z z.
Ogni numero complesso z C si pu`o esprimere nella forma
z = (cos + i sin ), R. (1.1)
Se z = 0 il valore di `e completamente indeterminato; se z = 0
il valore di `e determinato a meno di multipli interi di 2: si dice un argomento di z.
1-1
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-2
Usualmente si seleziona uno degli inniti valori di ssando a priori un intervallo di ampiezza 2 in cui sce-
gliere largomento. Imponendo (, ) si ottiene il cosiddetto argomento principale di z che indicheremo
con Arg(z). Con questa scelta dellargomento principale, `e facile vericare che
Arg( z) = Arg(z). (1.2)
Richiami Prodotto e quoziente di numeri complessi. Se z
0
= x
0
+iy
0
, z
1
= x
1
+iy
1
sono due numeri complessi,
il loro prodotto si denisce con la consueta propriet`a distributiva
w = z
0
z
1
= (x
0
x
1
y
0
y
1
) + i(x
0
y
1
+ y
0
x
1
) a partire da i
2
= 1. (1.3)
In termini di modulo e argomento, scrivendo z
0
=
0
`
cos
0
+ i sin
0
), z
1
=
1
`
cos
1
+ i sin
1
)
w = z
0
z
1
=
0
1
`
cos(
0
+
1
) + i sin(
0
+
1
)
, (1.4)
cio`e
|w| = |z
0
| |z
1
| =
0
1
, Arg(w) = Arg(z
0
) + Arg(z
1
). (1.5)
Le virgolette nellultima identit`a derivano dal fatto che la somma
0
+
1
potrebbe non appartenere allin-
tervallo scelto per largomento principale: in tal caso
0
+
1
`e comunque un argomento per il prodotto w,
ma largomento principale ne dierisce per 2.
Il coniugio si comporta bene rispetto al prodotto, infatti
w = z
0
z
1
= z
0
z
1
, (1.6)
ed `e molto importante per la costruzione del reciproco di un numero z = 0: si ha infatti
1
z
= z
1
:=
z
|z|
2
=
x iy
x
2
+ y
2
z = x + iy = 0. (1.7)
Grazie al reciproco si pu`o esprimere il quoziente
w =
z
0
z
1
:= z
0
1
z
1
=
z
0
z
1
|z
1
|
2
=
x
0
x
1
+ y
0
y
1
x
2
1
+ y
2
1
i
x
0
y
1
+ y
0
x
1
x
2
1
+ y
2
1
z
0
, z
1
= 0, (1.8)
e ricordare le propriet`a
|w| =
z
0
z
1
=
|z
0
|
|z
1
|
, w =
z
0
z
1
. (1.9)
Richiami Numeri complessi unitari. Tra i numeri complessi, quelli di modulo unitario hanno un ruolo privilegiato,
soprattutto rispetto alloperazione di prodotto. Si pone quindi
U := C
1
(0) =
z C : |z| = 1
. (1.10)
Ogni numero u in U quindi soddisfa
= |u| =
p
x
2
+ y
2
= 1, u = cos + i sin . (1.11)
La moltiplicazione z uz per un numero unitario u lascia invariato il modulo di z e corrisponde geometri-
camente a ruotare z dellangolo in senso antiorario (se `e positivo) o orario (se `e negativo). In particolare
la moltiplicazione per i corrisponde ad una rotazione di /2 in senso antiorario.
Richiami Potenze e radici di numeri complessi. Luso della forma trigonometrica `e particolarmente comodo
quando si tratta di calcolare la potenza (ora ad esponente intero) di un numero complesso. Infatti, se
z = x + iy = (cos + i sin ), si ha applicando ripetutamente la (1.4)
w = z
n
= (x + iy)
n
=
n
`
cos(n) + i sin(n)
trovare w = r
`
cos + i sin
tale che w
n
= z (1.13)
Le soluzioni di questo problema si ciamano radici n-esime di z in campo complesso.
Ogni numero complesso z = 0 ammette n-distinte radici n-esime in campo complesso date dalla formula
w
k
= r
`
cos
k
+ i sin
k
, r =
n
,
k
=
n
+ k
2
n
, k = 0, 1, , n 1. (1.14)
Se = Arg z, la radice corrispondente a k = 0 si dice radice principale: essa soddisfa
|w
0
| =
n
p
|z|, Arg w
0
=
1
n
Arg z. (1.15)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-3
Unespressione equivalente delle radici w
k
si ottiene introducendo le radici complesse dellunit`a
1
:= cos
` 2
n
+ i sin
` 2
n
,
k
:= (
1
)
k
= cos
`
k
2
n
+ i sin
`
k
2
n
, (1.16)
tali che
(
k
)
n
= 1, k = 0, 1, . . . , n 1. (1.17)
Le radici w
k
si ottengono quindi da quella primcipale grazie alla formula
w
k
= w
0
k
. (1.18)
Motivazioni Prima di procedere, ci si pu`o chiedere qual`e linteresse pratico di studiare questa parte (molto profonda e
aascinante) dellanalisi classica, che risulta per`o lontana dalla nostra immaginazione. Quando aronteremo
la teoria delle serie di Fourier e della trasformata di Fourier, vedremo che il formalismo complesso (in
quei casi ridotto semplicemente alle propriet`a elementari dellesponenziale) si riveler`a utile, almeno nella
semplicazione di calcoli e formule. Ci sono per`o delle ragioni pi` u profonde, la prima delle quali viene dalla
trasformata di Laplace, che `e direttamente fondata sulla teoria delle funzioni olomorfe in campo complesso.
Un altro esempio riguarda la
Trasformata Z Anticipando qualche concetto che aronteremo meglio in seguito, consideriamo un segnale
discreto U (U
n
), n Z. Si tratta di una sequenza di valori che possiamo pensare ottenuti dal
campionamento a passo > 0 di un segnale a tempo continuo u(t) e causale (cio`e che tramite la
formula
U
n
:= u(n), n 0.
