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CHI PARLA A CHI?

Tutti gli animali, dagli insetti ai mammiferi, comunicano tra loro mediante secrezione di sostanze, movimenti e suoni. Anche luomo usa questi mezzi di comunicazione a cui aggiunge il linguaggio.
COS LA COMUNICAZIONE ANIMALE. Esiste una barzelletta che racconta di due pescatori, completamente sordi, che si incontrano per strada. Vai a pescare? domanda uno, No, vado a pescare, risponde laltro. Ah esclama il primo credevo che tu andassi a pescare. Bene, la barzelletta serve a far capire che una societ di sordi non potrebbe sopravvivere se si ostinasse a fondare la comunicazione tra gli individui sul linguaggio verbale, mentre dovrebbe proficuamente sostituirlo con quello gestuale (Vedi box). I LINGUAGGI GESTUALI. Si tratta di linguaggi basati su gesti codificati, utilizzati da persone sordomute. In questo caso i significati sono associati ai gesti e alle sequenze di gesti, ma il sistema di funzionamento del linguaggio lo stesso del linguaggio verbale. Molti animali fanno uso di gesti per trasmettere significati, anzi diciamo pure tutti, uomo compreso. In generale i linguaggi gestuali propri degli animali non umani sono strumenti per esibire agli altri le proprie emozioni e intenzioni. Sono scatenati da alterazioni del proprio stato emotivo indotte dallambiente esterno e la loro attivazione prevede la manifestazione di comportamenti che includono intere sequenze di azioni, in un modo che si pu definire tutto o nulla , ovvero, una volta avviata la sequenza viene portata a termine sempre allo stesso modo da tutti gli organismi della stessa specie. Il comportamento di minaccia del gatto (disegno di C. Darwin), ad es., prevede tutta una serie di gesti che si manifestano in sequenza dal momento in cui nellambiente compare uno stimolo sufficientemente intenso da attivare lintero modulo di comportamento. Negli anni Trenta S. W. Ranson della Northwestern University di Chicago e il premio Nobel per la medicina e fisiologia W. Hess dellIstituto di fisiologia di Zurigo misero a punto un sistema di stimolazione elettrica di precise zone del cervello (lipotalamo laterale e mediale) per evocare questi comportamenti pur in assenza dei normali stimoli ambientali. Stimolando lipotalamo laterale del gatto, ad es., Ranson e Hess erano in grado di evocare lintero modulo di comportamento associato alla rabbia, che comprendeva un aumento della pressione arteriosa, lerezione dei peli, la costrizione delle pupille, linarcamento del dorso e della coda, che, a sua volta, comincia a flagellare nervosamente i fianchi del gatto. E se si muove contro il nemico, ad es. un cane, non lo fa procedendo frontalmente verso di lui, ma lungo un percorso obliquo. Insomma, vuole apparire a tutti i costi pi grande, per spaventare lavversario. Questa risposta fu detta falsa rabbia, per distinguerla da quella causata dal virus della rabbia. E il cane? Ciascuno a suo modo: il dorso e il muso gli si protendono in avanti formando una linea retta, la coda si drizza e resta rigida come lasta della bandiera di un esercito che si appronta a piombare sul nemico. Si direbbe che i contendenti parlino due differenti, addirittura contrari, linguaggi del corpo, generando degli equivoci nella reciproca comunicazione. Cio, immaginiamo che un cane, animato da unimprovvisa voglia di giocare, desideri convincere un gatto a fargli da partner ludico. Gli corre incontro scodinzolando, gli gira attorno abbaiando festosamente, curva il dorso, com sua abitudine quando vuole dar segno di condiscendenza, e male gliene incorre! Per il gatto, lo scodinzolare non un segnale di pace, ma di guerra, e quel dorso curvo, e tutto quel girargli attorno abbaiando, non gli sembrano promettere nulla di buono. Per cui, o scappa, oppure rifila un colpo dunghia sul naso del burlone che, a questo punto, va giustamente su tutte le furie. Insomma laggressione spesso il risultato dellincomprensione. E, spesso, i risultati sono mortali. Pu succedere, ad es., che un giovane tacchino e un gallo trovino incompatibile la loro convivenza nellaia di una qualche casa colonica. Lo scontro assume subito dei risvolti particolarmente violenti, con scambi di colpi di becco e di speroni, che non seguono le regole delle lotte rituali tra individui cospecifici (pi avanti si parler di comportamenti ritualizzati). Se il tacchino a vincere lagone, poco male: il gallo sconfitto se ne va, abbandonando il campo, perch questa la sua maniera di proclamare la resa. Ma se il tacchino a venir soverchiato, sono guai: dichiararsi sconfitto per lui significa abbassare la testa, e il collo, in una sorta di inchino cerimonioso, offrendosi alla merc dellavversario. Se il vincitore un altro tacchino, non

ci sono problemi: lo scontro cessa e ciascuno dei due contendenti se ne va per i fatti suoi. Ma il gallo non attrezzato a intendere il senso di quella postura: per lui chi sconfitto deve andarsene, e se il tacchino non lo fa, poche storie, continua a beccare lo sventurato finch pu perfino perseverare fino a farlo morire! In senso lato, succede lo stesso per i cani e per i gatti. La riprova: se i due sono cresciuti insieme, si comportano come certe persone bilingui, il gatto capisce che se il cane agita la coda non di cattivo umore, ma che, proprio al contrario, pieno di benevolenza, e il cane fa lo stesso con il gatto. In conclusione, la gestualit stereotipata degli animali non umani (cos come, probabilmente, anche molte reazioni comportamentali umane) si trova dunque immagazzinata nel cervello (come stato dimostrato nel gatto) sotto forma di serie concatenate di gesti che possono essere attivate o da stimoli naturali o da eccitazione elettrica di precise zone del cervello, e rappresenta un vantaggio adattativo per la specie. Generalmente questi meccanismi gestuali di comunicazione consentono soltanto di trasferire informazioni molto generiche come richiesta di cibo, rabbia, paura, sottomissione oppure eccitazione sessuale. difficile ipotizzare sequenze prefissate di comportamenti che possano trasmettere informazioni raffinate come quelle che noi comunichiamo con i nostri linguaggi vocali o gestuali. Forse i gesti non offrono delle possibilit cos ampie e versatili come le parole, ma vedremo pi avanti che la societ delle api danza, e non parla, cio si vale prevalentemente di gesti, e non di suoni, ed sopravvissuta per milioni di anni, giungendo fino a noi per elargirci, con nostra delizia, il suo miele. In altre parole, chi ha deciso di vivere insieme deve capire che cosa gli dicono quelli del suo gruppo, e farsi capire da loro, altrimenti la convivenza risulterebbe impossibile. A questo punto, si pu provare a dare una definizione di comunicazione. In ogni interazione sociale, quando cio il comportamento di un individuo modifica specificamente quello di un altro (di norma cospecifico), presente un fenomeno di comunicazione. La comunicazione dunque la trama attraverso cui si svolge, si organizza, si coordina la vita sociale. In ogni atto comunicativo sempre rilevabile la presenza di un organismo emittente, di un messaggio e infine di un organismo ricevente. COME STUDIARE LA COMUNICAZIONE ANIMALE. Il modo pi istruttivo per indagare i mezzi di comunicazione degli animali quello di confrontarli con il linguaggio umano. Gli animali, quando comunicano, emettono dei segnali chimici, sonori, visivi, ecc. , mentre luomo impiega prevalentemente dei segni anche se questo confine, come vedremo, non assoluto . Che cosa significa, in parole povere, questa distinzione preliminare? Facciamo qualche esempio che renda la faccenda pi commestibile: un gruppo di uccelli sta pasturando in un prato. una bella giornata di sole, il cielo limpido e le montagne allorizzonte hanno assunto un bel colore viola. Ecco, per, che allo zenith si delinea dun tratto la sagoma terrificante di un falco. Il rapace comincia a volare in tondo, in un percorso che sembra preludere una sua fulminea picchiata. Uno del gruppo di uccelli lo vede e lancia un grido di allarme, provocando una fuga in massa dei suoi compagni, che si alzano tutti in volo. Trascuriamo il fatto che il nostro falco riesca a ghermire o no la sua preda, e prendiamo in esame quella fortunosa emissione canora. Diciamo subito che si trattato di un segnale e non di un segno. Come tale ha trasmesso al gruppo unemozione, la paura che ha provato limprovvisata sentinella scoprendo il falco allo zenith. Una paura che si amplificata in tutti gli individui riceventi mettendoli allerta e facendo s che si siano dati alla fuga. Se invece del falco avesse fatto la sua apparizione, ai confini del campo, un gatto con delle cattive intenzioni, il grido di allarme sarebbe stato pi o meno lo stesso, e la risposta del gruppo assolutamente simile. In sintesi la comunicazione animale si basa su segnali. Un segnale trasmette unemozione o unintenzione, ed iscritto nei geni, ovvero rientra nel comportamento innato. Chiamiamo in causa ora una decina di cacciatori preistorici che vagano nella savana. Stanno cominciando ad approntare i giacigli per la notte, quando uno di essi, pi vigile degli altri, scorge un leopardo che sta marciando tra le erbe nella loro direzione. Come luccello, il nostro cacciatore emetter un suono che, per, sar non solo un segnale, ma un segno, e cio grider quella parola che nella sua lingua significa leopardo.

