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ANALISI DI TESTO: Dante Alighieri, Commedia, Paradiso, XVII, vv.

106-142
1) COMPRENSIONE "Vedo chiaramente, padre mio, come si affanna il tempo nei miei confronti, per sferrarmi un colpo tale, che pi doloroso per chi pi si abbatte; per la qual cosa bene che io mi premunisca di provvidenza cosicch, quando verr allontanato dal luogo a me pi caro, io non perda altri luoghi di rifugio a causa dei miei versi. Gi attraverso il mondo del dolore senza fine, e su per il monte dalla cui bella vetta gli occhi della mia donna mi innalzarono fin qui, e in seguito per il Paradiso, di luce in luce, ho potuto apprendere ci che se ora riferisco, sar per molti di aspro sapore; e d'altra parte se io mi comporter da amico , temo di non vivere nella memoria dei posteri." La luce in cui risplendeva il mio tesoro Che io trovai l, si illumin, come un raggio di sole in uno specchio d'oro; e in seguito rispose: "Chi ha la coscienza sporca o per sua colpa o per colpa di altri sentir le tue accuse come violente. Ma nonostante questo, rimuovi ogni falsit, e manifesta per intero la tua visione; e lascia pure che si gratti chi ha da grattare. Perch se le tue affermazioni saranno moleste inizialmente, saranno poi nutrimento vitale quando verranno digerite. Questo tuo grido agir come il vento che agita le cime pi alte; e ci non piccolo motivo di onore. Perci ti sono mostrati in questi cieli ruotanti nel Purgatorio e nell'Inferno soltanto le anime illustri, perch l'animo di chi ti ascolta, non ripone fiducia se usi esempi di origine ignota e oscuri, o argomenti poco evidenti." 2) ANALISI 2.1 Abbiamo diversi segni di debolezza in questo canto, in quanto viene rivelato a Dante quale sar il suo futuro e quale la sua missione poetica. Per quanto riguarda il suo futuro e quindi la profezia dellesilio, possiamo notare dai primi versi riportati (ben veggio, padre mio, s come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi tal, ch pi grave a chi pi sabbandona) una certa rassegnazione nelle parole del poeta. Per quanto riguarda invece la sua missione poetica e quindi quella di raccontare al mondo terreno il suo viaggio, Dante sembra essere un po timoroso poich dice a molti fia sapor di forte agrume (vv.117), riferendosi a ci che dir.

2.2 Dante richiama le tappe del suo viaggio nei versi 112 e 113, in ordine cos come li ha visti: monte sanza fine amaro (inferno), monte (purgatorio) e bel cacume (paradiso). Ai versi 136 e 137 abbiamo invece il richiamo di Cacciaguida ai tre mondi delloltretomba, in ordine cos come li vede dallalto e quindi in ordine opposto a quello di Dante: rote (cieli, Paradiso), monte (purgatorio) e valle dolorosa (inferno). 2.3 Sono due le immagini figurative pi evidenti utilizzate da Dante quando allude alle critiche a accuse che avr quando riveler il suo viaggio. La prima la troviamo al verso 117 a molti fia sapor di forte agrume ripresa per anche dal verso 130 al verso 132: Ch se la voce tua sar molesta nel primo gusto, vital nodrimento lascer poi, quando sar digesta. Dante esprime la sua paura di rilevare tutto dicendo che le sue parole risulteranno aspre ai potenti e quindi teme di poter perdere la fama, ma Cacciaguida lo rassicura dicendogli che se al primo assaggio saranno aspre, dopo, una volta digerite, gli daranno una fama eterna. La secondo immagine figurativa la troviamo invece nella metafora, pronunciata da Cacciaguida, ai versi 133 e 134: "Questo tuo grido far come vento, che le pi alte cime percuote" . Le parole di Dante vengono paragonate alla forza del vento capace di scuotere le cime pi alte degli alberi, che alludono quindi alle cariche pi alte terrene che verranno appunto scosse dalle verit del poeta.

2.4 Cacciaguida viene chiamato da Dante padre mio (vv.106) e il mio tesoro
(vv.121), due soprannomi affettuosi che sottolineano la stima di Dante per il suo antenato. Nel prima caso la parola padre ci fa pensare a Cacciaguida come buona guida e consigliere. Nel secondo caso la parola tesoro ci rimanda alla croce luminosa di anime dalla quale Cacciaguida si stacc per parlare con Dante ma nonostante ci rimase luminoso.

2.5 Alla fine dei versi 125, 127 e 129 abbiamo le parole vergogna, menzogna e
rogna in rima tra loro. La loro posizione e il loro significato sottolineano maggiormente la disapprovazione di Cacciaguida nei confronti dei potenti. Al verso 134 il termine percuote rafforza la similitudine presente.

2.6 La terzina dantesca i versi sono tutti endecasillabi e a rima incatenata (ABA, BCB,
CDC, )

3) APPROFONDIMENTO

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