Il trattamento di tali segnali risulta molto semplicato se, al posto di considerare separatamente i
valori campionati U
n
, si introduce una nuova funzione U(z) che li riassume in se e che viene espressa
tramite la serie di potenze
U(z) :=
+
X
n=
U
n
z
n
. (1.19)
La serie in (1.19) si chiama trasformata Z del segnale U e si indica con U(z) = Z[U]. In molti casi,
ad esempio quando il segnale U `e causale, cio`e per qualche n
0
Z U
n
0 per n < n
0
, `e pi` u semplice
studiare Z[U] che la corrispondente serie di Fourier, e lambito naturale di U(z) `e il campo complesso
C.
Denizione 1.1 (Funzioni di variabile complessa) Una funzione di variabile complessa f `e
una funzione che:
- `e denita in un dominio D(f), sottoinsieme aperto del piano complesso C,
- assume valori complessi.
In simboli f : D(f) C C.
Notazione Variabili complesse e variabili reali. Se identichiamo un generico elemento z = x + iy di D(f) con
il vettore (x, y) e indichiamo con f(z) = u(z) + iv(z) limmagine di z, si constata immediatamente che una
funzione di variabile complessa f pu`o essere rappresentata come una coppia u, v di funzioni reali dipendenti
da due variabili reali x, y: in altri termini
f(z) = f(x + iy) = u(x + iy) + iv(x + iy)
`
u(x, y), v(x, y)
. (1.20)
Questo `e utile ad esempio quando si considerano le derivate parziali: sar`a naturale porre
f
x
=
u
x
+ i
v
x
,
f
y
=
u
y
+ i
v
y
. (1.21)
Quindi le funzioni di variabile complessa possono essere anche pensate come trasformazioni del piano in
s`e; uno dei vantaggi della notazione complessa `e proprio quello di poter manipolare formalmente ununica
variabile anziche due.
Precisazione Il dominio. Per semplicit`a considereremo solo domini aperti: ci`o signica che se un punto z
0
appartiene
a D(f) allora c`e tutto un disco B
(z
0
) anchesso contenuto in D(f). Gli esempi di domini che incontreremo
pi` u frequentemente saranno
- tutto il piano complesso C,
- dischi aperti B
(z
0
) =
z C : |z z
0
| <
,
- corone circolari
z C :
1
< |z z
0
| <
2
,
esterni di dischi C \ B
(z
0
) =
z C : |z z
0
| >
- semipiani individuati da una retta verticale del tipo Re z > , Re z < o da una retta orizzontale
Imz > , Imz < ,
- il piano a cui si toglie una semiretta uscente dallorigine, ad esempio C \
x : x R, x 0
- un insieme del tipo precedente cui si toglie un numero nito (o anche una successione) di punti z
1
, z
2
, , z
m
:
queste verrano chiamate singolarit`a isolate della funzione f.
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-4
Esempi La funzione f(z) = z: lascia sso ogni punto; in coordinate
u(x + iy) = x, v(x + iy) = y,
x
f(x + iy) = 1,
y
f(x + iy) = i. (1.22)
La funzione f(z) = z
2
: in coordinate si scrive
(x + iy)
2
= x
2
y
2
+ 2ixy, u(x + iy) = x
2
y
2
, v(x + iy) = 2xy (1.23)
e si calcola
x
f(x + iy) = 2(x + iy) = 2z,
y
f = 2i(x + iy) = 2iz. (1.24)
In coordinate polari leetto della funzione si comprende meglio: posto z =
`
cos + i sin
e w =
f(z) = r(z)
`
cos (z) + i sin (z)
si ha
w =
2
`
cos(2) + i sin(2)
da cui r =
2
, = 2, (1.25)
cio`e il modulo di w `e il quadrato del modulo di z, mentre largomento di w `e il doppio di quello di z
(questultima espressione `e per`o molto imprecisa: occorrerebbe dire che tutti i possibile argomenti di
w si ottengono raddoppiando gli argomenti di z.)
La funzione f(z) = z
k
(k N): in coordinate lo svilupo si fa complicato
(x + iy)
k
=
k
X
h=0
k
h
x
h
(iy)
kh
e non `e pi` u facile separare parte reale e parte immaginaria. Meglio usare le coordinate polari: come
prima si ottiene
w = z
k
=
k
`
cos(k) + i sin(k)
r =
k
, = k. (1.26)
La funzione f(z) =
1
z
: al contrario delle funzioni precedenti, il dominio D(f) di f non `e tutto C ma C\{0};
in coordinate si ha
f(z) =
1
x + iy
=
x
x
2
+ y
2
+ i
y
x
2
+ y
2
(1.27)
Anche qui un calcolo esplicito mostra che
f
x
=
1
z
2
,
f
y
= i
1
z
2
. (1.28)
I polinomi Sono le funzioni del tipo
P(z) =
n
X
k=0
a
k
z
k
, a
k
C, (1.29)
di grado n se a
n
= 0.
Le funzioni razionali Sono quelle espresse dal quoziente di due polinomi: se P(z) :=
P
n
k=0
a
k
z
k
e Q(z) :=
P
m
k=0
b
k
z
k
, sono polinomi di grado n e m rispettivamente (con a
m
, b
n
= 0), si considera la funzione
f(z) =
P(z)
Q(z)
(1.30)
che `e denita in tutti i punti di C fuorche le radici di Q z
1
, , z
h
(singolarit`a isolate di f).
Richiami Propriet`a dei polinomi. Ricordiamo innanzitutto il
Teorema fondamentale dellalgebra: ogni polinomio di grado n ha n radici complesse (ciascuna contata con
la propria molteplicit`a) e si pu`o decomporre in un unico modo nel prodotto
P(z) = a
n
(z z
1
)
m
1
(z z
2
)
m
2
(z z
h
)
m
h
(1.31)
dove
- z
1
, , z
h
sono le radici di P, cio`e P(z
k
) = 0, 1 k h.
- m
1
, , m
h
sono le rispettive molteplicit`a, per le quali
P(z
k
) = P
(z
k
) = = P
(m
k
1)
(z
k
) = 0, P
(m
k
)
(z
k
) = 0. (1.32)
Esse soddisfano le relazioni m
1
+ m
2
+ + m
h
= n.
