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Appunti di Algebra

Paolo Ciampanelli
18 febbraio 2005
2
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Appunti di Algebra - Paolo Ciampanelli
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Indice
1 Insiemi e Relazioni 13
1.1 Insiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.2 Appartenenza e Sottoinsiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.3 Insiemi numerici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
1.4 Insiemi notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.5 Operazioni tra insiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
1.6 Prodotto cartesiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.7 Relazioni e Funzioni tra insiemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.8 Relazioni e Funzioni inverse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
1.9 Cardinalit`a di un insieme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
1.10 Formule riassuntive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2 Strutture Algebriche 29
2.1 Operazioni su insiemi, Strutture algebriche . . . . . . . . . . . . 29
2.2 Gruppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.3 Anelli, Corpi e Campi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
2.4 Propriet`a delle operazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
3 Spazi Vettoriali 39
3.1 Denizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
3.2 Sottospazi vettoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
3.3 Combinazioni lineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
3.4 Generatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
3.5 Vettori linearmente dipendenti e indipendenti . . . . . . . . . . . 50
3.6 Basi e dimensioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
3.7 Vettori e componenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
3.8 Dimensioni e sottospazi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
4 Matrici 59
4.1 Denizioni preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
4.2 Operazioni tra matrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
4.3 Prodotto righe per colonne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
4.4 Lanello delle matrici quadrate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
4.5 Matrici triangolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
4.6 Matrici invertibili e Matrici ortogonali . . . . . . . . . . . . . . . 69
4.7 Determinante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
4.8 Matrici in campo complesso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
4.8.1 Numeri complessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
3
INDICE 4
4.8.2 Rappresentazione dei numeri complessi e Forma Polare . . 74
4.8.3 Forma esponenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
4.9 Matrici a elementi complessi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
5 Trasformazioni Lineari 79
6 Sistemi Lineari 81
7 Autovalori e Autovettori, Diagonalizzabilit`a 83
A GNU Free Documentation License 85
Elenco delle tabelle
1.1 Formule riassuntive sulle operazioni tra insiemi . . . . . . . . . . 27
1.2 Insiemi notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
5
ELENCO DELLE TABELLE 6
Elenco delle gure
1.1 Diagrammi di Eulero-Venn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.2 Diagrammi di Eulero-Venn per lunione di insiemi . . . . . . . . 17
1.3 Diagrammi di Eulero-Venn per lintersezione di insiemi . . . . . 18
1.4 Diagrammi di Eulero-Venn per la dierenza tra insiemi . . . . . 19
1.5 Rappresentazione graca di Eulero-Venn per linsieme comple-
mentare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
1.6 Rappresentazione tramite i diagrammi di Eulero-Venn del concet-
to di funzione tra due insiemi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
4.1 Rappresentazione cartesiana dei numeri complessi . . . . . . . . 74
7
ELENCO DELLE FIGURE 8
Progetto EDU di OS3
Cos`e il Progetto EDU
EDU e la divulgazione
Scopo principale del Progetto EDU `e di mettere a disposizione del pi` u vasto
pubblico possibile libri di contenuto scientico ed umanistico che abbiano con-
tenuti didattici e che possano essere utilizzati come veri e propri libri di testo
nelle scuole medie e superiori.
EDU e il modello del Software Libero
I libri del progetto EDU sono creati e distribuiti seguendo una losoa molto
nota, ormai, nellambito informatico, che si `e pensato di estendere anche ai libri
di vario contenuto culturale.
Tale losoa `e la losoa di distribuzione libera del software della Free Software
Foundation.
I prodotti free sono messi a disposizione gratuitamente in ogni loro parte e sono
dunque utilizzabili gratuitamente da chiunque ne abbia bisogno.
La licenza di distribuzione di EDU
La distribuzione di beni free software `e gratuita, ma con ci`o non signica che
non sia regolamentata.
I prodotti free software sono infatti sempre accompagnati da una licenza duso
che ne regolamente i termini di utilizzo.
Chi scarica ed usa prodotti free software implicitamente accetta questa licenza.
La licenza di utilizzo di tutti i libri disponibili nel progetto EDU `e la licenza
FDL (Free Documentation License) scaricabile dal sito www.gnu.org ed
interamente riportata alla ne di ogni libro.
I perch`e del Progetto EDU
Costi dei libri di testo
Come chiunque abbia un glio da mandare a scuola sa, il costo dei libri di testo
incide in maniera consistente sul bilancio familiare.
La presenza di libri di testo gratuiti, scaricabili liberamente via internet, aiuta
decisamente le famiglie.
9
PROGETTO EDU DI OS3 10
Consultazione di parti di libro e fotocopie
Uno dei problemi pi` u grossi che si incontrano nel corso di studi `e quello di dover
integrare con varie parti di altri libri il proprio libro di testo principale.
Infatti, in linea teorica, una persona dovrebbe acquistare tutto il libro di ap-
poggio anche se poi ne utilizzer`a solo una parte, con evidente spreco di risorse
economiche.
I libri del progetto EDU, distribuiti sotto licenza FDL, possono invece essere
fotocopiati liberamente in ogni loro parte, rendendo cos` possibile ed immedia-
ta qualsiasi tipo di integrazione si renda necessaria per comprendere meglio un
argomento.
Nuove edizioni delle case editrici
Spesso, per evitare il fenomeno della compra-vendita di libri usati, le casa ed-
itrici pubblicano nuove versioni e ristampe di libri i cui contenuti non sono
sostanzialmente cambiati: ci`o fa s` che lo studente non possa utlizzare un libro
usato della vecchia edizione perch`e quella adottata dal professore `e dierente.
I libri sotto licenza FDL del Progetto EDU sono, invece, disponibili gratuita-
mente sia nelle vecchie che nelle nuove versioni. In tal modo, inoltre, comprare
un libro usato non si rende pi` u necessario.
Contributi esterni al progetto EDU
Per rendere pi` u veloce ed eciente il servizio di aggiornamente e correzione dei
libri pubblicati per il Progetto EDU `e previsto che contenuti esterni, non solo
siano accettati, ma siano addirittura i benvenuti ed incoraggiati.
Per contribuire con un proprio libro di testo da distribuire sotto licenza FDL o
per segnalare errori riscontrati nei testi gi`a distribuiti basta mandare una mail
allindirizzo:
edu@os3.it
Ogni nuovo libro e correzione verranno esaminati e, se ritenuti validi, pubblicati
sul sito internet mantenendo inalterato il nome dellautore originale del lavoro.
Sito uciale del Progetto EDU
Il sito uciale del Progetto EDU dove e possibile scaricare tutte le ultime
versioni dei libri resi disponibili e il seguente:
http://edu.os3.it
Consultate il sito per conoscere lesistenza di eventuali mailing-list di discus-
sione legate ad un singolo libro.
Per contattarci direttamente scrivete allindirizzo di e-mail:
edu@os3.it
Lazienda OS3
Open Source Software Solutions (OS3) `e unazienda di sviluppo informatico con
sede a Novara.
Geogracamente, lattivit`a di OS3 si estende prevalentemente al nord Italia, spe-
cialmente in Piemonte e Lombardia. Per la realizzazione di particolari progetti,
tuttavia, i nostri consulenti ed esperti estendono il raggio delle loro attivit`a no
al Lazio.
Da un punto di vista tecnico e informatico, lattivit`a principale di OS3 `e in-
centrata nello sviluppo di applicazioni middleware ed ad hoc per i propri clienti,
anche se il reparto di Ricerca e Sviluppo (R&D) di OS3 `e sempre alla ricerca
di nuove soluzioni software e sperimenta le ultimissime tecnologie rilasciate nel
mondo Open Source.
Come si pu`o facilmente intuire dal nome stesso, OS3 `e molto attenta al mondo
del software libero e dellOpen Source e supporta attivamente ed economica-
mente alcuni progetti Open Source italiani.
Inoltre, grazie al forte team di sviluppatori presenti in OS3, lazienda `e sta-
ta in grado di realizzare progetti rilasciati attualmente con licenze aperte come
GPL o LGPL.
Per maggiori informazioni sulle attivit`a dellazienda e sugli ultimi prodotti
realizzati consultate il sito internet dellazienda:
http://www.os3.it
11
LAZIENDA OS3 12
Capitolo 1
Insiemi e Relazioni
1.1 Insiemi
In questo capitolo verranno presentati i concetti fondamentali relativi agli in-
siemi.
Partiamo da una denizione intuitiva di insieme come collezione, nita o
innita, di elementi.
Esempi di insiemi sono:
Tutte le macchine blu in una citt`a.
Tutti i numeri di telefono con un determinato presso.
I numeri dei partecipanti ad una maratona
Tutti i numeri interi maggiori di 2
Figura 1.1: Diagrammi di Eulero-Venn
Gli insiemi sono spesso rappresentati con curve chiuse e i loro elementi con
punti allinterno di tali curve, come rappresentato in Fig.1.1.
13
1.2. APPARTENENZA E SOTTOINSIEMI 14
Tale tipo intuitivo di rappresentazione si dice rappresentazione degli insiemi
tramite diagrammi di Eulero-Venn.
Da Fig. 1.1 si vede anche che un insieme `e normalmente indicato con una
lettera maiuscola dellalfabeto (A, B, C, . . .), mentre un suo elemento `e in-
dicato con una lettera minuscola dellalfabeto (a, b, c, . . .).
1.2 Appartenenza e Sottoinsiemi
Siano ora A un insieme e a un elemento qualsiasi. Diremo che a appartiene ad
A se esso compare tra i suoi elementi e lo indicheremo cos`:
a A (1.1)
dove il simbolo `e il simbolo di appartenenza ad un insieme .
Se invece lelemento a non comapare tra gli elementi di A diremo che esso
non appartiene allinsieme A e lo indicheremo come segue:
a , A (1.2)
dove il simbolo , `e il simbolo di non appartenenza allinsieme.
Siano, ora, dati due insiemi A e B diremo che:
A `e sottoinsieme di B se ogni elemento appartenente ad A `e anche ap-
partenente a B. Scriveremo dunque:
A B (1.3)
e leggeremo A `e sottoiensieme di B.
A e B sono uguali se contengono gli stessi elementi, ovvero se sono uno
sottoiensene dellaltro. In formula ci`o signica:
A = B A B B A (1.4)
A `e sottoinsieme proprio di B se `e sottoinsieme di B, ma non `e uguale a
B. Ovvero:
A B A ,= B A B (1.5)
1.3 Insiemi numerici
Gli insiemi che pi` u frequentemente useremo in questo testo sono gli insiemi
numerici, ovvero insiemi i cui elementi sono numeri.
Tra tutti gli inisiemi numerici possibili ne esistono alcuni particolari:
15 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI
N `e linsieme dei numeri naturali, ovvero linsieme di tutti i numeri interi
e positivi. Linsieme N `e denito come segue:
N = n[ n = 1, 2, 3, . . . (1.6)
e si legge che N `e composto da tutti gli elementi n che siano un numero
intero positivo.
Z `e linsieme dei numeri relativi, ovvero linsieme di tutti i numeri interi
sia positivi che negativi. Linsieme Z `e denito come segue:
Z = z [ z = . . . , 3, 2, 1, 0, 1, 2, 3, . . . (1.7)
Q `e linsieme dei numeri razionali, ovvero linsieme di tutti i numeri che
possono essere posti in forma di frazione. Tale insieme si scrive cos`:
Q =
_
q [ m, n Z : q =
m
n
_
(1.8)
J `e linsieme dei numeri irrazionali, ovvero linsieme di tutti i numeri che
non possono essere posti in forma di frazione. Tale insieme si scrive cos`:
J =
_
j [ m, n Z : j =
m
n
_
(1.9)
R `e linsieme dei numeri reali, ovvero linsieme dei numeri sia razionali
che irrazionali. Linsieme si scrive cos`:
R = r [ r Q r J (1.10)
C `e linsieme dei numeri complessi , ovvero linsieme dei numeri cos` deni-
ti:
C = c [ a, b R : c = a + ib (1.11)
dove con i si `e identicata lunit`a immaginaria i =

1.
1.4 Insiemi notevoli
Linsieme che non contiene alcun elemento `e linsieme vuoto .
Sia A un insieme che non contiene alcun elemento, esso viene indicato come
segue:
A = (1.12)
Nota bene: per come `e stato denito linsieme vuoto `e sottoinsieme di qualsiasi
insieme, ovvero:
A A (1.13)
Altro insieme importante che si pu`o denire a partire da un insieme A dato,
`e linsieme delle parti di A. Linsieme della parti di un insieme `e linsieme di
tutti i sottoinsiemi possibili di A, vale cio`e la seguente denizione:
Insieme delle parti
Def. 1.4.1 (Insieme delle parti) Sia dato un insieme qualsiasi A, si dice in-
sieme delle parti di A linsieme di tutti i sottoinsiemi estraibili da A. Ovvero:
P(A) = B[ B A . (1.14)
1.4. INSIEMI NOTEVOLI 16
Nota bene: linsieme delle parti di un insieme contiene sempre insieme vuoto
e linsieme stesso.
Esempi sono:
Esempio di insieme delle
parti
Es. 1.4.1 (Esempio di insieme delle parti) Sia dato linsieme numerico:
A = 2, 3, 4
scrivere il suo insieme delle parti.
Svolgimento:
I sottoinsiemi che si possono scrivere a partire dallinsieme A sono:
Linsieme vuoto che `e sottoinsieme di qualsiasi insieme.
Gli insiemi di un solo elemento, ovvero:
2, 3, 4
Gli insiemi di due elementi, ovvero:
2, 3, 3, 4, 2, 4
Linsieme stesso, che `e sempre sottoinsieme (non proprio) di s`e stesso.
Linsieme delle parti di A `e dunque:
P(A) = , 2, 3, 4, 2, 3, 3, 4, 2, 4, A .

Insiemi niti ed inniti


Def. 1.4.2 (Insiemi niti ed inniti) Un dato insieme A si dice nito se il
numero di elementi che lo compongono `e nito, altrimenti si dice innito
Insiemi niti
Es. 1.4.2 (Insiemi niti) Un insieme nito `e, un qualsiasi insieme di cui, in
pratica o in teoria, si possano scrivere esplicitmante tutti gli elementi, quindi
sono niti i seguenti insiemi:
A = tutte le macchine blunel mondo
B = tutti gli elettroni di unatomo
D = 50, 400, 1200, 3000
E = e N[ 200 e 500
Insiemi inniti
Es. 1.4.3 (Insiemi inniti) Un insieme innito `e insieme di cui n`e in pratica
n`e in teoria, si possano scrivere esplicitamente tutti i suoi termini. Esempi di
insiemi inniti sono dunque:
A = x N[ x 200
B = x R[ 1 x 1
D = x Z[ x 200
17 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI
1.5 Operazioni tra insiemi
In questa sezione ci occuperemo di descrivere le pi` u importanti operazioni che
si possono svolgere tra insiemi per ottenere altri insiemi o numeri.
Ci riferiremo in questa sezione ad un insieme U detto insieme universo
che consideremo linsieme di tutti gli elemnti possibili.
Valgono le seguenti Denizioni:
Unione di insiemi
Def. 1.5.1 (Unione di insiemi) Siano dati due sottoinsiemi A e B dellin-
sieme universo U. Diremo Unione di A e B linsieme degli elementi di U che
appartengono o ad A o B. Ovvero linsieme cos` denito:
A B = x U[ x A x B (1.15)
Esempio di unione tra
insiemi
Es. 1.5.1 (Esempio di unione tra insiemi) Trovare linsime unione di questi
due insiemi dati:
A = 2, 7, 11, 25 e B = 3, 7, 15, 25
Svolgimento: Gli elementi dellinsieme U che compaiono nei due insiemi A e
B sono 2, 3, 7, 11, 15 e 25 e secondo la Def 1.5.1 sono gli elementi costitutivi
dellinsieme unione. Il risultato `e dunque:
A B = 2, 3, 7, 11, 15, 25

Nota:
Loperazione di unione tra insiemi `e commutativa, ovvero dati due insiemi A
e B vale la relazione:
A B = B A (1.16)
Grazie ai diagrammi di Eulero-Venn lunione di due insiemi si pu`o rappre-
sentare gracamente come in Fig.1.2
Figura 1.2: Diagrammi di Eulero-Venn per lunione di insiemi
Intersezione di insiemi
Def. 1.5.2 (Intersezione di insiemi) Siano dati due sottoinsiemi A e B del-
linsieme universo U. Diremo intersezione di A e B linsieme degli elementi
di U che appartengono sia ad A che a B. Ovvero linsieme cos` denito:
A B = x U[ x A x B (1.17)
1.5. OPERAZIONI TRA INSIEMI 18
Esempio di intersezione
tra insiemi
Es. 1.5.2 (Esempio di intersezione tra insiemi) Siano dati gli insiemi:
A = 2, 5, 7, 23 e B = 2, 3, 7
Svolgimento: Gli elementi comuni agli insiemi A e B sono il numero 2 e il
numero 7. Secondo la Def.1.5.2 sono questi gli elementi che vanno a far parte
dellinsieme intersezione. Il risultato `e dunque:
A B = 2, 7

Nota:
Loperazione di intersezione `e commutativa, ovvero qualunque siano A e B si
ha:
A B = B A (1.18)
Grazie ai diagrammi di Eulero-Venn lintersezione di due insiemi si pu`o
rappresentare gracamente come in Fig.1.3
Figura 1.3: Diagrammi di Eulero-Venn per lintersezione di insiemi
Dierenza di insiemi
Def. 1.5.3 (Dierenza di insiemi) Siano dati due sottoinsiemi A e B del-
linsieme universo U. Chiamiamo dierenza di A su B (AB) linsieme com-
posto da tutti gli elementi di A che non sono anche elementi di B. In formula
ci`o equivale a dire:
AB = x A[ x , B (1.19)
Esempio di dierenza tra
insiemi
Es. 1.5.3 (Esempio di dierenza tra insiemi) Siano dati i seguenti insie-
mi A e B:
A = 1, 4, 9, 16 e B = 1, 2, 3
Calcolare le due dierenza AB e BA.
Svolgimento: Gli elementi di A non presenti in B sono 4, 9, 16, dunque si ha:
AB = 4, 9, 16
Di contro gli elementi di B che non sono in A sono 2, 3, e dunque su ha:
BA = 2, 3

