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k ronstadt 67

Massimo Ghimmy

periodico mensile Numero 67 Sabato 2 Giugno 2012 ISSN 19729669

Dietro lo specchio

Sherwood, Italia

Le destre in Europa
a cura di Daniele Bianco

La legge del lavoro italiana e la ley del trabajo venezuelana


a cura di Jacopo Custodi

agli anni '20 del secolo scorso uno spettro nero si aggira per l'Europa: lo spettro dell'autoritarismo nazionalista. In quegli anni infatti tutta una serie di regimi fascisti o pseudo-fascisti capeggiata dai suoi uomini forti (Mussolini in Italia, Franco in Spagna, Hitler in Germania, Dolfuss in Austria ecc) si diffuse a macchia di leopardo attraverso il Vecchio Continente ridefinendone radicalmente il volto politico. In un epoca di crisi come allora, in cui le certezze offerte dai modelli degli imperi centrali multietnici crollati con il primo conflitto mondiale erano venute meno, gli stati nazionali emersi dallo scenario postbellico tentarono di darsi un'identit nuova basata sull'apparente consenso plebiscitario delle masse, sul nazionalismo esasperato e sulla forza indiscussa dell'autorit statuale. Il modello inizialmente riscosse successo, tant' che alcune sue caratteristiche vennero poi applicate anche oltreoceano da dittatori come Pern in Argentina, Stroessner in Paraguay e Getulio Vargas in Brasile.

A partire dal secondo dopoguerra invece, visti i disastrosi effetti politici economici e sociali causati da tale forma di Stato, furono presenti sin da subito forti spinte moderatrici in seno alla opinione pubblica di tutta l'Europa libera, spinte che sistematicamente impedirono ai movimenti ed ai partiti di estremadestra di arrivare al potere negli stati democratici: statisti come Adenauer, Schumann, Monnet enfatizzarono e promossero il ruolo fondamentale che nella nuova societ europea dovevano avere i concetti di democrazia, uguaglianza, libero mercato ed europeismo, considerati come nuovi valori fondanti della futura ed internazionalizzata comunit politica postbellica. Le estreme destre pertanto per numerose stagioni politiche si trovarono in netta controtendenza con il comune sentire sia dei livelli verticistici che "di base" delle forze politiche, rassicurate da lunghi decenni di crescita economica, stabilit e sicurezza politica e welfare pi o meno funzionante.
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ono ormai passati quasi due anni da quando il simpatico Bersani disse: Non vorrei che dopo Berlusconi venisse fuori Chvez. Sia ringraziato il cielo (o la BCE?), di un Chvez italiano neanche lombra! In compenso arrivato Mario Monti, eletto da nessuno e sostenuto da un parlamento di corrotti e nominati, il quale si assunto il compito di distruggere lo stato sociale italiano, frutto di un secolo di conquiste del movimento operaio, ottenute con lotte e scontri durissimi (come lautunno caldo del 69 che port allintroduzione dello Statuto dei Lavoratori nel 70). quello che chiede l'Europa capitalista, desiderosa di rassicurare le banche e la grande finanza, capaci ormai di controllare le politiche dei governi nazionali. Cos, mentre in Italia il ministro Fornero vara una riforma che distrugge i diritti dei lavoratori, dalle pensioni allarticolo 18, dallaltra parte del mondo, in Venezuela, il 1 maggio entrata in vigore la nuova riforma del lavoro che risulta essere tra le pi avanzate al mondo. La nuova Ley Orgnica de Trabajo para los Trabajadores y las Trabajadoras il risultato di moltissime proposte elaborate

da partiti, sindacati, movimenti sociali e assemblee locali, che sono state sollecitate dal presidente Chvez stesso, anche se alla fine stato il Governo a scegliere quali proposte accettare e quali rifiutare (il che sicuramente un limite della tanto decantata democracia protagnica y participativa). Secondo il ministro degli Esteri Maduro la legge pone le condizioni per eliminare lo sfruttamento capitalista, per un lavoro libero e ugualitario. La dichiarazione un po troppo ottimista, ma la promulgazione della Ley resta un evento positivo: andr ad alzare il salario minimo del 32,25% e aumenter diritti e tutele dei lavoratori. Tra le varie novit vi sono la riduzione a 40 ore lavorative settimanali, il diritto a due giorni consecutivi di riposo, lestensione dell'aspettativa per maternit a 20 settimane dopo la nascita e la non licenziabilit di entrambi i genitori per due anni dopo la nascita di un figlio (una lista completa dei cambiamenti introdotti dalla riforma pu essere letta qui: bit.ly/ayX889). La riforma in linea con le politiche di welfare, aumento della spesa pubblica e interventismo nelleconomia che caratterizzano il governo Chvez.
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Scrivo queste riflessioni il 2 giugno, giornata ricca di avvenimenti, sia in Italia che allestero: si svolta la parata della festa della Repubblica a Roma mentre, a Milano, PapaRatzi stato special guest allIncontro Mondiale delle Famiglie; in Inghilterra la regina ha compiuto 60 anni di regno e, in Egitto, Hosni Mubarak stato condannato allergastolo per aver ordinato di sparare sui manifestanti durante le rivolte del 2011. Questi eventi hanno un elemento in comune: esaltano la facciata. La sfilata romana, sobria, come Napolitano ha tenuto a precisare, stata osteggiata soprattutto sui Social Network proprio perch ipocrita e inutile, dato il momento complesso che lItalia sta vivendo, in particolare dopo il terremoto in Emilia. Come qualcuno nota, su Twitter, Fare la parata del 2 giugno e dedicarla alle vittime del terremoto come andare al ristorante e dedicare la cena ai bimbi africani. Certe cose tirano fuori il nostro lato pi populista. Persone da tutto il mondo sono sbarcate a Milano per ascoltare un uomo, contrario alle leggi sullaborto e sul divorzio, celebrare un tipo di famiglia che presto sar nei libri di storia moglie, marito, figli vuoi per la crisi, vuoi perch non ci si sposa pi o perch si inizia a parlare di (orrore!) omosessualit; il tutto su palcoscenici che non ho mai visto neanche al concerto del Primo Maggio. La regina Elisabetta al suo posto per tradizione non mi chiaro quale sia il suo ruolo politico ma i festeggiamenti in suo onore dureranno 4 giorni: da ci deduco che, quando morir, lInghilterra cadr in un lutto degno della Corea del Nord. God Save the Queen. Mubarak sembra essere stato condannato pi per volont di eliminare una figura impopolare che per reale necessit di fare giustizia: gli egiziani sanno che lex-Presidente non c pi ma la sua dittatura vive, ad esempio, nei generali del regime, che sono stati tutti assolti. Intanto il ballottaggio presidenziale sar fra il Primo Ministro di Mubarak e un islamista. Noi, popolo, cominciamo lentamente ad aprire gli occhi. Cos'altro deve accadere perch cominciamo tutti a guardare dietro lo specchio?
Emme

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I
l 3 maggio si tenuta a Voghera la seconda udienza per il processo Fibronit, un altro triste capitolo della strage silenziosa che l'amianto ha compiuto e sta tuttora compiendo nel nostro Paese. Dieci gli imputati, fra ex amministratori e manager dell'azienda. Si sono avute le prime costituzioni di parte civile: circa 250 fra privati ed enti pubblici e ci si aspetta che altri si aggiungano alla lista. Una delle fabbriche della Fibronit sorgeva a Broni (Pv) e la sua nascita all'inizio del secolo era stata vissuta dagli abitanti della zona come un segno di speranza e di crescita economica. Fibronit si per trasformato in un sinonimo di morte: 374 sono state le vittime accertate dell'amianto lavorato dalla fabbrica tra il 1919 e il 1993 e 195 le persone colpite dalle polveri killer: in tutto 569 soggetti colpiti tra Broni e le zone circostanti. In realt, per, i numeri sarebbero molti pi alti. La procura iriense accusa i vertici della Fibronit non solo di

La maggioranza degli italiani prende le distanze dalla maggioranza degli italiani.

