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AGENDA
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1. IL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO
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IL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO:
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
• Imprese di grandi
dimensioni: in parte per
• Micro e piccole imprese carenze storiche, in parte a
seguito dell’uscita da molti
settori produttivi
• Aree geografiche ad elevata (Elettronica, Informatica,
Chimica)
presenza di manifatturiero
• Contenuta presenza di
imprese medie, anche se si è
recentemente consolidato un
nucleo di circa 4.000
imprese che, pur
conservando una struttura
prevalentemente familiare,
è stato capace di conseguire
uno straordinario successo
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In un contesto produttivo europeo già caratterizzato per la prevalenza di
PMI (meno di 250 addetti) e, in particolare, di imprese di micro
dimensioni (1-9 addetti), l’Italia si distingue per un tessuto
imprenditoriale ancora più polverizzato
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L’Italia si caratterizza per un peso elevato delle produzioni tradizionali a
bassa e medio bassa tecnologia e un ritardo in quelle ad alta e medio-alta
tecnologia (che rappresentano solo il 34% del valore aggiunto
dell’industria manifatturiera)
70
60
50
40
30
20
10
0
Italia Francia Germania Regno Unito
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In particolare, il modello italiano è fondato prevalentemente sul Made in Italy (settori
tradizionali tra cui Alimentare, Tessile, Abbigliamento, Pelli e calzature, Legno, mobilio e
arredamento) e il settore della Meccanica
La struttura produttiva italiana è legata alle caratteristiche – rimaste immutate nel corso
dell’ultimo trentennio - del proprio modello di specializzazione
Distribuzione percentuale delle imprese per settore Distribuzione percentuale degli addetti e del valore
manifatturiero - 2005 aggiunto per settore manifatturiero - 2005
50,0 45,8
60,0 42,8 42,3
53,6
40,0 37,2
50,0
30,0
20,0 17,0
15,0
20,0
12,1
10,0
10,0
0,0 0,0
Made in Italy (1) Meccanica varia e Altre industrie Made in Italy (1) Meccanica varia e Altre industrie
strumentale (2) manifatturiere (3) strumentale (2) manifatturiere (3)
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ALCUNE CARATTERISTICHE COMUNI DELLE MICRO E PICCOLE
IMPRESE
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I PRINCIPALI FATTORI DI DEBOLEZZA DELLE MICRO E PICCOLE
IMPRESE
criticità dei rapporti tra il credito e il mondo delle piccole e medie imprese
Modesto utilizzo dei vari servizi offerti sia da Istituzioni pubbliche che private
(soprattutto a carattere più innovativo)
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2. I DISTRETTI INDUSTRIALI
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I DISTRETTI INDUSTRIALI
Che cos’è un Distretto Industriale
Specializzazioni ereditarie
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La Legge 140/99
Lombardia # #
Veneto
# #
Emilia-Romagna
#
Marche
Liguria
#
Piemonte
Abruzzo
#
Molise
#
Toscana
#
Umbria
#
Puglia
Lazio #
#
Campania
#
Sardegna Basilicata
Calabria
Sicilia
Confine regionale
Confine distrettuale #
SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA
Alimentari
Carta e Poligrafiche
Chimica, Gomma, Plastica
Meccanica
Oreficeria, Strumenti musicali, Giocattoli
Pelli, Cuoio, Calzature
Prodotti per la casa
Tessile, Abbigliamento 20
I DISTRETTI PER REGIONE (Istat - Censimento, 2001)
REGIONE DISTRETTI INDUSTRIALI %
Piemonte 12 7,7
Valle d'Aosta - -
Lombardia 27 17,3
Trentino Alto Adige 8 5,2
Veneto 22 14,1
Friuli Venezia Giulia 3 1,9
Liguria - -
Emilia Romagna 13 8,3
Toscana 15 9,6
Umbria 5 3,2
Marche 27 17,3
Lazio 2 1,3
Abruzzo 6 3,8
Molise 2 1,3
Campania 6 3,8
Puglia 8 5,1
Basilicata 1 0,7
Calabria - -
Sicilia 2 1,3
Sardegna 1 0,7
Nord-Ovest 39 25,0
Nord-Est 42 26,9
Centro 49 31,4
Mezzogiorno 26 16,7
TOTALE ITALIA 156 100,0 21
DISTRETTI INDUSTRIALI PER SETTORE MANIFATTURIERO
(Istat - Censimento, 2001)
156
45 38 32
20
7 6 4 4
Tessile Meccanica Beni per Pelli, cuoio Alimentari Oreficeria Cartotecniche Prodotti in TOTALE
Abbigliamento la casa calzature Strumenti poligrafiche gomma/plastica ITALIA
Musicali
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L’EFFETTO DISTRETTO
Nel periodo 1991-2001, il numero degli occupati è sceso del 5% nelle aree non
distrettuali mentre è rimasto sostanzialmente stabile (-0,4%) nelle aree
distrettuali
Prima del 1991, è stato rilevato un incremento del numero degli occupati nei
distretti rispetto a quelli in zone non distrettuali.
