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POLITICA MEDIORIENTALE ITALIANA Fino al 13 Settembre del 1993 e agli accordi di Oslo (discutibili per lefficacia), palestinesi e israeliani

si sono reciprocamente delegittimati ed esclusi. Il cambiamento avviene solamente allinizio degli anni 90 per una serie di vicende di cui si parler dopo. Sono due scelte distinte, con un percorso di evoluzione diverso, per quanto riguarda il lato sionismo il movimento nazionale comincia gi{ ad affiorare alla fine dell800. Molto pi tardo invece il percorso dellidentit{ nazionale palestinese, identit{ che solamente agli inizi degli anni 60 diviene unidentit{ nazionale distinta da quella del resto del mondo arabo. Solamente con la nascita ufficiale dellOLP e ladozione della carta nazionale palestinese nel 1964 avviene questa coscienza di diversit rispetto al resto del mondo arabo. Lidea passata era quella di un grande stato arabo che si richiamava a quello del XII-XIII secolo. Da un lato c quindi il sionismo (andare a vedere) che diviene il prodotto culturale degli ebrei della diaspora, non si deve pensare che nel momento in cui inizia la propaganda sionista vi sia stata unadesione di massa. Si credeva pi a un mito, a un ritorno al passato che in realt{ non poteva avere sostanza politica. Invece in poco tempo il sionismo, in forma laica e politica, abbandonando semplicemente la questione religiosa, riesce a dare forma alle rivendicazioni, anche se allinizio si nota una reticenza degli ebrei ortodossi e pi religiosi. Nel novembre del 1917 c la dichiarazione per la nascita di un focolare ebraico in Palestina da parte dellInghilterra (qualcosa di pi di unautonomia, qualcosa di meno di unindipendenza). Oltre ad essere una formula vaga risulta anche in contrasto con gli accordi presi in precedenza con la Palestina. Tale contraddizione nasce da unesigenza molto concreta, quella di guadagnarsi lappoggio degli arabi e anche degli ebrei residenti in Palestina nel momento in cui gli inglesi stanno combattendo con lImpero Ottomano. Contraddizione ancora pi evidente nel dopoguerra quando vengono resi noti gli accordi di spartizione del territorio tra Inghilterra e Francia che prevedeva un protettorato che dava a Londra la possibilit{ di escludere limmigrazione ebraica ad est del Giordano. Quando gli inglesi capiscono che la convivenza tra i due popoli difficile cominciano a seguire questa possibilit, facendo s che il territorio ad est del Giordano divenga omogenea, mentre nel 1923 viene separato dal resto dellamministrazione inglese della Palestina e la Transgiordania viene data al figlio di Hussein. Laltra possibilit{ prevista nel mandato era quella di gestire con uno status nazionale i luoghi sacri, oltre allimpegno di favorire limmigrazione ebraica. Questa negli anni 20 non ha particolare seguito, sebbene sorgano gi i grandi problemi di convivenza tra i due popoli, problemi che si inasprano con lascesa di Hitler e lafflusso pesante di ebrei nella zona. Nel 1936 scoppia una rivolta araba a Gerusalemme che da luogo a una serie di massacri di ebrei e lautorit{ britannica cominci a cercare di trovare una soluzione per uscire da questa situazione. Gli inglesi volevano favorire la convivenza tra le due comunit, solo che lInghilterra decise di nominare una commissione di inchiesta guidata da Lord Pyle, che sar alla base della risoluzione 181 dellONU del Novembre del 1947 che doveva in teoria portare alla nascita dei due stati. La conclusione era che le due civilt fossero inconciliabili. Esisteva una differenza di base tra cultura, situazione sociale e competenze diverse dei due popoli. Gli ebrei occidentali sono completamente diversi da quelli che gi vivevano nella zona. Gli ebrei non sono soddisfatti ma sono pronti ad accettare il piano inglese che proponeva la nascita di un piccolo stato ebraico, di un grande stato arabo e il mantenimento di una gestione internazionalizzata dei luoghi sacri. La comunit araba rifiut invece il progetto, cos fece anche nel 1947, secondo una politica del tutto o niente che venne portata avanti sino alla fine degli anni 80 che oramai era sganciata totalmente dalla situazione internazionale (sar{ Arafat a riconoscere, su pressione statunitense, il diritto di uno stato israeliano). Nella seconda met