locale

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Problema amianto: la soluzione ancora lontana


omicidio colposo ma anche di disastro doloso. Una contestazione, quest'ultima, che oltre a evitare la prescrizione sulla vicenda (il disastro doloso considerato reato permanente) punta lo trattavano manualmente, senza mai essere stati avvisati dalla pericolosit delle sue fibre. La lavorazione dell'amianto continuata fino alla chiusura della fabbrica nel 1992, quando troppo una notizia peggiore: la malattia ha un periodo di incubazione lungo e il picco di morti atteso tra il 2015 e il 2020. L'azienda, oggi chiusa, miete ancora le sue vittime al ritmo di quattro nuovi casi di mesotelioma l'anno fra la popolazione di Broni e Stradella: la fabbrica ancora l, in pieno paese, fonte di polveri che si disperdono nell'ambiente. La Regione Lombardia ha previsto un piano di bonifica da completarsi entro il 2016, per la quale tuttavia sono stati stanziati dal Governo soltanto 6 milioni di euro, utilizzati per effettuare la messa in sicurezza di una parte dei materiali presenti e lelaborazione del Piano di caratterizzazione. Troppo poco per fermare la mattanza. doveroso ricordare infatti che il problema non interessa soltanto la fabbrica (14 ettari di superficie complessiva) ma il territorio nel suo complesso, visto che sono stati usati prodotti a base di cemento-amianto (eternit) per costruire i tetti delle case e a isolarle. I tempi perci si annunciano pi lunghi di quelli stimati. Inoltre pressante il problema di trovare un sito in cui smaltire tutto l'eternit. Recentemente stata avanzata la proposta di far sorgere una discarica di amianto a Santa Giuletta, vicino a Broni nella zona tra il depuratore e l'ex Vinal. I cittadini per oppongono un netto rifiuto al progetto, a un contenitore di rifiuti tossici che sorgerebbe troppo vicino alle case, ai piedi di una collina che frana e che metterebbe in ginocchio l'economia. Anche un ipotetico impianto di inertizzazione de materiale proveniente dalla bonifica che dovrebbe sorgere a Broni, resta in forse. Dell'amianto ormai si conoscono bene (e purtroppo) gli effetti, ma non si sa ancora il modo migliore per smaltirlo. La soluzione del problema lontana. Nell'attesa, a Broni e dintorni si continua a morire.

il dito contro l'azienda, che secondo l'accusa era al corrente dei rischi connessi alla lavorazione dell'amianto. Infatti che lamianto fosse pericoloso per la salute lo sapevano in America come in altre parti del mondo gi allinizio degli anni Quaranta, eppure in Italia lallarme non mai scattato, basti pensare che gli operai della Fibronit

lamianto stato dichiarato fuori legge e riconosciuto come materiale altamente cancerogeno. Che ci sia correlazione fra i decessi e l'amianto nella zona bronese non ci sono dubbi; il tasso di mortalit per mesotelioma pleurico (tumore ai polmoni) per il territorio di Broni di circa il 20 per cento, il pi alto di tutta la Lombardia. E c' pru-

Paola Gandini

Autostrada BroniPaviaMortara Riflessioni di un pendolare

e vivete in provincia di Pavia e non sulla Luna avete sicuramente gi sentito parlare della Broni-Mortara. Secondo quanto si pu leggere sul sito della regione Lombardia, lintervento ha inizio con uninterconnessione sullautostrada A21 [Torino-Piacenza-Brescia n.d.r.] posizionata a circa 6 km a ovest dellesistente svincolo di Broni, prosegue in direzione nord-ovest fino alla A7 [Milano-Genova n.d.r] a circa 1,5 km a sud dello svincolo di Gropello Cairoli dellesistente autostrada (termine Tratta 1) e procede quindi, ancora in direzione ovest/nord-ovest, fino alla SS494 ad ovest di Castello dAgogna (termine Tratta 2), da cui prevedibile linnesto di un Raccordo autostradale (non oggetto della procedura regionale) tra lautostrada regionale Broni-Mortara e lautostrada A26 [Genova Voltri-Gravellona Toce n.d.r.] in corrispondenza dellinterconnessione con la A26/4 [Diramazione StroppianaSanthi n.d.r.] . Il fatto che l'ultima tratta, ovvero quella che dovrebbe unire Mortara alla A26 non sia per ora presa in esame d a mio parere da pensare. Se questa autostrada ha un motivo di esistere per essere un ponte di collegamento, dato che con i suoi 52 km di lunghezza non la si pu considerare come un'autostrada a s stante). In linea teorica unirebbe due importanti arterie

stradali come descritto sopra, ma di fatto il collegamento rester, per un tempo non ben definito, interrotto. Quale sarebbe il vantaggio per il territorio? Come fa notare Angelo Maggioni di Legambiente, proprio a Mortara si trova un interporto di

liero ammesso solo 35 giorni all'anno[1]) La prima cosa che ho notato in quanto pendolare FS quando mi sono informato sul progetto, stata la quasi coincidenza della tratta in questione con quella della linea ferroviaria Vercelli-

e innocente ragazzo ignaro delle cose del mondo : Perch invece di costruire un'autostrada, che va a passare tra le altre cose nel Parco del Ticino, non si potenzia e ammoderna la linea del treno, elettrificandola in modo da poter usare treni pi mo-

scegliere di spostarsi in maniera alternativa all'automobile, senza contare il fatto che il trasporto di merci su rotaia notoriamente pi efficiente di quello su gomma. Cos si snellirebbe di molto il traffico pesante sulle nostre strade, con conseguente abbattimento dell'inquinamento e diminuzione dei tempi di percorrenza per le macchine rimaste, a tutto vantaggio del territorio, quindi nostro.

Saul Acca

[1] Riepilogo rilevazioni PM10 2011 http://bit.ly/JSLPTE

Per approfondire: Breve intervista ad Angelo Maggioni (Legambiente): http://bit.ly/LEqfUF Sito del Coordinamento dei Comitati e Associazioni contro l'Autostrada Broni-Pavia-Mortara: http://bit.ly/KBaaPR Osservazioni di Legambiente sulla Valutazione di Impatto Ambientale (contiene un'ampia introduzione sulla storia dell'autostrada e interessanti critiche al progetto): http://bit.ly/LEwHuS

oltre 600.000 m: il Parco Logistico Intermodale. Il timore che questa autostrada diventi una camionabile al servizio della logistica che far solo peggiorare i gi alti livelli di PM10 nella nostra aria (secondo le rivelazioni di ARPA Lombardia, nel 2011 a Pavia il valore limite stato superato 103 volte, mentre per legge il superamento del limite giorna-

Pavia. Quest'ultima stata costruita tra il 1862 e il 1883 e da allora rimasta a binario unico e non mai stata elettrificata, inoltre ci viaggiano essenzialmente automotrici ALn 668 (conosciute come Littorina), la cui sigla significa Automotrice Leggera a Nafta: non so se a voi d la stessa sensazione di vetust che d a me. Ora, la mia domanda da giovane

derni e meno inquinanti oppure raddoppiando il binario, in modo da ridurre significativamente i ritardi (quando un treno ritarda blocca il passaggio al convoglio proveniente dalla direzione opposta) e permettere un maggior numero di viaggi nell'arco della giornata (ad oggi l'ultimo treno per Vercelli parte da Pavia alle 18:50)? La popolazione sarebbe pi motivata a

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Ti prego Cavaliere / ti prego e ti scongiuro / tienimi da conto Monti

italia

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fino a livelli infimi la quota di mercato (7,3% a fronte, ad esempio, del 24,7% in crescita di Volskwagen). Manco a parlare di nuovi investimenti, seppur promessi chi si ricorda del miliardo promesso a Pomigliano?-, e tanti saluti anche al rilancio di marchi potenzialmente appetibili e di successo come Lancia e Alfa Romeo. Dulcis in fundo i tanto vituperati operai italiani non lavorano non perch pigri, ma perch lasciati a casa a migliaia (5000 a Mirafiori solo questanno) in cassa integrazione straordinaria, grazie ai contributi statali. Tutti i risparmi si sono dunque involati oltre oceano, dove servono a finanziare lo spettacolare rilancio di Chrysler. Risultati complessivi? Fiat Italia da sola sarebbe di per s in perdita secca, salvo tornare in utile a livello di bilancio consolidato grazie alla consorella statunitense. Con tanta soddisfazione di Marchionne che pu bearsi del titolo di CEO di unazienda di successo. E dellItalia intera, che per avidit e ambizione personale vede sprofondare sempre pi la regina della sua, ormai decaduta, industria.

Arroganza in maglioncino blu

isognerebbe probabilmente tornare indietro ai periodi pi infuocati degli anni 70 per trovare una figura di dirigente dazienda demonizzata e messa allindice da sindacati e forze sociali quanto quella dellattuale amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne. Dai licenziamenti discriminatori di Melfi alle minacce di chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, dallo spauracchio continuo della delocalizzazione delle attivit produttive verso paesi emergenti alla feroce battaglia sul nuovo contratto a Pomiglianospietato nel taglio dei diritti e nel colpire le sigle sindacali non allineate con la dirigenza- pare proprio che il manager italo-canadese abbia fatto tutto quanto in suo potere per incarnare larchetipo del padrone repressivo e pregiudizialmente contrario a qualunque, pur giusta, rivendicazione della classe operaia. Questa chiave di lettura politica, per quanto giustificata e in molti casi corretta, per limitante nel definire efficacemente eventuali pregi e forti limiti delluomo nel merito, vale a dire sul campo economico. Quando Marchionne assume la carica di A.D. nel 2004, Fiat unazienda in profonda crisi:

vendite ai minimi storici, ultimi modelli rivelatisi dei clamorosi flop sul mercato (non a torto forse, basti ripensare a capolavori di design come la Multipla o la Stilo), indebitamento ai massimi storici e la propriet stessa dellazienda in discussione vista la drammatica esposizione verso le banche. Dopo la morte dellavvocato Agnelli, il destino della casa di Torino pare quanto mai in bilico, tanto che General Motors, partner di Fiat in una joint venture, sceglie di rescindere ogni accordo pagando profumatamente- pur di svincolare le sue sorti da quelle di unazienda in caduta libera. Solo tre anni dopo, Fiat pare unazienda rinata: cala lindebitamento, diminuisce (ma di certo non scompare) il ricordo a incentivi statali, le vendite riprendono quota e il bilancio ritorna finalmente in utile. Come riesce Marchionne a invertire prodigiosamente la rotta? Molto semplicemente, tornando a fare auto che vendano. La Grande Punto per il biennio 2006-2007 campione di vendite, la nuova 500 colleziona premi su premi e pare capace non sar cos- di sfondare anche su mercati tradizionalmente ostili alle city-car quali quelli nordamericani. Tripudio generale per il manager

italo-canadese, nuovo vate del management in maglioncino. Osannato e riverito, Marchionne cede per a quel genere di hbris -tanto comune tra i capitani dindustria- quando intravede lopportunit di costruire un

impero che getti le sue basi anche in quel Nordamerica per lui quasi prima patria. Loccasione fornita dal salvataggio della Chrysler scivolata nel dissesto pi profondo in concomitanza con la crisi finanziaria del 2008da parte del governo USA. Nel 2009 Marchionne conclude lacquisto del 20% della casa americana, stabilendo con lamministrazione Obama e con i sindacati dei lavoratori un piano di lavoro che, a tappe forzate fatte di rimborso dei prestiti

statali e raggiungimento di obiettivi industriali di natura varia (prevalentemente ambientali), vedr Fiat proprietaria del 60% dellazienda americana alla data odierna, con ulteriori prospettive di crescita della quota. Evidentemente unacquisizione di tale portata pone immediati e seri problemi di finanziamento, questione risolta da Marchionne semplicemente vampirizzando Fiat Italia. Da quando inizia la scalata a Chrysler Fiat smette quasi totalmente di far uscire nuovi modelli sul mercato europeo, raziona allo spasimo perfino i restyling dei modelli di successo ma ormai datati in catalogo e, soprattutto, inizia uno scontro durissimo con le maestranze operaie, in una sterile battaglia per il contenimento dei costi. Inizia la litania di accuse ai lavoratori italiani, costosi e poco produttivi confrontati con i solerti schiavi dei mercati emergenti; lavorare di pi con meno diritti pare essere lunica via per evitare la chiusura di tutti gli stabilimenti italiani, inefficienti e destinati a soccombere. Intanto Fiat subisce cali nelle vendite in misura mostruosamente amplificata rispetto alla media del settore, pur sofferente (-11% contro una media di -7%), e vede contrarsi

Riccardo Catenacci

Se dovessi scrivere di TAV

n anziano, un nonno senza nipoti mi insegna. Sta in Argentina da quando in Appennino gli tagliano il bosco di querce per farne traversine di binario. Se ne fugge da quel mondo che cancella i secoli dai monti per metterli sotto le ruote della ferrovia. ( Erri De Luca- Tre cavalli) Anche io, a volte, vorrei fuggire da questo mondo, che svuota le montagne con enormi buchi, che racconta tante falsit e spreca le sue risorse. Poi, per fortuna, ricordo che la ragione e la forza stanno dalla mia parte e da quella dei tanti compagni che, da ventanni, lottano per la nostra Terra. Dico nostra e dico Terra con la T maiuscola, perch la costruzione della linea ad alta velocit riguarda tutti noi, in quanto abitanti di questo pianeta. La Val di Susa con la sua mobilitazione esemplare nientaltro che il simbolo di un movimento molto pi ampio, che conta diverse realt in Italia e in Europa. Se dovessi ancora dimostrare a qualcuno che le proteste No-Tav non sono soltanto esternazioni provinciali e fuori luogo dei valsusini, racconterei che le

innumerevoli manifestazioni organizzate in tutta Italia, a seguito dell incidente di Luca Abb, sono state una prova non solo di solidariet ma anche di condivisione di intenti. Scriverei che, nonostante il ritornello La Tav non un problema tant che in Francia, nessuno ha protestato e i lavori vanno avanti spediti, a Lione la gente protesta eccome e il Tav pare proprio essere un problema visto che i lavori non progrediscono cos in fretta, ma sono, anzi, stati bloccati dopo lo scavo di tre piccoli tunnel esplorativi, per il costo eccessivo dellopera. E se ancora non bastasse, ricorderei le proteste pi accese sul versante pirenaico, dove la popolazione basca lotta senza tregua contro la costruzione della cosiddetta Y Basca, il tracciato di 194 km che, attraverso la distruzione di valli e montagne, dovrebbe unire Bilbao e Parigi. Tutte realt, queste, che dialogano, si confrontano, si appoggiano. Come dimostrato anche il 26 maggio scorso, dalla manifestazione indetta ad Arquata Scrivia dal comitato No Tav- Terzo Valico, contro un progetto di collegamento merci tra il porto di

Genova e la zona del novese che coinvolge la Valle Scrivia e la Val Polcevera. Tra le 2500 persone presenti, anche una delegazione della Val di Susa, perch questo il movimento di un popolo che non ha confini, ma solo unostinata volont. La volont di difendere il proprio

opposizione, gli farei presente che il movimento ha stilato documenti ricchi di dati verificati, contenenti validissime ragioni ben argomentate, che, guarda caso, sono comuni a tutti i territori, in qualche modo coinvolti dalla costruzione della grande opera inutile.

sono investimenti privati e lintero costo, escluso un misero 10% finanziato dallEuropa, graver sui cittadini e sul bilancio dello stato per generazioni e generazioni. Generazioni che, peraltro, dovranno fare i conti non solo con i debiti accumulati, ma anche con limpatto devastante che il Tav avr sul territorio, in termini di equilibrio idrogeologico, e sulla salute, a causa degli scavi nelle montagne ricche di amianto che, oltre tutto, produrranno anche tonnellate di rifiuti da smaltire. E, si sa, lo smaltimento dei rifiuti il fiore allocchiello dellefficienza italiana. Questo quello che direi se ci fosse anche una sola persona ancora confusa, riguardo il movimento e le sue ragioni. Ma rassicurate unillusa e ditemi che tutto questo non serve pi.
Lucia Tolve

territorio e il diritto di rispondere a chi, con arroganza, vorrebbe distruggerlo. Tutte informazioni che giornali e televisioni non danno, troppo impegnati a ricercare la matrice anarchica e terroristica della violenza No Tav. Ecco, di nuovo, quel mondo da cui vorrei fuggire. Se poi, ci fosse ancora qualcuno che si chiede il perch di questa

Tutti i progetti, infatti, sono vecchi di ventanni e basati su ipotesi di traffico merci e passeggeri totalmente smentite da un trasporto sostanzialmente in costante calo, sia su gomma che su rotaia. La spesa esorbitante, alla luce di ci, ancora pi insopportabile. Chi vuole pagare 14 miliardi di euro per qualcosa che non serve? Nessuno. Infatti non ci

Per maggiori info: http://www.notav.info/ http://www.notavterzovalico.info/ Blog contro la TAV in Navarra (in basco e catalano): http://bit.ly/LWZuJn

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continua dalla prima Ma, come ci si sta tristemente accorgendo, nei giorni difficili della crisi l'et dell'oro (se mai c' veramente stata) giunta alla sua conclusione: in questa epoca di profonda crisi dell'economia come dei valori, le idee di Europa unita e di democrazia come la voglia di libert sono meno salde nella coscienza comune e dei singoli, mentre da pi parti nel Vecchio Continente ci sono segnali forti che le masse stanno lanciando, inneggianti e speranzose di una svolta rapida e repentina dinnanzi al lento declino prospettato dalla crisi. Sono segnali che le risorgenti nuove destre vogliono cogliere al volo, opportunisticamente incanalandole nella loro esasperata esigenza di riforma radicale (e sostanzialmente distruttiva) dell'ordinamento statale democratico. E cos, mentre in Italia gli ormai famosi (o famigerati) Forza Nuova e Fiamma Tricolore hanno (fortunatamente) fino ad oggi ancora pochi consensi, nella vicina Francia la candidata alla presidenza Marine Le Pen ha avuto un ruolo determinante nelle ultime e recenti elezioni,

