Passato prossimo
Il passato prossimo una forma verbale che indica eventi, esperienze e fatti conclusi, considerati secondo l'aspetto perfettivo: Es.: Ieri sono andato all'ufficio postale. Questo significa che mentre l'imperfetto indica una situazione, uno stato o comunque un evento durante il suo svolgimento nel passato, il passato prossimo considera l'azione come un evento o un avvenimento compiuto.
Ho parlato
hai parlato
ha parlato
Sono andato/a
sei andato/a
andato/a
sono andati/e
Questo tempo segue le regole che valgono per tutte le forme composte del sistema verbale:
Una delle questioni di maggiore importanza riguarda la scelta tra avere ed essere: per i verbi transitivi, cio quelli che reggono il complemento senza intermediario (preposizione), si sceglie sempre il verbo avere: ho comprato gli orecchini. I verbi intransitivi, quelli che non possono avere il complemento oggetto, vengono il pi delle volte coniugati con essere: sono uscito/a, sono andato/a. Nonostante i numerosi testi che hanno cercato di spiegarne la logica, in questi casi la scelta dell'ausiliare questione ancora discussa.
Alcuni verbi intransitivi vengono coniugati con avere (es.: abbaiare, chiacchierare, e molti altri). Dato che la questione non mai stata spiegata esaurientemente e dato che l'esito nelle diverse lingue non sempre lo stesso, il problema ha portato i grammatici a stilare delle lunghissime liste. [2] Alcuni verbi hanno un significato ambiguo e possono cambiare l'ausiliare a seconda del contesto. Il verbo finire, ad esempio, pu significare 'arrivare alla fine', e come tale intransitivo: la scelta cadr dunque sul verbo essere (Lo spettacolo finito). Questo verbo ha comunque anche un significato transitivo,
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Tempi Italiani
quello di 'portare qualcosa alla fine': in questo caso l'ausiliare sar avere (lui ha finito la cena). Similmente: cominciare, iniziare, cessare, guarire, cambiare, affondare, aumentare, diminuire: avremo per esempio Il gatto guarito, ma il veterinario ha guarito il gatto. Per altri verbi, la costruzione dipende dalla forma sintattica dell'enunciato: il verbo correre, ad esempio, si coniuga con essere solo quando specificata la direzione: sono corso a casa, ma ho corso per ore e ore. I verbi riflessivi si coniugano con essere: non mi sono concentrato/a.
Se l'ausiliare avere, e se il complemento oggetto precede la forma coniugata di avere sotto forma di pronome, il participio va accordato per genere e numero all'oggetto: La mela? L'ho mangiata! I ragazzi? Non li ho visti. Quelle castagne? Non mi piacciono, ne ho mangiate solo due. In questi casi, l'accordo con il complemento oggetto obbligatorio solo con i pronomi la, le, li, ne; nel caso di mi, ti, ci, vi e con il pronome relativo che l'accordo invece facoltativo.[3]
Soprattutto nella coniugazione in -ere, le forme del participio passato possono essere irregolari. In Italia del Sud, soprattutto in passato, si tendeva a sovrautilizzare il verbo avere (io ho andato).
Imperfetto indicativo
L'imperfetto indicativo la forma verbale della lingua italiana e delle lingue romanze che si adatta principalmente ad indicare situazioni ed abitudini considerate in un momento passato. quindi la forma pi adatta, all'interno del passato, per le descrizioni o per l'enunciazione di eventi ripetuti.
Coniugazione dell'imperfetto
Questa forma verbale si coniuga aggiungendo alla radice del verbo le desinenze previste della grammatica italiana. Sono simili a quelle del presente, dalle quali si distinguono per la presenza di v insieme alla vocale tematica che caratterizza ciascuna delle tre coniugazioni: (av- -ev- -iv-):
1a persona io 1a coniugazione am-are 2a coniugazione tem-ere 3a coniugazione serv-ire serv-ivo serv-ivi serv-iva serv-ivamo serv-ivate serv-ivano 2 2a persona tu 3a persona egli, ella 1a persona noi 2a persona voi 3a persona essi, esse
am-avo
am-avi
am-ava
am-avamo
am-avate
am-avano
tem-evo
tem-evi
tem-eva
tem-evamo
tem-evate
tem-evano
Tempi Italiani
La coniugazione di questo tempo quasi sempre regolare. Alcuni verbi che in lingua moderna hanno delle forme abbreviate si coniugano in maniera particolare. Ad esempio, il verbo fare si coniuga secondo la vecchia forma facere: facevo, facevi, faceva. Similmente, per il verbo dire: dicevo; bere: bevevo; produrre: producevo; proporre: proponevo; trarre: traevo. Il verbo essere segue un meccanismo particolare: ero, eri, era, eravamo, eravate, erano.
