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Il Papa si chiama Giuseppe. Un articolo poco noto di Giovannino Guareschi che, in un lettore superficiale, potrebbe suscitare forti perplessit.

In realt questo scritto del cattolico-doc Guareschi rivelatore della sua profonda sensibilit ecclesiale e del suo genuino intuito profetico. L'articolo in questione fu scritto nel maggio 1966. Cinque mesi dopo la conclusione del Concilio Vaticano II. In questo immediato periodo postconciliare la situazione ecclesiale si stava gi manifestando molto grave. Nell' ottobre 1966 verr pubblicato il "famigerato" Nuovo Catechismo olandese, voluto fortemente dall'episcopato olandese e che sar il prototipo di vari catechismi post-conciliari che penseranno di rendere interessante il cristianesimo per l'uomo moderno sostituendo alle tradizionali formule di fede discorsi complicati e in talune parti volutamente ambigui e reticenti. Il 30 novembre 1966 Paolo VI durante l'Udienza generale dir: "Anche nel tempo nostro la fede bersaglio di tante negazioni, ed campo di tante controversie anche fra i credenti. Forse sono giunti anche a voi echi di opinioni errate, che osano sostenere interpretazioni arbitrarie e offensive di verit sacrosante della fede cattolica; si sono, ad esempio, sentite voci poche, per verit, ma sparse nel mondo -, che tentano deformare dottrine fondamentali, chiaramente professate dalla Chiesa di Dio, - circa, ad esempio, la risurrezione di Cristo, la realt della sua vera presenza nell'Eucaristia , ed anche la verginit della Madonna e di conseguenza il mistero augusto dell'Incarnazione, eccetera -. E ci che spaventa non soltanto la gravit di queste false affermazioni, ma altres l'audacia irreverente e temeraria, con cui sono pronunciate , lasciando intravedere che si insinua qua e l il criterio di giudicare la verit della fede a piacimento, secondo la propria capacit di intendere e il proprio gusto d'interloquire nel campo teologico e religioso. Se questo triste fenomeno, che turba il rinnovamento spirituale post-conciliare e sconcerta il dialogo ecumenico, Ci rende dolorosamente pensosi e comprensivi delle difficolt, che la mentalit moderna incontra nell'adesione limpida e ferma alla unica e vera fede..." E il 7 aprile 1967 rivolgendosi ai Vescovi italiani dir: "Qualche cosa di molto strano e doloroso sta avvenendo, non soltanto nella mentalit profana, areligiosa e anti-religiosa, ma altres nel campo cristiano, non escluso quello cattolico , e sovente, quasi per inesplicabile spirito di vertigine (Is. 19, l4), anche fra coloro che conoscono e studiano la Parola di Dio: viene meno la certezza nella verit obbiettiva e nella capacit del pensiero umano di raggiungerla ; si altera il senso della fede unica e genuina; si ammettono le aggressioni pi radicali a verit sacrosante della nostra dottrina, sempre credute e professate dal popolo cristiano; si mette in questione ogni dogma che non piaccia e che esiga umile ossequio della mente per essere accolto; si prescinde dall'autorit insostituibile e provvidenziale del Magistero; e si pretende di conservare il nome cristiano arrivando alle negazioni estreme d'ogni contenuto religioso". Il seguito sar un amaro constatare che il Concilio veniva stravolto e tradito. Giungendo cos ad affermare il 29 giugno 1972 : "Credevamo che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerche e di incertezze".