Se Atene piange, Sparta non ride E neanche Roma se la passa poi tanto bene

esteri

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Le destre in Europa
conquistando oltre il 20% dei consensi dei votanti, per la maggior parte ex sarkoziani delusi dal presidente uscente giudicato succube della politica tedesca. Nella tormentata Grecia del default finanziario incombente invece il partito estremista Alba Dorata ha conquistato il 9% dei seggi parlamentari. Ma dall'Ungheria che vengono i segnali pi preoccupanti: nelle elezioni parlamentari del 2010 il partito ultraconservatore Fidesz conquist la grande maggioranza dei seggi dando inizio ad un controverso processo di riforma costituzionale che la stessa UE vede di cattivo auspicio, che di fatto ha trasformato lo stato magiaro in un dominato del premier Viktor Orbn. Ora, analizzando la vicenda con occhio critico si potrebbe dire che i partiti dell'estrema destra contemporanea non hanno in comune tra loro un piano d'azione concreto (come pur invece avevano alcuni tra i loro predecessori novecenteschi) ma pi che altro una eterogenea congerie di idee oppositrici della civilt contemporanea, come ad esempio il nazionalismo a oltranza, il rigetto del libero mercato, lo statalismo, la cieca intolleranza verso gli immigrati e l'euroscetticismo (quando non addirittura l'antieuropeismo). A ben vedere queste stesse idee costituiscono, a causa del loro politica continentale. Infatti anche se acquisissero ulteriore visibilit internazionale difficilmente potrebbero allearsi per realizzare un programma comune internazionalizzato mirante al rovesciamento dell'ancien rche questi partiti e movimenti propongono piacciono molto alle masse dei votanti appartenenti ai ceti poveri e medio-poveri ulteriormente impoverite e deluse dalla crisi. In verit agli occhi di qualsiasi persona che abbia un minimo di buon senso e che non sia accecata dalla rabbia dell'indigenza questi programmi sono tutto fumo e niente arrosto: la cacciata dello straniero ed i rapidissimi processi di nazionalizzazione pseudo-bolshevica del sistema produttivo probabilmente getterebbero sul lastrico qualsiasi economia industriale contemporanea. A tante persone per questi partiti e queste "idee" piacciono lo stesso, sottraendo voti alle forze politiche veramente propositive, per le quali i neofascisti rappresentano una minaccia a medio termine che oramai non pu essere pi essere presa alla leggera...

anacronismo e della loro poco facile realizzabilit, il loro principale punto debole: nonostante diversi di questi partiti e movimenti siano uniti in sedicenti federazioni europee ed alcuni di essi siano perfino rappresentati al Parlamento di Strasburgo, difficilmente tali formazioni politiche potrebbero ora come ora - nonostante la loro rinata visibilit - costituire un pericolo per la situazione

gime dell' "Europa nemica delle nazioni": in parole povere questi partiti sono "politicamente egocentrici" e poco farebbero oltre il perseguire gli interessi delle loro gloriose nazioni (o pi correttamente dei capetti al vertice e delle cricche che li manovrano). In ogni caso il pericolo non nemmeno da prendere del tutto sottogamba: gli spesso irrealizzabili, utopistici e superficiali programmi di governo

Daniele Bianco

La legge del lavoro italiana e la ley del trabajo venezuelana


continua dalla prima Esattamente lopposto di quello che sta avvenendo in Italia e pi in generale un po in tutta Europa, dove si ascoltano le ricette del Fondo Monetario Internazionale che propone la classica cura neoliberale fatta di privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica, esattamente la stessa che stata consigliata allAmerica Latina negli anni settanta e che ha fatto sprofondare il subcontinente nella povert e nello sfruttamento. Ma che ha anche costretto i movimenti sociali a riorganizzarsi e a radicalizzare lo scontro, favorendo cos in anni pi recenti la vittoria di coalizioni di sinistra nella maggior parte dei paesi latinoamericani (insomma, se in Europa si dovesse ripetere quello che successo in Sud America, fra una ventina danni lincubo di Bersani di vedere un Chvez in Europa potrebbe anche diventare realt...). La Repubblica Bolivariana del Venezuela, il cui PIL reale ha ricominciato a crescere gi nel 2011 (4.2%), con un tasso di povert in costante diminuzione dal 1999, anno successivo allelezione di Hugo Chvez, rappresenta lespressione pi radicale di questo processo di risveglio sociale e di ritrovata mobilitazione popolare che ha travolto nel giro di pochi anni gran parte del subcontinente, facendo dellAmerica a sud del Texas, per citare il linguista Noam Chomsky, il luogo pi progressista al mondo. La rinata visibilit internaziosante della revolucin bolivariana (da Simon Bolivar, eroe dellindipendenza sudamericana). Chvez in questi anni ha rotto con il passato neoliberale: ha realizzato una vasta riforma agraria che ha intaccato i grandi latifondi, incentivato la nascita di coore a nazionalizzazioni se indennizzano correttamente i proprietari. Si stanno inoltre sperimentando forme embrionali di controllo operaio delle industrie nazionalizzate in seguito alla pressione di diverse organizzazioni operaie. Ci sono citt del Venezuela dove il movimento operaio va assumendo una coscienza di classe sempre pi marcata, scontrandosi a volte con la stessa burocrazia governativa, chiamata con disprezzo boliborghesia (borghesia bolivariana). infatti importante ricordare che il Venezuela resta un paese con alti tassi di corruzione e le persone che sfruttano il processo rivoluzionario per arricchirsi o accrescere il loro potere non mancano. Difficile dire se queste nazionalizzazioni vanno realmente verso un progetto socialista di economia pianificata, come Chvez sostiene. Sicuramente non c stata quella dissoluzione dei meccanismi e degli apparati tipici dello stato borghese di cui pi volte ha parlato lo stesso Chvez e purtroppo il Venezuela continua ad avere una politica estera classica in cui ragion di stato (spaventoso cancro che tutto divora la definisce il marxista argentino Nstor Kohan) e meri interessi geopolitici spesso prevalgono sui principi. Ma la presenza di queste gravi contraddizioni non ha portato, almeno fino ad ora, ad un arresto o ad una stabilizzazione del processo bolivariano, grazie anche allo spazio dato allinterno del movimento a voci diverse e eterogenee (certamente insufficiente, ma decisamente maggiore che nella fraterna revolucin cubana). In sintesi, si potrebbe dire che la rivoluzione bolivariana una rivoluzione sociale a met che rischia di rimanere tale e, come disse Louis de Saint-Just, coloro che fanno una rivoluzione a met non hanno fatto altro che scavarsi una tomba. E compito dei rivoluzionari di tutto il mondo far s che questo non accada e che la rivoluzione si completi, con Chvez o senza Chvez, che tra laltro non se la passa molto bene di salute.

nale, la ritrovata passione politica della popolazione, i tentativi di integrazione latinoamericana e le numerose e importanti misure prese dal governo per ridurre povert e diseguaglianza - finanziate grazie ai proventi derivanti dalla nazionalizzazione del petrolio - bastano a documentare come il Venezuela di oggi sia profondamente diverso da quello dei primi anni novanta. Ma sono le riforme economiche laspetto forse pi interes-

perative, nazionalizzato varie industrie e compagnie, una parte del sistema bancario e finanziario e alcuni settori in passato appartenenti allo stato, come la telefonia, lelettricit e lacqua, quasi sempre con ampi indennizzi. Come spiega Erik Toussaint, il ricorso allindennizzo serve ad evitare condanne per il mancato rispetto dei trattati bilaterali sugli investimenti sottoscritti dal Venezuela. Il diritto internazionale, infatti, consente agli Stati di procede-

Jacopo Custodi

periodico mensile Numero 67 Sabato 2 Giugno 2012

Non mi interessano gli Europei, io rivoglio i Giochi Senza Frontiere.

esteri

Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perch io partecipo all'umanit." La strage che la NATO non vuole vedere

l silenzio sceso sulle rivoluzioni arabe. I massacri civili e le violazioni dei diritti umani non fanno pi notizia. evidente, infatti, il distacco dellopinione pubblica europea e internazionale, insensibile ormai a fame, povert e morte. Tuttavia non passato molto tempo dal 17 dicembre 2010, giorno della prima rivoluzione, quella che ha trascinato tutte le altre. Iniziata in Tunisia, dal venditore ambulante Mohamed Bouazizi che si da fuoco in piazza , per protestare dopo sequestro della sua merce da parte della polizia. Sotto leffetto domino si ribellano anche l'Algeria, il Bahrein, l'Egitto, lo Yemen, la Giordania, il Gibuti, la Libia e la Siria, ma, certamente, la protagonista indiscussa della Primavera Araba la Libia. La guerra civile libica, infatti, a differenza di quanto accade nel Mediterraneo, sembra interessare sin da subito i paesi membri della NATO. I primi segnali dell'insurrezione contro Muammar Gheddafi risalgono al febbraio 2011 quando numerosi manifestanti organizzano a Bengasi la giornata della collera contro il regime ultraquarantennale. La protesta, repressa violentemente dalle forze di sicurezza, innescata dal desiderio di cambiamento politico, si estende in tutto il paese, e sfocia, ben presto, in una sanguinosa guerriglia, costringendo Gheddafi soffocare i manifestanti con raid dellaviazione. Dichiarato, finalmente, colpevole di crimini contro lumanit, genocidio e violazione di diritti umani, il colonnello costretto alla fuga lasciando