Trapassato prossimo
Il trapassato prossimo, spesso chiamato anche piucheperfetto o piuccheperfetto, una forma verbale che indica la compiutezza oppure l'anteriorit temporale di un evento rispetto ad un momento passato: Ieri ho ricevuto quello che avevo chiesto il giorno prima.
Avevo parlato
avevi parlato
aveva parlato
Per quanto riguarda il resto, la coniugazione segue le particolarit del passato prossimo; possibile ricorrere alle tabelle di coniugazione.
Tempi Italiani
In questo caso, il momento viene specificato esattamente nella frase (ieri all'una). La funzione del trapassato nell'esempio quella di indicare che, in quel momento, l'azione era compiuta (vedi aspetto).[1] Il momento di osservazione pu essere anche indicato da altre forme verbali del periodo, come il passato prossimo, il passato remoto o l'imperfetto:
Non volevamo leggere il libro che la nonna ci aveva regalato a Natale. Non volemmo leggere il libro che la nonna ci aveva regalato a Natale. Non abbiamo voluto leggere il libro che la nonna ci aveva regalato a Natale.
Le forme del trapassato indicano in questo esempio una esplicita anteriorit temporale rispetto al momento indicato dalle altre forme verbali (spesso, esse si ritrovano nella frase principale). L'uso del trapassato prossimo non raro in concomitanza con quello del presente storico:
Nel 1616, Galileo riceve aspre critiche per il contenuto dei libri che aveva pubblicato.
Anche in questo caso, l'enunciato specifica il momento passato (Nel 1616), anche se non deve essere necessariamente cos. Infatti, il momento al quale ci si riferisce spesso del tutto implicito e deve essere recuperato nel contesto (in un altro enunciato oppure tramite un ragionamento, come accade anche nell'esempio seguente):
Guarda com' sporca la tua maglietta, eppure ti avevo detto di fare attenzione!
In questo caso, l'azione indicata dal verbo dire sar anteriore rispetto ad un momento non direttamente specificato. Nell'esempio, si tratta forse di quello in cui la raccomandazione (fare attenzione) stata trascurata.
Ora stiamo qui bloccati in questo treno lentissimo, ed invece con l'aereo, a quest'ora, avevamo gi finito il viaggio.
L'applicazione della grammatica normativa dell'italiano richiederebbe invece un'altra costruzione: a quest'ora saremmo gi arrivati. Secondo questi usi tipici della lingua parlata, il trapassato prossimo pu sostituire le forme modali del congiuntivo trapassato o del condizionale passato, soprattutto nel periodo ipotetico dell'irrealt:
Normalmente, questi usi non sono considerati come accettabili nella lingua standard. Esiste inoltre anche un uso di cortesia del trapassato,[2]: in pratica, comunque, esso applicabile soprattutto al verbo venire:
Tempi Italiani
In questo caso il trapassato sostituisce il passato prossimo (sono venuto), che descriverebbe con maggior precisione la costellazione temporale degli eventi. Per ragioni di cortesia, comunque, il locutore trasporta artificialmente quelle che sono le sue intenzioni nel mondo del passato (si tratta dell'uso corrispondente all'imperfetto di modestia): l'espediente serve dunque ad evitare un enunciato troppo invadente o comunque troppo diretto. A differenza degli usi corrispondenti dell'imperfetto, anche essi in un qualche modo collegati all'irrealt, il trapassato indica dei processi verbali conclusi.
Futuro semplice
Il futuro semplice una forma verbale del modo indicativo. Indica situazioni ed eventi presenti e futuri che risultano in qualche modo incerti; il futuro viene spesso preferito al presente per indicare eventi futuri quando l'evento situato a notevole distanza di tempo nell'avvenire:
Coniugazione del futuro semplice Questa forma verbale si coniuga sostituendo le desinenze dell'infinito (-are, -ere, -ire) con quelle previste nel sistema verbale italiano per il presente nelle tre coniugazioni:
1a persona io 1a coniugazione parlare 2a coniugazione ricevere 3a coniugazione dormire parler ricever dormir 2a persona tu parlerai riceverai dormirai 3a persona egli, ella parler ricever dormir 1a persona noi parleremo riceveremo dormiremo 2a persona voi parlerete riceverete dormirete 3a persona essi, esse parleranno riceveranno dormiranno
Come detto, le forme del verbo avere restano abbastanza riconoscibili soprattutto nelle desinenze del singolare. Per le maggiori particolarit, ad esempio verbi irregolari, si possono riassumere cos le principali linee di tendenza:
In alcune forme verbali pu verificarsi una caduta della e: il risultato sar avr al posto di aver. Per questi verbi le forme saranno quindi avr, avrai, avr, avremo, avrete, avranno. Le ragioni di questo mutamento fonologico sono semplici: la e si trova nelle immediate vicinanze di una sillaba accentata e viene facilmente indebolita. Similmente si avranno delle forme come cadr, dovr, potr, sapr, vedr, vivr per citare le pi frequenti.