Il caso pi` u frequente `e quello delle radici semplici, per le quali la molteplicit`a `e pari a 1. Nel caso che tutte
le radici siano semplici ovviamente h = n e si ha
P(z) = a
n
(z z
1
)(z z
2
) (z z
n
), P(z
k
) = 0, P
(z
k
) = 0. (1.33)
`
E anche utile ricordare che se i coecienti di P sono reali allora le radici sono reali o, se complesse, sono
a due a due coniugate (cio`e se vi `e una radice complessa non reale z di ordine m vi `e anche la sua coniugata
z con il medesimo ordine. Osserviamo che se z
k
=
k
+ i
k
, = 0, `e una radice complessa di P allora
raggruppando i termini coniugati si ottiene
(z z
k
)(z z
k
) = (z
k
)
2
+
2
k
. (1.34)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-5
Decomposizione delle funzioni razionali proprie
Consideriamo ora una funzione razionale f(z) = P(z)/Q(z) come in (1.30). Supporremo che f sia
propria, cio`e che il grado del numeratore sia strettamente inferiore al grado del denominatore.
Richiami Divisione di polinomi. Grazie allalgoritmo della divisione, ogni funzione razionale f si pu`o scrivere come
f(z) = P
0
(z) +
P
1
(z)
Q(z)
= P
0
(z) + f
1
(z), grado(P
1
) < grado(Q). (1.35)
P
0
non `e altro che il quoziente della divisione di P per Q mentre P
1
`e il resto di tale divisione. Quindi f si
decompone nella somma di un polinomio (P
0
) e di una funzione razionale propria (f
1
= P
1
/Q).
Indichiamo con z
1
, z
2
, . . . , z
n
le radici di Q e distinguiamo due casi:
Le radici di Q sono semplici In tal caso il grado di Q `e proprio n e si dimostra che esistono
unici coecienti A
1
, A
2
, , A
n
tali che
f(z) =
P(z)
Q(z)
=
n
k=1
A
k
z z
k
=
A
1
z z
1
+
A
2
z z
2
+
A
n
z z
n
. (1.36)
I coecienti A
k
possono essere calcolati con il metodo dei coecienti indeterminati, ma
hanno anche una semplice espressione:
A
k
:= lim
zz
k
(z z
k
)
P(z)
Q(z)
=
P(z
k
)
Q
(z
k
)
. (1.37)
Vi sono radici multiple In tal caso indichiamo con m
1
la molteplicit`a di z
1
, con m
2
la moltepli-
cit`a di z
2
, etc; per ogni radice z
k
si possono trovare esattamente m
k
coecienti A
k,1
, , A
k,m
k
tali che
f(z) =
n
k=1
f
k
(z), f
k
(z) :=
m
k
m=1
A
k,m
(z z
k
)
m
. (1.38)
Ogni radice z
k
contribuisce quindi allo sviluppo con un gruppo di termini f
k
(z) dove sono
presenti tutte le potenze 1/(z z
k
)
m
dal grado 1 no alla molteplicit`a della radice stessa,
f
k
(z) =
A
k,1
(z z
k
)
+
A
k,2
(z z
k
)
2
+
A
k,3
(z z
k
)
3
+ +
A
k,m
k
(z z
k
)
m
k
. (1.39)
1.2 Serie di potenze
C`e unaltra classe di funzioni complesse molto importanti, che si potrebbero considerare come
lanaturale generalizzazione dei polinomi: si tratta delle funzioni esprimibili mediante una serie di
potenze.
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-6
Denizione 1.2 (Serie di potenze, raggio di convergenza) Una serie di potenze `e une-
spressione del tipo
+
k=0
a
k
(z z
0
)
k
; (1.40)
- z
0
C si chiama centro della serie,
- a
k
C sono i coecienti della serie.
Ad ogni serie di potenze `e associato univocamente un numero non negativo r [0, +] detto
raggio di convergenza della serie. Esso individua il disco aperto B
r
(z
0
) :=
_
z C : |z z
0
| < r
_
di centro z
0
e raggio, appunto, r caratterizzato da queste due propriet` a:
La serie converge (assolutamente) per tutti i valori di z allinterno del disco B
r
(z
0
): in
questo insieme la sua somma denisce dunque una nuova funzione di variabile complessa,
f(z) :=
+
k=0
a
k
(z z
0
)
k
.
La serie non converge per i valori di z al di fuori del disco chiuso, cio`e se |z z
0
| > r:
addirittura la successione |a
k
z
k
| = |a
k
| |z|
k
non `e limitata.
Precisazione I valori estremi del raggio di convergenza. Quando r = 0 signica che la serie converge solo in z
0
(dove
tutti i termini sono nulli tranne il primo): essa `e pertanto priva di interesse.
Quando r = + signica che la serie converge in tutto il piano complesso (in tal caso si dice che la funzione
da essa denita `e intera).
Attenzione! Il comportamento sul bordo del disco di convergenza. Quando 0 < r < + ci si pu`o chiedere come
si comporta la serie sulla circonferenza C
r
(z
0
) :=
z C : |z z
0
| = r
a
k+1
a
k
= , (1.43)
allora il raggio di convergenza `e r = 1/ ( dove si intende 1/0 = e 1/ = 0).
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-7
Somma di serie di potenze Supponiamo che
P
+
k=0
a
k
z
k
abbia raggio r
a
e che
P
+
k=0
b
k
z
k
abbia raggio
r
b
. Se r
a
= r
b
allora la serie somma
+
X
k=0
`
a
k
+ b
k
)z
k
ha raggio r = min
`
r
a
, r
b
). (1.44)
Nel caso in cui r
a
= r
b
, si pu`o solo concludere che il raggio r della serie somma `e r
a
= r
b
.