via libera allentrata in scena delle forze della NATO, che prendono il comando delle operazioni e riconoscono il consiglio nazionale di transizione (CNT), creato dall'opposizione a Bengasi, come unica autorit governativa legittima. La morte di Gheddafi, giustiziato mentre tentava la fuga, arriva il 20 ottobre nelle stesse ore in cui crolla Sirte, ultimo fortino e citt natale del ras. Alla fine del mese la NATO dichiara conclusa la sua missione, sorretta da bombe e propaganda. Mentre si calcola che nel conflitto abbiano perso la vita circa quindicimila persone (la fabbricazione del consenso pubblico potrebbe aver alterato i dati) e che il bilancio economico abbia raggiunto cifre a nove zeri, il potere nelle mani del CNT, regime fantoccio della NATO, che per la maggior parte della popolazione non vede di buon occhio. Ci che successo in Libia dimostra come, quando trovano le condizioni adatte, le oligarchie occidentali distruggano paesi sovrani e indipendenti, abbandonando i principi fondamentali delle Nazioni Unite di non aggressione e autodeterminazione dei popoli (sancisce il diritto di una popolazione ad ottenere l'indipendenza, o a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico). Ci che stupisce maggiormente la rapidit con la quale le decisioni sono state prese, chiara indicazione che non hanno nulla di spontaneo, come si preteso di far credere, ma piuttosto, sono un crimine premeditato. L applicazione del principio di responsabilit di proteggere, maschera dellimperialismo

umanitario, serviva solo da pretesto alla spedizione militare americano-occidentale, complici le nazioni unite e le petromonarchie arabe. La NATO non voleva proteggere i manifestanti, bens condurre una comoda guerra in una zona strategica del Sahara che dispone di importanti risorse di petrolio e gas. La Libia era, ed , un paese politicamente e diplomaticamente isolato dal resto del Nord Africa e dalle vicende medio orientali, con un esercito, frammentato, e scarsamente addestrato. La caduta di Gheddafi, senza alleati potenti, non ha alterato gli equilibri della regione e pochi lo rimpiangeranno. Bersaglio meno facile e ancora in corso, la rivoluzione siriana. Nel marzo 2011 migliaia di persone scendono in piazza, noncuranti del divieto di manifestare imposto dalla legge (revocato dopo diverse settimane di scontri), per opporsi al regime del presidente Bashar El Assad, con lobiettivo di spingerlo a dare unimpronta democratica allo stato. Il regime da pi di un anno sopprime duramente la popolazione, provocando fin ora un numero imprecisato di vittime e migliaia di rifugiati, ma per Assad sono arrivate solo deboli condanne e sanzioni, mai armi, aerei, o bombe. Indubbiamente, le violenze del rais libico, indifendibile certo, avevano superato il limite: ma che differenza c con Damasco che pro-

mette riforme, organizza la farsa delle elezioni multi partito, e intanto reprime la piazza, arresta i manifestanti e uccide i ribelli, come se niente fosse? Sembra evidente che ci sarebbero tutti i buoni presupposti per

una rapida risoluzione made in NATO, come in Libia; perch allora in Siria non succede? Innanzitutto la Siria non ha grandi ricchezze energetiche, ma ha una posizione chiave nei fragili equilibri mediorientali. Confina con i paesi pi instabili del mondo: Israele, con cui ha un confine conteso, ancora oggi teatro di scontri; Libano, Iraq, Giordania e la Turchia, che ne raccoglie i profughi, e cerca di bilanciare i suoi interessi tra le aspirazioni di lunga durata ad aderire allunione europea, il suo status di membro della NATO, e lutilit a mantenere il suo legame strategico con lIran. Assad fa paura; le sue forze armate sono tra le pi numerose, meglio equipaggiate del Medio Oriente, ma soprattutto ha amici potenti. Primo fra tutti lIran che da sempre ha rapporti stretti con Siria; e certamente lIran gode di molti vantaggi: la significativa dimensione, sia territoriale che di popolazione,

il suo ruolo fondamentale come fornitore di petrolio e gas, controllando lo stretto di Hormuz da cui passano le forniture internazionali, in termini di difesa, ha una tecnologia missilistica formidabile, senza dimenticare che sta cercando di sviluppare energia nucleare dagli anni 50, pretesto per aggressioni economiche e militari da parte della NATO da sempre (a differenza di Israele che ha un programma nucleare non considerato). Inoltre la Siria pu contare sul forte sostegno diplomatico di Russia, Cina, India e paesi latino-americani che si rifiutano di appoggiare le sanzioni applicate dalla Nato, figuriamoci un attacco. Gli stessi siriani mancano di una solida opposizione; la maggioranza del paese, infatti, partecipa debolmente alle proteste e appoggia il regime Bashar. E cos gli eroici dissidenti si ritrovano soli e abbandonati al proprio destino. Grazie anche al collasso della Sinistra Internazionale che in questa situazione ha accettato superficialmente i fatti accaduti, condividendo lipotesi che la propria cultura e la propria societ offrissero migliori modelli per le popolazioni in guerra, ignorando i crimini delle potenze della Nato che beneficiano di unimpunit mondiale e non concederanno mai la giusta parte di risorse alla maggioranza impoverita del globo, ma continueranno a rispondere alla logica dello sfruttamento, osteggiando da sempre, e per sempre, ogni tipo di libert.
Valeria Palermo

Processo Mubarak: la Rivoluzione non ancora finita

a mattina del 2 giugno ho seguito su Twitter le reazioni dei giovani egiziani al processo pi importante della loro storia recente. Ho letto moltissime opinioni estremamente diverse fra loro (raccolte in questo Storify in inglese http://bit.ly/KU7P1S) e, grazie a esse, sono riuscita a farmi un'idea anch'io. Mubarak stato processato per aver ordinato l'omicidio dei manifestanti - ne sono morti 800 durante le rivolte del 2011, oltre che per sperpero di denaro pubblico e corruzione. E' arrivato in tribunale su di una barella, non so se fosse pi per reale difficolt dovuta alla malattia o semplicemente per fare un po' di scena, indossando anche degli occhiali da sole i quali mi hanno subito fatto pensare che avesse pianto o, almeno, temesse di farlo.

Pur non avendo seguito la diretta del processo, da ci che gli egiziani scrivevano su Twitter si capiva cosa venisse detto in aula: il giudice Ahmed Rifaat ha parlato dei 30 anni di governo Mubarak come di "periodo buio e oscuro" giunto alla sua fine grazie al "coraggio dei figli dell'Egitto". La sentenza per l'ex-Presidente stata una condanna all'ergastolo per il crimine di omicidio, destino condiviso con l'allora Ministro degli Interni Habib Adly. Condanne per gli altri crimini, o per gli altri imputati (i figli di Mubarak e i generali allora responsabili dell'ordine pubblico) non ce ne sono state, a causa della mancanza di prove sufficienti e, qualcuno dice, del trascorso periodo di prescrizione. Si tratta solo del primo grado di giudizio e gli avvocati della difesa sono gi ricorsi in

appello. La reazione della gente riunitasi fuori dal Palazzo di Giustizia stata, inizialmente, di giubilo, anche se nell'aula del tribunale la rabbia di chi sperava in una condanna a morte giunta immediata e impetuosa, tanto da tramutarsi quasi subito in rissa. Gli egiziani hanno capito che il processo stato meramente di facciata, un modo come un altro per sbarazzarsi della figura impopolare di Mubarak e nulla di pi. Una sorta di gattopardiano "perch nulla cambi, tutto deve cambiare". Ci che ha creato rabbia, innanzitutto, stato proprio il trovarsi davanti ad una sentenza che condanna solo una parte degli imputati, e non per tutti i crimini che questi, secondo gli egiziani, hanno commesso. Secondariamente, questo pro-

cesso ha reso ancora pi prevedibile quello che sar il risultato delle elezioni presidenziali: se gi prima di oggi gli egiziani erano stretti in un ballottaggio fra il

gi favorito membro dei Fratelli Musulmani (Mohamed Morsi) e un ex-Ministro del governo Mubarak (Ahmad Shafiq), ora capire chi sar il vincitore risulta loro davvero scontato. E molti egiziani non hanno la minima intenzione di veder pi di un anno di rivolte, in cui hanno rischiato la propria vita, essere

buttato al vento da un Presidente islamista. E' per questi motivi che la gente di nuovo scesa in strada, riprendendosi piazza Tahrir: la situazione incandescente e probabilmente nessuno pu prevedere come andr a finire. Sempre leggendo messaggi lasciati da egiziani su Twitter, ho scoperto che la TV nazionale, portando le proprie telecamere alle manifestazioni, ha dato notizia che la popolazione stava festeggiando per la sentenza emanata al processo. Chiaro segno che, come alcuni manifestanti hanno dichiarato nel pomeriggio del 2 giugno, la rivoluzione non ancora finita.

Emme

6
N
o, non la solita critica filo-neoliberista dal centro-centro-centropseudosinistra, ma un ragionamento pi ampio su delega, lavoro, diritti e sistema economico. L'attuale concezione di diritto sul lavoro basata su una dinamica padrone-proletario per cui si chiede alla figura statale di garantire che questo rapporto abbia certi limiti e le determina le forme. Questa visione ha principalmente due problemi; il primo di carattere puramente concorrenziale, in presenza di forme contrattuali meno onerose da parte dell'imprenditore (e meno proficue per l'operaio) sul libero mercato la forma contrattuale che permette prezzi pi bassi generalmente avvantaggiata dal consumatore finale (leggere bene, generalmente). La seconda invece la fonte stessa di questo diritto, ossia la legge democratica dello Stato, che si sa, estremamente modificabile e volatile e non pu per questo costituire fondamento fermo e immutabile.