19 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI


Nota:
LEs. 1.5.3 mostra che loperazione di dierenza tra insiemi, esattamente come
quella di dierenza tra numeri non `e communtativa, ovvero vale in generale
la relazione:
BA ,= AB (1.20)
Usando i diagrammi di Eulero-Venn la dierenza si rappresenta gracamente
come in Fig.1.4.
Figura 1.4: Diagrammi di Eulero-Venn per la dierenza tra insiemi
Insieme complementare
Def. 1.5.4 (Insieme complementare) Sia da un insieme A sottoinsieme di
un insieme universo U. Chiameremo complementare di A rispetto a U linsieme
di tutti gli elementi di U non contenuti in A.
Ovvero:
C
U
A = UA (1.21)
Nota:
Si consideri al posto di A lintero insieme universo U, `e dunque ovvio dalla
Def.1.5.4 che:
C
U
U = C
U
= U (1.22)
Grazie ai diagrammi di Eulero-Venn il complemetare di un insieme si pu`o
rappresentare gracamente come in Fig.1.5.
Figura 1.5: Rappresentazione graca di Eulero-Venn per linsieme comple-
mentare
Leggi di De Morgan
Th. 1.5.1 (Leggi di De Morgan) Siano dati due insiemi A e B, sottoinsiemi
dello stesso insieme universo U.
Valgono le seguenti relazioni tra insieme complementare, unione e intersezione:
C
U
(A B) = C
U
(A) C
U
(B) (1.23)
C
U
(A B) = C
U
(A) C
U
(B) (1.24)
1.6. PRODOTTO CARTESIANO 20
Dimostrazione:
Dalla Def.1.5.4 di insieme complementare si ha:
C
U
(A B) = u U[ u , A B
ovvero il complementare rispetto a U dell insieme A B contiene tutti gli ele-
menti di U non contenuti in A B. Dalla Def.1.5.1 di unione di due insiemi il
secondo membro dellequazione precedente si pu`o scrivere:
u U[ u , A B = u U[ u , A u , B
Dalla Def.1.5.2 di intersezione posso scrivere:
u U[ u , A u , B = u U[ u , A u U[ u , B
Da cui dalla Def.1.5.4 si ha la tesi.
La dimostrazione dellaltra Legge di De Morgan procede in modo analogo.
Q.E.D.
1.6 Prodotto cartesiano
In questa sezione impareremo ad eseguire il prodotto tra tra due insieme per
ottenerne un altro come risultato.
Per far ci`o diamo alcune denizioni preliminari:
Singoletto
Def. 1.6.1 (Singoletto) Sia dato un generico insieme X ogni sottoinsieme di
X composto da un solo elemento `e detto singoletto di X, ovvero:
x = x[ x X (1.25)
Coppia
Def. 1.6.2 (Coppia) Sia dato un insieme generico X, una coppia di elementi
dellinsieme X `e un sottoinsime ordinato di X composto da due suoi elementi.
Tale sottoinsieme si indica con parentesi tonde e non grae per segnalare che
lordinamento conta.
Una coppia `e perci`o del tipo:
(x, y) = x, y [ x X y X (1.26)
Nota bene:
Il fatto che conti lordinamento signica che il primo elemento della coppia non
va mai scambiato con il secondo e viceversa, ovvero:
(x, y) ,= (y, x) (1.27)
N-upla
Def. 1.6.3 (N-upla) Sia dato un insieme generico X, una n-upla `e un sottoin-
sieme ordinato di n elementi dellinsieme X, ovvero un sottoinsieme del tipo:
(x
1
, x
2
, x
3
, . . . , x
n
) = x
i
[ x
i
X, i [1, n] (1.28)
21 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI
Nota bene:
Permutazioni degli elementi di una n-upla portano ad una n-upla diversa.
Date queste denizioni preliminari possiamo denire cosa si intende per
prodotto cartesiano di due insiemi.
Prodotto cartesiano
Def. 1.6.4 (Prodotto cartesiano) Siano dati due insiemi A e B si denisce
prodotto cartesiano di A e B linsieme delle coppie (a, b) che si possono
generare a partire da A e B, ovvero:
A B = (a, b)[a A b B. (1.29)
Esempio di prodotto carte-
siano
Es. 1.6.1 (Esempio di prodotto cartesiano) Siano dati i due insiemi:
A = 1, 2, 3 e B = 7, 8
costruire il loro prodotto cartesiano A B.
Svolgimento: Dobbiamo costruire tutte le coppie possibili a partire dagli ele-
menti di A e di B. Per far ci`o considero le coppie possibili tenendo sso il primo
elemento che `e un elemento di A.
Le coppie costruibili con primo elemento 1 sono:
(1, 7) (1, 8)
Analogamente le coppie aventi come primo elemento o 2 o 3 sono:
(2, 7) (2, 8) (3, 7) (3, 8)
nessun altra coppia del tipo (a, b) pu`o essere costruita a partire dagli insiemi
dati. Quindi si ha:
A B = (1, 7), (1, 8), (2, 7), (2, 8), (3, 7), (3, 8)

Note:
Il prodotto cartesiano di due insiemi `e linsieme vuoto se e solo se uno dei
due insiemi che si moltiplicano `e linsieme vuoto, ovvero:
A B = A = B = (1.30)
Se A ,= , B ,= e A ,= B il prodotto cartesiano di due insiemi non `e
commutativo.
A B ,= B A (1.31)
ci`o deriva dal fatto che le coppie che compongono il prodotto cartesiano
sono coppie ordinate.
Il prodotto cartesiano dellinsieme A con s`e stesso `e scritto come segue:
A A = A
2
1.7. RELAZIONI E FUNZIONI TRA INSIEMI 22
Il prodotto cartesiano pu`o essere esteso in modo da costruire non pi` u coppie,
ma n-uple di elementi degli insiemi dati.
Vale dunque la seguente denizione estesa:
Prodotto cartesiano gen-
erale
Def. 1.6.5 (Prodotto cartesiano generale) Siano dati n insiemi generici,
A
1
, A
2
, . . . , A
n
, il loro prodotto cartesiano `e linsieme delle n-uple generabili a
partire da essi:
A
1
A
2
. . . A
n
= (a
1
, a
2
, . . . , a
n
) [ a
i
A
i
, i = 1, . . . , n (1.32)
Note:
Con questa denizione acquisisce senso anche la potenza n-esima di un
insieme, infatti si ha:
A A . . . A
. .
n volte
= A
n
(1.33)
Il prodotto cartesiano di n insiemi `e linsieme vuoto se e solo se almeno
uno degli insiemi di partenza `e vuoto, ovvero:
A
1
A
2
. . . A
n
= i = 1, . . . , n[ A
i
= (1.34)
1.7 Relazioni e Funzioni tra insiemi
In questa sezione cercheremo di vedere come due insiemi possano essere messi
in relazione tra loro, associando ad elementi di uno elementi di un altro.
La denizione pi` u generale possibile `e la seguente:
Relazione tra due insiemi
Def. 1.7.1 (Relazione tra due insiemi) Siano dati due insiemi generici A e
B, diremo relazione tra linsieme A e linsieme B ogni sottoinsieme del prodotto
cartesiano A B. Ovvero:
R A B (1.35)
Gli elementi di R sono dunque coppie del tipo:
(a, b) [ a A b B
Tali coppie sono comunemente viste come corrispondenza a partire dallelemento
a a cui si associa lelemento b, per tale motivo si scrive anche:
(a, b) R a Rb (1.36)
e si legge a `e in relazione con b tramite R.
Il concetto di relazione espresso nella Def. 1.7.1 esprime il pi` u generale
legame che si pu`o avere tra due insiemi.
Esempio di relazione
Es. 1.7.1 (Esempio di relazione) Siano dati i due insiemi:
A = 2, 7, 9 B = , e, 10
una relazione tra essi `e, ad esempio:
R = (2, ), (2, 10), (7, e), (9, )
23 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI
ovvero, esplicitando meglio la relazione:
2 R, 2 R10, 7 Re, 9 R.
cio`e: 2 `e in relazione con tramite R, 2 `e in relazione con 10 tramite R e cos`
via.
Esistono casi in cui `e opportuno operare restrizioni a tale concetto per avere re-
lazioni meno generali, ma con propriet`a pi` u adatte agli scopi che ci si pregge.
La restrizione pi` u comunemente usata al concetto di relazione `e quella di fun-
zione o applicazione tra due insiemi.
Vale la seguente denizione:
Applicazione o Funzione
Def. 1.7.2 (Applicazione o Funzione) Dati due insiemi A e B, diremo ap-
plicazione o funzione da A in B la relazione f tale che:
x A, ! y B[ (x, y) f (1.37)
In pratica questo signica che una funzione `e una relazione che ad elemento
x A fa corrispondere uno e un solo elemento y B.
Tale elemento si chiama immagine di x tramite la funzione f.
Nota:
Con la denizione sopra data si ha che lEs. 1.7.1 riporta una relazione, ma non
una funzione poich`e allelemento 2 A corripondono due diversi elementi di
B (ovvero e 10).
La notazione comunemente usata per indicare le funzioni `e leggermene diversa
da quella per le relazioni.
Le due notazioni seguenti sono equivalenti:
xf y y = f(x) (1.38)
Se si vuole esplicitare quali insiemi la funzione mette in relazione si scrive:
f : A B (1.39)
linsieme A `e chiamato dominio di f, mentre linsieme B `e chiamato codo-
minio di f.
Si noti che, per come `e stata denita la funzione, non necessariamente tutti gli
elementi del codominio hanno una corrispondenza nel dominio, inoltre ad uno
stesso valore nel codominio si pu`o arrivare da distinti valori del dominio.
La Fig.1.6 utilizza i diagrammi di Eulero-Venn per chiarire il concetto di fun-
zione f che mette in relazione due insiemi A e B.
1.8 Relazioni e Funzioni inverse
Lesistenza di una relazione R tra due insiemi A e B signica, come spiegato
nella Def.1.7.1, che esiste un sottoinsieme di A B che la relazione denisce.
Tale sottoinsieme `e composto da coppie del tipo (a, b).
Ciascuna di queste coppie pu`o essere invertita:
(a, b) (b, a) (1.40)
1.8. RELAZIONI E FUNZIONI INVERSE 24
Figura 1.6: Rappresentazione tramite i diagrammi di Eulero-Venn del concetto
di funzione tra due insiemi.
e linsieme di tutte le coppie invertite forma un sottoinsieme del prodotto carte-
siano BA, questo denisce una nuova relazione chiamata relazione inversa
della precedente.
Relazione inversa
Def. 1.8.1 (Relazione inversa) Sia data una relazione R B A, da essa
si pu`o denire una nuova relazione R
1
denominato relazione inversa . Tale
relazione `e denita come segue:
R
1
= (b, a) B A[ (a, b) R (1.41)
Relazione inversa
Es. 1.8.1 (Relazione inversa) Siano dati gli insiemi e la relazione dellEs.
1.7.1:
A = 2, 7, 9 B = , e, 10 (1.42)
R = (2, ), (2, 10), (7, e), (9, )
Dalla Def. 1.8.1 si ha:
R
1
= (, 2), (10, 2), (e, 7), (, 9) (1.43)
Pensare e realizzare linversa di una relazione `e relativamente semplice, poich`e
essa lega due insiemi senza alcuna restrizione sul legame da realizzare.
Il discorso cambia se si cerca di trovare linversa di una funzione cos` come
denita in Def.1.7.2 e si pretende che essa stessa sia una funzione.
Infatti non `e detto che, se le coppie (a, b) della funzione f vericano leq.1.37,
anche le coppie (b, a) legate allinversa verchino la stessa condizione.
In generale, infatti, la relazione inversa di una funzione non `e essa
stessa una funzione.
Resta da vedere se esistono condizioni sulla funzione di partenza sotto le quali
si pu`o certamente dire che linversa di una funzione f `e essa stessa una funzione.
Per far ci`o vediamo alcune denizioni e propriet`a preliminari legate alle funzioni:
Immagine
Def. 1.8.2 (Immagine) Sia data una funzione f : A B e sia X un sottoin-
sieme del suo dominio A. Si denisce immagine di X tramite f il seguente
sottoinsieme del codominio B:
Im
X
(f) = b B[ x X, f(x) = b (1.44)
25 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI
In particolare se X = A linsieme sopra denito prende il nome di immagine di
f ed `e semplicemente denotata con Im(f).
Data la Def.1.8.2 di immagine di f possiamo denire la seguente propriet`a per
f stessa:
Funzione suriettiva
Def. 1.8.3 (Funzione suriettiva) Sia data una funzione f : A B, diremo
che f `e suriettiva si vale la seguente propriet`a:
Im(f) = B (1.45)
ovvero limmagine della funzione coincide con il suo codominio.
Questo signica che se una funzione `e suriettiva ad ogni elemento b B
corrisponde un elemento a A che lo genera grazie a f.
Funzione biunivoca
Def. 1.8.4 (Funzione biunivoca) Una funzione f si dice biunivoca o Bi-
iettiva se `e contemporaneamente iniettiva e suriettiva
1.9 Cardinalit`a di un insieme
Nella Def. 1.4.2 abbiamo introdotto cosa intuitivamente intendiamo per insiemi
niti o inniti.
In questa sezione daremo unintelaiatura formale al concetto di numero di el-
ementi contenuti in un insieme introcudendo la nozione di cardinalit`a di un
insieme.
Equipotenti
Def. 1.9.1 (Equipotenti) Siano dati due insiemi A e B, essi si dicono equipo-
tenti se esiste un applicazione biunivoca che leghi gli elementi di A con quelli
di B (e viceversa visto che una funzione biunivoca `e invertibile).
Da questa denizione segue immediatamente quella che ci consente di dire
quando due insiemi hanno lo stesso numero di elementi.
Cardinalit`a
Def. 1.9.2 (Cardinalit`a) Due insiemi equipotenti cos` come descritti dalla
Def.1.9.1 si dicono avere la stessa cardinalit`a, ovvero:
Card(A) = Card(B) (1.46)
Sia ora denito un insieme cos` come segue:
N
n
= i [ 0 < i n (1.47)
ovvero linsieme dei primi n interi naturali.
`
E ovvio che il numero di elementi di questo insieme `e esattamente n.
Cardinalit`a n
Def. 1.9.3 (Cardinalit`a n) Un insieme A `e detto nito di cardinalit`a n se
`e equipotente allinsieme N
n
denito dalleq.1.47.
Scriveremo dunque:
Card(A) = n (1.48)
1.9. CARDINALIT
`
A DI UN INSIEME 26
E dunque ovvio come il concetto di cardinalit`a sia collegato a quello di numero
di elementi di un insieme.
Note:
Per convenzione linsieme vuoto `e lunico insieme a cardinalit`a nulla .
Ovvero:
Card() = 0 (1.49)
Insieme innito
Def. 1.9.4 (Insieme innito) Un insieme A `e detto innito se non `e
nito, ovvero se `e linsieme vuoto () oppure non `e equipotente con N
n
qualunque sia n.
27 CAPITOLO 1. INSIEMI E RELAZIONI
1.10 Formule riassuntive
Questa sezione contiene una tabella che contiene tutte le formule proposte du-
rante questo capitolo sugli insiemi.
Ci riferiremo ad un insieme universo U e a suoi sottoinsieme generici A e B
Operazioni:
A B Tutti gli elementi di A e tutti quelli di B, ovvero:
x U[ x A x B
A B Tutti gli elementi sia in A che in B, ovvero:
x U[ x A x B
AB Tutti gli elementi in A che non sono anche in B, ovvero:
x A[x / B
A B Tutte le coppie ordinate del tipo:
(a, b) [ a A b B
C
U
A Tutti gli elementi delluniverso U tranne quelli in A ovvero:
UA
Leggi di C
U
(A B) = C
U
A C
U
B
De Morgan C
U
(A B) = C
U
A C
U
B
Tabella 1.1: Formule riassuntive sulle operazioni tra insiemi
Insieme Spiegazione
Insieme vuoto, ovvero insieme che non contiene elementi
P(A) Insieme delle parti di A, ovvero linsieme dei sottoinsiemi di A:
B[ B A
Tabella 1.2: Insiemi notevoli
1.10. FORMULE RIASSUNTIVE 28
Capitolo 2
Strutture Algebriche
2.1 Operazioni su insiemi, Strutture algebriche
Operazione binaria
Def. 2.1.1 (Operazione binaria) Siano dati 3 insiemi qualsiasi A, B e C,
diremo operazione binaria ogni applicazione che vada dal prodotto cartesiano
dei due insiemi A e B al terzo insieme C.
Ovvero:
: A B C (2.1)
Operazione binaria inter-
na
Def. 2.1.2 (Operazione binaria interna) Un operazione binaria, cos` come
denita in Def. 2.1.1,`e detta operazione binaria interna se agisce sullo
stesso insieme A. Ovvero se si ha A = B = C.
Dunque lapplicazione `e denita come segue:
: A A A (2.2)
e associa a coppie di elementi di A elementi di A stesso.
Struttura algebrica
Def. 2.1.3 (Struttura algebrica) Siano dati n insiemi e m operazioni de-
nite su di essi. Chiameremo struttura algebrica la n-upla di tali insiemi e le
loro operazioni, ovvero:
S = (A
1
, A
2
, . . . , A
n
,
1
,
2
, . . . ,
m
) (2.3)
dove abbiamo indicato con A
i
il generico insieme e con
i
la generica oper-
azione.
2.2 Gruppi
Sia data la Def. 2.1.3 di struttura algebrica.
La pi` u semplice tra le strutture algebirche pensabili `e ovviamente quella com-
posta da una coppia insieme-operazione binaria interna su esso, diamo perci`o
la seguente denizione:
Gruppoide
Def. 2.2.1 (Gruppoide) Sia dato un insieme A e un operazione binaria in-
terna : A A A, chiamiamo gruppoide la struttura algebrica formata
dallinsieme A e dalloperazione , ovvero:
G = (A, ). (2.4)
29
2.2. GRUPPI 30
Loperazione denita in un gruppoide `e lapplicazione pi` u generale pensabile, `e
invece pi` u frequente richiedere che la generica applicazione verichi alcune
propriet`a che rispecchiano quelle che le normali operazioni tra numeri hanno.
Dato un gruppoide come quello di Def.2.2.1 valgono per loperazione le
seguenti denizioni:
Propriet`a commutativa
Def. 2.2.2 (Propriet`a commutativa) loperazione si dice commu-
tativa se vale la seguente relazione:
a, b A, a b = b a (2.5)
Propriet`a associativa
Def. 2.2.3 (Propriet`a associativa) loperazione si dice associativa
se vale la seguente relazione:
a, b, c A, (a b) c = a (b c) (2.6)
Elemento neutro
Def. 2.2.4 (Elemento neutro) loperazione si dice ammettere un el-
emento neutro se vale la seguente relazione:
u A[ a A a u = u a = a (2.7)
Elemento inverso
Def. 2.2.5 (Elemento inverso) nellipotesi che loperazione denita su
A ammetta elemento neutro secondo la denizione Def. 2.2.4 si dice che
un elemento a A ammette elemento inverso se:
a

A[ a a

= a

a = u (2.8)
Date le Def. 2.2.4 e 2.2.5 si possono dimostrare i seguenti teoremi:
Unicit`a dellelemento neu-
tro
Th. 2.2.1 (Unicit`a dellelemento neutro) Sia dato un gruppoidie (A, ),
se esso ammette lelemento neutro, tale elemento neutro `e unico .
Dimostrazione:
La dimostrazione procede per assurdo: ammettiamo che esitano due elementi
neutri distinti per loperazione , chiamiamoli u e u

. Per la Def. 2.2.4 deve


essere:
u

= u + u

= u (2.9)
in contrasto con lipotesi di partenza che gli elementi neutri siano diversi.
Q.E.D.
Unicit`a dellinverso
Th. 2.2.2 (Unicit`a dellinverso) Sia dato un gruppoidie (A, ), se esso am-
mette lelemento neutro e loperazione `e associativa secondo la Def. 2.2.3,
allora se un elemento a A ammette elemento inverso secondo la Def. 2.2.5
tale elemento `e unico .
Dimostrazione:
Procediamo ancora una volta per assurdo e supponiamo che esistano due inversi
distinti a