Esempi 1.3 Prima di proseguire, ricordiamo alcuni esempi fondamentali che occorre ricordare
con precisione:
La serie geometrica:
1
1 z
=
+
k=0
z
k
= 1 + z + z
2
+ z
3
+ z
4
+ , raggio r = 1. (1.45)
La somma segue dallidentit`a fondamentale
N
k=0
z
k
=
1 z
N+1
1 z
per z = 1. (1.46)
Sostituendo z e z/a al posto di z si ottengono
1
1 + z
=
+
k=0
(1)
k
z
k
= 1 z + z
2
z
3
+ z
4
, q raggio r = 1; (1.47)
1
a z
=
+
k=0
z
k
a
k+1
=
1
a
+
z
a
2
+
z
2
a
3
+
z
3
a
4
+
z
4
a
5
+ raggio r = |a|. (1.48)
La serie esponenziale: Per analogia con lo sviluppo reale e
x
=
+
k=0
z
k
k!
, anche in campo
complesso si pone
e
z
=
+
k=0
z
k
k!
= 1 + z +
z
2
2
+
z
3
3!
+
z
4
4!
+ , raggio r = +. (1.49)
Funzioni trigonometriche e iperboliche: (il raggio `e sempre +)
cos z =
+
k=0
(1)
k
z
2k
(2k)!
= 1
z
2
2
+
z
4
4!
, sin z =
+
k=0
(1)
k
z
2k+1
(2k + 1)!
= z
z
3
3!
+
z
5
5!
cosh z =
+
k=0
z
2k
(2k)!
= 1 +
z
2
2
+
z
4
4!
+ , sinh z =
+
k=0
z
2k+1
(2k + 1)!
= z +
z
3
3!
+
z
5
5!
+ .
(1.50)
Logaritmo:
log z =
+
k=1
(1)
k1
(z 1)
k
k
= z
(z 1)
2
2
+
(z 1)
3
3
(z 1)
4
4
+ , (1.51)
con raggio = 1 e centro z
0
= 1. Si ricorda pi` u facilmente lanaloga serie di centro 0
log(1 + z) =
+
k=1
(1)
k1
z
k
k
= z
z
2
2
+
z
3
3
z
4
4
+ , raggio r = 1. (1.52)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-8
Funzioni esponenziali e trigonometriche in campo complesso
Vale la pena studiare pi` u in dettaglio le funzioni introdotte nel paragrafo precedente, cominciando
dallesponenziale.
Per prima cosa supponiamo z = iy puramente immaginario; si trova
e
iy
= 1 + (iy) +
(iy)
2
2!
+
(iy)
3
3!
+
(iy)
4
4!
+
(iy)
5
5!
+
= 1 + iy
y
2
2!
i
y
3
3!
+
y
4
4!
+ i
y
5
5!
+
= 1
y
2
2!
+
y
4
4!
+ i
_
y
y
3
3!
+
y
5
5!
+
_
= cos y + i sin y.
che costituisce la formula di Eulero. Tra i casi particolarmente interessanti, ricordiamo
e
2
i
= i, e
i
= 1, e
3
2
i
= e
2
i
= i, e
2i
= 1. (1.53)
Sostituendo y con y si ottiene
e
iy
= cos y i sin y = e
iy
=
1
e
iy
y R. (1.54)
da cui, passando da y a
cos =
e
i
+ e
i
2
= Re e
i
, sin =
e
i
e
i
2i
= Ime
i
R. (1.55)
Ricordando le denizioni delle funzioni iperboliche, si ottiene anche
cos y = cosh(iy), i sin(y) = sinh(iy). (1.56)
Da ultimo, anche in campo complesso lesponenziale gode della propriet`a
e
z+w
= e
z
e
w
(1.57)
Ne segue in particolare che, per z = x + iy si ottiene la formula che permette di calcolare
lesponenziale di un numero complesso a partire dalla sua parte reale e immaginaria.
e
z
= e
x+iy
= e
x
_
cos y + i sin y
_
(1.58)
Da questa espressione `e interessante calcolare le derivate parziali
e
x+iy
x
= e
x
_
cos y + i sin y
_
= e
z
,
e
x+iy
y
= e
x
_
sin y + i cos y
_
= ie
z
. (1.59)
Lesponenziale `e periodico di periodo immaginario 2i:
e
z+2i
= e
z
z C. (1.60)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-9
Riassumiamo nello schema seguente le propriet`a che abbiamo incontrato:
Formula di Eulero
e
i
= cos + i sin , e
x+iy
= e
x
e
iy
= e
x
_
cos y + i sin y
_
(1.61)
Propriet`a dellesponenziale
e
z+w
= e
z
e
w
, e
z
=
1
e
z
, e
z+2i
= e
z
. (1.62)
|e
z
| = e
Re z
; se R |e
i
| = 1. (1.63)
Funzioni trigonometriche e iperboliche
cos z =
e
iz
+ e
iz
2
, sin z =
e
iz
e
iz
2i
(1.64)
cosh z =
e
z
+ e
z
2
, sin z =
e
z
e
z
2
(1.65)
cos z = cosh(iz), i sin z = sinh(iz) (1.66)
Quando z = `e reale, si ha anche
cos = Re e
i
, sin = Ime
i
, e
i
= e
i
(1.67)
Logaritmo e potenze ad esponente reale
Il logaritmo in campo complesso `e pi` u complicato da denire: se si cerca semplicemente la funzione
inversa dellesponenziale, cio`e si pone
w = log z e
w
= z (1.68)
allora un logaritmo esiste solo se z = 0 e in tal caso lequazione precedente (nellincognita w)
ammette innite soluzioni (cio`e vi sono inniti logaritmi), precisamente quelli deniti da
w = log |z| + i
_
Arg(z) + 2k
_
, k Z, (1.69)
Al solito, scegliendo una determinazione dellargomento, ad esempio Arg z (, ], e ponendo
k = 0 nella formula precedente, si ottiene una ben precisa funzione (chiamata anche logaritmo
principale) che per`o ha una discontinuit` a lungo la semiretta dei reali negativi, in corrispondenza
degli z per cui Arg z = . Una espressione in coordinate si ottiene, almeno per Re z = x > 0,
ricordando che
|z| =
_
x
2
+ y
2
, Arg(z) = arctan
_
y/x
_
se Re z = x > 0, (1.70)
e quindi
log(x + iy) =
1
2
log(x
2
+ y
2
) + i arctan
_
y/x
_
; (1.71)
un calcolo diretto mostra che
log(x + iy)
x
=
1
z
,
log(x + iy)
y
= i
1
z
. (1.72)
Per quanto riguarda le potenze ad esponente reale, avendo a disposizione il logaritmo, si pone
z
:= e
log z
= e
log +i
=
e
i
, se |z| = , Arg z = . (1.73)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-10
Le funzioni elementari
Sono quelle che si ottengono dalle precedenti combinando in vario modo le operazioni di somma,
prodotto, quoziente, composizione: ad esempio
e
z
2
+1
,
sin z
z
3
3z + 2(cosh z
z)
, log
_
cos z
2
e
z1
sin log z + z
_
.