E potr anche fare il gesto di indicare da dove sta venendo il pericoloso predatore. La differenza tra lavvertimento delluccello e quello delluomo cruciale: il grido del primo trasmette unemozione, la parola dellaltro comunica una cognizione. Gli uccelli alla pastura si impauriscono e volano via (in realt, almeno negli storni, stato dimostrato che il comportamento decisamente pi complesso di quello qui descritto), il gruppo di cacciatori messo allerta, perch nel cervello di ognuno compare limmagine di un leopardo. Sarebbe, per, del tutto fuorviante supporre che il grido del cacciatore attivi negli altri soltanto una cognizione: pi logico pensare che il segno sia accompagnato dal segnale, e che alla cognizione si associ unemozione. Per inciso, sicuramente vero che il linguaggio gestuale pi primitivo di quello verbale, perch nelle scimmie antropomorfe, nostre antenate, le gesticolazioni sembrano essere pi importanti dei vocalizzi del resto, il loro organo della fonazione ben lungi dallavere la versatilit del nostro. Per il linguaggio verbale, pi evoluto, non ha abolito i gesti, che restano pur sempre un nostro modo importante di comunicare. Per cui, come ho detto, il cacciatore che ha visto il leopardo, grida la parola corrispondente, e insieme indica da dove sta venendo la belva. Alla fine di tutto, la differenza cruciale tra il segnale e il segno consiste nel fatto che il segnale fa parte del repertorio vocale (oppure chimico, o acustico, ecc.) di una specie, e per solito non soggetto ad apprendimento (una sorta di sapienza di specie), mentre i segni sono convenzionali, e quindi devono essere appresi (ovvero sono parte della cultura di specie), ed proprio in forza di questo che esistono le lingue. I popoli della Terra hanno deciso nel corso della loro storia, ed un processo in continua evoluzione, che quel suono indica quella cosa; non solo, gli esseri umani costruiscono, ponendo le parole in una determinata sequenza secondo regole complicate (grammatica e sintassi) anchesse tramandate attraverso la cultura, un numero di frasi che supera di gran lunga il semplice significato di ciascuna parola. Per chiarire, gli italiani hanno convenuto che il cane si dice cane, i francesi chien, gli inglesi dog, e gli spagnoli perro. Se non sapete linglese, e un cane mordace sta sopraggiungendo alle vostre spalle, gli altri possono anche avvertirvi in coro: dog, dog ; voi percepirete nella loro voce dellansia, ma non farete un bel niente fino a quando il cane non vi avr azzannato la natica. Si pu decidere di chiamare linguaggio tanto quello che fa uso di segnali quanto quello che impiega dei segni, attribuendo poi a questultimo un aggettivo, come verbale, se si tratta del nostro. Edward O. Wilson, dal canto suo, suggerisce che pu venir chiamata linguistica ogni comunicazione sonora, chimica, gestuale, tattile, che provochi una qualche risposta in chi la riceve. Beh, dal punto di vista delletologo, e certo non del semiologo, la riduzione del linguaggio a una mera funzione pragmatica di far fare qualcosa, pu essere sufficiente per portare avanti un discorso che non sia del tutto inattendibile. Ma vedremo pi avanti, nel caso della danza delle api, di ritornare sullargomento, facendo qualche precisazione pi puntuale. Detto questo, rimettiamoci sulla pista, e sottolineamo che il confine tra il segnale, che trasmette unemozione e il segno, che trasmette una cognizione, per semplificare allestremo la distinzione, si sta facendo sempre pi labile e provvisorio. Un fatto curioso che le scimmie verdi dellEtiopia (Cercopithecus pygerythrus) hanno elaborato non uno, ma tre diversi vocalizzi dallarme. I TRE ALLARMI DEL CERCOPITECO. Le tre diverse categorie di richiami dallarme furono descritti da Struhsaker (1967) dopo lunghi periodi di osservazione. Egli trov che, allavvicinarsi di un leopardo o di un altro grande mammifero carnivoro, le scimmie emettevano un tipo di richiamo dallarme; un richiamo del tutto diverso veniva usato alla vista di unaquila bellicosa, uno dei pochi predatori volanti che catturano queste scimmie; e un terzo tipo di richiamo dallarme veniva emesso quando si avvicinava al gruppo un grande serpente. Questo grado di differenziazione dei richiami dallarme non unico, anche se stato descritto solo per poche specie di animali. Secondo alcuni etologi i diversi richiami dallarme esprimono solo gradi di timore, che riflettono una scala dintensit, come avviene, ad es., negli atteggiamenti aggressivi, piuttosto che informazioni sul predatore. In realt, i tre richiami dallarme hanno un suono del tutto diverso, e tutti e tre possono variare in intensit. Quale, allora, delle due ipotesi quella giusta? Per chiarire questa situazione, Robert Seyfarth, Dorothy Cheney e Peter Marler eseguirono alcuni esperimenti controllati con cura in condizioni naturali in Africa orientale. Lidea di fondo era quella di far ascoltare ai cercopitechi, da un altoparlante nascosto, la registrazione di richiami dallarme emessi da individui della stessa specie dopo aver visto un leopardo, unaquila bellicosa

o un grosso pitone e vedere se tali registrazioni, in assenza di un predatore, avrebbero attivato la risposta normale. Lesperimento era molto complesso. Ad es., le scimmie di questa specie si riconoscono fra loro come individui, non solo visivamente, ma anche attraverso piccole differenze nella vocalizzazione. Esse possono non rispondere a registrazioni di richiami dallarme provenienti da un altro gruppo insomma come se usassero dialetti diversi e non rispondere neppure a un richiamo dallarme registrato emesso da una loro compagna se essa si trova in piena vista a qualche distanza dalla vegetazione in cui nascosto laltoparlante. In tutti gli esperimenti laltoparlante riproduceva perci richiami di un membro del gruppo, ed era nascosto in un posto in cui altre scimmie si attendevano che si trovasse lindividuo di cui si riproduceva il richiamo. Inoltre, le scimmie dovevano essere osservate quando non erano impegnate attivamente in qualche altro comportamento e non stavano reagendo a un altro pericolo. Quando tutte queste condizioni erano soddisfatte, la riproduzione di richiami dallarme suscit di fatto le risposte appropriate. I cercopitechi risposero al grido dallarme del leopardo arrampicandosi sullalbero pi vicino; lallarme dellaquila bellicosa li indusse a immergersi nel folto della vegetazione; e lallarme del pitone produsse il comportamento tipico di alzarsi sulle gambe posteriori e guardarsi attorno alla ricerca del serpente inesistente. Se, poi, il serpente c effettivamente subentra un altro comportamento di gruppo, che qui non il caso di descrivere. Unultima precisazione. Le riprese filmate degli esperimenti furono fatte osservare ad altri etologi che non erano a conoscenza di quale tipo di segnale fosse stato riprodotto. Le loro valutazioni furono concordanti con quelle degli sperimentatori. In conclusione i segnali dallarme che manifestano solo una scala dintensit sono innati (come nellesempio del gatto), nei segnali dallarme dei cercopitechi c qualcosa di pi: c limitazione, c lapprendimento, e ci sono vere e proprie parole, insomma siamo in presenza di un protolinguaggio. LA DANZA DELLE API. Proviamo ora a confrontare il nostro linguaggio con uno dei meccanismi pi raffinati di comunicazione degli animali, la celebre danza delle api mellifere, di cui il biologo tedesco Karl von Frisch nel 1945 diede per primo linterpretazione. Quando una bottinatrice scopre una fonte di cibo (o, mentre stanno sciamando, un nuovo posto dove costruire il nido) a una certa distanza dallalveare essa indica alle sue compagne la nuova posizione per mezzo della danza delladdome. In realt esistono due diversi modi di danzare. Difatti, quando lape rientra si pu mettere a tracciare sul favo dei percorsi circolari oppure compiere unevoluzione a forma di otto rovesciato sul fianco, con due semicerchi collegati da un tratto rettilineo. Ragion per cui, il primo coreogramma chiamato in causa viene battezzato danza in tondo [Fig.1] e viene messa in atto quando le api trovano il cibo vicino allalveare, mentre il secondo viene detto danza delladdome o scodinzolante [Fig.3], quando le api reperiscono il cibo pi lontano.