degli anni 30 la situazione era volta in favore degli arabi. Tendendo presente la situazione in Europa lInghilterra dovette serrare le fila del proprio impero ed assicurarsi la non esistenza di V colonne interne alle colonie, guadagnandosi la fiducia dellopinione pubblica dei territori dellImpero. Alla vigilia della seconda guerra mondiale non vi era bisogno di nessun sforzo per ricevere lappoggio ebraico, mentre invece occorreva guadagnarsi lappoggio della comunit{ araba. Il 17 Maggio del 1939 usc il libro bianco a cura del governo, annunciante le linee politiche in Palestina, nel quale emerge una forte tendenza filoaraba: contingentamento dellimmigrazione ebraica, divieto di vendita delle terre agli ebrei nella maggior parte del territorio e prevedeva al termine di un percorso di 10 anni, la costituzione di un unico grande stato in cui gli arabi sarebbero stati in maggioranza, facendo sparire il progetto Pyle . Gli ebrei sono profondamente delusi, ma non hanno il tempo per poter affrontare la cosa. Gli arabi ancora una volta non accettano e decidono di salire sul cavallo perdente, appoggiando i nazisti che prevedevano un progetto pi accondiscendente verso i voleri palestinesi. Mussolini non aveva verso gli ebrei un atteggiamento di pregiudizio, era lui stesso vittima di questa idea che gli ebrei avessero un chiss quale potere a livello mondiale, ma nella sua prima parte di esperienza questo concetto di fondo lo spingeva pi verso unidea di doversi guadagnare il rispetto o lamicizia di certi ambienti. Tale spinta cambia con lincrinarsi dei rapporti con la GB, in particolare, dopo lassunzione delle sanzioni nel post-crisi in Etiopia. In questo contesto Mussolini tent di utilizzare tutte le popolazioni scontente allinterno dellImpero appoggiandole, esattamente questo port Mussolini ad appoggiare gli arabi in Palestina. Non vi era, insomma, un approccio ideologico ma solamente una strumentalizzazione tesa agli interessi propri italiani a mettere pressione sullInghilterra. Nello stesso modo diede anche appoggio al sionismo di destra, che si proponeva di combattere anche con azione di guerriglia la presenza inglese in Palestina, convinti che nessuno conceder{ lindipendenza a un ipotetico stato di Israele. Nel dopoguerra si arriva alla risoluzione 181 del Novembre del 1947, recuperando il piano Pyle, cio la divisione in due stati, mantenimento internazionale dei luoghi sacri sotto egida dellONU. Per tutti e due gli stati si sarebbe trattata di una condizione assurda perch non esisteva una continuit territoriale tra i diversi cantoni, si dava la Cisgiordania agli arabi, la Galilea, la Striscia di Gaza e una striscia vicino allEgitto, mentre le altre parti agli ebrei, senza che si venisse a creare uno scenario geopolitico stabile e realistico. Gli ebrei, come detto, accettarono, anche se ritrosi, gli arabi, invece, rifiutarono. Si arriva quindi a una guerra: Israele attaccato dagli stati arabi ma vince. La posizione italiana in questo conflitto non diversa da quella di tanti altri paesi, , in sostanza, ambigua. Uscita sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale aveva il grosso problema del negoziato del trattato di Pace, tra le richieste italiane vi era quella del ritorno nelle colonie prefasciste in Africa. A questa richiesta non si opponevano pi di tanto Francesi e Americani quanto gli Inglesi, sfidati da Mussolini nel Mediterraneo e intenzionati a far pagare allItalia il prezzo della sconfitta. Questa intransigenza britannica spinge lItalia a una condotta politica piuttosto ambigua. LItalia tenta di nuovo di creare problemi in Palestina: non pi appoggiando la comunit araba perch questi, di fatto, avevano tutti contro, ma decise (La Porta di Sin) di imbarcare clandestinamente verso la Palestina, dai porti italiani, molte migliaia di profughi ebrei scampati allo sterminio, oltre che addestrando in segreto alcune frange della parte pi estrema del movimento sionista. LItalia appoggia la nascita dello Stato di Israele, i rapporti sono buoni sebbene abbia un problema fondamentale: il tentativo di convincere Israele della necessit di salvaguardare il principio dellinternazionalizzazione dei luoghi sacri. Il governo italiano considerava questo un elemento imprescindibile, vista da una parte la posizione del Vaticano e dallaltra la possibilit di guadagnare un ruolo attivo nelle comunit cristiane nel paese.