Ma il sole risplendeva ugualmente nell'orizzonte ecclesiale, proprio l dove aveva indicato Guareschi in questo articolo: nella Chiesa perseguitata e martire. Dopo questa sintetica, ma penso necessaria, ambientazione, cedo la parola a Giovannino Guareschi. Buona lettura. Giuseppe Biffi Da "il Borghese" del 19.05.1966 di Giovannino Guareschi Il Papa si chiama Giuseppe Lettera a Don Camillo Caro Don Camillo, so che Lei nei guai col Suo nuovo Vescovo. Ero a conoscenza che Lei aveva dovuto distruggere l'altare della chiesa parrocchiale e sostituirlo con la famosa Tavola calda modello Lercaro, relegando il Suo amato Cristo crocifisso in un angolo, vicino alla porta, in modo che l'Assemblea gli voltasse le spalle. Ed ero pure a conoscenza che Lei, la domenica, celebrata la Messa del Popolo , andava a celebrarne una clandestina, in latino, per i cattolici nella vecchia intatta cappella privata del Suo amico Perletti. Ora, i capoccia della DC Le hanno fatto la spia e Lei stato schedato in Curia tra i preti sovversivi dopo aver ricevuto dal Vescovo una dura ammonizione. Reverendo, questo significa non aver capito niente. giusto, infatti, che Cristo non sia pi sull'altare. Il Cristo Crocifisso l'immagine dell'estremismo. Cristo era un fazioso, un fascista e il suo O con Dio o contro di Dio non che una scopiazzatura del famigerato O con noi o contro di noi di mussoliniana memoria. E non si comportava da fascista quando cacciava a manganellate i mercanti dal tempio? Faziosit, intransigenza, estremismo che l'hanno portato sulla croce, mentre Cristo, se avesse scelto la democratica via del compromesso, avrebbe potuto benissimo mettersi d'accordo coi suoi avversari. Don Camillo: Lei non si rende conto che siamo nel 1966. Le astronavi scorrazzano nel cosmo alla scoperta dell'Universo e la religione cristiana non pi adeguata alla situazione. Cristo ha voluto nascere in Terra e se, quando l'ignoranza e la superstizione facevano della Terra il centro o, addirittura, l'essenza dell'universo, la tradizionale funzione di Cristo poteva andare, oggi con le esplorazioni spaziali e la scoperta di nuovi mondi, Cristo diventato un fenomeno provinciale. Un fenomeno che, come ha stabilito solennemente il Concilio, va ridimensionato.

Per Lei i beatnik, i capelloni , sono dei pidocchiosi da spedire dal tosacani, e le loro partner con le sottane corte coprenti, a malapena, l'inguine, sono per Lei delle sgualdrinelle da sottoporre d'urgenza alla Wasserman. Invece a Roma, per questi pidocchiosi e queste sgualdrinelle, la Superiore Autorit Ecclesiastica ha organizzato una Messa speciale, una Messa beat suonata e urlata da tre complessi di pidocchiosi. Lei rimasto all'altro secolo, reverendo. Oggi la Chiesa si adegua ai tempi, si meccanizza. E, a Ferrara, nella Chiesa di S. Carlo, sulla Tavola calda in funzione la macchinetta distributrice di Ostie. All'Offertorio, il fedele che intende comunicarsi, depone la sua offerta in un piatto vicino alla macchinetta, preme un pulsante e, annunciata da un festoso trillo di campanello, un'Ostia cade nel Calice. E, creda, non improbabile che, nei Laboratori sperimentali Vaticani, si stiano studiando macchinette pi complete, le quali, introdotta una moneta e schiacciato un pulsante da parte del comunicando, caccino fuori una piccola pinza che porge l'Ostia consacrata elettronicamente, alle labbra del fedele. Don Camillo: Lei, lo scorso anno, mi ha rimproverato perch in una delle scenette di casa Bianchi, ho raccontato che il giovane prete d'assalto don Giacomo confessava per telefono i fedeli, e, invece di andare a benedire le case, inviava alle famiglie boccettine di Acqua Santa spray . Lei mi ha detto che, su queste cose, non si scherza! Ebbene, ci stiamo arrivando per iniziativa della Superiore Autorit Ecclesiastica. E non lontano il tempo in cui, dopo la confessione per telefono, il comunicando ricever in busta raccomandata l'Ostia Consacrata che egli potr consumare comodamente a casa servendosi, per non toccarla con le dita impure, di una apposita pinza consacrata fornita dal reparto meccanizzazione della Parrocchia. Non escludo che, per arrotondare le magre entrate della parrocchia, il parroco possa far stampare sulla Particola qualche vignetta pubblicitaria. Don Camillo: io lo so che, adesso, Peppone La sta sfottendo tremendamente. Per ha ragione lui. Certo che, ora, Peppone La sfotte! So che Le ha ordinato di togliere dalla canonica il provocatorio ritratto di Pio XII Papa fascista e nemico del popolo , minacciando di denunciarLa al Vescovo. Peppone ha ragione: le posizioni si sono invertite e non lontano il giorno in cui la Sezione Comunista Le ordiner di spostare l'orario delle Funzioni sacre per non disturbare la Festa dell'Unit che si svolge nel sagrato. Don Camillo: se Lei non si aggiorna e non la pianta di chiamare senza Dio i comunisti e di descriverli come nemici della Religione e della libert, la Federazione Comunista Provinciale La sospender a divinis. Io che La seguo attentamente da venti anni e Le sono affezionato, non vorrei vederLa finire in modo cos triste.