Fig. 1 Danza in tondo dellape (da Neuman)

Fig. 2 Danza a forcella dellape italiana (da Neuman)

Come ho gi detto, se lape danza in tondo sul favo vuol dire alle compagne che il nettare o il polline si trovano negli immediati dintorni dellalveare e le invita a cercarlo. In principio, la

suddetta danza per circoli non sembrava comunicare alcuna informazione sulla direzione e sulla distanza del cibo. Si poi scoperto, invece, che lape italiana, a un certo punto, danza non in tondo, ma compiendo due ellissi simmetriche che si incrociano in una forcella e la cui concavit fornirebbe una informazione direzionale [Fig.2]. Inoltre, altri autori hanno messo in luce di recente che la danza in tondo sempre costellata da brevi tratti scodinzolanti. Per cui, dato che, e lo vedremo subito, questo movimento pendolare correlato alla distanza, anche i percorsi circolari suddetti comunicherebbero qualche indicazione in merito. Insomma, nelle diverse razze di api, autorizzandoci a chiamare in causa dei dialetti, esistono dei differenti comportamenti linguistici, in modo simile a quello che succede con i dialetti e la madrelingua. Fig. 3 Fu Karl von Frisch nel 1945 a Lape italiana danza in dare per primo una corretta tondo fino a cinquanta metri interpretazione della danza delladdome del cibo dallalveare, e quella dellape bottinatrice eseguita al suo tedesca tra i cinquanta e i ritorno allalveare dopo aver scoperto una nuova fonte di cibo. La figura cento metri. principale della danza un otto ripetuto Superate queste soglie pi volte. Durante la parte rettilinea del critiche, la danza in tondo si percorso, al centro della figura, lape fa vibrare rapidamente addome e ali. trasforma nella pi complessa Come si vede nelle Figure 2 e 3, la danza delladdome [Fig.3], direzione della parte rettilinea della uno dei pi straordinari eventi danza indica la linea di volo da seguire etologici che si conoscano. per trovare il cibo, mentre la sua durata indica la distanza che le api avranno da Lelemento pi importante percorrere. della danza ad otto la parte diritta centrale di questa figura, che viene compiuta con una particolare enfasi ed caratterizzata da una vibrazione laterale del corpo (scotimento) che massima allestremit del corpo e minima alla testa. La completa scrollata avanti e indietro del corpo fatta da tredici a quindici volte al secondo. Alcune volte lape emette pure un ronzio ben udibile, ottenuto per mezzo della vibrazione delle ali. Come viene indicata la direzione: Se lape fuori dallalveare essa danza su un piano orizzontale e la parte retta della danza punta direttamente verso il luogo che dovr essere raggiunto. La posizione del Sole rispetto alla linea retta fornisce il necessario orientamento [Fig. 4].

Fig. 4 Se lape bottinatrice esegue la sua danza allesterno dellalveare la parte rettilinea della figura punta direttamente sulla sorgente di cibo. In questo caso il cibo circa 20 a destra del Sole e le api che vorranno raggiungerlo dovranno mantenere questo orientamento.

Fig. 5 Se lape bottinatrice esegue la sua danza allinterno dellalveare utilizza per orientarsi non pi il Sole ma la forza di gravit. Se la parte rettilinea della figura forma un angolo con la verticale supponiamo di 20, lo stesso angolo deve essere mantenuto rispetto al Sole se si vuole raggiungere il cibo.

Nei giorni in cui non c Sole, oppure allinterno dellalveare, lape danza su un piano verticale secondo diverse modalit: se i fiori si trovano su di una linea retta immaginaria che

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Fig. 6 Indicazioni della direzione del cibo nella danza delladdome (dal catalogo della mostra: Lhomme, labeille, le miele et la cire)

collega lalveare al punto a terra del sole, il coreogramma avr un tratto rettilineo sul favo perpendicolare al suolo, e cio nella direzione della gravit, e lape danzer sempre con la la testa verso lalto [Fig. 6]; se lalveare a trovarsi tra i fiori e il punto a terra del sole, il coreogramma sar lo stesso, ma lape danzer con la la testa verso il basso [Fig. 6]; se i fiori si trovano spostati a destra o a sinistra dellalveare, il tratto rettilineo della danza delladdome risulter inclinato sulla perpendicolare di un angolo uguale a quello formato da due rette immaginarie che collegano lalveare ai fiori e lalveare al punto a terra del sole. [Fig. 5 e Fig. 6]. La parte retta d inoltre informazioni anche sulla distanza del bersaglio dallalveare con laggiunta di un successivo parametro: pi lontana la meta e pi a lungo dura lo scodinzolamento. Nella variet Carniolan delle api da miele, un percorso retto che duri un secondo indica un bersaglio lontano cinquecento metri, se invece si protrae per due secondi il bersaglio a due chilometri di distanza. Durante la danza, le api che dovranno seguire le indicazioni estendono le loro antenne e toccano ripetutamente la compagna. Infine, quando lape danzatrice sta eseguendo le sue evoluzioni sul favo, una delle sue compagne pu emettere un suono che la invita a cedere una goccia del ricco bottino che riempie la sua borsa melaria. Se non lo fa, il suo corteggio cessa di darle attenzione, e pu succedere perfino che lavara venga aggredita. Comunque, entro alcuni minuti le api sono pronte ad abbandonare lalveare. La loro ricerca accurata e la grande maggioranza arriva alla meta con lapprossimazione del 20%. La danza delladdome, in particolare la durata del percorso retto che indica la distanza, illustra un semplice principio applicato sovente nella comunicazione tra animali: maggiore limportanza della comunicazione e pi intenso e prolungato il segnale dato. Questa forma graduata di esibizione come si gi visto nel gatto molto sviluppata nelle manifestazioni aggressive degli animali. Un uomo riceve infatti uno sguardo duro quando si avvicina a una scimmia reso in gabbia e questo non tanto un segno di curiosit, ma una manifestazione di cauta ostilit. La scimmia reso quando nel suo ambiente naturale non solo minaccia con lo sguardo, ma questo seguito da una serie di manifestazioni in un crescendo di intensit. Per losservatore umano questo comportamento ha un significato abbastanza ovvio. I nuovi componenti sono aggiunti uno per uno o in combinazione, e sono: la bocca aperta, il movimento della testa avanti e indietro, lemissione di suoni caratteristici e le zampe che picchiano violentemente sul terreno [Fig. 7]. Lantagonista o si ritrae o risponde con un atteggiamento altrettanto minaccioso. Questi scambi di ostilit giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento dei rapporti sociali (gerarchie) tra le scimmie reso. In realt, nella maggior parte delle specie sociali, si osserva un comportamento simile. Gli uccelli esprimono la loro aggressivit arruffando le penne o aprendo le ali, il che crea la temporanea illusione di una maggiore mole. Molti pesci attuano lo stesso inganno allargando le loro pinne o estendendo la copertura delle branchie. Le lucertole, Fig. 7 In questa figura si pu vedere latteggiamento aggressivo della scimmia reso e dellairone invece, drizzano la verde. Il principio su cui si basa tutta la comunicazione tra animali che la durata del segnale cresta e appiattiscono proporzionale allintensit dellinformazione da trasmettere. La scimmia reso, quando vuole esprimere i lati del loro corpo. In unaggressivit moderata, assume uno sguardo duro e la posizione verticale per poi passare a quella definitiva pi un orizzontale; se laggressivit molto intensa, essa apre la bocca, muove la testa avanti e indietro e con le mani batte per terra. Se il suo antagonista non si ritira, passer allattacco. Un simile animale aggressivo, atteggiamento di graduale aggressivit caratteristico anche dellairone verde. Allinizio esso maggiore la
raddrizza le penne della cresta e allarga quelle della coda, se poi lavversario non se ne andato apre il becco, alza completamente la cresta, arruffa il piumaggio per dare limpressione dessere molto pi 6 imponente e scuote violentemente la coda. Lairone verde fu studiato da Andrew J. Meyerrecks dellUniversit della Florida, mentre il comportamento della scimmia reso fu analizzato da Stuart A. Altmann dellUniversit di Chicago.