, a

A dellelemento a A.
Per la Def. 2.2.5 di elemento inverso si ha:
a

= a

u = a

(a a

) = (a

a) a

= u a

(2.10)
in contrasto con la tesi di elementi inversi diversi.
31 CAPITOLO 2. STRUTTURE ALGEBRICHE
Q.E.D.
Date le denizioni Def. 2.2.3, 2.2.4, 2.2.5 possiamo introdurre un tipo
particolare di gruppoide frequentemente usato:
Gruppo
Def. 2.2.6 (Gruppo) Sia G un insieme e : G G G unoperazione
binaria interna su G. Il gruppoide (G, ) che si pu`o costruire `e detto gruppo
se:
(G1) loperazione `e associativa secondo la Def. 2.2.3
(G2) il gruppoide (G, ) ammette elemento neutro secondo la Def. 2.2.4
(G3) ogni elemento g G ammette elemento inverso secondo la Def. 2.2.5
se loperazione verica anche la condizione:
(G4) loperazione `e commutativa secondo la Def. 2.2.2
il gruppo (G, ) `e chiamato commutativo o abeliano
1
.
2.3 Anelli, Corpi e Campi
In questa sezione tratteremo gli esempi di strutture algebriche leggermente pi` u
complesse rispetto ai gruppi o ai gruppoidi.
Tali strutture sono composte, in generale da un insieme e da due operazioni
binarie interne denite su quellinsieme, ovvero:
S = (A, , ) (2.11)
Come per i gruppi le operazioni e dovranno di volta in volta vericare
propriet`a dierenti.
La prima struttura algebrica introdotta in questa sezione `e:
Anello
Def. 2.3.1 (Anello) Sia data una struttura algebrica del tipo introdotto in eq.
2.11, essa `e detta anello se verica le seguenti propriet`a:
(A1) (A, ) e un gruppo abeliano secondo la Def. 2.2.6.
(A2) loperazione gode della propriet`a associativa secondo la Def. 2.2.3.
(A3) loperazione `e distributiva rispetto alloperazione , ovvero valgono
le seguenti relazioni x, y, z A:
x (y z) = (x y) (x z) (2.12)
x (y z) = (x y) (x z) (2.13)
Ci riferiremo dora in poi alloperazione chimandola somma e alloperazione
chiamandola prodotto .
Casi particolari di anelli sono i seguenti:
Anello commutativo
Def. 2.3.2 (Anello commutativo) Sia dato un anello come in Def. 2.3.1
esso `e detto anello commutativo se il prodotto `e commutativo.
Ovvero se:
2.3. ANELLI, CORPI E CAMPI 32
(A4) x, y A x y = y x
Anello unitario
Def. 2.3.3 (Anello unitario) Sia dato un anello come in Def. 2.3.1 esso `e
detto anello unitario se il gruppoide (A, ) ammette elemento neutro.
Ovvero se:
(A5) u A[ x Aa u = u a = a
Osservazione:
Lanello pi` u semplice che si possa costruire `e quello il cui insieme `e composto
dal solo vettore nullo, cio`e dal solo elemento neutro della somma: A = 0, e
dalle operazioni + e denite come segue:
0 + 0 = 0 (2.14)
0 0 = 0 (2.15)
lanello banale cos` `e addirittura un anello commutativo con unit`a dove,
ovviamente lunit`a per il prodotto `e lelemento 0 stesso.
Un anello pi` u signicativo `e descritto nel seguente esempio:
Lanello degli interi rela-
tivi
Es. 2.3.1 (Lanello degli interi relativi ) Si consideri linsieme Z dei nu-
meri relativi e le normali operazioni + e su esso denito, si dimostri che la
struttura algebrica
(Z, +, ) (2.16)
`e un anello commutativo e unitario.
Svolgimento:
Per vericare che (Z, +, ) `e un anello devo vericare punto a punto la Def.
2.3.1, per dimostrare che `e commutativo e unitario uso le Def. 2.3.2 e 2.3.3:
(A1) Devo vericare che (Z, +) `e un gruppo abeliano, per far ci`o per
riferisco alla Def. 2.2.6:
(G1) Dalla matematica elementare sappiamo che la somma `e asso-
ciativa, ovvero
x, y, z Z (x + y) + z = x + (y + z) (2.17)
(G2) Lelemento neutro della somma ordinaria `e lo 0, infatti:
x Z x + 0 = 0 + x = x (2.18)
(G3) Lelemento inverso della somma `e indicato con un meno davanti
allelemento stesso:
x Z x + (x) = (x) + x = 0 (2.19)
(G4) La somma ordinaria `e commutativa, ovvero:
x, y Z x + y = y + x (2.20)
1
Niels Abel: 1802 Frindoe (Norvegia) - 1829 Froland (Norvegia)
33 CAPITOLO 2. STRUTTURE ALGEBRICHE
(A2) Il prodotto nella matematica elementare `e associativo, ovvero:
x, y, z Z (x y) z = x (y z) (2.21)
(A3) Il prodotto ordinario `e distributivo rispetto alla somma, ovvero:
(A4) Il prodotto ordinario `e commutativo, infatti scambiando lordine dei
fattori il prodotto non cambia:
x, y Z x y = y x (2.22)
(A5) Il prodotto ordinario ammette elemento neutro indicato con 1,
infatti:
x Z x 1 = 1 x = x (2.23)

Vale la seguente denizione:


Corpo
Def. 2.3.4 (Corpo) Sia dato un insieme K e due operazioni binarie interne
su esso la struttura algebrica (K, , ) cos` costruita `e detta Corpo se verica
le seguenti propriet`a:
(K1) Il gruppo (K, ) `e un gruppo abeliano come da Def: 2.2.6.
(K2) Si chiami 0 lelemento neutro del gruppo abeliano (K, ) e si denis-
ca K

= K0 allora (K

, ) `e un gruppo.
(K3) Il prodotto `e distributivo rispetto alla somma come nellipotesi
(A3) della Def. 2.3.1
Campo
Def. 2.3.5 (Campo) Sia dato un corpo denito come in Def. 2.3.5 si vale
anche lopzione:
(K4) il gruppo (K

, ) `e commutativo allora il gruppo `e detto gruppo


commutativo o, pi` u frequentemente campo .
Il campo dei numeri reali
Es. 2.3.2 (Il campo dei numeri reali ) Si consideri linsieme dei numeri re-
ali R e le normali operazioni + e su esso denite.
Si dimostri che la struttura algebrica:
S = (R, +, ) (2.24)
`e un campo.
BSvolgimento:
Per dimostrare che linsieme R dei numeri reali con le operazioni di somma (+)
e prodotto /() usuali `e un campo devo far vedere che verica le condizioni (K1),
(K2), (K3), (K4) delle Def. 2.3.4 e 2.3.5:
(K1) Devo dimostrare che la struttura algebrica (R, +) `e un gruppo
abeliano. Tale dimostrazione segue di pari passo quella dellEs. 2.3.1 per
la struttura (Z, +) e non verr`a ripetuta qui.
2.4. PROPRIET
`
A DELLE OPERAZIONI 34
(K2) e (K4) Devo dimostrare che la struttura (R0, ) `e gruppo abeliano.
(K3)

Z non `e un campo
Es. 2.3.3 (Z non `e un campo) Si consideri la struttura algebrica:
(Z, +, ) (2.25)
si dimostri che non `e un campo.
Svolgimento:
Per dimostrare che Z non `e un campo devo far vedere che una tra le propriet`a
(K1), (K2), (K3), (K4) delle Def. 2.3.4 e 2.3.5 non vale per esso.
Dato che dallEs. 2.3.1 sappiamo che (R, +, ) `e un anello e che (K1), (K3)
corrispondono esattamente a (A1), (A3) esse sono sicuramente valide. A cadere
deve perci`o essere la richiesta (K2) ovvero (Z0, ) non `e un gruppo.
Vediamo come ci`o accade:
(G1) Il prodotto `e sicuramente associativo.
(G2) (Z0, ) ammette sicuramente elemento neutro ed esso `e l1.
(G4) Il prodotto `e sicuramente commutativo.
(G3) Nellinsieme Z non esiste sempre lelemento inverso rispetto alla
moltiplicazione, infatti si consideri ad esempio il numero 2:
z Z[ z 1 = 1 z = 1
Quindi Z non `e un corpo e quindi non `e neppure un campo.

2.4 Propriet`a delle operazioni


Vedremo in questa sezioni alcune propriet`a fondamentali delle operazioni de-
nite in anelli, gruppi o campi.
Dato che (A, +) `e un gruppo abeliano valgono per esso i Th. 2.2.1 e 2.2.2,
indicheremo con 0 lelemento neutro rispetto alla somma e con a lelemento
inverso di a rispetto alla somma. Per convenzione inoltre scriveremo:
a + (b) = a b a, b A (2.26)
Propriet`a delle operazioni
Th. 2.4.1 (Propriet`a delle operazioni) Sia (A, +, ) un anello (ovvero un
corpo o un campo) valgono x, y, z A le seguenti relazioni:
1. x 0 = 0 x = 0
2. x (y) = (x) y = (x y)
3. x (y z) = (x y) (x z)
(y z) x = (y x) (z x)
35 CAPITOLO 2. STRUTTURE ALGEBRICHE
Dimostrazione:
Vediamo punto per punto:
1. Per le propriet`a dellelemento neutro el per la propriet`a A3 della Def.
2.3.1 di anello si pu`o scrivere:
x 0 = x (0 + 0) = x 0 + x 0 (2.27)
per cui x 0 ha le stesso propriet`a delllemento nuetro della somma, da ci`o
essendo lelemento neutro univo si ha:
x 0 = 0 (2.28)
In maniera anloga si mostra: 0 x = 0
2. Per quanto dimostrato al punto 1 e per la denizione di elemento neutro
si ha:
0 = x 0 = x (y + (y)) = (x y) + (x (y)) (2.29)
dunque x (y) `e linverso di x y, ovvero:
x y = x (y) (2.30)
3. Dalla propriet`a A3 delle Def. 2.3.1 di anello si ha:
x (y z) = x (y + (z)) = x y + y (z) (2.31)
dal punto 2 di questa dimostrazione si ha la tesi.
La dimostrazione della seconda equazione al punto 3 procede in maniera
analoga.
Q.E.D.
Le propriet`a elencate qui di seguito mostrano come propriet`a che sono con-
siderate banali per le normali operazioni, non siano in generale valide per tutti
gli anelli (rispettivamente corpi, campi).
Caratteristica di un anello
(corpo, campo)
Def. 2.4.1 (Caratteristica di un anello (corpo, campo)) Sia dato un anel-
lo unitario (A, +, ). Diremo che A ha caratteristica zero se vale la seguente
relazione:
m 1 ,= 0 m N (2.32)
Diremo, invece, che ha caratteristica n se:
n[ n 1 = 0 (2.33)
Nota:
Ovviamente la caratteristica del campo dei reali `e zero. Infatti non esiste un
numero naturale che moltiplicato per uno dia lo zero.
Divisore di zero
Def. 2.4.2 (Divisore di zero) Sia dato un anello (A, +, ), un elemento a
A con a ,= 0 `e detto divisore di zero se:
b A[ a b = 0 (2.34)
2.4. PROPRIET
`
A DELLE OPERAZIONI 36
Nota:
Mantenendo la notazione della Def. 2.4.2 possiamo dire che se a `e un divisore
di zero, allora anche b `e un divisore di zero.
Dalla denizione di divisore di zero si pu`o introdurre una delle pi` u impor-
tanti ed utilizzate leggi della matematica sui campi numerici classici.
In particolare se lanello A non ha nessun divisore di zero, allora vale la
seguente regola:
a, b A a b = 0 a ,= 0 b = 0 (2.35)
nota come Legge di annullamento del prodotto.
Dominio di integrit`a
Def. 2.4.3 (Dominio di integrit`a) Un anello (A, +, ) commutativo e uni-
tario che non abbia divisori di zero `e detto dominio di integrit`a.
Il seguente teorema ci d`a una condizione molto generale per vedere quando
una struttura algerbica ha divisori di zero e quando `e un dominio di in-
tegrit`a.
Nel contempo si ottengo delle importanti propriet`a per corpi e campi.
Divisori, integrit`a, corpi,
campi
Th. 2.4.2 (Divisori, integrit`a, corpi, campi) Valgono le seguenti propriet`a:
1. Ogni corpo (K, +, ) non ha divisori di zero.
2. In particolare se (K, +, ) `e un campo, esso `e anche un dominio di
integrit`a.
Dimostrazione:
Siano a, b K per dimostrare che K non ha divisori di zero devo vericare che,
qualunque siano a e b, se il loro prodotto `e nullo allora uno dei due `e nullo.
Ipotizzo dunque a b = 0 e procedo come segue (indico con a
1
linverso di a
rispetto alla somma):
b = 1 b = (a
1
a) b = a
1
(a b) = a
1
0 = 0 (2.36)
con ci`o sappiamo che K non ha divisori di zero.
Dalle ipotesi di campo si ha che esso `e un anello commutativo e unitario, dunque
essendo anche un corpo non ha divisori di zero per il punto precedente e ci`o
conclude la dimostrazione.
Q.E.D.
Dominio dintegrit`a e
campi
Th. 2.4.3 (Dominio dintegrit`a e campi) Ogni dominio di integrit`a il cui
supporto sia un insieme nito `e un campo
Dimostrazione:
Q.E.D.
Caratteristica e Integrit`a
Th. 2.4.4 (Caratteristica e Integrit`a) Sia dato un dominio di integrit`a (D, +, ),
la sua caratteristica `e zero o un numero primo.
Inoltre se la caratteristica di (D, +, ) `e nulla allora vale la relazione:
a D0, m N ma = 0 (2.37)
37 CAPITOLO 2. STRUTTURE ALGEBRICHE
Dimostrazione:
Q.E.D.
2.4. PROPRIET
`
A DELLE OPERAZIONI 38
Capitolo 3
Spazi Vettoriali
3.1 Denizioni
Gli spazi vettoriali sono la struttura fondamentale dellalgebra lineare.
Le loro applicazioni sono molteplici sia nella geometria che nellanalisi matem-
atica e nella sica.
Come vedremo esempi di spazi vettoriali sono il piano cartesiano R
2
e lo spazio
R
3
, in sica il concetto di spazio vettoriale si applica molto bene ai campi di
forza ed alla risoluzione delle equazioni dierenziali del moto.
Prima di spiegare esattamente a cosa ci si riferisce parlando di spazio vetto-
riale `e opportuno introdurre alcune denizioni preliminari.
Operazione binaria ester-
na Def. 3.1.1 (Operazione binaria esterna) Sia V un insieme qualsiasi e K
un campo con operazioni + e , ed elementi neutri 0 per la somma e 1 per la
moltiplicazione. Chiameremo operazione binaria esterna su V a coecienti
in K ogni applicazione:
: KV V (3.1)
che associa a coppie del tipo (, v) un valore w V.

Spazio Vettoriale
Def. 3.1.2 (Spazio Vettoriale) Sia V un insieme qualsiasi e K un campo
con operazioni + e , ed elementi neutri 0 per la somma e 1 per la moltipli-
cazione. Diremo spazio vettoriale su K la struttura algebrica:
(V, K, , ) (3.2)
dove `e unoperazione binaria interna su V (Def. 2.1.2):
: V V V (3.3)
mentre `e unoperazione binaria esterna su V a coecienti in K:
: KV V (3.4)
che soddisfa i seguenti assiomi:
39
3.1. DEFINIZIONI 40
(SV1) La struttura algebrica (V, ) `e un gruppo abeliano (Def. 2.2.6).
(SV2) Propriet`a delle operazioni. , K, v, w V si ha:
1. ( + ) v = ( v) ( v)
2. (v w) = ( v) ( v)
3. ( v) = ( ) v
4. 1 v = v
dove con + e abbiamo indicato le operazioni in K.
Associate alla denizione di spazio vettoriale valgono le seguenti denizioni
per gli elementi che vi compaiono:
Sostegno
Def. 3.1.3 (Sostegno) Linsieme V che compare per primo nella strut-
tura algebrica di Eq. 3.2 prende il nome di sostegno dello spazio vettori-
ale.

Vettore
Def. 3.1.4 (Vettore) Ciascun elemento v del sostegno V `e detto vet-
tore.

Scalare
Def. 3.1.5 (Scalare) Gli elementi del campo K sono chiamati scalari.

Le operazioni invece sono chiamate:


Somma di vettori
Def. 3.1.6 (Somma di vettori) Loperazione `e detta somma di vet-
tori.

Prodotto scalare per vet-


tore
Def. 3.1.7 (Prodotto scalare per vettore) Loperazione `e detta prodot-
to di uno scalare per un vettore.

Vettore nullo
Def. 3.1.8 (Vettore nullo) Lelemento neutro del gruppo (V, ) `e in-
dicato con 0 ed `e chiamto vettore nullo, dunque vale la relazione:
v V, v 0 = 0 v = v (3.5)

Vettore opposto
Def. 3.1.9 (Vettore opposto) Lelemento opposto al generico vettore
v V nel gruppo abeliano (V, ) `e indicato con v ed `e chiamato vettore
opposto di v.
41 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI

Note importanti:
1. Dora in poi assumeremo una notazione pi` u convenzionale per le oper-
azioni. Indicheremo infatti anche la somma di vettori e il prodotto di
uno scalare per un vettore con i simboli + e gi`a usati per le operazioni
interne del gruppo K.
I termini delle operazioni di volta in volta ci diranno a quale delle due
operazioni ci si sta riferendo.
2. Di norma il simbolo di prodotto verr`a omesso.
3. Con abuso di linguaggio ci riferiremo al sostegno V dello spazio vettoriale
(V, K, +, ) semplicemente con il termine spazio vettoriale. Si tenga
presente che in realt`a lo spazio vettoriale `e, e resta, la struttura algebrica di
Def. 3.1.2 e che allo stesso insieme V corrispondono diversi spazi vettoriali
se si associano diversi campi K o diverse operazioni.
Dagli assiomi dati nella Def.3.1.2 discendono come conseguenza quasi imme-
diata alcune propriet`a:
Prodotto dello zero per un
vettore
Th. 3.1.1 (Prodotto dello zero per un vettore) Sia dato uno spazio vet-
toriale V denito sul campo K e sia 0 lelemento neutro della somma in K. Si
dimostra che :
0 v = 0, v V (3.6)
Dimostrazione:
Dalle propriet`a dei campi (Def. 2.3.5) e degli spazi vettoriali (Def. 3.1.2) posso
scrivere:
v = 1 v = (1 + 0)v = 1 v + 0 v = 0 v +v (3.7)
ovvero, in denitiva:
v = 0 v +v (3.8)
Dallunicit`a dellelemento neutro (Th. 2.2.1) deve per forza essere:
0 v = 0 (3.9)
Q.E.D.
Prodotto vettore nullo e
scalare
Th. 3.1.2 (Prodotto vettore nullo e scalare) Sia dato uno spazio vettori-
ale V denito sul campo K e K0 si dimostra che:
0 = 0, (3.10)
dove 0 `e il vettore nullo per V.
Dimostrazione:
v V si pu`o costruire:
w =
1
v (3.11)
dove
1
`e linverso di rispetto al prodotto in K ed esiste sicuramente dato
che K `e un campo e ,= 0.
Per le propriet`a dei campi di Def. 2.3.5 posso scrivere:
v = (
1
)v = (
1
v) = w (3.12)
3.1. DEFINIZIONI 42
Per le propriet`a di spazio vettoriale posso scrivere:
w = (w+0) = w+ 0 = (
1
v) + 0 (3.13)
In denitiva si pu`o scrivere:
(
1
v) + 0 = (
1
)v + 0 = 1v + 0 = v + 0 = 0 +v (3.14)
Per cui si `e ricavato che:
v = 0 +v (3.15)
E per lunicit`a dellelemento neutro (Th. 2.2.1) deve essere:
0 = 0 (3.16)
Q.E.D.
Propriet`a delle operazioni
Th. 3.1.3 (Propriet`a delle operazioni) Sia dato (con abuso di linguaggio)
uno spazio vettoriale V sul campo K si ha:
, K v V
1. v = 0 = 0 v = 0
2. () v = (v) = (v)
3. Se v = v v ,= 0 =
Dimostrazione:
Punto 1:
Limplicazione inversa () `e data dai Th. 3.1.2 e 3.1.1.
Limplicazione diretta () ha due casi:
1. Se ,= 0 si ha:
v = 1v = (
1
)v =
1
(v) =
1
0 = 0 (3.17)
dove lultima uguaglianza `e data dal Th.3.1.2, e in denitiva si ha:
v = 0.
2. Se v ,= 0
Punto 2:
Si sfrutta la propriet`a di unicit`a dellinverso (Th. 2.2.2) e i risultati dei teoremi
3.1.2 e 3.1.1.
Calcoliamo:
v + ()v = ( + ())v = 0v = 0
v + (v) = (v + (v)) = 0 = 0
Dunque sia ()v che (v) sono elementi inversi rispetto a v, ad essi si unisce
la notazione classica per linverso della somma v per lunicit`a dellinverso
deve essere:
()v = (v) = (v) (3.18)
43 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
che `e quanto richiesto.
Punto 3:
Aggiungo ad ambo i membri dellipotesi v = v lelemento v:
v + (v) = v + (v) (3.19)
Da cui, dato che v `e lopposto di v rispetto alla somma, si ha:
( + ())v = 0 (3.20)
dato che v ,= 0 per ipotesi il punto 1 di questo problema ci dice:
( + ()) = 0 = (3.21)
che `e quanto richiesto.
Q.E.D.
Spazio delle N-uple reali
Es. 3.1.1 (Spazio delle N-uple reali) Sia dato linsieme:
R
n
= (x
1
, . . . , x
n
), x
i
R (3.22)
delle n-uple di numeri reali, su cui sono denite le operazioni:
+ : R
n
R
n
R
n
(x
1
, . . . , x
n
) + (y
1
, . . . y
n
) = (x
1
+ y
1
, . . . , x
n
+ y
n
)
: R R
n
R
n
(x
1
, . . . , x
n
) = ( x
1
, . . . , x
n
)
Dimostrare che la struttura algebrica:
(R
n
, R, +, ) (3.23)
`e uno spazio vettoriale .
Svolgimento:
Dimostriamo che (R
n
, R, +, ) soddisfa gli assiomi di spazio vettoriale di Def.
3.1.2.
(SV1): (R
n
, +) deve essere un gruppo abeliano secondo la Def. 2.2.6:
(G1) e (G4): Le propriet`a di associativit`a (2.2.3) e commutativ-
it`a (2.2.2) sono ricavate direttamente dalle medesime propriet`a delle
operazioni sui numeri reali.
1. Calcoliamo, dalla denizione di somma:
(x +y) +z = ((x
1
, . . . , x
n
) + (y
1
, . . . , y
n
)) +z =
= ((x
1
+ y
1
), . . . , (x
n
+ y
n
)) +z.
Ancora dalla denizione di somma:
((x
1
+ y
1
), . . . , (x
n
+ y
n
)) +z = ((x
1
+ y
1
), . . . , (x
n
+ y
n
))+
+(z
1
, . . . , z
n
) = ((x
1
+ y
1
) + z
1
, . . . , (x
n
+ y
n
) + z
n
).
3.1. DEFINIZIONI 44
Dalla propriet`a associativa della somma tra numeri reali si ha:
((x
1
+y
1
)+z
1
, . . . , (x
n
+y
n
)+z
n
) = (x
1
+(y
1
+z
1
), . . . , (x
n
+(y
n
+z
n
))
da cui:
x + ((y
1
+ z
1
), . . . , (y
n
+ z
n
)) = x + (y +z)
che `e quanto volevamo.
2. Calcoliamo:
x +y = (x
1
, . . . , x
n
) + (y
1
, . . . , y
n
)
= (x
1
+ y
1
, . . . , x
n
+ y
n
)
Da cui, per la propriet`a commutativa tra numeri reali si ha:
(y
1
+ x
1
, . . . , y
n
+ x
n
) = y +x
che `e quanto richiesto.
(G2): Lelemento neutro per la somma + `e la n-ulpa di R
n
composta
da tutti zeri:
0 = (0, . . . , 0
. .
Nvolte
) (3.24)
infatti x R
n
si ha:
(x
1
, . . . , x
n
) + (0, . . . , 0) = (x
1
+ 0, . . . , x
n
+ 0) = (x
1
, . . . , x
n
)
(G3): Lelemento inverso rispetto alla somma di un data n-upla
x R
n
`e la n-upla x composta dai numeri reali inversi rispetto alla
somma in R di quelli di partenza, infatti:
(x
1
, . . . , +x
n
) + (x
1
, . . . , x
n
) = (x
1
x
1
, . . . , x
n
x
n
) =
= (0, . . . , 0) = 0
(SV2): siano e elementi del campo R, ovvero numeri reali, e
v = (v
1
, . . . , v
n
) e w = (w
1
, . . . , w
n
) elementi di R
n
.
1. Calcoliamo:
(+) v = (+) (v
1
, . . . , v
n
) = ((+)v
1
, . . . , (+)v
n
)
dalla denizione di somma e dal fatto che + R dato che R
`e un campo (Es. 2.3.2).
Dalle propriet`a della somma di numeri reali si ha:
(v
1
+ v
1
, . . . , v
n
+ v
n
)
Dalla denizione di somma tra n-uple ho:
(v
1
+v
1
, . . . , v
n
+v
n
) = (v
1
+ . . . , v
n
)+(v
1
, . . . , +v
n
)
Ancora dalla denizione di prodotto ho:
( (v
1
, . . . , v
n
)) + ( (v
1
, . . . , v
n
)) = ( v) + ( v)
che `e quanto richiesto.
45 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
2. Calcoliamo:
(v +w) = ((v
1
, . . . , v
n
) + (w
1
, . . . , w
n
)) =
= ((v
1
+ w
1
), . . . , (v
n
+ w
n
))
dalla denizione di somma tra n-uple.
Dalla denizione di prodotto tra n-uple abbiamo:
((v
1
+w
1
), . . . , (v
n
+w
n
)) = (v
1
, . . . , v
n
)+(w
1
, . . . , w
n
)
ancora dalla denizione di prodotto ho:
(v
1
, . . . , v
n
) + (w
1
, . . . , w
n
) = ( (v
1
, . . . , v
n
)) +
+( (w
1
, . . . , w
n
)) = ( v) + ( w)
che `e quanto ci serve.
3. Calcoliamo:
( v) = ( (v
1
, . . . , v
n
)) = (v
1
, . . . , v
n
)
dalla denzione di prodotto tra n-uple.
(v
1
, . . . , v
n
) = (v
1
, . . . , v
n
)
ancora dalla denizione di prodotto.
Per le propriet`a del prodotto tra numeri reali posso dire:
(v
1
, . . . , v
n
) = () (v
1
, . . . , v
n
) = () v
che `e quanto serve.
4. Banalmente:
1 v = 1 (v
1
, . . . , v
n
) = (1 v
1
, . . . , 1 v
n
) = v

LEs. 3.1.1 ci dice che ogni n-ulpa reale pu`o essere considerata un vettore nel
corrispondente spazio.
3.2 Sottospazi vettoriali
In questa sezione ci occuperemo di vedere quando e come un sottoinsieme di un
insieme V che sia uno spazio vettoriale `e esso stesso uno spazio vettoriale.
Chiameremo questo nuovo spazio vettoriale un sottospazio e ne descriveremo
le propriet`a.
Per cominciare diamo la seguente:
Chiusura lineare
Def. 3.2.1 (Chiusura lineare) Sia (V, K, +, ) uno spazio vettoriale. Sia da-
to W V con W,= .
Diremo che W `e linearmente chiuso se K e v, w W si ha:
3.2. SOTTOSPAZI VETTORIALI 46
1. v +w W
2. v W
La Def. 3.2.1 dice, in pratica, che a vettori di W corrispondono ancora vettori
di W attraverso le operazioni di somma di vettori e di moltiplicazione di uno
scalare per un vettore.
Ci`o non `e banale, infatti, in generale il vettore risultante `e un elemento di V,
ma non necessariamente di W.
Dato un sottoinsieme di V linearmente chiuso `e possibile restringere il dominio
delle operazioni denite su V a operazioni su W:
+
W
: WWW (3.25)

W
: KWW (3.26)
in tal modo ci si pu`o anche dimenticare dellesistenza dello spazio principale V
e vedere linsieme W come uno spazio vettoriale a s`e stante con operazioni +
W
e
W
.
Diamo dunque la seguente denizione:
Sottospazio vettoriale
Def. 3.2.2 (Sottospazio vettoriale) Sia dato uno spazio vettoriale (V, K, +, )
ed un insieme W V linearmente chiuso. Chiameremo sottospazio vettori-
ale di (V, K, +, ) la struttura algebrica (W, K, +
W
,
W
) ammesso che anche
essa verichi le caratteristiche di spazio vettoriale della Def. 3.1.2.
La precisazione di Def. 3.2.2: ammesso che anche essa veriche le caratteris-
tiche di spazio vettoriale della Def. 3.1.2 si dimostra superua, vale infatti il
seguente importante teorema:
Esistenza del sottospazio
Th. 3.2.1 (Esistenza del sottospazio) Sia (V, K, +, ) uno spazio vettori-
ale, allora ogni sottoinsieme linearmente chiuso di V `e un sottospazio
vettoriale di V.
Dimostrazione:
Per ipotesi W `e linearmente chiuso rispetto alle operazione di V.
Q.E.D.
Nota importante:
Dunque, da ora in poi, se si vuole dimostrare che un dato insieme `e uno spazio
vettoriale, noto che sia uno spazio vettoriale pi` u grande, basta applicare il Th.
3.2.1 invece di vericare tutte gli assiomi dati dalla Def. 3.1.2.
Sottospazi banali
Sottospazi banali:
Dalla Def. 3.2.2 di sottospazio vettoriale e dal Th. 3.2.1 `e chiara, per ogni dato
spazio vettoriale V lesistenza di due sottospazi banali:
1. Lo spazio vettoriale composto dal solo vettore nullo 0 `e un sottospazio
vettoriale di V.
2. Intendendo in senso improprio il concetto di sottoinsieme possiamo dire
che tutto lo spazio V `e sottspazio vettoriale di s`e stesso.
47 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
3.3 Combinazioni lineari
Vedremo in questa sezione come agendo su dati vettori si possano costruire altri
vettori e come linsieme di essi possa generare esso stesso uno spazio vettoriale.
Ci si riferir`a ad uno spazio vettoriale V su un campo K, ovvero si supporr`a
data una struttura algebrica del tipo:
(V, K, +, ) (3.27)
Gli elementi in grassetto saranno i vettori di questo spazio vettoriale: v, w, z, . . .,
mentre le lettere greche non in grassetto saranno gli elementi del campo K:
, , , . . ..
Vediamo ora un semplice modo per generare un vettore a partire da un insieme
di vettori dati:
Combinazione lineare
Def. 3.3.1 (Combinazione lineare) Sia data un n-upla di vettori di V:
(v
1
, v
2
, v
3
, . . . , v
n
) n N
chiameremo combinazione lineare dei vettori v
1
, v
2
, v
3
, . . . , v
n
a coecienti

1
,
2
,
3
, . . . ,
n
il vettore:
v =
1
v
1
+
2
v
2
+
3
v
3
+ . . . +
n
v
n
=
n

i=1

i
v
i
(3.28)
In maniera inversa possiamo dire che, dato un vettore v V e un sottoinsieme
X di V, v `e combinazione lineare dei vettori di X se:
(x
1
, x
2
, x
3
, . . . , x
n
, ), x
i
X (3.29)
e
(
1
,
2
,
3
, . . . ,
n
, ),
i
K (3.30)
tali che:
v =
n

i=1

i
x
i
(3.31)

Chiusura Lineare
Def. 3.3.2 (Chiusura Lineare) Sia dato un sottoinsieme X di V non vuo-
to (X ,= ) chiameremo chiusura lineare di X il sottoinsieme di V costitu-
ito da tutti e soli i vettori che sono combinazioni lineari di vettori di X.
Indicheremo tale insieme con la notazione:
L(X). (3.32)
Note:
Se X = per convenzione diremo L(X) = 0, dunque:
L() = 0 (3.33)
3.3. COMBINAZIONI LINEARI 48
X L(X) infatti x X, 1 x = x. Dunque linsieme di vettori di L(X)
contiene sempre linsieme di vettori da cui `e ottenuto X.
La chiusura lineare di un insieme X V genera un sottoinsieme di V stesso,
questo per le propriet`a di spazio vettoriale date dagli assiomi di Def. 3.1.2.
Il seguente teorema ci d`a una propriet`a fondamentale:
La chiusura `e sottospazio
Th. 3.3.1 (La chiusura `e sottospazio) La chiusura lineare L(X) di un sot-
toinsieme X V `e il pi` u piccolo sottospazio vettoriale di V che contenga
X.
Dimostrazione:
Se X = `e banale, infatti per la relazione 3.33 la sua chiusura lineare `e il sot-
tospazio vettoriale composto dal solo vettore nullo: 0 e lasserto `e dimostrato.
Supponiamo X ,= , per prima cosa proviamo che L(X) `e un sottospazio vet-
toriale di V.
Per far ci`o utilizziamo il Th. 3.2.1 e dimostriamo che L(X) `e linearmente
chiuso.
Siano dati i due vettori di L(X):
x =
1
x
1
+
2
x
2
+ +
m
x
m
(3.34)
y =
1
y
1
+
2
y
2
+ +
n
y
n
(3.35)
dove:
i
,
j
K ovvero sono elementi del campo su cui `e denito V. x
i
, y
j
X
(1 i m e 1 j n). Calcoliamo x +y:
x +y =
1
x
1
+ +
m
x
m
+
1
y
1
+ +
n
y
n
(3.36)
dunque per la Def. 3.3.2, anche il vettore x +y L(X).
Sia ora K, calcoliamo x:
x = (
1
)x
1
+ (
2
)x
2
+ + (
m
)x
m
(3.37)
Dunque, dato che anche
i
K per gli assiomi di campo (Def. 2.3.5), anche il
vettore u L(X).
Tutto questo implica che L(X) `e linearmente chiuso e per il Th. 3.2.1 `e uno
sottospazio vettoriale di V.
Resta ora da dimostrare che questo sottospazio vettoriale `e il pi` u piccolo possi-
bile contenente X.
Per provare questa aermazione consideriamo un sottospazio vettoriale W di V.
Dimostreremo che:
X W L(X) W (3.38)
Sia dato x come in eq. 3.34, per denizione si ha:
x L(X) (3.39)
Dato che per ipotesi X W `e vero che x
i
W (1 i m) e dunque, essendo
W un sottospazio si ha:
x W (3.40)
Ci`o prova che qualsiasi vettore di L(X) sta anche in W, quindi L(X) `e il pi` u
piccolo spazio vettoriale contenente X.
Q.E.D.
49 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
3.4 Generatori
Sistema di generatori
Def. 3.4.1 (Sistema di generatori) Siano dati uno spazio vettoriale V e un
suo sottoinsieme X V. Diremo che X `e un sistema di generatori per V se
vale la relazione:
L(X) = V (3.41)
ovvero se ogni vettore di V `e combinazione lineare di vettori di X.
Finitamente generato
Def. 3.4.2 (Finitamente generato) Lo spazio vettoriale V si dice nita-
mente generato se ammette un sistema di generatori (Def. 3.4.1) nito.
Generatori piano carte-
siano R
2
Es. 3.4.1 (Generatori piano cartesiano R
2
) Sia dato lo spazio vettoriale R
2
delle coppie di numeri reali che normalmente chiamiamo piano cartesiano
(per la dimostrazione che linsieme dato sia eettivamente di uno spazio vetto-
riale si veda les. 3.1.1 ).
Dimostrare che linsieme di vettori:
D = (1, 2), (3, 1), (0, 2) (3.42)
Svolgimento:
Il generico vettore di R
2
si pu`o scrivere come:
(x, y) x, y R (3.43)
devo dimostrare che, a partire dai vettori di D si pu`o generare qualsiasi vettore
del tipo di eq. 3.4 grazie a una trasformazione lineare.
La generica combinazione lineare per i vettori di D ha la forma:
v = (1, 1) + (3, 1) + (0, 2) (3.44)
Dobbiamo vedere che tutti i vettori di v generabili comprono tutto R
2
. Devo
dimostrare dunque che lequazione:
(x, y) = (1, 1) + (3, 1) + (0, 1) (3.45)
ha soluzione in , e per qualunque siano x e y.
Per far cio costruiamo un sistem lineare uguagliando componente per compo-
nente, si ha:
(x, y) = ( + 3, + + ) (3.46)
Ovvero:
_
x = + 3
y = + +
(3.47)
La soluzione di questo sistema si ottiene per banale sostituzione e si ha:
_
= x 3
= x + y + 3
(3.48)
come si vede, dati x e y, pu`o addirittura essere scelto a piacere, mentre e
sono facilmente generati.
Questo dimostra che dai tre vettori dati si pu`o costruire un qualsiasi vettore di
R
2
.
3.5. VETTORI LINEARMENTE DIPENDENTI E
INDIPENDENTI 50

Non generatori dello


spazio R
3
Es. 3.4.2 (Non generatori dello spazio R
3
) Si consideri lo spazio ordinario
dei vettori di R
3
. Esso `e uno spazio vettoriale come spiegato nelles. 3.1.1.
Dimostrare che i vettori dellinsieme:
O = (1, 0, 2), (0, 1, 0) (3.49)
non sono un insieme di generatori per R
3
.
Svolgimento:
Seguiamo la linea delles. 3.4.1.
Il generico vettore di R
3
pu`o essere scritto:
(x, y, x) x, y, z R (3.50)
il sistema che si ricava `e:
_
_
_
x
y

z
2
(3.51)
Dunque ssati i valori di x, y e z non sempre il sistema ha soluzione, in parti-
colare la prima e la terza equazione possono portare a richieste discordanti.
Con ci`o si vede come i due vettori dati non generino qualsiasi vettore di R
3
.

3.5 Vettori linearmente dipendenti e indipen-


denti
Sia V uno spazio vettoriale sul campo K.
Introduciamo la seguente, importante, denizione:
Vettori linearmente dipen-
denti
Def. 3.5.1 (Vettori linearmente dipendenti) Sia data una n-upla (Def. 1.6.3)
di vettori di V.
N
v
= (v
1
, . . . , v
n
) (3.52)
diremo che essa `e linearmente dipendente se esiste una n-upla di salari non
tutti nulli:
N

= (
1
, . . . ,
n
) (3.53)
tali che:

1
v
1
+ . . . +
n
v
n
= 0 (3.54)
Vettori linearmente
indipendenti
Def. 3.5.2 (Vettori linearmente indipendenti)
`
E il caso contrario al prece-
dente, ovvero se:

1
v
1
+ . . . +
n
v
n
= 0
i
= 0, 1 i n (3.55)
Ovvero, per rendere vera lequazione in Eq. 3.55 `e necessario che la n-upla di
scalari N

di Def. 3.5.1 sia tutta nulla.