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Il fenomeno della caduta di -e- un'irregolarit che si ritrova tra i verbi in -ere, dunque quelli della seconda coniugazione laddove la -e- cade solo se nella forma dell'infinito accentata (avre, potre, dovre, godre ecc.). Al contrario, si conserva di norma la -e- atona che ritroviamo nei verbi accentati sulla terzultima sillaba come prndere, vndere, lggere, scrvere o muvere (dunque nei verbi accentati sulla radice). Si ricordi lo stesso fenomeno anche nel verbo andare (andr invece di ander), della prima coniugazione. Sporadicamente si riscontra la stessa caduta della vocale anche nella terza coniugazione, quella in -ire (verr al posto di venir). Per approfondire il caso della caduta della -e- in verr: per evitare problemi di articolazione della pronuncia, spesso le due consonanti si assimilano: avremo dunque rimarr al posto di rimanr, oppure vorr al posto di volr. Similmente: berr e terr. Si distinguono per la conservazione della vocale tematica -a- tre verbi irregolari della prima coniugazione, la cui forma all'infinito molto breve: fare, dare e stare (far, dar, star). Similmente, per il verbo essere, si ha sar, sarai, sar, saremo, sarete, saranno. Il suono velare di /k/ e /g/ dei verbi che terminano in -care oppure -gare resta inalterato anche davanti ad -e-, sicch si nota la comparsa di un adattamento ortografico (h): cercher, cercherai ecc. L'ortografia delle forme il cui infinito termina in -ciare oppure -giare segue una regola particolare (omissione della i: comincer, comincerai ecc.).
Le regole illustrate valgono automaticamente per la formazione del condizionale presente, che si distingue dal futuro solo per le desinenze finali, ma che altrimenti caratterizzato dalle stesse meccaniche, per cui conoscendo la forma del condizionale si pu dedurre quella del futuro e viceversa.
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1) Quello epistemico, che ha lo scopo di indicare una supposizione, anche nel presente. Nell'enunciato
Cinzia non c', adesso sar a Roma o a Civitavecchia (la forma sar sta per 'pu essere' a Roma).
Nell'enunciato
Stanno suonando, sar sicuramente Gabriele (la forma sar sta per 'deve essere').
3) L'uso concessivo
Marco sar un ragazzino irrequieto, ma buono e gentile Avr pure sessant'anni, ma non per questo sono un matusalemme.
che indica una situazione riconosciuta come vera, ma non di rilievo. Oltre a questi tre tipi si riconrdaon gli usi di tipo deontico, iussivo oppure volitivo, che denotano quindi volont e dovere:
Tali usi portano alcuni studiosi ad interpretarlo come forma futura dell'imperativo. Il futuro indica un dovere anche in altri contesti:
Gli oggetti lasciati indebitamente in questo scaffale saranno rimossi dal personale addetto
In questi casi il momento in cui si svolge l'azione effettivamente posteriore rispetto al momento dell'enunciazione. Tra gli usi esposti, con il passare dei secoli, diventato sempre pi preponderante quello epistemico, quindi quello riservato alle supposizioni anche riferite al presente: nel caso della forma composta del futuro, il futuro anteriore, abbastanza facile osservare come esso sia di gran lunga pi frequente di quello temporale (che al contrario tende a diventare sempre pi raro[6]). Contemporaneamente, nei secoli passati sempre diventato meno frequente l'uso del futuro in genere, che comunque resta (dopo il presente ed il passato prossimo) una delle forme verbali italiane pi usate nella maggior parte dei contesti. Diversi autori sostengono con convinzione che la natura del futuro sia modale, cio che la forma serva ad indicare una forma di insicurezza o di potenzialit nel presente, e non una forma di sicurezza nell'avvenire.[7] Comunque stiano queste cose, per le sue particolarit storiche, morfologiche e semantiche, il futuro assume una posizione periferica nel sistema del modo indicativo per avvicinarsi invece a quella del condizionale.
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Futuro composto
Futuro composto una forma verbale che indica eventi, esperienze e fatti considerati come compiuti, ma che si trovano nell'ambito dell'avvenire o in quello dell'insicurezza.
Avr parlato
avrai parlato
avr parlato
Per il resto, la coniugazione del futuro anteriore segue le particolarit del passato prossimo.
Uso temporale
Secondo le grammatiche tradizionali, il futuro anteriore indica l'anteriorit temporale di un evento rispetto ad un momento del futuro:
Fra un anno, saremo andati in pensione. Spero che dopodomani correggerai le lettere che avr scritto.
Nel primo esempio, il momento in cui l'azione si gi svolta indicato da un complemento (fra un anno); nel secondo la forma verbale del futuro semplice a determinarlo: infatti avr scritto (futuro anteriore) indica un'azione anteriore a quella indicata da correggerai (futuro semplice).
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