probabilit di un attacco e perci tanto pi minaccioso deve essere laspetto assunto per difendersi dai nemici. Peraltro questa parata spesso solo una sorta di pantomina (o meglio un rito) che termina nel momento stesso che uno dei due contendenti manifesta il segnale di sottomissione oppure si allontana. Alcune esibizioni sono accompagnate da un graduale cambiamento di colore, dallemissione di suoni e dalla liberazione di caratteristici odori. Comunque, se le minacce non sono sufficienti ad evitare lo scontro, i contendenti passano alla lotta, che, peraltro, si svolge anchessa attraverso atti rituali e rispettando un codice ben preciso e sempre lo stesso (insomma un nuovo modulo di comportamento). Ad es.: Certi pesci si mettono uno di fianco allaltro e con la coda si lanciano potenti getti dacqua e il combattimento avviene senza contatto diretto. I maschi del serpente a sonagli con il loro veleno potrebbero procurarsi reciprocamente la morte. Quando per sono impegnati in un combattimento rituale tengono la bocca chiusa, si avvinghiano uno allaltro e ognuno tenta di colpire la testa dellavversario. La lotta dura circa un quarto dora fino a che uno dei due rinuncia per abbandono. I cervi si attaccano solo di fronte incrociando le corna ramificate e senza sferrare colpi pericolosi al grosso del corpo, come invece avverrebbe se un cervo si scagliasse contro il fianco di un suo simile. In particolare le corna degli erbivori sono tutte adattate al tipo di combattimento ritualizzato proprio della specie. Le corna a spirale dei montoni sono adatte a spingere; le corna ricurve dello stambecco sono adatte a percuotere; le corna lunghe ed aguzze dellorice, unantilope africana, sono una temibile arma di difesa contro i predatori, vengono prima incrociate per accorciare le distanze, poi i due animali si spingono fronte contro fronte fino a che uno dei due cede. Infine, le lotte hanno termine quando la situazione si fa critica, e lanimale che si trova in condizioni di inferiorit adotta un comportamento di rinuncia e di pacificazione. A questo segnale lavversario risponde annullando il proprio atteggiamento ostile. Torniamo ora al problema SE LA DANZA DELLE API POSSA ESSERE CONSIDERATA UN LINGUAGGIO. Il linguaggio delle api, come stato precedentemente sottolineato, trasmette segni, cio parole, ma non gode della cosiddetta composizionalit per intenderci, una cosa dire Mario ama Anna unaltra Anna ama Mario , inoltre ha una base istintiva, peraltro, presente anche nel linguaggio umano, almeno nei primi vocalizzi emessi dai bambini.. Il linguaggio umano convenzionale e quindi deve essere appreso, e noi uomini impariamo a parlare andando a scuola prima dai nostri genitori, poi dai nostri maestri Tuttavia stato osservato che le api che escono per la prima volta a fare bottino sui fiori danzino peggio di quelle pi vecchie e pi esperte, e non quindi impossibile supporre che esista un certo apprendimento. Del resto comportamenti del tutto istintivi non sono poi cos comuni. Ancora, si dir che la danza dellape non prevede il dialogo, quella biunivocit che un elemento essenziale del linguaggio umano. Se la cosa vera, non lo per del tutto. Vediamo perch. Quando lalveare sciama, e la vecchia regina se ne va in volo con met del suo popolo per cercare una nuova dimora, succede che le api finiscano per posarsi sul ramo di un albero, o sul cornicione di una casa, o quantaltro. Le api, posandosi insieme, formano un glomere, con la regina (il loro tesoro!) al centro e da l partono subito delle esploratrici che se ne vanno in cerca di un nuovo ricovero. Succede di solito che lapicoltore accolga questo popolo errante, sistemandolo in unarnia vuota, ma se questo non accade, le esploratrici, che hanno individuato chi la cavit di un albero, chi una caverna, chi una roccia concava, e cos via, ritornano e si mettono a danzare sulla superficie del glomere, indicando le direzioni delle abitazioni possibili, e ciascuna fa propaganda per la sua. Sembra che lesploratrice che ha trovato la casa migliore spaziosa, ad es., quanto pu richiedere il numero delle componenti lo sciame danzi pi insistentemente delle altre, e alla fine finisca per vincere la gara dappalto: tutto il suo popolo vola verso il luogo cos energicamente promosso. In qualche misura, dunque, le esploratrici sono in grado di valutare la qualit del ricovero, perch proprio il migliore quello che le api errabonde finiscono per adottare. Sicuramente il nostro linguaggio immensamente pi versatile del loro, ma non questo che importa. Le api, con le loro danze, ci ricordano che certe caratteristiche, che luomo ritiene essere una sua prerogativa, in realt sono presenti, seppure diversamente sia in quantit che qualit, anche in altri animali, fornendo unulteriore prova dellorigine comune delle specie.

MOLTO VARI SONO I SISTEMI DI COMUNICAZIONE tra gli invertebrati, come pure tra i vertebrati pi in basso nella scala zoologica (pesci e anfibi): messaggi odorosi, segnali sonori, messaggi visivi, ma anche sistemi insoliti, come la bioluminescenza, lelettricit, gli ultrasuoni o gli infrasuoni, e poi quella sorta di strano alfabeto sismico che si sono inventate alcune specie di invertebrati, creando delle vibrazioni del suolo oppure, nel caso dei ragni, della ragnatela. Un sistema di comunicazione attivo (esiste anche quello passivo, ad esempio la colorazione di avvertimento che spesso mostrano le specie munite di capacit difensive) prevede che (1) lanimale padroneggi un insieme di segnali e ne faccia uso volontariamente ogni volta che ne senta la necessit, allo scopo di trasmettere informazioni ad altri individui della sua o di altre specie. Allo stesso tempo, affinch il sistema funzioni occorre che (2) chi riceve questi segnali possieda la chiave semantica necessaria per decifrarli ed interpretarli. Tutto questo fa pensare a una serie di requisiti che i segnali devono possedere per poter essere selezionati come efficaci strumenti di comunicazione: Per prima cosa occorre che i segnali siano privi di ambiguit a ciascun segnale associata una sola risposta o un numero limitato di risposte e viceversa ogni risposta pu essere evocata da uno o da un numero limitato di segnali. In secondo luogo occorre utilizzare sempre lo stesso segnale per trasmettere il medesimo messaggio. Inoltre, il segnale deve esser utilizzato ogni qual volta risulti necessario, pertanto deve essere di facile esecuzione. Infine, linsieme dei segnali e delle risposte quasi una costante tra lintera popolazione della stessa specie, ovvero, il segnale stereotipato. Un esempio di questa regola dato dal fenomeno di attrazione sessuale tra le falene attuato con segnali chimici. La falena femmina del baco da seta attrae i maschi emettendo per mezzo di ghiandole poste allestremit delladdome, piccole quantit di un alcool complesso. La secrezione chiamata bombykol, dal nome della falena Bombyx mori, e la sua struttura chimica trans-10-cis-12-esadecadienolo. Il bombykol un agente biologico decisamente potente ( un feromone 1). In accordo con stime fatte da Dietrich Schneider e i suoi collaboratori presso lIstituto di fisiologia comparata Max Planck a Seewiesen in Germania, le falene maschio partono alla ricerca delle femmine quando si trovano a volare in unatmosfera con non meno di quattordicimila molecole di bombykol per centimetro cubo. I maschi captano le molecole con diecimila peli sensitivi [Fig. 8] che sono posti in ognuna delle due antenne. Ogni pelo innervato da una o due cellule recettrici che conducono il segnale al nervo principale delle antenne e da qui attraverso le connessioni nervose ai centri del cervello. Il fatto pi straordinario emerso dagli studi del gruppo di Seewiesen che anche una sola molecola di bombykol sufficiente ad attivare un recettore, inoltre la cellula non risponde ad altri stimoli che non siano molecole di bombykol. Quando circa duecento cellule in ogni antenna sono attivate, il maschio inizia la sua risposta motoria. Strettamente costretto da questo segnale specifico, il maschio paragonabile a un missile guidato da un I feromoni sono composti chimici che vengono trasmessi come segnali agli altri membri della societ, che rispondono con delle modifiche specifiche. Essi si dividono in due categorie: ci sono quelli che evocano nel ricevente una risposta comportamentale immediata, e che vengono detti scatenanti (signalling o releasing pheromones) e ci sono quelli che invece determinano un cambiamento fisiologico, spesso di lunga durata, e che sono chiamati innescanti (priming pheromones). Soltanto i primi possono essere a tutti gli effetti considerati allinterno della comunicazione animale. Al di l della differenza tra i due tipi di feromoni, quello che qui interessa sottolineare che c tutto un mondo degli odori, dentro e fuori dallacqua, che per noi difficile Fig. 8 In questa foto le antenne della falena maschio sono in primo da percepire, dato che, il proposito, siamo tra gli piano. Inoltre, si pu notare che al capo dellinsetto adulto manca animali meno sensibili. Ma la sperimentazione ci ha ugualmente informati: ci sua vita, che coincide della proboscide, quindi nella fase finale della sono feromoni che funzionano come (1) attraenti sessuali, (2) con la riproduzione, lanimale non mangia. coordinatori del comportamento di copula, (3) promuoventi laggregazione, (4) sostanze indicanti la traccia da seguire, (5) sostanze dallarme e (6) segnalatori dellidentit individuale, dello stato sociale e dei confini territoriali. I feromoni non sempre sono rappresentati da una singola sostanza chimica, e il primo feromone identificato chimicamente stato il bombicolo, lattraente sessuale del bombice del moro.
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impulso sessuale, programmato affinch vada sempre verso il maggior gradiente di bombykol, e cio fino ad incontrare lestremit addominale della femmina che la meta del maschio adulto. Guidato soltanto dalla scia olfattiva il maschio compie il suo volo, che in alcuni casi raggiunge anche i 7 chilometri di distanza. Tenuto conto delle dimensioni, come se un uomo riuscisse a percepire lodore di un donna a oltre 200 chilometri di distanza. evidente che gli odori possono trasportare vari tipi di messaggi: amorosi, ovvero disponibilit sessuale (come in questo caso), ma anche segnali di allarme, oppure di minaccia, o di altro tipo. Del resto, penso che sia noto a tutti che molti animali marcano il loro territorio con odori e liquidi del loro corpo. Sono come cartelli stradali: qui ci sto io, direzione vietata!. Insomma, una volta che le lotte rituali tra gli animali hanno portato i maschi pi idonei a conquistare un territorio o il predominio allinterno del branco, entra un funzione un altro tipo di linguaggio animale, ossia la marcatura dei suoi confini con diversi segnali. UN
NUMERO FISSO DI SISTEMI DI COMUNICAZIONE PARTICOLARMENTE IMPORTANTE NELLA TEORIA DELLEVOLUZIONE PER IL PARTICOLARE RUOLO CHE POSSONO GIOCARE NELLA FORMAZIONE DI NUOVE SPECIE.