Considerazioni e note:
51 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
1. Una 1-upla v = (v
1
) (una n-upla di dimesione 1) `e linearmente dipendente
se e solo se:
v = 0 (3.56)
Dimostrazione:
Per vericare che una n-upla di vettori `e linearmente dipendente applico
leq. 3.54 oppure leq. 3.55.
In particolare nel caso di una n-upla di un solo vettore si ha:
v = 0
che ha come soluzione = 0 ogni volta che v `e non nullo e qualsiasi
se v = 0 ( Th. 3.1.3.
Perci`o un singolo vettore `e linearmente dipendente se e solo se `e il vettore
nullo.
Q.E.D.
2. Una data n-upla di vettori `e certamente linearmente dipendente se un
tra i vettori `e multiplo di un altro, ovvero se:
x
i
, x
j
(x
1
, . . . , x
n
) [ x
j
= x
i
R (3.57)
Dimostrazione:
Si usi leq. 3.54 e la si provi a risolvere:

1
x
1
+ . . . +
n
x
n
= 0 (3.58)
si scelgano nulli tutti gli tranne
i
e
j
.
Lequazione si riduce a:

i
x
i
+
j
x
j
= 0
i
x
i
+
j
(x
i
) = (
i
+
j
) x
i
= 0 (3.59)
che ha certamente come soluzioni gli inniti valori:

i
=
j
,
j
K (3.60)
e dunque la n-upla data `e certamente linearmente dipendente.
Q.E.D.
Come corollario a questa osservazione `e ovvio che:
3. Un n-upla in cui due vettori siano uguali `e certamente linearmente
dipendente.
Dimostrazione:
`
E diretta conseguenza della considerazione precedente con = 1.
Q.E.D.
3.6. BASI E DIMENSIONI 52
3.6 Basi e dimensioni
Vedremo in questa sezione le unit`a fondamentali di uno spazio vettoriale, quelle,
ovvero, che ne identicano tutti i suoi elementi e da cui ciascun elemento dello
spazio pu`o essere generato.
Diamo la seguente:
Base
Def. 3.6.1 (Base) Un sottoinsieme B di V `e detto base di V se sono veri i
seguenti assiomi:
(B1): B `e linearmente indipendente
(B2): L(B) = V
Ovvero una base `e un sistema di generatori che sia linearmente indipen-
dente.
Note:
Dato che per denizione:
L() = 0 (3.61)
linsieme vuoto `e lunica base per lo spazio vettoriale 0.
Dunque una base `e un insieme composto da elementi dello spazio vettoriale V
le cui possibili combinazioni lineari (Def. 3.3.1) sono tutti e soli gli elementi di
V.
Inoltre la lineare indipendenza (Def. 3.5.2) fa s` che nessun elemento della base
sia combinazione lineare di altri.
Data la denizione di base `e giusto porsi domande su quando esista o meno
una base dato che sia uno spazio vettoriale V.
La risposta a questo quesito sta nel seguente teorema:
Esistenza di una base
Th. 3.6.1 (Esistenza di una base) Sia dato uno spazio vettoriale V qualsi-
asi, valgono le seguenti aermazioni:
V ammette almeno un base.
Ogni base di V ha la stessa cardinalit`a, ovvero lo stesso numero di ele-
menti.
In particolare dal teorema precedente si ha:
Esistenza di una base ni-
ta
Th. 3.6.2 (Esistenza di una base nita) Sia V uno spazio vettoriale ni-
tamente generato come da Def. 3.4.2, valgono le seguenti aermazioni:
Lo spazio vettoriale V ammette almeno una base nita, cio`e composta
da un numero nito di elementi.
Tutte le basi di V sono nite e hanno la stessa cardinalit`a.
Il fatto che tutte le basi di un determinato spazio vettoriale abbiano la stessa
cardinalit`a ci porta ad introdurre il concetto di dimensione di uno spazio
vettoriale:
53 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
Dimensione
Def. 3.6.2 (Dimensione) Sia V uno spazio vettoriale, chiameremo dimen-
sione la cardinalit`a di una qualunque delle sue basi.
In particolare:
se la base B ha cardinalit`a nita Card(B) = n diremo che lo spazio
vettoriale V ha dimensione nita n e scriveremo:
dimV = n. (3.62)
se V non `e nitamente generato diremo che V ha dimensione innita e
scriveremo:
dimV = . (3.63)
Nota:
Dato che lo spazio vettoriale 0 `e generato dallinsieme vuoto si ha per
denizione:
dim0 = 0 (3.64)
inoltre 0 `e lunico spazio vettoriale a dimensione nulla.
Insieme e base
Th. 3.6.3 (Insieme e base) Sia X un insieme a cardinalit`a nita di vettori
di V. Esiste un sottoinsieme (anche non in senso proprio) linearmente in-
dipendente X

di X tale che:
L(X) = L(X

) (3.65)
ovvero tale che tutti i vettori generabili con combinazioni lineare a partire dagli
elementi di X siano gli stessi generabili dagli elementi di X

.
Dimostrazione:
Se X `e linearmente indipendente banalmente si ha: X = X

.
Q.E.D.
Estrarre un n-upla L.I.
Th. 3.6.4 (Estrarre un n-upla L.I.) Sia data una m-upla di vettori linear-
mente dipendenti (v
1
, . . . , v
m
) con v
i
V.
Allora da essa si pu`o estrarre una t-upla di vettori linearmente indipendenti.
Ovvero:
Dimostrazione:
Q.E.D.
Teorema dello scambio
Th. 3.6.5 (Teorema dello scambio) Sia V uno spazio vettoriale nitamente
generato e B una sua base (cardB = n). Sia inoltre X un sottoinsime linera-
mente indipendente di V (cardX = m n). Allora esiste un sottoinsieme Y
della base B con cardY = m n, tale che linsieme di elementi di V:
B

= (BY) X (3.66)
`e una nuova base per V.
In particolare si cardX = n allora B

= X, ovvero la nuova base `e linsieme X


stesso.
3.7. VETTORI E COMPONENTI 54
Dimostrazione:
Per ipotesi si ha m n:
B = e
1
, . . . , e
n
X = x
1
, . . . , x
m
(3.67)
Dato che X `e linearmente indipendente non contiene il vettore nullo.
In particolare x ,= 0.
Procediamo per induzione:
dato che, per ipotesi B `e una base la (n+1)-upla (x
1
, e
1
, . . . , e
n
) `e linearmente
dipendente.
Q.E.D.
Vediamo come, dato uno spazio vettoriale a dimensione nita ed un suo
sottoinsieme qualunque si possa sempre completare gli elementi del sottoinsieme
dato per ottenere una base. Vale il seguente teorema:
Completamento ad una
base
Th. 3.6.6 (Completamento ad una base) Sia V uno spazio vettoriale a di-
mensione nita dimV = n, sia X
1
un sottoinisieme linearmente indipene-
dente di V ( card(X
1
) = x n ), allora esiste sempre un sottoinsieme X
2
di
V con cardinalit`a n h (card(X
2
) = n h) tale che B = X
1
X
2
`e una base
per V.
Dimostrazione:
Q.E.D.
3.7 Vettori e componenti
Supponiamo di avere uno spazio vettoriale V di dimensione n (dimV = n).
Inchiamo con B = e
1
, . . . , e
n
una base di V e con e
i
un generico elemento di
tale base.
Introduciamo una denizione preliminare:
Base ordinata
Def. 3.7.1 (Base ordinata) Siano dati V e la sua base B = e
1
, . . . , e
n
di-
remo base ordinata di V la n-upla B = (e
1
, . . . , e
n
) composta da elementi
ordinati della base.
Componenti
Def. 3.7.2 (Componenti) Sia data una base ordianata B = (e
1
, . . . , e
n
) per
V dato che:
L(B) = L(e
1
, . . . , e
n
) = V (3.68)
si ha:
v V, (v
1
, . . . , v
n
) [ v =
n

i=1
v
i
e
i
(3.69)
dove (v
1
, . . . , v
n
) `e una n-upla di scalari. Ciascun elemento v
i
di tale n-upla `e
detto componente del vettore v rispetto allelemento e
i
della base B.
Una domanda legittima che pu`o sorgere `e quanto arbitraria possa essere la
n-upla delle componenti.
La risposta a questo quesito sta nel seguente teorema:
55 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
Unicit`a delle componenti
Th. 3.7.1 (Unicit`a delle componenti) Sia data una m-upla di vettori lin-
earmente indipendenti (e
1
, . . . , e
m
) di V. Se esistono due m-uple di scalari:
(
1
, . . . ,
m
) (
1
, . . . ,
n
) (3.70)
tali che:
m

j=1

j
e
j
=
m

j=1

j
e
j
(3.71)
allora si ha j, 1 j m:

j
=
j
(3.72)
ovvero le due n-uple di scalari devono essere uguali.
Dimostrazione:
Si parta dalleq. 3.71 e si calcoli:
m

j=1

j
e
j

m

j=1

j
e
j
=
m

j=1

j
e
j

m

j=1

j
e
j
si ha, per le propriet`a della somma tra vettori e del prodotto per uno scalare:
m

j=1
(
j

j
)e
j
= 0
dato che per ipotesi la m-upla (e
1
, . . . , e
m
) `e linearmente indipendente si ha:

j
= 0
j
=
j
, 1 j m
che `e la tesi.
Q.E.D.
Osservazioni:
1. Un caso particolare del Th. 3.7.1 `e quando la m-upla di vettori linear-
mente indipendenti `e anche una base. In tal caso il teorema ci dice che la
m-upla delle componenti `e univocamente determinata, ovvero ad
ogni vettore v V corrisponde una e una sola m-upla di componenti che
quindi lo individuano.
2. Esiste dunque una corrispondenza biunivoca tra vettori e n-upla di
elementi del campo su cui lo spazio vettoriale `e denito.
3. Al variare della base B data anche la n-upla di vettori che identica un
determinato vettore v varia.
4. Date le osservazioni 2 e 3 possiamo impropriamente scrivere:
v
..
B
(v
1
, . . . , v
n
) (3.73)
dove, con abuso di linguaggio, identichiamo un vettore con le sue com-
ponenti una volta ssata la base.
3.8. DIMENSIONI E SOTTOSPAZI 56
3.8 Dimensioni e sottospazi
Sottospazi banali e dimen-
sioni
Th. 3.8.1 (Sottospazi banali e dimensioni) Sia V uno spazio vettoriale di
dimensione nita: dimV = n e W un suo sottospazio. Allora:
1. dimW= m con 0 m n
2. dimW= 0 W= 0
3. dimW= n W= V
Dimostrazione:
Q.E.D.
Insieme somma
Def. 3.8.1 (Insieme somma) Siano dati S
1
e S
2
sottoinsiemi di V. Chiamer-
emo somma di S
1
e S
2
linsieme:
S
1
+S
2
= w
1
+w
2
V[ w
1
S
1
, w
2
S
2
(3.74)
ovvero linsieme di tutti i vettori di V che possono essere scritti come somma
di vettori di S
1
e S
2
.
Somma di sottospazi
Th. 3.8.2 (Somma di sottospazi) Siano W
1
e W
2
sottospazi di V. Per la
loro somma vale la seguente formula:
W
1
+W
2
= L(W
1
W
2
) (3.75)
Dimostrazione:
Q.E.D.
Sottospazi indipendenti
Def. 3.8.2 (Sottospazi indipendenti) Siano dati due sottospazi vettoriali W
1
e W
2
di un dato spazio vettoriale V. Se vale la relazione:
W
1
W
2
= 0 (3.76)
Somma diretta
Def. 3.8.3 (Somma diretta) Se due sosottospazi vettoriali W
1
e W
2
di un
dato spazio vettoriale V sono indipendenti, allora il loro spazio somma sar`a
chiamato somma diretta e sar`a indicato con:
W
1
W
2
(3.77)
La somma diretta pu` o essere vista come scomposizione di uno spazio vettori-
ale in due spazi vettoriali tra loro completamente distinti, ovvero indipendenti.
Decomposizione di un vet-
tore
Th. 3.8.3 (Decomposizione di un vettore) Siano dati uno spazio vettori-
ale V e due sottospazi W
1
e W
2
tali che V = W
1
W
2
allora ogni coppia
(v
1
, v
2
) W
1
W
2
determina univocamente un vettore v = v
1
+v
2
V.
57 CAPITOLO 3. SPAZI VETTORIALI
Dimostrazione:
Dato che V `e somma di W
1
e W
2
per il Th. 3.8.2 si ha:
v V, (v
1
, v
2
) W
1
W
2
[ v = v
1
+v
2
. (3.78)
Resta da provare lunicit`a:
procediamo per assurdo e diciamo che esiste unaltra coppia u
1
W
1
e u
2
W
2
tale che: v = u
1
+u
2
.
Dalla relazione:
v = v
1
+v
2
= u
1
+u
2
(3.79)
si pu`o ricavare facilmente la seguente:
w = v
1
u
1
= u
2
v
2
W
1
W
2
= 0 (3.80)
dove lultima uguaglianza `e vera per ipotesi.
Da ci`o si ha:
w = 0 u
1
= v
1
u
2
= v
2
(3.81)
il che prova lunicit`a.
Q.E.D.
Il prossimo teorema ci d`a imporatanti informazioni sul calcolo della dimen-
sione di sottospazi vettoriali.
Relazione di Grassmann
Th. 3.8.4 (Relazione di Grassmann) Siano dati due sottospazi vettoriali W
1
e W
2
con dimensione nita di uno stesso spazio vettoriale V.
Allora anche la loro somma W
1
+ W
2
e la loro intersezione W
1
W
2
hanno
dimensione nita e si ha:
dimW
1
+ dimW
2
= dim(W
1
+W
2
) + dim(W
1
W
2
) (3.82)
In particolare se W
1
W
2
= 0 si ha:
dim(W
1
W
2
) = dimW
1
+ dimW
2
(3.83)
Dimostrazione:
Supponiamo di conoscere la dimensione dei due sottospazi dati dimW
1
= d
1
e
dimW
2
= d
2
.
Dal Th. 3.8.1 si ha che:
dim(W
1
W
2
) = d

mind
1
, d
2
(3.84)
dove con min intendiamo il minore tra i due valori che compaiono tra parentesi
grae.
Questo prova che W
1
W
2
ha dimensione nita.
Proviamo che anche W
1
+W
2
ha dimensione nita:
Sia B
1
e B
2
basi rispettivamente di W
1
e W
2
. Sicuramente dunque B
1
B
2
`e
un sistema di generatori per W
1
+W
2
ovvero:
W
1
+W
2
= L(B
1
B
2
) (3.85)
per questo non pu`o che essere:
dim(W
1
+W
2
) = d
+
d
1
+ d
2
(3.86)
3.8. DIMENSIONI E SOTTOSPAZI 58
dato che B
1
B
2
certamente contiene una base per W
1
+W
2
.
Vediamo la dimostrazione delle formule riportate nella tesi:
il caso banale W
1
W
2
(oppure W
2
W
1
) `e presto dimostrato, infatti:
W
1
W
2
W
1
W
2
= W
1
W
1
+W
2
= W
2
(3.87)
W
2
W
1
W
2
W
1
= W
2
W
2
+W
1
= W
1
(3.88)
e le relazioni date risultano ovvie.
Vediamo ora il caso non babale in cui i due insiemi non siano sottoinsieme luno
dellaltro.
Sia B

= e
1
, . . . , e
n
una base per W
1
W
2
Q.E.D.
Capitolo 4
Matrici
4.1 Denizioni preliminari
In questo capitolo tratteremo un esempio di struttura algebrica frequentemente
usata sia in matematica pura, che in sica, ingegneria, economia e in altre scien-
ze applicate.
Tale struttura algebrica ha come elemento costituente principale la matrice, la
cui denizione intuitiva `e quella di tabella con un determinato numero di righe
e di colonne.
In maniera pi` u formale possiamo introdurre la seguente denizione:
Matrice
Def. 4.1.1 (Matrice) Sia dato un insieme X e una coppia ordinata di numeri
(m, n) con m, n N, chiameremo matrice di tipo mn un elemento M del-
linsieme delle n-uple di X di lunghezza m con come elementi n-uple di lunghezza
n.
Il numero m `e detto numero di righe della matrice M.
Il numero n `e detto numero di colonne della matrice M.
Esempio di matrice
Es. 4.1.1 (Esempio di matrice) Scegliamo X = R, quindi la matrice che
costruiremo avr`a elementi reali. Un esempio di matrice `e a 3 righe e 2 colonne
(3 2):
M= ((2, 5), (8, 7), (3, 1)) (4.1)
Ovvero, usando una notazione pi` u comune:
M=
_
_
2 5
8 7
3 1
_
_
(4.2)
in questa rappresentazione si capisce il signicato di m righe e n colonne.

Matrice quadrata
Def. 4.1.2 (Matrice quadrata) Una matrice in cui m = n ovvero a n righe
e a n colonne `e detta Matrice quadrata.
59
4.1. DEFINIZIONI PRELIMINARI 60
Esempio di matrice
quadrata
Es. 4.1.2 (Esempio di matrice quadrata) Scegliamo ancora X = R, pren-
diamo n = m = 2 possiamo costruire una matrice 2 2 ad esempio:
M=
_
6
4 e
3
_
(4.3)
che `e una matrice con due righe e due colonne.

Notazione:
Dati che siano i numeri m e n indicheremo linsieme di tutte le matrici a m
righe ed n colonne aventi come elementi oggetti di un insieme X con:
M
mn
(X) (4.4)
Linsieme delle matrici quadrate ad elementi in X sar`a indicato semplicemente
con:
M
n
(X) (4.5)
La generica matrice M
mn
(X) sar`a indicata, seguendo la notazione degli Es.
4.1.1 e 4.1.2 con:
A =
_
_
_
_
_
a
1
1
a
1
2
a
1
n
a
2
1
a
2
2
a
2
n
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
a
m
1
a
m
2
a
m
n
_
_
_
_
_
(4.6)
Ovvero, con brevit`a di notazione:
A =
_
a
i
j
_
1m
1n
(4.7)
dunque lelemento a
i
j
sar`a quello che si trova alla i-esima riga e alla j-esima
colonna, ovvero lindice in alto ci segnala la riga, mentre quello in basso ci indi-
ca la colonna.
Matrice trasposta
Def. 4.1.3 (Matrice trasposta) Data che sia una matrice A M
mn
(X)
con elementi a
i
j
, chiameremo matrice trasposta la matrice A
T
M
nm
(X)
tale che i suoi elementi b
h
k
verichino la seguente equazione:
b
h
k
= a
k
h
(4.8)
ovvero la matrice ottenuta da A scambiando le righe con le colonne.
Matrice trasposta
Es. 4.1.3 (Matrice trasposta) Sia data la matrice A M
32
(R):
A =
_
_
e 7
5
e
5
11
_
_
calcolare la sua matrice trasposta A
T
M
23
(R).
61 CAPITOLO 4. MATRICI
Svolgimento:
Il procedimento pratico da seguire `e quello di leggere le righe della matrice A
data e metterle come colonne della nuova matrice A
T
che si vuole costruire.
Dunque la prima riga di A sar`a la prima colonna di A
T
e cos` via no ad ottenere:
A
T
=
_
e 5 e
5
7 11
_
(4.9)
che `e come ci si aspettava una matrice a 2 righe e 3 colonne.

Dalla denizione di matrice trasposta segue direttamente unaltra impor-


tante denizione:
Matrice simmetrica
Def. 4.1.4 (Matrice simmetrica) Sia data un matrice quadrata A M
n
(X),
si dice che `e simmetrica se `e vera la seguente equazione:
A
T
= A (4.10)
ovvero se la matrice trasposta di A `e uguale ad A stessa.
Dato che il concetto di uguaglianza tra matrici potrebbe non essere banale
per tutti introduciamo la seguente denizione:
Uguaglianza tra matrici
Def. 4.1.5 (Uguaglianza tra matrici) Siano date due matrici A, B M
mn
(X)
esse si dicono uguali se e solo se:
a
i
j
= b
i
j
, a
i
j
A b
i
j
B, 1 i m, 1 j n (4.11)
4.2 Operazioni tra matrici
Sia (K, +, ) un campo, consideremo, da ora in poi, che gli elementi delle matrici
trattate siano appartenenti a questo campo.
Somma di matrici
Def. 4.2.1 (Somma di matrici) Siano date due matrici A, B M
mn
(K)
con elementi rispettivamente a
i
j
, b
i
j
K chiamiamo Matrice somma A+B la
matrice C M
mn
(K) i cui elementi siano:
c
i
j
= a
i
j
+ b
i
j
(4.12)
con 1 i m e 1 j n.
Esempio di somma di ma-
trici
Es. 4.2.1 (Esempio di somma di matrici) Siano date le due matrici:
A =
_
7 9
2 2 1
_
e B =
_
3 2 e
11 7 6
_
(4.13)
calcolare la loro matrice somma C = A +B.
Svolgimento:
Sommiamo gli elementi di ugual posizione:
A +B =
_
7 + 3 + 2 9 + e
2 + 11 2 7 1 + 6
_
(4.14)
4.2. OPERAZIONI TRA MATRICI 62
Da cui, svolgendo i conti:
C = A +B =
_
4 + 2 9 + e
13 9 7
_
(4.15)
che `e quanto richiesto.

