j I0 cos(k L cos ) coskL jkr e 2 r sen (12.25)

L'intensit di radiazione :

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(12.26)
2L=/2 2L=

Figura 12.5a

Figura 12.5b

Il diagramma di radiazione non dipende da e quindi una figura di rivoluzione intorno all'asse z. Esso dipende dal valore di kL, ovvero - a parit di dipolo - dalla frequenza. La Figura 12.5 mostra la forma del diagramma di radiazione in alcuni casi particolari. Nel caso 2L = /2 (dipolo in mezza onda, Figura 12.5a) il diagramma di radiazione molto simile a quello del dipolo hertziano. Man mano che la frequenza cresce, il diagramma prima si allunga (caso 2L=, dipolo in onda piena, Figura 12.5b) poi compaiono lobi secondari (Figura 12.5c) che successivamente divengono pi intensi di quello perpendicolare al dipolo (Figura 12.5d). La potenza totale irradiata nello spazio libero data dalla seguente espressione:

(12.27) L'espressione in forma chiusa richiede l'uso delle funzioni seno e coseno integrale e non viene qui riportata; stesse considerazioni valgono per la resistenza di radiazione. Vediamo di seguito l'applicazione di tali formule ad alcuni casi pi importanti.

2L=1.375

2L=1.5

Figura 12.5c Figura 12.5d

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12.5

Dipolo in mezza onda

In questo caso il massimo della corrente si ha al centro del dipolo (Figura 12.5a) e quindi I0 coincide con la corrente d'ingresso I. Poich 2L = /2, si ha kL = /2; pertanto: cos2 ( cos ) I2 2 (12.28) I r = I rmax I rmax = sen2 82

I2 (12.29) 8 L'intensit di radiazione massima sul piano perpendicolare al dipolo. Da queste espressioni si ricava inoltre:
Pr = 2. 44 Rr 73.1 D 1.64 (12.30) L'impedenza d'ingresso dovrebbe essere praticamente resistiva. In realt, un'indagine pi approfondita mostra che ai morsetti d'ingresso si ha, oltre una resistenza di circa 73 , una reattanza induttiva in serie di circa 43 . Per compensare tale reattanza, nella pratica realizzazione delle antenne a semionde, si preferisce, anzich accordare l'antenna con un condensatore, diminuirne la lunghezza rispetto a /2; tale accorciamento dipende dallo spessore. E' interessante osservare che la "banda " dell'antenna a mezz'onda tanto pi elevata quanto maggiore lo spessore dell'antenna. A parit di corrente, la potenza irraggiata dal dipolo in mezz'onda molto pi elevata di quella irradiata da un dipolo hertziano, mentre la potenza dissipata dello stesso ordine di grandezza. Pertanto il dipolo in mezz'onda ha un'efficienza molto pi elevata, prossima ad 1. Poich la forma del diagramma di radiazione delle due antenne pressoch identica, l'uso del dipolo in mezz'onda risulta conveniente solo per la maggiore efficienza. Il guadagno e la direttivit praticamente coincidono. Il vettore di polarizzazione p = -j i.

12.6

Dipolo in piena onda

In questo caso (Figura 12.5b) si ha 2L = , cio kL = ; nonostante la distribuzione di corrente sia approssimativamente sinusoidale, la corrente non pu tuttavia essere nulla (se ci fosse l'impedenza d'ingresso risulterebbe infinita e sarebbe impossibile alimentare tale antenna; d'altra parte il modello stesso perde di validit proprio in corrispondenza degli zeri di corrente). Risulta:
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Ir

= I rmax

cos 4 (

cos ) 2 sen2
2

I rmax

2 I0 = 22

(12.31)

I0 Pr = 3.32 8

(12.32)

L'intensit di radiazione massima sul piano perpendicolare al dipolo. Anche in questo caso la potenza irradiata tipicamente molto pi elevata di quella dissipata e quindi l'efficienza pressoch unitaria. Dalle espressioni precedenti si ricava inoltre: D G 4.82 (12.33) Il valore della resistenza di radiazione per queste antenne strettamente legato al diametro del conduttore, che influenza fortemente la corrente d'ingresso I0, che non sar nulla. Pertanto, pur essendo possibile affermare che la resistenza d'ingresso elevata, non possibile calcolarne il valore se non si dispone di un'espressione della corrente pi accurata.