evidente infatti che a un piccolo cambiamento nella molecola del fattore dellattrazione sessuale indotta dalla mutazione genetica corrisponde una variazione anche nelle cellule recettrici delle antenne. Studi su queste mutazioni sono stati fatti da Wendell L. Roelofs e da Andr Comeau della Cornell University. Essi trovarono due specie affini di falene (membri del genere Bryotopha della famiglia Gelechidi) nelle quali il fattore di attrazione sessuale differisce solamente nella configurazione del singolo atomo di carbonio adiacente al doppio legame. In altre parole i due fattori sono uno lisomero dellaltro. Prove fatte nellambiente naturale hanno mostrato che non solo il maschio Bryotopha risponde esclusivamente allisomero caratteristico della sua specie, ma che la risposta inibita se sono presenti isomeri di altre specie. Insomma, come se avvenisse uninterferenza nella comunicazione. Ma perch cos importante questa interferenza? noto il grado di estrema variabilit in forme, dimensioni, e stili di vita, che levoluzione stata in grado di produrre (e talvolta in poche centinaia di migliaia di anni). Ma, quando levoluzione ha inventato una nuova forma di vita, questa deve anche trovare la maniera di conservarla separata dalle altre. Insomma, il procedere evolutivo fatto di variazioni, che passano il vaglio della selezione naturale, ma anche di invarianze. Ed ecco allora la necessit di meccanismi di separazione, che impediscano il rischio che individui di una determinata specie, specie che si evolutivamente segregata magari a fatica da altre specie affini, si possano dissolvere geneticamente perdendo la propria specie-specificit, qualora si ibridassero con individui di specie diversa. Ebbene, in questo caso lisolamento riproduttivo delle due specie affini di falene, garantito da una piccola differenza nella struttura chimica del feromone. Differenza piccola, ma sufficiente ad annullare la sua azione di attraente sessuale per i maschi dallaltra specie. A
DIFFERENZA DEGLI INSETTI

IN CUI C SOLO UN RICONOSCIMENTO DI GRUPPO

MOLTI VERTEBRATI SUPERIORI

SONO CAPACI DI DISTINGUERE

Il fringuello e altri uccelli che comunicano con il canto imparano a distinguere la chiamata dei propri vicini di territorio da quella di estranei che di solito occupano posti pi lontani. Quando viene fatta sentire loro la registrazione del canto di un loro vicino essi mostrano una reazione normale, ma se il canto di un uccello estraneo a quel territorio essi si dimostrano agitati e aggressivi. Per certe specie di uccelli marini dipende proprio da questa facolt la possibilit di tener unito un nucleo famigliare anche nel mezzo di una sterminata e chiassosa colonia. Beat Tschanz dellUniversit di Berna ha dimostrato che i piccoli di uria (Uria aalge), un grosso uccello marino, imparano a reagire selettivamente alla chiamata dei loro genitori fin dai primi giorni di vita. Daltra parte anche i genitori sono capaci di distinguere il grido dei loro piccoli da quello di tutti gli altri. Alcuni fatti stanno a dimostrare che i piccoli riescono a capire certi aspetti della chiamata degli adulti fin da quando sono nelluovo. Un uguale sorprendente fenomeno la comunicazione tra alcuni uccelli africani del genere averla studiati da W. H. Thorpe dellUniversit di Cambridge. Una coppia di questi uccelli si mantiene in contatto chiamandosi uno con laltro. Il primo uccello vocalizza una o pi note e il partner risponde con una variazione sul primo canto. Lo scambio di vocalizzi cos fitto che a un osservatore che non si trovi proprio tra i due uccelli, o che non disponga di uno strumento di rilevazione adatto, sembrer di sentirne uno solo. Le coppie di una di queste specie, laverla etiopica, imparano a cantare in duetto. Essi preparano accuratamente delle combinazioni di canto, sufficientemente individuali, e sono cos in grado di ritrovarsi nel mezzo della densa

UN INDIVIDUO DALLALTRO IN BASE AI SEGNALI EMESSI.

vegetazione dove vivono. Ogni coppia ha il suo duetto e, in assenza del coniuge, ogni individuo capace di cantare anche laltrui parte. Passando dalla sessualit ad altre forme di socialit compaiono i trii, i quartetti, i quintetti, i canti di gruppo. Anche nel nostro lucarino (Carduelis spinus), oppure Carduelis tristis e Carduelis pinus, si osserva un fenomeno simile. Questi uccelli emettono dei brevi richiami, durante il volo. Quando si accoppiano, attraverso reciproca imitazione essi unificano il loro richiamo, e ci funziona egregiamente per il loro reciproco riconoscimento. Ogni coppia, insomma, ha il suo personale richiamo. Durante linverno, poi, numerosi individui si uniscono in grandi voli, e ancora funziona la tendenza unificante allimitazione vocale. In breve ogni individuo del gruppo possiede il medesimo richiamo, una sorta di distintivo canoro utile per tenersi in contatto, per riconoscersi durante gli spostamenti da unarea allaltra. In sintesi, attraverso limprinting vocale viene trasmesso il canto territoriale [2 NOTA], che informazione che riguarda la specie, e pertanto immutabile e valida per tutta lesistenza; con limitazione libera ovvero una forma di apprendimento si inventano invece segnali con cui tenersi in contatto con il coniuge, oppure con il gruppo di compagni. C, per, da aggiungere unaltra cosa a proposito dei duetti. I duetti avvengono in molti animali, ma soprattutto negli uccelli. E solo tra monogami. Perch? Secondo letologo Wolfgang Wickler la femmina deve difendersi dal possibile abbandono del maschio, che tende a disseminare il pi possibile i suoi spermatozoi, accoppiandosi con altre femmine. E allora obbliga il maschio a impegnare tempo, energia e apprendimento per la conquista della femmina. Se il maschio, dopo laccoppiamento, lasciasse la femmina per andare a cercarsene unaltra dovrebbe ricominciare tutto da capo e imparare un nuovo duetto. E, allora, in termini di riproduzione, gli conviene rimanere con la prima femmina, perch a conti fatti riesce a copulare di pi, e, soprattutto con meno fatica. Insomma, questa strategia di obbligare il futuro sposo a un lungo tirocinio finisce sostiene Wickler per modificare la tendenza innata del maschio ad accoppiarsi e disertare. Come dire che levoluzione genetica viene influenzata da un apprendimento, o se Il canto territoriale una informazione che riguarda la specie, e pertanto immutabile e valida per tutta lesistenza, ed un fatto solo maschile. Tuttavia, anche un caso in cui la trasmissione culturale mette il suo zampino. Cerco di spiegarmi. Mentre per le falene comunicare significa emettere specifici odori, al contrario negli uccelli comunicare significa cantare; tuttavia, se i nidiacei dei ciuffolotti vengono allevati da canarini, allora imparano a cantare come se fossero canarini. Interessante che questo canto poi viene trasmesso da questi ciuffolotti, di padre in figlio. Non solo, se insieme al padre adottivo (ad es., un canarino) si mantiene presente anche un ciuffolotto maschio che pure canta, ebbene, i piccoli ciuffolotti non imparano il canto della loro specie, ma sempre quello del padre adottivo. Occorre, per, sottolineare che non in tutti gli uccelli il canto culturale. Il cuc del cuculo un buon esempio di canto genetico, perch lui fa cuc qualunque sia il padre adottivo che lha tirato su. Poi, secondo fatto importante: non sempre nel canto tutto culturale. A volte s. Ad es., le gracule religiose possono imitare senza limiti dallindividuo da cui sono allevate (o da qualsiasi altro della sua stessa specie). Perci sono cos brave imitatrici. Spesso, per, la faccenda pi complessa. Tipico il caso dello zigolo americano Zonotrichia leucophys. Anche qui esiste un imprinting vocale, e soltanto se il nidiaceo ascolta il canto di un adulto della sua specie durante il periodo sensibile sviluppa un canto normale. Il periodo, per Zonotrichia, circoscritto dal decimo al cinquantesimo giorno det. Se lascolto ha luogo dopo di allora, non ha pi alcun effetto. Prima che compaia il canto normale, in questo zigolo presente unaltra vocalizzazione, detta sottocanto, che pure indispensabile per lo sviluppo del canto normale. Con il sottocanto, infatti, il giovane si esercita, e solo cos riesce a replicare ci che ha appreso. In fondo il sottocanto del tutto simile alle prime vocalizzazioni del neonato, che poi piano piano impara a parlare. E le femmine? Gi da tempo si sapeva che, durante il periodo dellimprinting, anche loro imparavano il canto di pap, perch poi se ne servivano per esercitare le loro preferenze sessuali (selezione sessuale). Negli anni 90 stato possibile, con femmine di fringuello, di canarino, di Zonotrichia leucophrys trattate con ormoni mascolinizzanti, ottenere una diretta dimostrazione che anchesse possiedono, seppure di norma non lo manifestano, il canto territoriale. In natura, comunque, le femmine ascoltano, imparano e scelgono. E siccome talora popolazioni isolate culturalmente evolvono, entro il canto di specie, differenti dialetti, le femmine scelgono non solo a livello di specie, ma anche il dialetto appreso. Chiss, forse le tante lingue parlate dagli uomini hanno avuto questa origine.
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si vuole una proto-cultura, che ha un ruolo molto importante nel rapporto di coppia e che influisce sulla riproduzione dei geni. Ovviamente occorre sempre essere prudenti, in un campo cos complesso come quello che studia i rispettivi ruoli di eredit e ambiente. E occorre anche resistere alla tentazione di applicare agli animali certi comportamenti umani, e agli uomini certi comportamenti animali. ANCHE I MAMMIFERI SONO CAPACI DI DISTINGUERE GLI INDIVIDUI DELLO LORO SPECIE. Per mezzo di segnali essi possono riconoscere un compagno, i propri genitori o i propri figli, o anche manifestare quelle determinate posizioni di superiorit o inferiorit allinterno del gruppo, dette rango [3], che si riscontrano sovente nei mammiferi sociali, ma anche negli uccelli sociali. A volte, per dare un proprio marchio personale ai compagni o a una parte dellhabitat in cui vivono, essi ricorrono a speciali secrezioni. Tutti conoscono bene lesempio dei cani per i quali il fatto di urinare sconfina dal semplice bisogno fisiologico. Un odore liberato con lurina identifica lanimale, annuncia la sua presenza e rivela altri potenziali intrusi della stessa specie. IL CODICE DI COMUNICAZIONE TANTO PI COMPLESSO QUANTO PI IL MAMMIFERO SOCIALE. Ci ovvio, se gli animali vivono in gruppo devono infatti continuamente interagire, il che vuol dire scambiarsi messaggi dogni tipo. Le balene megattere durante la stagione riproduttiva cantano in modo assai complesso, con suoni organizzati che durano anche pi di 10 minuti, caratterizzati da una struttura specifica in cui si distinguono, per usare la nomenclatura degli specialisti, frasi, tempi, unit. Ogni gruppo di balene possiede una sua canzone e, al suo interno, ogni individuo pu essere riconosciuto per le variazioni che introduce. Poi, e questo davvero straordinario, ogni anno i gruppi modificano un po le loro canzoni. Per un gruppo di megattere stato possibile seguire levoluzione del canto lungo ben 18 stagioni riproduttive. Ma qual il significato di quei suoni melodiosi e articolati? Verosimilmente sono legati al corteggiamento; sono, forse, analoghi ai canti territoriali degli uccelli, ma non facile saperlo con certezza. Ci che certo, per, che quei grandi cetacei devono essere dotati di notevoli capacit creative e imitative, ovvero di apprendimento. Se si esclude luomo, i canti delle megattere sono lesempio di pi rapida evoluzione culturale finora conosciuto. significativo il fatto che in uno dei rari esempi di riconoscimento presente tra gli animali invertebrati con un elevato grado di evoluzione, come gli insetti sociali, termiti, api, formiche e vespe, sia la colonia a essere riconosciuta e non il singolo individuo. Ogni membro della colonia risponder automaticamente a certe distinzioni di casta create da segnali chimici prodotti dalla regina e diffusi nella colonia , ma di solito non impara a distinguere un compagno.
ANIMALI MOLTO LIMITATO.