Durante la crisi di Suez del 1956 quello di cercare di favorire lidea americana di creare una compagnia in compartecipazione tra gli utenti del Canale (ideata da Eisenhower per evitare una guerra). Dopo gli accordi segreti di Sevrestra francesi, inglesi e israeliani. LItalia cerc in tutti i modi una posizione di compromesso e rimase delusa nel dover assistere passivamente alla realizzazione degli accordi segreti tra i paesi detti (come, del resto, gli americani). Un altro passaggio fondamentale per capire il mutamento dellopinione pubblica italiana rappresentato dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967. Durante questa guerra, scoppiata perch da un lato vi sono gli impegni che Nasser ha preso con i siriani (mutua assistenza) e dallaltra vi sono informazioni false passate dallURSS agli egiziani riguardo uno schieramento di forze lungo il Sinai da parte degli israeliani, forze che dovevano essere ritirate dal 1957. Nasser consapevole che questultimo punto non vero, ma i Siriani prendono sul serio la minaccia e mobilitano, la tensione sale e Nasser costretto a dare prova del legame con la Siria vista la sua politica di panarabismo. La chiusura dellaccesso al canale di Suez per le navi israeliane e la richiesta di ritiro delle truppe dellONU dalla zona corrispondono (soprattutto il primo) ad un atto di guerra. In Israele viene costituito un governo di unit nazionale, torna alla difesa e il 5 giugno viene presa la decisione di attaccare per primi, ma una guerra preventiva atta a evitare situazioni peggiori, a rivendicare le proprie posizioni e a sancire la superiorit militare, obbiettivi di guerra evidenti non vi sono. Alla fine, oltre che Gaza, Israele occuper la Cisgiordania, Gerusalemme est e il nord della zona palestinese, al confine con la Siria stessa. Israele aveva detto a re Hussein di Giordania che non avrebbe fatto nulla nei suoi confronti se fosse stato fuori dal conflitto, Hussein per fu obbligato anche dalla situazione interna ad attaccare Israele. Lidea dellepoca era che la Giordania fosse la Palestina, quindi si pu capire come venissero creati, oltre che ulteriori motivi di frizione con la Siria, grossi problemi per loccupazione dei territori occupati (giordani e egiziani) destinati nellidea araba a dar vita allo stato panarabo. LItalia cerca di scongiurare linizio di un conflitto soprattutto per condizionamenti interni, nel momento dello scoppio della crisi il ministero degli esteri aveva dato parere favorevole ai diritti rivendicati agli israeliani nel fare la guerra, oltre che ricordare come lItalia aveva garantito, insieme agli altri stati internazionali dellONU, laccesso delle navi israeliane a Suez. Da un punto di vista politico, per ci si chiedeva se fosse il caso di appoggiare apertamente Israele visti i buoni rapporti di Roma con gli stati arabi. La posizione italiana risulta ancora equilibrata e fa ancora capo a un orientamento filoisraeliano diffuso sino alla guerra del 67. Sar proprio nei sei anni successivi che tale atteggiamento cambia: da una parte cambia il personale politico italiano, dallaltra c un atteggiamento di Israele dopo loccupazione che diviene pi duro e intransigente e c, infine, in un contesto pi generale, un forte declino del modello americano che, dal 67 in poi divennero il principale alleato strategico di Israele sostituendo Parigi e coinvolgendo Israele nelle critiche indirizzate a Washington. Da quel periodo Israele non pi un avamposto contro il comunismo, ma un paese colonizzatore sotto la lunga mano degli Stati Uniti. Tutto questo porter anche ad un cambio delle scelte di politica estera italiana. Durante la guerra del 73 latteggiamento italiano in linea con latteggiamento della maggior parte dei paesi europei (ad eccezione dellOlanda) espressa attraverso il rifiuto di aprire il sorvolo dei propri territori allaviazione americana per portare aiuti agli israeliani. In quella fase si temevano soprattutto le ripercussioni economico-politiche dellOPEC riguardo al petrolio. LItalia, ancor pi di altri paesi, soffre di carenza di fonti energetiche interne e, oltre a questo, oltre a uno spostamento dellopinione pubblica, vi un tentativo dei sei (poi 9) della politica europea di creare una politica estera comune, in cui viene marcata lautonomia nei confronti di Washington, verso la cui politica di Kissinger-Nixon di dialogo diretto con Mosca viveva uninsofferenza e una paura di essere completamente estromessi