12.7

Semidipoli e antenna marconiana


Semidipolo

I semidipoli sono costituiti da un solo braccio e da un piano metallico, come mostrato in Figura 12.6a. Il piano viene Piano metallico assimilato ad un conduttore perfetto. Lo stesso tipo di modellizzazione viene usato per lo studio approssimato delle Coassiale antenne a semidipolo che si ergono sul suolo (Figura 12.6b). Nonostante la conducibilit del suolo sia molto minore di Figura 12.6a quella di un conduttore metallico, i risultati che si ottengono assimilando la superficie terrestre ad un conduttore perfetto sono spesso accettabili. Al fine di migliorare la conducibilit del suolo nelle immediate vicinanze dell'antenna, spesso viene disposta sul suolo o in prossimit di esso una raggiera di fili di rame, con centro nell'antenna. Tale antenna, detta marconiana dal nome del suo primo utilizzatore, Guglielmo Marconi, largamente usata nel campo Traliccio radiante delle basse frequenze. Il monopolo verticale usato estensivamente per la radiodiffusione commerciale nella banda Isolante Trasmettitore AM (5001500 KHz), in parte perch la pi corta antenna Suolo efficiente a queste lunghezze d'onda (200600 m) e in parte Figura 12.6b perch la polarizzazione verticale subisce minori attenuazioni di

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Capitolo 12

propagazione rispetto a quella orizzontale a tali frequenze. Applicando la regola delle immagini i semidipoli vengono trasformati in dipoli che irradiano nello spazio libero (Figura 12.7a,b). Naturalmente il presupposto che il piano sia tanto esteso da poter essere considerato indefinito. A parit di corrente d'ingresso, l'intensit di radia zione prodotta dal semidipolo uguale a quella del dipolo intero nel semispazio esterno al conduttore, mena b c tre nulla nel semispazio Figura 12.7 che comprende il conduttore (Figura 12.7c). Pertanto l'intensit di radiazione massima nei due casi mentre la potenza irradiata dal semidipolo la met di quella che verrebbe irradiata dal dipolo intero. Ne consegue che il guadagno del semidipolo il doppio di quello del corrispondente dipolo e che la sua resistenza di radiazione la met. Ad esempio, se il semidipolo lungo un quarto d'onda, facendo riferimento ai risultati ottenuti per il dipolo in mezz'onda si ottiene: D G 2 x 1.64 = 3.28 R = 73.1/2 = 36.55 (12.34)

Un'antenna usata a bassa frequenza quella indicata in Figura 12.8. Essa costituita da una rete orizIsolante Isolanti Tralicci zontale di fili metallici che dista dal Conduttori non-radianti Griglia metallici suolo molto meno di . La griglia metallica alimentata attraverso un filo perSuolo corso dalla corrente I. L'antenna Trasmettitore Alimentazione assomiglia ad un condensatore, le Figura 12.8 cui armature sono costituite dalla rete e dal suolo. La corrente I praticamente costante lungo tutto il filo. E' chiaro che, applicando la regola delle immagini, l'antenna si trasforma in un dipolo hertziano, caricato capacitivamente dalla griglia e dalla sua immagine. La direttivit pari a 2 x 1.5 = 3 e quindi si ha: g() = 3 sen
2

(12.35)

L'uso di antenne di questo tipo limitato alle basse frequenze, quando i semidipoli, di lunghezza paragonabile a , avrebbero dimensioni eccessive.

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Dipoli ed antenne filiformi

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12.8

Antenne a V e a rombo

Un comportamento fondamentalmente diverso da quello fino ad ora esaminato pu essere ottenuto cercando di eccitare lungo un filo conduttore una sola delle due onde possibili di corrente (una che si propaga in un verso e una nel verso opposto); in siffatte antenne la configurazione delle correnti dunque di tipo progressivo anzich stazionario. Questo tipo di distribuzione di corrente merita un esame pi approfondito.
M