Altre funzioni
Oltre alla funzioni elementari vi sono naturalmente molte altre funzioni, ad esempio |z|, z, Re z, Imz
e tutte quelle che si possono denire agendo direttamente sulla parte reale e sulla parte immaginaria
di z, come
x
3
iy
3
,
e
x2iy
x
2
+ y
3
ix
, x|z| iy z, dove appunto z = x + iy. (1.74)
Naturalmente tutte le funzioni che abbiamo chiamato elementari rientrano in questo gruppo
molto pi` u generale, ma esse possiedono una propriet`a fondamentale che ora cercheremo di spiegare.
1.3 La derivata in senso complesso
Come `e possibile denire la derivata complessa f
(z)
z
x
= f
(z)
(x + iy)
x
= f
(z),
f(z)
y
= f
(z)
z
y
= f
(z)
(x + iy)
y
= if
(z).
(1.76)
Se questa derivata esiste, troviamo quindi le condizioni
f
(z) =
f
x
, if
(z) =
f
y
(1.77)
che implicano le (1.75). Siamo portati quindi alla seguente denizione:
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-11
Denizione 1.4 (Derivabilit`a in senso complesso e condizioni di Cauchy-Riemann)
Una funzione f : D(f) C C si dice derivabile in senso complesso o, equivalente-
mente, olomorfa, se le sue derivate parziali rispetto a x e y soddisfano le condizioni di
Cauchy-Riemann
f
y
(x + iy) = i
f
x
(x + iy), z = x + iy D(f). (1.78)
In tal caso, la derivata complessa di f `e denita da
f
(z) =
f
x
(x + iy), z = x + iy D(f). (1.79)
Dunque la derivata in senso complesso esige una relazione molto stretta tra le dirvate parziali
rispetto alle variabili reali x e y: una relazione talmente forte da non essere vericata da semplici
funzioni come |z|, z, Re z, Imz: un semplice conto mostra che anche le funzioni di (1.74) non sono
derivabili in senso complesso.
Esercizio Dimostrare che se una funzione f, olomorfa in un aperto connesso C assume solo valori reali allora `e
costante.
Esercizio Generalizzare lesercizio precedente al caso in cui limmagine di f sia contenuta in una curva regolare del
piano complesso.
Come stabilire allora se una funzione `e derivabile in senso complesso? Per fortuna la deriva-
ta complessa ammette una denizione alternativa molto semplice, al solito basata sul rapporto
incrementale
z
f(z) f(z
0
)
z z
0
(1.80)
che `e ben denito in D(f) \{z
0
}, grazie al fatto che al campo complesso C si estendeno le familiari
nozioni di prodotto e di quoziente, in modo da matenere le medesime propriet`a algebriche del
campo reale.
Teorema 1.5 (Derivata complessa e rapporto incrementale) Una funzione f : D(f)
C C `e derivabile in senso complesso secondo la denizione 1.4 se e solo se per ogni z
0
D(f)
esiste il limite
lim
zz
0
f(z) f(z
0
)
z z
0
. (1.81)
In tal caso il limite coincide con la derivata f
(z
0
) = f
(z
0
) + g
(z
0
), (fg)
(z
0
) = f
(z
0
)g(z
0
) + f(z
0
)g
(z
0
), (1.82)
e, se g(z
0
) = 0
_
f
g
_
(z
0
) =
f
(z
0
)g(z
0
) f(z
0
)g
(z
0
)
g
2
(z
0
)
. (1.83)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-12
In particolare queste formule mostrano che i polinomi
z P(z) :=
n
k=0
a
k
z
k
sono olomor in tutto il piano complesso, e le funzioni razionali
z
P(z)
Q(z)
, P e Q polinomi assegnati
lo sono nel loro dominio di denizione, cio`e non appena il denominatore Q(z) = 0.
Lultima formula che vogliamo citare `e quella di derivazione della funzione composta:
(f g)
= (f
g)g
, (1.84)
essa vale non appena la composizione delle funzioni abbia senso (almeno localmente) e ciascuna
delle due funzioni sia derivabile nel proprio dominio di denizione.
Pedante... Si tratta in realt`a di due formule, perch`e, ssata f derivabile in senso complesso in D(f) C, si pu`o
pensare g denita in un intervallo (a, b) di R a valori nel dominio D(f) di f (e allora f g `e una funzione
di variabile reale a valori complessi, la derivata `e quella gi`a nota, lunica novit`a `e che essa si pu`o calcolare
attraverso la derivata complessa f
+
k=0
a
k
(z z
0
)
k
una serie di potenze di
raggio r > 0. Allora la funzione f `e olomorfa in B
r
(z
0
) e la sua derivata (in senso complesso!)
ammette lo sviluppo (ancora del medesimo raggio di convergenza r)
f
(z) =
+
k=1
ka
k
(z z
0
)
k1
=
+
h=0
(h + 1)a
h+1
(z z
0
)
h
z B
r
(z
0
). (1.85)
Iterando la formula precedente si verica che f ammette derivate di tutti gli ordini
f
(m)
(z) =
+
k=m
k(k1) (km+1)a
k
(zz
0
)
km
=
+
h=0
(h+1) (h+m)a
h+m
(zz
0
)
h
. (1.86)
In particolare i coecienti di f sono quelli dello sviluppo di Taylor
a
k
:=
f
(k)
(z
0
)
k!