Note:
Loperazione di somma di matrici sopra denita rappresenta unoperazione
binaria interna su M
mn
(K), ovvero denisce unapplicazione del tipo:
+ : M
mn
(K) M
mn
(K) M
mn
(K)
(A, B) A +B
(4.16)
che ad elementi di M
mn
(K) associa ancora elementi di M
mn
(K).
Per come `e stata denita la somma di matrici `e commutativa.
Gruppo abelaino matrici
Th. 4.2.1 (Gruppo abelaino matrici) La struttura algebrica (M
mn
(K), +)
che si pu`o costruire con linsieme delle matrici m n e loperazione di
somma di Def. 4.2.1 `e un gruppo abeliano.
Prodotto matrice per
scalare
Def. 4.2.2 (Prodotto matrice per scalare) Sia dato K e una matrice
A = (a
i
j
) M
mn
(K), diremo matrice prodotto la matrice:
B = A = (b
i
j
) M
mn
(K)
i cui elementi siano:
b
i
j
= a
i
j
(4.17)
ovvero ogni singolo elemento sia il prodotto dellelemento originario per lele-
mento del campo .
Esempio di prodotto ma-
trice per scalare
Es. 4.2.2 (Esempio di prodotto matrice per scalare) Sia data la matrice
A M
23
(R) avente i seguenti elementi:
A =
_
3 5
7 1 0
_
(4.18)
calcolare il suo prodotto per lo scalare = 3.
Svolgimento:
bisogna moltiplicare per 3 ogni singolo elemento della matrice di partenza A.
Gli elementi della matrice prodotto saranno:
b
1
1
= 3 3 = 9 b
1
2
= 3 5 = 15 b
1
3
= 3 = 3
b
2
1
= 3 (7) = 21 b
2
2
= 3 1 = 3 b
2
3
= 3 0 = 0
(4.19)
Per cui la matrice prodotto sar`a:
B =
_
9 15 3
21 3 0
_
. (4.20)
63 CAPITOLO 4. MATRICI

Note:
Per come `e stato denito, il prodotto di uno scalare per una matrice
denisce un operazione binaria esterna su K e M
mn
(K) ovvero
unapplicazione:
: KM
mn
(K) M
mn
(K)
(, A) A
(4.21)
che associa ad elementi di K e M
mn
(K) ancora elementi di M
mn
(K).
Il prodotto di uno scalare per una matrice `e commutativo.
4.3 Prodotto righe per colonne
Denire un prodotto tra matrici come quello usuale fra numeri non `e una cosa
semplice.
Addirittura vedremo che non si pu`o trovare un prodotto tra qualsiasi matrice e
qualsiasi altra che rispetti le propriet`a del prodotto tra numeri.
Vedremo inoltre che il prodotto tra matrici che si pu`o denire non `e commuta-
tivo.
Introduciamo la seguente denizione:
Matrici conformabili
Def. 4.3.1 (Matrici conformabili) Una data coppia di matrici (A, B) `e det-
ta conformabile se il numero di colonne di A `e uguale al numero di righe
di B, ovvero se:
A M
mn
(K) B M
pq
(K) (4.22)
allora:
n = p. (4.23)
Nota:
La coppia (A, B) `e, come al solito, intensa in senso ordinato, inoltre, come si
capisce dalla Def. 4.3.1 se la coppia (A, B) `e conformabile non `e detto che la
coppia (B, A) lo sia, anzi, nella maggior parte dei casi non lo sar`a.
Nel caso in cui A e B siano quadrate allora se (A, B) `e conformabile, allora lo `e
anche (B, A).
Prodotto naturale
Def. 4.3.2 (Prodotto naturale) Siano date due n-uple a = (a
1
, . . . , a
n
) e
b = (b
1
, . . . , b
n
) di elementi di K chiamiamo prodotto naturale di a e b lo
scalare di K dato da:
< a, b >=
n

k=1
a
k
b
k
(4.24)
ovvero la somme del prodotta tra elementi aventi la stessa posizione nella n-upla.
Vediamo ora una denizione di prodotto tra matrici:
4.3. PRODOTTO RIGHE PER COLONNE 64
Prodotto righe per colonne
Def. 4.3.3 (Prodotto righe per colonne) Sia data una coppia conforma-
bile di matrici (A, B) con A M
mn
(K) e B M
nq
(K) chiameremo prodot-
to righe per colonne la matrice:
C = A B M
mq
(K) (4.25)
i cui elementi siano dati dalla formula:
c
i
j
=
n

k=1
a
i
k
b
k
j
(4.26)
ovvero siano il prodotto naturale (Def. 4.3.2) della riga i-esima di A per la
colonna j-esima di B.
Esempio prodotto righe
per colonne
Es. 4.3.1 (Esempio prodotto righe per colonne) Siano date le due matri-
ci:
A = M
32
(R) B = M
23
(R) (4.27)
con:
A =
_
_
1 0
3 5
e
_
_
(4.28)
e:
B =
_
7 5 0
0 e 1
_
(4.29)
Calcolare la matrice C prodotto righe per colonne di A e B.
Svolgimento:
Calcoliamo i singoli elementi utilizzando leq. 4.26 che in questo caso si esplicita
in:
c
i
j
=
2

k=1
a
i
k
b
k
j
= a
i
1
b
1
j
+ a
i
2
b
2
j
(4.30)
Dunque:
c
1
1
= 1 (7) + 0 0 = 7
c
1
2
= 1 5 + 0 e = 5
c
1
3
= 1 0 + 0 1 = 0
c
2
1
= 3 (7) + 5 0 = 21
c
2
2
= 3 5 + 5 e = 15 + 5e
c
2
3
= 3 0 + 5 1 = 5
c
3
1
= e (7) + 0 = 7e
c
3
2
= e 5 + e = (5 + )e
c
3
3
= e 0 + 1 =
e la matrice prodotto `e:
C =
_
_
7 5 0
21 +5(e 3) 5
7e (5 + )e
_
_
(4.31)

65 CAPITOLO 4. MATRICI
Nota:
Si noti che la coppia (B, A) nelles: 4.3.1 non `e conformabile, `e dunque impos-
sibile calcolare il prodotto C = B A.
Questo ci porta a dire che il prodotto righe per colonne non `e commuta-
tivo, ovvero in generale:
A B ,= B A (4.32)
per ogni coppia (A, B) conformabile.
Questa aermazione `e vera anche nel caso in cui la coppia inversa (B, A) sia
conformabile.
Non commutativit`a del
prodotto Es. 4.3.2 (Non commutativit`a del prodotto) Siano date due matrici quadrate
A, B M
2
(R)
A =
_
1 5
7 0
_
B =
_
0 3
4 1
_
(4.33)
Mostrare che A B ,= B A.
Svolgimento:
Calcoliamo entrambe le matrici prodotto:
A B:
A B =
_
20 8
0 21
_
(4.34)
B A:
B A =
_
21 0
11 20
_
(4.35)

Se restringiamo la nostra attenzione allinsieme delle matrici quadrate, M


n
(K),
abbiamo che due matrici quadrate sono sempre conformabili e dunque ammet-
tono sempre un prodotto che, per denizione, sar`a ancora una matrice quadrata
di M
n
(K).
Questo porta a vedere il prodotto righe per colonne come unoperazione bi-
naria interna su M
n
(K), ovvero:
: M
n
(K) M
n
(K) M
n
(K)
(A, B) A B
(4.36)
Verichiamo ora che il prodotto tra matrice gode almeno della propriet`a asso-
ciativa.
Vale il seguente teorema:
Propriet`a associativa
Th. 4.3.1 (Propriet`a associativa) Siano date due coppie conformabili (A, B)
e (B, C) con A M
mn
(K), B M
np
(K) e C M
pq
(K), allora anche le
coppie:
(A B, C) e (A, B C) (4.37)
sono conformabili e vale la formula:
(A B) C = A (B C) (4.38)
che non `e niente altro che la propriet`a associativa per il prodotto righe per
colonne.
4.4. LANELLO DELLE MATRICI QUADRATE 66
Dimostrazione:
Per denizione di prodotto righe per colonne (Def. 4.3.3) si ha:
A B M
mp
(K) e B C M
nq
(K) (4.39)
dunque le coppie (A B, C) e (A, B C) risultano confomabili.
Per quel che riguarda la propriet`a associativa si ha:
Q.E.D.
4.4 Lanello delle matrici quadrate
In questa sezione ci riferiremo esclusivamente a matrici quadrate, ovvero a ma-
trici con ugual numero di righe e di colonne (Def. 4.1.2).
Le matrici quadrate sono le pi` u frequentemente studiate ed utilizzate. Inoltre
per esse si possono introdurre propriet`a e denizioni che non valgono per gli
altri tipi di matrici.
Introduciamo le seguenti denizioni:
Diagonale principale
Def. 4.4.1 (Diagonale principale) Sia data una matrice A = (a
i
j
) M
n
(K)
chiameremo diagonale principale la n-upla degli elementi che hanno ugual
numero di riga e di colonna, ovvero la n-upla:
(a
1
1
, a
2
2
, . . . , a
n
n
). (4.40)
Diagonale principale di
una matrice
Es. 4.4.1 (Diagonale principale di una matrice) Sia data la matrice:
A =
_
_
4 1
3 3 0
e 8
_
_
(4.41)
La sua diagonale principale `e data da:
d = (, 3, ) (4.42)

Diagonale secondaria
Def. 4.4.2 (Diagonale secondaria) Sia data una matrice A = (a
i
j
) M
n
(K)
chiameremo diagonale secondaria la n-upla di elementi cos` denita:
(a
1
n
, a
2
n
1, . . . , a
n
1
). (4.43)
Esempio di diagonale sec-
ondaria
Es. 4.4.2 (Esempio di diagonale secondaria) Sia data la matrice A del-
les. 4.4.1 la sua diagonale secondaria `e:
s = (1, 3, e) (4.44)

Dalla Def. 4.4.1 di diagonale principale possiamo denire un tipo particolare di


matrice quadrata:
67 CAPITOLO 4. MATRICI
Matrice diagonale
Def. 4.4.3 (Matrice diagonale) Diremo che una matrice quadrata A = (a
i
j
)
M
n
(K) `e diagonale se tutti i suoi elementi non nulli stanno sulla diagonale
principale. Ovvero:
a
i
j
,= 0 i = j. (4.45)
Si noti che nulla `e richiesto per gli elementi della diagonale principale. In par-
ticolare essi potranno pure essere nulli, in tutto o in parte.
Se fossero tutti nulli avremmo la matrice nulla.
Esempio di matrice diago-
nale Es. 4.4.3 (Esempio di matrice diagonale) Una matrice diagonale `e ad es-
empio, la seguente:
A =
_
_
3 0 0
0 0
0 0 5
_
_
(4.46)

Di solito una matrice diagonale `e pi` u brevemente indicata citando solo gli
elementi della sua diagonale principale, si utilizza la scrittura:
A = diag
_
a
1
1
, a
2
2
, . . . , a
n
n
_
(4.47)
Con questa notazione la matrice dellEs. 4.4.3 pu`o anche essere scritta come:
A = diag (3, , 5) . (4.48)
Un caso particolare di matrice diagonale `e il seguente:
Matrice identica
Def. 4.4.4 (Matrice identica) Chiameremo Matrice identica o Matrice
identit`a una matrice diagonale i cui elementi della diagonale principale siano
tutti unitari, ovvero I
n
= (
i
j
) M
n
(K).
Nella denizione precedente abbiamo indicato con
i
j
i simboli (o delta) di
Kronecker
1
, che sono deniti come segue:

i
j
=
_
0 i ,= j
1 i = j
(4.49)
ovvero valgono uno se gli indici che compaiono sono uguali. Zero se tali indici
sono diversi.
Esempio di matrice identi-
ca Es. 4.4.4 (Esempio di matrice identica) Sia dato linsieme delle matrici
quadrate M
3
(K) la sua matrice identica `e:
I
3
=
_
_
1 0 0
0 1 0
0 0 1
_
_
(4.50)

1
Leopold Kronecker: 1823 Liegnitz (Prussia) - 1891 Berlino (Germania)
4.5. MATRICI TRIANGOLARI 68
Osservazione:
Il nome matrice identit`a dato alla matrice introdotta nella Def. 4.4.4 non `e
ovviamente casuale.
Infatti qualunque sia A M
n
(K) si ha:
I
n
A = A I
n
= A (4.51)
ovvero la moltiplicazione per I
n
di qualsiasi matrice restituisce la matrice stessa.
Inoltre considerazioni sulle operazioni tra matrici (Eq. 4.36) e sulla matrice
identica ci portano ad enunciare il seguente:
Anello delle matrici
Th. 4.4.1 (Anello delle matrici) La struttura algebrica M
n
(K, +, ), dove
+ e sono rispettivamente la somma tra matrici (Def. 4.2.1) e il prodotto righe
per colonne (Def. 4.3.3), `e un anello.
La matrice identica, grazie allEq. 4.51, `e lelemento neutro per il prodotto righe
per colonne dellanello sopra denito.
Osservazioni:
1. Se n > 1 lanello delle matrici quadrate non `e commutativo, infatti vale
lEq.4.32.
2. Per il prodotto righe per colonne, nel caso n > 1, non vale la legge di
annullamento del prodotto, ovvero non `e necessario che un elemento sia
nullo perche il prodotto sia nullo.
Si guardi il segunete esempio come caso:
Legge annullamento
prodotto
Es. 4.4.5 (Legge annullamento prodotto) Si considerino le due ma-
trici non nulle: , R
A
1
=
_
0
0 0
_
e A
2
=
_
0 0
0
_
(4.52)
si calcola facilmente (esercizio) che il prodotto righe per colonne di queste
due matrici d`a come risultato la matrice nulla, nonostanze le matrici di
partenza non siano necessariamente nulle.
Propriet`a delle operazioni
tra matrici quadrate
Th. 4.4.2 (Propriet`a delle operazioni tra matrici quadrate) Siano date
due matrici A, B M
n
(K) e due scalari , K, valgono le seguenti propriet`a:
1. ( + ) A = ( A) + ( A)
2. (A +B) = ( A) + ( B)
3. ( A) = ( ) A
4. 1 A = A
69 CAPITOLO 4. MATRICI
4.5 Matrici triangolari
Richieste meno restrittive, rispetto a quelle di matrice diagonale, sulla forma di
una matrice sono introdotte nelle prossime denizioni:
Matrice triangolare alta
Def. 4.5.1 (Matrice triangolare alta) Un data matrice quadrata A = (a
i
j
)
M
n
(K) `e detta triangolare alta se gli elementi che stanno, in rappresentazione
graca, sotto la diagonale princiaple sono tutti nulli, ovvero se:
a
i
j
,= 0 i j. (4.53)
Esempio di matrice trian-
golare alta
Es. 4.5.1 (Esempio di matrice triangolare alta) Un esempio di matrice tri-
angolare alta di M
n
(R) `e:
A =
_
_
3 5
0 6 1
0 0 10
_
_
(4.54)

Matrice triangolare bassa


Def. 4.5.2 (Matrice triangolare bassa) Un data matrice quadrata A = (a
i
j
)
M
n
(K) `e detta triangolare bassa se gli elementi che stanno, in rappresen-
tazione graca, sopra la diagonale princiaple sono tutti nulli, ovvero se:
a
i
j
,= 0 i j. (4.55)
Esempio di matrice trian-
golare bassa
Es. 4.5.2 (Esempio di matrice triangolare bassa) Un esempio di matrice
triangolare bassa di M
n
(R) `e:
B =
_
_
e 0 0
10 3 0
1 7
_
_
(4.56)

Nota:
Per come `e stata denita la matrice trasposta A
T
in Def. 4.1.3 `e ovvio che se A
`e triangolare alta, A
T
`e triangolare bassa e viceversa.
4.6 Matrici invertibili e Matrici ortogonali
4.7 Determinante
Vedremo in questa sezione come uno scalare ricavato con una tecnica particolare
possa essere assegnato ad un matrice quadrata.
Tale numero sar`a utile nella grande maggioranza delle applicazioni pratiche e ci
dar`a, in molti casi, informazioni importanti sulla matrice con cui stiamo lavo-
rando.
4.7. DETERMINANTE 70
Determinante
Def. 4.7.1 (Determinante) Sia data una matrice quadrata A = (a
i
j
) M(K)
chiameremo determinante di A lelemento di K ricavato dalla formula:

pP
n
sgn(p) a
1
p(1)
a
2
p(2)
. . . a
n
p(n)
(4.57)
e lo indicheremo con det A ovvero [A[.
Determinanti notevoli:
1. Determinanti di matrici 2 2:
Sia data la generica matrice A M
2
(K), il suo determinante si calcola
seguendo la regola mnemonica:
det A = a
1
1
a
2
2
a
1
2
a
2
1
(4.58)
Gracamente `e utile memorizzare questa formula visualizzando la seguente
regola:
A =
_
_
_
_
_
a
1
1
+
$$
a
1
2

a
2
1
a
2
2
_
_
_
_
_
(4.59)
2. Determinanti di matrici 3 3:
Sia data una generica matrice B M
3
(K), la formula per il suo determi-
nante `e:
det B = b
1
1
b
2
2
b
3
3
+b
1
2
b
2
3
b
3
1
+b
1
3
b
2
1
b
3
2
b
1
3
b
2
2
b
3
1
b
1
1
b
2
3
b
3
2
b
1
2
b
2
1
b
3
3
. (4.60)
A livello di regola mnemonica graca si procede come segue:
Costruiamo una matrice ausiliaria che risulter`a essere a 3 righe e 5 colonne
(3 5) scrivendo accanto alla terza colonna prima una copia della prima
colonna e poi una copia della seconda colonna, otterremo:
B
aux
=
_
_
b
1
1
b
1
2
b
1
3
b
1
1
b
1
2
b
2
1
b
2
2
b
2
3
b
2
1
b
2
2
b
3
1
b
3
2
b
3
3
b
3
1
b
3
2
_
_
(4.61)
Il determinanate della matrice originale B `e la somma algebirca dei prodot-
ti di 3 elementi ottenuti tracciando le diagonali come segue:
B
aux
=
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
b
1
1
+
##
b
1
2
+
##
b
1
3
+
##

b
1
1

b
1
2

b
2
1
b
2
2
+
##

b
2
3
+
##

b
2
1
+
##

b
2
2
b
3
1
b
3
2
b
3
3
b
3
1
b
3
2
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
(4.62)
Le linee col segno + ci dicono che il prodotto dei tre elementi che toccano
avr`a segno positivo, viceversa le linee col segno meno ci dicono che il
prodotto dei tre elementi che toccano avr`a segno negativo.
71 CAPITOLO 4. MATRICI
4.8 Matrici in campo complesso
Nelle applicazioni pratiche della sica si ha spesso a che fare con quantit`a
espresse in termini di numeri complessi (eq.1.11) .
`
E perci`o utile introdurre denizioni che valgono per vettori e matrici con ele-
menti in questo campo.
4.8.1 Numeri complessi
Approfondiamo in questa sottosezione il discorso sui numeri complessi.
I numeri complessi erano gi`a stati precedentemente deniti in eq.1.11, vediamo
qui alcune denizioni e operazioni peculiari degli elementi di questo insieme.
Somma di numeri comp-
lessi Def. 4.8.1 (Somma di numeri complessi) Siano dati due numeri complessi
z = a +ib e w = c +id la somma di v per w `e il numero complesso v tale che:
v = z + w = a + ib + c + id = (a + c) + i(b + d) (4.63)
Esempio di somma
Es. 4.8.1 (Esempio di somma) Siano dati i due numeri complessi:
z = 4 + 6i w = 3 + i
Calcolare la loro somma.
Svolgimento:
Secondo lequazione 4.63 si ha:
z + w = (4 + 3) + i(6 + 1) = 7 + 7i
che il numero complesso somma richiesto.