Figura 12.9

Si consideri una schiera end-fire; per essa la condizione di massima radiazione secondo l'allineamento della schiera si verifica quando muovendosi in una delle due direzioni si incontrano via via correnti ritardate di una fase corrispondente al ritardo di propagazione fra un elemento ed il successivo. E' in tal caso evidente che la composizione nella direzione dell'allineamento costruttiva per tutti gli elementi. Si pu osservare che in un'onda di corrente propagantesi con la velocit della luce lungo un filo, ogni corrente elementare legata alle altre da un legame di fase del tipo predetto. Come conseguenza di ci il fattore di schiera diretto secondo il filo e nella direzione di propagazione dell'onda di corrente. Nei casi reali si ha naturalmente a che fare con tratti di lunghezza finita, terminati in modo da aversi la sola onda progressiva. Per valutare la funzione di direttivit complessiva occorre moltiplicare il fattore di schiera per la direttivit del dipolo hertziano (i singoli elementi della linea), che proprio in corrispondenza della direzione del conduttore ha uno zero. Il massimo si trova dunque in una direzione scostata rispetto a quella del conduttore tanto pi quanto pi breve il conduttore. Naturalmente la funzione di direttivit ha simmetria rotazionale (Figura 12.9). In Figura 12.9 mostrato un tratto di conduttore alimentato ad una estremit e terminato in modo da aversi la sola onda progressiva. Associando due antenne come quelle di Figura 12.9 in modo da costituire un antenna a V si ottiene una funzione di direttivit che, a differenza di quella precedentemente esaminata unidirezionale (Figura 12.10).

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Capitolo 12

Figura 12.10

Figura 12.11

Associando due antenne a V si arriva ad una configurazione a rombo; pu ottenersi cos, con opportuna scelta dei parametri geometrici, una accentuata direttivit. L'antenna risultante visibile in Figura 12.11 ove le due impedenze di carico verso massa, per la natura bilanciata della struttura, venendo a trovarsi in serie, sono state sostituite dalla impedenza somma. Si ottiene un lobo principale nella direzione della diagonale maggiore scegliendo opportunamente gli angoli e M e le relazioni di fase. Queste antenne trovano applicazione nella trasmissione di onde ionosferiche. In effetti l'antenna viene installata in modo che il piano del rombo sia parallelo al suolo e distante da esso di un'altezza H. Applicando il principio delle immagini, per polarizzazione orizzontale si ottengono due antenne identiche, ma alimentate in opposizione di fase, poste a distanza 2H: In direzione orizzontale si ha uno zero, mentre il primo e pi forte massimo in direzione M tale che 2H sen M = /2. In genere M non supera i 20, altrimenti si ha uno scadimento delle caratteristiche dell'antenna. L'apertura del fascio di radiazione dell'ordine dei 10 per rami di 5. Guadagni maggiori di 20 dB possono ottenersi per dimensioni abbastanza elevate rispetto a .

12.9

Antenna Log-periodica

Una caratteristica spesso richiesta in certe applicazioni costituita dalla larghezza di banda, cio disporre di un'antenna con caratteristiche, in particolare il diagramma di radiazione e l'impedenza di ingresso, indipendenti dalla frequenza in una banda larga. La configurazione a rombo vista precedentemente presenta un'impedenza d'ingresso sufficientemente costante su una gamma abbastanza ampia, anche se il diagramma di radiazione cambia con la frequenza, pur se entro limiti accettabili. Un altro tipo di antenna a banda larga costituita dalle antenne log-periodiche, le cui caratteristiche si ripetono in funzione del logaritmo della frequenza, come mostrato in Figura 12.12.
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Figura 12.12

La lunghezza dei dipoli (cos come la spaziatura) aumenta secondo un rapporto fisso: ln+1 = k ln., sn+1 = k sn. Pertanto le distanze tra dipoli successivi e l'apice cresce nello stesso rapporto. Se la lunghezza d'onda viene moltiplicata per k, cio se il logaritmo della lunghezza d'onda viene aumentato sommando log k il dipolo (n+1)esimo si trova nella stessa relazione, rispetto alla , del dipolo n-esimo prima dell'incremento; questo effetto si ripete per tutti i dipoli di una struttura ideale. Pertanto, la struttura geometricamente analoga, ottenuta con il cambiamento di scala k, identica alla struttura originale. Quindi il comportamento con la frequenza ripetitivo a frequenze che stanno fra loro nel rapporto caratteristico delle lunghezze dei dipoli. Ci significa che in un diagramma logaritmico nelle frequenze l'andamento risulta periodico, da cui il nome. In realt l'andamento pressoch costante. Schiere di dipoli periodiche logaritmicamente hanno consentito di ottenere ampiezze relative di banda fino a 20:1. Tali antenne sono caratterizzate da una direttivit nella direzione del generatore, cio muovendo dagli elementi pi grandi a quelli pi piccoli. Si verifica un rapido decremento delle correnti nei dipoli pi lunghi di /2; ci consente di troncare la successione dei dipoli poco oltre quel dipolo avente lunghezza dell'ordine di /2 alla frequenza inferiore. Analogamente per quanto riguarda le alte frequenze, una certa antenna mantiene buona prestazione fino a quella frequenza la cui /2 circa pari al dipolo pi corto. In pratica lavorano sempre un numero limitato di elementi (45) nell'intorno della risonanza a /2. Tali elementi costituiscono la cosiddetta zona attiva che si sposta al variare della frequenza, come mostrato in Figura 12.12. Quando la lunghezza d'onda aumenta, la zona attiva si sposta verso destra, mentre quando decresce ci si sposta nella direzione opposta. Per ogni frequenza, solamente una porzione dell'antenna lavora, l ove le lunghezze dei dipoli sono prossimi alla lunghezza d'onda.
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Capitolo 12