Dopo sei mesi ho scoperto dov'era la luce del cesso. Erano sei mesi che pisciavo con il cellulare in mano.

strumenti
mondo del lavoro attuale e sulle pecche nell'applicazione del sistema alternativo stesso. Condizioni lavorative migliori per mille operai costano di pi che un lautissimo stipendio di

periodico mensile Numero 67 Sabato 2 Giugno 2012

Vi prego, cancellate i diritti dei lavoratori!


Qui si possono innestare due principi: quello della non delega dei propri diritti, distruggendo il sistema padrone-proletario facendo coincide le due figure e quello del controllo del consumo, agendo sulle logiche che influiscono l'acquisto di un bene, ovvero la convenienza relativa. Si deve diventare padroni del proprio lavoro e questo pu avvenire solo ed esclusivamente se si ha l'ultima parola sulle condizioni lavorative, ossia si padroni dell'azienda stessa. Non lasciare che qualcun altro decida come affrontare il mondo, (se espandere l'azienda, se lavorare di pi, se lavorare le domeniche...) ma essere maturi abbastanza da confrontarsi direttamente col mercato o, al limite, poter delegare dal basso qualcuno e non subirlo come mero datore di lavoro. Non mi voglio dilungare su come poterlo fare, ma a cosa porterebbe l'implementazione di questa piccola rivoluzione, ossia al contrasto che inevitabilmente si avrebbe con il va, essere competitivamente esclusivi. Il funzionamento di questo sistema dipenderebbe, ovviamente dall'autosostenibilit del sistema stesso e dal suo bilanciamento economico nella pi piccole aziende. Continuiamo dicendo che sono gi nate e proliferano i prestiti dal basso ovvero sparando l'idea nella rete e trovare finanziatori interessati al prodotto. Finiamo, forse, ricordano come un posto di lavoro un investimento di per s: perch non rischiare invece che perderli piano piano, usurati da banche, tasse, bisogni vitali nell'attesa di un posto di lavoro? Insomma, se si avesse un accesso al credito pi diffuso, forse, si potrebbe tentare questa strada, per un diritto del lavoro duraturo. E qui ritorniamo al perch un titolo cos scandaloso, perch non costringere la gente a non accontentarsi di ci che lo Stato concede cancellandogli tutti i diritti? D'altronde, si sa, le persone si muovono solo quando c' un diretto interesse a farlo. Basta lamentarsi, basta delegare, basta aspettare: le cose prendiamocele.
Andrea Michielon

amministratore e mille stipendi molto pi leggeri, con il risultato che il prodotto creato tramite sfruttamento costi molto di meno, incentivandone l'uso. Qui si pu intervenire tramite cordate di solidariet tra aziende col medesimo regime, abbassando i prezzi per i dipendenti, creando microcircoli economici tra di loro e in definiti-

copertura dei bisogni. Si parla quindi di una serie di aziende cooperative autogestite, collegate tra loro tra vincoli di favori tra pari. Ma come farle nascere queste aziende? Il capitale iniziale? Cominciamo dicendo che piccole aziende nascono con piccoli capitali e che medie aziende possono nascere dalla fusione di

Putin e la sua Russia

l futuro leader mondiale Vladimir Vladimirovi Putin nasce il 7 ottobre del 1952 in una famiglia di umili origini nell'allora citt di Leningrado. Sin da giovane studioso e appassionato di sport (col passare degli anni diventer cintura nera di alto livello sia di Judo che di Karate, nonch provetto cacciatore) egli completa brillantemente il corso di studi in diritto internazionale presso l'universit statale della sua citt, non tardando terminati gli studi nel 1975 - ad arruolarsi presso il famigerato comitato di sicurezza dell'Unione Sovietica (KGB). Caduto il muro di Berlino (e con esso l'idea di socialismo reale e successivamente la stessa struttura statale dell'Unione Sovietica) Putin, dopo aver servito il suo Paese come agente segreto in Germania Est dal 1985 al 1990, torna nella natia Russia con l'incarico di individuare e sorvegliare eventuali studenti sovversivi della sua vecchia universit. Intanto, mentre Putin continua la sua brillante carriera nella neonata amministrazione federale, per la Russia contemporanea si apre la cosiddetta "era El'cin": il primo presidente democraticamente eletto della neonata Federazione Russa promise al suo popolo di portare la democrazia, i diritti umani, la modernit ed il benessere che gli erano stati negati nei 70 anni di "dittatura del proletariato". Le promesse dell'epoca El'cin vengono per disattese dalla cruda realt degli anni '90, che

vede la Russia tragicamente fragile da un punto di vista economico e politico: esposto alla merc delle coterie degli oligarchi e delle banche d'affari internazionali il Paese in pochi anni viene letteralmente spolpato del suo tessuto produttivo ed enormemente indebolito a livello sociale. Nel 1998 - annus horribilis della crisi finanziaria asiatica - la Federazio-

mente sulla scena politica Russa: il primo Ministro Vladimir Putin. Eletto presidente per la prima volta nel 2000 con un ampio consenso popolare ed indipendente da qualsiasi partito presente all'epoca Putin non esita nel 2001 a fondare un suo personale partito - l'ormai famoso (o famigerato) Russia Unita totalmente conforme (o

ne Russa giunge sull'orlo del collasso economico: l'incapacit di Boris Elc'in di gestire una situazione cos critica unita alle politiche di stretta austerit promosse dall'allora ministro dell'economia Egor Gajdar fanno s che l'autorevolezza dell'establishment presidenziale crolli nel giro di poco tempo assieme alla popolarit del suo leader. Intanto, mentre El'cin si ritira progressivamente da ogni ruolo nell'Esecutivo, un nuovo soggetto si impone prepotente-

conformato) alle sue idee politiche ed il quale ottiene un ampio consenso alle elezioni parlamentari del 2003, affermandosi in breve tempo come primo partito del Paese. Nei primi otto anni di presidenza (verr infatti rieletto con schiacciante maggioranza anche nel 2004) Vladimir Vladimirovi non tarda ad apportare riforme strategiche per l'assetto del Paese: vengono promulgati nuovi codici legislativi, riformato l'ordinamento militare ed

ammodernato l'esercito, viene progressivamente sottratto il controllo di alcuni settori strategici dell'economia agli oligarchi (soprattutto in campo energetico) mentre intanto si consolida la posizione internazionale del Paese. In poche parole la Russia torna ad assumere un ruolo di primaria importanza nello scacchiere politico globale. L'era Putin per ha dei lati oscuri, di cui in Russia poco si parla e che in occidente fanno parecchio discutere: la conduzione della sanguinosa guerra in Cecenia - iniziata da El'cin e proseguita dal nostro con modalit che per certi versi fanno pensare ad un sistematizzato genocidio -, la repressione delle libert d'espressione - culminata nella morte di diversi public opinion makers malvisti dal governo tra cui spicca l'assassinio di Anna Politkovskaja e l'avvelenamento dell'agente segreto dissidente Aleksandr Litvinenko, nonch una visione e una gestione estremamente personalistica del potere pubblico. L'apice dello strapotere di Putin infatti lo si visto proprio negli ultimi anni con l'elezione a presidente del suo "delfino", l'ex presidente della Gazprom (una sorta di Eni russa) ed ex primo ministro Dmitrij Medvedev (con conseguente nomina di Putin alla poltrona di primo ministro) e con la recentissima rielezione a presidente del Marzo 2012 (con la "retrocessione" di Medvedev al ruolo di Primo Ministro). In verit si pu affermare con

relativa certezza una sola cosa sull'enigmatico Putin: un uomo scaltro, che non esita ad usare il pugno di ferro ogniqualvolta lo ritenga necessario per governare un paese grande e fragile quale la Russia contemporanea. Come prima di lui Ivan IV, Pietro il Grande e Lenin, Putin la classica figura di "uomo forte" che, spuntato in un momento di grave crisi politica, economica e soprattutto sociale non ha esitato ad usare ogni mezzo possibile, lecito o meno che fosse, per raggiungere il potere, mantenere l'ordine e, soprattutto, conseguire i propri fini. Agli occhi di chiunque ami la democrazia e la libert i suoi metodi sono - per usare un eufemismo - opinabili quando non propriamente criminali. Probabilmente un nuovo tiranno dominer come un oscuro neo-zar autocrate di tutte le Russie il tormentato suolo del paese eurasiatico per gli anni e forse i decenni a venire, e con lui tutta una cricca di personaggi pi o meno controversi come il suo delfino Dmitrij Medvedev, il sindaco omofobo di Mosca Sergej Sobjanin ed i vari governatori regionali non pi democraticamente eletti ma da lui direttamente nominati in quella che si potrebbe definire come una "federazione a conduzione centralizzata". Nuvole di tempesta si addensano ad Est dell'Europa, mentre il ricco occidente in crisi per ora resta a guardare...
Daniele Bianco

periodico mensile Numero 67 Sabato 2 Giugno 2012

"Il tuo primo figlio lo chiami Obi Wan..." "S, e il secondo Obi Two!"