USANDO

COME METRO IL COMPORTAMENTO UMANO, CHIARO CHE IL NUMERO DI SEGNALI IMPIEGATO DALLE SPECIE

Fig. 9 E stato studiato il modo di comunicare di trenta specie di animali diversi, pesci, uccelli e mammiferi. Il pi alto e il pi basso numero di sistemi di comunicazione, nonch la loro media sono illustrati in questa figura. Le 6 specie di pesci studiate usano comunicare con un numero medio di 17 atteggiamenti da paragonare con i 21 usati da 10 specie di uccelli e i 25 usati da 14 3 specieaspetto comune del comportamento sociale la gerarchia di dominanza: Un di mammiferi.

Uno dei fatti pi curiosi, che i vertebrati sociali raramente posseggono un repertorio di segnali che superi i trenta o trentacinque elementi. Dati forniti da Martin H. Moyniham della Smithsonian Institution hanno indicato che tra i vertebrati il numero di segnali varia da tre a quattro da una specie allaltra. Esso va da un minimo di dieci in certi pesci a un massimo di

un ordinamento relativamente stabile allinterno di una popolazione animale, grazie al quale gli individui di rango superiore possono controllare il comportamento di quelli d rango inferiore, ad es., lalimentazione, la riproduzione, ecc..

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trentasette nelle scimmie reso che sono tra gli animali pi vicini alluomo per la complessit dei loro rapporti [Fig. 9]. I pesci comunicano tra loro con un numero di atteggiamenti che varia da un minimo di 10 per lo scazzone a un massimo di 26 per il badis. Il repertorio di questo pesce pi esteso di quello di 8 dei 10 uccelli studiati e di 9 dei 14 mammiferi. Gli atteggiamenti usati dagli uccelli per comunicare tra loro vanno da un minimo di 15 del passero europeo a un massimo di 28 del gabbiano minore. Il pi vasto repertorio trovato negli uccelli supera di poco quello dei pesci. Gli atteggiamenti che caratterizzano il comportamento dei mammiferi vanno da un minimo di 16 nel topo dai piedi bianchi o nella mirichina, a un massimo di 37 nella scimmia reso. Altri due primati (ovvero due scimmie) si avvicinano a questo numero. Nella ricerca, purtroppo, non sono stati considerati lo scimpanz e il bonobo, ma, probabilmente per questi animali ci troviamo in una situazione complessivamente simile a quella del reso. Il significato di questa mancanza di flessibilit non proprio chiaro, o forse si. Pu darsi, semplicemente, che affinch un animale si senta pienamente inserito nel suo ambiente non abbia bisogno di pi di trenta o quaranta tipi di messaggi; ma pu anche essere, come ha proposto Moyniham, che ogni segnale rappresenti un pi largo contesto perch il cervello di ogni animale lo elabora in maniera diversa. In relazione ai vari tipi di segnali i vertebrati possono essere paragonati agli insetti sociali e particolarmente alle api da miele e alle formiche. Studi fatti da Charles G. Butler alla Rothamsted Experimental Station in Inghilterra e da Edward O. Wilson alla Universit di Harvard hanno indicato che il numero di categorie di segnali, conosciuti nelle singole specie di questi insetti, varia tra dieci e venti. Le api da miele sono quelle pi studiate tra gli insetti sociali. Esclusa la danza delladdome si sa che molti atti comunicativi sono mediati principalmente dai feromoni [Fig. 10]. Le api comunicano anche per mezzo dellodore caratteristico della colonia, con segni tattili, per mezzo degli scambi di cibo e con certe danze, che si differenziano per forma e funzione dalla danza dellape bottinatrice. Tra i feromoni le sostanze regali sono le pi complesse e ricoprono un ruolo importantissimo nella organizzazione sociale. In essa incluso lacido trans-9-cheto-2dicenoico che liberato dalla ghiandola mandibolare della regina provoca immediatamente tre diversi effetti. Il feromone diffuso allinterno della colonia dalle operaie che prima lambiscono il corpo della regina e poi rigurgitano questa sostanza addosso alle altre. Affinch la sostanza sia pienamente efficace, allinterno della colonia, la regina deve dispensare per ogni ape operaia almeno un decimo di milligrammo al giorno. Il primo effetto dellacido chetodicenoico quello di bloccare lo sviluppo delle api operaie che stanno per diventare regine, cos da prevenire la nascita di

Fig. 10 I feromoni dellape da miele sono prodotti dalle ghiandole che si possono vedere in questa sezione di ape operaia. Le ghiandole esercitano una differente funzione nelle varie caste. Nelle operaie, ad es., la secrezione delle ghiandole mandibolari serve come segnale di attacco. La secrezione mandibolare dellape regina serve invece ad impedire che delle operaie diventino regine e a far s che le loro ovaie si atrofizzino. Inoltre, questa sostanza, se liberata sotto forma di vapore, serve da attrazione sessuale quando le regine abbandonano il nido per il volo nuziale. Insomma stesso segnale interpretazione diversa. La pappa reale, secreta dalla ghiandola ipofaringea, serve invece per il cibo e per determinare le caste. Le ghiandole labiali della testa e del torace secernono una sostanza che serve per la cura e la pulizia del nido. Non sono conosciute le funzioni delle sostanze secrete dalla ghiandola di Dufour e dalla ipostomale. Le ghiandole della cera danno sostanze che servono per la costruzione del nido, la ghiandola del veleno sostanze per difendersi, e la ghiandola del pungiglione secrezioni per dare lallarme (una sorta di odore della morte). La secrezione della ghiandola di Nassanov serve per radunare le operaie per la danza delladdome, il prodotto della ghiandola di Koschevnikov rende la regina attraente per le operaie. Infine, unultima cosa. Nel corso della sua breve vita adulta, che dura circa sei settimane, ogni ape operaia esegue, in un ordine ben determinato, tutte le mansioni necessarie alla vita dellalveare. I suoi primi tre giorni sono impegnati nella pulizia delle celle che contengono le larve, di cui successivamente diventer nutrice. Passer cos un po di tempo somministrando alle larve una miscela di polline e miele, per poi dedicarsi alla costruzione delle cellette esagonali, finch non diventer, nellordine, guardiana della colonia e magazziniera. In questi due ultimi ruoli, rispettivamente, lape passer il suo tempo sostando nei pressi dellentrata dellalveare e immagazzinando il cibo portato dalle bottinatrici. Infine diventer essa stessa bottinatrice, volando allesterno del nido per raccogliere nettare, polline e acqua che porter alla colonia. In questo contesto, tuttavia, la vita dellape operaia improntata a una sorprendente flessibilit: ad es., dopo aver cominciato a occuparsi della costruzione delle cellette, continuer a impegnarsi nella pulizia di queste e per tutta la vita passer buona parte del tempo a pattugliare lalveare e a riposare. Insomma a stimoli diversi, risposte diverse e in tempi diversi.