. (1.87)
Per quanto riguarda la primitiva, si deduce facilmente dal teorema precedente che
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-13
Teorema 1.8 (Primitive complesse) Sia f(z) =
+
k=0
a
k
(z z
0
)
k
una serie di potenze di
raggio r > 0. Allora le primitive complesse della funzione f nel disco B
r
(z
0
) sono date da
F(z) = c +
+
k=0
a
k
k + 1
(z z
0
)
k+1
= c +
+
h=1
a
h1
h
(z z
0
)
h
. (1.88)
1.4 Integrazione secondo Cauchy.
Introduciamo innanzitutto la denizione di integrale di una funzione complessa lungo una curva
.
Denizione 1.9 Supponiamo che t z(t) sia una funzione derivabile con continuit` a nellinter-
vallo [a, b] e che sia una curva semplice contenuta nel dominio D(f) di f. Si chiama integrale
di f esteso a il numero complesso
=
_
f(z) dz =
_
b
a
f(z(t))z
N
X
j=1
f(
j
)(t
j
t
j1
)
, (1.93)
per ogni suddivisione T := {a = t
0
< t
1
< t
2
< . . . < t
N1
< t
n
= b} con |T | e per ogni scelta di
:= {
j
}
j=1,...,N
con
j
[t
j1
, t
j
].
La denizione di integrale attraverso il limite delle somme di Cauchy ha il vantaggio di poter essere facilmente
estesa a tutte quelle situazioni in cui queste hanno senso. Lesempio iniziale ci spinge a considerare percorsi
di integrazione pi` u generali di un segmento sulla retta reale; consideriamo perci`o una curva continua nel
piano complesso, parametrizzata dallapplicazione
t [a, b] z(t) C.
Se `e semplice (cio`e lapplicazione z `e iniettiva nellintervallo aperto ]a, b[) lintroduzione di una paramen-
trizzazione di permette di estendere senza problemi il concetto di partizione di : baster`a prendere una
partizione T di [a, b] come in (1.90) e considerarne le immagini su z
j
:= z(t
j
); analogamente avremo i
punti intercalati
j
:= z(
j
) e la corrispondente somma di Cauchy
N
X
j=1
f(
j
)(z
j
z
j1
), z
j
:= z(t
j
),
j
:= z(
j
). (1.94)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-14
Ci`o che sostanzialmente aggiunge la parametrizzazione alla curva semplice `e la possibilit`a di ordinarne i
punti in modo univoco; prenderemo come parametro di nezza il massimo delle distanze |z
j
z
j1
| di due
punti successivi sulla curva. Ancora una volta osserviamo come il prodotto complesso interviene in modo
cruciale nella denizione.
Non `e sorprendente che valga lanalogo del precedente risultato, che permette sia di denire che di calcolare
lintegrale di una funzione complessa lungo una curva.
Le propriet`a dellintegrale.
Indipendenza dalla parametrizzazione: lintegrale cos` denito dipende solo dalla curva e
dal suo orientamento, ma non dalla parametrizzazione scelta; ovviamente se cambia lo-
rientamento, cambia il segno dellintegrale. In particolare, possiamo scegliere sempre la
parametrizzazione rispetto alla lunghezza darco s, in modo che
z : s [0, L] z(s) C, |z
(s)| = 1, L = lungh().
Linearit`a: per ogni scelta di f, g continue,
_
(f + g) dz =
_
f dz +
_
g dz;
_
f dz =
_
f dz, C. (1.95)
Additivit`a rispetto al cammino di integrazione: se `e lunione di due curve
1
e
2
(tali
che il secondo estremo di
1
coincide con il primo di
2
) si ha
_
f(z) dz =
_
1
f(z) dz +
_
2
f(z) dz. (1.96)
Ci`o permette ad esempio di estendere la formula (1.89) al caso di una parametrizzazione
continua e C
1
a tratti.
Stima del modulo:
f dz
f(z) dz =
Z
1
0
f(w
1
+ t(w
2
w
1
))(w
2
w
1
) dt.
:= [ + i, + i], segmento orizzontale:
Z
f(z) dz =
Z
f(t + i) dt.
:= [ + i, + i], segmento verticale:
Z
f(z) dz = i
Z
f( + it) dt.
:= C
R
(z
0
), circonferenza di centro z
0
percorsa in senso antiorario:
I
f(z) dz = iR
Z
2
0
f(z
0
+ Re
it
)e
it
dt.
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-15
Primitive e Teorema fondamentale. Come in ambito reale, la conoscenza di una primitiva
di f permette di calcolare agevolmente gli integrali. Data f : C, diciamo che F : C `e una
primitiva per f se F
f(z) dz = F(w
2
) F(w
1
); (1.98)
in particolare, se `e un circuito
_
f(z) dz = 0. (1.99)
Dimostrazione Basta applicare la formula (7.5) a ritroso nella (1.89):
Z
f(z) dz =
Z
b
a
f(z(t))z
(t) dt =
Z
b
a
F
(z(t))z
(t) dt
=
Z
b
a
h
F(z(t))
i
= f.
Dimostrare che se `e semplicemente connesso (cio`e non ha buchi) e u, v soddisfano le condizioni di
Cauchy-Riemann (1.117), allora il sistema ammette soluzione.
Il Teorema di Cauchy
Precisazione Prima di procedere, per`o, ricordiamo, in modo informale e descrittivo, alcune propriet`a dei circuiti e delle
regioni che essi circondano:
(Circuiti semplici.) Sono quelli descritti da un moto che torna al punto iniziale senza passare due
volte nello stesso posto: formalmente essi sono parametrizzati da
t [a, b] z(t), iniettiva in [a, b[, con z(a) = z(b).
Se `e un circuito semplice nel piano complesso, allora il complementare di `e esattamente lunione
di due aperti, uno limitato A
e uno illimitato A
.
Aperti semplicemente connessi. Un aperto A = A
j
A
0
, A
j
A
h
= se j = h j, h = 1, 2, , n.
Orientando ciascun circuito
j
in senso antiorario, potremmo scrivere formalmente =
0
(
1
+
2
+
+
n
), per indicare che viene percorso in senso antiorario allesterno e in senso orario allinterno.