cultura

O Kamchatka, o morte! Carcassonne

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non risolvendosi ad abbandonare la citt, decise di prendere lei stessa le redini dell'esercito e di proseguire la battaglia contro Carlo Magno: per cinque lunghi anni, le battaglie si susseguirono sotto le mura cittadine, decimando le truppe saracene, Dama Carcas invent mille stratagemmi per far credere al condottiero avversario che la citt traboccasse ancora di soldati e di ricchezze. Alla fine, quando ormai i viveri erano quasi esauriti, Dama Carcas ebbe l'idea di far ingurgitare ad un maiale quel poco di grano che ancora era rimasto nelle riserve cittadine, e di gettare la povera bestia dalle mura, in mezzo all'esercito nemico. Il trucco ebbe successo, ed i soldati dell'Imperatore, credendo che la citt avesse ancora abbastanza opulenza da sprecare cibo persino per i maiali, levarono l'assedio e si ritirarono. Nel riconoscere la fine della guerra, Dama Carcas esult talmente da far suonare le trombe della citt. E la leggenda narra che i soldati di Carlo Magno, udendo il frastuono, si voltarono e gridarono: "Carcas sonne!" ("Carcas suona!") dando cos il nome alla citt e al nostro gioco.
Jco

arcassonne, come giusto che sia, un gioco da tavolo di Klaus-Jrgen Wrede e prende nome dall'omonima e bellissima cittadella francese, ricca di mura e fortificazioni. Le componenti sono un tabellone segnapunti, 72 Tessere paesaggio, 40 segnalini seguaci in legno di 5 colori in quanto si pu giocare da 2 a 5 giocatori. Le tessere paesaggio rappresentano aree di citt o di campi circostanti attraversati da strade che possono avere fino a quattro sbocchi, uno per lato. A turno ciascun giocatore estrae casualmente una tessera e la posiziona come vuole scoperta sul tavolo adiacentemente e in maniera coerente con le altre gia presenti, in modo da proseguire eventuali strade, campi, o mura gi presenti, fatto questo pu decidere di piazzare uno dei suoi seguaci su di essa. Il seguace pu essere usato per prendere possesso di una strada, un campo, una citt o un monastero e non pu essere piazzato su un elemento gi reclamato da un altro seguace. Ciononostante, possibile che un elemento sia reclamato da due o pi seguaci, se tratti inizialmente separati vengono uniti successivamente. A seconda di dove viene messo il seguace

assume una veste diversa: "ladro" sulla strada, "cavaliere" sulla citt, "monaco" sul monastero, "contadino" sul campo. Mentre i contadini rimangono

sulla tessera fino alla fine della partita, gli altri tre tipi di seguaci possono essere rimossi e riutilizzati qualora l'elemento

associato venga completato e non sia pi espandibile. Una strada ad esempio completata se entrambe le estremit terminano in incroci, citt o monasteri; una citt completata se le sue mura formano una figura chiusa; un monastero completato se circondato da 8 tessere in tutte le direzioni. Un elemento reclamato da pi seguaci porta punti al giocatore che possiede pi seguaci su quell'elemento o a pi giocatori nel caso di parit. Il punteggio aumenta con la lunghezza delle strade e con le dimensioni delle citt ed in relazione ad alcuni elementi speciali. Questo titolo presenta degli spunti interessanti, innanzitutto divertente l'idea

di costruire una citt mentre si gioca, inoltre le regole sono adatte a tutta la famiglia ma aperte a diverse strategiche, il punto veramente negativo l'eccessiva presenza della fortuna nel corso del gioco, tanto che alcuni nerds fanatici hanno elaborato delle "house rules" (regole caserecce) per ridurre l'impatto della sorte, la cosa pi spontanea fare come nella briscola, ovvero tenere sempre in mano 3 tessere e scegliere ogni volta fra queste quella da posizionare. Ma passiamo pure a parlare di tuttaltro senza alcun filo logico, Carlo Magno nacque il 2 aprile 742 nonostante suo padre fosse Pipino il Breve. Fu un uomo forte come quelli che piacciono al nostro caporedattore tanto che nel 774 pose fine all'impero Longobardo con l'assedio alla nostra beneamata citt da parte dell'impero Franco e a farsi incoronare, nel natale dell'800, imperatore del Sacro Romano Impero (nonostante la carica non esistesse pi da 333 anni). Narra la leggenda che, al tempo in cui la citt del nostro gioco si trovava nelle mani dei saraceni, Carlo l'avesse fatta assediare, ed avesse ordito l'assassinio di re Balaak, che allora ne era il re. La sua vedova Dama Carcas,

Colloquio di lavoro Un racconto

i dica alcuni aggettivi che lei ritiene possano descrivere la sua personalit.... Beh direi sicuramente preciso, puntuale, gran lavoratore con un marcato senso del dovere. Beneper quanto riguarda i lati negativi?. Mah, sono alle volte un popignolo e spesso mi faccio troppe docce..! Risatina di intesa. Bene. Vedo dal suo curriculum che ha avuto esperienza come bibliotecario Si beh, diciamo aiuto bibliotecario. Mi occupavo principalmente delle mansioni descritte nel mio curriculum, quindi riordino e catalogazione dei volumi, sorveglianza della sala di lett.. Come si vede da qui a cinque anni? Beh, tra cinque anni avr 31 anni. Mi piacerebbe avere una vita indipendente. Quindi un buon lavoro, una casa. Qualcosa di piccolo senza pretese. Avere comunque la possibilit di fare

un vita indipendente sopravvivendo senza troppi problemi e con ... Certo capisco. Io avrei finito con le domande, ora ha lei qualche domanda da farmi? Mah, s. Vorrei sapere se previsto un rimborso spese e quanto tempo si prolungherebbe la collaborazione Certo! E previsto un rimborso spese di 200 euro. Vogliamo trattare bene i nostri stagisti, noi. Il mondo del lavoro oggi non dei miglioriil periodo non dei pi felici. Ma al contrario di tanti altri posti dove schiavizzano le persone, noi prevediamo sempre un rimborso spese ..certobene, per quanto riguarda la durata.? S, si tratta di uno stage di 6 mesipurtroppo abbiamo problemi di eccesso di organico, quindi al termine dei sei mesi non previsto un prolungamento della collaborazione.. ah capisco Nientaltro? Mah, avete ricevuto molte ri-

chieste..? Ah guardi in una settimana abbiamo ricevuto 150 curriculum guardi, non le dico che lavoraccio. Logicamente abbiamo contattato le venticinque, trenta persone pi idonee per una selezione ulteriore. per un posto solo, giusto..? esattamente Bene, non ho altre domande Perfetto, la ringrazio di essere venuto, la ricontatteremo noi la prossima settimana per darle una risposta Ben, spero tanto di avere il posto. Grazie e buona giornata! Arrivederci!! Mi ritrovai in strada. Frugai le tasche in cerca di una sigaretta. Aspirai una gran boccata di fumo liberatoria e gettai il post-it con lindirizzo nel cestino pi vicino. Cominciava a fare freddo. Un altro Natale si stava avvicinando frettolosamente e le mie tasche erano sempre pi vuote. Arrivai alla stazione della metropolitana. Un mendicante gia-

ceva accartocciato ai bordi della scalinata, avvolto da una sudicia coperta color kaki. Un bicchiere di carta del Mc Donald's spiegazzato troneggiava in bella vista davanti a lui, assieme ad un cartello di aiuto sgrammaticato. Lanciai 20 centesimi nel carto-

ne. Luomo non ringrazi. Scesi le scale e raggiunsi i binari, dove stava sopraggiungendo la metro. Salii, diretto a casa, alla mia camera, piena di caldi sogni e letture immortali.
Alberto Staiz

Grecia

Reg. Trib. Pv n 594 ISSN 19729669 Stampa: Industria Grafica Pavese SAS, Pavia Chiuso in redazione 11062012 Tiratura 2000 copie 2012, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.5 Ita byncsa)