So benissimo che molti suoi parrocchiani, e non solo i vecchi, sono con Lei, ma so pure che Lei se ne andrebbe in silenzio, nascostamente, per evitare ogni incidente o discussione che potessero portare tormento al Suo gregge. Lei, infatti, ha il sacro terrore d'una divisione fra i cattolici. Ma, purtroppo, questa divisione esiste gi. So che Lei inorridir, ma lo dico ugualmente. Pensi, reverendo, quale cosa meravigliosa sarebbe stata e quale nuova forza ne avrebbe ritratto la Chiesa se, alla morte del Parroco del Mondo (che per la sua bont e ingenuit tanti vantaggi ha dato ai senza Dio) il Conclave avesse avuto il coraggio di eleggere, come nuovo Papa il Cardinale Mindszenty! Oltre al resto, questo sarebbe stato l'unico modo giusto, coraggioso e virile per liberarlo dalla sua prigionia: infatti, diventato Mindszenty Capo dello Stato indipendente del Vaticano, i comunisti ungheresi avrebbero dovuto lasciargli la possibilit di raggiungere la sua Sede. Con Mindszenty Papa, il Concilio avrebbe funzionato ben diversamente, la Chiesa del Silenzio avrebbe acquistato una voce tonante. E Gromyko non sarebbe stato ricevuto in Vaticano e non avrebbe potuto alimentare e consolidare l'equivoco che, creato ingenuamente, a confusione delle gi confuse menti dei cattolici da Papa Giovanni, frutt il guadagno di un milione e duecentomila voti ai comunisti e che forse dar ad essi la vittoria nelle prossime elezioni politiche. Quando i parroci potranno spiegare alle rimbambite femmine cattoliche che peccato mortale solo se si vota per i liberali e i missini, sar una festa per i comunisti! Don Camillo, non m'importa se Lei urler inorridito, ma io debbo dirLe che, non solo per me, ma per molti altri cattolici sovversivi , il Papa al quale guardiamo come al luminoso faro della Cristianit non si chiama Paolo ma Giuseppe. Josef Mindszenty, il Papa dei cattolici che provano disgusto davanti alle macchinette distributrici di Ostie, alla Tavola calda che ha distrutto gli altari e cacciato via il Cristo, alle Messe y-y e ai patteggiamenti con gli scomunicati senza-Dio. Un'altra delle profezie di Nostradamus si avverata. I cavalli cosacchi si sono abbeverati alle acquasantiere di S. Pietro. Anche se si trattava dei Cavallivapore (HP) della limousine di Gromyko. E senza escludere che mons. Loris Capovilla, per rendere omaggio al Gradito Ospite, abbia fatto il pieno al radiatore della macchina di Gromyko con Acqua Santa. Don Camillo, se ho bestemmiato, me ne pento. Per penitenza ascolter sei volte il Pater Noster cantato da Claudio Villa. Ma non si preoccupi: la diplomazia vaticana lavora e, minacciando di sospenderlo a divinis, riuscir a spegnere l'ultima fulgente fiamma di cristianit, costringendo Mindszenty a venire a fare il bibliotecario a Roma. O, magari, no. Se Dio ci assiste.

Giovannino Guareschi

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