Da semplici considerazioni geometriche, si vede che: tan = l n +1 l n 2 sn

(12.36)

ed applicando la relazione ln+1 = k ln si ricava: 1 1 l n +1 k 2 sn

tan

(12.37)

Assumendo ln+1 = / 2 quando attivo e ponendo sn / = s = spaziatura, in lunghezze d'onda, che precede il dipolo attivo, si ottiene infine la relazione: tan
0,20

1 s
=5

1 k

(12.38)
=10 Linea di progetto ottimo

=15 =20

8,5 s 0,15

Guadagno ( dB )

7,5

6,5

0,10 1,05

1,10

1,15

1,20

1,25

1,30

che lega i tre parametri , k e s ed riportata in Figura 12.13; inoltre evidenziata la linea di progetto ottimo, intesa come il luogo dei punti che forniscono il massimo guadagno per ogni valore di k, nonch il rispettivo valore del guadagno.

k
Figura 12.13

12.10 Antenne ad elica


Sono impiegate solitamente assieme ad un piano riflettore. Possono essere fatte funzionare, con risultati del tutto diversi, in modalit omnidirezionale oppure in modalit assiale, cio con rispettivamente assai maggiore o minore della circonferenza delle spire (Figura 12.14). Nel primo caso si ha un comportamento simile a quello di un allineamento di dipoli magnetici. La funzione di direttivit simile a quella di un'antenna filiforme di pari lunghezza assiale (come comprensibile osservando che questa antenna assimilabile ad un filo di corrente magnetica). Ai morsetti si riscontrano tuttavia,

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Dipoli ed antenne filiformi

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condizioni di risonanza, cio impedenze di ingresso resistive, a lunghezze assiali assai inferiori alla semionda (si pensi che la struttura di quest'antenna per molti aspetti simile a quella di un'induttore, ed quindi suscettibile di risonare a frequenze relativamente basse). Per questo motivo queste antenne trovano qualche applicazione ove esistono problemi di ingombro. Le antenne ad elica in modalit assiale hanno una distribuzione di corrente assolutamente dissimile dalle precedenti e sono caratterizzate Max da radiazione diretta in senso assiale (di tipo end-fire, come vedremo nel capitolo 13), Max Max essendo l'onda di corrente lungo il filo di tipo prevalentemente progressivo. Si hanno guadagni dipendenti dal numero delle spire e polarizzazione circolare, destrorsa o sinistrorsa in base al senso di avvolgimento Modo Modo assiale omnidirezionale dell'elica. L'impedenza di ingresso approssimativamente data dalla formula Figura 12.14 R = 140 C / ove C la circonferenza. Solitamente si ottengono guadagni dell'ordine dei 15 dB, con direttivit prossima al massimo su di un range in frequenza superiore a 1.7 1 e con aperture del fascio di 35 40. Il modo assiale comincia a manifestarsi per valori della circonferenza pari alla lunghezza d'onda. Il passo dell'elica solitamente dell'ordine di 0.2 0.3 e si realizzano 6 12 spire. Per accentuare le propriet direttive spesso si associano diverse eliche, tipicamente 4 (Figura 12.15). Tali antenne, a causa della loro aperiodicit sono intrinsicamente a larga banda: questo deriva da un naturale aggiustamento della velocit di fase dell'onda che si propaga lungo l'elica al valore opportuno richiesto ad ogni frequenza per ottenere il massimo di direttivit; cio una data elica automaticamente produce all'incirca la massima direttivit possibile per un antenna delle sue dimensioni e Figura 12.15 questo su di una larghezza di banda considerevole.

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