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una potenziale rivale della regina madre. Il secondo effetto quello di inibire la crescita delle ovaie, cos che le api che hanno mangiato questa sostanza non potranno fare uova, raggiungendo anche cos il risultato di eliminare altre probabili rivali. Dati indiretti stanno ad indicare che lingestione di acido chetodicenoico ha effetti sui corpi allati, cio sulle ghiandole endocrine che controllano lo sviluppo delle ovaie, ma la esatta sequenza degli avvenimenti deve essere ancora studiata. Il terzo effetto del feromone che esso funziona come attrattore sessuale. Quando lape regina vola fuori dallalveare per il volo nuziale, essa lascia dietro di s nellaria una traccia di acido chetodicenoico. Lodore della sostanza non solo attrae i fuchi verso la regina, ma li induce ad accoppiarsi con lei. Insomma stesso segnale, ma risposte diverse a seconda dellorganismo ricevente.

Konrad Lorenz, studiando il corteggiamento di molte specie di anatre, aveva notato che allinterno della parata era presente un qualcosa che assomigliava al comportamento del bere, ma lacqua non veniva pi assunta mentre il collo veniva mosso con ostentata lentezza. Inoltre, al termine del movimento, il becco estratto dallacqua produceva un grazioso e appariscente zampillo. Insomma: il bere sera evolutivamente tramutato nel rito del bere, con conseguente cambiamento di significato, in origine infatti il comportamento aveva, semplicemente e palesemente, la funzione di mandare gi dellacqua, mentre poi, ad avvenuta evoluzione, quel movimento modificato espressamente serviva per comunicare qualcosa al proprio partner. Il processo evolutivo della ritualizzazione produceva, questo concluse Lorenz, un comportamento stereotipato, a scarsissima variabilit, mirato esclusivamente alla comunicazione. Cerchiamo di concettualizzare. Gli zoologi comparando, in specie tra loro vicine, il comportamento relativo alle segnalazioni, sono spesso in grado di collegare le varie tappe del cammino evolutivo caratterizzate dai pi bizzarri tipi di comunicazione. Il processo evolutivo, a partire dal quale il modello di comportamento diventa effettivamente un segnale, si chiama RITUALIZZAZIONE. Comunemente il processo inizia quando certi movimenti, configurazioni anatomiche o comportamenti fisiologici, che sono di solito in un contesto completamente diverso, acquistano un ulteriore valore come segnali, vedi il caso esemplare riportato da Lorenz. Durante la ritualizzazione alcuni movimenti sono alterati o esibiti con grande enfasi (ridondanza) in modo da dar loro una funzione prettamente comunicativa. In certi casi estremi il nuovo comportamento pu essere modificato rispetto al primitivo in maniera tale che la sua storia evolutiva non pu essere nemmeno immaginata. Forse lesempio pi istruttivo di come avvenga la ritualizzazione dato dal comportamento durante il corteggiamento di alcune specie di ditteri carnivori che gli entomologi includono nella famiglia Empididi. In molte di queste specie, il corteggiamento consiste in un semplice approccio da parte del maschio seguito poi dalla copulazione. In altre specie il maschio prima cattura un insetto, di una specie che solito predare, e poi lo porta alla femmina. Questo atto viene fatto affinch si attenui lo stimolo predatorio della compagna, e denota come inizialmente il comportamento sia prodotto dal conflitto tra ostilit e sessualit, cosa, peraltro, presente in tutte le specie in cui si ha laccoppiamento. In altre specie il maschio attacca un filo o un fiocco di seta alla preda che dovr offrire cos da renderla pi appariscente. In altre specie di ditteri si pu osservare un grado di ritualizzazione ancora pi avanzato. In una di queste specie il maschio avvolge la preda in un bozzolo di seta e in altre ancora, che scelgono prede piccole, il bozzolo viene tessuto in modo da raggiungere dimensioni considerevoli. Altri maschi, invece, non catturano nessuna preda, ma offrono soltanto un involucro vuoto. Questo comportamento cos evoluto rispetto alla forma originaria che i biologi non ne avrebbero mai scoperto lorigine se non avessero studiato specie affini. In realt, il comportamento animale affollato di comportamenti cos, volti cio alla comunicazione mediata dalla ritualizzazione. Si pensi, oltre ai corteggiamenti, ai combattimenti (dei cervi, dei galli), Ogni parata, in realt, un rito. E quel che pi conta, un rito scritto nei geni, frutto di evoluzione biologica e altamente specifico. Un rito che, per il significato di comunicazione che possiede, pu essere anche considerato una parola o una frase. MESSAGGI RITUALIZZATI. Cerco di chiarire meglio i concetti di comunicazione e ritualizzazione precedentemente esposti, prendendo come esempio i tre atteggiamenti tipici e ritualizzati con cui lairone verde maschio (Butorides viriscens) riesce a ottenere il favore della femmina, con la quale d il via a uno spettacolare volo di coppia [Fig. 11].
Fig. 11 Nelle figure qui sotto vengono rappresentati quattro atteggiamenti tipici della cicogna nel corso del corteggiamento e della

CODICI

E RITI TRA NATURA E CULTURA .

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nidificazione molto simili a quelli dellairone.

Nella cerimonia di saluto, ad es., luccello rovescia la testa sul dorso mentre batte sonoramente i due rami del becco, tenuto ben in alto, cio in modo non ostile.

Per manifestare la sua aggressivit nei confronti di avversari o invasori strappa lerba con le zampe tenendo il collo steso in orizzontale, le ali aperte e il becco in avanti.

Quando la coppia si forma, dapprima i due partner rovesciano il capo sulla schiena e completano la cerimonia ponendosi fianco a fianco, battendo il becco allunisono e incrociandolo con quello del partner.

Quando il maschio e la femmina si separano, infine, si salutano secondo un rituale che prevede inchini ad ali aperte, con la nuca esposta in segno di sottomissione.

Il primo viene chiamato, dagli ornitologi di lingua inglese, forward threat display, ed unesibizione minacciosa, con luccello messo in posizione orizzontale, il becco puntato verso un pi o meno ipotetico rivale. In questa posizione il maschio sta parecchio, piuttosto fermo e fisso. Soltanto la coda vibra su e gi. Il secondo atteggiamento viene detto snap display, e quello snap una sorta di schiocco fatto con il becco, quasi la simulazione di un ramo spezzato. Durante questa esibizione lairone sta in posizione acquattata e obliqua, con il becco rivolto allingi. Il terzo atteggiamento viene detto stretch display e siccome oggi un mucchio di gente fa lo stretching, che poi sarebbe un ginnico stiramento, non difficile spiegare cosa fa il nostro airone. In un primo momento i due partner rovesciano il capo sulla schiena, quasi volessero nascondere il lungo, appuntito e pericoloso becco, poi si mettono tutti tirati, le gambe diritte, il corpo e il collo tesi, con il becco rivolto verso il pi alto dei cieli. Una bellissima, ieratica immagine, a vedersi. In realt, un comportamento simile presente in tutti gli ardeidi. Ora che ho descritto i tre atteggiamenti, vediamo il loro significato. Il primo una chiara minaccia, rivolta dal possessore del territorio a chicchessia. Ma se questo chicchessia una femmina, attratta dalla presenza fisica e dai vocalizzi del maschio, presto compare lo snap, che un segno di accettazione. Infine, c lo stretch, che d il via a un bellissimo volo di coppia, il primo comportamento in sincronia che precede laccoppiamento, il secondo comportamento in sincronia, ed infine le cure parentali. ANTICA ORIGINE. Ma torniamo allairone verde. Anche lui stato oggetto di studi approfonditi, dai quali emersa lantica origine degli atteggiamenti rituali. Il primo, ad es., appartiene alla categoria dei movimenti intenzionali. infatti il modulo iniziale di una reale aggressione bloccato in un rito che manifesta, appunto, lintenzione dellattacco, che non viene effettivamente portato. Insomma, la prima forma rituale appare derivata da una serie di semplici movimenti miranti a ridurre lostilit della compagna. Pi complessa lorigine dello snap display. Si tratta della forma ritualizzata del comportamento di raccolta del materiale per la costruzione del nido, e si pensa che sia comparsa, allinizio della sua trafila evolutiva che lha fatta divenire messaggio, come attivit di sostituzione. Il maschio cio si trova in una situazione di conflitto, al primo apparire della femmina, tra tendenze aggressive e sessuali, e ci produce lattivit di sostituzione che poi si evoluta in rito. Infine lo stretch display, frequentissimo allinterno del corteggiamento degli uccelli. Questo un atteggiamento intenzionale di volo, frammento altamente ritualizzato, surgelato, della reale partenza in volo. La ritualizzazione non solo visiva. Ogni canale sensoriale pu essere coinvolto. Si spera di poter studiare passo per passo levoluzione del linguaggio umano studiando i primati superiori nello stesso modo in cui gli entomologi sono riusciti a capire il bozzolo vuoto studiando il comportamento dei ditteri. Gli scimpanz allevati fin da piccoli in ambienti umani, riescono a conoscere a fondo luso delle parole. In alcuni casi le parole sono rappresentate da segni linguistici, oppure insegnando a usare simboli di plastica magnetizzati da ordinare su una tavoletta o, infine, da scegliere e organizzare usando la tastiera di un calcolatore. Gli scimpanz sono pure capaci di imparare le regole pi semplici della sintassi e di porre delle brevi domande Parallelamente agli esperimenti fatti con gli scimpanz (e con un gorilla) sono state eseguite ricerche sul re degli animali verbali, il pappagallo cenerino, che offr risultati di grande rilievo. Un individuo di questa specie, denominato Alex, risult, a seguito di uno speciale addestramento,