dalla politica mondiale. La posizione italiana dunque sostanzialmente filo-araba, seppur sempre cerchi di esercitare un ruolo di mediazione alla fine del conflitto tra Sadat e Begin. La capacit{ e linfluenza di politica estera italiana comunque pari a zero in questo periodo: linfluenza sovietica in medio-oriente era completamente tramontata, sono gli Stati Uniti a guidare la mediazione che porter agli accordi di disimpegno dal Sinai del 1974 e del 1975, portando a risolvere quello che era lunico obbiettivo di Sadat nella guerra del 73. A Sadat importava in realt poco del problema palestinese e tanto del recupero della penisola del Sinai. Era la prima pace che Israele otteneva con uno stato arabo, lEgitto, che per la prima volta si diceva disponibile a conoscere lesistenza di Israele. Questo accordo quadro col quale si tendeva a cercare una soluzione (basandosi sulla 282) in cui anche gli israeliani avrebbero dovuto tener conto delle rivendicazioni e dei diritti palestinesi. Con lo scoppio della guerra del Libano del 1982 il premier Begin vorrebbe creare una fascia di sicurezza di 40km, sino a Sidone, per smantellare le infrastrutture dellOLP installate nel sud del Libano e a Beirut e che costituiscono un problema per i coloni israeliani della Galilea. Avvenne anche la strage di Sabra e Shatila. Allinterno di questo c anche lidea di Sharon, non solo di disintegrare le infrastrutture dellOLP ma anche di smantellarla, arrivando a Beirut e provocando cos un forte deflusso della comunit palestinese residente in Libano (odiata dai drusi, dai musulmani sciiti e sunniti e dai cristiani maroniti) che creava un problema allinterno del sistema politico del Libano. Sharon voleva allearsi con le minoranze cristiane maronite, forti economicamente ma che iniziava ad essere schiacciata dalle altre comunit e dalla Siria che aveva forti legami con alcune altre comunit libanesi. Viene firmato un accordo segreto con BashirGemayel a capo di unorganizzazione militare, la Falange. Nel 1982 si da il via a uno scontro interno delle Falangi. Questo cre una scontro con la Siria e lesercito israeliano riusc, tramite bombardamenti, a spingere Beirut a esiliare circa 9000 componenti dellOLP. Sharon voleva che i palestinesi tornassero in Giordania dove avrebbero determinato il crollo del regno di Giordania e la creazione del regno di Palestina, facendo perdere importanza alloccupazione israeliana dellovest. Le cose non vanno come previste, vi una forte reazione antiamericana dinnanzi ai bombardamenti di Beirut e viene creata una forza internazionale. In questa fase si manifestano anche i primi sintomi di recupero di una credibilit italiana persa tra gli anni 60 e 70. Per lItalia era anche unopportunit{ per risanare la situazione delle forze armate, sempre viste come un covo di reazionari e golpisti dallopinione pubblica. In cambio dellappoggio israeliano, i maroniti, una volta riguadagnato parte del potere, avrebbero dovuto firmare un trattato di pace con gli israeliani. La falange per non rappresentava la maggior parte della comunit maronita, che i maroniti non rappresentavano la maggior parte della popolazione libanese e che senza il loro appoggio Bashirviene fatto fuori in tre settimane, sicuramente per mano Siriana. Come conseguenza gli israeliani fecero finta di nulla e consentirono alla Falange di entrare nei campi profughi di Sabra e Shatila e di sterminare un migliaio di persone. Questo porta a dimissioni (reticenti) di Sharon e alla caduta dellimmagine di Israele. Immagine non recuperata neanche negli anni80, allo scoppio della prima intifada. Questa nasce per motivi economici, per le condizioni in cui continuavano a vivere i palestinesi di nuova generazione, per motivi sociali (mancanza di diritti civili e politici) e non diretta inizialmente dallOLP. Solo in un secondo momento questi prende la guida della rivolta e la fa divenire una sorta di guerra per lindipendenza. Anche lOLP comunque costretta a cambiare linea, perch i leader dellOLP presenti nel territorio iniziano ad avercela con i dirigenti in esilio a Tunisi, tra cui Arafat. Nel Dicembre del 1988, sulle basi di una dichiarazione americana, Arafat riconosce il diritto di Israele allesistenza e apre allabbandono della lotta armata. Negli anni successivi, dopo il crollo dellUnione Sovietica non arrivano pi tanti soldi allOLP, risultati non se ne vedevano e lesito della Guerra del Golfo dimostra che Israele per gli Stati Uniti post Guerra Fredda sono divenuti pi peso che risorsa: Hussein principalmente una minaccia agli interessi vitali di Israele ma