Prodotto di numeri comp-


lessi Def. 4.8.2 (Prodotto di numeri complessi) Siano dati due numeri comp-
lessi z = a + ib e w = c + id il prodotto di v per w `e il numero complesso v
tale che:
v = z w = (a + ib)(c + id) = (ac bd) + i(ad + bc) (4.64)
ricordando che i
2
= 1.
Esempio di prodotto
Es. 4.8.2 (Esempio di prodotto) Siano dati i due numeri complessi:
z = 2 + 3i w = 3 + 4i
calcolarne il prodotto.
Svolgimento:
Secondo lequazione 4.64 si ha:
z w = (2 + 3i)(3 + 4i) = (6 12) + i(8 + 9) = 6 + 17i
che `e il prodotto richiesto.
4.8. MATRICI IN CAMPO COMPLESSO 72

Complesso coniugato
Def. 4.8.3 (Complesso coniugato) Sia dato z C con z = a + ib chiamer-
emo complesso coniugato di z il numero complesso:
z = a ib (4.65)
la cui parte contenente la i ha segno opposto a quella del numero di partenza.
Note:
Data la denizione di somma e prodotto di numeri complessi, per loperazione
di complesso conuigato valgono le seguenti relazioni:
z w = zw
ovvero loperazione di prodotto si pu`o scambiare con quella di complesso
coniugato.
z + w = z + w
ovvero loperazione di somma si pu`o scambiare con quella di complesso
coniugato.
z = z
ovvero il coniugato del coniugato `e il numero di partenza.
Data la denizione di complesso coniugato e di prodotto tra numeri complessi
si possono denire due importanti quantit`a legate ad un numero complesso:
Modulo
Def. 4.8.4 (Modulo) Chiamiamo modulo di un numero complesso il numero
reale e positivo ottenuto moltiplicando il dato numero complesso per il suo
complesso coniugato e prendendone la radice quadrata. Ovvero:
= [z[ =

zz. (4.66)
per il modulo di un numero complesso valgono le seguenti propriet`a:
[z[ = [z[
ovvero il modulo di un numero complesso `e uguale al modulo del suo com-
plesso coniugato.
Infatti:
[z[
2
= a
2
+ (b)
2
= a
2
+ b
2
= [z[
[z w[ = [z[[w[
ovvero loperazione di modulo si pu`o invertire rispetto a quella di prodot-
to.
Infatti:
[zw[
2
= zwzw = zz ww = [z[[w[
Parte reale
Def. 4.8.5 (Parte reale) La parte reale di dato numero complesso z `e la
met`a della somma di un numero reale e del suo complesso coniugato, ovvero:
'(z) =
1
2
(z + z). (4.67)
Scrivendo z = a + ib si ha:
'(z) = a. (4.68)
73 CAPITOLO 4. MATRICI
Per quanto detto in Def. 4.8.5 chiameremo dora in poi a anche parte reale del
numero complesso z.
Parte immaginaria
Def. 4.8.6 (Parte immaginaria) La parte immaginaria di dato numero
complesso z `e la met`a della dierenza tra il numero complesso stesso e il suo
coniugato (non considerando la i che moltiplica). Ovvero:
(z) =
1
2i
(z z) (4.69)
Scrivendo z = a + ib si ha:
(z) = b (4.70)
Disuguaglianza
triangolare
Th. 4.8.1 (Disuguaglianza triangolare) Dati due numeri complessi z e w
`e sempre vero che:
[z + w[ [z[ +[w[ (4.71)
tale disequazione prende il nome di disuguaglianza triangolare.
Dimostrazione:
Si ha:
[z + w[
2
= (z + w)(z + w) = (z + w)(z + w)
per cui, dalla Def.4.8.2 si ha:
(z + w)(z + w) = zz + zw + wz + ww
da cui, per la Def.4.8.5 di parte reale si ha:
[z[
2
+ 2 '(wz) +[w[
2
Dalla Def.4.8.5 si ricava subito che:
'(z) [z[ z C
Da ci`o si ha:
[z + w[
2
[z[
2
+ 2[wz[ +[w[
2
[z[
2
+ 2[w[[z[ +[w[
2
= ([z[ +[w[)
2
prendendo la radice quadrata del termine da cui siamo partiti e di quello a cui
siamo giunti si ha la tesi.
Q.E.D.
Pi` u in generale vale la formula:
[z
1
+ . . . + z
n
[ [z
1
[ + . . . +[z
n
[
che `e la disuguaglianza triangolare per pi` u di due numeri complessi.
4.8. MATRICI IN CAMPO COMPLESSO 74
4.8.2 Rappresentazione dei numeri complessi e Forma Po-
lare
I numeri complessi possono essere rappresentati come punti su un piano carte-
siano R
2
.
La parte reale a `e lascissa del punto, mentre la parte immaginaria b `e lordi-
nata.
La Fig.4.1 chiarisce cosa intendiamo.
Lorigine degli assi O `e il numero complesso zero, cio`e il numero complesso
con parte reale e parte immaginaria nulle.
Lasse delle x `e linsieme dei numeri complessi con parte immaginaria nulla,
ovvero `e la retta dei numeri reali.
Lasse delle y `e linsieme dei nuemri complessi con solo parte immaginaria. Per
questo vengono chiamati Numeri immaginari.
T
E

a
b
P
O x
y
Figura 4.1: Rappresentazione cartesiana dei numeri complessi
Come `e noto i punti del piano cartesiano R
2
possono essere identicati con da
due numeri reali, come nora abbiamo supposto, chiamati coordinate carte-
siane, oppure dalla distanza dal centro e dallangolo che la congiungente il
punto allorigine forma con lasse delle x.
La coppia (, ) `e detta coordinate polari.
`
E dunque ovvio che anche i numeri complessi possono essere rappresentati con
i due numeri (, ) corrispondenti.
Tale rappresentazione `e detta Forma polare ed `e ricavata direttamente dalla
forma usuale z = x + iy.
Sia dato infatti P(x, y) R
2
e (, ) corrispondenti come in Fig. 4.1.
Valgono le seguenti relazioni:
_
x = cos
y = sin
(4.72)
75 CAPITOLO 4. MATRICI
e dunque il generico numero complesso pu`o essere espresso in termini di e
come segue:
z = x + iy = cos + i sin (4.73)
ovvero:
z = (cos + i sin ) (4.74)
tale rappresentazione `e la Forma polare cercata.
Si tenga presente che:
1. Essendo una distanza `e sempre maggiore o uguale a zero
2. Numeri con che dierisce per multipli di 2 sono equivalenti.
Data la forma polare di un numero complesso `e opportuno fare alcune osser-
vazioni sugli argomenti:
1. il valore di concide con il valore del modulo del numero complesso di
partenza (Def. 4.8.4).
Infatti:
Sia z = (cos + i sin ) un numero complesso, il suo modulo sar`a:
[z[ =

zz =
_
(cos + i sin )(cos i sin ) =
_

2
(cos
2
+ sin
2
)
(4.75)
ricordando il teorema fondamentale della trigonometria si ha:
[z[ =
_

2
(cos
2
+ sin
2
) =
_

2
= (4.76)
dora in poi ci riferiremo a chiamandolo modulo del numero complesso.
2. Il parametro `e detto argomento del numero complesso.
Scriveremo:
= arg(z) (4.77)
4.8.3 Forma esponenziale
La forma polare di un numero complesso sopra introdotta (Eq.4.74) pu`o essere
riscritta in modo da ottenere la pi` u comunemente usata Forma esponenziale.
Diciamo dunque che per denizione si ha:
e
i
= cos + i sin (4.78)
risulta dunque che e
i
`e, per denizione, un numero complesso e il suo modulo
`e uguale a 1.
Data leq. 4.78 un generico numero complesso z C (quindi anche di modulo
non unitario) si pu`o scrivere:
z = e
i
(4.79)
dove:
`e il modulo del numero complesso z, ovvero [z[ =
`e l argomento del numero complesso z, ovvero arg z =
4.8. MATRICI IN CAMPO COMPLESSO 76
Per prendere dimestichezza con lesponenziale complesso elenchiamo qui di se-
guito alcune semplici propriet`a:
Periodicit`a dellesponenziale complesso:i
dato che sia il coseno (cos) che il seno (sin) che compongono lesponenziale
complesso sono funzioni periodiche di periodo T = 2 e facile dimostrare
(esercizio, questa propriet`a non `e poi cos` ovvia) che anche lesponenziale
complesso e una funzione periodica di periodo T = 2, ovvero:
e
i+2
= e
i
R (4.80)
Esponenziale della somma
Th. 4.8.2 (Esponenziale della somma) Siano dati due numeri qual-
siasi , R vale la seguente relazione:
e
i(+)
= e
i
e
i
(4.81)
analoga a quella per numeri reali.
Dimostrazione:
Per denizione si ha:
e
i(+)
= cos( + ) + i sin( + )
utilizzando le formule di addizione per seno e coseno si ha:
cos( + ) = cos cos sin sin
sin( + ) = sin cos cos sin
ovvero:
e
i(+)
= cos cos sin sin + i(sin cos + cos sin )
Dopo aver svolto il prodotto per i, raccolgo cos e sin parzialmente nel
seguente modo:
cos (cos + i sin ) + sin (sin + i cos )
Ora raccolgo la i dalla seconda parentesi e, ricordando che, per denizione,
1 = i
2
, ottengo:
cos (cos + i sin ) + i sin (i sin + cos )
Raccogliendo (cos + i sin ) e ricordando la relazione di eq.4.78 si ha la
tesi.
Q.E.D.
Alcuni valori notevoli per e
i
sono:
e
i
= 1
e
i2
= 1
e
i/2
= i
(4.82)
77 CAPITOLO 4. MATRICI
4.9 Matrici a elementi complessi
Questa sezione si occupa di matrici i cui elementi siano numeri complessi, invece
che reali come nelle sezioni precedenti.
Alcuni teoremi e denizioni dati nel caso reale si estendono con facilit`a al caso
complesso.
Altre propriet`a riguardanti strettamente il caso complesso verranno invece illus-
trate in questa sezione.
Matrice complessa coniu-
gata Def. 4.9.1 (Matrice complessa coniugata) Sia data una matrice qualsiasi
A = a
i
j
M
mn
la sua matrice complessa coniugata `e la matrice i cui
elementi sono i compleesi coniugati di quelli della matrice di partenza, ovvero:
A = A

= (a
i
j
)