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L'amore bello finch dura: riflessioni post coitum al palato globale


nessuno sa in quale misura. Si potrebbe creare artificiosamente questo shock (o meglio, si potrebbe artificiosamente togliere gli artifici che calmierano il prezzo), tramite pesanti carbon tax: c' chi dice che distruggerebbe la concorrenza, che la questione bassi costo di trasporto aiuti la lotta contro il cattivo capitalismo a livello internazionale. Lasciamo le stelline rosse nella sacca ninja per 10 minuti: nessuno dice che una carbon tax avrebbe solo effetti positivi, ma che essa potrebbe sbloccare una serie di meccanismi tali per cui ci sia maggiore partecipazione nel consumo consapevole, nel finanziamento dal basso di forme lavorative, sociali e di produzione meritorie. Non pi, insomma, l'acritica mano invisibile ma l'attento occhio vigile della partecipazione. Tutto questo panegirico per arrivare ad un punto fondamentale: da dove cominciamo? Anzi, da dove hanno gi iniziato? Chilometro Zero e GAS (gruppi di acquisto solidale) sono gi una realt. Ma la parte importante la cono-

coltura
Nella vecchia fattoria, ia ia oh! scenza, il bagaglio culturale che serve per controllare effettivamente il prodotto: frutta di stagione, del luogo, modalit di coltivazione... Chi, tra i lettori, conosce in che stagione e quali vegetali crescono nella zona? Chi, ad esempio, sa che esiste una variante della pianta da cui si ricava il the creata per la pianura padana? Le sue propriet organolettiche non erano delle migliori, ma esiste. Oppure che vi e ne una nuova lucchese? O ancora, tutti quei frutti che la gente disdegna, per un motivo o per l'altro... cachi, fichi... L'ultima volta che avete assaporato un dolcissimo fico? La cucina tipica poi, abbandonata a causa della globalizzazione dei gusti, cos come i metodi di conservazione, dalla salsa alla marmellata. Stiamo perdendo questa enorme sapienza tramandatasi e che ci servir, prima o poi. Non facciamo trovare, come nostro solito, con le braghe calate, specie dopo che la crisi energetica ha preso cos una grande e plateale rincorsa.
Andrea Michielon

periodico mensile Numero 67 Sabato 2 Giugno 2012

Le generazioni d'oggi e la natura

pesso mi capita di pensare ai lati positivi di un grosso shock energetico, di come questo influirebbe pesantemente al modo di concepire le cose, dove dirigerebbe i consumi (sarebbe divertente vedere serate davanti alla TV pi costose di un'uscita tra amici) e gli stili di vita. C' chi si aspetta che i prezzi esplodano, portando al collasso l'economia nel giro di poche settimane, schiacciata dallo sparire della differenza tra costo reale e costo al consumatore (fittiziamente basso) dell'energia derivante dai combustibili fossili. C' chi si aspetta invece un rimodellamento della societ tale per cui si ricominci a produrre in loco e quindi, si un impoverimento generale, ma migliori condizioni di vita date da una mentalit diversa, meno dedita alla competizione, pi sobria, meno nevrotica e, perch no, migliori prodotti e migliori condizioni lavorative dati da un maggior controllo sociale sulle aziende (tramite il consumo consapevole). Entrambe le cose succederebbero, la questione che

possibile che in un prossimo futuro i nuovi giovani, sappiano usare meglio un computer, che una vanga. Questo futuro, non poi cosi tanto lontano. gi presente. Da una parte va anche bene che imparino ad usare la tecnologia, poich essa il futuro. Ma non in questo mondo che si rende onore al nostro passato, perch se si vuole avere delle radici forti bisogna ricordarsi da dove si proviene. Purtroppo i nuovi giovani saranno una generazione di quelli con gli occhiali, perch sempre attaccati a qualsiasi tipo di schermo, e non per la lettura sotto le coperte alla luce di una torcia dun libro o fumetto fino a notte fonda. Non saranno pi le generazioni delle ginocchia sbucciate, cadute dalla bici, dei ritrovi in piazza e di corsa a giocare ai giardini. Saranno le generazioni Farmville ed altri. Combatteranno la noia con gli spuntini davanti al pc, invece che far sport con gli amici. Non sapranno cos la terra, magari non lavranno mai toccata. Non parlo del terriccio che certe mamme usano nei vasetti sui balconi. Ma di terra vera, quella che si trova nei campi agricoli.

Non sapranno che piacere mangiare un frutto appena preso dalla pianta, cosi senza neanche sciacquarlo. Non sapranno il piacere dinnaffiare una pianta, e a volte non solo dacqua. Penseranno che lortofrutticolo crei frutta e verdura dal nulla. Ammireranno e sentiranno il profumo dei fiori di campo solo dal fioraio. Non sentiranno lodore dellerba tagliata, e la rugiada per loro sar solo una parola vuota. Non sapranno cos il duro lavoro nei campi, e la soddisfazione che si ha quando, grazie alle tue cure una pianta nasce, e cresce. Non faranno pi i picnic allaria aperta sotto lombra di una quercia secolare. Non sarrampicheranno sugli alberi come piccole scimmie. Non sentiranno cantare un gallo alle prime luci del mattino, e se lo sentiranno sar solo un imitazione sul telefonino. Purtroppo perderanno queste e molte altre cose che ancora non ho detto. Forse no. Speriamo che ci sia qualche giovane che ancora sappassioner alla vita di campagna, e ne sapr ammirare la bellezza che solo lei ti d.
Alberto Drago

Orti cittadini: la rivoluzione comincia dalla terra

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ltimamente ho notato che la qualit della frutta e la verdura piuttosto calata. Naturalmente ho esperienza diretta solo della realt pavese, in cui vivo, ma nulla mi toglie dalla mente che la situazione possa essere la medesima in tutto il Paese e forse anche oltre. Probabilmente non sono lunica ad averci fatto caso, visto il fiorire di Gruppi di Acquisto Solidale (noti anche pi semplicemente come GAS), in cui pi nuclei familiari si organizzano e comprano in stock, da piccoli imprenditori, possibilmente locali, beni alimentari di ogni tipo: dagli ortaggi alle marmellate, dalla carne alla passata di pomodoro. I GAS non sempre offrono minori prezzi al momento dellacquisto, anche se nella maggior parte dei casi consentono di risparmiare parecchio sui prodotti marchiati Bio del supermercato; sicuramente, di buono, hanno che permettono (o almeno, dovrebbero farlo) un rapporto diretto tra produttore e consumatore, dunque riescono a essere garanzia di maggiore qualit. Quello dei GAS senzaltro un buon primo passo e il loro enorme sviluppo degli ultimi anni denota che sempre pi persone sono sensibili alla scarsa cura con cui vengono trattate, nella filiera di produzione, le cose che mangiamo.

Ma possiamo fare ancora di pi, almeno per quanto riguarda i prodotti della terra. La vera opposizione alle logiche del profitto, allagricoltura intensiva, ai pesticidi e ai ritmi di coltivazione del tutto innaturali che rendono gli alimenti non solo senza sapore ma anche dannosi per la salute sta nellautoproduzione dei cibi. Il problema della nostra societ che ci siamo completamente distaccati dalla terra e, generalmente, consideriamo quello del contadino come un lavoro inferiore, pertanto la maggior parte di noi ha perso le conoscenze tradizionali del lavoro nei campi; eppure, senza contadini, noi non mangeremmo. La questione dibattuta gi da diversi anni e, in vari luoghi, sia italiani che non, esistono quelli che vengono chiamati orti cittadini: terreni che, allinterno del paesaggio urbano, vengono dedicati alla coltivazione di beni alimentari e di cui pi cittadini volontari si prendono cura. C chi parla di agricivismo, come lo storico dellurbanistica statunitense Richard Ingersoll:

L'agricivismo, dice, richiede la partecipazione attiva dei cittadini, e questa partecipazione rende pi "urbano" ogni spazio perch crea legami sociali, pu rispondere a un fabbisogno locale, pu coinvolgere le parti pi deboli delle societ. In Italia la pratica degli orti urbani comincia a non essere pi unattivit sovversiva basti pensare al guerrilla gardening, termine usato per la prima volta nel 1973, indicante proprio le tecniche dassalto di chi, di notte e senza troppa pubblicizzazione, creava piccoli giardini negli angoli dismessi della citt: alcuni comuni stanno infatti iniziando ad assegnare terreni ai cittadini, gratuitamente o in affitto, perch questi li coltivino senza fertilizzanti chimici n pesticidi. Una delle ultime iniziative in questo senso stata presa dal comune di Capannori, in provincia di Lucca, dove sono stati assegnati terreni di 30 mq ciascuno a 12 cittadini, i quali non potranno naturalmente mettere in vendita i prodotti degli orti. Esempi simili si possono per trovare anche a Ro-

ma, Milano, Bologna e altri piccoli comuni. Questa pratica comunitaria presenta numerosi vantaggi, oltre alle gi affrontate questioni della migliore qualit del cibo e del rispetto dei cicli naturali di rigenerazione della terra. Gli orti cittadini, infatti, possono essere innanzitutto un ottimo metodo per recuperare aree dismesse che nelle citt non mancano mai per le quali lalternativa sarebbe il venire semplicemente lasciate a se stesse; si tratterebbe inoltre di aree verdi che contribuirebbero a tenere pulita laria della citt. Attorno agli orti cittadini si possono creare sia momenti di socializzazione, soprattutto per quanto riguarda le categorie di cittadini pi trascurate (come per esempio gli anziani), sia occasioni di insegnamento, particolarmente importante per i bambini, che oggi spesso non sanno da dove vengono i cibi che mangiano; sarebbero anche un ottimo modo per recuperare la pratica della coltura e riportarla alla dignit che merita.
Emme

Kronstadt

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