nonostante tutto decide di non partecipare e dare sostegno agli americani ed costretta a subire gli attacchi aerei di Saddam, con un governo che vede unopinione pubblica che spinge in senso di intervento e gli accordi fatti con gli americani per restarne fuori. Lintervento israeliano avrebbe significato la disintegrazione della grande alleanza che si era venuta a creare contro Saddam Hussein, la stessa Siria, in caso di intervento israeliano, ne sarebbe uscita immediatamente. Per gli States e il loro progetto mediorientale post-guerra fredda diviene fondamentale la collaborazione con paesi dellarea araba piuttosto che con Israele che, sebbene guidata da un duro come Shamir, deve accettare lapertura della conferenza di Madrid. Le conseguenze della dichiarazione del 1988 non erano state visibili, Arafat non perdeva occasione per gioire delle disgrazie di Israele e durante gli attacchi di Saddam non ne fu meno entusiasta, complicando i processi di pace ulteriormente. Con lelezione nel 1992 di Rabbin, le cose cambiano. Questi era conscio della situazione internazionale, sebbene non avesse lidea di concedere lindipendenza ad uno stato palestinese, quantomeno era pronto ad unapertura come dimostrato negli accordi di Oslo. Gli Israeliani vedevano con grande sospetto lidea di una conferenza multilaterale con i rappresentanti dellONU in cui una risoluzione poteva essere imposta, volevano negoziati diretti. Gli stessi accordi di Oslo sono conseguenza di negoziati segreti diretti. Tali accordi si compongono di due parti, la prima uno scambio di lettere tra Arafat e Rabbin. LOLP rifiuta la lotta armata e il terrorismo e sulla base delle risoluzioni 181 e 242 riconosce il diritto di Israele allesistenza. Rabbin scrive che sulle basi di queste premesse, lOLP riconosciuto come rappresentante del popolo palestinese, passando oltre la reciproca delle due entit. La seconda parte dava poi la possibilit di eleggere consigli amministrativi a Gaza e a Cisgiordania, dando possibilit di avere potere in alcuni parti (istruzione, sanit, ecc.) a cui, dopo alcuni anni, si sarebbe dovuto procedere prima al ritiro delle forze israeliane e poi, successivamente a firmare un negoziato per definire la situazione giuridica dei territori una volta per tutti. Non si parlava dei profughi, della sorte di Gerusalemme est, dei confini n si accennava a unindipendenza ma semplicemente ad unautonomia molto larga, mentre le intenzioni di Arafat erano quelle di giungere comunque a uno stato indipendente. Nel 1994 a re Hussein venne riconosciuta da parte israeliana una particolare competenza o giurisdizione sui luoghi sacri, a dimostrazione di quanto detto. Dopo luccisione di Rabbin arriva Perez e i processi di pace non si interrompono immediatamente. Il primo era stato capo di stato maggiore dellesercito e poteva quindi dare garanzie sulla sicurezza al popolo che Perez non poteva dare. Perez diede il via libera allomicidio mirato di Ayas, promotore di alcuni attentati di Hamas, portando allaffermazione definitiva della Jihad islamica. Perez inadeguato, viene eletto Netanyahu, solo con lui che il processo di pace ha fine, poich le sue idee sono radicalmente estreme riguardo alla convivenza con gli arabi. Lapproccio con cui sale al potere nel 1996 un approccio prettamente ideologico. In contemporanea Hamas ha unascesa incredibile, a met{ degli anni 80 gli israeliani ritenevano Hamas un elemento utile per far diminuire il potere dellOLP, a condizione di non violenza e di rispetto della legge. Yassin rilasciato nel 1997 e inizia a unire il popolo palestinese alla resistenza contro gli israeliani. Lennesimo cambiamento degli ultimi anni della politica estera italiana da attribuirsi, nel post 11 settembre, agli orientamenti della destra italiana. Sino a quel momento latteggiamento era piuttosto equilibrato e disponibile a una mediazione nel conflitto, la stessa proposta di Barack era stata appoggiata. Consideriamo sempre che sui grandi temi di politica internazionale lItalia conta meno di niente ma sui temi di politica medio-orientale ha sempre reclamato un ruolo speciale. LItalia si molto affiancata alle posizioni di Netanyahu anche a causa dei suoi rapporti con Bush.

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