A
0
gli n buchi A
1
, . . . , A
n
che sono circondati dai circuiti
1
, . . . ,
n
.
Teorema 1.12 Sia f : D(f) C C una funzione olomorfa e sia un circuito ammissibile il
cui interno A
f(z) dz = 0. (1.100)
Osservazione 1.13 Se orientiamo tutti i circuiti
k
in senso antiorario, allora otteniamo equi-
valentemente che lintegrale sul circuito esterno
0
`e uguale alla somma degli integrali sui circuiti
interni
1
, . . . ,
n
, cio`e
_
0
f(z) dz =
n
k=1
_
k
f(z) dz. (1.101)
Chiaramente se non vi sono buchi, cio`e se =
0
e al suo interno la funzione `e sempre derivabile
abbiamo in particolare
Teorema 1.14 (Cauchy) Supponiamo che sia un circuito semplice e che f : D(f) A
C
sia olomorfa. Allora
_
f(z) dz = 0. (1.102)
1.5 Funzioni analitiche
Gli esempi (1.45), (1.47), (1.51) mostrano che, quando il raggio di convergenza r `e nito, la somma
delle serie di potenze di centro 0 denisce una funzione la cui espressione ha un signicato anche al
di fuori del disco di convergenza. Ci si pu`o allora chiedere se `e possibile rappresentare la funzione
come serie di potenze anche al di fuori del disco B
r
(0). Ci`o impone naturalmente di cambiare il
centro dello sviluppo in serie: cambiando il centro, cambieranno di conseguenza i coecienti e il
raggio dello sviluppo. Questo punto di vista (vari sviluppi in serie associati ad ununica funzione)
`e stato introdotto da Riemann e porta alla denizione di funzione analitica:
Denizione 1.15 (Funzioni analitiche) Una funzione complessa f denita in un sottoinsieme
aperto D(f) del piano complesso si dice analitica in D(f) se per ogni z
0
D(f) `e possibile trovare
un disco aperto B
r
(z
0
) di centro z
0
e raggio r > 0 (dipendente da z
0
) in cui f ammette lo sviluppo
in serie di potenze
f(z) =
+
k=0
a
k
(z z
0
)
k
, z B
r
(z
0
)
per opportuni coecienti a
k
(dipendenti dal centro scelto).
Limportanza delle funzioni analitiche sta nel fatto di poter sfruttare lo sviluppo in serie di potenze
per trarre numerose informazioni sullandamento della funzione, sulle sue propriet`a qualitative, e,
pi` u in generale, di poter eettuare i calcoli con funzioni di tipo polinomiale anziche con lespressione
generalmente dicile da trattare di f.
Si pongono naturalmente tre problemi:
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-17
1. Trovare un criterio comodo che permetta di riconoscere se e dove una data funzione f `e
analitica.
2. Dato il centro z
0
D(f) determinare esplicitamente i coecienti a
k
in funzione di f.
3. Deerminare il raggio di convergenza della serie di potenze che rappresenta f nei dischi di
centro z
0
.
Discussione Condizioni necessarie. Dalla denizione di analiticit`a e dai risultati precedenti seguono subito queste
considerazioni:
a) La funzione f deve essere derivabile in senso complesso in D(f) e quindi deve soddisfare le condizioni
di Cauchy-Riemann: ci`o segue dal teorema 1.7.
a) Meglio ancora, la funzone f deve avere le derivate di ogni ordine.
b) I coecienti a
k
sono univocamente determinati da f dalle formule (6.7) e (1.88) (quindi il problema
posto dal punto 2 `e gi`a stato risolto...).
c) Se z
1
`e un punto di discontinuit`a (per esempio perch`e |f| tende a per z z
1
) il raggio di convergenza
della serie di potenze di centro z
0
che rappresenta f non pu`o superare la distanza |z
1
z
0
|.
Il prossimo teorema mostra che miracolosamente la condizione a) `e anche suciente; quanto al
raggio, esso coincide con il raggio del cerchio pi` u grande che si pu`o inscrivere nel dominio della
funzione senza incontrare le altre singolarit`a di f.
Teorema 1.16 (Analitiche = Olomorfe) Una funzione complessa f : D(f) C C `e
analitica in D(f) se e solo se `e olomorfa. In tal caso, se B
r
(z
0
) D(f) essa `e sviluppabile in
serie di potenze in B
r
(z
0
) (con raggio quindi almeno r) e i coecienti dello sviluppo sono dati
dalla formula
a
k
:=
f
(k)
(z
0
)
k!
=
1
2i
_
C
(z
0
)
f(z)(z z
0
)
k
dz
z z
0
, 0 < < r. (1.103)
Un caso particolare della formula precedente, corrispondente a k = 0, prende il nome di Formula
di Cauchy:
Teorema 1.17 (Formula di Cauchy) Se la funzione complessa f : D(f) C C `e olomorfa
in D(f) e B
r
(z
0
) D(f), allora
f(z
0
) =
1
2i
_
C
(z
0
)
f(z)
dz
z z
0
=
1
2
_
2
0
f(z
0
+ e
i
) d, 0 < < r. (1.104)
1.6 Approfondimenti
Derivate parziali e condizioni di Cauchy-Riemann. Cominciamo dalla (semplice) dimostrazione
del teorema 1.5. Ricordiamo che le derivate parziali di f rispetto a x o a y nel punto z
0
:= x
0
+iy
0
sono denite da
f
x
(z
0
) := lim
xx
0
f(x + iy
0
) f(x
0
+ iy
0
)
x x
0
, (1.105)
f
y
(z
0
) := lim
yy
0
f(x
0
+ iy) f(x
0
+ iy
0
)
y y
0
. (1.106)
Ebbene, la grande novit`a della denizione di derivata secondo la (7.6) `e contenuta nel seguente risultato
Dimostrazione Cominciamo a dimostrare che la (7.6) implica la (7.10); per questo basta ricordare che lesistenza del limite
per funzioni di due variabili implica lesistenza dei limiti lungo ogni direzione, in particolare quelli ottenuti
tenendo costante una delle due variabili e lasciando libera laltra. Cos` si ha
f
(z
0
) = lim
xx
0
f(x + iy
0
) f(x
0
+ iy
0
)
x x
0
= lim
yy
0
f(x
0
+ iy) f(x
0
+ iy
0
)
i(y y
0
)
. (1.107)
1. FUNZIONI DI VARIABILE COMPLESSA 1-18
Tenendo conto della (7.9) si ottiene la (7.10), con lulteriore informazione che
f
(z
0
) =
f
x
(z
0
). (1.108)
Per dimostrare limplicazione opposta, serve ricordare che lesistenza delle derivate parziali continue implica
la dierenziabilit`a in ogni punto di f per cui
f(x + iy) f(x
0
+ iy
0
)
=
f
x
(x
0
+ iy
0
)(x x
0
) +
f
y
(x
0
+ iy
0
)(y y
0
) + o(|x x
0
+ i(y y
0
)|)
(1.109)
Sostituendo nella formula la (7.10) e ricordando che z = x + iy, z
0
= x
0
+ iy
0
si ottiene
f(z) f(z
0
) =
f
x
(z
0
)(x x
0
+ i(y y
0
)) + o(|z z
0
|)
=
f
x
(z
0
)(z z
0
) + o(|z z
0
|).