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capace di cogliere il significato simbolico delle parole. Di sapere, ad es., correttamente rispondere a domande relative al colore, alla forma, alla dimensione e al numero di differenti oggetti. E i delfini? A Kewalo Basin, alle Hawaii, si trova il pi importante centro dove vengono studiati i delfini. Lo dirige il professor Louis Herman, che ha impostato in modo originale le ricerche sul linguaggio. Limportante in questi esperimenti non parlare, ma capire. Negli esperimenti il linguaggio usato gestuale, ma non quello dei sordomuti. Il fatto eccezionale in questi esperimenti che il delfino capisce frasi, cio ordini, che gli vengono detti per la prima volta. Se infatti il vocabolario di Akemakai comprende solo trenta parole, quei trenta segni si possono combinare in pi di mille modi diversi. Allora, nonostante che una certa combinazione sia assolutamente nuova (cio gli sia mai stata insegnata) il delfino Akemakai riesce ad eseguirla. Sia scimpanz, sia pappagalli e sia delfini sembrano dunque protagonisti di imprese linguistiche eccezionali. E lanimale, che pi di tutti gli altri, da sempre lamico delluomo? Qualche anno fa una ricerca con relativo filmato ha dimostrato che i cani sanno interpretare, con grande raffinatezza, gli sguardi dei loro padroni. Nel filmato si poteva vedere come era possibile dare indicazioni ammiccando o muovendo gli occhi nelluna o nellaltra direzione. Questa scoperta, fra laltro, dette il via a tanti altri esperimenti, che permisero di appurare come i cani sappiano usare anche altre nostre indicazioni. Scoprire, ad es., un cibo nascosto se a segnalarlo un dito puntato o un movimento del capo. E, sempre a proposito di movimenti del capo, apprendono facilmente che, se lo muoviamo orizzontalmente, vogliamo dire no, se verticalmente, s. Lultima ricerca, almeno finora, pubblicata su Animal Cognition (gennaio 2006) da J. Rieded, D. Buttelmann, J. Call e M. Tomasello dellistituto Max Planck di Lipsia, focalizza lattenzione su un aspetto diverso, seppure collegato: luso comunicativo che, questa volta, pu assumere un oggetto usato dalluomo per fornire indicazioni. Gli autori hanno compiuto esperimenti su sessantaquattro individui, in parte meticci e in parte di varie razze, evidenziando che i cani possono effettivamente comprendere il contenuto simbolico di un oggetto (nellesperimento si trattava di una spugnetta) arbitrariamente scelto. Ci avviene sia che: a) Loggetto venga mostrato contemporaneamente allindicazione, fatta puntando un dito nella direzione in cui il cane deve andare a cercare il cibo; b) Il cane veda laddestratore deporre loggetto dove il cibo era stato in precedenza nascosto; c) Lanimale scopra la semplice presenza delloggetto. Non occorre molto insegnamento, insomma, perch un cane percepisca, attraverso lesperienza, il contenuto informativo di un certo oggetto. Non solo, un pastore belga ha appreso a mostrare al padrone oggetti simbolicamente rappresentanti certe sue necessit (voglio uscire, voglio giocare, voglio bere, sono stanco: voglio smettere di lavorare). Ma questo solo linizio, perch, una volta compreso questo sistema comunicativo, lo straordinario animale, sorprendendo tutti, prese sua sponte questa incredibile iniziativa: scelse un oggetto (un contenitore per pellicola fotografica) per comunicare qualcosaltro, e cio la sua incapacit a eseguire un ordine. Ormai normalmente mostra al padrone il contenitore se un ordine lo mette in imbarazzo. Un esempio: se il padrone gli dice di portargli le chiavi e lui saccorge che non pu raggiungerle perch sono localizzate troppo in alto, gli porta invece il contenitore. , lha imparato, anche una richiesta di aiuto. Quelloggetto pu essere considerato una parola? Come sempre, dipende dalla definizione di parola che si ha in mente. Comunque, straordinario che quel minimo lessico famigliare sia stato ampliato per iniziativa dello stesso cane. Per quanto riguarda labilit che il cane pu acquisire di comprendere parole umane, sicuramente impressionante il caso di Rico, un border collie, studiato da Julia Fisher dellIstituto Max Planck di Lipsia. Il suo vocabolario ha ormai raggiunto le duecento parole, ma si prevede aumenter. Sa effettuare collegamenti tra nomi e oggetti, scegliendoli tra molti altri che gli vengono contemporaneamente presentati. Comprende non solo parole, ma semplici frasi tipo Metti i giocattoli nella scatola o Porta il giornale al nonno. C poi il caso delle orche che, un po come i cani, imparano a riconoscere un certo numero di parole o di gesti e poi a rispondere eseguendo i comportamenti a cui quelle parole corrispondono. E anche loro, come gli scimpanz, hanno fatto qualcosa in pi: hanno dimostrato di saper apprendere che, a seconda dellordine delle parole (poche per la verit), il significato delle frasi cambiava. Ad es.: nuota sul dorso e poi spruzza (due parole nellordine dato) diverso da spruzza e poi nuota sul dorso e ancora da nuota sul dorso e contemporaneamente spruzza.

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Ora la volta degli storni, gli ultimi (per ora) arrivati allinterno del mistero buffo. Questi, a quanto pare, sanno apprendere, ma anche loro solo se sottoposti a insegnamento, le regole di schemi sintattici veramente molto complessi, fino ad ora ritenuti appannaggio esclusivo della nostra specie. Cio meglio senzaltro delle orche e anche degli scimpanz. Ma, in fin dei conti, che cosa significa tutto ci? Penso che significhi prima di tutto che delle belle intelligenze, delle ottime capacit di apprendere alberghino anche al di fuori dellordine dei primati, ma soprattutto vuol dire, sempre secondo me, che non ha alcun senso darsi da fare a cercare i limiti , perch quelle che dimostriamo sono solo delle differenze, delle variazioni sul tema. E, come sottoline Darwin, la variabilit ci che caratterizza la vita. Se, fino a prova contraria (non si sa mai), nessunaltra specie vivente, oltre la nostra, possiede innate regole grammaticali, significa soltanto che, per certi stili di vita, queste regole semplicemente non servono. Perch mai allora dovrebbero avere, nel loro DNA, scritto qualcosa al proposito? BIBLIOGRAFIA E. Alleva, La mente animale, Einaudi Editore, Cles (TN) 2008 D. Mainardi, Lo zoo aperto, Rizzoli Editore, Cles (TN) 1981 D. Mainardi, Letologia caso per caso, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 1988 D. Mainardi, Nella mente degli animali, Cairo Editore, Milano 2007 D. Mainardi, La bella zoologia, Cairo Editore, Milano 2008 I. Lattes Coifmann, Il sesso negli animali, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano 1987 J. Poole, Ritorno in Africa, Mondadori, Milano 1997 A. Gariboldi, Airone n. 117 A. Gariboldi, Airone n. 130 T. Regan, I diritti animali, Garzanti, Milano 1990 M. Visalberghi, Il linguaggio degli animali, Mondadori, Milano 1987 Desmond Morris, Questi splendidi animali, Mondadori, Milano 1990 G. Celli, Etologia della vita quotidiana, R. Cortina, Milano 1992 E.O. Wilson, Sociobiologia, la nuova sintesi, Zanichelli, Bologna 1979 N. Timbergen, Lo studio dellistinto, Adelphi, Milano 1994

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