(4.83)
Matrice trasposta conuiga-
ta
Def. 4.9.2 (Matrice trasposta conuigata) Sia
4.9. MATRICI A ELEMENTI COMPLESSI 78
Capitolo 5
Trasformazioni Lineari
79
80
Capitolo 6
Sistemi Lineari
81
82
Capitolo 7
Autovalori e Autovettori,
Diagonalizzabilit`a
83
84
Appendice A
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87 APPENDICE A. GNU FREE DOCUMENTATION LICENSE
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88
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of the publisher of the Modied Version, as the publisher. D. Preserve all the
copyright notices of the Document. E. Add an appropriate copyright notice for
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ately after the copyright notices, a license notice giving the public permission to
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year, authors, and publisher of the Document as given on its Title Page, then
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cess to a Transparent copy of the Document, and likewise the network locations
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Acknowledgements or Dedications, preserve the sections title, and preserve in
the section all the substance and tone of each of the contributor acknowledge-
ments and/or dedications given therein. L. Preserve all the Invariant Sections
of the Document, unaltered in their text and in their titles. Section numbers or
the equivalent are not considered part of the section titles. M. Delete any sec-
tion entitled Endorsements. Such a section may not be included in the Modied
Version. N. Do not retitle any existing section as Endorsements or to conict
in title with any Invariant Section.
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ing but endorsements of your Modied Version by various partiesfor example,
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of any Modied Version.
89 APPENDICE A. GNU FREE DOCUMENTATION LICENSE
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vided that you include in the combination all of the Invariant Sections of all of
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The combined work need only contain one copy of this License, and multiple
identical Invariant Sections may be replaced with a single copy. If there are
multiple Invariant Sections with the same name but dierent contents, make
the title of each such section unique by adding at the end of it, in parentheses,
the name of the original author or publisher of that section if known, or else a
unique number. Make the same adjustment to the section titles in the list of
Invariant Sections in the license notice of the combined work.
In the combination, you must combine any sections entitled History in
the various original documents, forming one section entitled History; likewise
combine any sections entitled Acknowledgements, and any sections entitled
Dedications. You must delete all sections entitled Endorsements.
6. COLLECTIONS OF DOCUMENTS
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You may extract a single document from such a collection, and distribute it
individually under this License, provided you insert a copy of this License into
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verbatim copying of that document.
7. AGGREGATION WITH INDEPENDENT WORKS
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independent documents or works, in or on a volume of a storage or distribution
medium, does not as a whole count as a Modied Version of the Document,
provided no compilation copyright is claimed for the compilation. Such a com-
pilation is called an aggregate, and this License does not apply to the other self-
contained works thus compiled with the Document, on account of their being
thus compiled, if they are not themselves derivative works of the Document.
If the Cover Text requirement of section 3 is applicable to these copies of the
Document, then if the Document is less than one quarter of the entire aggregate,
the Documents Cover Texts may be placed on covers that surround only the
Document within the aggregate. Otherwise they must appear on covers around
the whole aggregate.
8. TRANSLATION
90
Translation is considered a kind of modication, so you may distribute trans-
lations of the Document under the terms of section 4. Replacing Invariant Sec-
tions with translations requires special permission from their copyright holders,
but you may include translations of some or all Invariant Sections in addition to
the original versions of these Invariant Sections. You may include a translation
of this License provided that you also include the original English version of
this License. In case of a disagreement between the translation and the original
English version of this License, the original English version will prevail.
9. TERMINATION
You may not copy, modify, sublicense, or distribute the Document except as
expressly provided for under this License. Any other attempt to copy, modify,
sublicense or distribute the Document is void, and will automatically terminate
your rights under this License. However, parties who have received copies, or
rights, from you under this License will not have their licenses terminated so
long as such parties remain in full compliance.
10. FUTURE REVISIONS OF THIS LICENSE
The Free Software Foundation may publish new, revised versions of the
GNU Free Documentation License from time to time. Such new versions will be
similar in spirit to the present version, but may dier in detail to address new
problems or concerns. See http://www.gnu.org/copyleft/.
Each version of the License is given a distinguishing version number. If
the Document species that a particular numbered version of this License or
any later version applies to it, you have the option of following the terms and
conditions either of that specied version or of any later version that has been
published (not as a draft) by the Free Software Foundation. If the Document
does not specify a version number of this License, you may choose any version
ever published (not as a draft) by the Free Software Foundation.
ADDENDUM: How to use this License for your documents
To use this License in a document you have written, include a copy of the
License in the document and put the following copyright and license notices just
after the title page:
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tribute and/or modify this document under the terms of the GNU Free Documen-
tation License, Version 1.1 or any later version published by the Free Software
Foundation; with the Invariant Sections being LIST THEIR TITLES, with the
Front-Cover Texts being LIST, and with the Back-Cover Texts being LIST. A
copy of the license is included in the section entitled GNU Free Documentation
License. If you have no Invariant Sections, write with no Invariant Sections
instead of saying which ones are invariant. If you have no Front-Cover Texts,
write no Front-Cover Texts instead of Front-Cover Texts being LIST; likewise
for Back-Cover Texts.
If your document contains nontrivial examples of program code, we recom-
mend releasing these examples in parallel under your choice of free software
license, such as the GNU General Public License, to permit their use in free
software.
91 APPENDICE A. GNU FREE DOCUMENTATION LICENSE
Questo documento la traduzione non uciale (e quindi senza alcun valore
legale) della GNU FDL. E stata inserita al solo scopo di aiutare il lettore italiano
nella comprensione del contenuto. Eventuali controversie legali saranno risolte
esclusivamente in base alla versione originale di questo documento.
Versione 1.1, Marzo 2000
Copyright (C) 2000 Free Software Foundation, Inc. 59 Temple Place, Suite
330, Boston, MA 02111-1307 USA Chiunque pu copiare e distribuire copie
letterali di questo documento di licenza, ma non ne permessa la modica.
0. PREAMBOLO
Lo scopo di questa licenza di rendere un manuale, un testo o altri documenti
scritti liberi nel senso di assicurare a tutti la libert eettiva di copiarli e redis-
tribuirli, con o senza modiche, a ni di lucro o no. In secondo luogo questa
licenza prevede per autori ed editori il modo per ottenere il giusto riconosci-
mento del proprio lavoro, preservandoli dallessere considerati responsabili per
modiche apportate da altri. Questa licenza un copyleft: ci vuol dire che i
lavori che derivano dal documento originale devono essere ugualmente liberi. il
complemento alla GNU General Public License, che una licenza di tipo copy-
left pensata per il software libero. Abbiamo progettato questa licenza al ne di
applicarla alla documentazione del software libero, perch il software libero ha
bisogno di documentazione libera: un programma libero dovrebbe accompag-
narsi a manuali che forniscano la stessa libert del software. Ma questa licenza
non limitata alla documentazione del software; pu essere utilizzata per ogni
testo che tratti un qualsiasi argomento e al di l dellavvenuta pubblicazione car-
tacea. Raccomandiamo principalmente questa licenza per opere che abbiano ni
didattici o per manuali di consultazione.
1. APPLICABILIT E DEFINIZIONI
Questa licenza si applica a qualsiasi manuale o altra opera che contenga una
nota messa dal detentore del copyright che dica che si pu distribuire nei termini
di questa licenza. Con Documento, in seguito ci si riferisce a qualsiasi manuale o
opera. Ogni fruitore un destinatario della licenza e viene indicato con voi. Una
versione modicata di un documento ogni opera contenente il documento stesso
o parte di esso, sia riprodotto alla lettera che con modiche, oppure traduzioni
in unaltra lingua. Una sezione secondaria unappendice cui si fa riferimento o
una premessa del documento e riguarda esclusivamente il rapporto delleditore
o dellautore del documento con largomento generale del documento stesso (o
argomenti ani) e non contiene nulla che possa essere compreso nellargomento
principale. (Per esempio, se il documento in parte un manuale di matem-
atica, una sezione secondaria non pu contenere spiegazioni di matematica). Il
rapporto con largomento pu essere un tema collegato storicamente con il sogget-
to principale o con soggetti ani, o essere costituito da argomentazioni legali,
commerciali, losoche, etiche o politiche pertinenti. Le sezioni non modicabili
sono alcune sezioni secondarie i cui titoli sono esplicitamente dichiarati essere
sezioni non modicabili, nella nota che indica che il documento realizzato sotto
questa licenza. I testi copertina sono dei brevi brani di testo che sono elencati
nella nota che indica che il documento realizzato sotto questa licenza. Una
92
copia trasparente del documento indica una copia leggibile da un calcolatore,
codicata in un formato le cui speciche sono disponibili pubblicamente, i cui
contenuti possono essere visti e modicati direttamente, ora e in futuro, con
generici editor di testi o (per immagini composte da pixel) con generici editor
di immagini o (per i disegni) con qualche editor di disegni ampiamente diuso,
e la copia deve essere adatta al trattamento per la formattazione o per la con-
versione in una variet di formati atti alla successiva formattazione. Una copia
fatta in un altro formato di le trasparente il cui markup stato progettato per
intralciare o scoraggiare modiche future da parte dei lettori non trasparente.
Una copia che non trasparente opaca. Esempi di formati adatti per copie
trasparenti sono lASCII puro senza markup, il formato di input per Texinfo, il
formato di input per LaTex, SGML o XML accoppiati ad una DTD pubblica
e disponibile, e semplice HTML conforme agli standard e progettato per essere
modicato manualmente. Formati opachi sono PostScript, PDF, formati pro-
prietari che possono essere letti e modicati solo con word processor proprietari,
SGML o XML per cui non in genere disponibile la DTD o gli strumenti per
il trattamento, e HTML generato automaticamente da qualche word processor
per il solo output. La pagina del titolo di un libro stampato indica la pagina del
titolo stessa, pi qualche pagina seguente per quanto necessario a contenere in
modo leggibile, il materiale che la licenza prevede che compaia nella pagina del
titolo. Per opere in formati in cui non sia contemplata esplicitamente la pagina
del titolo, con pagina del titolo si intende il testo prossimo al titolo dellopera,
precedente linizio del corpo del testo.
2. COPIE ALLA LETTERA
Si pu copiare e distribuire il documento con lausilio di qualsiasi mezzo, per ni
di lucro e non, fornendo per tutte le copie questa licenza, le note sul copyright
e lavviso che questa licenza si applica al documento, e che non si aggiungono
altre condizioni al di fuori di quelle della licenza stessa. Non si possono usare
misure tecniche per impedire o controllare la lettura o la produzione di copie
successive alle copie che si producono o distribuiscono. Per si possono ricavare
compensi per le copie fornite. Se si distribuiscono un numero suciente di copie
si devono seguire anche le condizioni della sezione 3. Si possono anche prestare
copie e con le stesse condizioni sopra menzionate possono essere utilizzate in
pubblico.
3. COPIARE IN NOTEVOLI QUANTIT
Se si pubblicano a mezzo stampa pi di 100 copie del documento, e la nota della
licenza indica che esistono uno o pi testi copertina, si devono includere nelle
copie, in modo chiaro e leggibile, tutti i testi copertina indicati: il testo della
prima di copertina in prima di copertina e il testo di quarta di copertina in
quarta di copertina. Ambedue devono identicare leditore che pubblica il doc-
umento. La prima di copertina deve presentare il titolo completo con tutte le
parole che lo compongono egualmente visibili ed evidenti. Si pu aggiungere altro
materiale alle copertine. Il copiare con modiche limitate alle sole copertine,
purch si preservino il titolo e le altre condizioni viste in precedenza, consid-
erato alla stregua di copiare alla lettera. Se il testo richiesto per le copertine
troppo voluminoso per essere riprodotto in modo leggibile, se ne pu mettere
una prima parte per quanto ragionevolmente pu stare in copertina, e continuare
nelle pagine immediatamente seguenti. Se si pubblicano o distribuiscono copie
opache del documento in numero superiore a 100, si deve anche includere una
93 APPENDICE A. GNU FREE DOCUMENTATION LICENSE
copia trasparente leggibile da un calcolatore per ogni copia o menzionare per
ogni copia opaca un indirizzo di una rete di calcolatori pubblicamente accessi-
bile in cui vi sia una copia trasparente completa del documento, spogliato di
materiale aggiuntivo, e a cui si possa accedere anonimamente e gratuitamente
per scaricare il documento usando i protocolli standard e pubblici generalmente
usati. Se si adotta lultima opzione, si deve prestare la giusta attenzione, nel
momento in cui si inizia la distribuzione in quantit elevata di copie opache,
ad assicurarsi che la copia trasparente rimanga accessibile allindirizzo stabili-
to no ad almeno un anno di distanza dallultima distribuzione (direttamente
o attraverso rivenditori) di quelledizione al pubblico. caldamente consigliato,
bench non obbligatorio, contattare lautore del documento prima di distribuirne
un numero considerevole di copie, per metterlo in grado di fornire una versione
aggiornata del documento.
4. MODIFICHE
Si possono copiare e distribuire versioni modicate del documento rispet-
tando le condizioni delle precedenti sezioni 2 e 3, purch la versione modicata
sia realizzata seguendo scrupolosamente questa stessa licenza, con la versione
modicata che svolga il ruolo del documento, cos da estendere la licenza sul-
la distribuzione e la modica a chiunque ne possieda una copia. Inoltre nelle
versioni modicate si deve:
A. Usare nella pagina del titolo (e nelle copertine se ce ne sono) un titolo
diverso da quello del documento, e da quelli di versioni precedenti (che devono
essere elencati nella sezione storia del documento ove presenti). Si pu usare lo
stesso titolo di una versione precedente se leditore di quella versione originale
ne ha dato il permesso. B. Elencare nella pagina del titolo, come autori, una o
pi persone o gruppi responsabili in qualit di autori delle modiche nella versione
modicata, insieme ad almeno cinque fra i principali autori del documento (tutti
gli autori principali se sono meno di cinque). C. Dichiarare nella pagina del
titolo il nome delleditore della versione modicata in qualit di editore. D.
Conservare tutte le note sul copyright del documento originale. E. Aggiungere
unappropriata licenza per le modiche di seguito alle altre licenze sui copyright.
F. Includere immediatamente dopo la nota di copyright, un avviso di licenza
che dia pubblicamente il permesso di usare la versione modicata nei termini di
questa licenza, nella forma mostrata nelladdendum alla ne di questo testo. G.
Preservare in questo avviso di licenza lintera lista di sezioni non modicabili e
testi copertina richieste come previsto dalla licenza del documento. H. Includere
una copia non modicata di questa licenza. I. Conservare la sezione intitolata
Storia, e il suo titolo, e aggiungere a questa un elemento che riporti al minimo il
titolo, lanno, i nuovi autori, e gli editori della versione modicata come gurano
nella pagina del titolo. Se non ci sono sezioni intitolate Storia nel documento,
createne una che riporti il titolo, gli autori, gli editori del documento come
gurano nella pagina del titolo, quindi aggiungete un elemento che descriva
la versione modicata come detto in precedenza. J. Conservare lindirizzo in
rete riportato nel documento, se c, al ne del pubblico accesso ad una copia
trasparente, e possibilmente lindirizzo in rete per le precedenti versioni su cui
ci si basati. Questi possono essere collocati nella sezione Storia. Si pu omettere
un indirizzo di rete per unopera pubblicata almeno quattro anni prima del
documento stesso, o se loriginario editore della versione cui ci si riferisce ne d
94
il permesso. K. In ogni sezione di Ringraziamenti o Dediche, si conservino il
titolo, il senso, il tono della sezione stessa. L. Si conservino inalterate le sezioni
non modicabili del documento, nei propri testi e nei propri titoli. I numeri
della sezione o equivalenti non sono considerati parte del titolo della sezione.
M. Si cancelli ogni sezione intitolata Riconoscimenti. Solo questa sezione pu
non essere inclusa nella versione modicata. N. Non si modichi il titolo di
sezioni esistenti come miglioria o per creare confusione con i titoli di sezioni non
modicabili.
Se la versione modicata comprende nuove sezioni di primaria importanza o
appendici che ricadono in sezioni secondarie, e non contengono materiale copi-
ato dal documento, si ha facolt di rendere non modicabili quante sezioni si
voglia. Per fare ci si aggiunga il loro titolo alla lista delle sezioni immutabili
nella nota di copyright della versione modicata. Questi titoli devono essere
diversi dai titoli di ogni altra sezione. Si pu aggiungere una sezione intitolata
Riconoscimenti, a patto che non contenga altro che le approvazioni alla versione
modicata prodotte da vari soggettiper esempio, aermazioni di revisione o che
il testo stato approvato da una organizzazione come la denizione normativa
di uno standard. Si pu aggiungere un brano no a cinque parole come Testo
Copertina, e un brano no a 25 parole come Testo di Retro Copertina, alla ne
dellelenco dei Testi Copertina nella versione modicata. Solamente un brano
del Testo Copertina e uno del Testo di Retro Copertina possono essere aggiunti
(anche con adattamenti) da ciascuna persona o organizzazione. Se il documento
include gi un testo copertina per la stessa copertina, precedentemente aggiunto
o adattato da voi o dalla stessa organizzazione nel nome della quale si agisce,
non se ne pu aggiungere un altro, ma si pu rimpiazzare il vecchio ottenendo
lesplicita autorizzazione dalleditore precedente che aveva aggiunto il testo cop-
ertina. Lautore/i e leditore/i del documento non ottengono da questa licenza
il permesso di usare i propri nomi per pubblicizzare la versione modicata o
rivendicare lapprovazione di ogni versione modicata.
5. UNIONE DI DOCUMENTI
Si pu unire il documento con altri realizzati sotto questa licenza, seguendo i
termini deniti nella precedente sezione 4 per le versioni modicate, a patto che
si includa linsieme di tutte le Sezioni Invarianti di tutti i documenti originali,
senza modiche, e si elenchino tutte come Sezioni Invarianti della sintesi di
documenti nella licenza della stessa. Nella sintesi necessaria una sola copia
di questa licenza, e multiple sezioni invarianti possono essere rimpiazzate da
una singola copia se identiche. Se ci sono multiple Sezioni Invarianti con lo
stesso nome ma contenuti dierenti, si renda unico il titolo di ciascuna sezione
aggiungendovi alla ne e fra parentesi, il nome dellautore o editore della sezione,
se noti, o altrimenti un numero distintivo. Si facciano gli stessi aggiustamenti
ai titoli delle sezioni nellelenco delle Sezioni Invarianti nella nota di copyright
della sintesi. Nella sintesi si devono unire le varie sezioni intitolate storia nei vari
documenti originali di partenza per formare una unica sezione intitolata storia;
allo stesso modo si unisca ogni sezione intitolata Ringraziamenti, e ogni sezione
intitolata Dediche. Si devono eliminare tutte le sezioni intitolate Riconoscimenti.
6. RACCOLTE DI DOCUMENTI
Si pu produrre una raccolta che consista del documento e di altri realizzati
sotto questa licenza; e rimpiazzare le singole copie di questa licenza nei vari
95 APPENDICE A. GNU FREE DOCUMENTATION LICENSE
documenti con una sola inclusa nella raccolta, solamente se si seguono le regole
ssate da questa licenza per le copie alla lettera come se si applicassero a ciascun
documento. Si pu estrarre un singolo documento da una raccolta e distribuirlo
individualmente sotto questa licenza, solo se si inserisce una copia di questa
licenza nel documento estratto e se si seguono tutte le altre regole ssate da
questa licenza per le copie alla lettera del documento.
7. RACCOGLIERE INSIEME A LAVORI INDIPENDENTI
Una raccolta del documento o sue derivazioni con altri documenti o lavori sep-
arati o indipendenti, allinterno di o a formare un archivio o un supporto per la
distribuzione, non una versione modicata del documento nella sua interezza,
se non ci sono copyright per lintera raccolta. Ciascuna raccolta si chiama allora
aggregato e questa licenza non si applica agli altri lavori contenuti in essa che ne
sono parte, per il solo fatto di essere raccolti insieme, qualora non siano per loro
stessi lavori derivati dal documento. Se le esigenze del Testo Copertina della
sezione 3 sono applicabili a queste copie del documento allora, se il documento
inferiore ad un quarto dellintero aggregato i Testi Copertina del documento
possono essere piazzati in copertine che delimitano solo il documento allinterno
dellaggregato. Altrimenti devono apparire nella copertina dellintero aggregato.
8. TRADUZIONI
La traduzione considerata un tipo di modica, e di conseguenza si possono dis-
tribuire traduzioni del documento seguendo i termini della sezione 4. Rimpiaz-
zare sezioni non modicabili con traduzioni richiede un particolare permesso
da parte dei detentori del diritto dautore, ma si possono includere traduzioni
di una o pi sezioni non modicabili in aggiunta alle versioni originali di queste
sezioni immutabili. Si pu fornire una traduzione della presente licenza a patto
che si includa anche loriginale versione inglese di questa licenza. In caso di
discordanza fra la traduzione e loriginale inglese di questa licenza la versione
originale inglese prevale sempre. 9. TERMINI
Non si pu applicare unaltra licenza al documento, copiarlo, modicarlo, o dis-
tribuirlo al di fuori dei termini espressamente previsti da questa licenza. Ogni
altro tentativo di applicare unaltra licenza al documento, copiarlo, modicarlo,
o distribuirlo deprecato e pone ne automaticamente ai diritti previsti da questa
licenza. Comunque, per quanti abbiano ricevuto copie o abbiano diritti coperti
da questa licenza, essi non ne cessano se si rimane perfettamente coerenti con
quanto previsto dalla stessa.
10. REVISIONI FUTURE DI QUESTA LICENZA
La Free Software Foundation pu pubblicare nuove, rivedute versioni della Gnu
Free Documentation License volta per volta. Qualche nuova versione potrebbe
essere simile nello spirito alla versione attuale ma dierire in dettagli per af-
frontare nuovi problemi e concetti. Si veda http://www.gnu.org/copyleft. Ad
ogni versione della licenza viene dato un numero che distingue la versione stes-
sa. Se il documento specica che si riferisce ad una versione particolare della
licenza contraddistinta dal numero o ogni versione successiva, si ha la possibilit
di seguire termini e condizioni sia della versione specicata che di ogni versione
successiva pubblicata (non come bozza) dalla Free Software Foundation. Se il
documento non specica un numero di versione particolare di questa licenza,
si pu scegliere ogni versione pubblicata (non come bozza) dalla Free Software
96
Foundation. Come usare questa licenza per i vostri documenti Per applicare
questa licenza ad un documento che si scritto, si includa una copia della licen-
za nel documento e si inserisca il seguente avviso di copiright appena dopo la
pagina del titolo: Copyright (c) ANNO VOSTRO NOME. garantito il perme-
sso di copiare, distribuire e/o modicare questo documento seguendo i termini
della GNU Free Documentation License, Versione 1.1 o ogni versione successi-
va pubblicata dalla Free Software Foundation; con le Sezioni Non Modicabili
ELENCARNE I TITOLI, con i Testi Copertina ELENCO, e con i Testi di Retro
Copertina ELENCO. Una copia della licenza acclusa nella sezione intitolata
GNU Free Documentation License. Se non ci sono Sezioni non Modicabili, si
scriva senza Sezioni non Modicabili invece di dire quali sono non modicabili.
Se non c Testo Copertina, si scriva nessun Testo Copertina invece di il testo
Copertina ELENCO; e allo stesso modo si operi per il Testo di Retro Copertina.
Se il vostro documento contiene esempi non banali di programma in codice sor-
gente si raccomanda di realizzare gli esempi contemporaneamente applicandovi
anche una licenza di software libero di vostra scelta, come ad esempio la GNU
General Public License, al ne di permetterne luso come software libero.
La copia letterale e la distribuzione di questo articolo nella sua integrit
sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.
Aggiornato: 20 Settembre 2000 Andrea Ferro, Leandro Noferini e Franco Vite.
Indice analitico
Anello, 31
commutativo, 31
degli interi relativi, 32
delle matrici, 68
unitario, 32
Appartenenza (ad un insieme), 14
Argomento (numero complesso), 75
Associativa (propriet`a), 30
Base, 52
cardinalit`a, 52
esistenza, 52
nita, 52
ordinata, 54
Biiettiva (funzione), 25
Biunivoca (funzione), 25
Campo, 33
Campo dei numeri reali, 33
Caratteristica, 35
Caratteristica del campo reale, 35
Cardinalit`a (di un insieme), 25
Cardinalit`a N, 25
Cardinalit`a nulla, 26
Chiusura lineare, 45, 47
Codominio, 23
Combinazione lineare, 47
Communtativit`a
unione, 17
Commutativa (propriet`a), 30
Commutativit`a
dierenza, 19
intersezione, 18
prodotto cartesiano, 21
Complementare (insieme), 19, 27
Complesso coniugato, 72
Completamento a una base, 54
Componente, 54
Coordinate cartesiane, 74
Coordinate polari, 74
Coppia, 20
Corpo, 33
De Morgan (leggi di), 19, 27
Delta di Kronecker, 67
Determinante, 70
Diagonale principale, 66
Diagonale secondaria, 66
Dierenza (di insiemi), 18, 27
Dimensione (di uno spazio vettori-
ale, 53
Dimensione (vettore nullo), 53
disuguaglianza triangolare, 73
Divisore di zero, 35
Dominio, 23
Elemento inverso, 30
Elemento neutro, 30
Equipotenti (insiemi), 25
Eulero-Venn (diagrammi di), 14
FDL, 85
inglese, 85
italiano, 91
Finitamente generato, 49
Forma esponenziale (numeri comp-
lessi), 75
Forma polare (numeri complessi), 74,
75
Gruppo, 31
Gruppo abaliano, 31
Gruppo Abeliano matrici, 62
Gruppo cmmutativo, 33
Gruppo commutativo, 31
Gruppoide, 29
Immagine, 23, 24
Insieme
delle parti, 15, 27
nito, 25
innito, 26
universo, 17
97
INDICE ANALITICO 98
vuoto, 15, 27
vuoto (nel prodotto cartesiano),
21
Intersezione (di insiemi), 17, 27
Legge di annullamento del prodotto,
36, 68
Licenza, 2
Linearmente dipendente, 50
Matrice
diagonale, 67
identica, 67
identit`a, 67
prodotto, 62
quadrata, 59
simmetrica, 61
somma, 61
trasposta, 60
trasposta coniugata, 77
Matrici
conformabili, 63
uguali, 61
Modulo (numero complesso), 72, 75
N-upla, 20
N-uple reali (prodotto per uno scalare),
43
N-uple reali (somma di), 43
N-uple reali e vettori, 43
Numeri
complessi, 71
complessi (insieme dei), 15
immaginari, 74
irrazionali (insieme dei), 15
naturali (insieme dei), 15
razionali (insieme dei), 15
reali (insieme dei), 15
relativi (insieme dei), 15
Numero
di colonne, 59
di righe, 59
Operazione
binaria, 29
binaria esterna, 39
binaria interna, 29
Operazione binaria interna, 62
Operazioni
notazione convenzionale, 41
Parte
immaginaria, 73
reale, 72
Periodicit`a
Esponenziale complesso, 76
Piano cartesiano, 49
Potenza n-esima di un insieme, 22
Prodotto, 31
cartesiano, 21, 27
cartesiano generale, 22
di uno scalare per un vettore,
40
matrice per scalare, 62
naturale, 63, 64
numeri complessi, 71
righe per colonne, 64, 65
vettore nullo e scalare, 41
zero per uno scalare, 41
Propriet`a associativa, 65
Propriet`a delle operazioni di un anel-
lo, 34
Relazione inversa, 24
Relazione tra insiemi, 22
Scalari, 40
Scambio (teorema dello), 53
Simboli di Kronecker, 67
Singoletto, 20
Sistema di generatori, 49
Somma, 31
Somma (di insiemi), 56
Somma (numeri complessi), 71
Somma di vettori, 40
Sostegno, 40
Sottoinsieme, 14
Sottoinsieme proprio, 14
Sottospazi banali, 46
Sottospazi banali (dimensione), 56
Sottospazio vettoriale, 46
Spazio ordinario, 50
Spazio vettoriale, 39, 41
Struttura algebrica, 29
Suriettiva (funzione), 25
Triangolare alta (matrice), 69
Triangolare bassa (matrice), 69
Uguaglianza (tra insiemi), 14
Unicit`a dellelemento inverso, 30
99 INDICE ANALITICO
Unicit`a dellelemento neutro, 30
Unione (di insiemi), 17, 27
Vettore, 40
Vettore nullo, 40
Vettore opposto, 40

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