(1.110)
Dividendo entrambi i membri per z z
0
e passando al limite, si ottiene lesistenza della derivata in senso
complesso, nonch`e la (7.26).
Le relazioni di Cauchy-Riemann si capiscono meglio se si considera la derivata di f lungo una qualunque direzione
del piano complesso: ssato cio`e un versore e
i
si vede facilmente che
f
e
i
(z
0
) := lim
0
f(z
0
+ e
i
) f(z
0
)
= e
i
f
(z
0
) = e
i
f
x
(z
0
), (1.111)
cio`e se la direzione lungo cui si calcola la derivata ruota di un angolo anche la corrispondente derivata risulta
ruotata del medesimo angolo; si capisce allora il signicato del coeciente i delle relazioni di Cauchy-Riemann.
Trasformazioni conformi. Questa propriet`a di commutare con le rotazioni pu`o essere espressa ancor
pi` u ecacemente dalla nozione di conformit`a. Consideriamo due curve regolari t (a, b) z
i
(t), i = 1, 2 che per
t = t
0
passano per il punto z
0
; i loro vettori tangenti t
i
:= z
i
(t
0
) formano in z
0
un angolo di ampiezza
:= arg(z
1
(t
0
)/z
2
(t
0
)) (1.112)
Corrispondentemente le curve immagini t f(z
i
(t)) per t = t
0
passano per f(z
0
) ed i loro vettori tangenti sono
dati dalla formula (7.5)
t
i
= f
(z
0
)z
i
(t
0
) = f
(z
0
)
t
i
(1.113)
Se f
(z
0
) = 0 si vede facilmente che langolo tra
t
1
e
t
2
`e ancora
arg(f
(z
0
)z
1
(t
0
)/f
(z
0
)z
2
(t
0
)) = arg(z
1
(t
0
)/z
2
(t
0
)) = , (1.114)
cio`e la trasformazione f conserva la misura degli angoli: applicazioni di questo tipo si chiamano anche conformi, e
non sarebbe dicile dimostrare che la conformit`a `e di fatto equivalente allolomora.
Esercizio Dimostrare questultima aermazione.
La matrice derivata e il teorema di inversione locale. Concludiamo questa lezione mostrando
unultima relazione tra le derivate in senso complesso e quelle usuali. Chiamiamo u e v la parte reale e la parte
immaginaria di f, cio`e scriviamo
f(x + iy) := u(x, y) + iv(x, y), u, v : R. (1.115)
Si ha ovviamente, per le equazioni di Cauchy-Riemann
f
y
=
u
y
+ i
v
y
= i
u
x
= i
u
x
+ i
v
x
=
v
x
+ i
u
x
(1.116)
Poiche u, v sono funzioni reali, si ottiene
8
>
>
<
>
>
:
u
x
=
v
y
u
y
=
v
x
(1.117)
dove adesso tutte le funzioni in gioco sono reali. Ne deduciamo che la matrice derivata della funzione u soddisfa la
Df :=
2
4
u
x
u
y
v
x
v
y
3
5
=
2
4
u
x
v
x
v
x
u
x
3
5
(1.118)
ed il suo determinante vale
Jf =
u
x
2
+
v
x
2
=
u
x
2
= |u
|
2
. (1.119)
Perci`o Df `e invertibile se e solo se f
(z
0
) = 0. Allora esiste un disco B di raggio
e centro w
0
:= f(z
0
) ed ununica funzione olomorfa g : B D(f) tale che
g(w
0
) = z
0
, f(g(w)) = w, w B. (1.120)
Inoltre si ha la formula
g
(w) =
1
f
(g(w))
, w B. (1.121)
Esercizio Dimostrare che la matrice derivata Df di una funzione olomorfa `e il prodotto di |f
(s)| = 1
si ha per la (1.89)
Z
f(z) dz =
Z
L
0
f(z(s))z
(s) ds
=
Z
L
0
h
u(x(s) + iy(s))x
(s)
i
ds
+ i
Z
L
0
h
v(x(s) + iy(s))x
(s)
i
ds
Introdotti i campi vettoriali
g(x, y) :=
`
u(x + iy), v(x + iy)
, h(x, y) :=
`
v(x + iy), u(x + iy)
,
e il versore tangente alla curva
(s) =
(s), y
(s)
f(z) dz =
Z
g ds + i
Z
h ds (1.122)
Osservazione 1.19 Se f `e olomorfa in , i campi g e h sono irrotazionali! Essendo piani, basta scrivere la terza
componente del rotore: nel caso di g si ha
g
2
x
g
1
y
=
v
x
u
y
= 0
grazie alle condizioni di Cauchy-Riemann; analogamente, per h si ottiene
h
2
x
h
1
y
=
u
x
v
y
= 0.
Questa espressione porta direttamente alla dimostrazione del Teorema di Cauchy 1.100.