-12,0 -10,2
Imprese non
Imprese distrettuali
distrettuali
Distribuzione imprese
1-9 addetti 78,8 83,8
10-49 addetti 18,2 14,6
50-249 addetti 3,0 1,6
Incidenza Soc. capitale 24,3 20,3
Appartenenza gruppi di imprese 15,9 7,0
Incidenza imprese subfornitrici 84,0 79,9
Quota imprese che utilizza altre imprese come canale per l'estero 19,2 5,4
Incidenza fatturato estero (2005) 43,5 37,7
Incidenza fatturato estero (2006) 43,7 38,9
Incidenza imprese esportatrici 25,5 19,7
Quota imprese che esporta nella UE27 20,2 13,3
Quota imprese che esporta in Nord America 10,4 2,7
Incidenza % imprese che prevede aumento produzione nel 2007 17,3 12,2
Incidenza % imprese che prevede aumento fatturato nel 2007 11,5 11,8
Incidenza % imprese che prevede aumento export nel 2007 19,3 18,9
Incidenza % imprese che prevede aumento occupazione nel 2007 6,6 4,4
8,1
Italia 8,8
100
-5,4 2
Sud 5,1
5,7
Toscana 6
12,7
8
Em ilia Romagna 4,3
12,9
3,4 8,5
Veneto 25,7
9
Piem onte 10,6
7
17,2
Lom bardia 16,8
25,5
2 10,9
Marche
7,6
-20 0 20 40 60 80 100
Quota Incr. 2006 Incr. Gen-Mar 2007
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LA FORTE PRESENZA DEI DISTRETTI
Totale distretti
Mobili ed elettrodomestici
Meccanica Strumentale
Alimentare
Manufatti vari
Meccanica Varia
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3. LE POLITICHE PER I DISTRETTI
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LE POLITICHE DI SUPPORTO PER I DISTRETTI
Le imprese che operano nei distretti beneficiano di programmi di sviluppo creati appositamente
per questo tipo di aziende (in genere Pmi)
Alla fine del 2006, 168 distretti in 12 delle 20 regioni italiane sono stati formalmente
riconosciuti (Fonte: IPI, luglio 2006)
Nella fase iniziale i distretti sono stati identificati secondo rigidi parametri statistici. Alcune
regioni come Lombardia e Veneto hanno identificato nuovi distretti produttivi anche in base al
ciclo del prodotto e senza il requisito della territorialità
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LE POLITICHE DI SUPPORTO PER I DISTRETTI
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4. L’EVOLUZIONE DEI DISTRETTI
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FATTORI DI DEBOLEZZA IN UN CONTESTO GLOBALE
33
LE CONSEGUENZE SUI DISTRETTI
35
TENDENZE NELL’EVOLUZIONE DEI DISTRETTI
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DINAMICHE PRODOTTE DALLA GLOBALIZZAZIONE: LE FILIERE
PRODUTTIVE
In un contesto competitivo, oltre alla nuova configurazione dei distretti produttivi, per
rafforzare la presenza sui mercati occorre un modello organizzativo che consenta ad un
insieme di organizzazioni di medie e piccole imprese (caratteristica del tessuto
produttivo italiano) di operare sul mercato con la forza di aziende medio-grandi
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L’ORGANIZZAZIONE DELLA FILIERA
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5. IL RUOLO DELL’IPI
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L’ISTITUTO PER LA PROMOZIONE INDUSTRIALE
In quanto struttura in house del Ministero, la sua azione si inquadra nell’ambito della
nuova strategia di politica industriale del Governo volta a coniugare - in linea con gli
orientamenti comunitari indicati nell’ Agenda di Lisbona dell’UE - l’esigenza di
rafforzamento complessivo delle imprese italiane (soprattutto di quelle di piccola e
media dimensione) con l’evoluzione strutturale del sistema produttivo verso assetti più
competitivi.
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ALCUNI ESEMPI DI SVILUPPO DISTRETTUALE: L’ESPERIENZA DELL’IPI
Distretto
E’ importante supportare le attività legate al trasferimento
industriale tecnologico coinvolgendo nei processi locali anche le
Associazioni di categoria e i diversi attori economici
dell’abbigliamento distrettuali
nella provincia di
Bari Il progetto è stato strutturato in modo da facilitare l’incontro
tra aziende produttrici e fornitori.
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ALCUNI ESEMPI DI SVILUPPO DISTRETTUALE: L’ESPERIENZA DELL’IPI
Syria: Tessile e
Alcuni progetti internazionali vengono finanziati dalla
Abbigliamento Banca Mondiale e prevedono la creazione e/o lo
sviluppo di distretti industriali nei paesi esteri
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UN PO’ DI LETTERATURA
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Istituto per la Promozione Industriale
Marco Iezzi Ph.D.
Centro Studi
Tel. +39.06.80972836
E.mail: iezzi@ipi.it
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